Anziani: 2012 Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale

Autore: Rodolfo Cattani

Evoluzione Demografica e Coesione Sociale

Una delle sfide più significative del ventunesimo secolo in Europa è promuovere una società per tutte le età, in cui ogni persona sia messa in condizione di partecipare attivamente e di avere uguali diritti e opportunità in tutte le fasi della vita, senza riguardo alla condizione e posizione sociale, al genere, alla razza o appartenenza etnica, alla religione o alle convinzioni personali, all'età, alla disabilità e all'orientamento sessuale.
Uno dei fenomeni più eclatanti dell'attuale contesto sociale è indubbiamente il trend demografico verso una società che invecchia e la conseguente necessità di riequilibrare gran parte della struttura stessa della nostra società, non solo a livello dell'unione Europea, ma anche in rapporto alla situazione demografica globale, che presenta differenze rilevanti.
L'"Anno Europeo dell'Invecchiamento attivo e della Solidarietà intergenerazionale", proclamato dall'Unione Europea per il 2012, intende coagulare tutte le forze attive e propulsive attorno a un progetto ambizioso che si propone di costruire un'Unione Europea per tutti e per tutte le età entro il 2020.

Gli Obbiettivi

 

Gli obbiettivi più importanti dell'iniziativa sono:
– promuovere l'invecchiamento attivo nel mondo del lavoro;
– prolungare la partecipazione alla vita sociale;
– promuovere una vita sana e autonoma per tutti;
– rafforzare la solidarietà  tra le generazioni.

Sotto la pressione della persistente crisi economica e sociale, che si aggiunge all'invecchiamento della popolazione, i decisori politici nazionali ed europei, così come le altre parti interessate, devono trovare soluzioni innovative per evitare che questo fondamentale parametro sfugga al controllo. Per comprendere la portata del fenomeno basta tener presente che il numero degli ultrasessantacinquenni è destinato a passare da 85 milioni nel 2008 a 151 milioni nel 2060 e quello degli ultraottantenni da 22 a 61 milioni nello stesso periodo.

 

Soluzioni Sostenibili

In realtà, è nell'interesse di tutti promuovere l'invecchiamento attivo e in buona salute e trovare soluzioni sostenibili per tutte le generazioni, il che, peraltro, è compito dei pubblici amministratori a tutti i livelli.

Di là dagli slogan, ciò si può ottenere regolando i processi legislativi e orientando i programmi di finanziamento. Tutte le istituzioni coinvolte dovrebbero adottare una strategia europea coerente in grado di attuare gli obbiettivi prefissati dalla strategia Europa 2020 per realizzare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Questa nuova strategia dovrebbe produrre delle sinergie tra i programmi politici e quelli di finanziamento dell'UE e di altre aree economiche interessate a puntare sull'Euro.
Una società  sicura, capace di mediare e controllare le tensioni tra i suoi componenti può realizzare un network europeo volto a promuovere un ambiente adatto ai bisogni di tutte le fasce d'età e un patto istituzionale trasversale per sostenere gli attori locali, regionali e nazionali che intendono promuovere l'invecchiamento attivo e la solidarietà intergenerazionale.

 

Impegno e coinvolgimento.

 

I presupposti della coesione sociale delle generazioni sono un sistema di protezione adeguato, giusto e sostenibile e un ambiente inclusivo e senza barriere.
E' fin troppo evidente che un programma di tale portata richiede da un lato un forte impegno istituzionale e dall'altro il coinvolgimento della società civile, cioè dei cittadini e delle loro organizzazioni rappresentative. Ben consapevoli di  ciò, diverse organizzazioni europee hanno formato una coalizione informale per garantire che l'iniziativa non sia velleitaria e puramente mediatica. A tal fine è stato redatto il "Manifesto dell'Unione Europea per tutte le età entro il 2020", in cui sono enunciati gli obbiettivi da conseguire e le modalità  per farlo.

Le organizzazioni partner concordano che la realizzazione di una società per tutte le età richiede che i responsabili politici e le altre parti coinvolte lavorino di concerto per dar vita a forme di organizzazione sociale tali da garantire un futuro equo e sostenibile per tutte le generazioni. In tal senso, l'attuale cambiamento demografico può rivelarsi un'importante opportunità per promuovere la solidarietà tra  le generazioni e la partecipazione attiva delle stesse.

Il Percorso

A tal fine bisogna garantire:
– un atteggiamento positivo nei confronti dell'invecchiamento, riconoscendo a tutte le generazioni la propria identità e il proprio ruolo sociale;
– un mercato del lavoro inclusivo che consenta un'equa retribuzione ai lavoratori giovani e maturi, comprese le persone disabili o svantaggiate; che sostenga l'apprendimento intergenerazionale e permetta ai lavoratori di rimanere in salute e di conciliare lavoro e vita privata;
– infrastrutture accessibili che favoriscano l'autonomia delle persone e la loro durevole   partecipazione alla vita sociale, stimolando gli scambi intergenerazionali;
– l'accesso alla formazione continua e l'apprendimento intergenerazionale a qualsiasi età;
– beni e servizi su misura per le esigenze di tutti;
– una politica che faciliti a tutti la fruizione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
– possibilità di far valere le proprie esigenze nei processi decisionali e della ricerca degli strumenti più appropriati;
– l'opportunità di partecipare ad attività di volontariato, culturali, sportive e ricreative, mantenendo o creando le proprie relazioni, acquisendo nuove conoscenze, prendendosi cura della propria realizzazione personale e del proprio benessere;
– sistemi di sicurezza sociale basati sulla solidarietà intra- e intergenerazionale per prevenire e combattere la povertà, assicurare agli anziani un reddito adeguato, sistemi pensionistici sostenibili per la generazione attuale e quelle future e garantire l'accesso a servizi sociali e sanitari di qualità nell'arco dell'intera vita;
– condizioni e opportunità per crescere e invecchiare in buona salute fisica e mentale, prevenendo le malattie, incentivando l'attività fisica, l'educazione alla salute e al benessere, nonché un'azione diretta sui determinanti dell'invecchiamento in salute.

      Un contesto problematico

Purtroppo, questo "Anno Europeo" si celebra in un contesto politico, economico e sociale di gravissima crisi che minaccia di sconvolgere dalle fondamenta la struttura stessa della società che avrebbe dovuto essere la punta più avanzata delle nuova economia di mercato foriera di benessere, sviluppo e pari opportunità per tutti.
La realtà quotidiana di mezzo miliardo di cittadini europei contrasta drammaticamente con gli slogan mediatici altisonanti e a dir poco utopistici di questa, come di altre simili iniziative. Nella maggior parte degli stati membri dell'UE la sicurezza sociale per molti anziani, soprattutto quelli non autosufficienti, è ormai un ricordo del passato, le pensioni sono insufficienti a garantire una vita dignitosa o addirittura inesistenti per le nuove generazioni.  La disoccupazione dilaga, la povertà è in aumento, il tessuto produttivo non riesce più a creare ricchezza se non per una ristretta cerchia di superprivilegiati. La classe politica non riesce a dare risposte efficaci e l'innovazione è affidata al caso più che alla ricerca.
L'opinione pubblica, già tiepida nei confronti dell'Unione Europea, è sempre meno convinta della sua utilità,  attanagliata com'è dall'asprezza della crisi economica, politica ed etica. Ci vuole molto ottimismo per credere al messaggio che giunge da una dimensione quasi aliena, priva di concreti riscontri nella vita dei suoi destinatari.

Tuttavia la società civile non si arrende e si batte per coglie il buono dell'iniziativa, per non lasciar cadere l'ideale che è stato ed è la forza che ha finora impedito la disgregazione dell'Unione, quella che Jeremy Rifkin ha definito magnificamente "Il sogno Europeo". Siamo tutti chiamati a difenderlo e a farlo vivere per il bene nostro e delle generazioni future.

 

Istruzione: Corsi di riconversione

Autore: Luciano Paschetta

In riferimento ai corsi previsti dal M.I.U.R. per riconvertire  i docenti soprannumerari che volontariamente  abbiano chiesto il passaggio sul sostegno, l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che unitamente alle altre associazioni, aveva richiesto e ottenuto, il 10 gennaio, il ritiro del precedente decreto che prevedeva corsi di riconversione on line di sole 120 ore, nel ribadire la generale mancanza di competenze in relazione alla disabilità visiva del personale di sostegno, tuttavia nello specifico, ritiene di poter condividere la proposta formativa attualmente prevista per i docenti in servizio.
Proposta elaborata, a suo tempo, da un apposito gruppo di lavoro al quale hanno attivamente partecipato, i rappresentanti della Fand e della FISH e che ora, applicata, si sta avviando per permettere la riconversione dei docenti soprannumerari interessati.
Il percorso, realizzato dalle Università, prevede 60 CFU, da acquisire attraverso lezioni teoriche, laboratori e tirocinio formativo. Unica concessione, stante la dispersione sul territorio dei formandi è data dalla frequenza on line del 50% delle ore di teoria.
Consapevoli che la specializzazione dei docenti incide sulla qualità dell'inclusione, riteniamo che il percorso formativo proposto, rappresenti, nella situazione data, un significativo sforzo e una sufficiente garanzia tra le necessità degli alunni con disabilità e il bisogno dell'amministrazione, di riutilizzare in modo efficace in una nuova funzione il personale in soprannumero che volontariamente ha chiesto di passare sul sostegno.
 

