Il DVD del film di Silvio Soldini Per altri occhi è uscito per Feltrinelli, Redazionale

Autore: Redazionale

E’ finalmente uscito il DVD del film PER ALTRI OCCHI! Avventure quotidiane di un manipolo di ciechi di Silvio Soldini e Giorgio Garini, disponibile presso tutte le librerie Feltrinelli.

Nelle sale del Museo Tattile Statale Omero sono state girate alcune scene del film, che coinvolge un gruppo di non vedenti impegnati in attività apparentemente straordinarie ma per loro assolutamente normali.

Il celebre regista tratta con mano leggera, non priva di humor la vita di un gruppo di ciechi per sottolineare alcune potenzialità non incompatibili con la condizione di non vedenti, anche se stupefacenti. Li vedremo infatti impegnati in “imprese” sportive, prestazioni musicali ed artistiche nonché nell’esercizio di una vasta autonomia.
Una bella testimonianza per far conoscere al pubblico i risvolti di una condizione che spesso è ritenuta tale da impedire una vita piena.

Il film, che ha vinto il Nastro D’argento 2014 come miglior documentario, è edito da Feltrinelli Real Cinema, con libro aggiunto e audiocommento per non vedenti a cura di Cinema senza Barriere® by A.i.A.C.E.

E’ disponibile al costo di euro 17,90 presso tutte le librerie Feltrinelli.

SCHEDA FILM Per altri occhi
Regia e sceneggiatura: Silvio Soldini, Giorgio Garini.
Interpreti: Enrico Soso, Giovanni Bosco, Luca Casella, Felice Tagliaferri, Mario Santon.
Italia, 2013, col., 95.
Enrico fa il fisioterapista ma appena può scappa in barca a vela, Giovanni è un piccolo imprenditore con la passione dello sci e del godersi la vita, Felice è uno scultore che gioca baseball, Luca un musicista-fotografo, Loredana una centralinista-arciera, Mario è uno sportivissimo ex centralinista in pensione, Gemma studia violoncello e fa gare di sci. Altri occhi racconta le avventure quotidiane di un gruppo di persone non vedenti che vivono con una serenità, una passione e un coraggio tali da rendere le loro vite più ricche di tante altre.

LINK:
http://www.mostrainvideo.com/p.aspx
http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/per-altri-occhi/

Una risposta ai quesiti, a cura di Vitantonio Zito

Autore: a cura di Vitantonio Zito

D1- E’ possibile una sintesi delle attività dell’ I.Ri.Fo.R. utili ai non vedenti e agli ipovedenti?
R1- L’ I.Ri.Fo.R., da oltre 23 anni e quindi dalla sua “creazione”, opera, come è noto, con specifica competenza e con efficacia nel campo della ricerca, della formazione e della riabilitazione dei minorati della vista al fine di offrire loro l’autonomia e l’inserimento, con pari opportunità, nel contesto sociale e produttivo del paese.
L’istituto organizza corsi di alfabetizzazione informatica; di formazione ed aggiornamento per gli insegnanti di sostegno; corsi di mobilità; di preparazione agli studi musicali; corsi per l’attività motoria e sportiva; e di avviamento al lavoro con particolare riferimento alle nuove professioni;.
L’attività dell’ I.Ri.Fo.R. si sviluppa maggiormente presso le sedi regionali e provinciali dell’Unione per coinvolgere più facilmente i ciechi e gli ipovedenti di tutto il territorio nazionale.

