L’Universo tra le dita

Storie di Scienziati Ipovedenti o Non Vedenti

Autore: Michele Mele

Edizioni Efesto

28 Gennaio 2021

“L’Universo tra le Dita” è il primo libro del matematico e ricercatore Michele Mele. Con il dichiarato obbiettivo di contrastare i pregiudizi che ancora circondano i non vedenti e gli ipovedenti, che ne sviliscono il ruolo all’interno della società e che spesso li allontanano in precoce età dalle discipline scientifiche, erroneamente considerate a loro inaccessibili, questo saggio dal taglio divulgativo raccoglie le storie, le imprese e le scoperte di dieci scienziati ipovedenti o non vedenti. Sei notevoli figure del passato, Nicholas Saunderson, Leonhard Euler, John Metcalf, Francois Huber, Jacob Bolotin ed Abraham Nemeth, vissute tra la fine del XVII secolo ed i primi anni del XXI secolo, e quattro ancora viventi, Lawrence Baggett, Damion Corrigan, Mona Minkara ed Henry Wedler, provano concretamente l’inconsistenza degli stereotipi, dimostrando come virtuosi processi di inclusione favoriscano le possibilità per le persone con bisogni speciali di seguire la strada che il talento suggerisce, al di là di ogni ostacolo materiale o ideologico.

I primi sei capitoli di questo volume ricostruiscono le gesta di sei scienziati ipovedenti o non vedenti del passato, vissuti nei luoghi più disparati, dall’Inghilterra centro-settentrionale alle rive del Baltico, dalle valli alpine alle praterie americane, attraverso fonti dirette, manoscritti e studi specialistici, con un occhio ai differenti contesti culturali nei quali essi operarono conquistando l’immortalità per il proprio nome. Gli ultimi quattro capitoli sono stati redatti dopo molte piacevoli ore trascorse in conversazione con quattro scienziati ipovedenti o non vedenti del presente, raccogliendo le loro testimonianze e ripercorrendo i loro passi attraverso traguardi e pubblicazioni. Tra le dieci figure ritratte compaiono uno dei quattro matematici più grandi di tutti i tempi, un titolare della prestigiosissima cattedra di professore lucasiano presso l’Università di Cambridge, il naturalista a cui dobbiamo molte delle nostre conoscenze sulla vita delle api e l’ideatore di un test ultrarapido per la COVID19.  

Nato a Salerno nel 1991 con un’eredodegenerazione retinico-maculare, Michele Mele ha conseguito la Laurea Magistrale in Matematica presso l’Università degli Studi di Salerno ed il Dottorato di ricerca in Scienze Matematiche ed Informatiche presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Al momento della stesura di quest’opera, svolge attività di ricerca su problemi di Ottimizzazione Combinatoria presso l’Università degli Studi del Sannio a Benevento e coordina il progetto “Accessibilità all’Arte” del Touring Club Italiano di cui è l’ideatore, un’iniziativa volta alla creazione di riproduzioni tattili di beni artistici bidimensionali per ipovedenti e non vedenti. Collabora inoltre con numerose testate giornalistiche tra cui la rivista specialistica musicale Bright Young Folk, il periodico di attualità Yorkshire Bylines ed il sito sportivo Il Calcio a Londra.

È possibile acquistare o ordinare “L’Universo tra le Dita” anche prima della data di uscita del 28 Gennaio in tutte le librerie La Feltrinelli ed UBIK.

Caserta – La cecità che dà luce al Presepe

Autore: a cura di Vincenzo del Piano

Dall’8 dicembre fino al 6 gennaio è stato possibile visitare, presso l’abbazia di San Lorenzo di Aversa (CE), uno dei presepi più speciali del territorio normanno, speciale perché il presepista è Angelo Di Maio, cieco assoluto.

Angelo, anche se privo della vista, è un vero appassionato dell’arte presepiale, ogni anno amplia il presepe in tutte le sue parti, arricchendolo non solo di ambienti e pastori, ma soprattutto di elementi resi vivi dalla sua passione.

Qualcuno si potrebbe chiedere, come fa un non vedente, un cieco a realizzare un presepe, costruendo ambienti che richiamano il vissuto storico dell’epoca, come stabilisce il progetto da realizzare, come individua il dove ed il perché quel personaggio del presepe è collocato in quel modo, ebbene, a tutte queste domande, l’amico Angelo, tra l’altro consigliere della sezione territoriale di Caserta dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ci ha risposto:

“Il tutto parte da un processo di schematizzazione di quello che ho toccato e di quello che mi è stato descritto, la struttura architettonica, i colori, ecc.; dopodiché scelgo il materiale che richiama visivamente, ma anche a livello tattile, la realtà che intendo ricostruire sul presepe, unendo così quelli che sono i vissuti ed i racconti di borghi, case rurali, angoli rupestri di montagna; questo mi permette di cominciare l’ideazione di un presepe, che nasce mesi prima del Natale”. Chi si trova nel territorio normanno e non solo, ha approfittato per andare a “vedere” questo spettacolo artistico, perché al di là della cecità, permette agli altri di poter godere di una meravigliosa opera d’arte, in fondo si sa: “anche l’occhio vuole la sua parte”.

