È successo l’8 agosto del 2020, di Alfio Pulvirenti

Autore: Alfio Pulvirenti

Sabato, 8 agosto 2020, un gruppo di ex allievi dell’Istituto per Ciechi “Tommaso Ardizzone Gioeni” si è incontrato proprio in istituto per trascorrere una giornata insieme.

Si è trattato di una cinquantina di persone, fra ciechi, mariti, mogli, figli e accompagnatori.

Gli ex allievi provenivano da diverse località della regione siciliana ma la lunghezza del percorso e il disagio per alcuni, a seguito dei collegamenti complessi, non ha frenato l’entusiasmo dei partecipanti.

L’incontro si è svolto nei locali regolarmente praticati dagli ex allievi, nel cortile, un grande chiostro dalla struttura architettonica imponente, e nella sala teatro, un ambiente in grado di accogliere tutti i presenti nel rispetto delle regole per la prevenzione del Covid-19.

Dopo l’incontro spontaneo per i saluti fra i partecipanti, che arrivavano mano a mano, Giovanni Falduto, uno degli organizzatori dell’evento, invitava tutti a recarsi nella sala teatro, situata al piano superiore, per trascorrere li del tempo.

Questo è il terzo incontro per gli ex allievi ma solo ora il fondatore del gruppo, l’ex allievo Giuseppe Lentini, è potuto essere presente, consentendo al gruppo di porgergli un tributo. Anche questa volta è stato presente l’Istitutore Luigi Lombardo.

Per il pranzo il gruppo lasciava l’istituto e si recava presso un ristorante situato nelle vicinanze. Considerato il numero dei partecipanti, è stato possibile ottenere una sala esclusivamente per il gruppo e grazie alla sensibilità manifestata dal personale di sala è stato possibile realizzare il clima conviviale auspicato.

Dopo il pranzo il gruppo ritornava in istituto per trascorrere ancora delle ore, parlando, cantando e suonando.

Quanto descritto potrebbe indurre chi legge ad immaginare una normale giornata di vacanza tra non vedenti, così come se ne organizzano tante e in tutt’Italia, ma in questo caso il tempo trascorso, dalla mattina presto alla sera tardi, fra le mura dell’Istituto costituiva il veicolo per un preciso messaggio: l’Istituto è dei ciechi, le cui necessità ed opportunità non sono mutate nel corso della storia. I ciechi hanno bisogno di lavoro e per lavorare hanno bisogno dell’istruzione non solo scolastica, la quale può avvenire anche fra le mura dell’Istituto.

Gli ex allievi costituiscono un gruppo spontaneo laddove la leadership informale, esercitata da parte di alcuni, costituisce  solo un valido supporto per il soddisfacimento delle  necessità correlate alle iniziative che prevedono un’organizzazione più complessa e tutto il gruppo è estremamente grato a questi amici.

Al termine della giornata, i presenti si salutavano ridandosi appuntamento a data da destinarsi ma col profondo desiderio di rivedersi.

Sicuramente, il messaggio generato fra le imponenti mura del Gioeni echeggerà, prima o poi, nei palazzi di chi ha facoltà di decidere, sollecitando la sensibilità di questi ultimi, inducendoli ad agire per il bene dei ciechi e degli ipovedenti.

Insegnare il braille, di Stefano Mantero

Autore: Stefano Mantero

Il rumore della pioggia che picchietta incessante contro i vetri della finestra mi aiuta a trovare la concentrazione e a dedicarmi per qualche ora allo studio.

Malgrado la non più verde età, da qualche anno mi sono dedicato a studiare e mi sono iscritto alla facoltà di storia dell’università di Genova.

Le ore che riesco a dedicare allo studio sono momenti di gioia e credo che questo percorso potrà rendermi, in qualche modo, un vecchio migliore.

Nel momento in cui il telefono inizia a squillare, interrompendo la mia concentrazione, mi maledico per non aver silenziato lo smartphone e tuttavia decido di rispondere.

“Ti disturbo?” mi dice Arturo, amico e Presidente Regionale dell’U.I.C.I e, senza lasciarmi il tempo di replicare, prosegue: “ho bisogno di un insegnante di braille per il corso per centralinisti telefonici ed ho bisogno che sia tu a farlo”.

“Io?” esclamo stupito e inizio ad opporre alla sua perentoria richiesta una serie di obiezioni, tutte assolutamente inopinabili, non ultimo il fatto che non sono un braillista fra i più capaci ed esperti.

Lui sembra avere una risposta a ogni mia obiezione e alla fine ci lasciamo con l’intenzione di risentirci entro un paio di giorni per una risposta definitiva.

Alla fine è lui ad avere la meglio e mi ritrovo, non so bene quanto meritatamente, a essere l’insegnante di Braille per il corso di centralinista telefonico.

I mesi successivi scorrono senza troppi scossoni e del mio impegno relativo al corso ho delle informazioni sporadiche che mi arrivano sotto forma di e-mail o di qualche telefonata, ma la mia mente è ancora rivolta ad altre incombenze.

Arriva anche il nuovo anno, il 2020 e verso la fine di gennaio, giungono dal lontano oriente, per la precisione dalla Cina, delle notizie relative a una epidemia che si diffonde rapidamente nella provincia dell’Hubei.

Ascolto distrattamente queste notizie, forse come hanno fatto molti, pensando che in fondo la Cina è lontana, molto lontana e che il contagio non arriverà mai nel nostro paese.

Intanto nel mese di febbraio ho la mia prima lezione in classe con i ragazzi del corso e sarei bugiardo se non confessassi che ero emozionato e pieno di aspettative e anche un poco incuriosito sul fatto di mettermi alla prova.

Fin da subito posso contare sulla preziosa collaborazione di Giulia, che se in aula si è rivelata utilissima, in seguito sarà indispensabile.

Conoscere queste persone, non vedenti, ciechi assoluti e ipovedenti, è un poco come fare un salto indietro nel tempo, quando ero io fra i banchi con il mio bagaglio di speranze e di preoccupazioni.

Per cercare di stabilire subito un contatto e permettermi di conoscere velocemente le loro voci associandole così ad un nome, chiedo loro di fare una breve presentazione.

Finito il giro, estraggo una serie di cartoncini sui quali ho incollato dei tappi di plastica, quelli, per spiegare, che chiudono le bottiglie di acqua. Ogni cartoncino porta sei tappi a simulazione dei sei puntini Braille.

La lezione scivola via senza problemi e mentre loro cominciano a familiarizzare con i primi rudimenti dell’alfabeto, io cerco di memorizzare le voci e di seguire gli sforzi che piano piano ci conducono a percorrere le lettere che si formano sotto i loro polpastrelli.

Alla fine delle tre ore ci salutiamo dandoci appuntamento per la settimana successiva, non prima che abbia loro raccomandato di esercitarsi per non perdere ciò che hanno appreso durante quella prima lezione.

Invece non ci incontreremo più, il Covid 19 entra con prepotenza nella vita di ognuno, costringendoci a lunghi periodi di reclusione in casa e a confrontarci con un nemico spietato e senza controllo che avrebbe fatto migliaia di vittime che, malgrado tutto, continua a mietere, anche se i numeri si sono fortunatamente andati assottigliando.

Qui potrei aprire un vastissimo ventaglio di considerazioni su quanto è accaduto, ma sarebbe un’altra storia e forse anche già sentita. Desidero invece continuare a raccontare di quella classe e del Braille, del progetto finanziato dalla Regione Liguria e promosso dal Consiglio regionale dell’U.I.C.I. in collaborazione con l’Istituto David Chiossone, di quell’opportunità che comunque Covid o non Covid, non poteva andare sciupata.

Nel mese di aprile infatti ricevo una telefonata da Federica, Coordinatrice del progetto, che mi informa che il corso sarebbe ripreso e le lezioni avrebbero avuto luogo mediante una piattaforma online per garantire il distanziamento ed evitare ai corsisti spostamenti e viaggi in treno o in pullman.

