UNIVERSITÀ DEGLI STUDI FIRENZE – AREA SERVIZI ALLA DIDATTICA

L’Ufficio inclusione dell’Università degli studi di Firenze intende proporre ai ragazzi con disabilità visiva e alle loro famiglie un evento di orientamento alla scelta del percorso di studi universitario.

Durante l’evento, che si terrà on line il 30 maggio p.v. dalle ore 15:00 alle ore 17:00 verrà presentata l’offerta formativa dell’Ateneo fiorentino con particolare riferimento al Corso di Laurea in Fisioterapia (Classe L/SNT-2) il cui bando per le prove di ammissione prevede una riserva di posti a candidati non vedenti.

La giornata vedrà l’intervento del personale dell’Ufficio Inclusione che illustrerà tutti i servizi a supporto dell’esperienza universitaria di studenti ipovedenti e non vedenti.

Per consentire una migliore organizzazione vi chiediamo di segnalare entro il 25 maggio p.v. il vostro eventuale interesse, comunque non vincolante, a prendere parte all’evento inviando una mail a unifiinclude.disabilita@unifi.it

L’evento si terrà con la partecipazione di un minimo di almeno una ventina di studenti non vedenti e loro famiglie.

Evento di orientamento rivolto ai giovani ipo e non vedenti

L’Ufficio Orientamento dell’Università degli studi di Verona intende, come ormai da qualche anno, proporre ai ragazzi soci dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e alle loro famiglie un evento di orientamento alla scelta del percorso di studi universitario.

In questa giornata, che si terrà via Zoom in data da definirsi intorno alla fine di maggio, vi verrà presentata l’offerta formativa dell’Ateneo veronese sia per quel che riguarda le lauree triennali e magistrali a ciclo unico sia in riferimento a percorsi di ambito magistrale. La giornata vedrà inoltre l’intervento, accanto agli esperti di Orientamento dell’Università di Verona, anche dei colleghi dell’Ufficio Inclusione e accessibilità che vi illustreranno tutti i servizi a supporto dell’esperienza universitaria di studenti ipo e non vedenti.

Per poter organizzare al meglio la giornata vi chiediamo fin da ora di segnalarci il vostro eventuale interesse, comunque non vincolante, a prendere parte all’evento e, in tal caso, di farci sapere anche se e a quali corsi/settori sareste più interessati.

L’evento si terrà con la partecipazione di un minimo di almeno una ventina di Soci/famiglie.

Per poter permettere all’Università di organizzare al meglio l’evento e i relativi interventi vi chiediamo di far pervenire entro il giorno 10 marzo p.v. un numero di massima di adesioni da parte dei giovani della vostra sezione e, se possibile, un’indicazione di massima dei corsi o aree disciplinari di interesse. Potete inviare le suddette informazioni ai seguenti recapiti:

Dott. Mattia Grella – U. O. Orientamento Università degli studi di Verona

mail: mattia.grella@univr.it

tel: 0458028421

Chiediamo cortesemente ai Soci di manifestare il proprio eventuale interesse solamente tramite la propria Segreteria UICI sezionale in modo da facilitare agli organizzatori la raccolta delle informazioni.

Pubblicato il 22/02/2023.

Incontro docenti martedì 8 settembre 2020 ore 17,30

 L’imminente apertura dell’anno scolastico rende quanto mai opportuna una riflessione attenta con tutti gli attori della scuola, fra i quali i nostri docenti non vedenti e ipovedenti.

La commissione nazionale istruzione e formazione UICI, grazie all’impiego delle nuove tecnologie, desidera incontrare in modalità on line tutti i docenti, per approfondire e condividere esperienze, per analizzare i problemi della vita lavorativa e professionale a scuola e sviluppare proposte per affrontare al meglio il nuovo anno scolastico, tenuto conto dei decreti ministeriali anti-covid di recentissima emanazione.

L’incontro si svolgerà su piattaforma zoom, martedì 8 settembre 2020 dalle ore 17.30 alle ore 19. 30.

Per partecipare all’incontro:

Argomento: riunione gruppo docenti 

Ora: 8 set 2020 17:30 PM Rome 

Entra nella riunione in Zoom con il seguente link: 

https://zoom.us/j/95238789568

ID riunione: 952 3878 9568 

Un tocco su dispositivo mobile 

+390694806488, 95238789568# Italia 

+390200667245, 95238789568# Italia 

Componi in base alla tua posizione 

+39 069 480 6488 Italia 

+39 020 066 7245 Italia 

+39 021 241 28 823Italia 

ID riunione: 952 3878 9568 

Trova il tuo numero locale:

https://zoom.us/u/az4WXcILr

Nuovo servizio della Biblioteca Italiana Ciechi di Monza

La Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” di Monza, su suggerimento e sollecitazione della nostra Commissione Nazionale “Istruzione e Formazione”, ha richiesto e ottenuto la registrazione ai portali web: “Carta del Docente”, “Carta dello Studente” e “App18”.

