Proposte di modifica dello Statuto Sociale, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Care amiche e cari amici,

il gruppo di lavoro costituito nell’assemblea nazionale dei quadri dirigenti del 5 e 6 ottobre 2019, ha completato l’esame e ha formulato le proposte di modifica allo Statuto Sociale da sottoporre all’intero quadro associativo in preparazione del Congresso.

È stato pertanto elaborato un testo di Statuto nel quale sono ricomprese le modifiche proposte e fatte proprie dal Gruppo.

Per renderlo più chiaro e leggibile, è stata aggiunta una breve nota illustrativa dove sono state elencate le principali modifiche proposte, con relativa indicazione di articolo e comma modificato.

Consideriamo quindi aperto il dibattito sul tema e auspichiamo che i presidenti sezionali e regionali riescano a promuovere un confronto ampio e approfondito tra tutti i soci per una partecipazione davvero significativa al processo di adeguamento della carta costitutiva dell’Unione.

Il testo costituirà la base di discussione in seno alle assemblee precongressuali per raccogliere ogni ulteriore osservazione e suggerimento, in modo da integrare la presente proposta e sottoporla alla Direzione Nazionale per la sua formalizzazione definitiva davanti al Congresso di novembre.

Statuto Modifiche del 1 Settembre.pdf

Statuto Modifiche del 1 Settembre.doc

Statuto Note.pdf

Statuto Note.txt

Ma un Congresso è solo questione di numeri?, di Giovanni Taverna

Autore: Giovanni Taverna

Ho letto con sommo interesse l’articolo di Mario Mirabile comparso su questo quotidiano; ne ho tratto motivi di condivisione ma anche qualche brividino. Dal punto di vista del noto principio “una testa un voto”, il suo discorso non fa una grinza, neppure un plisset: sulla base dei suoi numeri le piccole sezioni hanno una rappresentanza dei soci ampiamente sopravvalutata . A colpo d’occhio, pardon, d’orecchio, mi colpisce un poco che non venga proposto alcun correttivo, ma questo potrà essere trovato proseguendo la discussione. Il  quesito che mi provoca i brividini è invece su tutt’altro piano: il Congresso è  solo una questione di numeri? Messa così la domanda , potrei risultare non particolarmente presente a  me stesso, dato che tutti mi direbbero che ovviamente qualsiasi consesso democratico si basa sui numeri e se i numeri non rappresentano perfettamente il corpo totale si possono avere squilibri e  storture. Fin qui tutto bene, entro certi limiti sono totalmente in sintonia con questa visione. I limiti ai quali accenno non so se stiano a lato, sopra o sotto la questione e spero di riuscire a spiegarmi con soddisfacente chiarezza. Se l’unico compito del congresso fosse elettorale, il problema posto da Mario avrebbe una soluzione draconiana: raddoppiare la rappresentanza delle sezioni più grandi o dimezzare la rappresentanza delle sezioni piccole; ambedue le soluzioni foriere di qualche conseguenza forse indigeribili dal corpo associativo: il raddoppio delle rappresentanze porterebbe a congressi ancor più elefantiaci dei presenti, con gli aggravi di spesa e le difficoltà organizzative derivanti. Ma comunque, con un po’ di sacrifici magari sarebbe affrontabile. La riduzione alla metà della rappresentanza delle piccole sezioni potrebbe invece causare traumi più massivi con conseguenti mal di pancia generalizzati. Ma anche qui un consiglio nazionale votato al suicidio potrebbe adottare la misura, dato che con i congressi composti come ora alla votazione congressuale una proposta del genere passerebbe difficilmente. Ora arrivo al centro del discorso; il Congresso non ha solo una funzione elettorale, ma anche una funzione di creazione o modificazione di norme della vita sociale e la programmazione delle linee guida delle attività globali dei cinque anni successivi. L’approvazione di norme e linee è  certo sottoposta al principio di rappresentanza numerica ma non solo a questo, almeno a mio parere. Chi ha responsabilità dirigenziali nazionali e regionali sa benissimo quanta strada ci sia ancora da fare per ottenere omogeneamente in tutto il territorio nazionale una applicazione puntuale delle regole e una altrettanto puntuale persecuzione delle linee guida stabilite da un congresso; tutto questo non è  frutto di una generalizzata impreparazione della dirigenza territoriale, che pure in parte è reale, ma deriva anche in gran parte dalla condivisione piena e sentita delle regole e delle linee guida; chi le approva fino ad un certo punto o le ritiene pleonastiche, confuse o non adattabili alla realtà locale tende a svicolare; è fin troppo ovvio affermare che regole e linee saranno tanto più applicate fedelmente e precisamente quanto più la loro formulazione sarà stata condivisa da tutte le realtà anche quelle piccole o minime. Quindi una riduzione sostanziale della presenza congressuale di 66 sezioni temo porterebbe con se il rischio di abbassare la soglia di condivisione delle regole e delle linee guida sotto una soglia pericolosa, causata proprio dalla mancata partecipazione alla loro formulazione.Temo quindi che la soluzione al problema posto da Mario si riduca all’aumento di quasi il doppio delle rappresentanze delle grandi sezioni, se ce lo possiamo permettere dal punto di vista economico. Mi permetto di aggiungere un ulteriore motivo di riflessione su un tema affine; in ogni modo, nelle condizioni attuali, anche una proporzione uniforme tra rappresentanti congressuali e soci sarebbe reale e democraticamente pesante  se le assemblee sezionali non raggiungessero certi numeri? O se questi numeri fossero troppo bassi il problema del rapporto democrazia  versus numeri rappresentati  non sarebbe ugualmente falsato? Tra epidemia e il resto i numeri di questa tornata assembleare potrebbero non avere un valido valore statistico, ma andrà valutato attentamente il risultato dei mezzi che sono stati messi in campo per aumentare i numeri delle presenze assembleari, cioè le assemblee on line e il voto informatico, ma se non riusciamo ad apportare mutamenti sostanziali a questa situazione temo che anche con tutti i bilanciamenti congressuali possibili lo squilibrio della rappresentanza non sarà realmente superato alla radice.

