Ciechi in prima linea, di Alfio Pulvirenti

Autore: Alfio Pulvirenti

I ciechi, centralinisti e fisioterapisti, manifestano un alto senso di responsabilità  svolgendo  il proprio lavoro, necessario per il buon andamento della nazione.

Sono i centralinisti che lavorano in ospedale e negli altri poli nevralgici del paese a fornire, mediante i media, la percezione dello stato di tensione a cui la popolazione italiana è sottoposta in questi giorni.

Oggi, in Sicilia, una centralinista cieca ha affermato di rinunciare la fruizione, in questa giornata, dei benefici della legge 104 per dare manforte ai colleghi in modo da rendere più sostenibile lo sforzo di tutti. Ancora un altro centralinista dell’isola ha affermato, stando in servizio, : “noi centralinisti siamo in prima linea”.

Anche i fisioterapisti e massofisioterapisti ciechi ed ipovedenti si trovano in prima linea. Questi professionisti sanitari manifestano il proprio contributo,  come i centralinisti,  non sottraendosi al servizio ma manifestando l’esigenza di svolgere il proprio lavoro con la massima qualità a beneficio dei cittadini destinatari delle cure riabilitative.

Sia i centralinisti, sia i fisioterapisti e massofisioterapisti ciechi ed ipovedenti dimostrano mediante questo atteggiamento la propria capacità di integrarsi nel sistema sociale e produttivo della nostra nazione, annoverandosi fra coloro che sono virtuosi.

Tuttavia, è necessario riflettere su quegli aspetti specifici dei ciechi che, malgrado gli strumenti offerti dalla tecnologia,  non sono prescindibili.  Uno di questi è rappresentato del supporto di accompagnamento a lavoro, effettuato in molti casi dai ragazzi del servizio civile e dai volontari, il quale è stato compromesso proprio a seguito della sospensione dell’attività dei progetti del servizio civile.  

La sincronizzazione fra le scelte dei decisori relativamente al servizio civile e la possibilità per i ciechi di astensione dal lavoro per l’impossibilità di raggiungerne la sede operativa non è automatica. Ciò comporta inevitabilmente per i ciechi il riaffiorare dei problemi di sempre ma in un contesto socioeconomico più complesso.

Per i fisioterapisti e massofisioterapisti insiste un’ulteriore grande criticità. Essendo professioni che prevedono un contatto diretto con i pazienti da curare, l’assenza di misure protettive idonee esporrebbe i professionisti al rischio di contagio. Paradossalmente, malgrado l’Italia abbia un Sistema Sanitario fra i migliori nel mondo, la disponibilità di presidi di prevenzione individuale è carente e ciò costituisce elemento di grande criticità per i professionisti non vedenti che per curare i pazienti debbono avvalersi, inevitabilmente, del contatto, debbono toccare.

Allo stato attuale non c’è alcuna norma nazionale o regionale che favorisca il superamento del problema, lasciando da soli i professionisti con disabilità visiva, i quali si sentono collocati fra la necessità di agire secondo i canoni della scienza e delle buone prassi e l’incertezza della propria sicurezza.

È necessario, pertanto,  l’intervento dell’Unione dei Ciechi e degli Ipovedenti sulle istituzioni al fine da contenere il disagio e il rischio a cui molti ciechi e ipovedenti vanno incontro in questo preciso momento della storia.

Parte da Catania il Centenario 1920-2020 dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, di Anna Buccheri

Autore: Anna Buccheri

Il 20 febbraio 2020 alla Conferenza Stampa nell’Aula Consiliare del Comune di Catania alle ore 10.30 erano presenti giornalisti, rappresentanti del Comune, i massimi dirigenti UICI e personalità cittadine.

La giornalista Sarah Donzuso ha condotto l’incontro, ha ringraziato i giornalisti presenti e le autorità, ha rilevato l’importanza della manifestazione che ha come prima di 17 tappe che percorreranno tutta l’Italia proprio Catania a riconoscimento dell’impegno della Sezione territoriale dell’UICI di Catania e della sua Presidente, Rita Puglisi, che ha trovato nelle istituzioni e nel Comune di Catania in particolare una fattiva collaborazione.

Il Presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Castiglione ha ringraziato il Presidente Nazionale UICI, Mario Barbuto, per aver scelto Catania, ha quindi salutato tutti i presenti: i Dirigenti UICI (Presidente Nazionale, Mario Barbuto; Presidente del Consiglio Regionale UICI Sicilia, Gaetano Minincleri; Presidente Sezione Territoriale di Catania, Rita Puglisi), l’Assessore ai Servizi Sociali e alle Politiche per la famiglia Giuseppe Lombardo, il Sovrintendente Teatro Massimo Bellini di Catania Giovanni Cultrera, i giornalisti Sarah Donzuso e Ruggero Sardo, il Direttore di Banca d’Italia Gennaro Gigante. Ha quindi portato i saluti del Sindaco Salvo Pogliese e del Consiglio Comunale.

L’Assessore ai Servizi Sociali e alle Politiche per la famiglia, Giuseppe Lombardo, ha riconosciuto l’UICI di Catania come una realtà fondamentale in grado di dare un contributo quotidiano anche al Comune per la programmazione delle attività in favore dei disabili grazie al dinamismo e alla determinazione della Presidente UICI Rita Puglisi. Ha quindi voluto ricordare due iniziative del Comune per le quali il contributo dell’UICI catanese potrà essere certamente decisivo: i piani personalizzati per i disabili e il centro diurno per i disabili.

È quindi intervenuta l’Assessore alla Pubblica Istruzione, Attività e Beni Culturali, Pari Opportunità e Grandi Eventi, Barbara Mirabella, nel frattempo sopraggiunta, che ha rilevato che le pari opportunità non sono solo per le donne, ma anche per i disabili e ha invitato l’UICI ad essere parte attiva con i Dirigenti Scolastici per agire in modo sistemico e tempestivo in sinergia con il Comune.

A questo punto Sarah Donzuso ha salutato: il vice-Presidente del Consiglio Comunale Carmelo Nicotra che è subentrato al Presidente Castiglione che si è dovuto allontanare per impegni istituzionali, il Presidente della Commissione Servizi Sociali Seby Anastasi e il vice-Presidente della Commissione Servizi Sociali Daniele Bottino.

Il Presidente Nazionale UICI, Mario Barbuto, ha dato la giusta rilevanza a questa giornata di inizio dei festeggiamenti del Centenario e ha parlato di utopia, l’utopia di cancellare la cecità dal mondo. Il Centenario è allo stesso tempo punto di arrivo (misura dei risultati raggiunti) e punto di partenza (confine mobile tra ciò che si raggiunge e ciò che si deve ancora raggiungere). Ha sottolineato l’importanza del dialogo con la cittadinanza, ha ricordato gli sponsor dell’evento (Enel Cuore Onlus, Coca Cola, Banca d’Italia) e i numerosi partner (Biblioteca Italiana per Ciechi Regina Margherita, Stamperia Regionale Braille di Catania, Centro Nazionale del Libro Parlato, Museo Antheros, tra gli altri) e ha auspicato di incontrare migliaia di persone nei giorni 21 e 22 febbraio qui a Catania in piazza Università.

Il Presidente del Consiglio Regionale UICI Sicilia, Gaetano Minincleri, ha posto l’attenzione sul fatto che in cento anni l’UICI ha percorso un lungo cammino che ha condotto a numerose conquiste nel mondo del lavoro e della cultura sia come fruizione attraverso il Braille sia come produzione. Ha quindi ricordato il ruolo indispensabile svolto dalla Stamperia Regionale Braille di Catania per la trascrizione dei libri in Braille e in large print per i bambini e i ragazzi che studiano e del Centro Regionale Helen Keller di Messina per l’addestramento dei cani guida supporto imprescindibile per l’autonomia dei disabili visivi.

Il Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini di Catania Giovanni Cultrera ha dato un taglio personale al suo intervento ricordando gli anni di studio in comune con la Presidente UICI Puglisi, entrambi diplomati in pianoforte, e ha affermato con forza la valenza significativa dell’arte e della musica in particolare ricca di potenzialità.