Di conseguenza, i libri, i periodici e i materiali scolastici della Biblioteca possono essere ora acquistati tramite le carte di pagamento elettronico che i docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, gli studenti della scuola secondaria di secondo grado e i diciottenni possono attivare attraverso i tre citati portali.

Per maggiori dettagli, visitare la pagina:

https://www.bibliotecaciechi.it/carta-dello-studente-18app-e-carta-del-docente-la-biblioteca-introduce-tre-nuovi-servizi.

Si ringrazia di cuore la Biblioteca e la nostra commissione nazionale per l’utile innovazione che offrirà nuove, piccole opportunità di crescita e di servizio a tutte le persone interessate.. 

Servizio di consulenza telefonica “A scuola con voi”

Attraverso il supporto della Commissione Nazionale Istruzione e Formazione, l’Unione ha voluto avviare un servizio di consulenza telefonica “A scuola con voi” per informare e orientare genitori, docenti curriculari e di sostegno, assistenti all’autonomia e alla comunicazione dei nostri bambini e dei nostri ragazzi.

Il servizio è accessibile liberamente chiamando il numero 06 6998 8387.

Il servizio sarà curato e articolato per ordine e grado di scuola e per materia, come segue:

Martedì

Dalle 9:00 alle 11:00, Giuseppe Lapietra

Scuole secondarie di I e II grado

La didattica digitale: testi scolastici digitali, software matematici, applicazioni di utilità scolastica.

Martedì

Dalle 15:00 alle 17:00, Chiara Calisi

Scuole dell’infanzia e primarie

La progettazione didattica.

Mercoledì

Dalle 11.00 alle 13:00, Silvana Piscopo

Scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I e II grado

Le norme di tutela. Le attività di assistenza dell’UICI e degli Enti collegati all’Associazione. L’organizzazione delle attività didattiche. La preparazione dei materiali di studio. Gli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione.

Mercoledì

Dalle 15:00 alle 17:00, Giancarlo Abba

Scuole primarie e secondarie di I e II grado

La valutazione psicopedagogica. Lo sviluppo delle autonomie personali. La progettazione didattica.

Giovedì

Dalle 9:00 alle 11:00, Paola Bonanomi

Scuole dell’infanzia e primarie

La valutazione psicopedagogica. Lo sviluppo delle autonomie personali. La progettazione didattica.

Giovedì

Dalle 15:00 alle 17:00, Enzo Bizzi

Scuole primarie e secondarie di I grado – L’adattamento grafico dei testi scolastici: scelta ed organizzazione degli elementi di stampa.

Nei giorni scorsi, come sapete, abbiamo istituito un servizio di supporto tifloinformatico per la gestione delle piattaforme e delle app per la didattica a distanza, fruibile gratuitamente attraverso la pagina: www.cavazza.it/tifloscuolacomputer-help.

Slash Radio Web: Trasmissione “Scuola alla radio” mercoledì 24 aprile 2019 ore 15,00

Si comunica che mercoledì prossimo, 24 aprile dalle ore 15,00, in diretta su Slash Radio Web andrà in onda la quinta puntata di Scuola alla Radio a cura della Commissione Nazionale Istruzione e Formazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Presidenza nazionale.
La trasmissione sarà condotta dal prof. Marco Condidorio coordinatore della Commissione Nazionale Istruzione e Formazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
I temi di questa puntata riguarderanno:
le strategie del PEI – Piano Educativo Individualizzato;
il Disegno di Legge dell’on. Debora Serracchiani sul ripristino dell’Assistente d’Aula per docenti non vedenti con retribuzione a carico dello Stato.
Saranno presenti, oltre agli esponenti del MIUR, l’on. Debora Serracchiani e la prof.ssa Caterina Scapin, che si è occupata di PEI per la casa editrice Erickson.
A seguire si parlerà di tiflologia con la dott.ssa Linda Legname componente della Direzione Nazionale e co-coordinatrice della commissione istruzione.
Le modalità di contatto per indirizzare le domande o intervenire in trasmissione, sono:
– email, all’indirizzo diretta@uiciechi.it
– modulo web, all’indirizzo http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp
– telefono, durante la diretta, al numero 06 92092566.
Per ascoltare Slashradio sarà sufficiente digitare la seguente stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp
Per chi utilizza il Mac, la stringa sarà: http://94.23.67.20:8004/listen.m3u
Oppure accedere alla nostra app Slash Radio Web di Erasmo di Donato.
Per i possessori dell’assistente vocale Alexa di Amazon è disponibile la skill di Slash Radio Web.
I comandi sono: – Alexa, AVVIA Slash Radio Web oppure – Alexa APRI Slash Radio Web – di seguito il link di riferimento per Alexa Skill su Amazon Prime:
https://www.amazon.it/dp/B07NS18BTQ/ref=sr_1_1_nodl…
Vi aspettiamo numerosi!