Assemblee interregionali precongressuali, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Care amiche e cari amici,

in vista del Congresso che si svolgerà a Roma dal 5 all’8 novembre prossimo, saranno organizzate quattro assemblee interregionali precongressuali volte a sviluppare e approfondire il dibattito sui principali argomenti che coinvolgono l’organizzazione e le strutture  operative della nostra Associazione.

I temi che verranno trattati nelle assemblee precongressuali saranno:

–  Tema e titolo del Congresso;

–  Modifiche statutarie;

– Candidature alla Presidenza e al Consiglio Nazionale

Le assemblee saranno aperte a tutti e si svolgeranno prevalentemente in modalità on line tramite la piattaforma Zoom e il supporto di SlashRadio. I congressisti avranno diritto di parola e di intervento, ma anche tutte le altre persone interessate potranno partecipare al confronto tramite email e messaggi con modalità che verranno indicate all’inizio dell’assemblea.

Per ogni assemblea viene qui di seguito indicata anche una sede di riferimento, ma viene fortemente consigliata la partecipazione on line, al fine di evitare dispendio di tempo e di risorse e soprattutto rischi legati all’emergenza sanitaria ancora in atto.

Le assemblee avranno inizio alle ore 9.30 e potranno protrarsi fino alle ore 14.00, secondo il calendario e i raggruppamenti interregionali seguenti:

Sabato 19 settembre – Catania

Basilicata, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria

https://us02web.zoom.us/j/85244057254?pwd=Mkc1cVV2cUE4WG1QeGpsNmdlVUlsQT09

Meeting ID: 852 4405 7254

Passcode: 449382

+39 069 480 6488 Italy

+39 020 066 7245 Italy

+39 021 241 28 823 Italy

Domenica 20 settembre – Roma

Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Toscana

https://us02web.zoom.us/j/87918907689?pwd=WmNuT1NpYnkwOU9jUThaZERaSUhhUT09

Meeting ID: 879 1890 7689

Passcode: 649828

+39 020 066 7245 Italy

+39 021 241 28 823 Italy

+39 069 480 6488 Italy

Sabato 26 settembre – Bologna

Alto Adige, Emilia-Romagna, Marche, Veneto, Trentino

https://us02web.zoom.us/j/87296290043?pwd=YkN2Mnc1T3V1cFJQM3h2QjVwbmFFUT09

Meeting ID: 872 9629 0043

Passcode: 111737

Dial by your location

+39 021 241 28 823 Italy

+39 069 480 6488 Italy

+39 020 066 7245 Italy

Domenica 27 settembre – Milano

Friuli-Venezia-Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta

https://us02web.zoom.us/j/85811612901?pwd=RnhBNkFrQTZjQ0Mxc1dwMDhVKzVmUT09

Meeting ID: 858 1161 2901

Passcode: 562546

+39 020 066 7245 Italy

+39 021 241 28 823 Italy

+39 069 480 6488 Italy

Prego i responsabili della Direzione competenti per territorio e i dirigenti regionali di Sicilia, Lazio, Emilia-Romagna e Lombardia di voler predisporre le migliori condizioni per l’accoglienza di eventuali partecipanti in sede, ma continuo a raccomandare ancora una volta il più possibile una partecipazione a distanza tramite la piattaforma Zoom.

I temi specifici della politica e dell’attività associativa verranno invece trattati nei cinque Seminari Tematici di Avvicinamento al Congresso che sono in fase di organizzazione a cura dei coordinatori delle nostre commissioni nazionali e si svolgeranno tra il 6 e il 20 ottobre, secondo modalità che verranno indicate in seguito.