a cura di Vincenzo del Piano

Calabria – Benvenuto 2021

Autore: Labate Andrea Salvatore

Sì, ti aspettavamo con grande speranza e ci affidiamo a te che con il tuo arrivo ci porti una ventata che sradica la malerba che non fa sviluppare le menti sane per un effettivo cambiamento mirato a questa grave situazione di pandemia del coronavirus 19, che porta lutti, sofferenze fisiche e psicologiche ed anche economiche, con enormi disagi nella nostra vita giornaliera ma soprattutto a in quella delle persone diversamente abili.

Ti rispondo subito caro Andrea, purtroppo, mio malgrado, mio fratello 2020, mi ha lasciato in eredità questo enorme fardello disastroso e sono alquanto perplesso e preoccupato, non mi aspettavo che voi umani vi sareste accorti solo ora di essere precipitati giù per la china. Non vi volete convincere degli errori fatti in passato, ve li siete trovati oggi, cercate di rimediare al danno, facendo tutto il possibile per arginarlo, altrimenti arriverete al punto di non ritorno.

Sì, vi siete accorti ora che il danno provocato dagli esperimenti nocivi, il vostro malefatto si è diffuso in tutto il pianeta, quindi, come un boomerang ricade su voi stessi ed ha fatto l’approdo, ed ora subirete le conseguenze.

Non avete rispettato la natura che vi dà la vita, avete inquinato l’aria che respiriate, l’acqua del mare, dei fiumi, dei laghi e perfino il sottosuolo. Avete continuato ed ancora continuate a guerreggiarvi senza posa, per avidità di potere e di ricchezze, invece io vi esorto ad essere uno per tutti e tutti per uno, solo così avrete la possibilità di sviluppare e rendere reale la vostra pacifica convivenza.

L’unità di intenti porta sicuramente ad un reale beneficio dell’umanità, infatti, la globalizzazione delle economie mondiali, sono in possesso di pochi e dovrebbe essere distribuita equamente a tutti, ma la mia teoria è un’utopia, infatti, le diversità ideologiche, impediscono di realizzare dei progetti, nessuno vuole scendere dal piedistallo e non guarda mai in basso, per vedere nel mondo la povertà, la sofferenza e l’indigenza in alcune località remote del mondo.

Caro 2021, fai invertire il cammino e fai prendere la strada maestra, inculcando alle eccelse menti, le quali, dovranno lavorare proficuamente per il benessere comune.

Labate Andrea Salvatore

Catanzaro – Un anno di Covid19, testimonianza di una donna cieca

Autore: Luciana Loprete

“Abbracciare le nostre paure è il modo migliore per superarle”.

Ogni 31 Dicembre siamo lì pronti a fare il bilancio di tutto quello che è stato programmato e quanto di questo è stato realizzato, quanto siamo cresciuti o cambiati e quanti propositi abbiamo dimenticato per strada tra la frenesia .

Ormai è giunta la fine di questo 2020, un anno sicuramente complicato che ci ha fatto vivere in un turbinio di paure, sofferenze, attese, sentimenti contrastanti tra solitudine e un po’ di gratitudine.

Un anno in cui l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti avrebbe dovuto festeggiare 100 anni in tutta Italia.

L’UICI che sin da piccola per me è una famiglia alla quale appartengo, con la sua storia e le sue battaglie a favore di tutti i ciechi e gli ipovedenti. Con orgoglio e sentimento puro, abbiamo lavorato come sezione per celebrare questo avvenimento nella nostra Catanzaro che ha riconosciuto negli ultimi 20 anni l’UICI nel grande operato di Luciana Loprete.

Nel mentre dei festeggiamenti l’amarezza ci ha colpito nel constatare polemiche e tentativi infidi di sminuire il lavoro fatto per rappresentare chi non ha voce perché la realtà molto spesso è più complessa di come la comprendiamo.

Nei mesi successivi tutto ha seguito la dinamica della velocità, poco o nulla è stato esaminato, elaborato con attenzione e siamo stati spettatori di scene inaspettate tra catastrofi ambientali, morti improvvise, città e paesaggi vuoti, lockdown, crisi economica, contagi in espansione, smart working, scuole chiuse, ricerca spasmodica di strumenti di sicurezza personale quali mascherine e igienizzante.

Un virus insidioso e spietato che ha colpito la nostra quotidianità modificando i nostri ritmi di vita, limitando la nostra Libertà, le nostre certezze che sono crollate come i nostri modelli economici e sociali.

La cognizione di noi nello Spazio – Tempo; passato presente e soprattutto futuro è variata durante questi mesi facendosi sempre più strada la consapevolezza di non essere invincibili ma di avere dei limiti.