Naturalmente considero che se le lezioni online vanno bene per molte materie, dubito che possano funzionare anche per il Braille.

Pur tuttavia bisogna almeno provare, cercare un sistema efficace che consenta alla classe di corsisti di imparare a leggere e a scrivere in braille.

Malgrado tenti di assumere un atteggiamento positivo che mi permetta di estrarre il famoso coniglio dal cilindro, non riesco a pensare ad un valido surrogato della didattica frontale, però non voglio arrendermi definitivamente.

Il caso vuole che mi venga consegnata la spesa dal supermercato e mentre ripongo gli acquisti mi capiti in mano una confezione di uova, quelle confezioni che contengono sei uova in altrettanti alloggiamenti di cartone.

Subito mi torna alla mente un episodio di molti, troppi, anni fa, quando un consigliere della nostra sezione cercava di insegnare ad un me stesso, poco più che adolescente e spaurito, i primissimi rudimenti del Braille.

Ero andato a casa di Aldo De Vercelli, così si chiamava il consigliere sezionale, il quale si fece dare dalla moglie uno di quei portauova da frigorifero e facendomi sentire i primi sei alloggiamenti convessi mi fece toccare la raffigurazione ingrandita di una cella Braille.

Poi voltando il contenitore mi indicò come gli alloggiamenti concavi rappresentavano bene il braille come si scrive, ossia alla rovescia di come si legge.

Naturalmente il mio percorso con la scrittura e lettura Braille non si fermò a quel portauova, ebbi la fortuna di poter avere come insegnante anche il Professor Giacomo Raggio, ma intanto il portauova mi suggerisce una possibile strada per far apprendere alla classe i concetti principali.

Grazie anche alla consulenza di Lucia Russo che ringrazio per avermi sostenuto in questo periodo, ne parlo con Federica e le chiedo di fare in modo che tutta la classe si doti di una confezione di uova, logicamente dopo averla messa a parte delle mie intenzioni.

Penso che sia rimasta parecchio stupita, anche se onestamente non lo ha fatto trasparire e il suo: “È davvero ingegnoso”, più che al sottoscritto va attribuito a De Vercelli.

Riprendere le lezioni e ascoltare le voci degli allievi sulla piattaforma online, è una grossa emozione, qualcuno riesco a riconoscerlo, altri con maggiore difficoltà e a un po’ di allievi cambio per diverse volte il nome, con qualche disappunto del malcapitato.

In un momento di grande difficoltà per tutti, in pieno lockdown e maneggiando con cautela le uova della confezione, siamo ripartiti e piano piano posso constatare che stiamo progredendo.

Intanto ad ogni allievo viene spedito un kit con tavoletta, punteruolo e carta per scrivere e successivamente, grazie a Carlo Merisio e la sezione di Genova dell’Unione Ciechi e Ipovedenti, anche un piccolo plico di fogli stampati in braille.

Insomma possiamo finalmente lasciare le uova, che oramai sono quasi sode, per dedicarci a scrivere e leggere sul serio.

Non pensavo che saremmo riusciti a fare così tanta strada, ogni piccolo progresso è stato conquistato dai corsisti con grande volontà e impegno.

Con l’aiuto di Giulia mettiamo a punto un sistema per poter fare dei test che ci consentano di valutare tangibilmente i miglioramenti o invece dove dovremmo insistere per colmare le lacune.

Più avanti dettiamo dei testi alla classe che naturalmente scrive con tavoletta e punteruolo. Viene poi chiesto ad ogni allievo di fare una foto, o di farsi aiutare a fotografare il proprio elaborato e inviarlo a Giulia mediante whatsapp.

Credo che la povera Giulia abbia perso almeno sei o sette diottrie per leggere i testi in braille dalle foto, ma l’utilità di questo lavoro ha dato i suoi frutti fornendoci indicazioni precise sulla preparazione del gruppo.

È molto bello ascoltare le voci degli allievi che di volta in volta vengono chiamati a leggere piccoli brani e percepire come i tentennamenti e le insicurezze iniziali, lasciano il posto ad una maggiore padronanza e sicurezza che logicamente andrà allenata per essere ancora più veloce e precisa.

Se all’inizio non avrei voluto, posso dire che sono stato veramente felice di fare questa esperienza, certo meglio sarebbe stato poter lavorare in classe durante lezioni frontali, ma non è stato possibile quindi abbiamo fatto di necessità virtù, senza piangerci addosso e senza mai abbatterci.

«Vedete quest’uovo?» affermava Denis Diderot, che proseguiva: «con quest’uovo si rovesciano tutte le scuole di teologia e tutti i templi della terra».

Noi, molto più modestamente abbiamo pensato che: meglio un uovo oggi che una gallina domani.

L’Helen Keller di Messina consegna due cani guida e quattro bastoni bianchi all’Istituto per ciechi Ardizzone Gioeni di Catania, di Anna Buccheri

Lunedì 13 luglio 2020 alle 17.00 nella splendida cornice del cortile dell’Istituto Gioeni di Catania, sotto un gazebo e graziati da una leggera brezza, c’è stata la cerimonia di consegna di due cani guida e quattro bastoni bianchi a coronamento di un lavoro di addestramento e di affiancamento svolto dal Centro Regionale Helen Keller di Messina di cui erano presenti operatori e veterinaria, oltre naturalmente la Presidente, Linda Legname, e il vice-Presidente, Santino Di Gregorio.

Al tavolo delle autorità sedevano il Presidente del Centro Regionale Helen Keller di Messina Linda Legname, il Presidente Nazionale dell’UICI Mario Barbuto, il Presidente del Consiglio Regionale UICI Sicilia Gaetano Minincleri, l’Assessore Regionale Siciliana alla Famiglia Antonio Scavone, il Magistrato del Tribunale di Catania Santino Mirabella e il Direttore del quotidiano La Sicilia Antonello Piraneo.

Prima dell’inizio della cerimonia, l’Assessore Scavone, il Magistrato Mirabella e il Direttore Piraneo hanno fatto una breve esperienza di percorso con il bastone bianco e il cane guida, bendati.

Linda Legname ha quindi introdotto l’incontro sottolineando che sono stati rispettati i protocolli dettati dalla pandemia e spiegando i motivi che hanno condotto alla scelta dell’Istituto Gioeni per la consegna dei cani guida e dei bastoni bianchi. All’Istituto Gioeni, infatti, tanti non vedenti e ipovedenti sono cresciuti e da qui è cominciato il loro percorso di autonomia e di libertà per diventare persone di alto profilo, perché i ciechi e gli ipovedenti vogliono essere cittadini tra cittadini e il cane guida è un mezzo di autonomia e di libertà. L’augurio per l’Istituto Gioeni di Catania è che diventi luogo di lavoro e di formazione, fiore all’occhiello della città di Catania.

Di seguito hanno preso la parola l’Assessore Scavone, il Magistrato Mirabella e il Direttore Piraneo.

L’Assessore Scavone, dopo aver ringraziato Linda Legname, ha tracciato una breve storia degli IPAB che è una grande storia, di grandi debiti, di grandi beni, di grandi lavoratori, di grandi centri. È un dovere far funzionare queste strutture, ha ringraziato perciò il Commissario del Gioeni Giampiero Panvini, salutato il Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto, il Presidente Regionale UICI Sicilia Gaetano Minincleri e la Presidente della Sezione Territoriale Provinciale UICI di Catania Rita Puglisi e informato che la Regione Sicilia si sta dotando di un’Anagrafe della disabilità avendo in progetto di dare assistenza in modo più mirato e attento alle singole fragilità. Poi, sull’onda dell’esperienza vissuta con il bastone bianco in particolare, ha osservato che è uno strumento semplice che però dà autonomia e che in qualche modo lo ha portato a riflettere sul fatto che si deve fare un po’ meglio e un po’ di più.

