Università Italiane: Test di accesso preclusi alle persone con disabilità visiva e non solo…

“Bisogna ritrovare la forza di indignarci quando la sensibilizzazione e la promozione della consapevolezza dimostrano di essere inutili chimere. Indignarci quindi ed agire di conseguenza in tutte le sedi istituzionali” è il fermo commento di Mario Barbuto, presidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, di fronte ad una ennesima situazione discriminante, rilevata dall’UICI e dall’Agenzia Iura, che riguarda in questo caso l’accesso ai corsi universitari. “Non stiamo parlando di un videogame – prosegue Barbuto – È il test che rende possibile iscriversi all’università e provare a costruire un futuro di dignità. Un test che, nonostante decenni di norme e standard nazionali ed internazionali continua a risultare ancora non accessibile”.

Ma veniamo ai fatti che evocano responsabilità di alto livello e su cui già UICI anticipa, solo per iniziare, interrogazioni parlamentari alla Ministra competente (Maria Cristina Messa). Ormai da qualche anno l’accesso a molti corsi universitari è condizionato da test di ingresso. Il sistema prevalente per la propedeutica fornitura di materiali di preparazione, la simulazione di test e poi la sua esecuzione è la Piattaforma SEB (Safe Exam Browser) e poi il Test Online CISIA (TOLC). Il candidato studente si iscrive alla piattaforma, si prepara al test e poi lo esegue (anche da remoto). Sempre che non sia cieco. Infatti, per stessa ammissione di chi di recente ha adottato il sistema, SEB (un browser che si scarica sul proprio PC) e TOLC non sono accessibili, non rispondono cioè agli standard fissati in Italia già nel 2004. Il sistema è gestito e fornito agli atenei italiani dal Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso (CISIA), consorzio senza fini di lucro, formato esclusivamente da Atenei statali. 53 Atenei e le Conferenze di Ingegneria, Architettura e Scienze. Il che riguarda la stragrande maggioranza degli studenti italiani.

Di fronte a questa evidenza – che UICI ha presentato al CISIA e alla Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità – non si sono ottenute risposte circa il motivo della scelta di un sistema realizzato nel mancato rispetto degli standard nazionali ed internazionali di accessibilità. Si è al contrario proposto quello che impropriamente è definito un “accomodamento ragionevole”: consentire al candidato cieco o ipovedente di svolgere la prova su un modulo PDF accessibile appositamente realizzato dal CISIA. Perché un modulo PDF sia accessibile è necessario rispettare alcune regole di base sufficientemente note e consolidate presso i professionisti. Orbene, alla prima prova dei fatti nemmeno il cosiddetto “l’accomodamento ragionevole” ha funzionato. Il 13 settembre u.s. un candidato cieco si è presentato presso una sede dell’Ateneo patavino, per la concordata esecuzione del test su modulo PDF. E questo si è rivelato, agli stessi responsabili dell’Ateneo, inaccessibile per chiunque e quindi la persona non vedente non ha potuto eseguire il test.

“Questo accade oggi nel nostro Paese a distanza di quasi vent’anni dalla Legge sugli standard sull’accessibilità (2004), a dodici dalla ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e mentre la UE continua a ribadire la priorità dell’accessibilità di luoghi e strumenti. Questa vicenda è emblematica e non può finire qui” conclude Barbuto ribadendo:1. che le Leggi dello Stato vanno rispettate sempre e comunque;2. che la nostra associazione e le sue diramazioni tecniche da sempre sono a disposizione e hanno dichiarato la propria disponibilità ad offrire consulenza e assistenza tecnica gratuita.

L’immagine ritrae un laureato ripreso di spalle che indossa tocco e toga accademica e in sovrimpressione la dicitura: “UNIVERSITÀ ITALIANE: TEST DI ACCESSO PRECLUSI ALLE PERSONE CON DISABILITÀ VISIVA E NON SOLO…”

Pubblicato il 15/09/2021

Accessibilità dei siti universitari

Giovedì 10 giugno 2021 dalle ore 10 alle ore 12

Le Università e il tema dell’accessibilità Web: opportunità, normative ed esempi concreti

Come e perché rendere i siti Web universitari accessibili a tutti, indipendentemente dalle disabilità dell’utente? Perché lavorare sulla User Experience del proprio portale di Ateneo e quali le normative vigenti?

Lo scopriremo insieme durante il webinar organizzato da Siteimprove con la collaborazione di Sapienza Università di Roma, al quale parteciperanno alcuni tra i più importanti esperti del settore. Parleremo non soltanto degli obblighi normativi previsti da AgID ma anche della grande opportunità che l’Accessibilità digitale rappresenta per le università sia pubbliche che private, portando ad esempio il progetto svolto sul portale Web dell’Università Sapienza.

I relatori:

• Claudio Celeghin, Responsabile Servizio Web e Comunicazione online presso AgID

• Roberto Scano, Esperto di normazione tecnica nell’ambito dell’accessibilità dei prodotti ICT

• Fabrizio Caccavello, Esperto di User Interfaces e sviluppo accessibile

• Prof. Giuseppe Lapietra, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti

• Francesco Barcellona, Responsabile Settore Sviluppo Portali Web presso Sapienza Università di Roma

• Roberta Cammarata, Senior Customer Success Manager presso Siteimprove

L’evento vedrà anche la partecipazione del Prof. Alberto Marinelli, Prorettore alle Tecnologie innovative per la comunicazione presso Sapienza.

Di seguito il link alla piattaforma Zoom dove è possibile effettuare l’iscrizione per partecipare al Webinar: https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_9txNm_qMRQK2GYTuAfE-Qg

Pubblicato il 09/06/2021.