D2- Quali sono gli effetti essenziali della legge 68/1999 sul diritto al lavoro dei disabili?
R2- La legge 68/1999, la più completa sul collocamento obbligatorio, dopo quindici anni dal varo non è stata ancora interamente applicata. Essa introduce nel nostro ordinamento un nuovo regolamento per il diritto al lavoro dei disabili, cambiando il sistema di collocamento obbligatorio. Al contempo favorisce la promozione dell’inserimento lavorativo dei minorati mediante servizi di sostegno al collocamento mirato; ed in particolare:
* l’introduzione di nuovi criteri per le assunzioni obbligatorie, prevedendo la chiamata nominativa da parte dei datori di lavoro quando le aziende occupano da 15 a 35 dipendenti;
* l’istituzione delle convenzioni, al fine di favorire l’inserimento mirato;
* la possibilità di consentire alle cooperative sociali la stipula di convenzioni utili all’integrazione dei disabili;
* la creazione di un nuovo sistema sanzionatorio e di un fondo regionale per il finanziamento dei programmi d’inserimento lavorativo e dei relativi servizi,
* il diritto di partecipazione ai concorsi per il pubblico impiego mediante l’ausilio delle nuove tecnologie informatiche necessarie per lo svolgimento degli esami al fine di poter concorrere in condizione di parità con i normodotati.
La legge 68/1999 risponde perciò ai criteri essenziali che congiungono l’integrazione lavorativa e le inclinazioni alle professionalità dei minorati visivi.
D3- A che punto è l’iter della proposta di legge relativa alle modifiche della legge 113/1985 ?
R3- Le modifiche della legge 113/1985 sono state affidate ad un comitato ristretto della Commissione lavoro della Camera dei Deputati. A quanto è dato sapere tale comitato, l’ultima volta (dal momento in cui scriviamo) si è riunito il 28 maggio. Speriamo di poter dare informazioni migliori in avvenire.
D4- Quali modifiche sono state proposte al parlamento nella legge 113/85 concernente l’assunzione obbligatoria dei centralinisti telefonici ed il loro inquadramento professionale?
R4- La necessità di modificare la legge 113/1985, riguardante specificatamente i non vedenti e gli ipovedenti, è motivata da molteplici fattori di ordine legislativo e sociale, si pensi alla recente classificazione delle minorazioni visive delineata dalla legge 138/2001 e alle nuove figure professionali configuratesi a causa dell’evoluzione tecnologica che caratterizza il nostro tempo, nonché al nuovo contesto legislativo in materia di collocamento al lavoro dei disabili in cui primeggia la legge 68/1999, che nel ridefinire gli istituiti del collocamento obbligatorio, ha espressamente fatto salva, fra le altre, la legge 113/1985.
Il carattere di specialità di tale provvedimento, però, impone ancora più energicamente una modifica della disciplina dettata, per mantenerla al passo coi tempi e per non svilire la considerazione che il legislatore ha più volte mostrato nei confronti delle problematiche specifiche dei minorati visivi.
Nel corso della sua storia, infatti, la legge 113/85, ha consentito il collocamento al lavoro nel tempo a circa 15 mila centralinisti telefonici con reciproca soddisfazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, a riprova della bontà di un metodo di collocamento mirato generalizzato, in seguito, dall’art. 2 della legge 68/1999.
L’opportunità delle proposte di modifica di una legge che ha ben operato in passato, al punto che la stessa legge 68/1999 ha ritenuto di farla salva insieme alle altre leggi speciali per i non vedenti ed ipovedenti, risiede in diversi fattori.
In primo luogo, il continuo progresso tecnologico in questo settore ha richiesto radicali modificazioni alle postazioni dei centralini telefonici, che, in molti casi, hanno visto scomparire i tradizionali posto- operatore a vantaggio di dispositivi passanti o, comunque, di collegamento automatico.
In secondo luogo, l’estendersi del sistema concorrenziale fra i vari gestori di telefonia, ha reso praticamente nulla quella importante disposizione che prevede precisi obblighi di segnalazione e di intervento da parte dell’azienda di stato per i servizi telefonici in favore del collocamento dei centralinisti non vedenti ed ipovedenti.