Il Magistrato Mirabella ha condiviso le sensazioni ed emozioni provate in prima persona grazie all’esperienza del percorso seguito. È stata un’esperienza che ha suscitato in lui non solo curiosità, ma anche stupore, perché aveva immaginato più facile camminare per un tratto breve con il bastone e il cane, ne ha derivato una impressione che ha definito “bidimensionale”. Ho guardato il buio, ha detto. Il buio si ispessiva andando avanti, ai lati era come se qualcosa lo schiacciasse, come se potesse sbattere contro una parete, come se fosse stretto su se stesso. Si è sentito insicuro in una situazione che invece per chi non vede è la normalità.

Il Direttore del quotidiano La Sicilia Piraneo ha ringraziato perché per lui che racconta storie come giornalista è importante capire, e questa è stata un’occasione per capire cos’è il lavoro del Centro Helen Keller, cos’è la normalità della vita per chi non vede. E allora è un doppio mea culpa che ha sentito di dover fare: un mea culpa per il poco spazio sui media generalisti che si dà ad attività e a Centri come l’Helen Keller, spazio che non corrisponde all’impegno con cui lavorano i Centri e il Terzo Settore, perché si insegue la notizia che fa notizia; l’altro mea culpa riguarda il modo in cui si parla degli IPAB, sempre con riferimento a vertenze, come se fossero stipendifici, invece bisognerebbe sforzarsi di andare oltre l’emergenza (sussidi, tagli) e fare attenzione al cosa si dice e al come si dice.

Linda Legname ha rilevato a questo punto che oggi con l’inclusione scolastica molte delle attività che una volta i bambini e i ragazzi facevano negli Istituti (attività di autonomia personale, di orientamento e mobilità, di socializzazione e ludiche, di manualità, di artigianato) vengono in parte svolte nei campi estivi organizzati dall’IRIFOR, mentre dovrebbero essere attività quotidiane, perché solo così si realizza una vera inclusione. Ha quindi salutato (scusandosi se dimenticava qualcuno), tra i numerosi presenti, l’Assessore del Comune di Catania Michele Cristaldi, il delegato del Prefetto di Catania Magnano, i Presidenti delle Sezioni Territoriali UICI Salvatore Albani di Ragusa, Tommaso Di Gesaro di Palermo, Santino Di Gregorio di Enna, Alessandro Mosca di Caltanissetta, Rita Puglisi di Catania, Giuseppe Vitello di Agrigento, i Consiglieri della Sezione Territoriale UICI di Catania e la Consigliera Regionale UICI Rosa Lattuga, e le persone sedute in prima fila che hanno fatto l’Orientamento e Mobilità e l’affiancamento cani guida, in attesa di ricevere il cane guida e i bastoni bianchi.

I cani guida sono stati consegnati a Lucilla D’Antillo e ad Orazio Visalli; i bastoni bianchi ad Antonio Bova, a Nazareno Lo Rocco, a Stefania Olivieri e ad Antonella Rigano. 

Per il Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto la cerimonia è stata emozionante perché lui stesso ha frequentato al Gioeni le elementari e le medie. Ed è infatti con voce commossa che ha osservato che nella convinzione di fare un passo avanti si sono dismesse Istituzioni che consentivano ai ciechi e agli ipovedenti di essere quello che sono. Si sta vivendo così un grandissimo bluff che si ritorce contro le persone che si vorrebbero mettere in condizione di parità. È come dire: vi mandiamo a scuola con tutti e sarete uguali. Ma non è così. Un reggimento di operatori circonda il bambino e il ragazzo, ma il re è nudo e dirlo non è una mancanza di riguardo per il re. L’UICI deve poter rientrare in possesso delle strutture in cui vivere le situazioni educative e formative necessarie per una vera autonomia. L’Istituto Gioeni va riconsegnato all’UICI che, se non sarà in grado di gestire bene, andrà via, ma deve avere la possibilità di essere messa alla prova.

Anche il Presidente del Consiglio Regionale UICI Sicilia Gaetano Minincleri ha affermato che l’Istituto Gioeni deve tornare a vivere, essendo il luogo adatto per svolgere i Corsi di formazione professionale organizzati da IRIFOR e UICI. E la presenza dell’UICI nell’amministrazione dell’Istituto è necessaria e opportuna. Inoltre ha chiesto un tavolo tecnico per la questione relativa all’assistenza scolastica ed extrascolastica pomeridiana ai bambini e ai ragazzi con disabilità visiva.

Sono state consegnate anche tre medaglie del Centenario dell’UICI rispettivamente all’Assessore Scavone, al Magistrato Mirabella e al Direttore del quotidiano La Sicilia Piraneo. La medaglia ha sul dritto l’immagine di Omero e sul verso quella di Ulisse e Diomede con la lanterna di Genova.

La manifestazione si è conclusa con un piccolo rinfresco offerto dal Consiglio Regionale UICI Sicilia.

Fotogrammi dell’Agone della politica associativa e il dietro le quinte della scena, di Marco Condidorio

Autore: Marco Condidorio

Si può in un momento storico, quale è quello che sta attraversando la nostra associazione, gridare agli untori?

Provare a inseguire questi sogni letterari di manzoniana memoria, giova poco e niente, se non a gettare tinte color quaresima negli occhi di chi prova a districarsi in questa selva oscura.

Dopo aver letto l’articolo del Prof. Lapietra, col quale lo stesso non lesina considerazioni lievemente lesive, poco eleganti dirette a sottolineare l’operato del sottoscritto, qualificandolo indirettamente di basso profilo, ho sentito il desiderio di rispondere riportando il personale punto di vista, che non è quello di un passante qualunque, ma di chi ha vissuto in prima persona, non solo il singolo evento riportato arbitrariamente da Lapietra, ma l’intera stesura nonché sottoscrizione del protocollo di intesa UICI-MIUR.

Nessun veleno, solo un cammino irto di ostacoli e incomprensioni.

E infatti, il ventitré agosto del 2018 viene sottoscritto il protocollo di intesa. UICI-MIUR.

Nei tre mesi successivi, a novembre 2018, dopo un lavoro incessante, su sollecitazione del Presidente Barbuto, riuscimmo ad ottenere il decreto ministeriale-dipartimentale, col quale veniva istituito il tavolo paritetico, strumento indispensabile, per un dialogo diretto e permanente con lo stesso dicastero dell’istruzione.

Tavolo, tra l’altro, previsto proprio dal protocollo stesso, scritto praticamente interamente da noi.

Nei giorni convulsi, precedenti la versione definitiva del documento, rileggendo più e più volte lo stesso, mi resi conto di quel che rappresentava se mai fosse divenuto ufficiale e dunque operativo. Se mai fossimo davvero arrivati alla sottoscrizione, pensavo al grande lavoro che avremmo dovuto fare, tutti, nessuno escluso, per ottemperare dignitosamente al contenuto esposto in ben oltre diciassette obiettivi.

È già sufficiente leggere i verbali delle sedute dell’anno 2019, primo anno di lavoro del tavolo tecnico, per comprendere il senso di questo documento e di ciò che ha permesso di portare alla presenza degli esperti del ministero.

Basta leggere la documentazione prodotta tra la nostra struttura nazionale e i diversi dipartimenti del MIUR per capire che, oggi, l’UICI è sulla strada giusta.

E ancora, parliamo delle potenzialità e delle competenze dei centri di consulenza tiflodidattica; della formazione e dell’aggiornamento degli insegnanti, degli educatori e degli assistenti per la comunicazione e per l’autonomia.

Di trascrizione dei testi e di progettazione e realizzazione di materiale didattico.