Workshop internazionali online su come promuovere una migliore qualità dei propri studi universitari

I workshop “Boost your studies for visual impaired students” sono organizzati da ICC Belgium, un’associazione di studenti ciechi del Belgio, che collabora con il Centro di Supporto all’Inclusione per le Università Fiamminghe del Belgio (SIHO). ICC Belgium ha deciso di trarre vantaggio dalla modalità di formazione a distanza per offrire questa opportunità di formazione anche agli studenti ciechi e ipovedenti di altri paesi che stanno per iniziare gli studi universitari o li hanno cominciati da poco. I workshop si terranno dalle 10.00 alle 12.00 con cadenza settimanale a partire dal 20 marzo 2021. La lingua utilizzata sarà l’inglese. Ogni workshop riguarderà un argomento specifico tra i seguenti: preparazione psicologica e dinamiche di gruppo, vivere da soli o in un campus universitario, materiali di studio accessibili, strumenti collaborativi, le esperienze ERASMUS, comunicazione non verbale e tecniche di presentazione, gestire i materiali di studio matematici.

Per partecipare viene richiesto il pagamento di una quota di 58 euro per l’intero ciclo di seminari. Per ulteriori informazioni e iscriversi è necessario visitare la pagina https://iccbelgium.org/events/workshop-boost-your-studies-2021-03-20/?fbclid=IwAR18kbBtNbi0C7q7612b7BBhZ5F34rCFlbyg2TA6ifzqalnjl44rRrmwc84.

Nota importante: la nostra associazione trasmette informazioni che le sono state inoltrate da un ente esterno e non dovrà essere in nessun modo ritenuta responsabile riguardo la precisione dei dati forniti o la qualità dei contenuti dei workshop indicati.

Sicilia – Uici, Kore, Louis Braille e Lego

Un workshop con i mattoncini che insegnano la scrittura per ciechi ha chiuso l’evento organizzato con l’Università ennese sulla piattaforma meet per duecentocinquanta allievi. Tutti entusiasti della performance del piccolo Matteo Lorenzo Fisichella

“La Cultura, per i non vedenti, si costruisce mattoncino dopo mattoncino, con i Lego Braille Bricks”.

La battuta è del presidente regionale dell’Uici, Gaetano Renzo Minincleri, che ha partecipato ieri, dal Polo Tattile Multimediale di Catania, all’evento organizzato dall’Uici sulla piattaforma meet in collaborazione con la Facoltà di Studi Classici, linguistici e della formazione dell’Università Kore di Enna: un incontro con duecentocinquanta studenti del Corso di Scienze della Formazione primaria per celebrare la Giornata del Braille.

L’evento è stato aperto dal rettore della Kore, Giovanni Puglisi e introdotto dalla preside della Facoltà Marinella Muscarà. Da Roma si sono collegati il presidente nazionale dell’Uici Mario Barbuto, la vicepresidente nazionale Linda Legname, e da Milano il presidente del Club italiano del Braille Nicola Stilla.

A Catania, con Minincleri, c’erano la coordinatrice regionale dell’Istruzione Rita Puglisi e il presidente dell’Uici di Enna Santino Di Gregorio. E, tra i docenti della Kore, Stefano Salmeri, che insegna Pedagogia generale nell’ateneo ed è consigliere nazionale dell’Uici, e, da Enna, Viviana La Rosa, coordinatrice del corso di Laurea in Scienze della Formazione primaria, e Alessandra Lo Piccolo, direttrice del Corso di specializzazione per il sostegno.

Nel corso dell’incontro, con interventi e lezioni, è stato ribadito come il codice di lettura e di scrittura inventato nel lontano 1829 da Louis Braille, sia ancora insuperato, nonostante le nuove tecnologie.

“Questo evento sul web – ha detto Salmeri – ha rappresentato un momento importante per ribadire il valore di un codice che ha permesso ai non vedenti di acquistare pari dignità rispetto agli altri cittadini uscendo da una condizione di subalternità se non di totale dipendenza. Da pedagogista posso dire che il compito dell’educazione è quello di liberare, emancipare, far diventare autonomi. Un concetto sottolineato anche dal Magnifico rettore Puglisi”.

Il seminario si è concluso con un workshop con i Lego Braille Bricks a cura del responsabile del Centro di consulenza tiflodidattica di Catania, Nando Sutera, con un breve filmato per illustrare l’utilizzo dei mattoncini con protagonista Matteo Lorenzo Fisichella, un bambino non vedente di nove anni, e la sua educatrice, Laura Sapienza.

“Questi mattoncini – ha spiegato Sutera – segnati dalle lettere puntiformi in codice Braille, possono essere utilizzati per attività didattiche, di socializzazione e ludiche per i bambini non vedenti e sono anche un ottimo ponte per costruire rapporti con i loro coetanei vedenti. Vanno utilizzati fin dalla scuola dell’infanzia: con un percorso ludico, nell’ultimo anno i bambini non vedenti devono essere pronti a imparare a leggere e scrivere in Braille, così come i coetanei vedenti sviluppano i prerequisiti per apprendere la scrittura in nero”.

La performance di Matteo Lorenzo, presente anche nel Polo Tattile con la madre, è stata apprezzatissima per la sua schietta genuinità dagli studenti e da tutti i presenti, che lo hanno lungamente applaudito.

“Sono molto felice – ha detto – di esser stato scelto per questa Festa del Braille regionale. Io conoscevo già il metodo di lettura e scrittura Braille, ma non questi Lego Braille Bricks”.