Biella: convegno sul “turismo accessibile”

Autore: Adriano Gilberti

La sezione di Biella dell'UICI, ha organizzato in collaborazione con la Provincia di Biella e l'ATL, un convegno sul turismo accessibile dal titolo "Turismo for all" presso la sala auditorium di Città Studi a Biella, con il seguente programma:
11 giugno 2012
inizio lavori ore 9,00 registrazione partecipanti e saluti istituzionali.
-ADRIANO CAPITOLO
Coordinatore del Comitato Regionale dell'autonomia – Regione Piemonte
Le esigenze di autonomia del turista non vedente
-ARCH. CRISTIANA ALETTO
Turismo per tutti, Torino
L'esperienza del progetto regionale "Piemonte per vedere oltre"
-ARCH. ROCCO ROLLI
Tactile vision Onlus, Torino
Strategie ed esperienze concrete per un turismo for all
-LUCIA BARACCO
Lettura agevolata, Venezia
Turismo e comunicazione inclusiva
-ALBERTO BEGGIO
Segreteria Regionale UICI
Accessibilità ed usabilità dei siti web
-PAOLA TRAVERSI
Museo Nazionale del Cinema, Torino
Il progetto "Oltre la visione. Il museo da toccare, il cinema da ascoltare"
-MICHELE BOSSIO
A&T Progetti
Il caso di Sant'Albano Stura (CN): strumenti per la fruizione inclusiva dell'Oasi Naturalistica "la Madonnina".
-FRANCESCO FRATTA
Accesso alla cultura e alla didattica speciale, UICI Torino
Il manifesto della cultura accessibile
-ADRIANO GILBERTI
UICI Biella
Conclusioni
-MARIELLA BIOLLINO
Assessore al Turismo – Provincia di Biella
 

Cani Guida: Meeting Mondiale dell’ Igdf: Parigi 11- 12 – 13 Maggio 2012

Autore: Giuseppe Terranova

di Giuseppe Terranova

Il centro Regionale Helen Keller, dell'Unione Italiana Ciechi di Messina e polo nazionale per l'autonomia e la mobilità, con il Direttore della scuola cani guida Moreno Innocenti e gli istruttori Francesco Cucinotta, Francesco De Domenico e Giovanni Visalli Garufi, ha partecipato al meeting mondiale delle scuole cani guida per ciechi organizzato dalla International Guide Dog Federation.

L'incontro, svoltosi a Parigi dal 10 al 13 maggio 2012, è stato articolato in tavole rotonde, workshop, e visite ad alcune tra le più importanti scuole francesi.

Il meeting si è rivelato una importante occasione di approfondimento scientifico e didattico in cui sono state messe a confronto le ricerche più significative, le tecniche più avanzate e le metodologie più efficaci, oltre alle diverse tipologie degli edifici destinati alle scuole e degli alloggi per l'ospitalità dei cani.

La comparazione potrà essere utile ai fini di una valutazione delle caratteristiche funzionali di ciascuna struttura, fornendo, magari, spunti di ulteriore riflessione, per eventuali rimodulazioni, più aderenti alle esigenze emergenti.

Il Direttore Moreno Innocenti, a Parigi, ha incontrato numerosi amici e colleghi che, memori della sua alta professionalità, gli hanno confermato stima e ammirazione per i risultati raggiunti dal Centro Helen Keller in meno di un decennio di multiforme attività nel campo della autonomia e mobilità in cui uno spazio particolare è riservato alla scuola cani guida.

A tale riconoscimento si aggiunge l'apprezzamento della predetta federazione, che ha già avuto modo di constatare e certificare il livello di eccellenza raggiunto dall'intero sistema dei servizi erogati dall'Helen Keller, con particolare riferimento alla preparazione dei cani, basata sul "Soft Training", alla metodologia che tiene in grande considerazione l'affinamento delle capacità e delle abilità di orientamento e mobilità della persona.

La scuola Helen Keller è stata particolarmente attenzionata anche per l'importanza che attribuisce al rigore con cui applica la normativa e le disposizioni internazionali, con riferimento particolare,  ai protocolli educativi, riguardanti l'istruzione e l'addestramento dei cani, alle procedure per sviluppare e potenziare le risorse cerebrali della persona, deputate all'orientamento, ai criteri inerenti l'educazione, l'istruzione e la formazione del conduttore, e, infine, ai principi concernenti il programma di socializzazione del futuro cane guida e la formazione degli affidatari dei cuccioli.

Soddisfatti sono tornati i tre giovani istruttori, avendo constatato di essere giunti ad un livello di professionalità tale da poter reggere il confronto con operatori di strutture già famose nel mondo.

Il team dell'Helen Keller, unico italiano presente a Parigi, ha pure tratto la conclusione che, continuando a sviluppare i programmi ed i progetti già avviati dal centro Helen Keller e polo nazionale per l'autonomia e la mobilità delle persone non vedenti ed ipovedenti, sarà in grado di assolvere egregiamente ai propri compiti.

Vale la pena di ricordare, che il centro Helen Keller, per la sua scuola cani guida, ottenne l'accreditamento alla Federazione Internazionale nel maggio 2006, con due anni di anticipo rispetto al protocollo ordinario, che prevede il riconoscimento dopo almeno 5 anni di attività; inoltre, anche dopo la verifica quinquennale, avvenuta nel 2011, il giudizio degli esperti è stato eccellente. Insomma, i lusinghieri risultati conquistati, premiano l'impegno e la competenza del cda, di cui fanno parte Giuseppe Terranova  Presidente, Giuseppe Castronovo Vicepresidente, Rosa Calamunci, G. Cucinotta e G. Scaccia, componenti, nonché la professionalità  del Direttore del centro Fabrizio Zingale,  del Direttore della Scuola cani guida Moreno Innocenti, e degli istruttori Francesco Cucinotta, Francesco De Domenico,  Francesco Impollonia,  Antonella Isgrò, Fabio Mazzù, Massimo Russo, Giovanni Visalli Garufi, Nicoletta Zingale.

Giuseppe Terranova

Turismo sociale: Interattività e Turismo

Le nuove strade della libertà della conoscenza.