Dunque, sono citati nel documento gli enti collegati all’UICI, la Biblioteca per i ciechi Regina Margherita; la Federazione delle Istituzioni Prociechi; l’I.Ri.Fo.R.

Il NIS, network per l’inclusione scolastica.

Stavamo per lanciare una tra le sfide più importanti della nostra storia, del nostro primo centenario della fondazione.

Una vetrina niente male, cui avremmo dovuto dare quanto prima una sistematina ai contenuti didattici, formativi, e di competenza. E non perché non vi fossero, semplicemente stavamo prendendo coscienza del fatto che, una volta ottenuta la firma, il ministero ci avrebbe chiesto conto di quel che siamo e sappiamo fare; di quel che abbiamo e possiamo essere per poter rispondere alle criticità del territorio, della scuola.

Questo il sentimento successivo ai giorni che seguirono alla firma del ventitré agosto, allor quando convocai alcune sedute della commissione istruzione per pianificare un percorso e mi trovai di fronte all’interrogativo dei colleghi di commissione, in particolare dell’amico Enzo Bizzi e Giancarlo Abba, i quali erano piuttosto perplessi sugli esiti che avrebbe potuto avere una eventuale richiesta da parte del ministero su un qualunque tema, vedi per esempio quello della formazione specifica degli insegnanti sul sostegno didattico. Preoccupazione più che legittima!

Tutti ne eravamo consapevoli, compreso il nostro Presidente Barbuto, che ci propose di snellire alcuni dei progetti formativi. 

E così, nonostante l’ansia da prestazione delle prime settimane, finalmente i contenuti iniziavano a prendere forma, svolti i primi compiti, tra cui quello di redigere via via percorsi di formazione da sottoporre alla super visione del NIS, della Commissione istruzione, dell’I.Ri.Fo.R. e del Presidente Barbuto, al fine di promuovere un piano di formazione nazionale, magari proprio da condividere con il MIUR su piattaforma S.O.F.I.A.

E già da questo breve cenno, si può evincere che non eravamo sprovvisti di un piano di formazione, se pure in working progress, da proporre all’attenzione del MIUR e in particolare del dirigente D’Amico.

La verità è che a Lapietra nonostante il lavoro intenso di quei mesi, che precedettero l’incontro citato nell’articolo dallo stesso, i progetti formativi non parevano sufficientemente adatti e, questo va detto, non sufficientemente estetici, accattivanti stando alle parole del direttore D’Amico, dovemmo riprendere tutto in mano, come se fossimo all’anno zero!

Ma leggiamo assieme qualche passaggio del protocollo d’intesa UICI-MIUR, oggi tra l’altro MI, Ministero dell’Istruzione, per saggiarne lo spirito guerriero, di chi riconosce di sé il vigore e la forza delle proprie idee dei sani principi che lo animano, l’UICI:

PREMESSO CHE

il MIUR si propone di:

rafforzare l’inclusione scolastica, la formazione e la socializzazione delle bambine e dei bambini, delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti, con disabilità visiva e/o minorazioni aggiuntive di ogni ordine e grado;

rispondere alle diverse criticità afferenti ai bisogni educativi e didattici specifici, promuovendo azioni finalizzate allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno, nel rispetto del diritto all’autodeterminazione e all’accomodamento ragionevole e nella prospettiva di migliorare la qualità della vita;

attivare specifiche iniziative e idonei servizi per un potenziamento delle attività che contribuiscano all’integrazione degli studenti con disabilità visiva.”

Leggiamo ora quel che abbiamo scritto riguardo la nostra associazione:

“l’UICI

in qualità di “Ente di tutela degli interessi materiali e morali dei ciechi” ai sensi della legge n. 1047 del 26 settembre 1947, opera senza fini di lucro per l’esclusivo perseguimento di finalità volte alla piena inclusione delle persone cieche e ipovedenti nella società;

promuove e attua iniziative volte a garantire l’educazione e l’istruzione delle persone cieche e ipovedenti, nonché la loro formazione culturale e professionale;

si avvale delle prestazioni di una rete di strutture e istituzioni, come di seguito elencate, a qualificazione elevata, funzionali alla realizzazione dei suindicati scopi, le quali riconoscono al Presidente nazionale UICI – come da verbali del Gruppo di coordinamento dell’UICI ed Enti dipendenti e collegati, del 30/11/2017 e del 21/02/2018, depositati agli atti presso gli Uffici del Dipartimento – il pieno titolo a rappresentarle nella sottoscrizione del presente Protocollo.

Segue l’elenco con le finalità degli enti, dunque i servizi di cui sono titolar

Istituto Nazionale di Ricerca, Formazione e Riabilitazione ETS (I.Ri.Fo.R.), istituito il 22 febbraio 1991 dall’UICI e finanziato dallo Stato con legge n. 379/1993 e successive modificazioni. Ente già riconosciuto dal MIUR quale punto di riferimento della formazione scolastica sulle tematiche della disabilità visiva e accreditato per l’erogazione di formazione e aggiornamento al personale docente (D.M. 10 luglio 2000, n. 177), al fine di favorire l’istruzione e l’inclusione degli alunni con disabilità visiva nelle scuole di ogni ordine e grado;”

La domanda del Direttore D’Amico fu chiara e secca:

“Avete già pronto qualche progetto formativo, che possa essere appetibile e dunque inseribile su piattaforma SOFIA?

Premesso che I.Ri.Fo.R. già aveva inserito materiale su SOFIA, in virtù dell’accreditamento presso il ministero stesso degli anni precedenti, che hanno fatto del nostro Ente di formazione, comunque un modello di riferimento, potevamo riferire al Direttore di non avere niente in cantiere?

Dichiarando una inesattezza?

Abbiamo risposto positivo, consapevoli di dover accogliere l’opportunità di una sfida, che abbiamo vinto.  Abbiamo saputo contrarre i tempi e sollecitare noi stessi a operare per produrre in tempi brevi un pacchetto di offerta formativa da poter far caricare su SOFIA senza ulteriori rinvii da parte, sia ministeriale che nostra.

E oggi, per una qualche ragione recondita, davvero per una caduta di stile da parte del Prof. Lapietra, leggiamo di un misfatto, inesistente, dopo aver conseguiti risultati, per carità, certo non per merito diretto del sottoscritto, ma che, senza il tavolo tecnico istituito tra Uici-Miur probabilmente sarebbero ancora lontani.

Oggi, desidererei ricordare a Lapietra, e di ciò ne sono orgogliosamente felice, l’UICI può godere di un luogo privilegiato qual è il tavolo paritetico, attraverso il quale infatti, già dalle prime riunioni ha ottenuto ascolto e condivisione, raggiungendo traguardi, che sino a qualche anno fa, sarebbero stati impensabili, come scritto sopra, vedere i verbali degli incontri.

Il lavoro è tanto, certo, ma non impossibile a realizzarsi e a consentire di raggiungere ulteriori e preziosi traguardi.

Gelosie; desiderio di rivalsa; insofferenza, ma perché?

Perché attendere questo istante e non rendere manifesti questi sentimenti nel tempo dei fatti?

Ancora in una trasmissione di Scuola alla Radio, credo di fine febbraio, dedicammo uno spazio significativo proprio ai corsi messi su piattaforma SOFIA dall’I.Ri.Fo.R. e coordinati da Lapietra, trasmissione nella quale lo stesso manifestò gratitudine sia nei miei confronti che di altri.

E oggi che leggo?

Onestà intellettuale e ipocrisia non possono andare sottobraccio, confliggono terribilmente.

Tan tè, questo è quel che mi trovo a leggere tra le righe di un articolo.

La domanda sorge spontanea: Ma lo scopo dello scritto era di denigrare, ridicolizzare Marco o di parlare del grande successo dell’iniziativa formativa?

Personalmente non posso che essere contento degli esiti positivi, conseguiti dal gruppo di formatori tiflologi perché gli alunni, gli studenti, le famiglie e la scuola meritano di ricevere risposte esaustive alle loro richieste.