Slash Radio Web: Scuola alla Radio, 30 gennaio 2019

Si ricorda che il 30 Gennaio 2019 in diretta su Slash Radio Web dalle ore 15:00 alle 16:00, andrà in onda il secondo appuntamento con la rubrica mensile “Scuola alla Radio” a cura della Commissione Istruzione e Formazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus-Aps.
La puntata sarà divisa in due parti. La prima, dalle 15:00 alle 15:30, sarà dedicata alle Iscrizioni per l’anno scolastico 2019-2020.
Ne parleremo con la dott.ssa Gianna Barbieri, Direttore generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) e con la ex dirigente scolastica Silvana Piscopo, componente della Commissione Istruzione e Formazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus-Aps. Si farà un bilancio sull’accessibilità al sistema adottato, sugli eventuali problemi riscontrati e le possibili soluzioni da attuare in futuro per il miglioramento del servizio.
La seconda parte, dalle 15:30 alle 16:00, sarà dedicata al Bonus per i docenti.
Il dott. Davide D’Amico, Dirigente ufficio formazione personale della scuola e dirigenti scolastici del Miur e la professoressa Daniela Floriduz, referente della Commissione Istruzione e Formazione dell’Uici affronteranno il tema partendo da un’analisi dei dati relativi all’accesso a suddetto bonus, specificando le caratteristiche di utilizzo del bonus e sottolineando le differenze dalla sua introduzione a oggi.
La trasmissione sarà condotta dal coordinatore della Commissione Istruzione e Formazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti Onlus-Aps il professore Marco Condidorio.

Per ascoltare Slashradio sarà sufficiente digitare: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp (per chi utilizza il Mac, la stringa sarà: http://94.23.67.20:8004/listen.m3u), oppure collegarsi con la pagina Fb di Slashradioweb (https://www.facebook.com/SlashRadioWeb/?fref=ts).
Il programma radiofonico è curato dalla Commissione Istruzione e Formazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus-Aps in collaborazione con Slash Radio Web, la radio ufficiale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS-APS.
Il contenuto delle trasmissioni andate in onda può essere riascoltato sul sito dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS-APS all’indirizzo www.uiciechi.it/ArchivioMultimediale e sulla pagina facebook di Slash Radio Web.
Gli ascoltatori potranno scegliere diverse modalità di intervento e partecipazione: tramite telefono contattando durante la diretta i numeri: 06-92092566, inviando e-mail, anche nei giorni precedenti la trasmissione, all’indirizzo: diretta@uiciechi.it oppure compilando l’apposito modulo di Slashradio.