di Pino Bilotti

Quante compagnie di aerei, di navi, hanno indirizzato le loro offerte per visitare luoghi lontani e vicini   in maniere crescente e stimolante, verso un turismo accessibile a tutti,  con iniziative e attività che portano ad individuare strategie di azione per uno sviluppo durevole e sostenibile, ed il potenziamento di una rete di strutture e servizi utilizzando l'informazione, la formazione e l'educazione ambientale.
Questa nuova tendenza persegue come obiettivi prioritari della propria politica
economica e ambientale la tutela, la valorizzazione e la promozione delle risorse turistiche, paesaggistiche e culturali del territorio, in linea con i principi di uno sviluppo sostenibile,  consapevole e accessibile.
Nell'ambito di questa nuova interpretazione del  turismo che vede le sue azioni nei servizi mirati al nuovo target, in maniera propositiva e innovativa, stanno nascendo, in modo esponenziale, nuove idee in tutta Italia.
Progetti  che vedono  la persona con difficoltà sensoriale come utilizzatore non più passivo ma come fruitore attivo  di proposte interattive,  come percorsi Botanici, parchi plurisensoriali, soggiorni marini e montani ristrutturati e fruibili e senza barriere.
E' in atto una innovazione volta a valorizzare e promuovere le attrattive  e le potenzialità naturalistiche, paesaggistiche e culturali delle nostre aree urbane, offrendole, attraverso percorsi innovativi, multifunzionali e interattivi, a tutte le persone, e in particolare modo a quelle con difficoltà fisiche e sensoriali  che non hanno avuto fino ad oggi accesso a tali beni, e aprendo così le porte anche a quel turismo sociale che ancora oggi non viene considerato nella giusta quanto opportuna valorizzazione.
I contenuti  messi in atto sono di varia natura, come il coinvolgimento  delle strutture museali e naturalistico-ambientali  nell'utilizzo di nuovi strumenti di accessibilità e di guida metodologica della ricerca e dei suoi supporti informativi e documentari, in modo da  porli pioneristicamente all'avanguardia nei confronti di fasce sociali così poco servite e valorizzate,e rendere, inoltre,  accessibili e interattivi  beni che appartengono a tutti.
La motivazione che ha  innescato questo meccanismo è la consapevolezza, sempre più diffusa, che la riscoperta e la promozione  del turismo e della persona, in generale e in particolare di  chi ha una difficoltà, sul piano individuale e sociale, passa anche attraverso i vettori della conoscenza, tramite la  conquista dell'informazione. e della documentazione.
In tal senso si  è cominciato a comprendere la necessità di educare, maggiormente l'opinione pubblica ad essere più ricettiva riguardo le strategie di pari opportunità per le persone con difficoltà; strategie intese a influenzare atteggiamenti sociali fondamentali nei riguardi di questi soggetti grazie alla sensibilizzazione, all'informazione e alla cooperazione. Strategie che  facciano concentrare l'attenzione pubblica sulla persona, al di là dell'aspetto, creando così, quella coscienza civile idonea a percepire le capacità positive delle persone con impedimento, della loro pari aspirazione umana e del loro diritto a partecipare e a condividere anche gli obblighi della partecipazione.
Le modalità con cui si   stanno effettuando tali azioni, sono già state sperimentate su piccola scala con risultati decisamente positivi, queste consistono nell'effettuazione di un modo diverso di approcciarsi al territorio, rendendolo esplorativo e ricettivo, adeguatamente organizzato e tecnologicamente rispondente alle obiettive situazioni, derivanti dalla condizione generale e dai bisogni particolari di ciascun soggetto.
La struttura di base  di questo nuovo modo di interpretare il turismo, prevedono l'alternanza fra momenti ludico-ricreativi e spazi operativi con valenza prevalentemente culturale, al fine di favorire e  migliorare l'autonomia personale e l'accessibilità, gli aspetti socio-relazionali, il patrimonio conoscitivo ed esperenziale, nonché una maggiore consapevolezza delle problematiche connesse con la condizione di minorazione, in rapporto all'età di ogni singolo.
Tramite l'interattività dei supporti e le peculiarità antropiche, si intende offrire a questo cataclisma rivoluzionario un ulteriore e positivo contributo alla fascia d'utenza  considerata allo scopo di migliorare l'integrazione, favorendo l'acquisizione di particolari abilità, il potenziamento della fiducia di base, il piacere e l'utilità del confronto e del rapporto interpersonale, nonché il gusto  ed il desiderio per la realizzazione di sempre nuove  esperienze conoscitive, ma soprattutto offrire agli individui nuove e ricercate metodologie di intervento per la risoluzione dei problemi di accesso e fruizione  di iniziative e pensare il turismo come laboratorio sperimentale di crescita e luogo di esperienze emozionali.
Questo nuovo modo di  fruire del turismo pensando in particolare ad una utenza allargata e anche più "debole", significa anche creare una nuova realtà, che guardi non solo ad un'utenza ideale, per altro poco presente e interessata, ma anche e soprattutto all'utenza effettiva nella sua complessità e diversità.
Questo cambiamento e richiesta di turismo lascia riflettere e  porta a domandarsi quanto bisogna ancora aspettare  per non avere dei sorpassi cosi  importanti e silenziosi. Perché noi siamo pronti  per utilizzare nella piena autonomia i luoghi dove passare piacevoli giornate e immensi momenti di libertà e condivisione di nuove esperienze. Buon Viaggio. 
Pino Bilotti

 

Turismo sociale: Tirrenia: ieri,oggi e domani

Autore: Paolo Recce

Quest'anno ricorre il 35° anniversario di avvio dell'attività del Centro Studi e Riabilitazione "G. Fucà" di Tirrenia.
Pensata e progettata alla fine degli anni '60 come colonia marina, la struttura,infatti, apriva i battenti il 1° Luglio 1977.
A metà degli anni '80 il complesso subiva un primo ampliamento e ristrutturazione per meglio rispondere alle esigenze della clientela.
Tra il 1999 e il 2001 sono stati effettuati ulteriori interventi di ristrutturazione e di adeguamento. Avendo dovuto operare sull'esistente, gli interventi effettuati non sempre hanno potuto rispondere alle aspettative e alle mutate esigenze alberghiere.
Rispetto ai primi anni, oggi registriamo una notevole richiesta di camere singole ed uno scarso utilizzo di quelle plurime. Questo ha comportato nel tempo una diminuzione delle presenze stimata intorno al 25%. Si è dovuto pertanto adeguare l'organizzazione dei servizi alla ricerca di un equilibrio costi-ricavi avendo come obiettivo il pareggio di bilancio.
Tirrenia ha svolto e svolge un' importante funzione sociale per garantire ai minorati della vista vacanze e autonomia. Il bilancio pertanto deve essere valutato non solo in termini economici, ma anche sotto l'aspetto della ricaduta sociale così come avviene per altri servizi erogati dall'associazione (ad esempio il libro parlato e la stampa associativa) la cui produttività non si può misurare in termini economici bensì in termini di accrescimento culturale e promozione sociale.
Per quanto attiene la gestione ordinaria, il Centro ha sempre conseguito il pareggio di bilancio: il mancato introito delle quote di ammortamento è almeno in parte compensato dalla valorizzazione dell'immobile e quindi dalla plusvalenza patrimoniale.
In particolare negli ultimi cinque anni sono stati effettuati, con le risorse della gestione ordinaria, investimenti in conto capitale per oltre 500 mila euro, importo cioè superiore alle quote non ammortizzate.
Circa l'aspetto organizzativo-gestionale, nel corso degli anni sono state sperimentate varie formule di gestione: nei primi quindici anni si sono alternate otto ditte nella gestione del servizio di ristorazione con risultati deludenti: se da un lato potevamo preventivare con precisione i costi in quanto pagavamo la tariffa per ogni pasto servito, dall'altro avevamo difficoltà a garantire la qualità del servizio poiché non sempre i contratti venivano rispettati alla lettera e difficilmente  potevamo incidere sull'organizzazione del servizio.
La gestione diretta con formula institoria, in essere dall'inizio degli anni '90, è quella più rispondente alle esigenze funzionali della struttura.

IL DOMANI

In questo periodo circolano ipotesi di nuove soluzioni gestionali; c'è la percezione che l'Unione voglia liberarsi della struttura. In realtà il Centro non è sentito proprio dalla maggioranza delle sezioni e dei dirigenti associativi. Lo dimostra il fatto che le informazioni ai soci attraverso le circolari non passano; quasi sempre i nuovi clienti sono venuti a conoscenza della struttura con il passaparola.
Circa eventuali nuove formule gestionali, personalmente eviterei di ricorrere a soluzioni già sperimentate negativamente. Sono contrario ad affittare la struttura per un certo numero di anni, poiché difficilmente troveremmo un soggetto in grado di garantire i cospicui interventi di manutenzione di cui la struttura ha bisogno con il rischio di accelerare il degrado dell'immobile e di essere poi costretti ad ingenti spese di ripristino.

L'AUSPICIO

Mi piacerebbe che ci fosse più consapevolezza sulla funzione sociale che il Centro ha fin qui svolto e può ancora svolgere.
Auspicherei che la struttura venisse maggiormente utilizzata dalle sezioni evitando di spendere le proprie risorse all'esterno.
Auspicherei inoltre che l'Unione e l'IRIFOR nell'erogare finanziamenti per i campi estivi o campi scuola privilegiassero quelli che utilizzano la nostra struttura.
Paolo Recce

Anziani: La gioia di vivere e di invecchiare.