Auguro buon lavoro a tutti, per una discussione che possa risultare proficua e ricca di proposte e orientamenti capaci di guidare e ispirare la politica associativa dei prossimi cinque anni.

Rubrica di SlashRadio “Chiedi al presidente”, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Care amiche, cari amici,

l’appuntamento con la nostra rubrica di dialogo diretto e senza rete, particolarmente significativo in queste giornate di fine agosto con le ultime assemblee e l’insediamento di molti consigli sezionali e regionali, è fissato per

Mercoledì 26 agosto 2020

dalle 16.30 alle 17.30,

su SlashRadio,

Durante la trasmissione, nel mio ruolo di Presidente Nazionale, risponderò in diretta a tutte le domande che gli ascoltatori vorranno rivolgermi, su tutti gli argomenti che interessano la vita associativa.

Le domande, come al solito, saranno libere, dirette e senza filtri e potranno toccare tutti gli aspetti della nostra attività associativa e tutti i temi concernenti la vita dei ciechi e degli ipovedenti italiani.

Come accennato, in questa situazione particolare di post emergenza sanitaria e soprattutto di completamento delle nostre assemblee sezionali, assume significato ancora maggiore l’occasione per stare insieme e condividere un frammento del nostro tempo grazie a SlashRadio.

Le modalità di contatto per indirizzare le domande o intervenire in trasmissione, sono:

– email, all’indirizzo

chiedialpresidente@uiciechi.it

– modulo web, all’indirizzo

http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp

telefono, durante la diretta, al numero

06.920.925.66

Per ascoltare SlashRadio sarà sufficiente digitare la stringa:

http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp

Per sistemi IOS e MAC, la stringa sarà:

http://94.23.67.20:8004/listen.m3u

in alternativa accedere alla nostra app Slash Radio Web di Erasmo Di Donato.

Per i possessori dell’assistente vocale Alexa di Amazon è disponibile la skill di Slash Radio Web.

I comandi sono:

– Alexa, AVVIA Slash Radio Web

Oppure                 

– Alexa APRI Slash Radio Web

di seguito il link di riferimento per Alexa Skill su Amazon Prime:

Vi attendo numerosi per proseguire il nostro prezioso dialogo mensile che tanto ha già arricchito in spirito questo vostro Presidente.

L’Unione ottiene un riconoscimento europeo per le buone prassi sull’accessibilità dei siti web

Ho il piacere di informarvi che l’Unione Europea dei Ciechi, riconoscendo il valore e l’originalità  di alcune iniziative realizzate in Italia in materia di accessibilità digitale, ha deciso di assegnare alla nostra associazione, che ha illustrato queste iniziative in un elaborato apposito, il terzo premio del concorso europeo finalizzato a segnalare le migliori prassi in ambito comunitario relative all’accessibilità dei siti internet pubblici. Il commento della giuria ha evidenziato l’ampiezza dell’approccio italiano alla tematica,  che ha spaziato dall’ambito giuridico a quello della normazione fino a quello del concreto supporto in termini di know-how per la costruzione di siti accessibili.

I mille euro del premio, come ormai tradizione, verranno destinati a incrementare il Fondo per il Sostegno ai Paesi in Difficoltà, istituito dall’Unione Europea dei Ciechi.

Questo risultato positivo è il giusto riconoscimento dell’impegno dei nostri Enti Pubblici, ma anche della continua attività di sensibilizzazione e monitoraggio condotta quotidianamente dagli esperti della nostra Unione e dell’Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie ai quali va tutta la gratitudine dei ciechi e degli ipovedenti italiani.

L’anno più breve, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

E così… abbiamo vissuto la pandemia virale.

Ci siamo ritirati nelle nostre case. Anzi, siamo stati costretti prigionieri in casa.

Abbiamo bruciato oltre due mesi di attività, restando completamente fermi. Poi abbiamo ripreso. Ma con tanta incertezza: in ordine sparso, con regole confuse, con tanti che rischiano di essere lasciati indietro.

In casa nostra, all’Unione, avevamo ideato per quest’anno speciale tante manifestazioni e attività pensate e progettate per onorare i cento anni di vita di questa nostra Associazione. Appuntamenti in ogni città d’Italia, incontri in ogni piazza e luogo delle istituzioni. Quegli appuntamenti che ancora contiamo di rispettare e vogliamo onorare per rendere omaggio ai nostri Padri Fondatori e ai nostri predecessori.

Ripresici appena dalla quarantena generalizzata, ringraziati il Cielo e la Fortuna per non esserne stati toccati in modo diretto e personale, ci guardiamo intorno e ritroviamo quella Unione che deve rinnovare i propri Organi dirigenti a ogni livello, organizzare e svolgere le assemblee di sezione; provvedere all’insediamento dei Consigli: prima quelli sezionali, poi i regionali; convocare e tenere il proprio Congresso. L’assise che rinnova i massimi vertici associativi e garantisce una guida sicura, scelta da tutti in libertà e consapevolezza.

