Genova – Segreteria telefonica straordinaria del 9 aprile 2020

Novità:

Auspicando il ritorno alla normalità della nostra vita quotidiana in breve tempo, il consiglio e l’ufficio UICI di Genova formulano i migliori auguri per le imminenti festività pasquali.

Informiamo tutti i soci che a seguito delle nuove disposizioni governative la chiusura dell’ufficio della Sezione Territoriale UICI di Genova è prorogata fino al 13 aprile 2020, salvo diversa disposizione. In caso di urgenza, rivolgersi al numero 010 25 100 49 negli orari di ufficio.

In questo momento di grande difficoltà a causa dell’emergenza Covid 19, la sezione di Genova mette a disposizione un servizio gratuito  di sostegno psicologico ed emotivo grazie alla disponibilità della socia Cinzia Mongini. Sarà possibile effettuare colloqui di sostegno (counselling), tramite telefono, audio o video chiamate WhatsApp oppure tramite skype. Per informazioni contattare la socia Cinzia Mongini al numero cellulare 349 5361505.

Comunichiamo che i servizi di accompagnamento prestati dai volontari coordinati dalla Consigliera Ornella Tarantino e Luciano Frasca sono sospesi fino a data da destinarsi.

Agrigento – Lettera aperta a tutti i dirigenti, di Innocenzo Ferraro

Autore: Innocenzo Ferraro

Durante questo periodo di emergenza sanitaria, un lasso di tempo pesante per ciascun cittadino, diverse richieste di aiuto, hanno messo allo scoperto uno squarcio, visibile alla base di quel rapporto tra dirigenti e dipendenti pubblici o privati, ad oggi oscurato dalla normale quotidianità.

In questo momento fragile, dove il subalterno dovrebbe maggiormente essere tutelato ed indirizzato verso il lavoro agile, in continuità della propria dignità lavorativa, e non dovrebbe subire disinteressatamente, azioni irresponsabili da parte del proprio datore di lavoro.

Un alternativa lavorativa, perché no, anche di pari opportunità, lo (Smart Working), oggi messo in evidenza rispetto ad un recente passato, da particolari coercizioni normative a tutela della salute pubblica.

Mi risulta, che diversi datori di lavoro, hanno immediatamente adottato le disposizioni impartite dal Governo, quella parte di amministratori ligi al proprio dovere, rendendo efficiente la macchina amministrativa.

Quella classe dirigenziale preposti a capo della pubblica amministrazione, meritevoli di ulteriore considerazione da parte delle Istituzioni, per l’attenzione e la sensibilità verso una parte di società, che quotidianamente lavora nonostante le molte difficoltà circostanziali.

Impossibile far “finta di non vedere” e di non sentire, la tutela del diversamente abile, deve essere continuamente al centro dell’attenzione, da quanti oggi occupano una posizione lavorativa dirigenziale, e dagli organi istituzionali, ciascuno con le proprie competenze.

I dirigenti pigri e latitanti, devono non aver compreso la gravità dell’attuale realtà, e delle disposizioni impartite dagli organi di Governo, in cui un giorno, li potrebbe vedere come principali protagonisti sul banco degli imputati.

Al fine di migliorare questo rapporto con la classe dirigenziale, esorto gli stessi, a premurarsi ad attivare quanto necessario per far rimanere i propri lavoratori a casa, come da D.L. Cura Italia del 17 marzo 2020 n. 18 Art. 87, ed invito gli organi di competenza ad aumentare i controlli e sanzionare il dirigente inadempiente.

Concludo, assicurando un mio continuo interesse, e mi attiverò per quanto mi sarà possibile, a monitorare particolari esigenze messi alla luce dai nostri soci.

Il componente del CDA della sezione territoriale UICI di Agrigento, Dott. Innocenzo Ferraro

“Uiciechi.it” n. 6 16/31 marzo 2020

Si comunica che in data 3 aprile 2020 è stato inserito nel sito www.uiciechi.it  il file della rivista Uiciechi.it n. 6 16/31 marzo 2020. Il link per leggere il giornale è il seguente:

http://www.uiciechi.it/servizi/riviste/View_Rivista.asp?Id_Nriv=2374

Di seguito il sommario della rivista:

A domanda risponde, di Nunziante Esposito.

Ausili per non Vedenti, di Giuseppe Fornaro.

Assistenza visiva in remoto con Be My Eyes, di Michele Paris.

ISEE 2020, novità e perplessità, di Giovanni Clerici.

Info aggiornate in tempo reale su virus e contagio, di Carlo Sist.

Notiziario sulla telefonia, di Carlo Sist.

Novità dal Web, di Barbara Lispi.

Solidarietà digitale per il lavoro e le famiglie, di Carlo Sist.

Thunderbird: come salvare il profilo, di Gianluigi Coppelletti.

VPN come funziona? Prova con la promo!, di Carlo Sist.

Notizie Hitech e Scienza, 10 articoli, da Panorama.

Notizie Flash e non Flash, 10 articoli, da Zeus News.