L’I.Ri.Fo.R. e tutta l’UICI meritano questo successo e anche Lapietra, che tanto si è speso per mettere in piedi il carrozzone, in senso figurato evidentemente.

Dunque a che serve schernire, chi oggi tra le altre cose, è completamente fuori da ogni competizione, che riguarda nello specifico la formazione?

Forse per rendere ancora più luminoso il traguardo?

Sinceramente penso proprio di no, la caduta di stile è sin troppo evidente e credo potesse essere evitata.

Lapietra,  credo sia stato un acrobata, nel senso che di fronte a quella sfida,  con il supporto di una squadra eccezionale, ha prodotto non un semplice salto mortale ma triplo e di ciò penso tutti le saremo grati.

Si è parlato spesso di concretezza e di tempi brevi, ecco la concretezza fa parte di quel meccanismo, il cui sistema implica anche quello di dover lavorare al massimo dell’energie e delle capacità, anche quando sappiamo di dover magari rivedere quel che già abbiamo fatto.

Ora che ha gettato un poco di fango sulla faccia del sottoscritto, che probabilmente teneva dentro da tempo, si sente un poco meglio?

Questa è l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti?

L’associazione del veleno e della vendetta, dello scontro a tutti i costi, anche riguardo a ciò che appartiene al passato, se pure recente?

È vero, ci son stati screzi e le conflittualità non mancavano; punti di vista differenti e visuali spesso distorte dal contesto, non sempre favorevole al dialogo, spesso infatti dovevamo svolgere le riunioni della commissione istruzione su una piattaforma assai precaria dal punto di vista della connettività.

Abbiamo certo discusso, ma dopo esserci chiariti,  io e Lei, in diverse occasioni, spesso anche durante il tragitto dal Miur alla sede centrale, per me potevano restare lì. Lei invece le riporta al cuore, segno che non le ha superate.

Il risultato di ciò, non è il fango gettato addosso al sottoscritto, ma il rischio di presentare all’esterno una associazione non proprio in salute, anzi.

Perché rendere pubblico un sentimento, che avrebbe avuto maggiore forza se manifestato al diretto interessato in quel tempo?

Forse l’impellente bisogno di movimentare l’atmosfera dell’agone politico, in attesa del prossimo congresso?

Ma lasciamo queste inezie al loro valore e torniamo al documento, per sottolinearne la freschezza e intensità operativa.

È questo il punto in cui si parla della Federazione Nazionale delle Istituzioni  ProCiechi ETS, costituita il 23 febbraio 1921, eretta in ente morale con R.D. 23 gennaio 1930, n. 119, il cui statuto è stato approvato con R.D. 28 luglio 1939 n. 1437 e successive modificazioni. Tra le sue finalità: la promozione dell’inclusione scolastica e sociale degli alunni con disabilità visiva; il sostegno dei centri di ricerca tiflopedagogica ed educativa, volti a realizzare studi, progetti e altre iniziative in materia di disabilità visiva, quali, ad esempio, lo sviluppo dell’area dei sussidi tiflodidattici, multimediali e dei libri tattili per la prima infanzia; l’attuazione di ricerche e studi finalizzati al miglioramento delle realtà educative che accolgono disabili visivi e il potenziamento dell’informazione e della diffusione della cultura tiflopedagogica.

E ancora,

Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” ETS, sorta nel 1928, con lo scopo di: diffondere la lettura tra i minorati della vista attraverso la realizzazione di prodotti librari nei formati adeguati, accessibili e fruibili, anche per agevolare l’istruzione dei ciechi e degli ipovedenti, così come definiti ai sensi della legge 3 aprile 2001, n. 138; consentire il pieno sviluppo personale e sociale, perseguendo il pieno diritto allo studio e all’inclusione culturale e professionale. La Biblioteca dispone, inoltre, di un Centro di documentazione tiflodidattica, istituito ai sensi della legge n. 52/1994 e di tredici Centri territoriali di consulenza tiflodidattica, istituiti ai sensi della legge n. 76/2011.

Poi troviamo:

L’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia ETS), sezione italiana, costituita per atto pubblico il 9 febbraio 1977 dagli Enti Morali Unione Italiana dei Ciechi (oggi UICI) e dalla Società Oftalmologica Italiana, riconosciuta dallo Stato italiano con legge 28 agosto 1997, n. 284 e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Agenzia opera in stretta cooperazione e collaborazione con le sedi regionali e territoriali dell’UICI per promuovere e attuare iniziative volte alla prevenzione della cecità e alla riabilitazione visiva; diffondere a livello nazionale, regionale e locale la conoscenza delle principali patologie oculari; promuovere e sostenere campagne di informazione, prevenzione e tutela della “vista”, convegni e riunioni a carattere scientifico in collaborazione con lo Stato, le Regioni, le strutture scolastiche e universitarie e con le strutture ospedaliere di oftalmologia; promuovere e organizzare corsi di formazione e di aggiornamento per educatori e per riabilitatori visivi.

Scrissi al Presidente, che lesse e apportò proprie correzioni e contributi al testo, se non fosse geniale inserire anche i centri nel protocollo e così li inserii e di ciò ne sono contento.

Segue il testo:

Centri di Consulenza Tiflodidattica e Centri di Documentazione Tiflologica, istituiti per volontà dell’UICI dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi e dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, i quali costituiscono una rete di diciotto strutture su tutto il territorio nazionale, per garantire agli alunni, alle famiglie, agli insegnanti e a quanti operano nell’ambito dell’inclusione scolastica un servizio di risorse didattiche e tiflopedagogiche per facilitare la comprensione delle problematiche degli alunni e degli studenti con minorazioni visive e orientare alla programmazione dell’itinerario educativo. Inoltre, hanno lo scopo di promuovere lo studio relativo alle aree della tiflologia (tiflotecnica, tiflodidattica e tifloinformatica). Ciascun Centro è supportato dalla consulenza di un esperto in materie tiflologiche.

Seguono la Stamperia di Catania e il Centro Hellen Keller.

Stamperia Regionale Braille e Polo Tattile Multimediale dell’UICI, istituita con legge regionale della Regione Sicilia del 4 dicembre 1978, n. 52 e sostenuta principalmente da finanziamenti statali e regionali e riconosciuta dalla Regione siciliana con leggi regionali 16 novembre 1984, n. 93, 1 marzo 1995, n. 16 e 30 aprile 2001, n. 4. Tra le sue finalità, vi è quella di contribuire all’integrazione scolastica, sociale e culturale attraverso la creazione di manufatti editoriali per persone non vedenti e ipovedenti;

Centro Regionale Helen Keller, istituito per impulso dell’UICI dalla Regione siciliana con legge regionale 30 aprile 2001 n. 4, che annovera particolari competenze e professionalità nell’area della mobilità, dell’autonomia personale, della vita indipendente, con annessa scuola di addestramento di Cani guida per ciechi.

Ecco, in questo lungo articolo, ho desiderato ripercorrere alcune delle tappe del documento di cui poco si conosce, ma che oggi costituisce lo strumento di confronto e progettazione tra UICI e Ministero dell’Istruzione.

Finalmente, in UICI, oggi, molto più che nel passato, si parla tanto di scuola e ciò non può che far bene a tutti i protagonisti, in primis ai bambini, agli alunni e gli studenti, poi alle loro famiglie e alla scuola tutta.

La vera grande sfida di cui siamo protagonisti, ha avuto inizio il giorno in cui il Ministero dell’Istruzione, rappresentante esecutivo della forza di Governo in materia di istruzione e dunque anche di integrazione e inclusione scolastica, ha messo il proprio sigillo su quella nostra proposta concretizzatasi nel primo e unico protocollo di intesa tra noi, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e loro, Ministero dell’Istruzione.