Ruggero Sardo ha ringraziato per l’accoglienza riservata a lui e alla collega Donzuso, accolti dal sorriso, che è la migliore delle accoglienze perché esprime emozioni e avvicina.

Sarah Donzuso ha ricordato che il 21 febbraio è la Giornata Nazionale del Braille, ha quindi passato la parola a Nicola Stilla Presidente del Club Italiano del Braille che ha evidenziato le caratteristiche di accessibilità, completezza, universalità e versatilità del codice di lettura e scrittura Braille. Infatti il Braille è un alfabeto e come tale viene usato in tutte le lingue come testimonia il segnalibro con la scritta Braille=libertà in quattro lingue (italiano, russo, cinese e arabo) in omaggio con il Settimanale Sette del Corriere della Sera del 21 febbraio.   

La Presidente della Sezione Territoriale UICI di Catania Rita Puglisi infine ha parlato della responsabilità che richiede l’atto di rappresentare qualcuno: gli altri Presidenti UICI sul territorio, i Soci UICI, le persone, le istituzioni, i dipendenti UICI, i volontari del Servizio Civile, i medici e tutti coloro che a vario titolo sostengono e conducono la battaglia che l’UICI ha iniziato cento anni fa con Aurelio Nicolodi il fondatore dell’Associazione.

Gara per rinnovo sito internet

Dopo aver raccolto preziose indicazioni dal gruppo di lavoro appositamente costituito e compiuto uno studio approfondito su tutti i complessi aspetti della materia, la Sede Nazionale procederà al rinnovo completo del sito internet istituzionale (www.uiciechi.it), attivando le procedure di ricerca e selezione della società di gestione, riservando una particolare attenzione sia agli aspetti essenziali della accessibilità ed usabilità del sito, sia a quelli della grafica e della cura della estetica nel suo complesso.

Al riguardo, è stato predisposto un apposito bando di gara – che alleghiamo al presente comunicato – con la relativa documentazione comprendente:

1. Mappa del sito,

2. Capitolato tecnico,

3. Privacy policy.

Tutti i predetti documenti saranno anche inseriti nel sito www.uiciechi.it, e scaricabili dal link presente nella home page.

Data l’importanza di ricevere offerte da parte di soggetti di provata competenza e solidità commerciale e tecnica, nel bando sono stati previsti requisiti specifici a pena di esclusione e sarà, comunque, di grande importanza che tutte le strutture UICI diano la massima diffusione all’iniziativa e, se lo ritengano, segnalino direttamente alla Sede Nazionale soggetti interessati a partecipare alla gara.

Allegati:

Bando di gara

Mappa del sito

Capitolato tecnico

Privacy policy

Il disabile visivo tra inclusione scolastica e innovazione tecnologica, di Mariangela Mandia

Autore: Mariangela Mandia

Il giorno 30 gennaio presso l’istituto Salesiano «San Domenico Savio» di Salerno, si è tenuto l’incontro seminariale promosso dall’unità territoriale di coordinamento-Utc-della Biblioteca Italiana per ciechi «Regina Margherita» di Monza, in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, sezione «Luigi Lamberti» di Salerno, il centro trascrizione regionale braille Uici Campania e la Cooperativa «Leggere Chiaro». Un successo dove la cultura è il vero strumento di inclusione e la tecnologia l’aspetto innovatore.

Il convegno ha creato un connubio di grande importanza, mettendo in relazione il momento di sensibilizzazione rispetto alla disabilità visiva, data la presenza di giovani studenti, momento formativo e la partecipazione da parte di un gran numero di insegnanti dove al momento di formazione si sono alternati momenti di approfondimenti.

Collante pratico ed umano, il presidente dr. Raffaele Rosa della sezione territoriale Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus Aps «Luigi Lamberti» di Salerno, con la sua nota capacità aggregativa, sensibile e con alto senso di integrazione sociale ha dimostrato ancora una volta il senso dell’ospitalità riuscendo a far respirare un’aria di progettualità e di confronto fra auditori e pubblico.

Di fondamentale importanza la composizione della tavola rotonda di grande spessore: il presidente prof. Pietro Piscitelli coordinatore dell’Unità Territoriale di Coordinamento e presidente della Biblioteca Italiana per i Ciechi «Regina Margherita» di Monza, il Presidente Regionale della Campania dr. Vincenzo Massa. Perfetta ed utile integrazione fornita dagli interventi della dott.ssa Anna Patrizia Farina Responsabile Cct di Caserta con il supporto della prof.ssa Concetta Rauso, che con grande disponibilità e praticità hanno fornito notizie ed indirizzi utili su come impostare servizi e strumenti tiflodidattici, sig.ra Antonietta Cirigliano, Presidente «Cooperativa leggere chiaro» di Salerno, grazie alla sua valigetta piena di materiale: trascrizione testi a carattere braille, materiali, caratteri ingranditi affinché si avesse una visione completa con la possibilità di personalizzazione, di Antonio De Angelis, Consigliere Regionale Uici Campania e referente territoriale Uici di Salerno, per l’autonomia e la Mobilità dei disabili visivi sui temi di innovazione tecnologica ad uso dei disabili visivi.

Gli obiettivi quelli di promuovere la corresponsabilità educativa e formativa dei docenti, costruire relazioni socio-affettive di conoscenza ed appartenenza per favorire metodologie mirate ad una formazione contemporanea ed adatta ai singoli casi, valorizzando il capitale umano, rendendo l’alunno protagonista del suo processo di apprendimento, presupposto fondamentale per una costruzione di un’identità professionale futura rivolta ad una società in cui la diversità deve essere un’opportunità di crescita e di interscambio, ed in questo solo la formazione può abbattere le barriere dell’emarginazione che molte volte nasce dalla poca consapevolezza delle grandi doti che un disabile visivo ha a disposizione, in un mercato del lavoro dove in molte professioni rappresenta una prerogativa di alta profilatura in settori in cui vi è un’offerta con mancato riscontro. Si rimarca il fondamentale ruolo delle famiglie e quindi dei genitori con il dr. Francesco Nacca, rappresentante dei genitori Utc della Campania, per i rapporti genitori-scuola. L’apporto degli studenti ed i loro interventi, sono stati degli input rivolti alla progettazione tecnologica. La domanda è: La luce insegue il buio, e noi siamo capaci di bendarci gli occhi per sentire? Un’opportunità la formazione quando incontra la realtà, dove la dignità si trasforma in inclusione sociale ed economica.

I saluti terminano con la consegna di un attestato di partecipazione, con firma in calce del presidente dr. Raffaele Rosa, assieme ad un lungo momento di abbracci, domande, proposte in cui tutti si sono sentiti alunni ed insegnanti.

Il successo è stato la spinta di un voler proseguire assieme attraverso sinergie e competenze, l’unica e reale strada dove tutti possiamo davvero dire di far parte di una società civile. La consapevolezza rappresenta la base dell’apprendimento mirato, fruibile per un obiettivo, il solo che dona dignità: il lavoro.