Problemi risolti, 5 Schede, dalla lista uic-helpexpress.

Riattivazione dei progetti di Servizio Civile universale attualmente sospesi

Impiego degli operatori volontari nell’ambito dell’emergenza epidemiologica da COVID-19

Si fa seguito al comunicato di questa Presidenza Nazionale del 03/04/2020, n. 62, per informare che il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato il 4 aprile 2020, la Circolare del Capo del Dipartimento recante indicazioni agli enti circa l’impiego degli operatori volontari  nell’ambito dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e di cui, di seguito, si riporta uno stralcio:

La finalità è quella di consentire di riattivare i progetti attualmente sospesi e far iniziare quelli non ancora avviati, così da contribuire alla gestione della straordinaria situazione di emergenza che il Paese sta affrontando, nel rispetto delle disposizioni del Governo e in linea con i principi di precauzione e cautela che il contesto impone.

In questi giorni, più che mai, i progetti di servizio civile rappresentano infatti strumenti preziosi per garantire quotidiano supporto e assistenza alle comunità, in uno sforzo comune di solidarietà e di partecipazione in grado di incidere positivamente sul bene della collettività”.  

In particolare la “Circolare”, dopo aver precisato che le indicazioni in essa contenute “sono improntate al principio di massima flessibilità e semplificazione, con riferimento alle procedure e alle modalità operative che gli enti possono adottare per riattivare o avviare i progetti, e al principio di massima sicurezza, in relazione all’impiego degli operatori volontari, chiamati in ogni caso ad esprimere il proprio consenso a prestare il servizio”, contempla 3 fattispecie:

1. Progetti avviati nei mesi scorsi e attualmente attivi:  

“gli enti proseguono le attività secondo quanto da loro stessi indicato in riscontro alla Circolare del 10 marzo u.s. e, conseguentemente, gli operatori volontari continuano a prestare servizio. Ad eventuali operatori volontari attualmente in regime di permesso straordinario viene richiesto di rientrare in servizio attivo non oltre il 16 aprile p.v. (ved. punto 10 della Circolare n.d.r.). Se necessario è possibile prevedere alcune rivisitazioni di attività in funzione del contesto o delle relative modalità operative”. (ved. allegato 1 alla Circolare).

Per quanto riguarda l’U.I.C.I. la presente fattispecie va a riferirsi solo a due progetti ex art. 40 legge 289/2002 delle Sezioni territoriali di Belluno e di Forlì che a suo tempo hanno presentato apposita richiesta di “prosecuzione”.

2. Progetti avviati nei mesi scorsi e attualmente sospesi:

“gli enti hanno tempo fino al prossimo 15 aprile per riattivare i progetti sospesi, anche prevedendone una eventuale rimodulazione; fino ad allora continua ad essere garantito il permesso straordinario agli operatori volontari che non potranno ancora prestare servizio attivo a causa della temporanea sospensione”.

Con riferimento a tale possibilità si informa che, per le necessità proprie della categoria, maggiormente aggravatesi in occasione dell’attuale emergenza, è intendimento di questa Presidenza Nazionale chiedere al Dipartimento, entro la data del 15 aprile, la riattivazione ordinaria di tutti i progetti in atto sospesi sia di quelli c.d. ordinari che di quelli che prevedono l’accompagnamento ex art. 40 legge 289/2002 senza per ciò stesso formulare alcuna rimodulazione degli stessi relativamente alle ore di servizio e alle attività da fare svolgere agli operatori volontari, attività che non devono limitarsi al solo accompagnamento per i motivi previsti dall’art.40 ma devono comprendere altre forme di sostegno e assistenza quali ad esempio  lettura di quotidiani, riviste, libri, ecc. da svolgere a mezzo telefono o con collegamento remoto, e anche accompagnamento per fare fronte alle varie necessità personali dell’accompagnato (acquisto di medicine, di generi alimentari,  ecc.).

Le Sezioni che per vari motivi (es. mancanza o insufficienza delle misure di sicurezza prescritte, non consenso da parte dei volontari a riprendere servizio, rinuncia del socio a fruire dell’accompagnamento ex art. 40, ecc.) non possono avere riattivato il progetto sono interessate a comunicarlo urgentemente a questa Presidenza che, ricorrendo tale ipotesi, provvederà a chiedere l’interruzione temporanea del progetto stesso che sarà poi riattivato non appena si ripristineranno le adeguate condizioni. Il periodo di interruzione non è oggi facilmente quantificabile, in quanto dipende da numerose variabili connesse all’evoluzione della situazione in atto e non si può escludere per principio che il progetto possa anche non essere più riattivato.

3. Progetti non ancora avviati a causa della soppressione della data di avvio prevista per il 30 marzo u.s. o perché la data è ancora in programmazione:

essi possono essere attivati secondo quanto originariamente programmato oppure essere rimodulati sulla base di quanto indicato per la seconda fattispecie.