Foto dei Lego Braille Bricks

Louis Braille, nato nella famiglia di un sellaio nel 1809, perdette la vista a causa di un’infezione contratta a tre anni. A dieci vinse una borsa di studio per l’Istituto di giovani ciechi di Parigi, ai quali veniva insegnato a leggere secondo il metodo tattile messo a punto da Valentin Haüy: grazie a un filo di rame posto sull’altro lato del foglio si dava rilievo alle lettere in nero. Il sistema non permetteva però ai non vedenti di scrivere. Per questo, a dodici anni, quando venne a sapere di un metodo militare per scrivere messaggi notturni in rilievo, cominciò a elaborarne uno uno basato su sei punti variamente combinati per corrispondere a lettere, numeri e note: il braille, nato nel 1929 e ancor oggi usato dai non vedenti di tutto il mondo. Così, a soli diciannove anni, il giovane Louis divenne professore nello stesso istituto, dove suonava anche l’organo durante le cerimonie religiose. Morì di tubercolosi a 43 anni e nel 1952 i francesi riconobbero la sua grandezza trasferendo le sue spoglie nel Pantheon di Parigi.

Link Youtube

Filmato giornata regionale Braille Kore-Uici  https://youtu.be/whQEvg0oMn4

Dichiarazione Matteo Lorenzo Fisichella https://youtu.be/6I62F7lSSO0  

Dichiarazione Stefano Salmeri  https://youtu.be/zYDhTrGyls8

Dichiarazione Nando Sutera https://youtu.be/fRIW1iX7FzU

Brescia – Ipovedenti, la sfida della Dad e l’aiuto dell’Uici

Autore: Irene Panighetti

Fonte: Bresciaoggi, del 19 Novembre 2020

LA TECNOLOGIA. L’Unione Ciechi all’avanguardia dal punto di vista digitale ha tenuto prima del lockdown un corso per una decina di adolescenti

Debora: «Devo ricordare di leggermi le slide» A Ettore invece manca «il rapporto diretto»

Non si è fatta cogliere impreparata di fronte ai Dpcm la sezione bresciana dell’Unione ciechi e ipovedenti (Uici), che dal 1924 è al servizio dei cittadini bresciani, con problemi di disabilità visiva. Ma iniziative e servizi sono spesso aperti a tutti. Uici Brescia ha da subito pensato ai ragazzi ipovedenti che avrebbero dovuto seguire le lezioni a distanza: quindi «abbiamo messo in campo le nostre strategie per affiancare le famiglie, circa 200 nuclei nel Bresciano – informa la presidentessa Sandra Inverardi -: è stata una risposta ad un bisogno concreto manifestato proprio da alcune famiglie. Nella nostra sede funziona molto bene il settore informatico: abbiamo un’aula con i Pc e organizziamo corsi Windows, Mac e Iphone».

COSÌ IL GIORNO stesso della firma dell’ultimo Dpcm, alla sede di via Divisione Tridentina una decina di adolescenti ha seguito un corso di 4 ore gestito da Ignazio Fontana, insegnante di informatica per disabili visivi e accreditato dall’ente formativo I.Ri.Fo.R. Nove ragazzi nella grande aula della sede più una ragazza da casa. «Il problema maggiore è connettersi alle piattaforme come Classroom o Teams – spiega Fontana – ma queste ultime generazioni sono facilitate dalla nativa competenza digitale; per gli ipovedenti l’uso dello strumento di screenreader agevola già l’approccio alla tecnologia. Obiettivo del corso: navigazione web e gestione del registro elettronico». La sintesi del docente è confermata dagli adolescenti come Debora, 16 anni, liceo linguistico a Leno: la difficoltà subentra «quando i professori proiettano le slide e spesso si dimenticano che io ho bisogno che me le leggano. Quindi chiedo al docente o, a volte, ai compagni». Lo stesso per Usman, 17 anni, al Gambara come Lorenzo, 14 anni, che invece si sente più sicuro, al punto di trasmettere lui stesso agli amici ipovedenti ciò che ha imparato dalle lezioni di Uici. Giulia, 16 anni, linguistico a Orzinuovi, se la cava bene con la tecnologia, sebbene trovi ancora difficoltà «nella gestione di due Pc: quello della videolezione e quello dove ho i miei libri», dichiara.

ETTORE, 14 anni in prima al classico Arici di Brescia che all’inizio del nuovo anno non aveva avuto bisogno di adottare, nemmeno in parte, la Dad. Ora è necessaria. «Non è impossibile, anzi – ammette Ettore – però già mi manca il rapporto diretto con professori e compagni». All’Uici per fortuna il corso si è svolto in presenza e lo saranno pure, salvo imprevisti, le repliche in caso di richieste da altre famiglie.

Criticità di inclusione scolastica ed accessibilità digitale, di Stefania Leone e Marco Pronello

Autore: Stefania Leone e Marco Pronello

Fonte: www.fedman.it

Il tema dell’accessibilità digitale in ambito scolastico, non impatta solo sull’utilizzo di ausili tecnologici o accomodamenti ragionevoli per disabilità visive, ma anche per disabilità uditive, motorie, intellettive, relative a disturbi dello spettro autistico, nonché a pluriminorazioni. In questi mesi di emergenza, in cui l’uso dell’informatica nella didattica è stato fortemente incrementato, si è riscontrato che l’accessibilità degli strumenti scolastici presenta qualche luce, ma purtroppo ancora molte ombre. Ci si dimentica che, oltre agli alunni disabili, esistono genitori ed insegnanti con disabilità, che restano ancora quasi del tutto invisibili. Su questi aspetti ci siamo confrontati con alcuni addetti ai lavori, tra cui insegnanti di scuola secondaria, docenti universitari e docenti incaricati presso gli atenei per i corsi di sostegno, e una delle sensazioni comuni rilevate in situazione di disabilità è quella di sentirsi ai margini della vita dell’istituto scolastico. Nel collegio docenti, nei gruppi di lavoro, nei consigli di istituto e nelle commissioni d’esame; tra le principali motivazioni vi sono problemi nella scelta dei libri di testo, degli strumenti digitali di lavoro, delle piattaforme tecnologiche accessibili di meeting e didattica a distanza. Proviamo ad esaminare qualcuno di questi problemi.  

