U.I.C.I. Roma – Corso gratuito da Barman per ciechi e ipovedenti

Un’iniziativa unica alla MIXOLOGY Academy un corso gratuito da Barman per ciechi e ipovedenti in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Roma

Diventare un barman professionista, capace di preparare cocktail, anche se cieco o ipovedente: un’opportunità in più di lavoro, di autonomia e di autorealizzazione in un’attività stimolante che potrebbe presto concretizzarsi grazie alla MIXOLOGY Academy, la più importante Accademia del settore in Europa, da cui escono talenti ricercati in tutto il mondo.

Insegnare a muoversi con abilità tra bottiglie e stoviglie al bancone di un locale, quando si vede poco o nulla, non è facile.

Un primo esperimento si è tenuto sabato 25 Giugno con un corso di 4 ore, dalle ore 10:00 alle ore 14:00, nella sede di Roma della MIXOLOGY Academy, in via Ostiense 230, organizzato dal direttore della sede Tiziano Serangeli in collaborazione con il presidente della sezione territoriale di Roma dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Giuliano Frittelli, che ha partecipato in prima persona.

Si tratta del riadattamento del classico corso di ‘Barman base’ (di norma dura 40 ore) compreso il lavoro alla workstation dove è stata messa a punto la posizione di ogni strumento.

Lo staff era composto da 1 trainer ogni 3 partecipanti in modo da dare la massima assistenza a ognuno. Al termine è stato dato a tutti un attestato cartaceo con “traduzione” in Braille.

Il programma:

Lavoro del barman moderno e le sue competenze

Presa di confidenza con la postazione da American Bar in maniera tattile

Le versate a mano singola, alternando le prese.

Come funziona il metal pour ed il conteggio

Prove di versata misurando le quantità

Spiegazione della struttura ideale di un cocktail

Preparazione dei cocktail build (spiegazione e realizzazione)

Preparazione dei cocktail mix & pour (spiegazione e realizzazione)

Preparazione dei cocktail shake and strain (spiegazione e realizzazione)

Questa prima esperienza è offerta gratuitamente con l’intenzione di poterne fare un percorso curriculare vero e proprio su misura della specifica disabilità, inserito nei programmi dell’Accademia.

Spiega Tiziano Serangeli: “Abbiamo iniziato con un gruppo di massimo 15 partecipanti per poter seguire al meglio ogni persona. Quando mi è stato chiesto di avviare questo corso da Ilias Contreas e Luca Malizia mi sono entusiasmato e così insieme al dott. Frittelli siamo riusciti a superare ogni difficoltà. In pratica si è trattato di strutturare una didattica che privilegia l’esperienza tattile rispetto al verbale. Il lavoro in questo settore per me è un’autentica passione. Ho iniziato a 14 anni, sono stato a lungo a Londra, anche nel locale di Giorgio Locatelli, protagonista di Masterchef, il primo italiano stellato all’estero e poi a Sydney, Philadelphia e New York”.

Dichiarano i cofondatori della MIXOLOGY Academy Luca Malizia e Ilias Contreas: “Il progetto ci sta molto a cuore ed erano almeno due anni che cercavamo di finalizzarlo. È nel DNA della MIXOLOGY Academy con le iniziative collegate Bar Wars, Barman PR e l’agenzia di recruiting Bartender Job, fare il possibile per incentivare l’occupazione e il successo nell’Horeca, un campo che può dare enormi soddisfazioni di ogni genere: economiche e di vita. È un lavoro esportabile ovunque, permette di esprimere la propria creatività e se lo si fa bene, non conosce crisi. È stato il nostro sogno da ragazzi e lo abbiamo realizzato ma abbiamo dovuto capire tutto da soli. Ora vogliamo mettere a disposizione degli altri la nostra esperienza e siamo felici di farlo soprattutto con chi parte con qualche difficoltà in più”.

Commenta il Presidente Frittelli: “Ringraziamo la MIXOLOGY Academy per questa occasione, davvero esclusiva, in linea con la mission della nostra associazione di aiutare le persone a rendersi indipendenti sotto ogni aspetto vincendo ogni ostacolo. Per questo ci auguriamo possa avere un seguito”.