Con riferimento alla tempistica, questa Presidenza Nazionale ritiene di dovere chiedere al Dipartimento di fissare l’attivazione dei progetti, con conseguente avvio in servizio degli operatori volontari, alla data del 30 aprile 2020 e senza proporre alcuna rimodulazione.

Inoltre si fa presente che particolare rilievo assumono tutte le altre disposizioni dettate dalla medesima Circolare, cui si fa rinvio, e che concernono:

a)      Le modalità di attuazione dei progetti (punto 3);

b)      L’attività di formazione generale e specifica (punto 4);

c)      L’attività di monitoraggio e valutazione (punto 5);

d)      I progetti con misure aggiuntive (punto 7);

e)      Il coinvolgimento degli operatori volontari (punto 8);

f)       La comunicazione ai Comuni (punto 9);

g)      Lo Status degli operatori volontari (punto 10).

Lazio – Presentazione tesi Fiorini Giada

Riceviamo e pubblichiamo:

“Presentazione
Prima di illustrare il mio lavoro, vorrei presentarmi e spiegare le motivazioni che mi hanno spinto a stendere un elaborato intitolato “Le figure professionali a sostegno della disabilità visiva” nella mia tesi di laurea magistrale in Scienze Pedagogiche.
Mi chiamo Fiorini Giada, sono un’educatrice e pedagogista, nata a Frosinone il 29/01/1995 e residente a Veroli.
Ho svolto il servizio civile Ad personam nel 2016 e, terminato tale progetto, sono diventata volontaria presso l’U.N.I.Vo.C di Frosinone, ricoprendo tale ruolo tutt’oggi.
Proprio grazie all’osservazione di un mondo a me sconosciuto, ma soprattutto all’affetto ed al legame instaurato con alcune persone non vedenti, ho capito come sia possibile sognare anche al buio. Ho imparato che spesso, noi vedenti, siamo ciechi di fronte a tante cose, mentre il disabile visivo riesce ad andare oltre, guardando tramite un organo più importante, il cuore.
La frequentazione di questo mondo mi ha spinto ad approfondire alcune tematiche, quali appunto gli ausili specifici utilizzati dai non vedenti, e l’importanza delle figure professionali come sostegno valido alla loro autonomia ed indipendenza.
Ci tenevo inoltre, a ringraziare Rita Iannarilli per aver mostrato interesse per il mio lavoro ed avermi spinto a contattare Claudio Cola, il quale ringrazio allo stesso modo per il tempo a me dedicato e per aver reso possibile tale pubblicazione.
Procederò ora all’esposizione del mio lavoro.
Scopo di tale elaborato è quello di sottolineare l’importanza e la necessità dell’indipendenza personale del disabile visivo, sia esso un bambino o un adulto. Maria Montessori infatti affermava: “Non si può essere liberi se non si è indipendenti”, in quanto libertà significa proprio poter disporre di sé, far affidamento alle proprie capacità ed abilità, senza dover essere dipendenti da altri.
Ecco che conquistare la propria indipendenza significa “arrivare a sentirsi capaci di fare da sé, di compiere un’azione utile, importante, senza l’aiuto di altri, potendo risolvere da soli i propri problemi e riuscire ad un fine difficile col proprio sforzo”.
Raggiungere l’indipendenza implica quindi conquistare anche la propria autonomia, anche se per un disabile visivo non è sempre facile. Occorrono ausili specifici da poter utilizzare e figure professionali che possano supportarlo e condurlo alla piena integrazione sociale; ma per poter raggiungere tale obiettivo, bisogna anche sapere cosa sia la disabilità visiva e cosa essa implica nel non vedente.
Ecco che, nella stesura dell’elaborato, nel primo capitolo, ho voluto riportare la definizione di disabilità visiva, termine con il quale si indica un tipo particolare di disabilità in cui il deficit consiste nella minorazione del senso della vista, minorazione che, in relazione alla sua entità, può essere caratterizzata attraverso l’utilizzo di termini specifici come “cecità” o “ipovisione”.
Ho poi delineato le cause di insorgenza di tale deficit, dividendo la disabilità in congenita quando la vista del soggetto è ridotta o mancante sin dalla nascita, ed acquisita quando il deficit insorge nell’infanzia o in seguito, a causa di malattie degenerative, traumi nel sistema visivo o altre patologie come infezioni. Mi sono soffermata ulteriormente su alcune malattie degli occhi come la cataratta, il glaucoma, la degenerazione maculare senile e la retinopatia diabetica ed ho sottolineato l’importanza della prevenzione, sostenuta anche dalla Giornata Mondiale della Vista.
Ho sottolineato l’importanza del cane guida, valido ausilio per l’autonomia e la mobilità per “chi non ha luce nel mondo quotidiano” e descritto il decalogo che occorre osservare in sua presenza; il cane guida è “un’estensione del non vedente stesso, un prolungamento del corpo. E’ chiamato a sostituire gli occhi della persona e pertanto diventa la sua chiave di accesso al mondo”.
Infine, ho posto l’attenzione sulla possibilità di compensazione del deficit visivo attraverso le altre facoltà percettive, ovvero l’udito, il senso cinestesico e l’organo dell’equilibrio, il tatto, il gusto e l’olfatto. Per un non vedente affinare tali sensi rappresenta un’ottima possibilità di compensazione per conoscere il mondo circostante, anche in mancanza della vista. Essa è certamente il mezzo più rapido, abitualmente considerato anche il più efficace, per conoscere il mondo che ci circonda e per guidare le nostre azioni e per questo motivo, finché abbiamo la possibilità di vedere, siamo poco inclini ad usare pienamente le altre facoltà percettive, quindi gli altri nostri sensi non saranno mai potenziati al pari di quelli di un disabile visivo.