Riflessioni sui rapporti dell’Uici con le banche, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

Preciso subito che la mia non vuole essere una polemica, né una critica verso l’operato della Presidenza dell’unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ma dopo la stipula del protocollo di intesa tra UICI e Banca d’Italia e dopo la consegna del premio Braille ad ABI, sento il bisogno di fare qualche riflessione e mettere in evidenza alcune, forse troppe, criticità che ultimamente stiamo riscontrando nei rapporti con gli istituti bancari. Per una persona che possiede una discreta dimestichezza  con le applicazioni informatiche, quale mi ritengo di essere, è sempre più difficile gestire autonomamente il conto on line. Senza timore di citare l’Istituto di Credito, mi risulta sempre più complesso gestire il mio conto sull’applicativo di Unicredit utilizzando uno screen reader; e pure fino a qualche anno fa, riuscivo tranquillamente anche a fare operazioni complesse. Nell’ultimo anno, ed ho segnalato il tutto anche agli uffici della sede Centrale, nella mia qualità di presidente della Sezione UICI di Napoli, ho dovuto faticare e non poco, per convincere alcuni direttori di Istituti di credito che la firma del cieco è valida a tutti gli effetti e per aprire un conto corrente, per richiedere un prestito, per compiere una qualsiasi operazione bancaria, il cieco non necessita di testimoni. Per salvaguardare la par condicio, dico senza problemi di essere intervenuto con direttori di Filiali di Unicredit, Deutsche Bank, CheBanca, Credito agricolo e BNL. Con l’ultimo istituto di credito, in particolare, la difficoltà è consistita nel convincere il direttore di filiale che un non vedente poteva da solo accedere ad una cassetta di sicurezza e non aveva bisogno di alcun accompagnatore a garanzia. Forse, sarebbe utile un po’ di formazione finalizzata a far conoscere ai bancari le capacità dei disabili visivi, dato che negli ultimi anni non possono neanche più confrontarsi con colleghi non vedenti. Per cambiare argomento, infatti, almeno in regione Campania, a fronte di tanti pensionamenti di centralinisti telefonici, da molti anni ormai gli istituti di credito non assumono più ciechi; e, se si afferma che il lavoro di centralinista è superato, gli istituti di credito non possono negare che forniscono alla clientela molteplici servizi a mezzo telefono. Spero che il protocollo firmato con Banca d’Italia possa portare anche alla ideazione di qualche progetto concreto finalizzato all’inserimento lavorativo dei disabili visivi da parte dell’abi e degli istituti di credito.

Catania – Progetto “Terza età” Irifor, di Anna Buccheri

Autore: Anna Buccheri

La nostra è una società “liquida”, sempre in evoluzione, molto diversa già da quella di un passato recente come soltanto dieci anni fa. È una società che costringe a continui adattamenti, che rende obsoleti apprendimenti dati, che svuota di significato certezze e abitudini, che non riconosce più valori come quello del rispetto e della cura per le persone anziane.

Un tempo, ormai lontano, gli anziani incarnavano la saggezza, erano i depositari di un sapere inteso nei termini di sapere di vita e non di sapere scolastico. Gli anziani erano parte integrante della famiglia e nessuno pensava che fossero un peso, sempre pronti a brontolare e a dispensare consigli non richiesti.

I progressi tecnologici hanno modificato gli stili di vita, le informazioni viaggiano velocemente, i cambiamenti sono a volte repentini e, se non si riesce a tenere il passo, si rischia di rimanere indietro, soli, stanchi e “vecchi” nel senso di superati, appartenenti ad un’altra epoca, residuati, ruderi.

La nostra è anche orgogliosamente e ostentatamente la società della comunicazione e dell’inclusione, ma in realtà esclusione, emarginazione e marginalizzazione sono fenomeni in crescita, che colpiscono in modo trasversale ampie fasce di popolazione, che non risparmiano nessun gruppo sociale, che condannano a vite di scarto.

Da questo punto di vista la situazione degli anziani nella società di oggi è un tema di grande attualità e riguarda una parte importante della popolazione. Passare da una giornata organizzata in base ad una precisa ruotine, con al centro il lavoro, ad una con molte ore libere può porre in uno stato di smarrimento che a lungo andare genera depressione. La persona anziana può trovarsi a trascorrere molto tempo da sola. Nel migliore dei casi trova da sé la spinta a cercare occasioni di socializzazione uscendo di casa, in altri invece, specialmente se ci sono problemi di salute o di mobilità o una disabilità, potrebbe trovarsi costretta a scegliere di rimanere nell’inattività.

L’aspettativa di vita in Italia è salita e si prevede che crescerà ulteriormente. Una persona che fino a dieci anni fa poteva essere considerata anziana, oggi può vivere un pieno benessere sia fisico sia psichico ed essere inserita nella realtà lavorativa quotidiana sia della propria comunità sia della propria famiglia. Il termine anziano perde quindi ogni connotazione negativa, non indicando più una categoria di persone inattive, impossibilitate a contribuire al benessere della società.

Il modo migliore per arrivare alla cosiddetta “terza età” è allora quello di mantenere uno stile di vita sano, attivo, pieno di interessi e impegni sociali e culturali in un’ottica di apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Peraltro la terza età costituisce un contenitore ricco di molte variabili che derivano da fattori economici, dall’ambiente di vita, dalle esperienze lavorative e familiari, dalla salute, dalla presenza di una disabilità congenita o acquisita.

È quindi indispensabile un approccio multidimensionale per rispondere in modo adeguato ai bisogni tenendo conto delle specificità di un’età che detta ritmi, tempi e necessità ulteriormente definiti dalla disabilità visiva nello specifico.

Il Progetto “Terza età” IRIFOR che a Catania il Consiglio Sezionale e in particolare la Presidente UICI Rita Puglisi e la Presidente UNIVOC e Coordinatrice della Commissione Terza Età Carmen Romeo hanno scelto di realizzare muove dall’assunto che sono assolutamente da valorizzare: le relazioni nei contesti di vita, i saperi, le esperienze, le memorie, la capacità di costruire rapporti intergenerazionali, gli interessi sociali e culturali, l’inclusione sociale.

Il Progetto comprende tre tipi di attività: ginnastica dolce, laboratorio di teatro, approccio alle nuove tecnologie (iPhone e android).

Hanno aderito e partecipano con entusiasmo e vivacità trenta Soci e Socie che anche in questa occasione possono contare sul supporto dei volontari UNIVOC della Sezione di Catania, sempre presenti e generosamente pronti a condividere tempo ed esperienze.

Treviso – Finalmente Sabato!, di Giovanni Piovan

Autore: Giovanni Piovan

Sii, perché al Sabato ci sono molti impegni, molte attività da svolgere. Il bucato, la spesa, le pulizie… insomma anche al Sabato la giornata vola via senza nemmeno accorgersene. Però… c’è anche un’attività bellissima: l’atletica con gli amici alla palestra di Treviso al pomeriggio dalle 15 alle 16,30. Un momento sempre molto atteso che dà un colore diverso alla nostra esistenza. Scusate, ma quali sono questi amici?

SONO gli amici dell’UNIVOC e dell’UICI, ma è lampante!

Ahhh, ora capisco!

Ci si trova in tanti nella palestra, si scambiano due chiacchere, solo due perché se si potesse di più anziché fare della ginnastica del corpo sarebbe solamente quella della lingua e il resto piangerebbe.

Bando alle ciance, proseguiamo con il nostro percorso! Allora. Si diceva che al pomeriggio del sabato facciamo ginnastica e che ormai viene svolta da diversi anni. All’interno del progetto “atletica” vi sono due persone di spicco che vale la pena descriverle: Roberto e Pierina. Non vogliamo scendere troppo nei particolari ma entrambi sono presidenti, entrambi sono un dono per il gruppo, entrambi anche di un certo “calibro” e il loro impegno è indiscusso tanto che quando parlano loro il gruppo… è molto attento (ci mancherebbe altro!)

Queste due figure hanno la grande capacità di generare sempre nuove idee e proposte e sulla stessa scia ne hanno pensato una di nuova: UNA GARA! Comeee!!!??? Una gara???

Già, una gara per tutto il gruppo. Non vedenti e ipovedenti e volontari. Ma allora è proprio vero!

I presidenti già da tempo stavano progettando questo e alla fine ci sono riusciti.

Eravamo tutti entusiasti ed elettrizzati. Non riuscivamo a stare nella pelle! Chissà che discipline dovevamo affrontare, che prove di difficoltà inaudita ci aspettavano… insomma non sapevamo nulla e non vedevamo l’ora di iniziare.

Il programma del pomeriggio prevedeva: ritrovo, prima prova, seconda prova e alla fine premiazione.

La prima consisteva nel lancio di uno speciale attrezzo simile ad un razzo, di nome VORTEX. Si lanciava come lanciare un giavellotto. Alla parte opposta degli atleti c’erano i direttori di gara, raccoglievano i dati dei lanci e questi venivano trascritti in un unico libro. Sempre sullo stesso libro venivano inseriti i dati della seconda gara.
La seconda consisteva in un percorso misto: una gimkana, tre salti a destra e sinistra, il lancio di una palla medica, alcune flessioni a terra e per finire una corsa all’indietro.