La proposta di legge in esame tiene conto di tutti i fattori indicati e infatti, laddove si parlava di “centralinista non vedente”, si parla, nel nuovo testo, di “operatore della comunicazione minorato della vista con le qualifiche equipollenti”. Ciò armonizza la disciplina con il dettato del Decreto del Ministro del lavoro 10 gennaio 2000 che, come è noto, ha individuato nuove qualifiche professionali equipollenti a quella di centralinista telefonico, ai sensi del disposto dell’art. 45 comma 12, della legge 144/1999.
Quella che può immediatamente sembrare una differenza nominale, rivela invece da un lato la coscienza di una realtà in cui le qualifiche e le tipologie di attività richieste vengono prepotentemente influenzate dal progresso tecnologico in atto ed in continua e costante evoluzione, e dall’altro la consapevolezza che la minorazione visiva, pur nelle sue diverse gradazioni, è sempre di un’estrema gravità.
Il nuovo testo dell’art. 3 della legge 113/85 rappresenta invece la volontà di superare i fraintendimenti causati dalla normativa ancora vigente. Ed infatti, da un lato gli obblighi ivi previsti riguardano tutti i datori di lavoro pubblici e privati, superando in tal modo le distinzioni indicate dalla normativa vigente; dall’altro è di fondamentale importanza il fatto che nuovi criteri che hanno contrassegnato gli obblighi dei datori di lavoro tengano anche conto dell’evoluzione tecnologica del settore e prevedano la possibilità che la quota di riserva sia calcolata, in assenza di un tradizionale centralino telefonico provvisto di posto operatore, anche facendo riferimento a dispositivi passanti o ai derivati interni così come al numero degli operatori di call-center o di strutture similari.
Naturalmente viene confermato l’obbligo di computare i lavoratori assunti in base a tali principi nella quota di riserva fissata dal sistema generale del collocamento obbligatorio disciplinato dalla citata legge 68/1999.
Infine la proposta prevede una riformulazione dell’articolo 9 della legge 113/85 che assume un particolare rilievo.
Infatti, in armonia con le riforme in materia previdenziale, viene attuato il beneficio di 4 mesi di contribuzione figurativa per ogni anno di servizio effettivamente svolto per quanto concerne gli effetti in tema di calcolo per il trattamento pensionistico, sia con il sistema contributivo che con quello misto.
Tale misura, non comporta alcun aggravio di spesa, giacché, essa beneficia del vigente finanziamento della legge 113/85 la quale già garantisce adeguata copertura finanziari come confermato dalla circolare del Dipartimento della funzione pubblica del 18 settembre 1985 e dal decreto del Ministero del Tesoro del 4 aprile 1991.
D5- La riduzione dei posti di lavoro per i centralinisti telefonici e per i fisioterapisti ciechi ed ipovedenti diventa sempre più preoccupante. Come è possibile affrontarla?
R5- Per attenuare il disagio causato dalla riduzione dei posti di lavoro per i minorati della vista è necessario soprattutto accentuare la ricerca di nuove fonti di lavoro attraverso specifici studi di fattibilità, tuttavia per un risultato più proficuo, e soprattutto più immediato, sarà utile realizzare dei progetti operativi anche con la collaborazione dell’ I.Ri.Fo.R.
D6- Quali sonio gli obiettivi che l’ agenzia per la promozione del lavoro dei ciechi e degli ipovedenti si prefigge di realizzare?
R6- L’agenzia si prefigge di ottenere il riconoscimento di nuove figure professionali a livello regionale, fondate su specifici corsi di formazione e riqualificazione professionale come:
* perito fonico in ambito forense;
* Web developer;
* Archivista;
* Addetto al protocollo elettronico.
L’agenzia si propone inoltre di favorire la formazione continua da svolgersi sul posto di lavoro, o anche a distanza, soprattutto per quelle discipline che si prestano a tale modalità d’insegnamento.
Un altro obiettivo dell’agenzia è quello di avviare una più concreta collaborazione con le associazioni imprenditoriali, come la confindustria, la confartigianato, confcommercio, ecc., per un confronto concreto e costruttivo ai fini dell’ampiamento dello spettro occupazionale dei minorati della vista.