Nel secondo capitolo, invece, ho voluto delineare le tappe dello sviluppo del bambino con deficit visivo e la necessità, da parte della famiglia, di “elaborare il lutto”, in quanto i genitori avevano basato sogni e progetti sull’idea di un bambino sano e di uno sviluppo normale ed ora trovano sconvolto il loro ciclo familiare e devono accettare la condizione del proprio bambino. Si passa così dallo shock e dal dolore iniziali, ai sensi di colpa e rabbia, fino ad arrivare ad una fase di “trattativa”, ovvero accettazione del problema ed elaborazione di un progetto.
Si deve anche tener conto che la dilazione di alcune tappe evolutive è ineliminabile, poiché solo con ritmi più lenti, connaturati alle caratteristiche dei sensi residui, il bambino potrà acquisire fiducia e sicurezza. Egli presenterà alcuni ritardi psico-motori, difficoltà nell’alimentazione, difficoltà nel linguaggio e nello sviluppo affettivo.
Spesso sviluppa dei tic, i cosiddetti “ciechismi”, come il ritmico dondolio, perché preferisce dondolarsi avanti ed indietro piuttosto che esplorare l’ignoto. Ciò che lo caratterizza è la “riluttanza all’azione” che consiste “in una caratteristica inerzia motoria riconducibile alla mancata possibilità di esplorare autonomamente il mondo circostante”.
Per quanto concerne il linguaggio, invece, il bambino tende ad utilizzare un linguaggio imitativo, caratterizzato da ripetizioni di frasi, che gli permette di mantenere il contatto comunicativo con l’interlocutore. I bambini non vedenti mostrano anche difficoltà nello sviluppo sociale, nelle regole dello scambio comunicativo, sono meno espressivi ed i loro comportamenti interattivi sono carenti, quindi spesso vengono isolati dai coetanei.
È importante che vi sia sempre un lavoro educativo di stimolazione sensoriale costante, la stimolazione della curiosità verso l’ambiente circostante e la motivazione delle proibizioni. Indispensabile anche l’educazione della mano che ne permette l’uso autonomo come tramite di percezione, quindi è fondamentale fornire al bambino giochi e stimoli piacevoli al tatto.
Ho poi sottolineato l’importanza dell’integrazione scolastica dei minorati visivi ed ho delineato il percorso che l’ha resa effettiva. A partire dal Regio Decreto n.3126 del 1923, che prevedeva per ciechi e sordi l’ingresso nelle scuole speciali o nelle classi differenziali, si è arrivati alla legge 118 del 1971, che formalizzava l’inserimento nelle classi comuni dei disabili, senza però abrogare le classi speciali. Si passò poi alla promulgazione della Legge del 4 agosto 1977, n. 517, che venne considerata l’atto legislativo più importante sul piano dell’integrazione, in quanto aboliva le classi differenziali e le scuole speciali ed apriva le porte della scuola a tutti.
Non potevo poi non citare la legge 104 del 92, che garantisce alle persone disabili il diritto all’educazione in ogni ordine e grado di scuola, università compresa e delinea le modalità operative da mettere in atto, attraverso tre documenti ufficiali: la Diagnosi Funzionale (DF), il Profilo Dinamico Funzionale (PDF) ed il Piano Educativo Individualizzato (PEI).
Per favorire la piena integrazione scolastica è opportuno che la didattica sia differenziata, che il disabile partecipi attivamente a tutte le attività e che vi sia collaborazione ed aiuto reciproco in classe.
Essendo io una pedagogista, ho concluso il secondo capitolo parlando della rivoluzione pedagogica di Augusto Romagnoli, le cui intuizioni sono valide tutt’oggi per progettare percorsi inclusivi a scuola. Egli auspicava che tutti i ragazzi ciechi potessero essere educati insieme ai vedenti e che tra loro vi fosse coeducazione, sottolineava la specificità della minorazione visiva e la necessità di non assumere atteggiamenti di discredito e sottovalutazione delle difficoltà.
Romagnoli, allo stesso modo della Montessori, riteneva che non si può essere liberi se non si è indipendenti ed autonomi; per questo la pedagogia deve guardare con atteggiamento critico e problematizzante alle strategie necessarie per un’effettiva emancipazione che porti ad una concreta e reale attuazione delle pari opportunità anche per i differenti.
Nell’ultimo capitolo infine ho descritto quali sono le figure professionali che possono supportare il disabile visivo verso la propria autonomia.
In primis, l’educatore tiflologico o Typhlology Skilled Educator, che secondo Condidorio “non lotta per ridare la vista al cieco, ma combatte affinché ogni persona cieca sia messa nella condizione di poter guardare il mondo attraverso le proprie abilità”.
Egli si occupa della disabilità visiva nella sua forma assoluta o parziale, al fine di migliorare la situazione sociale e culturale attraverso la didattica, l’informatica e la tecnica, affianca i disabili visivi nell’utilizzo di ausili specifici, e delinea itinerari, strategie e soluzioni volte alla risoluzione dei problemi. Il tiflologo dovrebbe “trarre fuori” dal bambino cieco o ipovedente tutte le abilità, le capacità, le competenze che gli permettono di “fare da sé”, di essere attivo e propositivo, di partecipare e di contribuire alla vita della collettività. Egli consente ad un bambino/ragazzo cieco di stare a scuola, di starci bene e di apprendere. Si serve di uno strumento di programmazione detto PRO.MO, crea un ambiente “su misura” per il bambino e lo affianca nell’utilizzo di ausili tiflodidattici come il Braille, il casellario Romagnoli, il cubaritmo, le mappe a rilievo ecc.