Un’emozione intensa mi ha preso l’anima nell’aprire a Bologna la prima assemblea di quest’anno: il 20 giugno. In contemporanea con quella di Perugia. Eppure ancora timide e poche erano le presenze, modesta la partecipazione.

Poi subito a Catania. Senza aver avuto nemmeno il tempo di chiudere i lavori di Bologna.

E lì, ai piedi dell’Etna, in una domenica memorabile, 387 persone sono venute a dare il proprio voto a uno dei tanti candidati raccolti e suddivisi in quattro liste concorrenti.

Poi le altre assemblee. A seguire. Susseguirsi. Inseguirsi. Al ritmo incalzante del sabato e della domenica. Perfino con qualche prologo il venerdì e il giovedì e qualche epilogo con seggi aperti in sezione anche il lunedì.

E oggi, con qualche incertezza meno di ieri, comincio a sussurrare a me stesso e a chi mi cammina accanto che forse ci arriviamo, nell’anno in corso, a celebrare il centenario e svolgere il Congresso.

Sì, forse…

Sulla base delle proposte della Direzione, il Consiglio Nazionale, unanime, ha stabilito che a settembre potremo tenere le assemblee precongressuali. A ottobre, la fantasia creativa dei nostri dirigenti ha inventato un nuovo strumento di partecipazione: gli STAC (Seminari Tematici di Avvicinamento al Congresso). Una risorsa di coinvolgimento attivo dei soci e non solo, dialogo, confronto, dibattito, per aiutare il Congresso a definire obiettivi e strategie dei prossimi cinque anni con il contributo straordinario di tutti.

Nei mesi scorsi, durante la segregazione forzata, spesso attanagliato a una delle scrivanie della Sede Nazionale in via Borgognona a Roma, nel silenzio totale delle vie e delle piazze intorno a me, tanti pensieri, mille riflessioni, infinite meditazioni mi hanno tenuto compagnia e hanno popolato a lungo la mia mente.

Ebbene, lo ammetto: a questa Unione sono profondamente attaccato, con un sentimento che cresce e si nutre dei tanti episodi quotidiani.

Quando parlo direttamente con soci e dirigenti, quando sento intorno a me il loro affetto e calore, raccolgo l’attenzione di tanti, misuro le risposte positive della politica, sì, sento intorno a me la simpatia delle persone; sì, rafforzo il mio coraggio e vigore per proseguire il cammino di riforme, rinnovamento e innovazione che abbiamo cominciato qualche anno fa e che abbiamo il dovere di continuare, senza Se e senza Ma.

Poi, invece, talvolta, nei momenti duri e freddi delle decisioni da prendere, quando capisci che un tuo errore potrebbe diventare il guaio e l’affanno di molti, il tuo dubbio l’attesa dei più; quando il bisogno viene a svegliarti la notte con la voce e l’ansia di quanti non hanno quel che serve loro e si sentono ultimi, allora ti domandi se davvero stai facendo le cose giuste, se sai essere sempre all’altezza del compito, se riesci a offrire quel che la gente si attende e desidera.

Ho cercato in questi mesi di interpretare il dovere del mio ruolo senza indugiare o dubitare, nella consapevolezza che in questa fase straordinaria fosse necessario mettere in campo una volontà e una determinazione inusitate e ignote perfino a me stesso. Ho sentito e praticato il dovere di presidiare con la mia presenza i luoghi delle Istituzioni e delle decisioni per rappresentare al meglio le criticità e i problemi della nostra gente con tutta l’energia di cui sono stato capace.

Ora, passata la notte più profonda, anima e corpo, mi sono dato a organizzare le assemblee, infondere coraggio a presidenti e dirigenti giustamente preoccupati; mettere a punto i collegamenti da remoto; far funzionare la macchina delle votazioni a distanza per dare subito all’Unione una opportunità in più di partecipazione per ridurre eventuali effetti di pandemia e isolamento; ma nel frattempo per favorire domani e sempre, il consolidamento di nuovi strumenti per allargare gli spazi di presenza dei soci e i margini di democrazia a disposizione.

Prima della imminente pausa di agosto i tre quarti delle assemblee saranno già state svolte con il conseguente rinnovo dei Presidenti e dei Consigli sezionali.

Il Congresso verrà convocato per il 5 novembre prossimo a Roma, così come deliberato dal Consiglio Nazionale.

Le celebrazioni del Centenario, invece, rimangono confermate a Genova per il 24, 25 e 26 ottobre, in tre giorni intensi per onorare e ricordare il secolo di vita di questa nostra grande Associazione, in quella terra di Liguria dove è stata fondata nel 1920 da Aurelio Nicolodi e dagli altri ufficiali reduci della prima guerra mondiale.