Nessuna meraviglia dunque, solo la consapevolezza che, se desideriamo davvero esserci nel futuro dei nostri ragazzi, dobbiamo accettare il confronto con i bisogni reali dei bambini, alunni e studenti in condizione di cecità assoluta o di ipovisione grave, magari con anche, purtroppo una ulteriore minorazione aggiuntiva.

Un derby tutto da “vedere” anche per i non vedenti. San Siro, un passo inclusivo oltre le barriere

Autore: Francesco Cusati

Fonte: La Repubblica.it sez. Lettere, del 28/05/2020

Ti scrivo per raccontarti un importante progetto di inclusione sociale promosso e realizzato dalle squadre calcistiche meneghine.

Inter e Milan hanno avviato lo scorso mese di settembre, in collaborazione con la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano e il Centre for Access to Football, il progetto “San Siro per tutti” che permette a chi non vede di seguire le partite allo stadio.

Ai tifosi ciechi e ipovedenti seduti in tribuna vengono fornite cuffie con ricevitore a radio.

I radiocronisti di Milan e Inter, oltre alla cronaca della partita, descrivono anche ciò che avviene all’interno dello stadio, ad esempio gli striscioni, gli atteggiamenti di giocatori… Insomma, tutto ciò che occorre a vivere l’esperienza allo stadio a 360 gradi.

Inoltre è previsto un servizio di accoglienza delle persone con disabilità visiva sin dal loro arrivo allo stadio.

Tornare allo stadio, dopo oltre 30 anni, è stato emozionante e, pur non vedendo, l’esperienza è stata strepitosa.

In occasione dell’ultimo derby i dirigenti di Inter e Milan, prima della partita, hanno organizzato un momento di saluto, donando al presidente della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano e al presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti la maglia di Lukaku e Ibrahimovic con la scritta in braille del nome e numero di maglia.

Un segno tangibile di attenzione al mondo di chi non vede.

Adesso non “vediamo” l’ora di tornare allo stadio e tifare per i nostri beniamini !!! Francesco Cusati Q uello che mi è piaciuto molto della lettera di Francesco è percepire l’ironia con cui affronta la propria disabilità.

Ironia che si riesce a sviluppare soprattutto quando si riesce ad accettare completamente la malattia.

L’importante è che questo tipo di approccio sia proprio solo degli interessati o di persone a loro vicine, altrimenti può risultare offensivo.

Tornando al servizio per le persone non vedenti all’interno dello stadio di cui mi aveva parlato il signor Roghi (CSR Manager del Milan), mi fa piacere sapere che funziona e anche molto bene.

Credo che parte di questo successo sia dovuto alla scelta di essersi rivolti direttamente alle persone non vedenti e alle loro associazioni e fondazioni di riferimento.

Per una persona non vedente l’audio descrizione è fondamentale in molte situazioni della vita, per permettere di vivere le esperienze in modo più coinvolgente, allo stadio come in altri luoghi, per esempio al cinema.

Questa testimonianza è la dimostrazione che quando si interpellano i diretti interessati è più facile pensare a delle soluzioni adeguate.

Altrimenti il rischio rimane sempre quello di offrire un servizio non adatto alle esigenze e di sprecare soldi inutilmente.

Visto che il coinvolgimento dei diretti interessati ha sortito effetti così positivi, perché non fare la stessa cosa anche con le persone con altri tipi di disabilità? Per esempio per i posti carrozzina? Sappiamo bene che, in assenza di un confronto serio e dell’ascolto dei bisogni reali, l’esperienza offerta può risultare indimenticabile, ma in senso negativo.

Già ottenere un posto è complicato, poi con patologie gravi bisogna sperare che il tempo sia clemente, bisogna arrivare molto presto per avere i posti migliori… le variabili per riuscire ad andare allo stadio sono talmente tante e complicate quasi quanto quelle per catturare Beep-Beep da parte di Willy coyote.

Nell’organizzazione dello stadio per i disabili ci sono aspetti positivi, ma purtroppo ad oggi prevalgono soprattutto gli aspetti negativi.

Solo quando le persone con qualsiasi tipo di disabilità potranno raccontare esperienze così belle come quella di Francesco, solo allora San Siro sarà veramente “per tutti”.

A presto.

Link diretto all’articolo: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2020/05/28/un-derby-tutto-da-vedere-anche-per-i-non-vedenti-san-inclusivoMilano11.html?ref=search

Prossime assemblee: perché tanta fretta?, di Mario Mirabile

In queste poche righe desidero condividere alcune riflessioni scaturite dalla decisione della Direzione Nazionale di far svolgere le prossime assemblee in tempi così brevi e, soprattutto dopo un periodo così complesso da cui stiamo appena uscendo. Ho sempre evidenziato ed apprezzato come, a differenza di altre grandi associazioni, le nostre elezioni sono state sempre caratterizzate da una discussione preventiva, da una grossa partecipazione degli associati, dalle modalità di voto che la rendono davvero una grande organizzazione. E, invece, questa volta mi sembra che queste peculiarità miranti alla partecipazione e alla democrazia, rischiano di svanire. Il fatto di ridurre così drasticamente i tempi di comunicazione e convocazione delle assemblee; la costatazione che le elezioni si debbano svolgere in mesi con temperature presumibilmente molto elevate; la consapevolezza che la nostra organizzazione è composta in maggioranza da anziani, persone quindi meno avvezze all’utilizzo delle tecnologie e che potrebbero avere serie difficoltà a spostarsi in un periodo post pandemia e molto caldo; il fatto che, dati i tempi stabiliti dalla Direzione, le elezioni è meglio concluderle entro luglio, dato che nel mese di agosto il personale sezionale dovrà usufruire delle ferie. A tal ultimo proposito, è doveroso precisare che in periodo di pandemia i dirigenti e soprattutto i dipendenti delle sezioni non si sono mai fermati, cercando di assicurare, anche a distanza, i servizi agli associati e alle loro famiglie. Dunque mi chiedo: perché questa accelerata? Non sarebbe stato meglio far coincidere le assemblee elettive con quelle autunnali che devono concludersi entro il 30 novembre? A questo interrogativo forse non avrò risposta, ovvero mi verrà detto che in autunno potrebbe verificarsi un nuovo picco. Ecco potrebbe, ma non è certo. E allora in tanta incertezza mi sembra davvero azzardato organizzare le assemblee sezionali in così poco tempo, in mesi così caldi e, soprattutto, prevedendo di spendere molto di più del previsto senza peraltro garantire la piena partecipazione e soddisfazione degli associati. A proposito della scarsa partecipazione, a Napoli nel 2015 il numero dei votanti è stato di 561.

Gilfredo Batistini ricordo degli amici

L’11 Gennaio 2020 alle 8 del mattino ci è giunta la triste notizia della scomparsa di un grande amico: Gilfredo Batistini.

Nato nel 1936 era originario di Sassetta, poi si era trasferito a Livorno e qui ha svolto ininterrottamente la sua militanza politica ed aveva messo al centro della vita, il suo impegno come Vicepresidente dell’Unione Italiana Ciechi di Livorno fin dai tempi della presidenza di Ciampolini e quando la Sezione di Livorno aveva sede in corso Mazzini, (era stato insignito come cavaliere del lavoro con riconoscimento del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga il 2 giugno del 1986).

Giovanissimo fu assunto come operaio nelle cave di Sassetta ma durante una giornata di lavoro ebbe un incidente: a causa di un innesco difettoso un’esplosione gli fece perdere la vista.

Nel 1959 si iscrisse all’Unione Italiana Ciechi di Livorno, poi negli anni 60 entrò nell’Istituto dei Ciechi di Firenze, poi presso l’Istituto per Ciechi N. Frediani di via del Mare ad Ardenza per frequentare il corso di centralinista per inserirsi nel mondo del lavoro, senza mai trascurare la vita associativa; ha lavorato presso l’Ufficio del Lavoro e della massima Occupazione dapprima in via del Giglio poi in via Fiume.