Ho poi delineato la figura del Tiflopedagogista, che rappresenta un operatore altamente specializzato, formatosi presso l’I.Ri.Fo.R attraverso un master di 2° livello. Egli si colloca al centro di una rete di competenze tra le istituzioni e le agenzie educative che ruotano attorno al disabile visivo, e svolge attività di coordinamento per facilitarne il miglior funzionamento. In sostanza, deve svolgere la funzione di sollecitazione e di coordinamento tra le molte competenze disponibili sul territorio, garantendo e promuovendo l’informazione reciproca e la ricerca scientifica, valorizzando la complementarità dei ruoli e promuovendo metodologie di lavoro condivise.
Parlare dell’assistente all’orientamento, alla mobilità e all’autonomia personale era d’obbligo, in quanto egli opera nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione funzionale dei soggetti affetti da patologie visive degenerative e permanenti ed utilizzando attività espressive, prassico-operative, manuali-rappresentative, ludiche e della vita quotidiana, insegna al non vedente a gestire i movimenti e gli spostamenti nello spazio in modo autonomo.
Per concludere il lavoro ho posto l’attenzione alla figura dell’ad personam, dal momento in cui io stessa ho svolto questo ruolo. Nonostante essa non sia una figura professionale, si tratta di un accompagnatore personale per il non vedente e forse è l’ausilio più utilizzato. Egli deve fornire confort e sicurezza in quanto rappresenta “gli occhi” della persona e ciò permette l’instaurarsi di un rapporto di fiducia e stima reciproca.
Il lavoro svolto essenzialmente tratta di due concetti: “autonomia” ed “integrazione”, in quanto sono questi due gli elementi essenziali che occorrono per far sì che un disabile visivo, cieco o ipovedente che sia, possa sentirsi pienamente realizzato nonostante la disabilità.
Solo essendo autonomo e ben integrato, il disabile visivo può sentirsi parte attiva a scuola, in famiglia, a lavoro e nella società civile in cui è inserito; solo così può evitare di scivolare in situazioni di isolamento ed emarginazione e vivere in modo soddisfacente la propria vita.
Il cammino che porta a tali condizioni non è sempre facile, ma sono stati fatti passi da gigante, sul piano scolastico, sul piano lavorativo, sul piano delle figure professionali, sul piano tecnologico e per la vita di tutti i giorni.
Basti pensare che a scuola, l’alunno disabile visivo può essere affiancato da un tiflodidatta che utilizza strategie per lui adeguate, può accedere ad una didattica differenziata in base alle proprie esigenze e può utilizzare ausili tiflodidattici come la dattilobraille, la stampante Braille, il cubaritmo, il cubo Romagnoli, il piano di gomma, le mappe tattili a rilievo ecc, che gli facilitano il processo di apprendimento, consentendogli di arrivare agli stessi obiettivi dell’intera classe, seppure con strumenti e metodologie differenti.
Questo non è certo di poco conto, se pensiamo che nel lontano 1923, il Regio Decreto n.3126, prevedeva per alunni ciechi e sordi, l’ingresso nelle scuole speciali e nelle classi differenziali. Non si poteva certo parlare di integrazione scolastica, mentre oggi, per fortuna, la scuola è aperta a tutti e privilegia non l’uniformità, bensì le differenze, attraverso una didattica integrata/differenziata.
La svolta non si presenta solamente a scuola, in quanto il non vedente può usufruire di ausili specifici anche nella quotidianità. Pensiamo ai computer e ai telefoni cellulari con la sintesi vocale, alle sveglie e alle bilance parlanti, alle app tecnologiche che attraverso lo screen reader leggono cosa è scritto su un foglio e così via; sono tutti supporti che facilitano la vita di tutti i giorni, rendendo meno difficoltose tutte le situazioni che possono crearsi, come sapere semplicemente chi sta chiamando sul cellulare, o sapere che ore sono.
Possono sembrare attività banali, ma per chi vive al buio è un passo fondamentale per essere autonomi nelle piccole cose. Pensiamo ancor di più all’uso del bastone bianco o del cane guida, ausili che permettono al disabile visivo di essere libero negli spostamenti e nell’orientamento.
Sono tutti passi da gigante che consentono alla persona di non sentirsi smarrito in un mondo in cui le informazioni provenienti sono essenzialmente di tipo visivo. La possibilità di compensare la mancanza della vista, sia con il rafforzamento degli altri sensi percettivi, sia con l’utilizzo degli ausili specifici, rende meno traumatica la vita di chi il mondo non lo vede, o lo vede sfocato.
Ed, a questo punto, come si può non evidenziare l’importanza delle figure professionali a sostegno della disabilità visiva?
Il cieco o l’ipovedente, non hanno un pacchetto delle istruzioni per imparare a vivere al buio, e tanto meno da soli possono essere in grado di acquisire strategie e modalità che gli consentano di vivere al meglio la loro condizione. Grazie alla loro forza di volontà e motivazione, ed al sostegno e supporto di personale altamente specializzato, di cui si è parlato in questo elaborato, è possibile che essi superino la situazione di handicap in cui si trovano e riescano a vivere una vita degna di essere vissuta, nonostante i limiti e le difficoltà che questa disabilità impone.
Si può sognare anche al buio, solo che noi vedenti, spesso, non riusciamo a capirlo o a crederlo possibile. Io, che è possibile lo so, e senza quell’esperienza che nel 2016 mi ha aperto le porte di questo mondo, non l’avrei mai saputo”.