Autore: Cesare Barca

Si è soliti  dire  che la vita è un dono e  come tale deve essere accolto e coltivato. É un'affermazione sinceramente sentita e condivisa o non si tratta piuttosto di un principio appreso come tale, ma lontano dall'essere percepito e vissuto come necessità assoluta?
Non si tratta di una domanda peregrina e tanto meno retorica dal momento che è facile constatare come le politiche sociali dei numerosi stati europei non tengano in alcun conto questo assioma, ma tentino soltanto di provvedere, spesso in modo dissennato,  alle situazioni del presente senza tener conto del passato e tanto meno del futuro di questa nostra società  in costante cammino verso nuovi orizzonti e realizzazioni sempre più avanzate.
Così la vecchiaia finisce per perdere il suo vero significato e la sua reale importanza e si trasforma in un "peso sociale", un carico gravoso che ostacola l'indiscutibile  necessità di spazi e attenzione  che richiede l'età giovanile. Si ritiene pertanto che la giovane età sia un dono reale e che la vecchiaia sia soltanto l'odiata conclusione di un tempo già consumato.
Perciò si tralascia di far memoria di un passato anche recente, magari ricco di attività fruttuose e determinanti per costruire il futuro di chi viene avanti con la naturale foga della giovinezza.
Si sostiene ancora, sospinti dal timore di un futuro tutt'altro che consolidato, che i vecchi non lascino posto alle nuove risorse umane, in pratica ai loro figli e ai loro nipoti. E tutto questo va a confluire in un torrente insabbiato  e paludoso di affermazioni, di assunti economici e di disposizioni di legge che non solo impediscono la realizzazione di una vecchiaia attiva, ma ancor più impediscono quelle nuove aperture indispensabile perché i giovani possano effettivamente superare gli ostacoli creati dalla rincorsa all'improvvisazione.
<Eppure di anziani particolarmente avveduti ed attivi ve ne sono molti, in tutti i settori socialmente rilevanti, dal presidente della repubblica all'ultima nonnina che sostiene la propria famiglia sempre più aperta ai propri figli e ai propri nipoti.
 E non si creda che questo non si verifichi anche nell'ambito della disabilità, anzi! Certo la categoria dei disabili in genere e di quelli visivi in particolare vive situazioni estremamente diversificate, difficilmente catalogabili in un'unica fascia omogenea. Del resto le condizioni sociali individuali sono logicamente differenti risentendo delle diverse condizioni di vita della incessante variabilità di disposizioni legislative che tentano in modo disomogeneo di tamponare le falle sociali sempre più evidenti.
Tuttavia nella pratica quotidiana credo si possano distinguere, forse estremizzando, due condizioni per certi aspetti contrapposte in cui vivono le persone anziane. Persone che, come ben sappiamo, quando sono costrette ad assommare  le normali conseguenze dell'età avanzata ad eventuali ulteriori disabilità, si vedono impegnate  a raddoppiare il loro sforzo per affrontare dignitosamente e costruttivamente la loro giornata.
Vogliamo qualche esempio? Eccone alcuni soltanto che sono di mia diretta conoscenza:

Alfredo, 81 anni. Divenuto cieco gradualmente. Da sempre impegnato nella diffusione, controllo di prodotti editoriali, sposato con figli e già nonno, non solo aiuta la moglie in cattiva salute, ma si prodiga in lavori di manutenzione, accudisce al proprio orticello, pratica la cyclette per un'ora al giorno e frequenta assiduamente amici e conoscenti con i quali scambia esperienze e condivide giochi di gruppo.
Olando, perfetto conoscitore della lingua inglese, impegna molto tempo nella lettura e provvede a tutte le necessità familiari avendo la consorte costretta a letto offrendo altresì la propria collaborazione a riviste socialmente impegnate.
Luigino, 67 anni, completamente cieco, segue con amore un campo perfettamente coltivato lasciatogli dal nonno.
Umberto 80 anni, che avendo perduto completamene la vista per una grave maculopatia, segue la sorella affetta da alzheimer, cura l'orto di famiglia, effettua lunghe passeggiate quotidiane con il proprio cane guida, dipinge quadri interessanti che rappresentano, tra l'altro, il linguaggio dei fiori.
Marisa75 anni,che oltre a curare la propria abitazione, seguire assiduamente il libro parlato, amministra egregiamente le proprie giornate mantenendo frequenti relazioni sociali.
E qui mi fermo per non tediare, ma potrei  continuare per intere paginecon una elencazione che ci dimostra quanto si debba considerare più che mai attiva e produttiva la vita di tanti disabili anziani. Ma come potrebbero continuare a distribuire le loro risorse e il loro impegno costante se venisse a mancare l'indennità di accompagnamento, indispensabile per superare le loro reali difficoltà quotidiane?  Come potrebbero esprimere la loro vita spesa con chiara utilità personale e sociale se non potessero avere il necessario sostegno economico? In effetti molti di noi si ritroverebbero in situazioni assolutamente non affrontabili perché, lo sappiamo bene, che per vivere attivamente in una qualsiasi comunità, è indispensabile poter sostenere le spese che questa stessa attività comporta ad una persona disabile.
Perciò dobbiamo pur convenire che l'assistenza economica e, laddove sia indispensabile, quella sociale da parte dei comuni di appartenenza sono assolutamente indispensabile proprio per consentire una vita attiva.
L'Europa giustamente rilancia il concetto di una società attiva particolarmente rivolgendosi alla popolazione anziana con problemi aggiuntivi, ma deve altrettanto prodigarsi per diffondere e garantire la realizzazione della Carta dei diritti degli anziani: diversamente sarebbe inutile parlare di integrazione e, dico di più, sarebbe assurdo pensare ad un concreto rinnovamento comunitario.
Mi sono soffermato su esemplificazioni positive per dimostrare che la possibilità di vivere meglio e di affermare positivamente il valore e il significato più vero di una vecchiaia attiva è possibile, ma sappiamo altrettanto per certo che non è tutto oro quel che luce: sono molti gli anziani che, a seguito delle vicende personali, vivono in condizioni di isolamento, di precarietà e di insopportabile solitudine ed è proprio nei confronti di costoro che dev'essere sviluppato il nostro maggiore impegno: non avere la possibilità di giovarsi   una badante, qualcuno che ti aiuti nelle necessità elementari quotidiane, non poter provvedere correttamente all'accesso all'informatica, alle relazioni sociali e, molto spesso ormai, alle necessità famigliari, azzerano, giorno dopo giorno, la voglia di vivere e di lottare. E se i nostri governanti non comprendono questo, se neppure si pongono il problema che a tante persone disabili non è neppure possibile vivere la propria giornata nemmeno come "barboni", allora la disgregazione dilagherà inesorabilmente nell'intero  corpo sociale e i nostri  amati giovani non potranno più essere, nemmeno loro, motivo di speranza,.
Non si tratta di far nascere  più figli e tanto meno di accelerare la scomparsa dei vecchi, ma dobbiamo convincerci che la ricostruzione avviene partendo dalle fondamenta,, diversamente il tetto non ha senso: il terremoto sociale è forse peggiore e più devastante di quello tellurico, ma dipende da noi, da tutti noi e fortunatamente è prevedibile. Il nostro inderogabile impegno è dunque nel lottare instancabilmente per tentare di evitarlo. Convinciamoci che è possibile ed aiutiamoci a vivere, non a sopravvivere.
Cesare Barca

Bari: Corsi di Aggiornamento per Fisioterapisti e Terapisti della Riabilitazione – Il Metodo Mézières

Autore: Luigi Iurlo

L'I.Ri.Fo.R. ONLUS , Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione e l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS  sono strumenti formalmente e fermamente impegnati nella educazione, formazione ed integrazione lavorativa e sociale dei non vedenti. In tal senso operano all'unisono per garantire ogni possibile aiuto  per migliorare la loro formazione scolastica, il loro inserimento lavorativo nonché le loro prestazioni lavorative.
Fra le varie iniziative promosse, nello scorso mese di aprile, a seguito di un sondaggio realizzato fra i massofisioterapisti e terapisti  della riabilitazione non vedenti allo scopo di appurare quali fossero gli argomenti da approfondire per meglio qualificare le loro prestazioni professionali, l'I.Ri.Fo.R. Regionale ha attuato, in collaborazione con la ASL BARI, con le sedi Regionale e Provinciali  dell'UICI e con la competente e meticolosa docenza della dottoressa Iolanda Cianciola, un corso di aggiornamento denominato "Metodo Mézières e tecniche complementari nel trattamento riabilitativo delle lombalgie" avvalendosi, peraltro, della collaborazione del responsabile regionale UICI dei fisioterapisti non vedenti, Nagy Vasile che ha promosso e sostenuto in modo particolare il progetto, e della fisioterapista ASL Floriana Alto in veste di tutor.
A distanza di un mese dalla conclusione del progetto e dopo aver raccolto i pareri dei partecipanti, possiamo affermare con orgoglio che il corso in oggetto ha permesso agli stessi di aggiungere un importante tassello nella loro formazione che gli consentirà di confermare sul campo, laddove ci fossero dubbi,  di avere una preparazione  completa ed eccellente.
Al settore di lavoro UICI "terapisti non vedenti" va un particolare plauso per aver finalmente ripreso a lavorare a pieno ritmo con  attività di particolare importanza sociale, mentre alle autorità competenti ricordiamo che ci sono diversi fisioterapisti non vedenti in attesa di occupazione nonostante l'esistenza di leggi speciali che ne tutelano le assunzioni obligatorie e che queste non devono essere disattese soprattutto nel contingente periodo di crisi occupazionale.
Il Presidente Provinciale
Luigi Iurlo
 

Legge 113/1985, art. 3, comma1 – Caratteristiche tecniche

Autore: Redazionale

Alla Presidenza dei Consiglio
dei Ministri – Dipartimento della
Funzione Pubblica – Servizio per
l'organizzazione degli uffici ed i fabbisogni
del personale delle pubbliche
amministrazioni, la programmazione delle
assunzioni – Palazzo Vidoni
Corso Vittorio Emanuele, 116
00186 Roma

e p.c.
Alla Unione Italiana dei Ciechi e degli
Ipovedenti
Via Borgognona, 38
00187 Roma
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Alla Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
Via L. Braille, n. 6
35143 Padova
e-mail uicvene@uiciechi.it