Ci siamo riscoperti fragili e bisognosi di quel contatto, di quegli abbracci che abbiamo dato per scontato e che spesso sono sinonimo di abbandono, di aiuto, di unione profonda, che permette di scoprire i timori, senza bisogno di una parola, senza una spiegazione.

Come Luciana donna e madre nata cieca, prima ancora che di essere riconosciuta in qualsiasi incarico istituzionale, ho voluto dare in prima persona l’esempio di quella solidarietà  che ci fa riscoprire il nostro essere umani; ho pensato a tutti i nostri soci che si sono ritrovati abbandonati e chiusi in casa da soli, ai ragazzi pluriminorati che hanno assistito alla sospensione di tutti i servizi sanitari essenziali, ai nostri alunni catapultati in una modalità di Dad senza assistenza.

Uno spirito di adattamento innato si è risvegliato in noi e ci ha permesso di realizzare che abbiamo la possibilità di diventare ciò che siamo capaci di essere.

Si può fare la differenza, per se stessi e per gli altri e nonostante le distanze infatti siamo riusciti a sentirci vicini, abbiamo migliorato le nostre conoscenze informatiche, e grazie alla disponibilità dei volontari ci siamo dedicati a fare la spesa e alla consegna di medicinali per anziani e disabili, donato la voce per audiolibri, ci siamo impegnati in attività laboratoriali tramite piattaforme, abbiamo avviato i servizi di supporti socio sanitari domiciliari, promosso la raccolta di sangue in sicurezza, attivato uno sportello di supporto per le donne disabili vittime di violenza, ci siamo attrezzati per garantire ausilio nelle attività scolastiche, e poi supporti psicologici telefonici ma anche il semplice fare compagnia tramite appuntamenti settimanali con le dirette Facebook  del programma “Non ci vedo.. ma Ci Credo”.

Abbiamo aumentato la creatività per non abbandonarci alla malinconia e ci siamo fatti forza dopo aver visto le morti e le battaglie in ospedali in piena solitudine.

Un anno contradditorio, dove le piccole cose sono diventate grandi e dove la privazione ci ha ridato un po’ di noi stessi con la consapevolezza che il dolore non sene andrà certo facilmente, le perdite lasciano dei vuoti facendo sentire a noi tutti il peso di questo anno.

Facendo squadra però abbiamo realizzato che possiamo affrontare gli eventi anche improbabili e improvvisi  senza passività. Nel tempo, saranno momenti come questi che daranno la certezza di aver veramente vissuto.

Auguro a tutti voi, di essere felici senza aspettare che la situazione cambi, nonostante tutto affrontando la Vita a Cuore aperto.

Luciana Loprete

Foto di Gruppo della sezione UICI di Catanzaro

Foto del coro delle voci bianche

Foto di Luciana Loprete e altre donne della sezione UICI di Catanzaro distanziate e con la mascherina sul viso

Foto scattata al monitor durante un meeting sulla piattaforma Zoom dove si vedono i volti delle persone in collegamento

Tombola!, di Gaetano Aquilino

Autore: Gaetano Aquilino

Come far vivere la magia del Natale ai bambini nonostante l’epidemia da coronavirus? L’idea del Coordinamento dei Centri di Consulenza Tiflodidattica nasce dal desiderio di ridurre le distanze in un momento così storicamente difficile. Perché la pandemia può fermare i contatti fisici, gli abbracci, i baci, ma non potrà mai raffreddare l’entusiasmo e i cuori di chi vuole stare assieme, e per farlo, esige di emozionarsi.