Cosa bolle in pentola per i fisioterapisti, di Giovanni Cancelliere

Autore: Giovanni Cancelliere

Riceviamo e diffondiamo:

Nel periodo pandemico che ci è stato dato da vivere e la volontà di emergere dei politicanti della professione

Ad un mese dalla chiusura del Sistema Nazione, a ridosso della Santa Pasqua, governanti, scienziati, politicanti, politologi, economisti, giornalisti stanno confrontandosi, più appropriato usare il verbo scontrare, su quale ricetta sarebbe migliore per questo nostro Paese; le stesse dinamiche avvengono nelle stanze delle Commissioni di Albo delle Professioni Sanitarie, lasciando sconcerto per chi segue, chiarisco il pensiero.

La Comunità scientifica, al momento, non ha riscontrato nessuna validità all’utilizzo della riabilitazione pneumologia in fase di acuzie in pazienti sottoposti a infezione da COVID-19, anzi, il delicato stato del tessuto del parenchima polmonare, potrebbe inficiare una ripresa o stubare da respirazione artificiale.

Non esistono Linee Guida al momento che supportano una validazione in tal senso.

Per i neofiti in materia di professione sanitaria, questo non potrebbe dire nulla, ma per chi ha nella sua carriera basato l’uso della scientificità e appropriatezza su qualsiasi gesto riabilitativo la cosa pesa come un macigno nel constatare che c’è un’agire interventista per scopi di immagine e politica….

La risonanza mediatica ha oggi elevato ad Angeli medici rianimatori, anestesisti, di pronto soccorso, infermieri, operatori socio sanitario, tecnici di radiologia medica, tecnici di laboratorio, tecnici della prevenzione, educatori professionali, MMG, farmacisti….. in un Paese normale non ci sarebbe niente di male nel confermare che le necessità di cura, in questa fase,  non riguardano altre professioni come la nostra ma, che il nostro supporto potrebbe essere utile in una fase successiva allo stato infiammatorio del tessuto polmonare, quando la necessità del rimodellamento tissutale è il nostro campo di azione…. Questa seconda fase fa paura perché potrebbe non esserci la rilevanza mediatica tale da rendere improcrastinabile la nostra utilità e quindi, si attuano strategie forzate di comunicazione per rendere visibile nel mondo social: ci sono appelli di dirigenti associativi e degli Ordini che tentano di dimostrare tutto il vacuo.

Oggi l’unica comunità scientifica che ha pubblicato una linea guida di intervento, con margini molto stringenti e contingentati e quella australiana, in un contesto e condizione lontano dalla nostra situazione; oggi chi è chiamato a svolgere il ruolo di comunità scientifica è l’A.T.S. di AIFI che fa parte delle Associazioni iscritte negli Elenchi dell’Istituto Superiore di Sanità per la produzione di linee guida.