Ai nostri amici dirigenti di Genova e della Liguria chiediamo la pazienza più grande perché non saremo in condizione di gestire oggi un Congresso nella loro città, ma ci attendiamo anche un impegno massimo per dare forza e lustro al nostro Centenario per renderlo un momento memorabile.

L’Unione è la casa Comune alla quale mi sento di appartenere con tutte le mie forze. Ed è proprio l’orgoglio dell’appartenenza che dobbiamo recuperare e rafforzare. Quell’orgoglio che ho sempre coltivato in me e che ho visto crescere nel mio cuore come una pianta d’alto fusto e rafforzarsi proprio nei giorni e nelle settimane della pandemia e dell’isolamento.

Grazie di cuore a chi ha voluto starmi accanto in questi tempi di distanziamento.

Grazie a chi mi ha fatto sentire il suo affetto e mi ha donato la sua comprensione.

Grazie a chi mi ha criticato, dandomi spunto e occasione per riflettere e correggere.

Viva l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti!

Sintesi dei lavori del Consiglio Nazionale, a cura di Eugenio Saltarel

Autore: Eugenio Saltarel

Il 14 luglio scorso alle ore 16,30 si è riunito il Consiglio Nazionale della nostra Associazione per ratificare una serie di decisioni assunte dalla Direzione Nazionale circa le manifestazioni da organizzare per celebrare il Centenario di vita dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e la realizzazione del XXIV Congresso Nazionale.

Il Presidente, dopo aver dato notizia dell’assenza giustificata del Presidente ligure e del disappunto della sezione di Genova informata di alcune delle decisioni che sono state sottoposte all’attenzione del Consiglio, passa a delineare quanto proposto dalla Direzione Nazionale.

Celebrazione a Genova delle manifestazioni per il centenario dell’Associazione: il 24 ottobre alle 20 la manifestazione al teatro Carlo Felice e la consegna del Premio Braille, oltre ad altri momenti di celebrazione significativi; il 25 ottobre consegna al Cardinale di Genova della campana Aurelia e partecipazione al rito religioso; sempre il 25 ottobre inaugurazione di uno spazio aperto al pubblico dove verrà allestita la mostra già predisposta per celebrare il Centenario; il 26 ottobre continuazione dell’esposizione della mostra, con invito a partecipare alle scuole; cerimonia in presenza delle autorità civili, locali ed eventualmente nazionali.

Nella prima settimana di novembre svolgimento a Roma del XXIV Congresso Nazionale in locali che possano contenere tutti i partecipanti nel rispetto delle norme di distanza previste dall’attuale situazione.

In preparazione al XXIV Congresso si prevedono:

– una serie di assemblee precongressuali secondo il seguente calendario: 19 settembre: Basilicata, Molise, Umbria, Sicilia e Sardegna; 20 settembre: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Marche e Puglia; il 26 settembre: Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Trentino; il 27 settembre: Friuli, Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Queste assemblee si terranno tramite la piattaforma Zoom con la partecipazione di tutti i componenti i Consigli sezionali e regionali interessati, oltre ai delegati al Congresso delle Regioni coinvolte; tutti potranno ovviamente prendere la parola e votare eventuali documenti; le assemblee verranno contemporaneamente trasmesse dalla radio della nostra Associazione Slashradio, in modo che chiunque possa seguirne i lavori e intervenire via mail;

– una serie di 5 seminari cui parteciperanno i componenti delle Commissioni di lavoro attualmente operanti che dovranno porre in evidenza i temi e le proposte da portare al XXIV Congresso; mentre compito delle assemblee precongressuali sarà invece quello di decidere il titolo del Congresso, le modifiche allo Statuto e gli argomenti che ne caratterizzeranno lo svolgimento. In questo modo si spera di poter pervenire ad un Congresso in grado di formulare le proposte di attività per il prossimo quinquennio, attività che dovranno poi essere realizzate dal Consiglio e dalla Direzione nazionale.

Dopo questa introduzione si hanno gli interventi dei consiglieri Taverna, Quatraro, Camodeca, Stilla, Condidorio, Legname, Palummo, Calò e Piscitelli che sostanzialmente ne approvano il contenuto.

Alle ore 18, il Consiglio conclude i suoi lavori.

Uici, il cane guida ponte tra buio e luce

Nell’Istituto Ardizzone Gioeni di Catania il centro Helen Keller consegna cani e bastoni bianchi ai ciechi. E l’assessore regionale Scavone, il direttore de La Sicilia Piraneo e il magistrato Mirabella, affrontano, bendati un percorso. Di conoscenza

“La fragilità si supera con una condizione di normalità e oggi ne abbiamo avuto una dimostrazione concreta”.