In uno scenario del tutto Natalizio, la nostra sede Nazionale si è vestita del suo miglior abito di festa. Alberi di Natale, doni, caramelle, tutto incarna lo spirito allegro e spensierato dei tempi migliori. Il pomeriggio, con inizio alle 17,30, si apre con il saluto del presidente Mario Barbuto e la voce di Linda Legname, nell’inedito abbigliamento da Babbo Natale che condurrà il gioco. Subito dopo le voci di Pietro Piscitelli, Rodolfo Masto, Nicola Stilla per un breve e affettuoso saluto, per cedere volentieri il passo alla dolce baraonda delle vocine di bambine, bambini, ragazze, ragazzi, mamme, papà, educatori che anche da lontano sanno farsi sentire calorosamente. Dopo un canto natalizi offerto da Franco De Feo inizia la tombola vera e propria. Allo scandire dei numeri seguono sempre vari scambi affettuosi, che, in un’emozionante connubio tra divertimento e felicità, vestono la giornata dei suoi connotati più idonei: quelli di una grande e unita famiglia. Ogni ambo, ogni terno, ogni singola vincita viene seguita da una breve presentazione dei piccoli partecipanti e dalla dimostrazione della più genuina delle emozioni senza filtri: la gioia! Il rumore dei numeri che gracchiano dentro il sacchettino, la voglia di vincere e la frenesia di scoprire il prossimo numero, che potrebbe essere quello vincente, lasciano scorrere il tempo forse troppo velocemente! I Centri di consulenza tiflodidattica, con un’organizzazione veramente impeccabile, sostengono i nostri bimbi e li aiutano nelle operazioni sia di gioco che di collegamento! Nel frattempo il primo giro è già finito e con esso i primi doni sono volati in ogni parte d’Italia, trasportati dal nostro babbo natale virtuale. La partecipazione è veramente totale: picchi di 500 accessi, più di 341 in gioco, tutta Italia stretta in un forte e caloroso abbraccio, che anche se virtuale, trasmette tutto il suo vigore! Il secondo giro di tombola è già diventato quasi un’istituzione, non ci sono più richiami all’ordine, solo partecipazione, concentrazione, letizia e urla di gioia quando serve! Dopo l’ultima tombola, i nostri bimbi, quasi presi dallo sconforto, non hanno la minima intenzione di scollegarsi. Ed ecco allora venire in loro soccorso un’edizione del tutto improvvisata del canzoniere: tre canzoni da indovinare, per ricevere altrettanti premi. Tre canzoni che poi diventano 5, 6. Perché, diciamocela tutta, neanche il nostro babbo natale ha intenzione di smettere di fare regali e le inventa tutte pur di continuare a stare con i suoi bambini. Alla fine, chi ha ricevuto i doni, chi no, ha un’unica grande consapevolezza: hanno vinto tutti, abbiamo vinto tutti! Grazie per questa grande esperienza, grazie per esserci reciprocamente in un mondo distante, ma che non potrà mai allontanarci! A testimonianza di ciò la serata si chiude coi nostri bimbi che, in un’unica grande voce intonano “tu scendi dalle stelle”! Un buon Natale, di gioia amore e “vicinanza” a tutti!

Vicenza – Autonomia conquistata con l’uso del POS, di Silvana Valente

Autore: Silvana Valente

Dal primo gennaio 2020 è entrata in vigore la normativa che prevede, ai fini di poter beneficiare della detrazione fiscale delle prestazioni sanitarie, che il pagamento delle stesse deve essere tracciabile. Poco male potremo dire, ma per un libero professionista non vedente ritrovarsi improvvisamente a scegliere e quindi a gestire un dispositivo preposto a ricevere i pagamenti elettronici, non è una cosa così banale. Perché? Ovviamente, per me, che certo non ero l’unica a non essere ancora dotata di un Pos proprio per la difficoltà a gestirlo in autonomia, sarebbe stato molto più semplice avere a disposizione un lasso di tempo per l’adeguamento in tal senso (3-6 mesi). Dunque, ho subito cominciato la ricerca. L’amico e collega A. C. mi ha consigliato di interpellare l’Invat (Istituto nazionale valutazione ausili e tecnologie), di cui non conoscevo l’esistenza. Ho contattato i referenti che si sono mostrati molto collaborativi, anche perché non ero stata l’unica a rivolgermi a loro per trovare un dispositivo dotato magari di sintesi vocale o di sistema di lettura braille.

Fortunatamente, un ragazzo che mi supporta nell’ambito informatico mi ha consigliato di contattare SumUp (società di pagamenti mobili), con cui lui si trova benissimo, sia perché vengono accettate per il pagamento tutte le varie carte bancomat e carte di credito, sia perché le commissioni dovute sono inferiori a quelle di una qualsiasi banca. Inoltre, qualora non mi fossi trovata bene, avrei potuto contare sulla possibilità di restituire il lettore carte entro un mese dall’acquisto. Oltretutto, non essendoci dispostivi nati con sintesi vocali, avrei potuto gestire il tutto ugualmente bene, sfruttando una app da installare sullo smartphone (disponibile per Android e ios). Inizialmente, per evitare di trovarmi in difficoltà, ho scelto l’apparecchio più completo, con la tastiera in rilievo e dotato di stampante per la ricevuta cartacea, quella a cui fa seguito la regolare fattura. Io non mi ero resa conto che non era quello il dispositivo che si può gestire con lo smartphone e dunque dovevo ogni volta farmi leggere il display dai pazienti, che, a volte complice l’età di taluni non sempre mi erano d’aiuto. Del resto, succede non di rado anche nei negozi che i cassieri aiutino i clienti nell’utilizzo dei tasti del lettore. Inoltre, qualche volta capitava, nell’orario di punta, che sul display comparisse la scritta «Attendere» e io non potevo accorgermi, come non potevo controllare se il pagamento andava a buon fine. Inutile dire che non era il caso di continuare ad avvalermi della consulenza dei miei pazienti.

Dopo aver testato varie possibilità, i referenti dell’Invat mi hanno confermato che avevo fatto bene ad orientarmi su SumUp, ma il lettore che avrei dovuto scegliere per gestirlo attraverso l’app dello smartphone era il dispositivo più semplice e non quello che avevo scelto io: per capirci, senza stampante e con tastiera touch ma a cui si può applicare una cover braille. Ho, dunque, provveduto ad acquistare il dispositivo più semplice nonostante fosse già trascorso il mese previsto per un eventuale sostituzione. Il referente di SumUp che ha seguito la mia pratica ha fatto prevalere l’aspetto umano, pensando a chi cerca ogni giorno di superare le difficoltà lasciando da parte le regole scritte sulla carta e di questi tempi direi che non è poco.