Le buone pratiche, al momento indicate in un documento congiunto ARIR (Associazione Riabilitatori dell’Insufficenza Respiratoria) e A.T.S. AIFI (Associazione Tecnico Scientifica AIFI), pubblicato in data 16 marzo u.s. dichiara quanto segue:

“PROCEDURE DA NON APPLICARE IN FASE ACUTA

In presenza di quadri clinici di IRA che determinino riduzione della compliance polmonare, aumento del lavoro respiratorio e alterazione dell’ossigenazione ematica, il pattern respiratorio rapido e superficiale adottato spontaneamente dal soggetto rappresenta una strategia nel tentativo di ridurre al minimo lo sforzo inspiratorio e massimizzarne l’efficienza. Inoltre, in tali condizioni cliniche anche la forza dei muscoli respiratori può risultare gravemente ridotta. Diventa pertanto estremamente importante che le richieste e le procedure messe in atto dal fisioterapista non determinino un ulteriore aggravio del lavoro respiratorio che il soggetto deve sostenere e non lo espongano ad un aumentato rischio di distress respiratorio.

Elenchiamo di seguito alcune tra le pratiche più comunemente utilizzate in fisioterapia respiratoria sconsigliate con pazienti affetti da Covid-19 in fase acuta:

– respirazione diaframmatica;

– respiro a labbra socchiuse;

– disostruzione bronchiale/riespansione polmonare (PEP Bottiglia, EzPAP®, macchine della tosse, ecc);

– utilizzo di spirometria incentivante;

– mobilizzazione manuale/stretching della gabbia toracica;

– lavaggi nasali;

– allenamento dei muscoli respiratori;

– allenamento allo sforzo;

– mobilizzazione in fase di instabilità clinica (necessaria una valutazione multidisciplinare)

N.B. È necessario, sempre allo scopo di non incrementare il lavoro respiratorio, limitare le strategie di disostruzione bronchiale ai soli casi in cui risulta indispensabile tenendo sempre in forte considerazione il rischio di contaminazione dell’ambiente circostante e dotando il personale sanitario di adeguati DPI.”

Allora mi chiedo e vi chiedo: perché tanto affannarsi a voler per forza evidenziare la nostra utilità in quei contesti? Chi ne guadagna visto che il pool tra medici e riabilitatori che lavorano sulle E.B.Ph. hanno sconsigliato il nostro intervento? Sicuramente i pazienti no, i fisioterapisti ne sotto gli aspetti professionalizzanti, tantomeno di incolumità per se e per gli altri professionisti che, invece, in quegli ambienti sono chiamati a dare il meglio di loro.

Si torna sempre a quel essere “italioti”, provincialotti dove anche noi dobbiamo far vedere che serviamo altrimenti divento secondario ad altri, non vengo nominato in tv, non faccio i selfie bardato a puntino e non esco su FaceBook o su Instagram, anche noi siamo per forza Angeli….. Lo saremo quando in sicurezza riusciremo a migliorare la respirazione, l’equilibrio tono/trofico, ecc… nelle fasi che ci competono, sicuramente meno apparente agli occhi dei media, ma indispensabile per i nostri futuri pazienti.

Questa “APPARENTE NECESSITÀ” è utile a tutti coloro che hanno deciso di affermare il proprio impegno non più con i pazienti ma attraverso l’attività di rappresentanza, le politiche associative, ecc… con un ruolo di visibilità pubblica che potrebbe essere soppesata un futuro a bocce ferme; chiedo a coloro che hanno voluto terminare di leggere questo articolo di riflettere attentamente sulla vera ragione dell’essere professionista sanitario in riabilitazione, l’azzeccagarbugli di manzoniana memoria è fuori luogo mentre la gente muore e il Paese si prepara alla convivenza con il virus fino al vaccino liberatore: sono scomparsi i NOVAX perché in questi momenti sarebbe anche fuori luogo professare l’immunizzazione naturale di gregge, come in un primo momento ipotizzato dal Primo Ministro Inglese.

La concretezza e il pragmatismo scientifico devono segnare il nostro agire, le mode le lasciamo agli influencer di turno; la politica sanitaria torni al suo ruolo indispensabile senza ansie da prestazioni, trovando il suo ruolo come ha fatto negli ultimi tre anni, questo sì che ne è valsa la pena consumarsi nella visibilità per difendere le professionalità che anche il Comitato Nazionale dei Fisioterapisti e Massofisioterapisti UICI ha difeso e che ho avuto L’onore di coordinare”.

“Corriere Braille” n. 14 8-14 aprile 2020

Si comunica che in data 8 aprile 2020 è stata inserita nel sito la rivista “Corriere Braille” n. 14 8-14 aprile 2020. Il link diretto per il prelievo è il seguente:

http://www.uiciechi.it/servizi/riviste/View_Rivista.asp?Id_Nriv=2376

Si riporta di seguito il sommario della rivista:

L’emergenza Covid-19 e il nostro impegno (di Mario Barbuto)

Misure per le persone con disabilità

Sintesi dei lavori della Direzione Nazionale (a cura di Eugenio Saltarel)

Per non sentirsi soli (di Cesare Barca)

Spesa a domicilio, telefonate e aggiornamenti in rete

Lazio, tiflodidattica a distanza

Assistenza visiva in remoto con Be My Eyes (di Michele Paris)

Proroga scadenza

Informatica e disabilità visiva: il corso annuale approda sul web

«Toccare l’Arte alla Radio»

Auguri.

