Autore: Paolo Giacomoni
Tramonto DiVino 2019. Si è concluso a
FICO Eataly World il tour del gusto regionale. Domenica 20 ottobre, si è svolta
l’ultima tappa italiana. Protagonisti oltre 250 vini regionali raccontati dai
sommelier e abbinati ai prodotti Dop e Igp del territorio.
Qui è approdato il percorso didattico
portato avanti da A.i.s. (Associazione Italiana Sommelier) in collaborazione con l’UICI e l’UUNIVOC, in
cui tecniche e metodologie proprie della sommellerie sono state condivise con
alcuni non vedenti ed ipovedenti appassionati del nettare di Bacco. E sono
stati proprio loro, con l’aiuto di altri colleghi sommelier, a gestire una
delle postazioni d’assaggio a Fico, mescendo e raccontando i vini regionali,
perché il vino è patrimonio di tutti e anche quella particolare ‘liturgia’ del
mescere e del raccontare tipica di Ais lo deve essere.
VENI, VINI, VICI, ed ecco LA MIA
ESPERIENZA DA QUASI SOMMELIER.
All’origine c’è una sfida: la
degustazione di un vino si dovrebbe
avvalere dell’esame visivo, olfattivo e gustativo. Può allora essere
realizzata anche da una persona che non vede e a cui, quindi, è interdetto il
primo esame?
Una sfida? Ma guarda un po’! Come se noi
disabili non fossimo abituati da una vita alle sfide, a volte per virtù, più
spesso per necessità!
Però, in fin dei conti, come ha sancito
qualcuno di noi in modo lapidario, il vino si beve poi con la bocca e non con
gli occhi!
Così, da un lato Mauro Marchesi e l’UNIVOC
di Bologna, e dall’altro Mauro Manfredi dell’A.I.S. (Associazione Italiana
Sommelier) si sono presi l’incarico di imbandire un corso che si è tenuto verso
la fine dell’anno passato presso la sede
della sezione UICI di Bologna.
Ed io ci sono andato, ma mica ero da
solo! Con me c’era una schiera di vivaci compagni uniti dal desiderio di
mescolare il piacere per il buon vino all’interesse per una degustazione più
accurata e consapevole.
L’organizzazione dell’uno dei due Mauri
e la competenza e l’entusiasmo
dell’altro ci hanno guidato su questo cammino, fino al raggiungimento di
un buon livello d’abilità attraverso momenti teorici e prove pratiche attese
sempre con piacere.
Allora la Sfida è stata vinta?
Beh, non mi considero un sommelier, né
voglio diventarlo, però oggi bevo con un
piacere aumentato dalla conoscenza.
Ma non è vino solo quello nel bicchiere:
E’ vino anche quando si stappa, quando si mesce, persino quando lo si presenta, e così domenica scorsa
20 ottobre, ci siamo destreggiati tra bottiglie, cavatappi e
“frangini” a mescere vini di qualità ai visitatori di Fico. per la
manifestazione chiamata “Tramonto divino”.
Non dite che stappare e mescere è uno
scherzo! Non ditelo se non siete abituati a farlo secondo i meticolosi canoni
di un’accurata degustazione! Io li ho imparati due settimane fa nonostante
nella vita abbia spesso avuto a che fare con i tappi. E, a dirla, avevo un
certo timore ad esibirmi in questa pubblica performance, con la gente che
aspetta mentre tu fai i tuoi riti da sacerdote del buon bere, con quelli che
hanno la curiosità di vedere se il cieco ce la fa senza versare gocce sulla
tovaglia, senza sbagli e in modo disinvolto e magari elegante.
Però l’assistenza e la logistica mi sono
sembrate subito confortevoli e mi sono lanciato.
Poi non bastano le azioni: bisogna
parlare, offrire buone indicazioni a
corredo degli assaggi, intrattenere con cortesia e simpatica verve! !
Certo, avevamo al fianco gli assidui
angeli custodi dell’A.I.S., ma non hanno dovuto correggerci molto: unico loro
incarico è stato quello di districarci tra la selva delle etichette,
indispensabile finché non ci saranno, magari, etichette braille.
Purtroppo il sensibile rumore ambientale
non ci ha aiutato nel mescere e nei colloqui con le persone, ma abbiamo saputo
superare anche questo ostacolo.
Un intervistatore ha chiesto con un po’
di stupore: i ciechi stappano le bottiglie e versano anche il vino?
La risposta è stata precisa e lapidaria:
i ciechi nella vita di ogni giorno hanno sempre stappato le bottiglie e versato
il vino, però oggi, dopo averlo imparato, lo possono fare anche nello stile sommelier.
Così un bel grazie è d’obbligo, sia per
l’importante esperienza personale che abbiamo avuto noi corsisti e quasi
sommelier, sia per tutti coloro che vorranno incamminarsi su questa strada,
forse anche a livello professionale.
E il grazie va anzitutto a Mauro
Marchesi che si è sobbarcato il peso dell’organizzazione, e grazie anche a Mauro Manfredi, inevitabilmente
magister! E grazie ad Adolfo, Davide e Ivan (scelgo l’ordine alfabetico per non
fare differenze) che sono stati i nostri solerti angeli custodi.
Dunque, anche questa, è stata una sfida
e, tornando nell’autobus che da Fico riporta in città, soddisfatto ho sentito
che l’avevo vinta.
LODE AL LAMBRUSCO.
Vino di gran virtù, lo riconosco,
come vien di cantina, al buio, al
fresco,
così lo stappo, e con cautela mesco:
signori, grazie a Dio questo è
Lambrusco!
basta un bicchiere e sento che rinasco,
e se ne bevo un altro non mi offusco:
Ne posso bere un fiasco che non casco:
e vuoi saper perché? Perché è lambrusco!
Brindarono sia il gallo che l’etrusco,
lo invidiano l’America e il tedesco.
Fors’anche il bergamasco! e il Chianti
tosco
a noi non fa paura: c’è il Lambrusco!
(Non datene a Berlusco!)
Con lo champagne consigliano il mollusco,
e con la cacciagione il barbaresco,
ma solo con il lesso, garantisco,
o con il cotechino, c’Ë il Lambrusco.
Volete che la smetta? Beh, ubbidisco:
depongo la mia penna e riverisco,
perciò vuoto il bicchiere e mi zittisco:
Ma sai perché? Finito è già il
lambrusco.
vuol dir che ho esagerato e sono bresco?
provo ad alzarmi ma non ci riesco
ormai ho bevuto troppo, riconosco,
ma male non mi fa perché è lambrusco!
la soluzione che io preferisco,
meno ne ho e più ne acquisisco,
canto fiori di rosa, fior di pesco…
stasera esco… sì, ma col lambrusco!