Ora sono diventata veloce e sicura anche nel ricevere i pagamenti tramite Pos, potendo avvalermi del voice over che vocalizza ciò che compare sul display dell’iPhone, insieme all’applicazione con cui utilizzo il lettore carte. Non nascondo però che non sarebbe male se ci si preoccupasse un po’ di più delle categorie di lavoratori svantaggiati.

Criticità di inclusione scolastica ed accessibilità digitale, di Stefania Leone e Marco Pronello

Autore: Stefania Leone e Marco Pronello

Fonte: www.fedman.it

Il tema dell’accessibilità digitale in ambito scolastico, non impatta solo sull’utilizzo di ausili tecnologici o accomodamenti ragionevoli per disabilità visive, ma anche per disabilità uditive, motorie, intellettive, relative a disturbi dello spettro autistico, nonché a pluriminorazioni. In questi mesi di emergenza, in cui l’uso dell’informatica nella didattica è stato fortemente incrementato, si è riscontrato che l’accessibilità degli strumenti scolastici presenta qualche luce, ma purtroppo ancora molte ombre. Ci si dimentica che, oltre agli alunni disabili, esistono genitori ed insegnanti con disabilità, che restano ancora quasi del tutto invisibili. Su questi aspetti ci siamo confrontati con alcuni addetti ai lavori, tra cui insegnanti di scuola secondaria, docenti universitari e docenti incaricati presso gli atenei per i corsi di sostegno, e una delle sensazioni comuni rilevate in situazione di disabilità è quella di sentirsi ai margini della vita dell’istituto scolastico. Nel collegio docenti, nei gruppi di lavoro, nei consigli di istituto e nelle commissioni d’esame; tra le principali motivazioni vi sono problemi nella scelta dei libri di testo, degli strumenti digitali di lavoro, delle piattaforme tecnologiche accessibili di meeting e didattica a distanza. Proviamo ad esaminare qualcuno di questi problemi.  

I libri di testo accessibili

Spesso, un rappresentante di una casa editrice che arriva in sala professori, non ha la versione accessibile dei testi e non comprende esattamente cosa significhi accessibilità. È dunque evidente che il primo gap è proprio la mancanza di competenze e di possibilità di verificare il prodotto, anche perché i tempi per la scelta sono ristretti e gli unici escamotage possibili sono l’aiuto dei colleghi o, qualora si conoscano personalmente gli autori, la richiesta diretta dell’invio del file in formato accessibile, ma tale soluzione non può essere definita accessibilità universale. Questi problemi ricadono a cascata sui genitori e sugli alunni con disabilità i quali, tra l’altro, non possono consultare preventivamente i testi e devono sperare che il prodotto acquistato sia fruibile tanto per la lettura, quanto per l’interazione con gli esercizi da svolgere. Proviamo a dare anche qualche parziale buona notizia: ad esempio, per le scuole secondarie si è attivato un progetto denominato “Scuolabook”, che consiste in un portale per acquistare ebook online , e si può fare anche riferimento a piattaforme mainstream come Kindle, ma purtroppo non sono tutte totalmente accessibili. Attualmente si sta sviluppando un nuovo sistema autorizzato dalla normativa vigente, secondo cui un docente non acquista il testo, ma può produrlo man mano tramite dispense. Il vantaggio è la possibilità di produrre il testo tenendo conto delle eventuali esigenze di accessibilità del docente e degli alunni, lo svantaggio sta nei costi, in quanto richiede grande dispendio di tempo e di risorse umane. Spesso le soluzioni, invece di essere affrontate a livello istituzionale, ricadono a livello associativo; ad esempio la commissione nazionale insegnanti dell’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) sta pensando di creare una banca dati con i testi già prodotti e questo progetto costituirebbe una buona prassi sia per l’accessibilità che per la non discriminazione nella professione dell’insegnamento. Si segnala inoltre un interessante progetto, a cura dell’Università di Torino, per gli studi di “matematica accessibile”: si tratta del laboratorio Polin, in cui vengono messi a disposizione degli studenti universitari, computer già forniti di tecnologie assistive e il “pacchetto accessibility”, software per la decodifica accessibile delle formule matematiche, compatibile con i  più comuni screen reader, ausili utilizzati da persone cieche o fortemente ipovedenti.  