Il 12 giugno 2019, la Giornata di Premiazione del Bando imprenditoriale per ciechi e ipovedenti “Progetti Lotteria Louis Braille 2017”

Si svolgerà il prossimo 12 giugno la Giornata di Premiazione relativa al bando imprenditoriale per ciechi e ipovedenti dal titolo “Progetti Lotteria Louis Braille 2017”, che punta a stimolare nuove  iniziative  del “fare impresa” e a favorire lo sviluppo di una cultura orientata all’inclusione sociale, all’inserimento lavorativo e all’integrazione dei disabili visivi.

La Giornata costituirà anche l’occasione per promuovere e sostenere politiche attive per la valorizzazione delle persone con disabilità visiva nel mercato del lavoro e, a illustrare nuove opportunità attraverso la  ricerca e la sperimentazione di percorsi innovativi.

L’appuntamento è a Roma, presso la Sala Polifunzionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, via Flavia 6, a partire dalle 9:30.

Modererà la Dott.ssa Livia Azzariti, presentatrice televisiva della RAI.

I lavori saranno aperti dal nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto.

Saranno premiati i vincitori del bando e seguiranno cinque testimonianze di persone non vedenti che racconteranno la loro esperienza nell’ambito imprenditoriale.

Le conclusioni della Giornata mirano a tracciare un primo bilancio delle attività avviate e a indicare linee direttrici sui temi del lavoro e dell’inclusione sociale delle persone non vedenti e ipovedenti. 

L’occupazione per la persona con disabilità rappresenta un importante strumento di acquisizione di autonomia, di dignità e di fattiva inclusione nella società civile favorendo, peraltro, la realizzazione personale e professionale.

Potete consultare il Programma riportato di seguito e ascoltare la diretta su SlashRadioWeb al seguente link di riferimento: https://www.uiciechi.it/radio/radio.asp

PROGRAMMA

Modera Livia Azzariti


9.30 Benvenuto ai partecipanti e registrazione

10.00 Saluti Istituzionali

10.15 Mario Barbuto Presidente Nazionale UICI
“Il lavoro: luce che ritorna”

10.30-11.30 Stefano Tortini Vicepresidente Nazionale UICI
Presentazione dei vincitori e dei progetti imprenditoriali

11.30-12.30 Testimonianze ed esperienze lavorative di successo nell’ambito dell’imprenditoria e della libera professione delle persone con disabilità visiva:
Antonio Ciotola; Carmelo Di Martino; Santino Di Gregorio; Annamaria Di Stasio; Raul Pietrobon.