I libri di testo accessibili

Spesso, un rappresentante di una casa editrice che arriva in sala professori, non ha la versione accessibile dei testi e non comprende esattamente cosa significhi accessibilità. È dunque evidente che il primo gap è proprio la mancanza di competenze e di possibilità di verificare il prodotto, anche perché i tempi per la scelta sono ristretti e gli unici escamotage possibili sono l’aiuto dei colleghi o, qualora si conoscano personalmente gli autori, la richiesta diretta dell’invio del file in formato accessibile, ma tale soluzione non può essere definita accessibilità universale. Questi problemi ricadono a cascata sui genitori e sugli alunni con disabilità i quali, tra l’altro, non possono consultare preventivamente i testi e devono sperare che il prodotto acquistato sia fruibile tanto per la lettura, quanto per l’interazione con gli esercizi da svolgere. Proviamo a dare anche qualche parziale buona notizia: ad esempio, per le scuole secondarie si è attivato un progetto denominato “Scuolabook”, che consiste in un portale per acquistare ebook online , e si può fare anche riferimento a piattaforme mainstream come Kindle, ma purtroppo non sono tutte totalmente accessibili. Attualmente si sta sviluppando un nuovo sistema autorizzato dalla normativa vigente, secondo cui un docente non acquista il testo, ma può produrlo man mano tramite dispense. Il vantaggio è la possibilità di produrre il testo tenendo conto delle eventuali esigenze di accessibilità del docente e degli alunni, lo svantaggio sta nei costi, in quanto richiede grande dispendio di tempo e di risorse umane. Spesso le soluzioni, invece di essere affrontate a livello istituzionale, ricadono a livello associativo; ad esempio la commissione nazionale insegnanti dell’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) sta pensando di creare una banca dati con i testi già prodotti e questo progetto costituirebbe una buona prassi sia per l’accessibilità che per la non discriminazione nella professione dell’insegnamento. Si segnala inoltre un interessante progetto, a cura dell’Università di Torino, per gli studi di “matematica accessibile”: si tratta del laboratorio Polin, in cui vengono messi a disposizione degli studenti universitari, computer già forniti di tecnologie assistive e il “pacchetto accessibility”, software per la decodifica accessibile delle formule matematiche, compatibile con i  più comuni screen reader, ausili utilizzati da persone cieche o fortemente ipovedenti.  

I registri elettronici accessibili

Quando nacquero le prime piattaforme private all’inizio degli anni 2000, non c’era l’obbligo dell’uso del registro elettronico. In seguito all’obbligatorietà dello strumento, sono iniziati i problemi di accessibilità e usabilità. Qualche anno fa il MIUR (ora MI, Ministero dell’Istruzione) aveva aperto un tavolo tecnico con i principali gestori di piattaforme a livello nazionale e alcune associazioni di categoria, per l’adozione di una piattaforma comune che rispetti le norme sull’accessibilità. A tutt’oggi però, ogni istituto scolastico sceglie la piattaforma da adottare ed anche in questo caso le segnalazioni di inaccessibilità restano a carico del mondo associativo. Per esempio, in seguito a ripetute segnalazioni da parte di alcuni soci su problematiche con l’utilizzo di piattaforme sviluppate da Spaggiari e Argo, l’Associazione Disabili Visivi ONLUS (ADV) ha contattato i gestori, i quali si sono resi disponibili a risolvere i problemi, adeguando i prodotti già esistenti al tipo di problema e di disabilità. Tali soluzioni, effettuate a posteriori, non sono mai totalmente risolutive ed inclusive e risultano “toppe”, che lasciano sempre aperti altri problemi: rendere accessibile un prodotto vuol dire riprogettarlo alla radice, in modo da renderlo universalmente utilizzabile. Esistono differenze nell’accessibilità di una piattaforma digitale, a seconda della tipologia di utente che la utilizzi in compilazione o in consultazione. Per fare un esempio tecnico tra i tanti, un insegnante non vedente che debba inserire gli argomenti svolti e i compiti assegnati giorno per giorno, può trovarsi nell’impossibilità di completare il lavoro a causa della difficoltà di inserire la data nel registro digitale, perché il campo relativo non è digitabile o non è correttamente etichettato. In un periodo come quello di lockdown dovuto all’emergenza Covid-19, il problema è aggravato da forti difficoltà per insegnanti che lavorano a distanza, senza il supporto di colleghi o familiari in grado di risolvere eventuali impedimenti tecnici. Un buono stimolo affinché le scuole adottino un registro digitale accessibile, potrebbe dipendere dall’ottenimento di finanziamenti da parte del Ministero, dei Comuni e delle Regioni, a seguito di un buon rapporto annuale di valutazione RAV, a cui gli istituti scolastici sono sottoposti. Si tratta del giudizio degli stakeholders quali genitori, studenti e insegnanti, sul livello di gradimento dei servizi offerti dall’istituto scolastico, tra cui rientra ovviamente l’accessibilità e l’usabilità del registro digitale.  