Lo ha detto l’assessore regionale al Welfare Antonio Scavone ieri nell’Istituto dei Ciechi Ardizzone Gioeni di Catania durante la consegna di cani guida e bastoni bianchi da parte del centro Helen Keller di Messina dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

Alla cerimonia erano presenti tra gli altri, oltre al presidente nazionale dell’Uici Mario Barbuto, al presidente regionale Gaetano Minincleri e alla presidente della Helen Keller Linda Legname, il magistrato e scrittore Santino Mirabella e il direttore del quotidiano La Sicilia Antonello Piraneo. Questi ultimi, nel corso dell’incontro hanno parlato dell’esperienza compiuta poco prima: provare, bendati, a farsi condurre da un cane guida. Scavone, invece, ha provato a muoversi utilizzando un bastone bianco per ciechi. Un percorso di conoscenza, a loro dire.

“Un’occasione per raccontare – ha infatti sottolineato Piraneo – ma soprattutto per comprendere, sia pur per un istante, cosa significhi essere un non vedente. Aver passeggiato per pochi metri nel buio mi ha fatto capire quanta passione, impegno, competenza ci siano dietro la formazione di un cane guida per ciechi. E in Sicilia abbiamo un’eccellenza assoluta, il centro Hellen Keller di Messina, che riesce a dotare i non vedenti di una protesi a quattro zampe, completamento di una vita che può e deve essere del tutto normale. Grazie dunque a chi fa in modo che questo sia possibile”.

“Un’esperienza particolarissima – ha aggiunto Mirabella – questa di camminare bendati e guidati da un cane. Siamo entrati in un mondo per noi sconosciuto e che per certi versi non riusciremo mai a capire del tutto. Abbiamo all’improvviso guardato il buio. Un modo utile per poter aiutare chi vive sempre questa condizione. Perché la qualità della vita non è solo avere o non avere i sensi: è saperli gestire. Chi ha tutti i sensi non è detto che li sappia gestire meglio di chi non li ha”.

“La normalità – ha spiegato Scavone – è quella che vogliono non vedenti e ipovedenti attraverso il centro Hellen Keller di Messina, una struttura unica in Italia. Abbiamo formato e consegnato dei cani che non saranno soltanto la loro guida quotidiana ma rappresentano appunto un percorso verso la normalità”.

I cani guida sono stati consegnati a Orazio Visalli e Lucilla D’Antillo, mentre i bastoni bianchi sono andati ad Antonio Bova, Nazareno Lo Rocco, Stefania Olivieri e Antonella Rigano.

“La cerimonia – ha ricordato l’assessore al Welfare – si è svolta nell’Istituto Ardizzone Gioeni di Catania, un’Ipab che ha una grande storia e deve avere un grande futuro. Una struttura che dev’essere restituita a un percorso di altissimo livello, anche tecnologico, per condurre verso la normalità i nostri figli che non hanno avuto la fortuna della vista

“Coloro che hanno partecipato con noi a questa cerimonia – ha sottolineato il presidente dell’Uici Barbuto – ci hanno portato davvero un valore aggiunto, perché, raccontando l’esperienza di essere diventati ciechi per qualche minuto, ci hanno consentito di vedere la cecità da un altro punto di vista, Inoltre, grazie al loro coraggio, al loro volersi mettere in gioco, queste persone porteranno con sé l’esperienza di aver vissuto in una condizione di buio, di difficoltà, sapendo però che è possibile vincerla”.

“Occorrono però – ha concluso – gli strumenti, che non si inventano da un giorno all’altro. In questo senso istituzioni come l’Ardizzone Gioieni possono dare un grande contributo, come avvenuto in passato e addirittura di più. La sfida è quella di essere all’altezza dei tempi svolgendo una funzione sociale essenziale: rendere normali cittadini che hanno una disabilità”.

Per scaricare filmati e dichiarazioni da Youtube

Filmato consegna cani e bastoni https://youtu.be/Shs5x7UKgew

Dichiarazione Barbuto https://youtu.be/veM0VM7a8d0

Dichiarazione Mirabella https://youtu.be/0LD6kjpX6ow

Dichiarazione Piraneo https://youtu.be/tXzC-gm_GmE

Dichiarazione Scavone https://youtu.be/5p-R0JmGAV8

Per scaricare filmati e dichiarazioni in alta definizione da wetransfer https://wetransfer.com/downloads/e31bccae91896f158ea0b6debdfd096d20200713181730/92c63aaba8d30bbdea3da3bff339c71520200713181730/fd42d2

Nella foto, il Cda del Centro Regionale Helen Keller, l'assessore regionale al Welfare Antonio Scavone, il direttore del quotidiano La Sicilia Antonio Piraneo e lo scrittore Santino Mirabella con gli istruttori e gli utenti

Nella foto, il Cda del Centro Regionale Helen Keller, l’assessore regionale al Welfare Antonio Scavone, il direttore del quotidiano “La Sicilia” Antonio Piraneo ed il magistrato Santino Mirabella, con gli istruttori e gli utenti

“Perché non posso continuare”, di Katia Caravello e breve risposta del Presidente Nazionale

È da tanto tempo che ho in mente di scrivere per rendere pubblica la mia posizione circa il prossimo Congresso Nazionale… ed ora è arrivato il momento di farlo.