Nel 2007 con il rinnovo delle cariche elettive, fu nominato Presidente dell’UIC Livorno, dove ricoprì la carica fino al 2010; in quegli anni di presidenza e in quelli antecedenti, diedero vita in collaborazione con la Presidente Anna Maria Campochiari che poi divenne Presidente Onoraria, ad alcuni rilevanti Progetti come ad esempio il Corso di Lettura e Scrittura Braille, Inserimento di un Ausilio con sintesi vocale nelle banche per l’uso dei Bancomat affinché i non vedenti potessero accedervi in autonomia (per primo venne installato al Monte dei Paschi), cene al Buio alle quali parteciparono le alte cariche locali (queste ultime in un primo momento suscitarono delle perplessità ma invece ancora oggi sono fondamentale strumento che permette alle persone normodotate di comprendere meglio e fino in fondo la vita quotidiana dei non vedenti destando interesse e avvicinando la solidarietà nei confronti dei ciechi).

Gilfredo era sposato con Lidia, una persona splendida e meravigliosa dalla quale ha avuto due figli; Lidia lo accompagnava ovunque: alle riunioni di Lavoro, negli uffici, alla Sezione Territoriale UIC, alle Assemblee, rendendogli la vita meno faticosa e difficile.

Oggi purtroppo Gilfredo non è più tra noi, ha lasciato un grande vuoto, ci mancheranno tanto il suo impegno e la tenace volontà con cui ha affrontato la vita e la sua costante presenza nella Associazione.

Livorno, giovedì 23 Gennaio 2020

Con affetto

Gli amici

Anna Masoni – Manuele Marcangeli – Luigi Vanni – Italo Sacchetto – Paola De Paoli – Davide Burchi – Italo Sacchetto – Anna Centenaro – Elena Galgano – Paola Catarsi

Il libro scolastico digitale: lo stato dell’arte, di Pietro Piscitelli

A 10 anni dalla firma del Protocollo d’intesa con L’Associazione Italiana degli Editori

L’uso del personal computer tra i giovani minorati della vista – anche grazie alle nuove e più prestazionali periferiche speciali – è cresciuto in maniera esponenziale.

La Biblioteca “Regina Margherita” si è trovata a fronteggiare una richiesta sempre crescente di testi di studio in versione digitale per affiancare o sostituire il testo cartaceo.

Per rispondere a questa richiesta la Biblioteca “Regina Margherita” ha istituito il “servizio nazionale del libro informatico” che provvede, secondo la richiesta dello studente, alla distribuzione di testi in formato PDF, DOC per non vedenti e DOC per ipovedenti.

  • Il formato PDF è esattamente quello fornito dall’Editore
  • Il formato DOC per non vedenti è un file convertito dal PDF dell’Editore in DOC e adattato alla lettura con il sintetizzatore vocale o con il display braille
  • Il formato DOC per ipovedenti è un file convertito dal PDF dell’Editore in DOC e adattato alla lettura con il personal computer e con il software ingrandente; senza immagini ma conservando, il colore e, quando possibile, la struttura delle tabelle e dei grafici.

Il primo aspetto che si intende evidenziare è quello della risposta degli Editori alla richiesta di file provenienti dalla Biblioteca desumibile dalla seguente tabella.

Tabella 1 – Richieste avanzate ai principali Editori e loro risposte

Gruppo EditorialeFile richiestiFile ricevuti% fornituraTempo minimoTempo massimi
De Agostini12912798,45%136
Eli595898,31%1143
Giunti3434100,00%157
Il Capitello3232100,00%128
La Scuola1079798,65%1223
Loescher878395,40%1141
Mondadori Education14914295,30%196
Pearson18718397,86%190
Principato292793,10%1111
Raffaello161593,75%123
Rizzoli1039693,20%184
Esselibri Simone151493,33%998
Wolters Kluivert262492,31%164
Zanichelli16916798,82%137
TOTALI1.1411.09996,31%1223

L’attenzione è subito attratta da tre dati generali.

a) la lusinghiera risposta dei grandi gruppi Editoriali che ormai soddisfano oltre il 96% delle richieste;

b) i tempi di risposta non sempre pienamente soddisfacenti;

c) 42 libri non sono disponibili e non possono essere forniti in versione digitale.

Più complessa è la situazione con i piccoli Editori con i quali si fa molta più fatica e da cui, a volte, riceviamo risposte parziali e tardive.

C’è anche un piccolo gruppo di Editori che continuano a rifiutarsi di concedere i file che vengono richiesti (circa 80 testi ogni anno).

È opportuno sottolineare come il rapporto con L’Associazione Italiana degli Editori vada sempre più migliorando, e che sono allo studio o in fase di avanzata realizzazione anche alcune importanti iniziative comuni per migliorare la qualità e la gamma dei servizi offerti.

Un altro aspetto riguarda le “preferenze” degli studenti in relazione all’ordine di scuola frequentato, che si evince dalla tabella seguente nella quale vengono illustrate tutte le richieste di libri di testo nelle diverse versioni (sia cartaceo che digitale) pervenute alla Biblioteca:

Tabella 2 – Richieste di trascrizione pervenute alla Biblioteca “Regina Margherita

ScuolaTesto cartaceoTesto digitaleTotale Alunni che hanno  fruito di libri    
alunniPercentualeAlunnipercentuale
Primaria32781,95%7218,05%399
Secondaria I° grado6516,13%33883,87%403
Secondaria II° grado468,14%51991,86%565
 438 986 1.367

È di tutta evidenza che nella scuola secondaria il testo digitale è il prevalente strumento di studio tra gli alunni minorati della vista.

Si ritiene utile segnalare anche un complementare vantaggio della scelta di studiare su testi digitali, dato che emerge dalla tabella seguente

Tabella 3 – Tipologia dei testi distribuiti

CartaceoDigitale
Totale alunniTotale  testiMedia testi per alunnoTotale alunniTotale testiMedia testi per alunno
4382.2315,09%98610.05710,12%

Ne discende che per gli alunni che scelgono il testo digitale è disponibile un’offerta formativa doppia rispetto a quanti scelgono la versione cartacea.

Certo l’accessibilità e l’autonoma fruibilità dei testi digitali – specialmente per alcune tipologie – non è ancora sufficiente. Per tutti i testi manca un adeguato accesso alla componente iconografica, per i testi scientifici anche un semplice accesso alla simbologia specifica; problemi questi su cui si sta lavorando ma su cui è necessario fare rete per unificare gli sforzi, i tentativi e le sperimentazioni che da molte parti si stanno compiendo.

Occorre intervenire anche nel processo di creazione del prodotto/libro per introdurre specifici accorgimenti che poi consentano un più semplice adattamento del file alle esigenze del non vedente, e questo è un argomento delicato che richiede un percorso complesso e l’investimento di importanti risorse finanziarie.

Sarà anche necessario stimolare la ricerca per nuovi applicativi che consentano il riconoscimento e l’acquisizione di tutte le simbologie presenti in un testo, anche di quelle altamente specifiche come quelle del greco antico, dell’arabo, ecc.