Nella prima prova gli atleti si sono dimostrati valorosi, hanno toccato lunghezze di tutto rispetto e diremmo anche da professionisti! La seconda abbiamo avuto qualche difficoltà dovuta alla fretta di arrivare prima possibile al traguardo. In questo secondo step ci sono state anche delle cadute nel tragitto.

Alla fine delle prove sono state tirate le somme e sono usciti i nomi dei vincitori, tutti premiati con medaglia, oro – argento e bronzo.

Lancio Vortex + gimkana, per la categoria non vedenti donne terzo posto De Vido Rosanna, secondo posto Romanello Lucia e primo assoluto Furlanetto Pierina.

Lancio Vortex + gimkana, per la categoria non vedenti donne terzo posto Carnevalle Cristiano, secondo posto Bassetto Roberto e primo assoluto Bordignon Giuseppe.

Lancio Vortex + gimkana, per la categoria volontari donne terzo posto Monego Piera, secondo posto Marini Roberta e primo assoluto Campion Mara.

Lancio Vortex + gimkana, per la categoria volontari uomini terzo posto Cescon Gianpaolo, secondo posto Pozzobon Moreno e primo assoluto Pelizzo Renato.

Abbiamo chiesto, ai consigli dell’UNIVOC e dell’UICI, di presenziare all’evento e di collaborare alla premiazione finale degli atleti.

Il pomeriggio si è concluso con un grande applauso a tutti i partecipanti, con la promessa da parte dei presidenti di una nuova gara in programma verso la tarda primavera e un vivo e un sentito ringraziamento per il lavoro svolto e gli sforzi profusi in tutti questi anni.

Nelle facce di tutti i presenti abbiamo potuto riscontrare felicità, contentezza e forse qualcuno anche un pochino di malinconia per non aver raggiunto certi risultati.

E’ sempre bello vincere un premio, sentirsi parte attiva della vita, aumentare l’autostima. Insomma procedere speranzosi nel futuro.  A volte, non raggiungere certi traguardi, è una molla per migliorarsi.

Crediamo che il grosso lavoro svolto in tutti questi anni sia stato principalmente “fare squadra”, luogo dove è possibile trascorrere alcune ore assieme ad altri che hanno gli stessi ideali e valori. Luogo dove potersi liberamente confrontare e sentirsi liberi e accettati per quello che si è realmente.

A noi, sembra proprio di esserci riusciti in questo obiettivo e di aver raggiunto livelli di condivisione anche elevati. Tutto ciò è frutto del lavoro, dell’impegno, della volontà, della disponibilità, della passione e amore di tutti e per tutti. Un ringraziamento davvero speciale lo desideriamo fare proprio al gruppo.

La promessa, che tutti noi ci facciamo, è quella di continuare ancora in questo percorso con lo stesso spirito e dedizione per un futuro migliore.

AUGURI A TUTTI.

Piovan Giovanni, Il gruppo “atletica”.

Cosenza – L’accessibilità agli orizzonti informatici: “un’opportunità per dare espressione all’unicità di chi vive la disabilità”, di Pierfrancesco Greco

Autore: Pierfrancesco Greco

Il simposio “La nuova società dell’informazione multimediale e la disabilità: problematiche e soluzioni a confronto”, svoltosi ieri mattina, nella Sala “Giorgio Leone” della Biblioteca Nazionale di Cosenza, ha visto confrontarsi autorevoli relatori, i quali, tratteggiando la possibilità di rendere, attraverso l’espansione della “democratizzazione” della rete e l’adeguamento dei sistemi informatici a ogni esigenza individuale, la nostra epoca più aperta sui temi dell’integrazione e dell’inclusione, hanno offerto un appassionante sguardo sui tempi di domani.

