“Abbracciare le nostre paure è il modo migliore per superarle”.
Ogni 31 Dicembre siamo lì pronti a fare il bilancio di tutto quello che è stato programmato e quanto di questo è stato realizzato, quanto siamo cresciuti o cambiati e quanti propositi abbiamo dimenticato per strada tra la frenesia .
Ormai è giunta la fine di questo 2020, un anno sicuramente complicato che ci ha fatto vivere in un turbinio di paure, sofferenze, attese, sentimenti contrastanti tra solitudine e un po’ di gratitudine.
Un anno in cui l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti avrebbe dovuto festeggiare 100 anni in tutta Italia.
L’UICI che sin da piccola per me è una famiglia alla quale appartengo, con la sua storia e le sue battaglie a favore di tutti i ciechi e gli ipovedenti. Con orgoglio e sentimento puro, abbiamo lavorato come sezione per celebrare questo avvenimento nella nostra Catanzaro che ha riconosciuto negli ultimi 20 anni l’UICI nel grande operato di Luciana Loprete.
Nel mentre dei festeggiamenti l’amarezza ci ha colpito nel constatare polemiche e tentativi infidi di sminuire il lavoro fatto per rappresentare chi non ha voce perché la realtà molto spesso è più complessa di come la comprendiamo.
Nei mesi successivi tutto ha seguito la dinamica della velocità, poco o nulla è stato esaminato, elaborato con attenzione e siamo stati spettatori di scene inaspettate tra catastrofi ambientali, morti improvvise, città e paesaggi vuoti, lockdown, crisi economica, contagi in espansione, smart working, scuole chiuse, ricerca spasmodica di strumenti di sicurezza personale quali mascherine e igienizzante.
Un virus insidioso e spietato che ha colpito la nostra quotidianità modificando i nostri ritmi di vita, limitando la nostra Libertà, le nostre certezze che sono crollate come i nostri modelli economici e sociali.
La cognizione di noi nello Spazio – Tempo; passato presente e soprattutto futuro è variata durante questi mesi facendosi sempre più strada la consapevolezza di non essere invincibili ma di avere dei limiti.
Ci siamo riscoperti fragili e bisognosi di quel contatto, di quegli abbracci che abbiamo dato per scontato e che spesso sono sinonimo di abbandono, di aiuto, di unione profonda, che permette di scoprire i timori, senza bisogno di una parola, senza una spiegazione.
Come Luciana donna e madre nata cieca, prima ancora che di essere riconosciuta in qualsiasi incarico istituzionale, ho voluto dare in prima persona l’esempio di quella solidarietà che ci fa riscoprire il nostro essere umani; ho pensato a tutti i nostri soci che si sono ritrovati abbandonati e chiusi in casa da soli, ai ragazzi pluriminorati che hanno assistito alla sospensione di tutti i servizi sanitari essenziali, ai nostri alunni catapultati in una modalità di Dad senza assistenza.
Uno spirito di adattamento innato si è risvegliato in noi e ci ha permesso di realizzare che abbiamo la possibilità di diventare ciò che siamo capaci di essere.
Si può fare la differenza, per se stessi e per gli altri e nonostante le distanze infatti siamo riusciti a sentirci vicini, abbiamo migliorato le nostre conoscenze informatiche, e grazie alla disponibilità dei volontari ci siamo dedicati a fare la spesa e alla consegna di medicinali per anziani e disabili, donato la voce per audiolibri, ci siamo impegnati in attività laboratoriali tramite piattaforme, abbiamo avviato i servizi di supporti socio sanitari domiciliari, promosso la raccolta di sangue in sicurezza, attivato uno sportello di supporto per le donne disabili vittime di violenza, ci siamo attrezzati per garantire ausilio nelle attività scolastiche, e poi supporti psicologici telefonici ma anche il semplice fare compagnia tramite appuntamenti settimanali con le dirette Facebook del programma “Non ci vedo.. ma Ci Credo”.
Abbiamo aumentato la creatività per non abbandonarci alla malinconia e ci siamo fatti forza dopo aver visto le morti e le battaglie in ospedali in piena solitudine.
Un anno contradditorio, dove le piccole cose sono diventate grandi e dove la privazione ci ha ridato un po’ di noi stessi con la consapevolezza che il dolore non sene andrà certo facilmente, le perdite lasciano dei vuoti facendo sentire a noi tutti il peso di questo anno.
Facendo squadra però abbiamo realizzato che possiamo affrontare gli eventi anche improbabili e improvvisi senza passività. Nel tempo, saranno momenti come questi che daranno la certezza di aver veramente vissuto.
Auguro a tutti voi, di essere felici senza aspettare che la situazione cambi, nonostante tutto affrontando la Vita a Cuore aperto.
Luciana Loprete