Centro di Documentazione Giuridica: Conversione in legge del decreto legge 66 del 24 aprile 2014, a cura di Paolo Colombo

Autore: a cura di Paolo Colombo

Il decreto legge 66 del 24 aprile 2014 è stato convertito in Legge n. 89 del 23 giugno 2014 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l’adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria (G.U. 23 giugno 2014, n. 143)”.
Con tale strumento normativo le amministrazioni sono state autorizzate anche a ridurre del 5% gli importi dei contratti in essere per beni e servizi, al fine di raggiungere gli obiettivi di riduzione della spesa pubblica loro assegnati.
Purtroppo, il Governo per individuare i beni e i servizi oggetto dell’intervento si è basato sui codici del Siope (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici) sistema di rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti effettuati dai tesorieri delle p.a., gestito dalla Ragioneria generale dello stato, che rileva come i soldi pubblici sono materialmente spesi.
Utilizzando tale sistema sono finite tra le voci da tagliare anche i codici Siope riferiti a contratti di servizio per trasporto, contratti di servizio per smaltimento rifiuti, nonché cosa che riguarda da vicino le nostre istituzioni anche le rette di ricovero in strutture per anziani/minori/handicap ed altri servizi connessi, mense scolastiche, e servizi scolastici.
Includere le rette per disabili ricoverati tra le spese per «servizi intermedi», cioè relative a fabbisogni dell’ente e non della comunità amministrata è certamente una grave ingiustizia. Si tratta infatti di servizi e di beni che sono, con ogni evidenza, rivolti esclusivamente e direttamente a beneficio dei cittadini per giunta svantaggiati.
La manovra, di spending review, pur qualificata come revisione della «spesa improduttiva» ha finito quindi, ancora una volta, per ridurre le prestazioni che la pubblica amministrazione deve assicurare alla comunità amministrata.
I tagli indistinti, che si prevedono con l’applicazione del decreto 66, purtroppo mettono sullo stesso piano la carta per le fotocopie e i servizi ai disabili o minori.
Va segnalato, comunque, tenuto conto del tenore letterale dell’art. 8 (“sono autorizzate” ) che il decreto attribuisce, ex lege, alla P.A. il potere – facoltà di ridurre del 5%, unilateralmente, l’importo originariamente pattuito come corrispettivo per l’acquisto di forniture e servizi, prevedendo di contro che il committente possa recedere senza penali entro trenta giorni dalla comunicazione.
Si auspica, quindi che la sensibilità delle P.A. prevalga nei casi in cui i destinatari finali del servizio siano i disabili.
Fondamentale sarà, ancora una volta, il ruolo delle nostre istituzioni locali nel relazionarsi con la P.A. per valorizzare la specificità qualitativa dei servizi offerti alla categoria dei disabili visivi.
a cura di Paolo Colombo (coordinatore del Centro di Documentazione Giuridica)

Una bussola per orientarsi- Imparare e insegnare a fare facendo, di Angelo Fiocco (terza e ultima parte)

Autore: Angelo Fiocco

(terza e ultima parte)
Eccoci al terzo ed ultimo appuntamento con il dott. Angelo Fiocco-tiflologo e Presidente dell’Istituto per Ciechi L. Configliachi di Padova-che ci accompagnerà ancora una volta nel mondo dei sensi vicarianti, suggerendoci qualche utile strategia per favorire nei bambini con disabilità visiva lo sviluppo e l’utilizzo delle risorse insite nel patrimonio genetico dell’essere umano, al fine di imparare a conoscere l’ambiente che li circonda.
Chi ha testato le facoltà percettive in suo possesso seguendo le indicazioni proposte (ma anche sperimentando altri accorgimenti se li ha trovati, dato che esse non hanno alcuna pretesa di unicità), forse si starà domandando quali strategie adottare per sollecitare convenientemente il piccolo che non vede a identificare le proprie, a consolidarle e a divenirne padrone. Siccome temo le risposte concluse e conclusive, le soluzioni “prêt à porter” e i tecnicismi spacciati per certezze, provo a formulare in modo conciso alcune proposte operative maturate grazie alle osservazioni compiute sul campo e condivise da un gruppo di educatori, genitori e bambini ciechi oggi cresciuti che nel Veneto si confronta da anni.
E’ indispensabile offrire al piccolo occasioni di percepire che ci risultino essere gratificanti per lui, tenendo presente che:
– tali sono state in genere le sue esperienze prima di venire alla luce;
– benché bisognoso di tutte le cure e le attenzioni dovutegli in quanto individuo in fase di adattamento alla vita, già alla nascita egli è in grado di operare discriminazioni funzionali al proprio sé (allattiamolo prematuramente col biberon anziché al seno, o diamogli un succhiotto diverso dall’abituale e sentiremo che musica!…);
– quello che gli studiosi definiscono “campo percettivo” non è costituito da una somma indefinita di elementi sensoriali, bensì da oggetti ed eventi che rivestono per il singolo valori soggettivi importanti;
– ogni azione che compiamo nei suoi riguardi – ciò vale per tutti i bambini – è portatrice di messaggi aventi funzione educativa; sta perciò a noi far sì che tali azioni concorrano alla costruzione sia della sua personalità, sia delle abilità necessarie ad esorcizzare i condizionamenti del deficit.