Un’analisi critica proposta in foggia circostanziata, dal punto di vista valoriale, normativo, scientifico e tecnico, su un aspetto, quale l’universalizzazione dell’accessibilità agli infiniti orizzonti che il web schiude al nostro tempo e alle nostre emozioni, attinente ai diritti, alla dignità e alla libertà delle esistenze che vivono la realtà della disabilità: il simposio “La nuova società dell’informazione multimediale e la disabilità: problematiche e soluzioni a confronto”, svoltosi ieri mattina, nella Sala “Giorgio Leone” della Biblioteca Nazionale di Cosenza, s’è rivelato articolato nei contenuti e rimarchevole nelle prospettive delineate. Promosso e organizzato dalla Biblioteca Nazionale di Cosenza e dal Consiglio Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, in collaborazione con la Sezione Territoriale UICI di Crotone, il MIBACT, l’U.N.M.S (Unione Nazionale Mutilati per Servizio), l’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) e il Liceo Classico Statale “Gioacchino da Fiore” di Rende, il convegno ha visto confrontarsi autorevoli relatori, i quali, tratteggiando la possibilità di rendere, attraverso l’espansione dell’accessibilità in rete e l’adeguamento dei sistemi informatici a ogni esigenza individuale, la nostra epoca più aperta sui temi dell’integrazione e dell’inclusione, hanno colorato la mattinata cosentina, durante la quale “lo stretto rapporto, consolidatosi negli anni, tra UICI e Biblioteca Nazionale – ha evidenziato il dottor Massimo De Buono, coordinatore dell’iniziativa e responsabile di quella che è la punta di diamante della succitata istituzione culturale cosentina, ovvero la sezione Braille  – ha dato respiro a un confronto di assoluto livello formativo, capace di offrire alla platea, occupata in gran parte dagli studenti del liceo scientifico rendese, l’occasione di riflettere sulla necessità e sulle possibilità di dare, attraverso l’ambito informatico, alla nostra società un profilo più ricco di umanità e competenze, le medesime  traenti linfa inesauribile dal vissuto, dai talenti e dalla sensibilità sgorganti dall’unicità connotante tanti nostri simili”. Un’unicità, quella connotante la disabilità, in cui “trova affermazione – ha asserito il dottor Carmine Vizza, Presidente provinciale dell’U.N.M.S. – il nostro diritto di far parte pienamente delle assise sociali”, alla cui “crescita – ha proseguito il Vicepresidente territoriale dell’Anmil di Cosenza, Antonio Domma – possiamo concorrere con successo”, rendendo valore “alla dignità di ogni individuo – ha affermato il Presidente provinciale dell’UICI di Cosenza, Franco Motta – e dando vigore alla costruttiva battaglia che ci vede in prima linea nello sforzo di abbattere ogni barriera, anche tecnologica, in linea con la mission dell’UICI e delle altre associazioni di tutela e rappresentanza dei disabili”, come l’ENS, l’Ente Nazionale Sordi, presente al convegno col presidente provinciale di Cosenza, Carmine Filice, il quale non ha fatto mancare il suo saluto ai convegnisti, auspicando “sempre maggiore interazione tra i sodalizi”, in apertura dei lavori, resi particolarmente significativi dal “corollario odierno, da questa casa del sapere, com’è consono definire questa biblioteca – ha osservato il Presidente Regionale dell’UICI, Pietro Testa – ; biblioteca che ci permette, ancora una volta, di dare voce alle nostre istanze, quelle portate avanti dall’UICI, il cui lavoro di rivendicazione sta producendo importanti risultati, tra cui spicca la recente legge regionale sui pluriminorati, la quale costituisce un nuovo motivo di slancio, per noi ciechi e ipovedenti, verso la costruzione di una realtà sociale accessibile in ogni settore, anche multimediale”.  Ma andiamo per ordine: cosa s’intende per accessibilità di un sito web? Sul sito dell’AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale (l’Agenzia pubblica istituita dal governo Monti, per dar seguito agli obiettivi dell’Agenda digitale italiana e contribuire alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione), che nel suo Piano Triennale per la Digitalizzazione della PA ha inserito un capitolo importante al riguardo, per “accessibilità di un sito web” s’intende la pratica di rendere i siti web (e le applicazioni) fruibili dal maggior numero di persone possibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro i quali, a causa di alcune disabilità, necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari, nel rispetto concreto di un principio morale, che offre diversi vantaggi, non solo alle persone fruitrici di contenuti online, ma anche per chi li pubblica; questo perché le grandi aziende tecnologiche, essendo molto attente alla democrazia di internet, spingono affinchè il web sia quanto più possibile un posto “per tutti”. Un concetto, questo, che è stato sviluppato nel corso del simposio,  il quale è risultato alquanto esaustivo in merito alla trattazione delle normative varate negli anni, per affrontare efficacemente le problematiche concernenti il rapporto tra informazione multimediale e disabilità. Ecco, ripartiamo da qui: “la disabilità – ha spiegato la dottoressa Annamaria Palummo, Consigliere Nazionale dell’UICI – assume il suo profilo di dimensione incidente nell’attivamente proficua esperienza esistenziale allorquando la realtà circostante risulta culturalmente ed empaticamente lacunosa in ordine all’efficace decodificazione emozionale e materiale di una condizione fisica e sensoriale contraddistinta da specifiche peculiarità; lacune ambientali di natura “ideale” che vanno a riverberarsi nel contesto strutturale, determinando l’inadeguata predisposizione di opportuni strumenti e ausili in grado di ridurre la discrasia tra condizioni fisiche e sensoriali differenti, da cui, in ultima analisi, dipende la manifestazione degli effetti fattuali in cui si sostanziano le difficoltà del diversamente abile e, quindi, la sua posizione di svantaggio sociale, avente come conseguenza esclusione, discriminazione, frustrazione. Questo, secondo me, è il fulcro della questione: è l’ambiente, la società, il limite in essa radicato a dare deleterio agio alle conseguenze di cui l’handicap è portatore e a creare intorno al disabile una bolla invisibile rispetto al resto del consesso civico. Insomma, il discorso della diversità viene fuori e diventa negativo nel momento in cui il contesto sociale non è attrezzato a ottimizzare le differenze, a far funzionare, questo è il termine esatto, le  peculiarità che esse, invece, schiudono.  Come osserva, in proposito l’OMS, mentre la minorazione è qualcosa che va a incidere sulla persona, l’handicap è, piuttosto, qualcosa che la persona riceve. Io, noi, quindi, veniamo definiti handicappati quando, nel contesto sociale, non siamo dotati di quegli strumenti funzionali al superamento del nostro limite. Questo è il punto nodale della questione concernente l’approccio alla realtà della disabilità, a cui dare sbocco attraverso specifici processi d’integrazione, per dare a ognuno di noi la possibilità di agire autonomamente nella società, per poter studiare, lavorare, vivere, dare forma al nostro progetto di vita. Qui è intervenuta l’ONU, che ha anche istituito nel 1981 la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, a pronunciarsi su tale questione, che è prima di tutto morale, affinché tutte le Nazioni del mondo lavorino sinergicamente, sulla base di un modello unico, sancito nel 2006, con la Convenzione dell’ONU sui diritti delle Persone con disabilità  – adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre di quell’anno, entrata in vigore il 3 maggio 2008, ratificata e resa esecutiva in Italia con la legge n. 38 del 3 marzo 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2009, con cui si è istituito (art. 3) l’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità  –, per rendere le situazioni sociali idonee a consentire a tutte le donne e a tutti gli uomini di avere pari diritti e opportunità, ossia lo spiegamento della libertà a ogni membro della famiglia umana.  La medesima libertà che, nel luglio del 1993, la Commissione Europea ha inteso esaltare, rendendo il 3 dicembre anche la Giornata Europea delle Persone con Disabilità, rivolta alla sensibilizzazione dei cittadini europei; la medesima libertà che, focalizzando l’attenzione sul tema del nostro convegno, deve trovare piena espressione anche nell’ambito multimediale, come peraltro previsto dalla normativa statale sull’accessibilità, ossia sulla capacità dei sistemi informatici di erogare servizi e fornire informazioni fruibili anche da parte di coloro i quali, a causa di disabilità, necessitano di tecnologie o configurazioni particolari. Una normativa che è stata introdotta in Italia all’inizio del 2004 con l’approvazione della legge 9 gennaio 2004, n. 4, proposta dall’allora Ministro per l’innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca, il quale ha fissato un importante punto per la concreta attuazione della democrazia digitale e per la riduzione del digital divide, ovvvero della disparità nelle possibilità di accesso ai servizi telematici. Purtroppo, questi principi, in certi ambienti, non si traducono ancora in concreta positività, dando luogo a stantie derive di marginalizzazione, soprattutto quando gli Enti, come i comuni o le Asl, non riescono ad affrontare efficacemente determinate questioni, non essendo in grado di dare quel sostegno costante che le Associazioni, come, nel mio caso, l’UICI, sono, invece, maggiormente preparate a offrire, fungendo, secondo il principio di sussidiarietà, da agenzie esecutive di quel lavoro di tutela che lo Stato prevede ma non esegue; quel lavoro attraverso cui andare oltre la bolla di cui si diceva prima, quella che isola il disabile, quella dell’indifferenza e quella determinante l’emarginazione. Ecco, l’obiettivo, di più, l’impegno per questa Giornata Internazionale delle persone con disabilità deve essere quello di infrangere questa bolla, con il soffio della conoscenza, della comprensione, della solidarietà; quel soffio vitale – ha sottolineato la dottoressa Palummo – che dona forza all’inclusione, all’integrazione, alla collaborazione, allo scambio ideale e materiale, sulle cui basi trova perno quella civiltà dei valori con cui illuminare la nostra Vita, anche contestualmente alla nuova società dell’informazione multimediale, quella trovante