La coscienza politica, di Marco Condidorio

La coscienza politica di chi ha avuto la responsabilità di scrivere leggi e decreti legge in materia di istruzione e formazione, ha segnata la via maestra dell’integrazione e dell’inclusione…
Ancora oggi, se da un lato dobbiamo molto alla scrittura di leggi pionieristiche in riferimento ad una scuola che fosse per tutti e non solo per alcuni, oggi quelle stesse leggi andrebbero adeguate ad un lessico maggiormente rispettoso della condizione di disabilità delle cittadine e dei cittadini.
Ultimamente ho letto un articolo su “I diritti violati dei bambini e dei ragazzi con disabilità” articolo del quotidiano «La Stampa» del 6 gennaio 2019.
Uno scritto che denuncia una sacrosanta verità a cui dovremo opporre una altrettanto sacrosanta verità: il diritto passa attraverso il registro linguistico più appropriato ed attuale. E così l’idea di scrivere un pezzo immediatamente prende forma e non per contraddire il frammento ma, al contrario per sottolinearne alcuni elementi, dirò taluni angoli bui che meritano invece d’essere illuminati per comprendere che, la discriminazione può originarsi già a partire dalla forma con la quale la norma è scritta e di come questo possa contribuire a perpetrare una certa discriminazione a svantaggio dei nostri bambini, alunni e studenti in condizioni di disabilità, di cui penso non sia responsabilità solo della Scuola, ma…
Nell’articolo si parla di “numeri tristi”, precisamente quattro. Ai quattro punti, mi permetto di aggiungerne un quinto ed un sesto.
Manca una formazione sociale/civile rivolta alle famiglie e i cittadini tutti, ivi compresi i docenti della nostra scuola mediante cui far giungere una immagine dinamica, creativa e costruttiva di chi nonostante viva la condizione di una qualche disabilità, produce e costruisce, sia per sé che per gli altri. E, la normativa vigente ancora gode di un lessico per nulla rispettoso della persona in condizione di disabilità né ne valorizza potenzialità e attitudini. Questi sono angoli bui per l’integrazione dei nostri discenti, ma non solo: lo è per tutta la società, che vive quotidianamente di relazioni veloci e tese al solo assistenzialismo.
Quanti sanno che la normativa vigente in materia di integrazione/inclusione fa uso di un lessico che oggi risulta anacronistico sino a ad essere discriminante e per nulla al passo con i tempi?
Forse, il decreto legislativo 66/2017 sull’inclusione scolastica introduce qualche novità a riguardo a partire dal titolo e dai primi articoli:
Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, introduce un nuovo approccio sia educativo che didattico oltre che anche di tipo lessicale.
I primi due articoli infatti recitano partendo dai principi e dalle finalità
1. L’inclusione scolastica:
a) riguarda le bambine e i bambini, le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti, risponde ai differenti bisogni educativi e si realizza attraverso strategie educative e didattiche finalizzate allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno nel rispetto del diritto all’autodeterminazione e all’accomodamento ragionevole, nella prospettiva della migliore qualità di vita;
b) si realizza nell’identità culturale, educativa, progettuale, nell’organizzazione e nel curricolo delle istituzioni scolastiche, nonché’ attraverso la definizione e la condivisione del progetto individuale fra scuole, famiglie e altri soggetti, pubblici e privati, operanti sul territorio;
c) è impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica le quali, nell’ambito degli specifici ruoli e responsabilità, concorrono ad assicurare il successo formativo delle bambine e dei bambini, delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti.
Si avverte un respiro di uguaglianza per un approccio teso a realizzare da subito un ambiente “inclusivo”.
Seguiamo ancora il testo: Il presente decreto promuove la partecipazione della famiglia, nonché’ delle associazioni di riferimento, quali interlocutori dei processi di inclusione scolastica e sociale.
Già da queste prime righe è possibile scorgere un approccio linguistico maggiormente rispondente agli scopi del decreto legge e al fatto che il soggetto cui rivolge l’attenzione occupi la parte centrale della scena.
Leggiamo ancora: Ambito di applicazione
1. Le disposizioni di cui al presente decreto si applicano esclusivamente alle bambine e ai bambini della scuola dell’infanzia, alle alunne e agli alunni della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, alle studentesse e agli studenti della scuola secondaria di secondo grado con disabilità certificata ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, al fine di promuovere e garantire il diritto all’educazione, all’istruzione e alla formazione.
2. L’inclusione scolastica è attuata attraverso la definizione e la condivisione del Piano Educativo Individualizzato (PEI) quale parte integrante del progetto individuale di cui all’articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 328, come modificato dal presente decreto”.
Ma, gli articoli 1 e 3 della legge 104/92 che lessico ci propongono ancora oggi?
A partire dal titolo della stessa legge possiamo leggere che le persone in condizioni di disabilità sono:
legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate
E agli articoli 1 e 3:. Partiamo dalle finalità La Repubblica:
a) garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società: come?
Noi impartiamo lezioni di cittadinanza avendo cura di utilizzare un lessico appropriato come per esempio:
Tutti gli uomini sono eguali di fronte alla legge; nel nostro paese tutti i cittadini hanno pari diritti e proviamo a formulare un elenco perché ci aiuti nella trasmissione dei principi o valori sociali.
Per esempio: tutte le persone disabili, gli immigrati ecc. Non utilizziamo termini, volutamente offensivi o che comunque nel tempo hanno acquisita una connotazione discriminante quali “negri” o handicappati.
Procediamo con la lettura:
b) previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona handicappata alla vita della collettività, nonché’ la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali.
Quale ruolo può sperare di perseguire una persona che, sulle certificazioni e/o in forza di una normativa vigente vien classificata come “handicappata”?
Nel marzo del 2006 il legislatore offrirà ai cittadini in condizioni di disabilità una norma che li tuteli contro ogni tipo di discriminazione, la legge 67.
TITOLO: Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni
Art. 1. (Finalità e ambito di applicazione)
1.La presente legge, ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione, promuove la piena attuazione del principio di parità di trattamento e delle pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, al fine di garantire alle stesse il pieno godimento dei loro diritti civili, politici, economici e sociali. Il richiamo all’articolo 3 della legge 104/92 è legittimo, ovviamente per i principi in esso richiamati; meno per la forma utilizzata; la 67 rispecchia il cambiamento di un registro concettuale e lessicale superato, il testo richiamato è invece abbondantemente sorpassato.