I registri elettronici accessibili

Quando nacquero le prime piattaforme private all’inizio degli anni 2000, non c’era l’obbligo dell’uso del registro elettronico. In seguito all’obbligatorietà dello strumento, sono iniziati i problemi di accessibilità e usabilità. Qualche anno fa il MIUR (ora MI, Ministero dell’Istruzione) aveva aperto un tavolo tecnico con i principali gestori di piattaforme a livello nazionale e alcune associazioni di categoria, per l’adozione di una piattaforma comune che rispetti le norme sull’accessibilità. A tutt’oggi però, ogni istituto scolastico sceglie la piattaforma da adottare ed anche in questo caso le segnalazioni di inaccessibilità restano a carico del mondo associativo. Per esempio, in seguito a ripetute segnalazioni da parte di alcuni soci su problematiche con l’utilizzo di piattaforme sviluppate da Spaggiari e Argo, l’Associazione Disabili Visivi ONLUS (ADV) ha contattato i gestori, i quali si sono resi disponibili a risolvere i problemi, adeguando i prodotti già esistenti al tipo di problema e di disabilità. Tali soluzioni, effettuate a posteriori, non sono mai totalmente risolutive ed inclusive e risultano “toppe”, che lasciano sempre aperti altri problemi: rendere accessibile un prodotto vuol dire riprogettarlo alla radice, in modo da renderlo universalmente utilizzabile. Esistono differenze nell’accessibilità di una piattaforma digitale, a seconda della tipologia di utente che la utilizzi in compilazione o in consultazione. Per fare un esempio tecnico tra i tanti, un insegnante non vedente che debba inserire gli argomenti svolti e i compiti assegnati giorno per giorno, può trovarsi nell’impossibilità di completare il lavoro a causa della difficoltà di inserire la data nel registro digitale, perché il campo relativo non è digitabile o non è correttamente etichettato. In un periodo come quello di lockdown dovuto all’emergenza Covid-19, il problema è aggravato da forti difficoltà per insegnanti che lavorano a distanza, senza il supporto di colleghi o familiari in grado di risolvere eventuali impedimenti tecnici. Un buono stimolo affinché le scuole adottino un registro digitale accessibile, potrebbe dipendere dall’ottenimento di finanziamenti da parte del Ministero, dei Comuni e delle Regioni, a seguito di un buon rapporto annuale di valutazione RAV, a cui gli istituti scolastici sono sottoposti. Si tratta del giudizio degli stakeholders quali genitori, studenti e insegnanti, sul livello di gradimento dei servizi offerti dall’istituto scolastico, tra cui rientra ovviamente l’accessibilità e l’usabilità del registro digitale.  

La didattica a distanza

Le piattaforme utilizzate per la didattica a distanza sono numerose; tra quelle maggiormente diffuse citiamo Moodle con Gsuite, Zoom e  Skype, che  hanno una  fruibilità  accettabile, mentre    per i webinar e i convegni, vengono molto utilizzate Microsoft Teams, Cisco meeting e Google meeting, che risultano più facilmente  gestibili tramite dispositivi mobili. Nell’ultimo periodo c’è stato un incremento dell’accesso a tali piattaforme da parte sia dei genitori che dei figli, con molte difficoltà per alcune categorie di persone con disabilità gravi, intellettive e con pluridisabilità. In alcuni casi, con sorpresa, la didattica a distanza è stata un valore aggiunto: è il caso di ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico, che hanno un rapporto preferenziale con la tecnologia, che consente loro di godere di quell’isolamento che in aula si cerca di minimizzare. Va sottolineato però che la didattica a distanza non può essere sostitutiva della didattica in presenza, perché impedisce la relazione, il contatto e l’empatia. Per le disabilità gravi, anche in caso di una piena accessibilità, l’isolamento costituirà sempre un gap, in modo particolare per le famiglie meno “tecnologiche”, o comunque che senza un supporto esterno si trovino a dover sopperire a una serie di problemi di gestione della persona con disabilità per tante ore, senza tempi di riposo e di recupero. Il ministero, nell’ambito del piano nazionale di formazione triennale 2017-2019, utilizzando  i fondi europei, ha formato  più di 3000 coordinatori ed esperti di tecnologie assistive, di sostegno presso le scuole; la piattaforma utilizzata dagli enti formatori “Sophia”, pur essendo stata dichiarata accessibile, ha creato problemi di inaccessibilità in quanto  diverse  piattaforme adottate dagli enti formativi,  o i software collegati a Sophia non lo sono e dunque tutta la tecnologia è stata resa inaccessibile. Come fare dunque per risolvere tutte queste problematiche? Si può ricorrere a diversi strumenti che permettano a tutte le persone interessate di tutelarsi, a cominciare dagli strumenti giuridici. Ricordiamo infatti che la necessità di disporre di strumentazione accessibile è disposta da alcuni provvedimenti legislativi, come la ben nota legge Stanca (L. n.4/2004), che ha un articolo dedicato proprio al materiale didattico e formativo utilizzato nelle scuole di ogni ordine e grado, ai libri scolastici e agli strumenti di lavoro anche a distanza, rispetto ai quali deve essere garantita l’accessibilità anche per le persone con disabilità. Ai provvedimenti esistenti se ne aggiungeranno altri, quale la direttiva UE nota come European Accessibility Act, che a partire dal 2025 entrerà in vigore anche in Italia e verrà estesa a tutti i soggetti pubblici e privati (ad eccezione delle micro imprese). Secondo tale direttiva infatti, non potranno essere immessi sul mercato europeo prodotti e servizi che non siano accessibili; ci si riferisce quindi non solo di personal computer, ma anche di strumenti come pos bancari, e-commerce, libri digitali, registri elettronici, e qualsiasi servizio digitale, che dovrà rispettare le regole tecniche delle WCAG 2.1, Web Content Accessibility Guidelines, emanate dal W3C per l’accessibilità e usabilità digitale. Infine, si può ricorrere sempre e comunque ad un procedimento anti-discriminatorio ai sensi della legge 67 del 2006 contro le discriminazioni ai danni delle persone con disabilità, che quasi sempre costituisce lo stimolo giusto per prestare all’accessibilità degli strumenti digitali, scolastici e non solo, la dovuta attenzione.