Oggetto: Legge 29 marzo 1985, n. 113. Art. 3, comma 1. Caratteristiche tecniche del centralino

L'Unione Italiana Ciechi di Roma e Padova trasmettevano distinti quesiti relativi alla corretta interpretazione dell'articolo 3, comma 1, della legge 29 marzo 1985, n. 113 (All. 1) rappresentando che alcune delle proprie strutture territoriali avevano proceduto a segnalare all'Ispettorato del lavoro competente quei datori di lavoro pubblici presso i quali risultava in maniera esplicita la presenza di un centralino, al quale era addetto un centralinista, al fine di conoscere se l'Ente fosse in regola con gli obblighi di cui alla citata legge n. 113/85.
Gli Ispettori del lavoro, evidenziano che le citate Unioni "si sono per lo più limitati a richiedere allo stesso le caratteristiche tecniche del centralino, arrivando ad una definizione di insussistenza di un obbligo di assunzione, basandosi esclusivamente su dette caratteristiche ed ignorando sia l'indicazione di una segreteria telefonica dell'esistenza del centralino, sia l'esistenza effettiva di un operatore telefonico".
L'art. 3, comma 1, della legge 113 del 1985 prevede che: "I centralini telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della presente legge sono quelli per i quali le norme tecniche prevedano l'impiego di uno o più posti operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti operatore."
Il successivo comma 2 reca "Anche in deroga a disposizioni che limitano le assunzioni, i datori di lavoro pubblici sono tenuti ad assumere, per ogni ufficio, sede, o stabilimento dotati di centralino telefonico, un privo della vista iscritto all'albo professionale di cui all'art. 1 della presente legge…".
La circolare 18 settembre 1985 prot. 32176 della Presidenza del Consiglio dei Ministri recante: "Attuazione della legge 12 marzo 1985, n. 113 recante "Aggiornamento della disciplina del collocamento al lavoro e del rapporto di lavoro dei centralinisti telefonici non vedenti" (All. 2) al punto 1.2 del paragrafo "Soggetti obbligati e aliquote d'obbligo, ha previsto che "Pertanto, come già chiarito dal Ministero del lavoro con circolare n. 65 del 4 maggio scorso, l'obbligo derivante da tale norma (secondo comma dell'art. 3) deve essere calcolato in base alle caratteristiche proprie del centralino telefonico e, in particolare, al numero dei posti operatore attivati".
Il successivo punto 1.3 recita: "Di conseguenza, fermo restando che al centralino telefonico che disponga di un solo posto-operatore debba essere addetto un centralinista non vedente, alla prescrizione dell'occupazione della particolare aliquota di centralinisti non vedenti nel centralino telefonico a più posti-operatore può correttamente adempiersi riservando pari unità di posti a centralinisti non vedenti nel caso di posti-operatore di numero pari, mentre se tali posti-operatori dovessero essere di numero dispari ai centralinisti telefonici sarà attribuito un posto in più rispetto ai vedenti".
La circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 88/86 del 21 luglio 1986 avente ad oggetto: "Legge 12 marzo 1985, n. 113. Centralinisti telefonici Ciechi", circa il significato da attribuire all'espressione "norme tecniche" precisa che: "Le norme tecniche" a cui la legge fa riferimento sono le disposizioni che stabiliscono le caratteristiche tecniche in base alle quali gli impianti telefonici sono approvati dall'Azienda di Stato per i servizi telefonici. Tali norme sono quelle dettate dal Comitato Elettrotecnico Italiano (C. E. I. – norme 103) nonché dal Ministero delle poste e delle telecomunicazioni per il tramite dell'Istituto superiore delle poste e telecomunicazioni.
Ai fini dell'applicazione della legge n. 113 del 1985 il centralino può essere definito come un impianto telefonico di smistamento o collegamento, collegato alla rete telefonica pubblica, che sia stato approvato come tale dall'Azienda di Stato per i servizi telefonici con posto operatore […].
Alla luce di quanto sopra, tenuto conto che la definizione degli orientamenti amministrativi generali in materia di lavoro pubblico, rientra nella competenza del Dipartimento della Funzione pubblica, si interessa della problematica codesto Dipartimento per il parere di competenza.

Il Direttore Generale
Grazia Strano

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Direzione Generale per l'Impiego
Via Fornovo, 8
00192 ROMA
dgmercatolavoro@mailcert.lavoro.gov.it

e p.c.
 Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento della Funzione Pubblica
Ufficio per il personale delle pubbliche amministrazioni
Piazza Vidoni
Corso Vittorio Emanuele, 116
00186 ROMA
servizioreclutamemo@funzionepubblica.it

OGGETTO: Interpretazione art. 3, comma 1, Legge 113/1985 – Quesito

Questa Unione è a rinnovare la richiesta di un parere d'autorità a codesto spettabile Ministero, per risolvere una questione di primaria importanza, perché interessa da vicino i lavoratori non vedenti, degni di tutela da parte del Legislatore.
Come è noto, l'art 3, comma 1, della legge 113/1985 recita quanto segue: "I centralini telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della presente legge sono quelli per i quali le norme tecniche prevedano l'impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore".
A tale proposito, alcune strutture territoriali di questa Unione hanno provveduto a segnalare al locale Ispettorato del Lavoro gli enti pubblici dalla cui segreteria telefonica risultava in maniera esplicita la presenza di un centralino, al quale era addetto un centralinista, al fine di conoscere se l'ente interessato fosse in regola rispetto alla normativa sul collocamento obbligatorio dei centralinisti telefonici non vedenti.
Gli Ispettorati chiamati a verificare la situazione dell'ente in questione si sono per lo più limitati a richiedere allo stesso le caratteristiche tecniche del centralino, arrivando ad una definizione di insussistenza di un obbligo all'assunzione, basandosi esclusivamente su dette caratteristiche e ignorando sia l'indicazione in segreteria telefonica dell'esistenza del centralino, sia l'esistenza effettiva di un operatore telefonico.
Appare evidente, a tale proposito, che l'art. 3, comma 1, della legge 113/1985 prevede che, per definire se un impianto telefonico di un ufficio sia o meno idoneo al collocamento obbligatorio di un centralinista telefonico non vedente, debbano esserne valutate non solo le caratteristiche tecniche, ma anche l'effettiva presenza di un operatore.
Peraltro, nonostante l'intervento delle nuove tecnologie, che hanno modificato sostanzialmente la struttura e il funzionamento dei centralini telefonici, si deve sottolineare che l'introduzione di un qualsivoglia meccanismo di selezione passante non elimina automaticamente la possibilità di prevedere il posto operatore. La presenza di un centralinista, infatti, assicura in ogni caso una risposta all'utente e quindi un servizio migliore con informazioni maggiormente dettagliate, soprattutto in enti di grandi dimensioni.
Con un'approfondita analisi, si evince che la legge 113/1985 ha previsto anche questa ipotesi, laddove il testo della stessa riporta l'inciso "…o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore".
Se non si vuole privare di un qualsiasi significato tale previsione normativa appena menzionata, essa deve necessariamente essere interpretata nel senso di consentire l'impiego dei centralinisti telefonici non vedenti anche in quei centralini le cui norme tecniche non prevedano necessariamente la presenza di uno o più posti operatore.
Tale interpretazione, oltre ad essere in linea con la ratio dell'intera legge, volta alla massima occupazione dei centralinisti telefonici non vedenti iscritti nell'apposito albo professionale, si inserisce nel quadro delle norme antielusive contenute nei successivi articoli, le quali prevedono che il centralinista non vedente:
– va assunto anche se il posto non è previsto in pianta organica;
– va assunto anche se i posti per disabili sono completi;
– va assunto per ogni ufficio, sede o stabilimento dell'ente;
– va assunto per il 51% dei posti di centralinisti disponibili.