Sentite la fluidità del comma 2 sempre della 67/2006 “Restano salve, nei casi di discriminazioni in pregiudizio delle persone con disabilità relative all’accesso al lavoro e sul lavoro, le disposizioni del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, recante attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro”.
Ma procediamo con i commi della 104/92
c) persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali e assicura i servizi e le prestazioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle minorazioni, nonché’ la tutela giuridica ed economica della persona handicappata.
Su questo comma ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia ma…
d) predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale della persona handicappata.
Quest’ultimo passaggio trattato pone un ulteriore quesito:
Ma a questo punto, non sarebbe opportuna una riscrittura dell’intero testo della legge 104/92, considerate tra le altre cose le diverse modifiche succedutesi dalla sua entrata in vigore?
Leggiamo come veniamo definiti in virtù del godimento di un diritto:
Soggetti aventi diritto
1. E’ persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.
Anche su questo ci sono molte cose da dire, per esempio:
perché continuiamo a mantenere in vigore una definizione di persona in condizione di disabilità come da punto 1 del presente articolo 3 ex lege 104/92?
Come se non fossero state scritte né la convenzione ONU sui diritti delle persone in condizione di disabilità, ratificata dal nostro Parlamento nel 2009 con la legge numero 18; o come se non esistesse l’ICF.
2. La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative.
3. Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità. Le situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici.
Fermo restando il positivo carattere sociale che pone la persona al centro di provvedimenti utili ad alleviarne la condizione di disagio fisico, sociale ed ambientale; l’orientamento della norma si caratterizza per essere una norma fortemente assistenzialistica e poco riabilitativa, sia dal punto di vista psico-fisico che sociale ed ambientale.
Vetusto, antiquato e superato buona parte del lessico; oltre al fatto che, la stessa Organizzazione mondiale della salute, come appena citato, ha stabiliti programmi e protocolli sociali e scientifici, tra cui l’ICF, che consentono di modificare lo stesso approccio sociale alla condizione di disabilità.
Torno alla traccia del documento:
Leggo che: Quattro numeri sono tristemente eloquenti sulla condizione dei bambini che necessitano di insegnanti di sostegno che frequentano le nostre scuole.
1° solo il 32% delle scuole garantisce l’accessibilità a chi ha problemi motori.
2° solo l’1,6% delle scuole garantisce l’accesso di tipo senso-percettivo cioè con segnali acustici per non vedenti o segnalazioni visive per sordi/non udenti, mappe a rilievo o percorsi tattili.
3° il 36% degli insegnanti non è qualificato per svolgere attività di sostegno.
4° la maggioranza dei bambini con problemi non partecipano a gite scolastiche. E, come già espresso sopra,
5° manca una formazione sui temi legati alla condizione di disabilità rivolta alle famiglie, alla scuola di tipo sociale e culturale.
6° e non perché meno importante, come scritto già sopra, riproporrei quello relativo alla necessità di modificare, meglio aggiornare il linguaggio col quale scriviamo la normativa riferita alle persone in condizioni di disabilità, ove lo stesso termine “disabilità, personalmente lo abolirei!
Dunque anche la terminologia della legge ha il proprio peso; si aggiunga poi che, quel che fa la differenza, in negativo si intende, è l’applicazione della norma in virtù di disponibilità economiche o di risorse umane professionalmente indicate disponibili o no, triste primato tutto italiano!
Dirò che, mentre pian piano sta prendendo sempre più forma nella mente degli attori della politica il tema dell’abbattimento barriere architettoniche quale principio di accessibilità per cui si progettano ambienti e siti urbani che tengono conto d’ogni cittadino, ivi compreso quello in situazione di disabilità sensoriale; quando parliamo di alunni o studenti in condizioni di disabilità sensoriale, per cui necessiterebbero di ulteriori ed specifici allestimenti ambientali che ne consentano l’autonomia, ancora siamo molto lontani; al più vediamo posizionare qua e là sistemi tattilo-plantari senza alcuna ratio e con un dispendio di risorse economiche davvero vergognoso.
Tutto questo produce un modello distorto di società, che speravamo superato e che invece sembra prepotentemente ritornare, o meglio riemergere dall’inconscio collettivo, quello di un certo “darwinismo sociale”; e che, nonostante leggi all’avanguardia, cito: “tra cui ancora la L.104, non stiamo realmente garantendo il diritto di accesso alla scuola, alla qualità dell’istruzione, alla socialità a questi bambini”.
Ecco, la legge 104/92 non è più una legge all’avanguardia, tutt’al più possiamo considerarla pioneristica perché pioneristico fu il documento Falcucci da cui ebbe origine la stessa legge, anch’essa pioneristica come la 517/77.
Altri dati sulla scuola:
gli alunni/studenti sono 272 mila in totale, dalla scuola per l’infanzia alle secondarie superiori, secondo l’Istat. Il 13% è rappresentato da bambini di nazionalità diversa da quella italiana, che stanno peggio degli altri.
Possibile che ci debbano essere, ancora oggi bambini, alunni e studenti che oltre a doversi inserire, cosa non facile, devono aver il problema anche di arrivare fisicamente a scuola e muoversi liberamente al suo interno?
Possibile che in più di un terzo dei casi non venga loro garantita la qualità di insegnamento necessaria, e siano affidati a insegnanti non formati che nella maggior parte dei casi cambiano l’anno successivo? Il 46% di questi bambini ha una disabilità mentale, il 25% problemi di sviluppo, il 20% di linguaggio, il 19% di apprendimento, l’11% problemi motori, il 10% sensoriali. La situazione è più difficile, come sempre, al Sud. Ma non è che il Nord sia poi così più avanti. Non basta che i diritti siano scritti sulla carta, devono realizzarsi nella vita quotidiana, e soprattutto a scuola, prima frontiera di inclusione sociale per i bambini, cittadini anch’essi a tutti gli effetti.
Ecco, se la scuola, come è giusto che sia è “frontiera sociale”, aggiungerei con un pizzico di “criticismo storico” che, oggi è il tempo di ripensare alcuni concetti da cui inevitabilmente dipende e discende un atteggiamento sociale, sia nella scrittura del DNA politico del Legislatore che dell’Esecutivo ma anche nella formazione e nell’azione del cittadino.