La compensazione comunicativa e strumentale del contatto visivo con quello uditivo è d’obbligo, essendo quest’ultimo il solo che segnali a chi non vede, anche a distanza, la nostra presenza. Meno immediato rispetto al primo, che può consentire la simultaneità dell’interazione tra due o più soggetti, esso comporta il ricorso alla voce nelle sue svariate sfumature e alle parole, la cui valenza molto dipende dall’intonazione con la quale vengono pronunciate. (Si pensi a titolo esemplificativo ai diversi significati che possiamo attribuire al termine “ancóra” a seconda di come lo articoliamo: incoraggiamento, richiesta di iterazione, stupore, rimprovero, ecc..)
Il contatto fisico è chiamato ad assumere un ruolo che va oltre gli atti legati all’accudimento e alle espressioni appartenenti alla sfera affettiva (coccole, abbracci, contenimento, ecc.). Ad esso, infatti, dovrà essere affidata la maggior parte degli interventi volti a trasmettere il senso e il gusto del fare, quest’ultimo inteso quale atto o insieme di atti finalizzati a raggiungere uno scopo predefinito.
Poiché il deficit visivo totale o grave preclude la possibilità di avvalersi dell’imitazione diretta, all’adulto compete non soltanto proporre al bimbo dei modelli di comportamento che lo stimolino ad appropriarsene e lo orientino verso forme di imitazione differita, ma anche condurlo a scoprire, a comprendere e ad assimilare i gesti che non può replicare imitando. Impugnare, allacciare, indossare, abbottonare, piegare, avvolgere, riempire, capovolgere, sparpagliare, infilare, infilzare, premere, spremere, plasmare sono una minuscola parte delle operazioni il cui apprendimento spontaneo è impedito dall’assenza della vista e che dovranno quindi essere insegnate partendo dalle attività manuali più semplici.
Il riconoscimento degli oggetti e delle forme non può che avvenire tramite l’esplorazione tattile. Normalmente i bambini amano toccare, e toccare è la prima modalità di approccio alla realtà fisica che l’individuo attua deliberatamente per sentirsene parte e, in seguito, adattarla ove possibile alle proprie esigenze. Non essendo però il tatto senso “a distanza”, ad esso sfugge tutto quanto non si trova alla sua portata; pertanto l’adulto, una volta certo che il piccolo reagisce correttamente alle sollecitazioni propostegli, dovrà avere l’accortezza di guidarlo ad esplorare l’oggetto sia posando leggermente le proprie mani sulle sue, sia dandogli suggerimenti verbali riguardo ai movimenti da compiere per individuarne forma e attributi, considerando che le proprietà esplorative del tatto si attivano solo se le mani sono in movimento.
Il traguardo forse più significativo da perseguire durante la prima infanzia è tuttavia rappresentato dalla comprensione dei rapporti tra sé e lo spazio e del loro modificarsi conseguente ai movimenti compiuti, nonché dall’organizzazione dello spazio secondo le proprie necessità: infatti, il bambino privo della vista ne avverte sì l’esistenza, testimoniata dalle sonorità tipiche di ciascun ambiente interno ed esterno, ma non è in condizione di relazionarsi con esso fintantoché culla, box e contenitori simili lo costringono al contatto con le medesime cose, all’inattività e alla noia. Avviare il piccolo all’esplorazione tattile-uditiva quale strumento privilegiato per conoscere l’ambiente e interiorizzarne i dettagli è dunque un passaggio obbligato, ricco di sorprese emozionanti tanto per lui/lei quanto per chi lo guida.
Quando iniziare?
Nei momenti in cui il piccolo non è “contenuto”, osserviamo come reagisce ai nostri richiami e ai segnali che siamo presenti mentre ci avviciniamo o ci allontaniamo: lo capiremo dall’interesse che manifesta con vocalizzazioni probabilmente insolite e dai pochi gesti che, sebbene non ancora opportunamente coordinati, già gli sono usuali per esprimere curiosità e desideri.
Se i suoi primi tentativi di “gattonare” ci paiono troppo faticosi, aiutiamolo per qualche breve tratto accompagnando discretamente con le mani i movimenti ora delle braccia ora delle gambe, come del resto si fa con tutti i cuccioli d’uomo che stanno per avventurarsi alla scoperta del mondo. Ci accorgeremo che non tarderà a ripeterli di sua iniziativa e, procedendo per gradi, potremo invitarlo a raggiungerci attirando la sua attenzione con un giocattolo sonoro che gli è particolarmente gradito e così via.
Allorché avrà acquistato la forza per assumere la stazione eretta lo farà spontaneamente, e di lì a poco prenderà a trotterellare per casa.
D’ora in avanti il suo campo percettivo si amplierà via via che egli andrà affinando la capacità di discriminare gli input sensoriali esterni e la competenza nell’associarne tra loro i riscontri e decodificarli in informazioni plausibili sulla realtà che lo circonda. Si tratta, come dicevo, di operazioni abbastanza congeniali ai disabili visivi, i quali però imparano a servirsene in un arco temporale dilatato. Perché allora non anticipare l’acquisizione di questa competenza, che per lo più rafforza nel bambino la sicurezza di sé e accelera lo sviluppo dei processi cognitivi?
Perché non approfittare dei momenti dedicati al gioco per coinvolgerlo in esperienze di esplorazione tattile-uditiva che lo motivino a conoscere, ad osservare e ad agire?
Potremmo per esempio metterci a ginocchioni o seduti di fronte a lui a distanza ravvicinata e:
– chiedergli di raggiungerci e, in seguito, di indicare con la manina dove siamo;
– tendergli un oggetto riconoscibile al rumore nominandolo, invitarlo a prenderlo e gratificarlo con un “bravissimooo!” quando lo avrà afferrato (rinviare la proposta ad altra occasione qualora stenti a dirigere bene la mano);
– chiedergli di trovare nel cesto dei giochi la palla che suona e di darcela;
– ripetere in un momento diverso il gioco sedendoci al suo fianco e, successivamente, sdraiandoci supini in modo che lui si trovi all’altezza del nostro bacino, affinché colga il cambio di provenienza della nostra voce.
E ancora:
– invitarlo a raggiungerci dopo aver aumentato la distanza che ci separa;
– quando si sarà fatto più agile nel camminare, incitarlo a seguirci, dapprima percorrendo traiettorie diritte, poi variando la direzione, uscendo dalla stanza, senza mai interrompere il contatto uditivo;
– parlargli stando fermi in un angolo della stanza o tra due mobili, così che possa avvertire come le due pareti o lo spazio chiuso su tre lati condizionano il suono della nostra voce;
– fargli quindi prendere il nostro posto e chiamarlo dopo avergli suggerito di rispondere “sono qui”, in modo che senta il suono della sua voce in quella posizione;
– agitare per aria un giocattolo sonoro con l’invito a prenderlo, verificare se tende le manine nella giusta direzione e abbassarlo fino a consentirgli di afferrarlo;
– introduciamolo all’uso delle espressioni topologiche (vicino/lontano, dentro/fuori, sotto/sopra, in basso/in alto e, più tardi, davanti/dietro, destra/sinistra, ecc.), facendogli sperimentare i relativi concetti;
– sulla base dei progressi che andrà compiendo, invitiamolo a dirci la sua posizione rispetto a noi, la nostra rispetto a lui, dove sono la porta e la finestra, dove si trova il suo giocattolo preferito, ecc..
L’obiettivo a lungo termine, da conseguire cioè nell’età compresa tra gli 8 e i 10 anni, è la capacità da parte del bambino di costruire spontaneamente la rappresentazione mentale dei luoghi conosciuti e del tragitto circostanziato da compiere per spostarsi da un ambiente ad un altro, vere e proprie mappe da descrivere verbalmente su richiesta (andare dalla cucina alla camera da letto, dall’ingresso di casa al garage, dal cancello al soggiorno, dall’aula ai servizi igienici, ecc.).