Si deve ritenere, pertanto che per la legge abbia prevalenza, più che la situazione "di diritto", quella "di fatto": se esistono posti di operatore telefonico, essi debbono essere attribuiti ai non vedenti.
Inoltre, si sottolinea che, così come si sono evoluti i centralini telefonici, allo stesso modo si sono evoluti i centralinisti non vedenti. Attualmente quasi tutti i centralinisti non vedenti possiedono un diploma di scuola media superiore, e, qualora non le abbiano già acquisite, nei corsi professionali di centralinismo vengono in possesso anche di conoscenze informatiche e di lingua straniera, tanto da poter essere agevolmente addetti anche ai moderni centralini gestiti tramite computer, nonché a servizi di prima informazione.
Non sembra, quindi, coerente con la vigente disciplina normativa permettere che una importantissima occasione di lavoro ed integrazione sociale per i disabili visivi sia inficiata da una applicazione restrittiva e contraria alla ratio della legge 113/1985, che di fatto limita il potere di verifica da parte dell'Ispettorato del lavoro alla mera sussistenza dei requisiti tecnici dell'impianto telefonico, ignorando l'evidenza della presenza di operatori telefonici.
Si chiede dunque a codesto spettabile Ministero un intervento chiarificatore in materia, che, dettando opportune istruzioni sia per i Centri per l'Impiego sia per gli Ispettorati Provinciali del Lavoro, consenta agli operatori telefonici con disabilità visiva di continuare ad offrire le proprie cospicue professionalità nel campo dell'integrazione lavorativa.
Si ringrazia per l'attenzione e, in attesa di un cortese cenno di riscontro, si porgono distinti saluti.
Il Presidente Nazionale
prof. Tommaso Daniele

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Via Cesare De Lollis, 12
00185 Roma
C.A.   Dr.ssa Grazia Strano
Direttore Generale del Mercato del Lavoro
C.A.  Dr.ssa Stefania Laudisio
Dirigente Divisione IV Politiche per l'Inserimento dei
lavoratori svantaggiati
Fondo Nazionale disabili Supporto alle attività della Consigliera nazionale di parità

OGGETTO: Interpretazione art. 3 comma 1, Legge 113/1985 – Quesito

L'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ente che per legge e per statuto rappresenta e tutela i diritti e gli interessi dei minorati della vista (DLCPS 1047/1947, art. 115 del D.P.R. 24.7.1977, attuato dal DPR 23.12.1978 e confermato da art. 4 comma 6,  della legge 12.3.1999 n. 68) richiede a questo Ministero un autorevole parere per  dirimere una questione che ha per oggetto l'interpretazione dell'art. 3, comma 1, della legge n 113/1985.
Come è noto  l'art 3, comma 1, della legge 113/1985 recita: "I centralini telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della presente legge sono quelli per i quali le  norme tecniche prevedano l'impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore".
A tale proposito, alcune strutture territoriali di questa Unione hanno provveduto a  segnalare al locale Ispettorato del Lavoro enti pubblici dalla cui segreteria telefonica risultava in maniera esplicita la presenza di un centralino, al quale era addetto un centralinista, al fine di conoscere se l'ente interessato fosse in regola rispetto alla normativa sul collocamento obbligatorio dei centralinisti telefonici non vedenti.
Gli ispettorati chiamati a verificare la situazione dell'ente in questione si sono per lo più limitati a richiedere allo stesso le caratteristiche tecniche del centralino, arrivando ad una definizione di insussistenza di un obbligo all'assunzione, basandosi esclusivamente su dette caratteristiche e ignorando sia l'indicazione in segreteria telefonica dell'esistenza del centralino, sia l'esistenza effettiva di un operatore telefonico.
Appare evidente, a tale proposito, che l'art 3, comma 1, della legga 113/1985 prevede che, per definire se un impianto telefonico di un ufficio sia o meno idoneo al collocamento obbligatorio di un centralinista telefonico non vedente, debbano esserne valutate non solo le caratteristiche tecniche, ma anche l'effettiva presenza di un operatore.
Peraltro, nonostante l'intervento delle nuove tecnologie, che hanno modifìcato sostanzialmente la struttura e il funzionamento dei centralini telefonici, si deve sottolineare che l'introduzione di un qualsivoglia meccanismo di selezione passante non elimina automaticamente la possibilità di prevedere il posto operatore. La presenza di un centralinista, infatti, assicura in ogni caso una risposta all'utente e quindi un servizio migliore con informazioni maggiormente dettagliate, soprattutto in enti di grandi dimensioni.
Con un'approfondita analisi, si evince che la legge 113/1985 ha previsto anche questa ipotesi, laddove il testo della stessa riporta l'inciso "… o che comunque siano dotati dì uno o più posti-operatore". Se non si vuole privare di qualsiasi significato tale previsione normativa appena menzionata, essa deve necessariamente essere interpretata nel senso di consentire l'impiego dei centralinisti telefonici non vedenti anche in quei centralini le cui norme tecniche non prevedano necessariamente la presenza di uno o più posti operatore.
Tale interpretazione oltre ad essere in linea con la ratio dell'intera legge, volta alla massima occupazione dei centralinisti telefonici non vedenti iscritti nell'apposito albo professionale, si inserisce nel quadro delle norme antielusive contenute nei successivi articoli, le quali prevedono che il centralinista non vedente:
–  va assunto anche se il posto non è previsto in pianta organica,
–  va assunto anche se i posti per disabili sono completi,
–  va assunto per ogni ufficio, sede o stabilimento dell'ente
–  va assunto per il 51% dei posti di centralinisti disponibili.
Si deve ritenere, pertanto che per la legge abbia prevalenza, più che la situazione "di diritto", quella "di fatto": se esistono posti di operatore telefonico, essi debbono essere attribuiti ai non vedenti.
Inoltre, si sottolinea che così come si sono evoluti i centralini telefonici, allo stesso modo si sono evoluti i centralinisti non vedenti. Attualmente quasi tutti i centralinisti non vedenti possiedono un diploma di scuola media superiore, e qualora non le abbiano già acquisite, nei corsi professionali di centralinismo vengono in possesso anche di conoscenze informatiche e di lingua straniera, tanto da poter essere agevolmente addetti anche ai moderni centralini gestiti tramite computer, nonché a servizi di prima informazione.
Non sembra, quindi, coerente con la vigente disciplina normativa permettere che una importantissima occasione di lavoro ed Integrazione sociale per i disabili visivi sia inficiata da una applicazione restrittiva e contraria alla ratio della legge 113/1985, che di fatto limita il potere di verifica da parte dell'ispettorato del lavoro alla mera sussistenza dei requisiti tecnici dell'impianto telefonico, ignorando l'evidenza della presenza di operatori telefonici.
Si chiede dunque a questo On. Ministero un intervento chiarificatore in materia che, dettando opportune istruzioni sia per i Centri per l'impiego sia per gli Ispettorati Provinciali del Lavoro, consenta agli operatori telefonici con disabilita visiva di continuare ad offrire le proprie cospicue professionalità nel campo dell'integrazione lavorativa.
Si ringrazia per l'attenzione, in attesa di un cortese cenno di riscontro, si porgono distinti saluti.
Il Presidente
Dott. Mario Girardi

 

 

Presidenza del Consiglio dei Ministri
DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA UORCC.PA
Servizio per l'organizzazione degli uffici ed i fabbisogni del personale
delle pubbliche amministrazioni, la programmazione delle
assunzioni, il reclutamento, la mobilità e la valutazione

All'Unione Italiana dei ciechi e degli Ipovedenti
Presidenza nazionale
Via Borgognona, 38
00187 Roma
e, p.c,
Al Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Direzione generale per le politiche dei servizi per il lavoro
Via Fornovo, 8
00192 Roma

All'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
UIC Potenza
uicpz@uiciechi.it

Oggetto: Interpretazione articolo 3, comma 1, legge 113/1985. Quesito.