espressione in uno spazio virtuale che facilita e consente di vivere la modernità della vita a tutti noi, per mezzo del computer, degli smartphone con le varie app, che voi conoscete bene – ha argomentato il Consigliere Nazionale UICI, rivolgendosi ai tanti giovani presenti – e che costituiscono per noi disabili, in particolare per noi ciechi e ipovedenti, non solo la strada verso una piena conquista delle possibilità compendiate nella mondanità, dell’essere parte attiva di essa, ma anche una speranza: la speranza di affrancare la condizione della disabilità da quell’accezione intrinsecamente negativa che produce, in effetti, l’handicap, da superare attraverso la condivisione di un pensiero etico, aperto alle esigenze dell’altro, in grado di ridurre la distanza tra l’esigenza del disabile e il contesto esterno; in grado, sopra ogni altra cosa, di far maturare un senso comune solidale ed empatico, più avanzato, se possibile, di ogni convenzione, di ogni legge, di ogni articolo”. Nello specifico, la succitata legge 9 gennaio 2004, n. 4, “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”, ha l’obiettivo e la finalità di tutelare e garantire il diritto di accesso ai servizi informatici e telematici della pubblica amministrazione e ai servizi di pubblica utilità da parte delle persone disabili, in ottemperanza al principio di uguaglianza, statuito dall’articolo 3 della Costituzione. La legge n. 4 del 2004, una delle prime normative a livello europeo sull’accesso ai servizi informatici delle amministrazioni pubbliche da parte delle persone con disabilità, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 13, del 17 gennaio 2004. Successivamente, il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 245, del 19 ottobre 2012), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 294, del 18 dicembre 2012) ha disposto con l’articolo 9, comma 4, lettere a) e b) rispettivamente la modifica dell’articolo 3, comma 1, e dell’articolo 4, commi 4 e 5. Le disposizioni della legge n. 4 del 2004 sono state successivamente attuate: dal decreto del Presidente della Repubblica 1 marzo 2005, n. 75, “Regolamento di attuazione della legge 9 gennaio 2004, n. 4 per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 101, del 3 maggio 2005); dal decreto del Ministro per l’innovazione e le tecnologie 8 luglio 2005, “Requisiti tecnici e i diversi livelli per l’accessibilità agli strumenti informatici” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 183 dell’8 agosto 2005), che stabilisce le linee guida recanti i requisiti tecnici e le metodologie per la verifica dell’accessibilità dei siti Internet, nonché i programmi di valutazione assistita utilizzabili a tale fine; dal decreto del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione 30 aprile 2008, “Regole tecniche disciplinanti l’accessibilità agli strumenti didattici e formativi a favore degli alunni disabili” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 136 del 12 giugno 2008); dal decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 20 marzo 2013, “Modifiche all’allegato A del decreto 8 luglio 2005 del Ministro per l’innovazione e le tecnologie, recante: Requisiti tecnici e i diversi livelli per l’accessibilità agli strumenti informatici” (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 217, del 16 settembre 2013). Il 26 settembre 2018, poi, è entrato il decreto legislativo n.106/2018 (Riforma dell’attuazione della direttiva UE 2016/2102, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, Gazzetta Ufficiale n.221/2018), che aggiorna la legge Stanca, n.4/2004,  per usare la nuova e più appropriata definizione “persone con disabilità”, rispetto a “persone disabili”, introdotta dal decreto legislativo. Importanti, in particolare, sono le definizioni che la legge reca all’articolo 2, in tema di  “accessibilità”, intesa quale “capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie o configurazioni particolari, e, per l’appunto, di “tecnologie assistive”, ovvero “gli strumenti e le soluzioni tecniche, hardware e software, che permettono alla persona disabile, superando o riducendo le condizioni di svantaggio, di accedere alle informazioni e ai servizi erogati dai sistemi informatici”. I soggetti destinatari della legge, ai sensi dell’articolo 3, sono: le pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici economici, le aziende private concessionarie di servizi pubblici, gli enti di assistenza e di riabilitazione pubblici, le aziende di trasporto e di telecomunicazione a prevalente partecipazione di capitale pubblico, le aziende municipalizzate regionali, le aziende appaltatrici di servizi informatici. La legge si applica anche a tutti i soggetti che usufruiscono di contributi pubblici o agevolazioni per l’erogazione dei propri servizi tramite sistemi informativi o internet. Le disposizioni di legge non si applicano ai sistemi informatici destinati a essere fruiti da gruppi di utenti dei quali, per disposizione di legge, non possono fare parte persone disabili. Le disposizioni introdotte dall’articolo 9 del decreto-legge n. 179 del 2012 prevedono modifiche in ambito di accessibilità delle postazioni di lavoro e dei documenti pubblicati nei siti web delle pubbliche amministrazioni e introduce l’obbligo, a carico delle medesime, di pubblicare sul proprio sito web gli obiettivi annuali di accessibilità. E’ assegnato all’Agenzia per l’Italia digitale il compito di monitoraggio e d’intervento nei confronti dei soggetti erogatori di servizi, inadempienti in ordine all’accessibilità dei servizi medesimi. Per effetto delle disposizioni introdotte l’inclusione digitale deve essere garantita a tutti indipendentemente dal settore (pubblico o privato) e dal tipo di strumento di fruizione, con responsabilità specifiche in caso di mancato rispetto delle norme. L’Agenzia per l’Italia digitale ha emanato la circolare n. 61 del 2013, “Obiettivi di Accessibilità” (comunicato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 90, del 17 aprile 2013), relativa agli obblighi di accessibilità per le pubbliche amministrazioni.  A livello internazionale sono state definite e aggiornate le linee guida recanti standard per la realizzazione di siti web accessibili, grazie all’attività del World Wide Web Consortium, anche conosciuto come W3C, un’organizzazione non governativa internazionale (fondata nell’ottobre del 1994 presso il Massachusetts Institute of Technology da uno degli inventori del Web, Tim Berners-Lee, in collaborazione con il CERN) che ha come scopo quello di sviluppare tutte le potenzialità del World Wide Web e che rappresenta il soggetto al quale fa riferimento anche l’Unione europea: esso sviluppa specifiche tecniche e linee guida al fine di assicurare un’alta qualità tecnica ed editoriale. Infine, in sede europea, è stata pubblicata la direttiva UE 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio, in data 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, di cui gli Stati Membri sono stati chiamati a recepire i dettami entro il 23 settembre 2018. Un impianto normativo, nazionale e sovranazionale, corposo, insomma, quello inerente all’accessibilità degli strumenti informatici a cui è necessario corrisponda la sedimentazione di una nuova coscienza civica, da costruire nell’ambito di un rinnovamento culturale, su cui alzare la soglia di attenzione in merito a una questione cruciale, attinente al diritto, intangibile per ogni essere umano, di entrare liberamente e autonomamente in relazione con i propri simili, con l’ambiente che ci circonda, con la conoscenza che esso custodisce ed elargisce, con gli interessi e le passioni che in esso albergano e che esso suscita: società, ambiente, conoscenza, interessi, passioni che, grazie alla grande finestra virtuale, assumono dimensione planetaria, universale, illimitata, in linea con le opportunità offerte dalle tecnologie contemporanee; “quelle opportunità – ha concluso la dottoressa Palummo –  a cui l’etica e la civiltà, di cui è formalmente investita la nostra epoca, impongono di valicare ogni barriera, culturale, mentale e materiale, tra abilità e disabilità, rendendo congruenti forma e sostanza, ovvero dando effettività, sulla base di corrette condotte psicologiche e fattuali, e attraverso adeguati ausili e strumenti, a quei principi, a quei valori, a quelle norme che riconoscono a ognuno di noi la facoltà di fare la nostra parte e di realizzare la nostra personalità, in ogni ambito della vita associata”. L’inclusione e l’integrazione sono, in ultima analisi, mete che noi scorgiamo, che abbiamo iniziato a delineare, ma che ancora non abbiamo fatto pienamente nostre; quell’inclusione e quell’integrazione  che,  anche nel contesto informatico, possono migliorare la quotidianità di ogni individuo, non solo del disabile, contribuendo a rendere, nella pratica, facilmente utilizzabili i sistemi e le reti multimediali a più ampi gruppi di utenti, come coloro che usano dispositivi mobili o che navigano con una connessione internet lenta; quell’inclusione e quell’integrazione che, nell’ambito della Pubblica Amministrazione, aiutano a promuovere l’immagine relativa al senso etico  degli Enti;  quell’inclusione e quell’integrazione che risultano particolarmente complesse inerentemente alla dimensione della disabilità visiva, o meglio, alla ricerca della strada volgente verso l’obiettivo di rendere integrazione e inclusione dei soggetti con disabilità visiva fattori fattuali; una sfida rispetto a cui una funzione precipua svolge la tiflologia, ovvero la scienza che studia le condizioni di vita e le problematiche delle persone con disabilità della vista, al fine di indicare soluzioni per attuare la loro piena integrazione sociale, professionale e culturale; tiflologia che include diverse aeree di studio, quali la tiflopedagogia, la tiflodidattica,  la tiflotecnica, che si occupano dell’educazione e della formazione di coloro i quali sono interessati da minorazione visiva, dello sviluppo cognitivo, della crescita in tutti i loro aspetti, nel campo della relazione, della comunicazione, dell’autonomia orientata all’inclusione della persona, anche in presenza di disabilità plurime, dando grande spazio alle questioni della riabilitazione e dell’assistenza socio-sanitaria, sia nella fase dell’età evolutiva, sia in quella dell’età adulta. Fasi della vita che la tiflologia aiuta