12.30-13.00 Dibattito e Conclusioni

ccProgramma 12 giugno 2019

Programma 12 giugno 2019

UniCredit: lavoro e disabilità, di Valter Calò

UniCredit S.p.A. è tra i primi gruppi di credito Italiani ed Europei, ha sede a Milano. La banca conta oltre 25 milioni di clienti e opera in 18 paesi. La società è quotata nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano.
In Italia occupa circa 43000 persone e circa 45000 nelle sedi estere, tra i suoi dipendenti sul territorio Nazionale sono impiegate circa 2700 persone con diverse disabilità, tra le quali circa 120, con disabilità visiva.
Nei giorni 29 e 30 ottobre, si è svolto un seminario/incontro, tra dirigenti e dipendenti con disabilità visiva di UniCredit, ai quali sono stato invitato come unico speaker esterno, nel ruolo di coordinatore della Commissione Nazionale dedicata alle nuove attività lavorative dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Questo seminario è stato organizzato e orchestrato magistralmente dalla dr.ssa Francesca Bonsi Magnoni, Disability Manager di UniCredit. Francesca ricopre questo ruolo da soli tre mesi, ho riscontrato in lei forte motivazione, ma sopratutto mi ha colpito la sua grande voglia di comprendere e informarsi sulle problematiche inerenti tutte le disabilità, persona energica e dinamica sia nell’organizzazione che nei rapporti interpersonali, rappresenta ottimamente questa innovativa carica manageriale in UniCredit.
Ringrazio la dr.ssa Francesca Bonsi Magnoni e tutti coloro che l’hanno sostenuta, per questo importante incontro.
Farci conoscere, sul tema delle nostre possibilità di interazione nel lavoro, è molto importante: questo è il vero passo in avanti verso l’inclusione. Dobbiamo essere considerati risorse, non un dovere sociale imposto per legge; il nostro compito è quello di sviluppare progetti e possibilità, per crescere come persone e crescere nell’ambiente lavorativo, questo si può avverare solo con una attiva collaborazione dei dirigenti che siano a conoscenza di come operiamo e interagiamo, come ci muoviamo oltre alle nostre capacità individuali. Come dipendenti, il nostro primo compito è il rispetto verso il datore di lavoro in una situazione congiunturale difficile dove deve prevalere la mentalità giapponese di una partecipazione attiva in una qualsiasi azienda, sia pubblica che privata.
I due giorni sono scivolati velocemente, fitti di impegni, senza vuoti ma ben equilibrati tra formazione, sensibilizzazione, informazione, dibattiti, confronti e convivialità per rafforzare lo spirito di gruppo.
Il primo giorno è stato molto stimolante e molto significativo.
Erano presenti 106 persone fra non vedenti ipo vedenti, HR e line manager. Ciascuno ha avuto modo di presentarsi e questo gioco (apparentemente un po’ lungo) è stato utile alle persone cieche per comprendere chi era presente. Dopo una introduzione del ruolo del Disability Manager il gruppo è partito per una visita accessibile al Museo del Cinema, con grande sorpresa dei responsabili, i quali non immaginavano che un cieco avrebbe potuto visitarlo. La visita era stata programmata all’interno di una serie di attività organizzate nel mese della cultura accessibile di Torino.
Il secondo giorno è iniziato alle 8,30 con una riunione di tutti i partecipanti capi (così chiamati da loro) e persone con disabilità visiva nell’aula magna di UniCredit. Subito dopo aver spiegato a tutti, la programmazione della seconda giornata dei lavori, i più di cento partecipanti, tra i quali 45 dipendenti con disabilità visiva, sono stati divisi in due gruppi.
I dipendenti con disabilità visiva, sono rimasti in aula per un corso di formazione aziendale, mentre i responsabili, compreso me, sono stati invitati a salire al terzo piano, dove erano state preparate due ambientazioni che raffiguravano perfettamente come una persona con disabilità visiva concepisce e interagisce sia con l’ambiente che lo circonda che con gli ausili dedicati nelle postazioni di lavoro.
Una sala era completamente al buio e la seconda invece simulava l’ipovisione, in questa seconda ambientazione ai capi sono stati fatti infilare degli occhiali che distorcendo, configuravano artificialmente l’immagine percepita da un ipovedente.
L’introduzione e le spiegazioni, di queste due ambientazioni dedicate ai capi sono state fatte da Antonio Dragonetto del Learning che ha iniziato dicendo:
“I nostri dipendenti con disabilità visiva sono arrivati in ufficio, dopo aver superato una macchina parcheggiata sul marciapiede, aver passato incolumi un nuovo cantiere di lavori ed essere inciampati contro una bicicletta, scesi da un autobus dove la sintesi vocale non funzionava, finalmente si sono seduti sulla loro postazione in UniCredit Sono entrati cosi in scena Tiziano, Vito, Cecilia, Luca ed Elisa che al buio o in ambientazione creata artificialmente, hanno fatto capire, come operano sul posto di lavoro,le difficoltà e l’accessibilità, dimostrando chiaramente le loro capacità d interagire con i sistemi informatici, la loro preparazione e la loro voglia di essere, a pieno diritto inclusi nel loro ambiente di lavoro”.