Si fa riferimento alla nota prot. n. 3912/2012 del 1° marzo 2012 con cui l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti chiede chiarimenti in merito all'interpretazione dell'articolo 3, comma 1, della legge 29 marzo 1985, n. 113. Nella nota cui si risponde, nel premettere che la legge 113/1985 è destinata ai centralinisti telefonici per i quali le norme tecniche prevedono l'impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore, si evidenzia che il progresso tecnologico ha consentito di realizzare impianti telefonici che, per le loro caratteristiche tecniche, non necessitano di alcun posto riferito alla predetta posizione di lavoro. In mancanza di posto operatore non troverebbe applicazione l'obbligo di assunzione dei centralinisti non vedenti previsto dall'articolo 3, comma 1, della predetta legge 113/1985.
Quello che si rileva nella richiesta di parere, in termini generali, è che le caratteristiche tecniche dell'impianto telefonico non dovrebbero incidere sulla garanzia in materia di collocamento obbligatorio riconosciuta ai centralinisti non vedenti, per cui, a detta dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, la presenza del terminale telefonico da usare come centralino dovrebbe di per sé comportare l'obbligo di assunzione del centralinista non vedente.
Di contrario avviso è la Direzione provinciale del lavoro di Potenza. Nello specifico, nella nota si richiamano, infatti, le verifiche ispettive effettuate dal Servizio Ispezione del lavoro della predetta Direzione provinciale del lavoro di Potenza che ha escluso l'obbligo assunzionale in capo agli enti oggetto di ispezione in quanto dotati di un centralino telefonico con operatore automatico. Secondo l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, la verifica ha tenuto conto delle sole caratteristiche tecniche del centralino telefonico, "ignorando sia l'indicazione in segreteria telefonica dell'esistenza di un centralino sia l'esistenza effettiva di un operatore telefonico."
La questione è stata sottoposta anche all'attenzione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che, per ragioni di competenza, ha trasmesso la richiesta di parere a questo Ufficio. Uno dei casi riportati dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nella nota a cui si risponde, infatti, riguarda, il collocamento di centralinisti non vedenti presso pubbliche amministrazioni.
Si premette che l'orientamento che si andrà ad esprimere è volto a delineare la fattispecie in termini generali, tenuto conto della normativa primaria e della giurisprudenza sull'argomento, ferma restando la competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle verifiche ispettive effettuate.
Nel merito, come in parte anticipato, l'articolo 3 della legge 113/1985 fissa gli obblighi dei datori di lavoro, precisando, per quanto di interesse in riferimento al datore di lavoro pubblico, che:
1)  i centralinisti telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della presente legge sono quelli per i quali le norme tecniche prevedono l'impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore (comma 1);
2)   anche in deroga a disposizioni che limitino le assunzioni, i datori di lavoro pubblici sono tenuti ad assumere, per ogni ufficio, sede o stabilimento dotati di centralino telefonico, un privo della vista iscritto all'albo professionale di cui all'articolo 1 della stessa legge (comma 2);
3) qualora il centralino telefonico, in funzione presso datori di lavoro pubblici o privati, abbia più di un posto di lavoro, il 51 per cento dei posti è riservato ai centralinisti telefonici privi della vista (comma 4).
Ai fini dell'obbligo assunzionale prescritto dal comma 1 della disposizione occorre verificare l'esistenza delle seguenti condizioni:
a)   le caratteristiche tecniche del centralino telefonico.
Sul punto appare utile il rinvio alla circolare dell'allora Ministero del lavoro e della previdenza sociale n. 88 del 1986, che per quanto risalente continua a mantenere la sua attualità, tenuto anche conto dell'evolversi della tecnologia al riguardo;
b)  la presenza di uno o più posti operatori ossia l'esistenza di un posto di lavoro che, anche se non previsto in organico, sia di fatto destinato allo svolgimento delle specifiche mansioni di centralinista.
In presenza delle predette condizioni, il datore di lavoro pubblico è dunque obbligato ad assumere il personale in argomento, con le modalità indicate nella legge 113/1985, rilevando, a garanzia dell'effettività della tutela riconosciuta alla particolare categoria di disabili, che l'obbligo assunzionale si applichi ogni qualvolta via sia personale di fatto destinato allo svolgimento delle mansioni di centralinista a prescindere dalla previsione nell'organico dell'amministrazione della relativa qualifica funzionale.
Nei casi in cui non si ravvisi la concorrenza delle predette condizioni, anche secondo costante giurisprudenza, l'amministrazione non ricade nell'obbligo di assumere centralinisti non vedenti.
E', infatti, da ritenere che la normativa di riferimento non imponga di procedere all'assunzione di detti disabili anche quando l'impianto telefonico non necessiti, per le sue caratteristiche tecniche, di alcun operatore, ma miri semplicemente a garantire l'assunzione di persone non vedenti in presenza di impianti telefonici che richiedano l'opera di un centralinista. Nel caso l'amministrazione utilizzi un impianto con solo funzionamento manuale, l'eventuale mutamento dell'apparecchio in modalità automatica determina il venire meno del profilo professionale nella dotazione organica e del connesso fabbisogno.
Il riconoscimento dell'obbligo assunzionale anche nel caso di assenza di posto operatore, oltre a non essere in linea con il dettato normativo dell'articolo 3, comma 1, della legge 113/1985, creerebbe una discrasia tra la disciplina in materia di collocamento mirato dei disabili e fabbisogno dell'amministrazione, vanificando il principio dell'inclusione fattiva nel contesto lavorativo, nonché dell'economicità dell'amministrazione pubblica. Al fine di garantire un impiego quanto più corrispondente alle capacità lavorative del disabile, infatti, l'articolo 2 della legge 68/1999 definisce il collocamento mirato dei disabili "quale serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilita nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione".
Indubbiamente l'evoluzione tecnologica degli impianti telefonici riduce l'impatto applicativo della norma di favore prevista per i centralinisti non vedenti, riconducendo i benefici per la categoria alla tutela prevista dalla normativa generale sul collocamento obbligatorio dei disabili. Un'eventuale diversa attenzione alla tematica non può che essere presa in considerazione dal legislatore.

Il Direttore dell'Ufficio
Maria Barilà

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Ufficio di Gabinetto
e-mail: segrgabinetto@lavoro.gov.it
Segreteria tecnica del Ministro
e-mail : segreteriatecnica@lavoro.gov.it

 

OGGETTO: Interpretazione Legge 29 marzo 1985, n. 113, art. 3 – Richiesta incontro urgente

In relazione alla risposta al quesito in merito all'interpretazione dell'art. 3, comma 1, della legge 29 marzo 1985, n. 113, fornita dal Dipartimento della Funzione Pubblica con nota DFP0017466 P-4.17.1.7.4 del 30/04/2012 (all. 1), come richiesta dalla Direzione Generale per le Politiche dei Servizi per il Lavoro con nota 0006524.27.12.2011 (all. 2), questa Presidenza Nazionale si permette di richiedere, con cortese urgenza, un incontro chiarificatore per esplicitare nel dettaglio le problematiche connesse alle procedure di collocamento obbligatorio dei centralinisti non vedenti.
E proprio a proposito del predetto parere del Dipartimento, che se assunto nella sua letteralità comporterebbe di fatto la quasi completa inapplicabilità della citata legge n. 113 del 1985, si sottopongono all'attenzione di codesto Dicastero ulteriori motivate considerazioni di segno contrario.
Si è già avuto modo di notare, nel quesito inoltrato in precedenza, che accade sempre più di frequente che i datori di lavoro non ottemperino agli obblighi prescritti dalla suddetta legge adottando sistemi telefonici dotati di risponditori automatici, che di fatto rendono antieconomico l'obbligo di assumere.
Va evidenziato, però, che è la stessa legge ad indicare il modo per superare tale problema. Con l'art. 8, infatti essa prevede che siano a carico della Regione competente per territorio le trasformazioni tecniche dei centralini necessarie per consentire ai privi della vista il lavoro di centralinista telefonico.
Tale chiave di lettura del combinato disposto degli artt. 3 e 8 della ripetuta legge n. 113/1985 trova tra l'altro sostegno in Giurisprudenza, con il principio contenuto nella sentenza n. 13893 dell'11/12/1999 della Cassazione Civile Sez. Lav. secondo cui "L'obbligo che la legge n. 113 del 1985 pone ai privati datori di lavoro muniti di centralini telefonici aventi i requisiti dimensionali previsti dall'art. 3 di assumere centralinisti privi della vista (ciechi) iscritti all'apposito albo professionale trova deroga solo nelle ipotesi espressamente previste da detto articolo, in collegamento, peraltro, con la previsione dell'art. 8 che pone a carico della regione le spese per i necessari adattamenti tecnici del centralino".
Inoltre, una copiosa giurisprudenza riconosce alla legge in parola la natura di normativa speciale che, in quanto tale, non può essere derogata da successive norme generali, né dalla mancanza di requisiti tecnici dell'apparato telefonico o dalla presenza di un "Posto operatore automatico" (cfr. fra le altre: Consiglio di Stato, Sez. V, 20/12/1995, n. 1777, Consiglio di Stato Sez. V, 30/09/2002 n. 5054; TAR Piemonte Sez. I, 04/09/1998, n. 345).
Si ritiene, altresì, opportuno segnalare le seguenti pronunce che sembrano confermare un radicato filone interpretativo sul tema segnalato.
•  T.A.R. Lombardia Brescia, 21 ottobre 1994, n. 604
L'obbligo del datore di lavoro pubblico che abbia uffici, sedi o stabilimenti dotati di centralino telefonico di assumere direttamente o mediante concorso un centralinista non vedente sussiste anche nel caso in cui la gestione del relativo servizio è stata data in appalto ad una ditta esterna.
•  Cons. Stato Sez. V, 20 settembre 2000, n. 4867
L'art. 3 comma 3 1. 29 marzo 1985 n. 113, nel disciplinare l'avviamento al lavoro obbligatorio dei centralinisti telefonici non vedenti, presuppone che nella struttura, pubblica o privata ove il soggetto è avviato, sia munita di un centralino telefonico, con ciò intendendo non la dotazione di un impianto tecnologico, mera bensì l'esistenza d'un servizio, cioè di un insieme organizzato di persone e cose finalizzato all'erogazione di quella specifica utilità corrispondente allo smistamento in entrata ed in uscita di chiamate telefoniche, come d'altronde evincesi dalle successive norme della stessa L. n. 113 del 1985, laddove prevedono la riserva del 51 per cento dei posti del centralino ai non vedenti, in tal modo presuppone che quest'ultimo sia appunto una funzione organizzata.
•  Cass. civ. Sez. lavoro, 17 giugno 1997, n. 5419
Quando il licenziamento di un lavoratore è stato giustificato con una trasformazione tecnologica dell'impresa che abbia comportato la soppressione della sua posizione di lavoro, si deve verificare se sussiste effettivamente la dedotta relazione causale, anche se il recesso sia stato qualificato come licenziamento collettivo e sia stato osservato il relativo procedimento, poiché anche nel caso di trasformazioni tecnologiche deve sussistere un nesso causale tra le stesse e il ridimensionamento del numero dei dipendenti. (Nella specie, il datore di lavoro, esperita la procedura per la riduzione di personale, all'esito della stessa aveva limitato i licenziamenti a due posizioni di lavoro, tra cui quella del centralinista, sul presupposto dell'automatizzazione del relativo servizio; il giudice di merito, con la sentenza confermata dalla S.C., qualificato il recesso quale licenziamento individuale, lo ha annullato avendo accertato che le mansioni di centralinista permanevano ed erano state ripartite tra altri quattro lavoratori che le svolgevano a turno in ore di straordinario).
Si rinnova, pertanto, la richiesta di un incontro su queste delicate tematiche, sottolineando l'urgenza di pervenire ad una soluzione operativa che consenta di risolvere definitivamente e univocamente la questione dell'esatta individuazione dei presupposti dell'assunzione di un centralinista telefonico non vedente, al fine soprattutto di una piena tutela dei diritti di una classe di lavoratori a rischio di definitiva esclusione dal mercato del lavoro in una così grave congiuntura socio-economica.
Si ringrazia per l'attenzione e, in attesa di un cortese cenno di riscontro, si porgono distinti saluti.