Autonomia personale e mondo del lavoro: un binomio imprescindibile, di Valeria Tranfa

Quale ruolo per il tiflologo nell’acquisizione delle competenze relative alla sfera delle autonomie?

Quando pensiamo ad un giovane non vedente che si affaccia al mondo del lavoro, quali sono i requisiti che deve possedere? È sicuramente importante che sia preparato, ma le competenze relazionali e sociali che gli vengono richieste sono forse meno importanti? Tra le altre riflessioni ci siamo soffermati a parlare di questo durante il Convegno “Istruzione, Formazione e Lavoro” svoltosi presso l’Istituto dei Ciechi di Milano, il 30 novembre scorso.
Cosa significa quindi diventare persone autonome? Nel percorso di istruzione e di formazione di un ipovedente o di un non vedente, quanto è importante dedicare tempo e risorse al raggiungimento di buoni livelli di autonomia?
La risposta, solo apparentemente ovvia, è che nessuno può arrivare preparato ad affrontare il mondo del lavoro se non viene formato ed educato fin da piccolo a raggiungere buoni livelli di indipendenza.
Questo principio vale per tutti i bambini e i ragazzi, vale in tutti gli ordini di scuola, in proporzione all’età e alla propria condizione, a maggior ragione vale, ed è importante, per chi ha una disabilità visiva e quindi accede alla realtà in modo differente.
Da sempre infatti l’Istituto dei Ciechi di Milano si è occupato, e si preoccupa anche oggi, di formare i ragazzi minorati della vista non solo offrendo loro gli strumenti di studio più adatti, ma soprattutto curando la dimensione dell’autonomia personale, suggerendo strategie opportune per superare le difficoltà che la mancanza della vista pone, offrendo al mondo della scuola e alle famiglie un punto di vista attento a non cedere alla tentazione di sostituirsi a…, di fare al posto di.
Spesso insegnanti e genitori cadono in questo errore senza neppure accorgersi, perché “il ragazzo è in difficoltà”, “ci mette tanto tempo…”, “non ci vede, quindi è impossibile che ci riesca da solo…”
Con la vita di Istituto e con la scuola speciale prima, e con il servizio di Consulenza Tiflopedagogica poi, nelle scuole di ogni ordine e grado, i Tiflologi dell’Istituto dei Ciechi di Milano, secondo un modello di intervento che è diventato oggi esempio per tutta la Regione Lombardia, affiancano insegnanti di sostegno, assistenti alla comunicazione e operatori, che lavorano nella scuola, affinché ad ogni singolo bambino e ragazzo ipovedente e non vedente si insegni quanto sia importante imparare non soltanto discipline e contenuti scolastici, ma anche e soprattutto abilità di autonomia personale e sociale per poter affrontare la vita con le giuste competenze.
Oggi indubbiamente il mondo del lavoro è cambiato, richiede capacità di adattamento, richiede flessibilità, autostima e ottime capacità di relazione.
Il mercato del lavoro è in continua evoluzione, esistono occupazioni che solo 20 anni fa non esistevano e, si dice, che tra altri 20 esisteranno mestieri che ancora non sono stati inventati. Trovare lavoro è difficile e la ricerca è molto selettiva.
Dall’altra parte la società tende a iperproteggere i giovani, vengono chiamati ancora “ragazzi” i trentenni e i trentacinquenni che, soltanto qualche anno fa erano già padri di famiglia, vivevano fuori casa ed erano completamente indipendenti sul piano economico di fronte alla collettività. A maggior ragione perché non rimandare l’emancipazione dei ragazzi che non vedono? Non è forse giusto scoraggiare la loro indipendenza e procrastinare il distacco dalla famiglia? Farli sentire sicuri soltanto a casa, proteggerli dal mondo cattivo, evitando loro qualche frustrazione in più, rispetto a quelle che incontrano già tutti i giorni?
È anche in questo senso che prende significato la proposta dell’intervento tiflologico.
Fin dalla primissima infanzia, infatti, è preziosa la figura del Tiflologo che insiste nel sottolineare quanto sia importante conquistare mano a mano la propria autonomia.
È il tiflologo quindi che, prendendo in carico un bambino o un ragazzo, attraverso una periodica osservazione a scuola, attraverso il dialogo con la famiglia, attraverso i momenti di scambio con gli insegnanti, partecipando alla programmazione degli obiettivi didattici e non, e confrontandosi con gli altri specialisti, ha la preziosa opportunità di offrire un nuovo punto di vista, non si stanca di sottolineare come non sia la minorazione visiva a rendere un cieco poco autonomo, ma la difficoltà, conscia o inconscia, ad investire di più sul raggiungimento anche di altre competenze…