Ai capi sono state formulate domande se si trovassero a loro agio nei nostri panni e quali fossero le sensazioni e difficoltà che provavano, le risposte sono facilmente immaginabili, sono quelle che noi percepiamo tutti i giorni nel nostro mondo reale e non artificiale, quindi la simulazione è stata molto utile e costruttiva. Dopo una breve pausa caffè, i due gruppi si sono riuniti, capi e persone con disabilità visiva, sono stati suddivisi in 4 gruppi che hanno interagito e si sono confrontati su inclusione e problematiche di vari generi tra dipendenti e capi. Alla fine sono state valutate e considerate tutte le deduzioni concepite dai vari gruppi.
Nel pomeriggio sono intervenuto io, come membro esterno, per portare quanto l’UICI si stia adoperando verso i giovani e le nuove possibilità che sto esplorando assieme alla mia commissione.
Il mio intervento, è iniziato con un messaggio rivolto ai dirigenti di UniCredit, ho voluto sottolineare l’ottimo lavoro di questi due giorni, avendo ascoltato attentamente sia l’operato dei dipendenti con disabilità visiva sia i commenti o le perplessità dei dirigenti, li ho invitati ad interagire con noi senza paura partendo anche con il chiedere quali problemi di vista abbiamo, come arriviamo al lavoro, cosa vediamo o cosa non vediamo; ho raccontato di una frase che ho colto tra i capi, durante l’attività di un gruppo di lavoro, il quale esprimeva soddisfazione in quanto non sapeva che esistesse la sintesi vocale che ci permette di interagire con i PC, soddisfatta al suo rientro lo avrebbe detto ad un suo nuovo giovane dipendente con disabilità visiva il quale non sapeva esistesse questo ausilio, ho sottolineato che per prima cosa avrebbe dovuto chiamare il Presidente sezionale UICI del giovane e informarsi sul perché un giovane non sapeva dell’esistenza di questo ausilio.
I giovani, salvo siano presenti impedimenti, sono obbligati ad interagire con un PC, in primis in quanto il PC, rappresenta il primo strumento per trovare un lavoro e per secondo in quanto per noi è una finestra sul mondo. Con imbarazzo, in rappresentanza di UICI, ho evidenziato che potrebbero anche esserci colpe nostre.
Un messaggio l’ho rivolto anche ai dipendenti di UniCredit con disabilità visiva, complimentandomi con coloro i quali hanno interagito nelle due ambientazioni, riservate ai dirigenti, sottolineando che le difficoltà espresse nelle dimostrazioni erano volontariamente forzate, su programmi inaccessibili, pagine che non si aprivano o programmi che si bloccavano ecc., volevano solo dimostrare la frustrazione di noi disabili visivi in una postazione di lavoro, ma da parte dei dirigenti, questa frustrazione, doveva essere considerata positivamente come la volontà attiva del dipendente di interagire al meglio con UniCredit. Ho invitato i dirigenti a guardare il bicchiere mezzo pieno, invitando anche i dipendenti con pazienza a provare a fare capire le problematiche, magari migliorando le capacità di comunicazione, invitandoli a leggere la teoria dei conflitti, cercando di interagire solo dopo che lo stress di inaccessibilità sia passato.
Per finire ho illustrato quanto sta producendo la mia Commissione NAL:
– opera a 360 gradi per i diversi livelli di scolarizzazione presenti tra i nostri disoccupati;
– uno dei compiti fondamentali è la sensibilizzazione sia dei nostri soci che dei datori di lavoro, con numerose iniziative come incontri in presenza e con articoli sulla stampa interna dell’Unione;
– abbiamo pronto un opuscolo informativo a riguardo che sarà disponibile nel 2019;
– ci occupiamo di cooperative sociali con finalità imprenditoriale, ovvero seguiamo delle progettualità spingendo i giovani a coprire una fetta di mercato poco sfruttata dai disabili visivi;
– a breve, partirà un corso per la figura di perito fonico forense;
– seguirà un corso di trascrittore dialettologo;
– stiamo lavorando per organizzare un corso come accordatore di pianoforte;
– al Ministero di Giustizia, abbiamo presentato un progetto al fine di indirizzare i nostri giovani alla figura di trascrittore di intercettazioni telefoniche ed ambientali;
– numerose altre progettualità in sviluppo;
– l’UICI Nazionale si è prodigata istituendo un bando di gara dedicato a nuovi imprenditori con disabilità visiva, stanziando diverse borse imprenditoriali per un ammontare di 190000 euro;
– abbiamo avviato le procedure, per organizzare in primavera 2019, un Convegno tematico dedicato al lavoro, chiaramente Unicredit sarà invitata: potrà presentare il suo modus operandi e potrà confrontarsi con altre realtà.