IL PRESIDENTE NAZIONALE
(Prof. Tommaso Daniele)

Convegno “Guardo al futuro”

Autore: Alessandro Locati

Pubblico di seguito un resoconto del dott. Alessandro Locati che ha partecipato al Convegno "Guardo al futuro".
Al resoconto allego l'intervento scritto sul lavoro dei ciechi.
Tommaso Daniele

Signor Presidente,
come richiesto, riferisco brevemente sul convegno "Guardo al Futuro", svoltosi il 24 maggio.
L'appuntamento ha rappresentato un incontro nazionale di tutte le organizzazioni giovanili provenienti dalle varie realtà sociali a conclusione di una serie di iniziative di incontro e partecipazione tenutesi su tutto il territorio.
I lavori sono stati articolati nei seguenti panel tematici: Lavoro e sviluppo; Partecipazione e protagonismo giovanile; Il futuro del rapporto giovani/Istituzioni; Giovani di oggi, italiani di domani Fra essi va detto che i temi di contenuto più strettamente politico sono apparsi decisamente meno interessanti per la genericità dei contenuti.
Si è trattato di una iniziativa un po' dispersiva ma senz'altro di una certa risonanza (soprattutto in rete) con partecipazione di rappresentanti politici di primo piano, fra i quali, oltre al Presidente Monti e al Ministro Riccardi che, ovviamente, hanno svolto interventi di carattere più generale e di ampio respiro sulle politiche nei confronti dei giovani, si può ricordare quello del capo della segreteria tecnica del Ministro del Lavoro, prof.ssa Laura Piatti che ha illustrato, seppure in modo piuttosto didascalico e divulgativo, le principali linee del progetto di legge di riforma del mercato del lavoro e le sue implicazioni per il lavoro giovanile.
In effetti, data la registrazione di più di 400 accrediti per gli interventi, lo spazio dedicato alla platea è stato strettamente contingentato (3 min. ciascuno) e gli interventi sono stati necessariamente selezionati dagli organizzatori dando la precedenza, a quanto si è appreso, a giovani che ricoprono cariche nella P.A. (evidentemente collegati al Forum) o a buone prassi a livello di imprenditoria giovanile e il tema della disabilità è stato toccato solo molto di sfuggita. Pertanto, non è stato possibile svolgere oralmente l'intervento preordinato, ma il documento scritto da me predisposto è stato incluso nella documentazione del Convegno che sarà consegnata alle autorità politiche unitamente alla registrazione della manifestazione.
Con osservanza.
Alessandro Locati

 

 

SINTESI PROBLEMATICHE LAVORATIVE DEI GIOVANI NON VEDENTI

Già da tempo è apparso in tutta la sua gravità il problema dell'adeguamento della normativa speciale sul collocamento al lavoro dei lavoratori non vedenti e in particolare dei centralinisti telefonici (costituita sostanzialmente dalla legge 29 marzo 1985, n. 113) alle nuove esigenze del mercato del lavoro e al progresso tecnologico intervenuto nel settore della comunicazione.
Non può essere sottovalutato che su quello che è tradizionalmente il più importante settore occupazionale per coloro che soffrono di minorazioni visive molteplici fattori, di ordine legislativo, economico e sociale stanno producendo effetti profondamente negativi.
Primo di tali elementi è il continuo progresso tecnologico, che ha comportato radicali modificazioni alle postazioni dei centralini telefonici i quali, in molti casi, hanno visto scomparire il tradizionale posto operatore a vantaggio di dispositivi passanti o, comunque, di sistemi di connessione automatica di ultima generazione, con la conseguente drastica contrazione di possibilità di impiego per i centralinisti.
Proprio sulla scorta di tali considerazioni la Legge 17 maggio 1999, n. 144, all'art. 45, comma 12, ha affidato al Ministro del lavoro il compito di individuare con proprio decreto qualifiche equipollenti a quella del centralinista telefonico, idonee al collocamento dei lavoratori non vedenti ai fini dell'applicazione della citata legge n. 113/1985.
Con tale disposizione il legislatore ha, infatti, inteso operare uno specifico rinvio alla suddetta legge, estendendo, sulle base di identici presupposti normativi, ai possessori di qualifica equipollente a quella di centralinista non vedente la stessa tutela normativa riconosciuta ai medesimi centralinisti non vedenti iscritti all'apposito Albo nazionale, in aderenza alle nuove esigenze del mondo del lavoro, sempre più improntate alla utilizzazione di tecnologie avanzate nel settore della comunicazione telefonica.
Su tali basi il Ministero ha emanato il decreto 10 gennaio 2000, con il quale ha riconosciuto come equipollenti a quella del centralinista telefonico non vedente le seguenti qualifiche professionali:
* operatore telefonico addetto alle informazioni alla clientela e agli uffici relazioni col pubblico;
* operatore telefonico addetto alla gestione e all'utilizzazione di banche dati;
* operatore telefonico addetto ai servizi di telemarketing e telesoccorso.
Sono state anche successivamente individuate ulteriori norme applicative per l'iscrizione al relativo Albo professionale nazionale, per consentire un efficace collocamento obbligatorio al lavoro tramite i meccanismi già in essere ai sensi della citata legge 113/1985.
A distanza di molti anni dall'entrata in vigore delle citate normative si deve, però, constatare che gli Assessorati Regionali alla formazione professionale, nonostante l'assunzione di nuove competenze sulla base della revisione del Titolo V della Costituzione, non hanno provveduto all'organizzazione e allo svolgimento sul proprio territorio degli specifici corsi di formazione destinati alle figure professionali in esame.
Proprio al fine di non svilire la considerazione che il legislatore ha più volte mostrato nei confronti delle problematiche specifiche dei minorati della vista nel campo del lavoro appare, quindi, improcrastinabile che i competenti uffici delle Regioni siano formalmente sollecitati ad adempiere alle loro funzioni in questo particolare ambito del delicato settore della formazione professionale, propedeutico al collocamento mirato dei futuri lavoratori ciechi e ipovedenti.
Vi è poi la necessità di individuare specifiche modalità di calcolo del trattamento previdenziale nel sistema contributivo che consentano di computare il beneficio di quattro mesi di anzianità figurativa per ogni anno di lavoro svolto dai lavoratori non vedenti (ai sensi dell'art. 9, comma 2, della legge 113/1985).
Infatti, in assenza di tale adeguamento del sistema di calcolo, che attualmente prende in considerazione solo i contributi effettivamente versati, i lavoratori ciechi ed ipovedenti, potendo beneficiare di norme che ancora consentono un pensionamento anticipato (ad es. 55 anni di età per gli uomini e 50 per le donne nel settore privato), rischieranno nel prossimo futuro di avere trattamenti di pensione estremamente bassi, in alcuni casi molto vicini al minimo della pensione sociale.
Inoltre, sullo stesso punto risulta ormai indispensabile chiarire gli effetti delle modifiche apportate dal noto art. 24 del decreto-legge 201/2011 alla normativa previdenziale generale rispetto alle norme speciali che prevedono regimi di favore per i lavoratori non vedenti, sia in termine di anzianità figurativa sia in termini di requisiti anagrafici, per evitare che esse possano, paradossalmente, tramutarsi in danno per i diretti interessati.