Tuttavia si può affermare che il percorso compiuto e le conquiste ormai acquisite che ci sono alle spalle, non sono marginali e, seppure con difficoltà, consentono agli studenti minorati della vista di tenere il passo con i loro coetanei. Ne sono piena dimostrazione i risultati di un sondaggio recentemente realizzato dalla Biblioteca “Regina Margherita” in modalità “anonima” su uno statisticamente significativo campione di utenti (ha risposto il 34,58% dei fruitori del servizio) che si riporta nella tabella seguente

Tabella 4 – Risultati del questionario (sintesi)

DomandaRisposte%
Il Questionario è compilato da: Genitore Scuola Utente Altro 222 48 55 16 341su 341 65,10% 14,08% 16,13% 4,69 —
Utente: Ipovedente Cieco234 107 341su 341 68,62% 31,38% —
Scuola frequentata: Primaria Secondaria I grado Secondaria II grado Università/Libero prof.21 114 168 38 341su 341 6,16% 33,43% 49,27% 11,14% —
Tipo di ausilio informatico utilizzato: (Risposta multipla) Sintesi vocale Barra Braille Software ingrandente Altr0 su 443 37,43% 20,77% 27,54% 14,22%
I file forniti le risultano di semplice utilizzo? Sì No Abbastanza Non molto Altro Non risponde   Positivi (si + abbastanza) Negativi (No + Non molto)244 4 72 13 2 6 335 316 17su 335 72,84% 1,19% 21,49% 3,88% 0,60% 1,79% — 94,33% 5,07%
I tempi di fornitura dei file sono risultati adeguati alle sue esigenze? Sì No Abbastanza Non molto Altro Non risponde   Positivi (si + abbastanza) Negativi (No + Non molto)154 26 129 20 4 8 333 283 46Su 333   46,25% 7,81% 38,74% 6,01% 1,20% 2,40% — 84,98% 13,81%
Ritiene adeguata la qualità delle opere realizzate? Sì No Abbastanza Non molto Altro non risponde   Positivi (si + abbastanza) Negativi (No + Non molto)258 3 63 5 1 11 330 321 8su 330 78,18% 0,91% 19,09% 1,52% 0,39% 3,33%   97,27% 2,42%

È un buon risultato che però non deve illudere: la strada per la piena autonomia nello studio e nel lavoro attraverso il computer è ancora lunga e irta di difficoltà. Per sintetizzarla con una sola frase si può dire che “qualcosa è stato fatto ma … molto c’è ancora da fare”.

Ripartire insieme alle Istituzioni, di Antonio Quatraro

Autore: Antonio Quatraro

Dopo la comunicazione della presidenza del consiglio del 27 marzo, che invitava le Regioni a raccordarsi con FAND e FISH, e sulla scorta della nostra campagna di raccolta fondi per migliorare la protezione dei volontari (circa 8 mila euro), ci siamo attivati per costruire un percorso condiviso con Regione Toscana, Protezione civile e con il coordinamento del volontariato toscano, di cui fanno parte Crocerossa, ANPAS, Misericordia e protezione civile.

Le tematiche sono: mobilità, protezione e prevenzione con particolare riferimento alle persone con disabilità visiva ((quindi mascherine ad alta sicurezza), tutela del diritto alla pedonalità sul suolo pubblico, ecc. Come suggerisce la citata comunicazione della presidenza del consiglio, il tavolo si avvarrà anche del contributo di FAND e FISH.

Di seguito il primo comunicato stampa, che si colloca in una tradizione di collaborazione fra UICI, FAND e regione Toscana.

https://www.toscana-notizie.it/web/toscana-notizie/-/disabilit%C3%A0-e-covid-regione-insieme-a-unione-italiana-ciechi-per-valorizzare-le-differenti-abilit%C3%A0

“Scuola: cosa abbiamo fatto, stiamo facendo, possiamo fare”: discutiamone!, di Silvana Piscopo

Autore: Silvana Piscopo

Oggi, mentre passeggiavo con il mio cane guida,(la dolcissima candy), ho incontrato Linda P, mia ex alunna, poi docente di matematica e, successivamente, insegnante di sostegno presso uno dei più noti licei polifunzionali di Napoli; con lei ci eravamo ritrovate, dopo parecchi anni, nell’occasione della stesura del piano educativo individualizzato di 2 allievi ciechi assoluti, seguiti, come tanti altri, dal centro di consulenza tiflodidattico di Napoli ed io svolgevo una funzione di raccordo con la sezione.

Più volte ci siamo trovate su posizioni differenti circa le strategie più efficaci da adottare per  sviluppare capacità di organizzazione degli apprendimenti e incremento delle relazioni con i compagni sia in classe, che oltre la classe.

Abbiamo ripercorso, con ironia,le tappe accidentate, ma con soddisfazione per i risultati conseguiti dai due allievi, attualmente universitari; nel salutarci, la prof. Linda P. nel salutarci, ha ringraziato l’intera sezione di napoli, attraverso di me, perché, invece di adottare una, ormai diffusa pratica fondata sul pregiudizio contro la scuola che non funziona, che discrimina ed abbandona, ha offerto collaborazione con pazienza, costanza e competenza.   

Queste parole mi hanno prodotto un gran sollievo in un  tempo così pesante e carico di confusione, incertezze nelle scelte da fare, nelle attività da offrire a bambini e adolescenti, nelle opzioni di percorsi da indicare a tanti docenti che ci contattano, nel dare risposte a genitori in difficoltà nel seguire figli che non potevano essere, tecnologicamente attrezzati e psicologicamente così solidi per affrontare limiti e specificità del fare scuola a distanza.

E, tuttavia, ho realizzato che la prof. Linda P. ha ragione:

la pazienza nell’ascolto delle ragioni dell’altro, la costanza nel perseguire obiettivi semplici, ma significativi, la competenza nell’indicare percorsi in grado di potenziare capacità individuali e favorire relazioni affettive e di reciprocità tra coetanei, ci hanno consentito di essere punti di riferimento sia come sezione territoriale sia come persone individuali.

Sia come supporto specialistico per quanto riguarda le consulenze tiflodidattiche fornite dall’apposito centro di Napoli. Abbiamo lavorato con continuità dalla metà di marzoin stretta collaborazione tra sezione e centro tiflodidattico e, dopo aver analizzato i bisogni dei ragazzi e bambini attraverso contatti telefonici e risposte a domande semplici, ma mirate, abbiamo orientato insegnanti e genitori, abbiamo coinvolto i responsabili della commissione tecnologie, il gruppo di esperti organizzato presso il Cavazza e tutti hanno contribuito alla soluzione di problemi di gestione delle piattaforme, di carenza di ausili adeguati a poter seguire le lezioni a distanza, a rimodulare programmazione didattica personalizzata.

Allo stato attuale, ormai vicino alla conclusione dell’anno scolastico, ci stiamo preparando ad essere vicini a famiglie e ragazzi su due versanti: quello della proposta di attività ludiche-relazionali e di promozione di abilità in materia di autonomia e mobilità, quello di preparazione ad affrontare la ripresa della scuola che, auspichiamo, si svolga in presenza, ma che, comunque dobbiamo affrontare mettendo i nostri giovani e bambini in condizione di poter gestire al meglio tutto ciò che le tecnologie assistive permettono di realizzare per la crescita dell’indipendenza.

C’è molto cammino da fare, risorse umane e materiali da impegnare, ma anche molto tessuto da ricostruire tra famiglie, docenti, personale scolastico specializzato e non: per quella che è stata la mia esperienza di docente e, poi, di dirigente scolastica non vedente e per questa esperienza che sto conducendo da 5 anni nell’impegno associativo, posso testimoniare che alimentando le conflittualità ad ogni passo di strada tra famiglia e scuola,procedere per generalizzazioni con sfiducia e continue accuse di discriminazioni,si rischia di allontanarci dai traguardi che ci prefigiamo, perché apparire come i perseguitati, non ci rende giustizia e non corrisponde, almeno credo, al grado di integrazione sociale di cui  siamo protagonisti.

Ci serve valorizzare le buone prassi che, nonostante tutto, sono tante e, se utilmente aggregate, possono costituire fonte di merito per chi le attiva e spinta propulsiva per chi le apprende. E, allora? Mettiamocela tutta per costruire ponti ed evitare i muri che separano!

Silvana Piscopo, componente della commissione istruzione nazionale, responsabile istruzione   sezione territoriale di Napoli.