Fin dalla scuola dell’infanzia, e per tutti i successivi ordini di scuola, oltre che occuparsi di fornire indicazioni sui percorsi didattici e sui materiali specifici per stimolare il bambino ad apprendere e a sviluppare le proprie capacità cognitive, il tiflologo sottolinea come sia importante che la scuola verifichi prima, ed incentivi poi, competenze rivolte ad avere cura di sé. Imparare a vestirsi e svestirsi da solo quando si è piccoli, lavarsi ed asciugarsi le mani ed il viso significheranno da grandi saper curare il proprio aspetto, vestirsi con cura, saper abbinare i colori con gusto, imparare a truccarsi…
È sempre il tiflologo che fornisce indicazioni specifiche affinché il bambino impari a muoversi con sicurezza negli ambienti scolastici, perché diventi capace di raggiungere da solo il proprio banco, conosca il percorso per andare in bagno, sia in grado di riporre il materiale utilizzato al posto giusto. Una volta divenuto adulto, quel ragazzo potrà quindi essere in grado di uscire da solo senza paura, potrà imparare la strada per andare in ufficio, saprà tenere in ordine la sua scrivania, e si muoverà con disinvoltura negli spazi della quotidianità.
Il tiflologo poi si preoccupa di verificare le capacità di ogni bambino di mangiare da solo, di usare le posate in modo corretto, suggerisce il momento opportuno per insegnargli a versare l’acqua, invita gli insegnanti a richiedergli di mantenere una buona postura a tavola. Queste competenze, acquisite in modo adeguato all’età cronologica di ciascuno, e man mano fatte proprie, permettono un domani di andare a mangiare con i colleghi, di recarsi al ristorante con amici e parenti senza dipendere da nessuno, senza paura di doversi vergognare. Sentirsi adeguati in mezzo agli altri significa aumentare il proprio livello di autostima, prerequisito fondamentale, tra gli altri, per inserirsi positivamente anche nel mondo del lavoro.
Imparare a studiare in autonomia da ragazzini, padroneggiare una postazione informatica personalizzata, usare software specifici, approcciarsi ad internet, utilizzare al meglio le opportunità che il mondo dell’informatica mette a disposizione, significa da adulti accedere ad una gamma sempre più vasta di opportunità lavorative, diventare più competitivi sul mercato del lavoro. Anche di questo si cura il tiflologo, affiancato, a partire più o meno dal terzo anno della scuola primaria, dal tifloinformatico.
Diventare capaci di progettare la propria giornata e la propria settimana, decidere in piena coscienza quali attività e quali amici frequentare nel tempo libero, sentirsi davvero padroni di sé perché si è consapevoli dei propri limiti ma anche delle proprie risorse sono bagaglio indispensabile per affrontare a testa alta la vita.
Essere autonomi nelle relazioni con gli altri da piccolo significa imparare a controllare un’eventuale stereotipia, vuole dire tenere la testa alta e diritta, voltarsi sempre in direzione di chi sta parlando, non interrompere l’altro, mantenere un adeguato tono di voce.
Da grande queste competenze si tradurranno nell’apparire sicuri di sé, nel possedere buone capacità di autocontrollo, nel poter imparare a parlare in pubblico senza vergognarsi, e così via.
Tutte queste capacità vengono acquisite con gradualità, giorno dopo giorno, passo dopo passo, con l’aiuto di chi, certo del risultato, con molta dolcezza ma con altrettanta fermezza, indica la strada giusta, accompagna fisicamente il gesto di chi ancora non possiede la tecnica, fornisce indicazioni verbali fino a che i risultati non sono stati raggiunti.
L’importante è poter cominciare questo percorso fin dall’infanzia per evitare che, affacciandosi alla vita adulta e poi anche al mondo del lavoro, si rischi di non avere abbastanza tempo per colmare le lacune, per evitare che di quel ragazzo o di quella ragazza si debba dire “è intelligente, è capace, impara in fretta però…”
È auspicabile quindi che ogni scuola, dove è inserito un ragazzo con difficoltà visiva, così come prevede la nostra normativa regionale, possa usufruire del Servizio di Consulenza Tiflopedagogica. Servirsi della Consulenza significa proprio potersi confrontare con un tiflologo che aiuti gli insegnanti e tutto il personale scolastico a porre l’accento, tra gli altri aspetti, anche sulle problematiche relative all’autonomia, significa venire incoraggiati a mettersi in gioco sempre, nonostante le difficoltà e i limiti, accanto alle famiglie, per crescere ragazzi preparati sul piano degli apprendimenti, ma anche e soprattutto, su quello personale, perché davvero persone capaci di diventare autonome, protagoniste appieno della propria vita e non fruitori passivi di un’esistenza determinata da altri.