Crescere un figlio che vede può apparire più facile che crescerne uno che non vede, ma quando un giorno questo ci dirà “Ho visto la neve” o “Domani vedrò la nonna” crediamogli, perché vedere è anche un processo mentale, e saremo cresciuti di nuovo pure noi.

Angelo Fiocco
Tiflologo, specializzato nell’insegnamento agli alunni disabili visivi

La replica di Penelope, di Carmen Romeo

Autore: Carmen Romeo

Chiunque abbia letto l’articolo che apre il numero di Giugno del mensile “Kaleidos”, rivista al femminile dell’U.I.C.I.”, di sicuro sorriderà perché questo mio modesto commento rappresenta appunto una veemente replica a quanto affermato dalla Beard. Qui di seguito citerò qualche esempio atto a sfatare quanto espresso nell’articolo: “Fin dal tempo di Omero le donne vengono zittite”; nulla di più sbagliato. Ad ulteriore riprova della tesi contraria vorrei citare un evento culturale del 16/4 U.S. al quale ho avuto il piacere di assistere al Teatro Greco di Siracusa in occasione della celebrazione del centenario dell’Inda (Istituto dramma antico) dal titolo “Verso Argo”. L’originalità di questo testo elaborato da Eva Cantarella, famosa giurista e scrittrice grecista, che ha legato brani di diverse opere classiche di autori come Omero, Eschilo, Euripide e Gorgia da Lentini,consiste nel dare voce alle troiane: tra monologhi e cori si sono alternate Andromaca, Cassandra, Ecuba e perfino la tanto vituperata Elena che,pur rese schiave e incatenate,furono profondamente libere nel pensiero e nell’eloquio. Concludendo la parentesi classica e ritornando al nostro articolo,ditemi che genere di argomentazione è,che al Parlamento afgano si spengono i microfoni quando parlano le donne? Ma dov’è il Presidente che dovrebbe garantire la procedura di legalità e le pari opportunità? E che genere di proporzione è quando si dice che in un Parlamento, maggiore è il numero delle donne e minore è il potere espresso dallo stesso e poi, stranamente, fanno eccezione la Svezia e la Finlandia? A me sembra normale che una giovane democrazia faccia più fatica a decollare rispetto a delle democrazie più consolidate e questo non dipende certo dal numero di donne o di uomini che ne fanno parte. E che dire dei compassati parlamentari inglesi, che come indisciplinatissimi adolescenti, intimano alle colleghe di “chiudere il becco”?
Che lo chiudessero loro…
Concludendo voglio accennare al tema dell’autorevolezza, certo la Beard ha dimenticato di menzionare l’inossidabile Cancelliera Angela Merkel che tiene testa a molti colleghi Premier europei dell’altro sesso,assoggettandoli alla propria leadership. Ricordo altresì la figura di Nilde Iotti, che per circa un ventennio ha ricoperto ruoli istituzionali di grande rilievo. In quanto alla tonalità di voce più o meno stridula la Beard sicuramente non ha mai assistito ad un comizio di Susanna Camusso, che non ha proprio nulla da invidiare a un qualunque collega del Sindacato dei metalmeccanici,sia per le argomentazioni che per il timbro di voce per niente stridulo.
Carmen Romeo
Componente Commissione Nazionale
Pari Opportunità

Catanzaro: “L’Europa e i giovani”, incontro di formazione all’UICI di Catanzaro, di Salvatore Ferragina

Autore: Salvatore Ferragina

Formazione e integrazione. Queste le parole d’ordine al centro del seminario formativo organizzato dal’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Catanzaro. L’incontro ha visto coinvolti i giovani soci e i volontari del servizio civile che, moderati dal Presidente Luciana Loprete, hanno interagito in una diretta radiofonica nazionale sul tema “l’Europa e giovani”.I ragazzi hanno potuto ascoltare le esperienze di studio e di lavoro vissute all’estero dai loro coetanei ciechi e ipovedenti, i quali nonostante le difficoltà dovute alla loro disabilità hanno trovato la forza e il coraggio di mettersi in gioco e di non privarsi di un’esperienza di crescita come quella offerta da un Erasmus.
Il seminario è stato soprattutto un’occasione di confronto tra i diversi modelli d’inclusione, un modo per registrare i ritardi del nostro Paese in materia di accessibilità e godibilità dello spazio pubblico da parte di chi vive una condizione di disabilità, la quale troppo spesso viene confusa con l’handicap che è invece la condizione di svantaggio sociale che potrebbe essere drasticamente ridotta con adeguate politiche di welfare.
Il confronto con il mondo universitario di paesi come Spagna, Francia e Olanda ha evidenziato le disparità esistenti con gli atenei italiani per quanto riguarda la digitalizzazione dei testi di studio e i servizi dedicati agli studenti disabili. L’incontro si è chiuso con le domande dei ragazzi desiderosi di conoscere le modalità di partecipazione ai programmi Erasmus e con l’annuncio da parte della direzione Nazionale Uici di una giornata di formazione nel mese di settembre che mirerà a fare luce sui fondi e i percorsi di studio in ambito europeo.
Salvatore Ferragina

 

Il sogno di Omero, di Emiliano Aiello

Autore: Emiliano Aiello

Mi chiamo Emiliano Aiello, nel 2009 vi chiedevo un aiuto per poter reperire volontari non vedenti dalla nascita che fossero disposti a partecipare ad un progetto di documentario dal titolo IL SOGNO DI OMERO. Con molta fatica negli anni sono riuscito a trovare 5 persone che corrispondevano esattamente al profilo che avevo immaginato per il documentario e che ne potessero essere i protagonisti reali. Parte del progetto, circa il 20 per cento, è stato girato. Ora ci troviamo in una situazione in cui siamo costretti a chiedere un aiuto concreto a chi fosse interessato a sostenere, anche economicamente il progetto. Vista la situazione in cui versa l’Università italiana quello del Crowfunding (ricerca dei fondi diciamo dal “basso”) è diventato l’unico metodo per poter portare a termine i progetti più innovativi. Per questo abbiamo lanciato su un sito internazionale chiamato INIDEGOGO una campagna di raccolta fondi, che potete trovare a questo link

https://www.indiegogo.com/projects/il-sogno-di-omero-the-dream-of-homer

Il sogno di Omero – Homer’s dream | Indiegogo
Un viaggio omerico nei sogni dei non vedenti. /An Homeric journey into the dreams of blind people.

In accordo con alcuni dei partecipanti al progetto, tra i quali c’è anche la vice presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Pordenone, abbiamo pensato di contattarvi per poter chiedere la possibilità di far girare il più possibile questa campagna tra i vostri associati, che in totale autonomia potranno decidere se sostenerla economicamente o solo moralmente.