Il volontariato nei tempi del covid e Univoc di Benevento, di Clelia De Falco

Autore: Clelia De Falco

L’anno 2020 sarà ricordato come quello in cui il Coronavirus avrà chiarito all’umanità il concetto di abbattimento delle barriere. Purtroppo è strano a dirsi, ma è così. Il Covid 19 ha cambiato il mondo, sconvolto abitudini e famiglie, minato equilibri e cannibalizzato l’attenzione man mano si diffondeva, causando criticità in ogni ambito e mostrando tutte le fragilità organizzative, strutturali e reattive dei sistemi governativi, provando che non è il potere dei grandi e la sete di ricchezza a contare, bensì l’essenziale, poiché basta solo una piccola particella di genoma per fermare tutto il mondo. Ha attecchito ovunque, senza barriere, senza preconcetti o snobismo, e rallentato drasticamente l’economia mondiale, ma non ha mai fermato la solidarietà. La solidarietà infatti, come la filiera alimentare e i trasporti, non ha subito alcun rallentamento, mostrandosi come un bisogno essenziale, Indispensabile come respirare, soccorrendo e salvando milioni di vite, e aggregando task force di volontari, determinati al compimento di quella missione sintetizzata in auto muto aiuto. Durante la fase 1 e 2 anche l’Univoc di Benevento è stata costretta a bloccare le attività avviate, e che stavano a cuore a molti Soci della Unione Ciechi di Benevento, come gli incontri settimanali presso il centro del volontariato sul movimento consapevole e sulla ginnastica posturale, o come la gita nella natura dell’oasi WWF a Pannarano. Nelle fasi più restrittive del lockdown, si è attivata presso gli assessorati delle politiche sociali, del volontariato e presso il comando dei vigili urbani, per reperire e distribuire più volte ai soci in difficoltà, le mascherine chirurgiche che in quei giorni era quasi impossibile trovare. È stato frustrante assistere al senso di paura e sospetto dei tanti che fino a poco prima non esitavano a farsi sostenere, ma comprendendo il loro stato d’animo, abbiamo provato ad affiancarli diversamente, con telefonate e suggerimenti sul distanziamento e sulla sanificazione degli oggetti e della casa. L’incertezza del futuro sulla situazione pandemica, non ci consente una pianificazione chiara delle attività. Tanta è la paura che ancora riscontriamo nei non vedenti, specie nei più anziani, che giustamente aprono le porte di casa con reticenza, sacrificando molte necessità per timore di un contagio. Non pensavamo di rallentare così drasticamente e ne abbiamo sofferto, specialmente perché avevamo ricominciato da poco e l’entusiasmo unito alle tante idee in programmazione risultavano una ottima combinazione per raggiungere risultati ambiziosi. Comunque, non ci siamo fermati. Abbiamo solo modificato l’affiancamento attenendoci alle disposizioni di legge. Sostenere il bisogno dell’altro è senso civico ed equilibrio e dove c’è equilibrio c’è l’armonia che abbatte ogni differenza, un po’ come un piccolo sistema solare, che con il calore della stella riscalda tutti i pianeti, indifferente alle loro diversità e attenta solo a mantenerli vivi e in orbita con la forza di gravità. I cultori della solidarietà, come le associazioni di volontariato, non possono fare a meno dell’energia che ne traggono e non temono il Covid. Consapevoli di combattere contro un nemico invisibile, ci adegueremo all’evolversi dei tempi e delle conquiste che solo uniti otterremo, sicuri di essere dalla parte della ragione. Riusciremo a superare questa criticità chiamata Coronavirus, grazie alla rete di scienziati scesi in campo, grazie alla forza della solidarietà e allo spirito umano, in quanto essere vivente, che magari può piegarsi al cospetto di un parassita come il Covid 19, ma non si spezzerà mai. Torneremo più forti di prima e il Tempo, da sempre galantuomo, lo dimostrerà.