Valeria Tranfa
Tiflologa dell’Istituto dei Ciechi di Milano

Sassari – Genitori e docenti a scuola di differenti abilità

Il 18 gennaio convegno per presentare un corso promosso da Unione Ciechi e Associazione Dislessia

Genitori e insegnanti tornano a lezione per costruire una scuola più accessibile e inclusiva per gli studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali. Con un convegno venerdì 18 gennaio prenderà il via il progetto «Differenti abilità»: un corso gratuito di 124 ore promosso dalla sezione territoriale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) con la collaborazione dell’associazione italiana dislessia (AID) di Sassari e il finanziamento della Fondazione di Sardegna.
L’evento di apertura si terrà alle 15 e 30 nella sede della Fondazione di Sardegna in via Carlo Alberto 7 a Sassari.
Il 24 gennaio partirà il corso vero e proprio.
Sarà possibile seguire gratuitamente tutta l’attività formativa o scegliere i singoli moduli, tra cui uno rivolto a studenti e dedicato alla relazione con i compagni con disabilità. Il progetto, che si concluderà ad Aprile, prevede anche il coinvolgimento degli stessi alunni.
Venerdì i lavori saranno introdotti dalla vice presidente della fondazione di Sardegna, Angela Mameli, dal presidente territoriale dell’Unione Italiana Ciechi, Franco Santoro, dal Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto, e dalla vice presidente nazionale AID, Antonella Trentin. Alle 17 sarà la volta delle relazioni di Paola Torcolini, Marco Condidorio e Maria Antonietta Meloni.
Chiuderà la Professional Counselor Sabrina Salis con l’invito «Carpe Diem… prendete la vostra vita e fatene un capolavoro».
«Abbiamo promosso questo progetto perché crediamo nel lavoro di rete – spiega Franco Santoro – e nel dialogo tra tutti gli attori della scuola: genitori, insegnanti e alunni. La nostra associazione nasce abbattere le barriere e riteniamo che la formazione sia lo strumento migliore per raggiungere questo obiettivo. Vorremmo che negli Istituti scolastici nascesse un ulteriore momento di confronto sulla gestione del disagio, provando anche a battere nuove strade». Tra i temi affrontati ci saranno la teoria degli apprendimenti, i metodi di studio, la didattica inclusiva, il coding, l’uso delle nuove tecnologie.

Fonte: La Nuova Sardegna
Data pubblicazione: 16 gennaio 2019