ad affrontare al meglio, anche al cospetto della nuova società dell’informazione multimediale, ove la bussola è “la tifloinformatica, ossia – ha spiegato il dottor Carlo Bruni, educatore tiflologico – la scienza che si occupa degli strumenti informatici e delle connesse metodologie d’uso necessarie per l’utilizzo del computer da parte di utenti con disabilità visiva. Nei processi educativi e/o riabilitativi di un cieco o di un ipovedente, la tifloinformatica ha un’importanza fondamentale, in quanto, attraverso gli ausili specifici, di cui si dirà in seguito, fornisce al disabile visivo ottime opportunità d’informazione e di comunicazione, durante i percorsi di studio, nell’inserimento lavorativo e nell’integrazione sociale. L’uso corretto e proficuo delle moderne tecnologie informatiche innalza, nell’utilizzatore non vedente, l’autostima, vera conditio sine qua non, senza la quale il disabile visivo abbandonerebbe ogni percorso di crescita e d’integrazione. Ogni piccolo passo avanti conseguito porta al raggiungimento, prima parziale, poi persino, in alcuni casi, totale, dell’autonomia, che è il traguardo più alto che ogni portatore di handicap si prefigge di raggiungere. Bisogna, però, essere realistici e considerare che anche le nuove tecnologie hanno dei limiti; così avviene anche nel caso della più moderna e innovativa strumentazione pensata per gli utenti disabili visivi. Gli ausili in se stessi non possono abbattere completamente le barriere dell’handicap, nel nostro caso dell’handicap visivo. Infatti, risultano pienamente fruibili, per esempio, i programmi per la gestione dei testi e quelli che permettono la connessione e la navigazione in internet; al contrario quelli che si riferiscono alla grafica o alla modifica delle immagini possono essere usati solo parzialmente dagli utenti non vedenti. Va precisato, comunque, che il personal computer usato dal disabile visivo è un normalissimo computer, corredato da opportuni ausili che ne consentono l’utilizzo da parte di questo particolare utente. La tastiera da utilizzare per un disabile visivo, parziale o totale, è la normale tastiera del PC, fisso o portatile (notebook) che sia. La cosa più assurda è affermare che il cieco/ipovedente abbia bisogno di una tastiera particolare: il cieco, come ogni utilizzatore normodotato, dovrà imparare la tastiera a memoria (tecnica dattilografica), partendo dalla corretta posizione di partenza delle mani sulla tastiera: indice sinistro sul tasto f e indice destro sul tasto j, con i tasti f e j che sono sempre tattilmente riconoscibili, avendo un puntino, o un trattino, o qualsiasi altro segno in rilievo.  Ma vediamo rapidamente quali sono e in cosa consistono gli ausili tifloinformatici, illustrandone il funzionamento, accompagnato da riflessioni relative all’importanza che gli stessi assumono per i non vedenti, a iniziare da quello che può definirsi l’ausilio principe della tifloinformatica: lo “screen reader” (lettore dello schermo). Banalmente siamo abituati, per ragioni che possono definirsi “storiche”, a definire “sintesi vocale” il sistema che vocalizza quanto presente sullo schermo. In realtà, è appunto un sistema composto da due entità ben distinte per funzioni, modalità di funzionamento e costo. Agli albori dell’informatica di massa (periodo di riferimento fine anni 80/primi anni 90) il sistema operativo dei pc era il DOS. Con quel sistema operativo, e con la tecnologia di allora, lo screen reader era un piccolo software di lettura della “memoria video” e il sintetizzatore vocale era un ingombrante, pesante e scomodo dispositivo hardware. Il tutto veniva chiamato sintesi vocale, anche ad “alti livelli”: nel nomenclatore tariffario, si continua ancora adesso a parlare di sintetizzatore vocale e non si fa alcun accenno allo screen reader. Con l’avvento dei sistemi operativi a interfaccia grafica Windows, con tutti i pc ormai dotati di scheda audio, la sound blaster, il dispositivo hardware perde significato, la produzione del suono avviene direttamente all’interno del computer, ma diventa importantissimo il software incaricato di leggere la schermata (questo a causa dell’architettura dello stesso windows, che non consentiva l’accesso diretto alla memoria video). Il sistema adesso è tutto software, cosa che aumenta l’importanza dello screen reader; esso diventa più difficile da progettare, diventa molto più costoso. Il prodotto è cambiato, si è migliorato, ma le nostre abitudini mentali e il nostro lessico specifico non si sono evoluti, per cui continuiamo a parlare di sintesi vocale riferendoci al sistema sintesi-screen reader. Lo screen reader non gestisce solo la sintesi vocale, esso è necessario anche per poter utilizzare il display braille, il cui uso è importantissimo: utilizzare esclusivamente la sintesi vocale, causerebbe nel tempo quello che viene definito “analfabetismo di ritorno”. La voce meccanica non perfetta delle sintesi spesso genera confusione e comporta ignoranza del lessico e della sintassi della lingua italiana; ovviamente succede ancor peggio nelle lingue straniere. Un altro strumento è il Display braille, detto anche “barra braille”, che è un apparecchio hardware riportante una schiera di celle braille disposte su una riga. Una cella braille è un dispositivo molto complesso, composto da 8 elementi ceramici che, grazie ad un sistema piezoelettrico, si sollevano in modo da visualizzare in braille le indicazioni ricevute dallo screen reader. La funzionalità del display braille è dinamica, nel senso che quanto visualizzato nella riga braille cambia a seconda delle informazioni che lo screen reader legge sullo schermo. Spesso il display braille possiede una serie di tasti che consentono di navigare nello schermo senza utilizzare la tastiera del pc, e quindi senza spostare il cursore, e dispone anche di un’altra tipologia di tasti per richiamare il cursore, consentendo di spostarlo direttamente da una parte all’altra dello schermo (emulazione del mouse). Naturalmente, per utilizzare il display braille in maniera proficua è indispensabile che l’utente abbia un’ottima conoscenza del braille e un’alta velocità di lettura. Non ho trovato alcuna particolare difficoltà tra coloro che, da buoni braillisti con alta velocità di lettura, ho seguito nell’avventura del cosiddetto “braille informatico”; ognuno di essi ha carpito facilmente e velocemente le differenze con il braille tradizionale e le nuove caratteristiche offerte dai due puntini in più. Se, invece, l’utente ha un residuo visivo sufficiente a leggere autonomamente testi a caratteri ingranditi, allora potrà utilizzare un software ingrandente. I software ingrandenti possono essere immaginati come una lente d’ingrandimento all’interno del PC, che può visualizzare in maniera ingrandita quanto contenuto nella schermata di windows. Naturalmente, a ingrandimenti maggiori corrisponde una porzione di schermo visualizzata sempre più piccola. Infatti, per chi necessita d’ingrandimenti superiori a 4/5 volte, si presenta inevitabilmente la possibilità di perdere l’orientamento all’interno della pagina, specialmente quando si sta utilizzando il pc per navigare in internet. In tal caso, il problema viene risolto con l’utilizzo di uno screen reader con sintesi vocale – spesso, anche se più “leggero” e meno performante di uno screen reader classico, è contenuto nello stesso software ingrandente – . Quasi tutti i software ingrandenti presenti sul mercato offrono alte possibilità di personalizzazione, così come anche il Magnifier, software d’ingrandimento contenuto nello stesso Windows. Essi, infatti, consentono una personalizzazione del puntatore del mouse, in modo da aumentarne la visibilità: puntatori di diverse grandezze e colori, con elementi che evidenziano la posizione dello stesso (un cerchio, un quadrato, una croce a tutto schermo centrati sulla posizione del puntatore). Consentono altresì di ingrandire tutto lo schermo o di dividere lo schermo in due parti (in una viene visualizzata la parte ingrandita, nell’altra la schermata per intero), di utilizzare la funzione “lente d’ingrandimento” (ingrandendo solo una porzione di schermo, centrata sul puntatore del mouse), di invertire i colori o di cambiare i colori visualizzati. Da non dimenticare è, inoltre, la stampante braille, un dispositivo che consente di punzonare un testo in braille o elementi grafici a rilievo su carta a varia grammatura. E’ banale affermare che una stampa braille fatta su un foglio di carta a grammatura 80 (quella che normalmente si usa per fotocopie o stampe in nero) avrà poca durata: dopo qualche lettura la carta si rovina e diventa illeggibile al tatto. Esistono stampanti braille in grado di stampare su ambedue i lati del foglio (interpunto), sfalsando leggermente l’impaginazione in modo che i puntini non si sovrappongano. Il testo, specie se elaborato con un programma di videoscrittura complesso (ad esempio Winword), avrà bisogno di essere preparato per la stampa braille, con una nuova formattazione, eliminando alcuni caratteri e proprietà non traducibili in braille. A tale scopo esistono vari software a disposizione, dai più semplici e intuitivi, che consentono stampe senza troppe pretese, ai più professionali, utilizzati nei centri di trascrizione più avanzati del nostro Paese. Infine, occorre fare un cenno alle grandi praterie d’accessibilità che oggi offrono gli smartphone, i sistemi integrati di tali strumenti, difatti costituenti il mezzo principale utilizzato per diverse funzioni, le quali prima “passavano” dal computer; funzioni la cui esecuzione adesso risulta enormemente semplificata da queste nuove tecnologie, in grado di dare a chi vive la disabilità visiva immense opportunità, le quali non devono, in ogni caso, distogliere i ragazzi dall’apprendimento degli altri sistemi operativi, come la tastiera, a cui occorre accostarsi con interesse – ha concluso il dottor Bruni –, al fine di sedimentare un bagaglio di competenze col quale affrontare e superare le barriere che una società in continua evoluzione presenta sul nostro cammino”. Un cammino ancora arduo, ogni giorno più arduo, la cui felice evoluzione potrà trovare spazio nell’accesso ai mondi inesplorati dell’universo multimediale, vera frontiera di una società effettivamente integrata, aperta e inclusiva: una società, insomma, progredita e moderna, in ogni aspetto della sua essenza.