Prima che mi venga fatta per l’ennesima volta la domanda “Hai intenzione di candidarti al prossimo Congresso?”. Non voglio più dare risposte vaghe, non mi sembrerebbe giusto nei confronti dei miei interlocutori.

Ho deciso di affidarmi alla forma scritta perché so bene come andrebbe se mi limitassi a rispondere verbalmente a ciascuna persona che mi pone questa domanda: prima ancora che io finisca di rispondere per la prima volta, la notizia sarebbe già diventata di dominio pubblico e passando di bocca in bocca, alla fine, ognuno, anche involontariamente, cambierebbe e/o aggiungerebbe qualche dettaglio ed alla fine il mio pensiero verrebbe stravolto… abbiamo giocato tutti da bambini al “Telefono senza fili”, sappiamo bene che le cose andrebbero in questo modo… è inutile che ce la raccontiamo!

Non posso più continuare – credo che la cosa si fosse già capita dal titolo – perché non mi sento più in sintonia, non tanto rispetto alla linea politica, quanto sull’organizzazione del lavoro e, quindi, in un certo qual modo dell’associazione.

Il Presidente ha legittimamente deciso, con il tempo, di modificare le modalità di organizzazione delle attività e di attribuzione degli incarichi (non mi riferisco al mio passaggio dal settore della Stampa a quello del Libro Parlato: questa è una richiesta che feci io al Presidente per motivi di natura personale che nulla hanno a che fare con l’associazione).

Questo diverso modo di lavorare non mi piace, non è nelle mie corde. Con più o meno fatica, mi sono allineata ad esso e l’ho rispettato perché così era giusto facessi, ma un conto è adeguarsi per portare a termine il mandato, un altro è decidere di farlo per altri 5 anni.

In queste condizioni io non mi sento a mio agio.

Secondo me non c’è una vera squadra, ma un gruppo di persone che fa con impegno e dedizione il proprio lavoro, e se sono io a sbagliarmi e la squadra c’è… io, però, sicuramente non sento di farne parte.

Solo nei mesi dell’emergenza sanitaria ho sentito di far parte di una squadra… ed è stato bello!

A rendere tutto più difficile per me ha contribuito il fatto che nella primavera del 2018 (forse anche un po’ prima, ma dalla primavera in maniera più insistente) si è messa in moto una macchina del fango nei miei confronti: voci di corridoio hanno iniziato a dire di me che non ero all’altezza del compito che mi era stato affidato, che non collaboravo con gli altri settori, che tenevo un comportamento scorretto e non appropriato con dirigenti e dipendenti. Cercavo di non dare peso a queste voci, per quanto mi dispiacessero, anche perché contavo sul fatto che chi mi era più vicino ed aveva modo di relazionarsi con me sapesse che erano tutte falsità… purtroppo temo che non sia andata esattamente in questo modo e che – non tutti, ma sicuramente qualcuno – abbia iniziato a dare loro credito e a vedermi sotto un’altra luce.

Da un certo punto in poi, si è aggiunta anche l’accusa di essere gelosa: qualsiasi cosa dicessi o facessi era dettato dalla gelosia!

Io per un po’ ho provato a difendermi, ma quando mi sono accorta che più mi difendevo più rafforzavo questa convinzione, mi sono detta – e scusate l’espressione – “che vadano tutti a quel Paese e pensino ciò che vogliono! Io so chi sono e perché dico o faccio certe cose”.

Ho quindi deciso che da quel momento in poi mi sarei limitata a svolgere il mio lavoro, senza pronunciarmi più su nulla e senza espormi e, se avessi visto qualcosa che non mi piaceva, avrei lasciato correre… e così sto facendo anche ora… non ho più voglia di stare male e di farmi il fegato marcio!

Però non posso pensare di trascorrere altri 5 anni in questo modo. Se non sono d’accordo con qualcosa non riesco a stare zitta, indipendentemente da chi quella cosa la dice… se mio padre fosse ancora vivo avrebbe sicuramente qualcosa da dire in merito!

Poi, per carità – come dicevo con altre parole all’inizio di questo scritto – le regole sono regole, gli ordini sono ordini, e si rispettano… ma, come dice il Presidente, “non ce l’ha mica detto il dottore di fare i dirigenti”… e siccome non mi ha costretto nessuno e, grazie al cielo ho una vita ed una professione al di fuori dell’Unione, a queste regole io decido che non ci sto e mi faccio da parte.

Ho sempre cercato di non far trasparire questo mio malessere, però negli ultimi tempi, nonostante i miei sforzi, temo di non esserci riuscita del tutto.

Vi assicuro che non è facile scrivere queste cose. Significa ammettere che il progetto al centro degli ultimi 10 anni della mia vita è andato in pezzi… lo vivo come un fallimento personale! E a nessuno piace fallire!