La didattica a distanza

Le piattaforme utilizzate per la didattica a distanza sono numerose; tra quelle maggiormente diffuse citiamo Moodle con Gsuite, Zoom e  Skype, che  hanno una  fruibilità  accettabile, mentre    per i webinar e i convegni, vengono molto utilizzate Microsoft Teams, Cisco meeting e Google meeting, che risultano più facilmente  gestibili tramite dispositivi mobili. Nell’ultimo periodo c’è stato un incremento dell’accesso a tali piattaforme da parte sia dei genitori che dei figli, con molte difficoltà per alcune categorie di persone con disabilità gravi, intellettive e con pluridisabilità. In alcuni casi, con sorpresa, la didattica a distanza è stata un valore aggiunto: è il caso di ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico, che hanno un rapporto preferenziale con la tecnologia, che consente loro di godere di quell’isolamento che in aula si cerca di minimizzare. Va sottolineato però che la didattica a distanza non può essere sostitutiva della didattica in presenza, perché impedisce la relazione, il contatto e l’empatia. Per le disabilità gravi, anche in caso di una piena accessibilità, l’isolamento costituirà sempre un gap, in modo particolare per le famiglie meno “tecnologiche”, o comunque che senza un supporto esterno si trovino a dover sopperire a una serie di problemi di gestione della persona con disabilità per tante ore, senza tempi di riposo e di recupero. Il ministero, nell’ambito del piano nazionale di formazione triennale 2017-2019, utilizzando  i fondi europei, ha formato  più di 3000 coordinatori ed esperti di tecnologie assistive, di sostegno presso le scuole; la piattaforma utilizzata dagli enti formatori “Sophia”, pur essendo stata dichiarata accessibile, ha creato problemi di inaccessibilità in quanto  diverse  piattaforme adottate dagli enti formativi,  o i software collegati a Sophia non lo sono e dunque tutta la tecnologia è stata resa inaccessibile. Come fare dunque per risolvere tutte queste problematiche? Si può ricorrere a diversi strumenti che permettano a tutte le persone interessate di tutelarsi, a cominciare dagli strumenti giuridici. Ricordiamo infatti che la necessità di disporre di strumentazione accessibile è disposta da alcuni provvedimenti legislativi, come la ben nota legge Stanca (L. n.4/2004), che ha un articolo dedicato proprio al materiale didattico e formativo utilizzato nelle scuole di ogni ordine e grado, ai libri scolastici e agli strumenti di lavoro anche a distanza, rispetto ai quali deve essere garantita l’accessibilità anche per le persone con disabilità. Ai provvedimenti esistenti se ne aggiungeranno altri, quale la direttiva UE nota come European Accessibility Act, che a partire dal 2025 entrerà in vigore anche in Italia e verrà estesa a tutti i soggetti pubblici e privati (ad eccezione delle micro imprese). Secondo tale direttiva infatti, non potranno essere immessi sul mercato europeo prodotti e servizi che non siano accessibili; ci si riferisce quindi non solo di personal computer, ma anche di strumenti come pos bancari, e-commerce, libri digitali, registri elettronici, e qualsiasi servizio digitale, che dovrà rispettare le regole tecniche delle WCAG 2.1, Web Content Accessibility Guidelines, emanate dal W3C per l’accessibilità e usabilità digitale. Infine, si può ricorrere sempre e comunque ad un procedimento anti-discriminatorio ai sensi della legge 67 del 2006 contro le discriminazioni ai danni delle persone con disabilità, che quasi sempre costituisce lo stimolo giusto per prestare all’accessibilità degli strumenti digitali, scolastici e non solo, la dovuta attenzione.

Torino – Emergenza Covid, colpo di grazia sul sostegno scolastico

Si aggrava quadro già critico. “Docenti nominati in ritardo e spesso non preparati”: la denuncia dei genitori

Francesco (il nome è di fantasia) è un ragazzo con disabilità plurima che vive e studia a Pinerolo (Torino), dove frequenta la seconda media. È non vedente, ha difficoltà di deambulazione e problemi cognitivi. La scuola è iniziata il 14 settembre e il 1 ottobre lui non aveva ancora un insegnante di sostegno. Poi, finalmente, un docente è arrivato. Ma è nuovo, non conosce il ragazzo. Dovrà imparare, da zero, a interagire con lui, a intercettare le sue esigenze. Compito delicato, specialmente in mancanza di una formazione specifica. «Succede sempre così» racconta la mamma. «Non essendoci un insegnante di ruolo, ogni anno bisogna ricominciare tutto da capo. Ed è un trauma per nostro figlio, che invece avrebbe bisogno di continuità, di punti di riferimento solidi». Una storia, quella di Francesco, che somiglia a tante altre. Scorrendo i messaggi che i genitori di ragazzi disabili si scambiano via WhatsApp, si scoprono problemi di ogni genere. C’è la famiglia che si è sentita dire “manca il sostegno: è meglio se vostro figlio resta a casa”; c’è la ragazzina non vedente che per le prime settimane di scuola, in mancanza di un docente che potesse seguirla, ha dovuto chiedere aiuto alle compagne per entrare e uscire dalla classe; c’è chi ancora oggi è in attesa della nomina. «Ci viene chiesto di iscrivere i nostri figli a gennaio – osservano i genitori – ma quando, in autunno, inizia l’attività, la scuola si dimostra del tutto impreparata. Questo non è più accettabile». Il quadro generale è sconfortante. E l’emergenza Covid rischia di essere il colpo di grazia per un sistema già fragile e pieno di falle, in Piemonte come in tante altre regioni d’Italia.