Grazie mille in anticipo e un saluto

Dott.Emiliano Aiello
CPA Università degli Studi di Roma Tre
emiliano.aiello(5)uniroma3.it

Storie per invito alla scrittura, di Vittorio Pavoncello e Silvia Cutrera

Autore: Vittorio Pavoncello e Silvia Cutrera

Le associazioni AVI ed ECAD a seguito del successo e dell’interesse mostrato verso la vita delle persone con disabilità, raccontata in prima persona attraverso dei racconti scritti e che ha avuto luogo alla Regione Lazio durante il convegno organizzato dalla Fish onlus Lazio e dall’Agenzia per la Vita Indipendente in occasione della Prima Giornata Europea sulla Vita Indipendente e per dire “Stop ai tagli sulla disabilità”, invitano tutte le persone con disabilità ad inviare entro il 30 di agosto alcune pagine nelle quali si raccontano le proprie esperienze ed emozioni vissute in relazione alla propria vita. La percezione della propria disabilità, le offese, gli affetti, le ingiustizie e la solidarietà.

Queste storie saranno raccolte in un libro e pubblicate con il titolo (provvisorio) Disabile e non disabile questo è il problema con la casa editrice Edizioni Progetto Cultura per dare finalmente una voce alle tante voci delle persone con disabilità. Siamo rimasti tutti colpiti durante le letture pubbliche ad opera di attori da quanto le storie e le vite dei disabili abbiano toccato nel profondo, nei sentimenti, nella solidarietà e nella indignazione portando a tutti i partecipanti la loro testimonianza e memoria.
Auspichiamo quindi di ricevere al più presto la vostra storia al fine di poter redigere al meglio il libro la cui uscita e presentazione in sedi istituzionali del Comune e della Regione è prevista per dicembre in occasione della Giornata Mondiale della Disabilità 2014.

Modalità di partecipazione

I testi dovranno riportare in ultima pagina:
nome e cognome dell’autore
luogo e data di nascita
residenza
email
recapito telefonico.

I testi dovranno essere inviati tram\ite mail entro il 30 agosto ai seguenti indirizzi:
agvitaindipendente@libero.it
ecad@live.it
riportando nell’oggetto: STORIE PER INVITO ALLA SCRITTURA .
Ai testi va allegato il consenso scritto al trattamento dati.

Vittorio Pavoncello e Silvia Cutrera

 

La Firma Digitale, i dispositivi per utilizzarla ed i disabili visivi, di Nunziante Esposito

Autore: Nunziante Esposito

Le esultanze, il buon umore per esserci riusciti, il poter dimostrare a tutti che anche noi eravamo capaci di poterla usare, ha creato in noi un ottimismo che mai avremmo pensato di perdere da li a poco e dopo tanto lavoro fatto.

Tra l’altro, con il nostro entusiasmo e soprattutto con i corsi fatti attraverso la web radio “Parla con l’Unione”, abbiamo amplificato per tantissimi disabili visivi quell’aspettativa che già di per sé crea uno strumento così importante per la nostra autonomia.

Sembra ieri, ma sono circa 10 anni che ce ne occupiamo nell’ambito del GDL IRIFOR per la Firma Digitale. Infatti, è dal 2003 che la Direzione Nazionale ha ritenuto opportuno che dovesse essere un argomento da seguire molto da vicino per quello che, in termini di autonomia, significa per i disabili visivi.

Ci eravamo illusi troppo presto per aver avuto dalla società Infocert http://www.infocert.com un dispositivo di Firma Digitale accessibile con le tecnologie che usiamo abitualmente. Questa illusione è durata appena tre anni.

Essendo ancora oggi un argomento molto importante per noi e la nostra autonomia, ed avendo avuto di recente l’approccio con la firma digitale remota, potendolo fare, vi aggiorno sullo stato dell’arte, mentre continuiamo a combattere contro questa inaccessibilità che, per le attuali leggi vigenti, non dovremmo proprio avere.

Ecco lo stato dell’arte sulla Firma Digitale e sui dispositivi per il suo utilizzo, nell’ottica dell’accessibilità per i disabili visivi.

Premessa:

– ad oggi, 23 Giugno 2014, di dispositivi di firma digitale su pendrive USB o su Smart Card, non ne esistono di accessibili, perché, l’unica che era accessibile, quella di Infocert, non è stata più aggiornata e, attualmente, non è più accessibile.
– L’unica completamente usabile con le tecnologie abitualmente usate dai disabili visivi è il dispositivo per la firma digitale remota di Poste Italiane.

Per poter usufruire di questo servizio on-line di Poste Italiane, bisogna registrarsi prima al sito e poi, dall’area privata cui si accede con le proprie credenziali, farne richiesta, espletando poi tutte le formalità che vengono indicate.

Il servizio da richiedere è comprensivo di Posta certificata, Firma Digitale Remota e disco remoto da 4 Gigabyte. E’ un unico kit che costa circa 15 Euro l’anno (costo IVA compresa). La richiesta si effettua dallo spazio privato, se si è già registrati al sito, oppure lo si acquista all’ufficio postale abilitato.

Per i possessori di una Postepay o del conto corrente BancoPosta, questo servizio è fornito gratuitamente per un periodo, al fine di poterne apprezzare l’utilizzo. Precisamente, viene fornito per un anno ai possessori di una Postepay e per tre anni ai possessori di un conto corrente Banco Posta. Attualmente sul sito di Poste non se ne fa più menzione, ma ho chiamato il numero verde 803160 e mi hanno confermato che questa gratuità esiste ancora.