Il Presidente Regionale UICI, Pietro Testa, il dottor Massimo De Buono e il Consigliere Nazionale UICI Annamaria Palummo

Il presidente regionale UICI Pietro Testa, il dottor Massimo De Buono e il Consigliere Nazionale UICI Annamaria Palummo

È accaduto ancora una volta!, di Alfio Pulvirenti

Il 7 dicembre, gli ex allievi si riunivano per la seconda volta presso l’istituto per ciechi “T.A.Gioeni” di Catania. La circostanza, oltre a favorire l’incontro fra amici che non si vedevano da quando avevano lasciato l’istituto, è stata l’opportunità per affermare, ancora una volta, che l’istituto “Gioeni” è dei ciechi.

Gli ex allievi hanno intrapreso un’azione di contatto con la politica, in sinergia con la sezione locale dell’UICI, per contrastare l’intenzione, da parte delle istituzioni, di destinare ad un uso diverso gli spazi dell’Istituto, distogliendolo dagli scopi per cui il Barone Gioeni lo aveva donato.

La stampa, volta ad elogiare il virtuosismo della IPAB, riferendosi all’istituto, lo identifica come “un tempo istituto per ciechi e oggi IPAB” ma proprio la presenza degli ex allievi, volta a presidiare la “proprietà” dei ciechi, smentisce quest’affermazione.

Gli ex allievi sono solo una fascia della popolazione dei “proprietari” dell’istituto ma le future generazioni di ciechi e le loro famiglie debbono trovare in questa sede il rifugio, il sostegno ed il supporto necessari per affrontare i diversi ostacoli che, come nel passato, ancora oggi e poi domani non muteranno perché correlati alla cecità.

14° Edizione del Premio di lettura “Louis Braille”, di Pietro Piscitelli

Autore: Pietro Piscitelli

Il 9 novembre scorso si è tenuta a Tirrenia (Pisa) la Finale del Concorso nazionale di lettura “Louis Braille”, giunto alla sua 14° Edizione.

Il Concorso, organizzato dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita”, ha una valenza nazionale in quanto coinvolge tutte le sezioni territoriali e i Consigli Regionali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. A tal fine l’iniziativa rappresenta da lungo tempo un’ulteriore testimonianza della solida collaborazione tra i due Enti, che per mesi hanno lavorato anche per questa edizione in sinergia.

Le Fasi del Concorso sono state infatti le seguenti: da gennaio a marzo si è tenuta la Prima Fase, quella Provinciale, durante la quale i partecipanti di tutta Italia potevano competere con altri partecipanti dello stesso territorio nella lettura in braille di un brano non scolastico e sconosciuto al lettore.

Fin dalla prima fase i concorrenti sono stati divisi in 6 categorie:

  1. Scuola primaria – 1° ciclo;
  2. Scuola primaria – 2° ciclo;
  3. Scuola secondaria di primo grado;
  4. Scuola secondaria di secondo grado – biennio;
  5. Scuola secondaria di secondo grado – triennio;
  6. Università e adulti.

Con tutta evidenza, la divisione in categorie ha consentito il confronto tra persone che potessero essere quanto più possibile vicine come età e quindi anche come esperienza e bagaglio culturale.

Nella seconda fase, ovvero quella Regionale svoltasi da aprile a giugno, coloro che si sono qualificati a livello provinciale sono stati valutati dai Consigli Regionali UICI, che hanno poi scelto le persone che avrebbero rappresentato la rispettiva Regione a livello nazionale.

Una volta selezionati i 30 finalisti per la fase Nazionale, numero che si è ridotto per cause di forza maggiore a 21 candidati, essi hanno partecipato alla finale presso il Centro Le Torri – Olympic Beach di Tirrenia (Pisa), e questi si sono esibiti di fronte ad una Commissione giudicatrice così composta:

  1. Pietro Piscitelli: Presidente della Biblioteca Italiana per i Ciechi;
  2. Nicola Stilla: Presidente del Club Italiano del Braille;
  3. Armando Giampiero: insegnante;
  4. Raffaele Rosa: Presidente della sezione provinciale UICI di Salerno;

I lavori sono iniziati alle 09,00, con un solo intermezzo tenutosi alle 11,30 per l’intervento del Dr. Mario Barbuto, Presidente Nazionale UICI, che tra l’altro ha dichiarato: “sarei stato felice di poter presenziare, ma impegni presi molto tempo fa non me lo hanno consentito. Avevo però il desiderio di sottolineare, una volta di più, l’importanza del Concorso, che si rivolge ad una platea vastissima che comprende tutte le Regioni Italiane. È grazie ad occasioni come questa che si può ribadire l’importanza del metodo braille, ed evidenziare quanto esso sia uno strumento efficace per tutti i non vedenti che lo hanno utilizzato in passato, nel presente e certamente anche in futuro”.

La valutazione dei partecipanti ha tenuto conto, come da bando di Concorso, della precisione nella lettura, della fluidità, della correttezza, della postura e della espressività dimostrate. Terminate le esibizioni di tutti i lettori, la Commissione ha espresso un voto in quarantesimi che ha decretato i posizionamenti finali.

Il punteggio minimo da ottenere per risultare vincitori era stato fissato dalla Commissione in 32/40, e solo nel caso di una categoria (Scuola secondaria di secondo grado – biennio) tale soglia non è stata superata: pertanto, nessuno dei finalisti ha ottenuto il premio.

Per quanto riguarda le altre categorie i vincitori sono stati:

Ficetola Gioia (Marche): Scuola primaria – primo ciclo;

De Austria Hernandez Mark Aaron (Sardegna): Scuola primaria – secondo ciclo;

Lincetto Benedetta (Veneto): Scuola secondaria di primo grado;

Papaccio Raffaella (Campania): Scuola secondaria di secondo grado – triennio;

Cicciarella Giuseppe (Toscana): Università e Adulti.

Un premio speciale è stato inoltre assegnato alla Classe 5^A della Scuola primaria “Aurelio Saffi” di Carrara, facente parte dell’Istituto Comprensivo di Carrara e Paesi a Monte. Tra le classi che hanno imparato il sistema braille, infatti, la 5^A si è particolarmente distinta per il proprio impegno e dedizione, portando a termine un progetto a tutto tondo sulla disabilità visiva che ha visto coinvolta anche la UICI di Massa Carrara.

A ritirare il premio erano presenti gli insegnanti della Classe, l’alunna non vedente Martina Sironi, il Presidente del Consiglio regionale UICI Toscana, nonché consigliere della Biblioteca Antonio Quatraro e il delegato della UICI di Massa Carrara Fabrizio Alberti.

Vale la pena di sottolineare come certamente il Concorso nazionale di lettura “Louis Braille” sia nato per mettere a confronto i non vedenti di tutta Italia riguardo alla padronanza che essi hanno del sistema, ma anche per sensibilizzare la cittadinanza su ciò che l’invenzione di Braille ha rappresentato e rappresenta tuttora per i non vedenti di tutto il mondo.

Per questo l’auspicio è che sempre più classi scelgano di cimentarsi nell’apprendimento del sistema, anche per via della manualità e velocità di pensiero che esso richiede per poter essere padroneggiato a un livello quantomeno accettabile.

La partecipazione ad iniziative di questo tipo non è mai troppa, e per la prossima edizione del Concorso è lecito attendersi un numero di partecipanti superiore a quello della 14° Edizione già ormai archiviata.