C’è un problema strutturale, come rimarcano l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino e l’Istituto dei Sordi di Torino. «Tra i nodi da affrontare con urgenza – sottolineano, all’unisono, il prof. Oscar Franco, responsabile del settore scuola UICI Torino e il dott. Enrico Dolza, direttore dell’Istituto dei Sordi – spiccano il cronico ritardo nella nomina degli insegnanti di sostegno, l’assoluta mancanza di progettualità e continuità, la presenza di troppi docenti senza titolo di specializzazione».

Da tempo le famiglie chiedono un’alternativa alla lotteria delle nomine che cambiano ogni anno e dei docenti perennemente precari. La legge ci sarebbe. Il Decreto Legislativo sull’Inclusione Scolastica (n. 66/2017) prevede che, su richiesta delle famiglie, debba essere garantita la continuità dei docenti di sostegno. Peccato che la norma sia di fatto inapplicabile, perché mancano i decreti attuativi chiarificatori. Quello della formazione è un altro nervo scoperto. «Molti insegnanti di sostegno – lamentano ancora i genitori – non conoscono strumenti fondamentali per l’inclusione dei disabili sensoriali, come il braille (l’alfabeto a sei punti in rilievo che consente alle persone cieche di leggere e scrivere), i programmi di ingrandimento per gli ipovedenti (cioè per le persone che hanno gravi deficit visivi), la LIS (Lingua Italiana dei Segni) usata dalle persone sorde. Ogni disabilità ha caratteristiche proprie e richiede strategie specifiche, che andrebbero conosciute. Troppo spesso, invece, ci si affida all’improvvisazione». E, d’altra parte, anche per i docenti, non è facile formarsi. Quest’anno, in Piemonte, il corso di specializzazione per insegnanti di sostegno prevede appena 200 posti per tutti gli ordini scolastici, a fronte di un fabbisogno di circa 7.000 docenti. 

Sui banchi di scuola, fortunatamente non si incontrano solo problemi, ma anche storie positive, di inclusione realizzata. L’impegno del singolo insegnante e la capacità del corpo docente di fare squadra sono determinanti. «Ciò che però manca completamente a livello politico – denunciano i referenti di Unione Ciechi e Istituto dei Sordi – è una capacità progettuale in grado di dare risposte, specialmente a lungo termine. Ci batteremo in tutte le sedi opportune per garantire ai nostri ragazzi un’istruzione adeguata. Ogni giorno devono già affrontare tante sfide. Non è giusto che siano loro a pagare le conseguenze di un sistema disfunzionale».  

Lorenzo Montanaro

Ufficio Stampa UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) – Sezione Provinciale di Torino

333 447 99 48ufficio.stampa@uictorino.itlorenzo.montanaro@gmail.com

Aggiornamento o formazione?, di Salvatore Maugeri

Autore: Salvatore Maugeri

Vorrei, con questo breve articolo, fare una riflessione sull’atteggiamento psicologico che assumono le minoranze e, nel caso dell’unione italiana ciechi, sull’inclusione scolastica.

Qual è la risposta culturale dell’associazione alla carenza pedagogica e didattica degli insegnanti curriculari rispetto alle didattiche speciali?

Questo è a mio avviso il nodo della questione per uscire dalla sindrome che solo rendendo sempre più speciale e specialistica la didattica, si ottengono risultati migliori sul piano dell’educazione, senza accorgersi che si rimane sempre più rinserrati in un atteggiamento culturale che non riesce a superare il primo stadio dell’inclusione e cioè l’inserimento.

Per inserimento infatti si intende mettere dentro un gruppo.

Per integrazione scolastica si intendeva il processo di scambio fra due o più culture. Era questo quindi uno stadio più avanzato del processo che aveva avuto inizio con la legge 360 e successivamente con la 517.

Per inclusione oggi si intende la relazione che sussiste fra due insiemi quando gli elementi dell’uno fanno parte dell’altro.

Come si vede, l’inclusione è una fase avanzata che richiede la flessibilità e lo scambio delle competenze fra insegnanti curriculari e specializzati.

È naturale che una forte formazione dell’insegnante di sostegno e degli esperti che si occupano di inclusione, sia fondamentale per attivare lo scambio, ma l’insegnante specializzato rischia di rimanere chiuso nella sua specializzazione se non è capace di confrontarsi con le metodologie e le didattiche che gli insegnanti curricolari mettono in atto nella scuola di oggi.

La formazione è uno strumento che rende possibile il confronto fra gli insegnanti e consente di progettare un modello di scuola inclusiva.

La formazione continua e la ricerca di moderne didattiche che tengano conto dell’individualizzazione dell’insegnamento, non deve riguardare solo gli insegnanti di classe, ma tutti coloro che a vario titolo fanno parte del gruppo di lavoro. La logica che deve sottostare alla preparazione delle didattiche speciali deve essere capace di rendersi flessibile fino a incontrare modelli didattici diversi e viceversa… il cuore dell’inclusione sta nell’incontro di due elementi diversi.

Nel nostro caso, dove la didattica speciale è forte, il rischio di cadere nello specialismo, col rischio concreto di attuare costantemente una separazione di fatto fra il bambino/bambina non vedente e il resto del gruppo classe è inevitabile. Il passaggio a questo punto dall’individualizzazione dell’insegnamento all’insegnamento individuale è breve.

E l’inclusione?

Propongo con Andrea Canevaro, alcuni punti da considerare importanti per chi ha la responsabilità di un gruppo-classe, e vorrebbe accompagnarlo, guidarlo, perché diventi un gruppo cooperativo, una classe cooperativa.