Il servizio, prevede un abbinamento con un cellulare con il quale effettuare la conferma dell’operazione. Il numero di cellulare fornito, funziona da dispositivo di sicurezza. Infatti, ad ogni operazione eseguita, cosa che conoscono bene i possessori di Postepay e di BancoPosta, viene inviato sul cellulare un messaggio SMS con un numero che bisogna digitare all’interno della pagina internet con la quale si sta eseguendo l’operazione di Firma.

Al momento della installazione del software, viene verificata sul computer che si sta usando la presenza della tecnologia Java che, tra l’altro, deve essere aggiornata per poter utilizzare la Firma Digitale Remota.

Questa firma si utilizza senza nessun dispositivo hardware, quindi, si tratta solo di collegarsi al sito ed espletare le operazioni di firma di un documento.

Al momento di firmare il documento scelto, bisogna fornire le credenziali di accesso al sito di Poste per poter utilizzare questo servizio.

Nel tempo, quando ci sono aggiornamenti della Java Virtual Machine o del software stesso di firma, ne siamo informati ad ogni avvio e dobbiamo obbligatoriamente aggiornare, pena il non funzionamento del software.

L’utilizzo di questo dispositivo di Firma Digitale Remota di Poste Italiane, l’unico verificato ed usabile in ogni sua parte, necessita di una certa dimestichezza con il computer e con le tecnologie assistive usate. In particolare, l’utente che volesse utilizzare questo servizio di firma Digitale, deve avere una certa preparazione. In particolare:

– essere un buon utilizzatore del computer, con piena padronanza dei comandi della tecnologia assistiva usata. Non deve necessariamente essere uno smanettone, ma deve essere perfetto conoscitore della gestione risorse e della navigazione Internet.
– Conoscere molto bene l’utilizzo del proprio cellulare per poter velocemente leggere l’SMS che viene inviato dal sito ad ogni operazione di Firma. E’ necessario poter individuare al più presto possibile il codice dispositivo da inserire nella pagina per poter confermare l’operazione. L’operazione consente un tempo massimo di un minuto, quindi, in tale tempo, bisogna aprire l’SMS, leggere il codice di 8 cifre e digitarlo nel campo editazione apposito della pagina Internet.

E’ bene che si sappia che la Commissione OSI è già in contatto con Poste Italiane per cercare di far modificare tale tempo e consentire di non avere problemi nella conferma di una operazione di Firma. Siccome si tratta della sicurezza, sapete meglio di me che i programmatori sono sempre restii ad apportare modifiche che possono mettere in pericolo i nostri dati, quindi, per il momento dobbiamo sopperire con la nostra preparazione a leggere in modo veloce i messaggi SMS.

Per i possessori di una carta prepagata Postepay o di un conto corrente Bancoposta, penso sia molto conveniente approfittare di questa promozione gratuita per il periodo indicato sopra. Se non altro, si può provare ad usare questo dispositivo di Firma Digitale Remota e poterne apprezzare l’utilizzo.

Per indicazioni pratiche di utilizzo e di installazione, mi potete contattare via email e vi posso inviare il materiale già disponibile e pubblicato in precedenza sul giornale Uiciechi.it.

Nunziante Esposito
nunziante.esposito@uiciechi.it

 

Centro di Documentazione Giuridica: Condominio: legittima l’installazione dell’ascensore esterno senza autorizzazione dell’assemblea, a cura di Paolo Colombo

Autore: a cura di Paolo Colombo

La Corte di Cassazione con una recentissima sentenza del 16 maggio u.s. ha dichiarato legittima l’installazione di un ascensore esterno a servizio e a spese di un solo condomino, senza la previa autorizzazione dell’assemblea anche se l’opera non è prevista nel progetto originario dell’edificio.
I giudici di Piazza Cavour, con sentenza n. 10852 del 16 maggio 2014, hanno bocciato il ricorso di una donna contro la decisione della Corte d’Appello che riconosceva la legittimità dell’innovazione realizzata da altro condomino, proprietario di un appartamento nel medesimo edificio.
L’ascensore installato, nel caso di specie, è stato definito dalla suprema Corte, come “funzionale ad assicurare la vivibilità dell’appartamento, e quindi, assimilabile, quanto ai principi volti a garantirne la installazione, agli impianti di luce, acqua, riscaldamento e similari.” Esso dunque è “indispensabile ai fini di una reale abitabilità dell’appartamento, intesa nel senso di una condizione abitativa che rispetti l’evoluzione delle esigenze generali dei cittadini e lo sviluppo delle moderne concezioni in tema di igiene, salvo l’apprestamento di accorgimenti idonei ad evitare danni alle unità immobiliari altrui (Cass. n. 7752 del 1995; Cass. n. 6885 del 1991; Cass. n. 11695 del 1990)”.
Pertanto, l’installazione di un ascensore o di altri dispositivi atti all’abbattimento delle barriere architettoniche che si frappongono alla concreta fruizione dell’immobile da parte di un proprietario disabile, non costituiscono violazione delle regole dettate dall’art. 1102 del cod.civ. (divieto di alterazione della cosa comune) ma le rendono, per così dire, inoperative.
a cura di Paolo Colombo (coordinatore del Centro di Documentazione Giuridica)