Brescia – Lavorare al tempo del COVID-19. Fatti, pensieri, emozioni, di Irene Panighetti

Si fa presto a dire smart working, o, meglio, lavoro agile, ma poi, nel metterlo in pratica, quanti problemi, che per noi ipo o non vedenti si amplificano. Le difficoltà, ma anche le opportunità di questo modo di lavorare da casa, sono state affrontate nell’incontro promosso da Fabio Fornari, il responsabile lavoro della sezione di Brescia, che il 4 dicembre ha organizzato on line “lavorare al tempo del Covid-19. Fatti, pensieri, emozioni”. Proprio le emozioni sono state le protagoniste, soprattutto nelle parole di chi ha portato la propria testimonianza di lavoratrice o lavoratore che magari dal marzo scorso lavora dalla propria dimora. Come Fabio stesso, che, ha raccontato, nei primi mesi non ha fatto granché e che quindi consiglia di tornare in ufficio non appena ci sarà la sicurezza per farlo: “il lavoro agile ha dei vantaggi ma anche dei problemi – ha spiegato – come per esempio la creazione di un effetto capanna, cioè la non voglia di uscire di casa. Ma le relazioni, il contatto diretto e non mediato da uno schermo sono fondamentali, soprattutto per chi ha disabilità visiva”.

Grintosa la testimonianza di Laura, che lavora per il Comune di Brescia da quasi 23 anni e che, dopo gli inizi difficili, ha imparato la pazienza “e l’autoironia – ha sottolineato – con fatica ma con la decisione di non mollare mai. Mi sono formata, ho partecipato e ho dimostrato che, se messa in condizione di farlo, una persona con disabilità è una risorsa per l’azienda o per l’ente che, se conosce le potenzialità di un non vedente è più facile che ne assuma altri”. Con tanta voglia di fare e di tornare in ufficio anche Daniela, che da centralinista oggi ha un incarico di livello superiore all’Università di Brescia. Meno fortunata Loredana che ha raccontato dei suoi anni di mobbing e dei suoi problemi di oggi nel recarsi sui luoghi dove può fare dei lavori manuali.

Sono solo alcune delle presenze che hanno animato l’incontro durante il quale si è messo a disposizione per suggerimenti e aiuto Giuseppe Fornaro, del consiglio nazionale dell’Unione. “Ho iniziato come centralinista e oggi sono responsabile della gestione dei dati di un’azienda: questo dimostra che noi ipo o non vedenti siamo in grado di competere e di essere produttivi se messi nelle condizioni per farlo. Per esempio se ci viene data una postazione idonea, per la quale ci sono finanziamenti previsti dalle leggi. Ma se un datore di lavoro non capisce e lede i nostri diritti dobbiamo farli valere noi, tramite il sindacato, le Rsu e le norme contro le discriminazioni, che esistono e che noi per primi dobbiamo conoscere per farle mettere in atto”.

Catania – Ciao Maestra Liboria, di Mattia Gattuso

Autore: Mattia Gattuso

Viandante, sono le tue orme
la strada, nient’altro;
Viandante, non sei su una strada,
la strada la fai tu andando.
Mentre vai, si fa la strada
e girandoti indietro
vedrai il sentiero che mai
più calpesterai
”.

A. Machado

Ci sono persone che si dimenticano presto, che non lasciano impronte del proprio passaggio su questa terra. Altre, invece, sono destinate a rimanere benevolmente nella memoria di coloro che le hanno conosciute. Una di queste era la nostra Liboria Maurello. La maestra dei ciechi catanesi. La maestra della scuola elementare dell’Istituto per ciechi di Catania prima, e dopo la deistituzionalizzazione, della scuola elementare statale XX Settembre. Decine di bambini ciechi hanno imparato il Braille, e non solo, grazie a lei acquisendo inconsapevolmente anche parte della sua bontà e generosità. Mi risulta fosse socia dell’Unione Italiana Ciechi da una sessantina d’anni. Non vedente anche lei, nata a Lucca Sicula nel 1952, da piccola ha studiato presso l’Istituto Florio e Salamone di Palermo per poi trasferirsi a Catania dove ha lavorato per decenni con e per ciechi. L’ultima delle numerose e frequenti volte che ci siamo sentite è stata il 22 novembre scorso. Il 25 mi è giunta l’improvvisa dolorosa notizia della sua repentina morte, e non per COVID. Ha vissuto per decenni lontana dal fratello e dalla sua famiglia, trasferitosi all’estero per motivi di lavoro portando con sè i genitori, ma con il quale aveva un legame cosí forte da adattarsi da pochi anni all’uso di uno smartphone per interagire meglio con lui, con la cognata e con nipoti e pronipoti.  Il prossimo Natale, COVID permettendo, sarebbe volata da loro, come faceva ogni anno, ma se ne è andata improvvisamente.  Fará lo stesso un lungo viaggio per raggiungere le spoglie dei propri genitori e riposare accanto a loro . Mi risulta che molti di noi la conoscessero: mi piace ricordarla tramite il nostro e suo giornale informando chi fosse interessato che le esequie saranno celebrate venerdì 4 dicembre p.v. alla chiesa della Consolazione a Catania. Ciao Maestra.