  • Ascoltare.
  • Alzare il livello. Qualche volta, abbassarlo.
  • Cercare diverse fonti per le risposte.
  • Trasformare i conflitti in domande.
  • Articolare gli spazi.
  • Conquistare spazi.
  • Scandire i tempi con dei rituali.
  • Fare emergere diversi ruoli per l’organizzazione del gruppo-classe.
  • Valorizzare ciascuno in rapporto al gruppo-classe. Fare memoria.

Alla luce di quanto detto sopra aggiungerei che è necessario analizzare il contesto scolastico e puntare non sulla quantità, ma sulla qualità organizzativa e sul modo di fare scuola tenendo conto delle esigenze di tutti.

Le disabily educations hanno sottolineato ad esempio come l’educazione inclusiva non si rivolge solo agli alunni disabili e a coloro che presentano bisogni educativi speciali, ma a tutti. E ancora: l’educazione inclusiva mira a rendere inclusivi i contesti, le pratiche didattiche, il curricolo , la valutazione gli approcci pedagogici

Per concludere direi che la formazione degli insegnanti non produrrà i frutti sperati se non riesce a coniugare l’aggiornamento dei contenuti con la modificazione dell’atteggiamento della relazione educativa e dell’atto pedagogico. E’ nel gruppo che la valenza formativa contribuisce a dare senso all’educazione e si fa lievito per la crescita di tutti. L’atto educativo non sarà quindi un tecnicismo, un puro addestramento, ma processo di crescita culturale e sociale.

Salvatore Maugeri
Célestin Freinet, La scuola del fare, ed.junior, 2002
Autori Vari, Disability studies e inclusione, Erickson 2018
Autori vari, Storie di scuola, Erickson, 2016
Alain Goussot, La pedagogia speciale come scienza delle mediazioni e delle
differenze, Aras Edizioni, 2015
Andrea Canevaro in: Suggerimenti per una didattica della vicinanza
Autori vari, La sfida dell’apprendere, ed.junior, 2006

Salvatore Maugeri, ha insegnato all’Istituto per Ciechi di Firenze, come
insegnante di sostegno nella scuola primaria e secondaria di primo grado. È
stato distaccato come psicopedagogista presso il comune di Firenze.
Attualmente conduce laboratori presso l’Università di Firenze, è attivo nel
Movimento di Cooperazione Educativa e svolge attività di consulenza per
l’unione italiana ciechi.

Lettera e raccomandazioni per la scuola, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Lettera alla Dirigente, dottoressa Clelia Caiazza – Direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione e al Dirigente, dottor Luigi Fiorentino – Capo di Gabinetto Ministero dell’Istruzione

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, in prossimità della ripresa delle attività scolastiche dopo lunga pausa, desidera contribuire al grande impegno comune volto a garantire le migliori condizioni di accoglienza e di frequenza degli alunni, nella sicurezza di tutta la collettività di studenti, insegnanti e operatori in genere.
L’attenzione nostra è rivolta in particolare agli alunni con disabilità visiva e disabilità aggiuntive i quali richiedono, oggi più che mai, comportamenti adeguati per poter fruire in piena libertà e cittadinanza del proprio diritto all’istruzione nella scuola di tutti.
Nei giorni scorsi, abbiamo svolto un’ampia consultazione con famiglie, docenti ed esperti per raccogliere le principali problematiche legate a questa ripresa d’anno scolastico e abbiamo ritenuto utile condensarle nel sintetico documento di raccomandazioni qui allegato che desideriamo condividere con l’intero mondo della Scuola.
Nello spirito cooperante che contraddistingue i rapporti del Ministero con la nostra Associazione, pertanto, confidiamo vogliate dare ampia diffusione a dette raccomandazioni che potranno essere, ce lo auguriamo, ausilio prezioso nell’affrontare il problema dell’accoglienza di alunni con disabilità visive e aggiuntive e della loro regolare e proficua frequenza scolastica.
La nostra Associazione rimane comunque a disposizione con le proprie strutture e i propri esperti per supportare l’impegno della Scuola per un felice svolgimento d’anno.

Raccomandazioni per la migliore accoglienza e frequenza scolastica di alunni ciechi, ipovedenti e con disabilità aggiuntive
In prossimità dell’apertura dell’anno scolastico che sarà comunque difficile e
particolare per tutti, l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, tramite la propria
commissione nazionale Istruzione e Formazione, ha ritenuto opportuno svolgere
un’ampia consultazione con i docenti non vedenti e ipovedenti e con le famiglie degli
alunni con disabilità visiva e disabilità aggiuntive.
Da tale consultazione, ampia e approfondita sull’intero territorio nazionale, sono
emerse riflessioni e considerazioni che facciamo totalmente nostre e sintetizziamo
nelle raccomandazioni che seguono.
Tutte le nostre strutture sull’intero territorio Nazionale, con particolare riferimento ai
19 Centri di Consulenza Tiflodidattica, rimangono a disposizione per offrire
consulenza, supporto, orientamento e sostegno alla scuola in un momento tanto
complicato.

In particolare siamo consapevoli della necessità che siano osservate le norme relative
al distanziamento fisico, ma vogliamo richiamare l’attenzione sul comma 2
dell’articolo 9 del DPCM 17 Maggio 2020 che consente a tutti gli operatori di
assistenza di derogare a tali norme, quando necessario e con gli opportuni presidi di
protezione della salute propria e degli altri.
Per gli alunni ciechi, ipovedenti e con disabilità aggiuntive, infatti, il contatto fisico è
a volte necessario alla didattica e allo svolgimento delle attività di insegnamento
quali l’apprendimento della scrittura e lettura Braille, l’esplorazione degli ambienti,
la didattica degli strumenti musicali ecc.