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Irifor – Evento formativo nazionale per Fisioterapisti e Massofisioterapisti: spostamento date

Attività formative anno 2020: “Anatomia Palpatoria e Funzionale– L’utilizzo della Visione Tattile e dei Test Maggiori per la Valutazione e il Trattamento in Riabilitazione” – Bologna, 19/20 settembre e 3/4 ottobre2020 – Emergenza COVID 19 – Spostamento date

Si informa che, a causa della grave emergenza nazionale determinata dall’epidemia di COVID -19 e in ottemperanza alle normative emanate per la salvaguardia della salute pubblica, le date indicate per la realizzazione del Corso “Anatomia Palpatoria e Funzionale– L’utilizzo della Visione Tattile e dei Test Maggiori per la Valutazione e il Trattamento in Riabilitazione”, di cui al Comunicato I.Ri.Fo.R. n.61/2019, sono state spostate.

Le nuove date di svolgimento del Corso, ai fini della tutela della salute di quanti interverranno all’iniziativa, sono le seguenti:

– I stage: 19/20 settembre 2020

– II stage: 3/4 ottobre 2020

Resta confermata la sede formativa prevista, ovvero l’Istituto per Ciechi “Francesco Cavazza” di Bologna.

Sant’Anastasia (NA) – Uici Presidio di Sant’Anastasia resta a casa… ma sempre al vostro fianco

Per continuare a sostenere i minorati della vista, soprattutto in questo momento di emergenza collettiva, il Presidio ha attivato il servizio “Uici è con Te”; un servizio telefonico in cui i nostri #volontari chiamano giornalmente i Soci per sincerarsi della loro condizione e delle loro eventuali necessità di approvvigionamento di alimenti, medicinali oppure impellenze di visite mediche che, in collaborazione con la Croce Rossa e la Protezione Civile, saranno soddisfatte.
Altri servizi attivi che mirano al sostegno psicologico e di attività pratiche dei Soci, sono:

1) Sportello d’ascolto che si tiene ogni venerdì pomeriggio in teleconferenza dalle 16,30 alle 18, attraverso il quale la nostra #psicologa offre un supporto psico-emotivo per aiutare ad affrontare questo momento di instabilità;
2) “TechPoint”, uno spazio in teleconferenza dedicato al supporto informatico e alle tecnologie assistive, considerando il grande utilizzo che, soprattutto, in questo periodo si sta facendo dei Social e delle Piattaforme per lo studio ed il lavoro.

Per quanto riguarda il #CorsoBraille, iniziato a Gennaio, abbiamo voluto assicurare la continuità ai corsisti e, così, in accordo con la docente, il Corso sta procedendo a distanza tramite gli strumenti deputati a tale modalità.
Restano attivi tutti i servizi di #consulenze dedicati ai Soci e, per i quali, questi possono sempre rivolgersi:
– Consulenza Tiflo-pedagogica (per studenti, Scuole e famiglie) – Sandra Minichini, 3920090644
– Consulenza legale – Anna Esposito, 3318699358
– Consulenza fiscale (CAF-Patronato) – Carla Borrelli, 342 0608889
– Consulenza Tiflo-informatica – Giuseppe Fornaro, 3735419953
– Sport a casa e  autonomia personale – Antonio Maione, 373 5417371.

Segreteria: uici.anastasia@gmail.com, 3346048850, attiva per tutta la durata dell’emergenza, tutti i giorni h24.
Per poter usufruire dei servizi, “Sportello d’ascolto” e “TechPoint”, occorre telefonare al numero di Segreteria che vi fornirà tutte le informazioni necessarie e vi istruirà per poter prendere parte alle #teleconferenze; per altre esigenze, urgenti visite mediche, recupero di beni di prima necessità, eventuali disagi, contattare la Segreteria.
Teniamo a ringraziare i politici, gli Enti, i volontari, la Croce Rossa e la Protezione Civile che stanno aiutando il nostro Presidio Uici di Sant’Anastasia affinché possiamo garantire assistenza e sicurezza ai disabili della vista.
Restate A Casa
L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti è con Voi

“Il Progresso” n. 7 1-15 aprile 2020

Si comunica che in data 7 aprile 2020 è stata inserita nel sito la rivista “Il Progresso” n. 7 1-15 aprile 2020. Il link diretto per il prelievo è il seguente:

http://www.uiciechi.it/servizi/riviste/View_Rivista.asp?Id_Nriv=2375

Si riporta di seguito il sommario della rivista:

News- Misure per le persone con disabilità: Informazioni generali – Covid-19

Innovazione- Contro il coronavirus: pulizie con i robot per la metro di Honk Kong (di Rebecca Mantovani)

Internet- Il ruolo della tecnologia nell’emergenza coronavirus (di Giulio Coraggio)

Scienza- Il punto sulla ricerca di un vaccino contro Covid-19 (di Giovanni Sabato)

Lifestyle- Cosa facciamo stasera su Facebook? (di Francesca Cibrario)

Auguri.

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Cordiali saluti.