Non ho mai pensato di fare la dirigente a vita, ma neanche di concludere la mia esperienza in così breve tempo e in questo modo… senza aver lasciato un segno, per quanto piccolo ed insignificante.

Ma così è e devo farmene una ragione, come mi sono fatta una ragione di tante cose nella mia vita.

Per me è stato un onore entrare a far parte della Direzione Nazionale, è stato bello percepire di fare qualcosa di importante ed utile per tante persone… ma non sento più che sia così; non sento che ciò che sto facendo sia davvero utile per qualcuno… e non mi interessa un titolo da sfoggiare se non è pieno di contenuto.

Certo, potrei – ammesso e non concesso che mi fosse chiesto – decidere di far parte del prossimo Consiglio Nazionale (senza entrare in Direzione) – sicuramente la situazione non sarebbe altrettanto pesante – ma in questo modo avallerei una condotta che personalmente non condivido.

Ringrazio tutti coloro che in questi anni mi hanno aiutato e sostenuto, che hanno creduto in me e hanno arricchito la mia vita. Ringrazio anche il Presidente per tutto quanto dal 2010 mi ha insegnato – e vi assicuro che è tanto – e mi dispiace davvero molto aver perso la sintonia che c’è sempre stata con lui sin dalla prima volta che ci siamo parlati.

Chiedo scusa a tutti coloro che ho deluso.

Se dopo questo scritto il Presidente mi chiederà di fare un passo indietro lo farò, altrimenti porterò a termine il mandato con l’impegno, la dedizione e lo spirito collaborativo che hanno sempre contraddistinto il mio operato.

Mesi fa dissi al Presidente che da me non gli sarebbero mai arrivate pugnalate alle spalle ed è per questo motivo che ho condiviso con lui questo scritto prima di renderlo pubblico.

Katia Caravello

“Breve risposta del Presidente Nazionale”

Carissima Katia,

accanto alle note positive che ho molto apprezzato, nel tuo scritto ci segnali come un fallimento del tuo progetto di vita associativa quello che, per la mia esperienza, tenderei piuttosto a definire come un disagio. So bene infatti come la carica, la posizione, la fatica dell’impegno, conducano sovente a critiche, incomprensioni e fraintendimenti, dandoci a volte sensazioni di stanchezza e facendoci dimenticare i tanti motivi di orgoglio e compiacimento che dobbiamo avere per un lavoro ben eseguito, per un traguardo raggiunto.

Ricordo la tua prima presenza tra noi al Congresso del 2010, giovanissima delegata di Varese, quando hai aderito al nostro progetto di rinnovamento associativo che hai poi perseguito anche in anni difficili, sia pure colta da qualche incertezza, di tanto in tanto, come è normale per tutti.

Nel 2015 abbiamo dato avvio a un grande processo di rinnovamento associativo con il Congresso, le modifiche allo statuto, il Consiglio Nazionale e la Direzione in pratica completamente nuovi rispetto al passato.

In questi cinque anni memorabili, abbiamo cominciato a praticare, tutti insieme, quegli elementi di innovazione sui quali avevamo lavorato e ancora stiamo lavorando. Certo con fatica, a volte con qualche delusione, perfino con la sensazione di non essere ascoltati e compresi. Ma siamo arrivati fin qui con dignità e onore. Stiamo per aprire la pagina di un nuovo centenario dell’Unione, abbiamo fronteggiato mesi terribili di emergenza sanitaria; consolidato le nostre risorse e ne abbiamo aggiunte di nuove; creato servizi, rafforzato attività, potenziato strumenti di lavoro, sostenuto le nostre sezioni sul territorio. E tanto, tanto altro ancora…

Con affetto e amicizia, pertanto, desidero dirti che non riesco a scorgere alcun fallimento personale in tutto questo. E so che anche tu, con una riflessione meno severa verso te stessa saprai rintracciare mille ragioni per non essere così aspra nel tuo giudizio.

Non ho mai chiesto a nessuno passi indietro, di lato o verso chissà dove. Non credo a questa roba. Ho sempre chiesto a tutti di tenerci per mano, di camminare insieme, di vincere come squadra, di raggiungere gli obiettivi in un percorso fianco a fianco, senza dimenticare o lasciare indietro nessuno.

Per questa ragione, non solo non ti chiedo passi indietro, ma ti prego di rimanere al tuo posto e portare a conclusione il tuo e il nostro lavoro, come ciascuno di noi ha scelto di fare e deve fare, a dispetto di tutto.

Il nostro dovere è servire l’Unione. Nei modi e tempi richiesti, secondo i talenti che ciascuno di noi possiede e può dare.

Averlo fatto ai più alti livelli è già motivo di orgoglio. Poterlo fare ancora in futuro, è speranza e ambizione legittima.

Mario Barbuto