Alunni e famiglie
Tutti gli studenti e le studentesse con disabilità devono poter contare fin dal 1)
primo giorno di scuola sull’insegnante di sostegno e sulle figure
dell’assistente all’autonomia e comunicazione laddove previsto;
2) Si raccomanda a tutti i dirigenti scolastici:
organizzare incontri preliminari per consentire agli studenti e alle a)
studentesse cieche, ipovedenti e con pluridisabilità di conoscere
preventivamente i nuovi spazi rimodulati della classe e della scuola;
avere cura per l’adattamento funzionale degli ambienti e degli spazi con b)
particolare riguardo alla illuminazione, alla disposizione di banchi e
arredi che possibilmente devono essere mantenuti fissi al fine di favorire
l’orientamento spaziale;
evitare l’adozione di banchi a ruote e monoposto perché troppo piccoli c)
per contenere la strumentazione speciale e troppo pericolosi perché
inadatti ad accogliere persone con difficoltà fisiche e comportamentali
aggiuntive;
predisporre preventivamente orari di ingresso e uscita funzionali alle d)
famiglie per organizzare in sinergia e in tempi utili con gli enti locali il
servizio di trasporto;
istituire all’interno della scuola ambienti di accoglienza presidiati da e)
personale adeguato riservati ad alunni costretti ad arrivare prima
dell’inizio delle lezione o a lasciare la scuola dopo il loro termine;
consentire la compresenza in classe dell’insegnante di sostegno e degli f)
altri operatori qualificati in possesso delle garanzie sanitarie previste
dalla normativa vigente, funzionali al percorso scolastico dell’alunno/a;
assicurare agli insegnanti e operatori impegnati con più di un alunno g)
con disabilità la sanificazione del materiale didattico comune e la
sostituzione dei DPI a ogni cambio turno;
garantire lo svolgimento della didattica domiciliare con la presenza h)
dell’insegnante di sostegno e degli operatori specializzati, nel caso in cui
lo studente con disabilità ne abbia fatto richiesta per comprovate ragioni
sanitarie;
vigilare circa l’impiego costante dei dispositivi di protezione da parte di i)
tutti gli operatori scolastici al fine di tutelare la salute dello studente e
della comunità;
garantire una programmazione concordata e finalizzata al j)
raggiungimento degli obiettivi previsti dal PEI e con il supporto degli
insegnanti di sostegno assegnati e dalle figure di operatori specializzati,
anche nella deprecata eventualità di dover ricorrere alla DDI;
assicurare l’impiego di piattaforme per la didattica a distanza accessibili k)
e usabili ai ciechi e agli ipovedenti secondo quando previsto dalle
normative nazionali e internazionali vigenti, anche con l’assistenza di
mediatori tifloinformatici particolarmente utili in presenza di alunni
ciechi e ipovedenti della scuola primaria.
Infine desideriamo sottolineare che la prevista immissione in servizio di nuovi
insegnanti esige un aggiornamento specifico sulla disabilità visiva e sulle disabilità
aggiuntive.
In proposito abbiamo già reso disponibili appositi moduli formativi tramite la
piattaforma Sofia.

Docenti
La scuola italiana si nutre della competenza di milioni di insegnanti tra questi ci sono
i docenti non vedenti e i ipovedenti i quali intendono esercitare a pieno titolo la
propria funzione accanto ai loro colleghi. Per rendere effettivo questo esercizio
raccomandiamo ai Dirigenti scolastici di semplici misure quali:
Così come indicato dall’articolo 2 della Legge n. 601 del 1962 garantire la a)
libertà di avvalersi dell’assistente d’aula;
Qualora si dovesse optare di svolgere lezioni in ambienti diversi dai soliti b)
(teatri, cinema) garantire la possibilità di sopralluoghi preventivo per
consentire un’adeguata conoscenza degli spazi;
c) Individuare e adattare piattaforme accessibili e usabili per la DDI;
L’uso del Braille e più in generale dell’esplorazione tattile rende d)
impossibile servirsi dei guanti come dispositivi di protezione, di
conseguenza appare quanto mai opportuna una sanificazione più frequente
delle tastiere e delle superfici.

Incontro docenti martedì 8 settembre 2020 ore 17,30

 L’imminente apertura dell’anno scolastico rende quanto mai opportuna una riflessione attenta con tutti gli attori della scuola, fra i quali i nostri docenti non vedenti e ipovedenti.

La commissione nazionale istruzione e formazione UICI, grazie all’impiego delle nuove tecnologie, desidera incontrare in modalità on line tutti i docenti, per approfondire e condividere esperienze, per analizzare i problemi della vita lavorativa e professionale a scuola e sviluppare proposte per affrontare al meglio il nuovo anno scolastico, tenuto conto dei decreti ministeriali anti-covid di recentissima emanazione.

L’incontro si svolgerà su piattaforma zoom, martedì 8 settembre 2020 dalle ore 17.30 alle ore 19. 30.

Per partecipare all’incontro:

Argomento: riunione gruppo docenti 

Ora: 8 set 2020 17:30 PM Rome 

Entra nella riunione in Zoom con il seguente link: 

https://zoom.us/j/95238789568

ID riunione: 952 3878 9568 

Un tocco su dispositivo mobile 

+390694806488, 95238789568# Italia 

+390200667245, 95238789568# Italia 

Componi in base alla tua posizione 

+39 069 480 6488 Italia 

+39 020 066 7245 Italia 

+39 021 241 28 823Italia 

ID riunione: 952 3878 9568 

Trova il tuo numero locale:

https://zoom.us/u/az4WXcILr