Come entrare nel mondo UniCredit?
Ci sono bandi specifici affidati ad un provider esterno JobMeToo, che si occupa della selezione del personale. Se una persona con disabilità visiva vuole candidarsi può farlo seguendo attentamente le caratteristiche e le mansioni richieste oppure si iscrive “in lavora con noi”
www.careers.unicreditgroup.eu.
Per ogni posizione richiesta c’è una Job description, dove sono specificate le caratteristiche e il profilo ricercato.
UniCredit scrive:
Il mercato del lavoro è una realtà in continua evoluzione. Tutti cercano costantemente il miglior posto di lavoro, un luogo in cui le idee contano. In UniCredit investiamo nel tuo talento. Qui puoi trovare un ambiente amichevole, sfidante ma anche dove poterti divertire. Crediamo fermamente nell’equilibrio tra vita professionale e personale. Sei incoraggiato a coltivare le tue passioni e inseguire I tuoi obiettivi, lavorativi e non.
Sarai parte del futuro che costruiremo insieme, In un gruppo internazionale in cui la diversità è considerata una risorsa.
clicca qui: https://www.unicreditgroup.eu/it/careers.html

Buona fortuna
dr. Valter Calò

Disability & Diversity Management a Roma, di Valter Calò

Sotto riportato, pubblicizzo un evento che si terrà a Roma, una figura professionale nuova che va seguita e approfondita.
buona lettura!
Valter Calò

DISABILITY & DIVERSITY MANAGEMENT
Ricerche, esperienze e prospettive a confronto

Roma, auditorium Inail – Piazzale Pastore 6
Giovedì 22 novembre 2018
10:00 – 17:00

Negli ultimi anni in Italia è aumentato notevolmente, da parte di imprese e professionisti, l’interesse per alcuni aspetti della vita lavorativa, centrati sul rispetto e sulla valorizzazione delle differenze individuali.
Tra questi, il Diversity Management è l’approccio multilaterale che riconosce le differenze al fine di gestirle e valorizzarle, non solo per adempiere a obblighi normativi (come, per esempio, nel caso della legge 68/99 per l’assunzione delle persone con disabilità), ma anche come forte elemento di “employer branding” e strumento per aumentare la competitività dell’impresa e le possibilità di successo.

Data l’importanza e la complessità di questi temi, Consuelo Battistelli (IBM), Veronica Mattana (LabLavoro), Paolo Robutti (Abilitando) e Isabella Ippoliti (Cluster Srl), organizzano l’evento nazionale “Disability & Diversity Management: Ricerche, Esperienze e Prospettive a Confronto”, che si terrà a Roma il prossimo 22 novembre.
L’evento si propone come un qualificato momento informativo e formativo (di incontro, riflessione e dibattito) sul Diversity e sul Disability Management. Nello specifico, si propone di:
– presentare le politiche europee sulle diversità e disabilità, nonché il quadro normativo di riferimento;
– evidenziare le best practices nelle imprese italiane e internazionali, nella P.A. e nel terzo settore;
– Favorire lo scambio e il confronto tra diversi punti di vista;
– Individuare le future direzioni e gli ambiti di applicazione del Diversity e del Disability Management.

L’evento sarà articolato in tre momenti
– Mattina: approfondimenti su alcuni temi generali e una round table, dedicata al disability management.
– Pomeriggio: alcuni approfondimenti sui risultati delle ricerche più recenti nell’ambito delle discriminazioni sui luoghi di lavoro e sul welfare aziendale; sessione “Talking about” con esperti, professionisti e imprese, a confronto con il pubblico.
– Area espositiva Poster: parallela al convegno, prevede l’esposizione di lavori, precedentemente selezionati tramite una call for paper, che potranno essere visti durante l’intera giornata.

PROGRAMMA DEL MATTINO
09:30 Registrazione
10:00 Saluti Istituzionali
Saluti del Presidente Inail Massimo De Felice
Flavia Marzano – Assessora Roma semplice, Comune di Roma Capitale
Valentina Grippo – Consigliere Regionale del Lazio e Vicepresidente IX° Commissione
Claudio Durigon – Sottosegretario di Stato Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali
Daniele Viotti – Componente Commissioni Bilancio e Libertà, Giustizia e affari Interni del Parlamento Europeo.

Interventi
10:30 “Il diversity management in Italia e in Europa”
Marco Buemi – Esperto di sviluppo sostenibile e diversity management
10:50 “Interventi di sostegno al reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro. Verso l’istituzione del disability manager in Inail”
Stefano Putti – Inail – Dirigente vicario della Direzione Centrale Prestazioni Socio-Sanitarie
11:10 “Diversity management e accomodamenti ragionevoli: il quadro normativo e giurisprudenziale”
Carla Spinelli – Professoressa Associata Università di Bari Aldo Moro

Round Table: Il Disability Management
11:30 “Un “Gruppo” al servizio dell’inclusione”
Paola Pellegrinuzzi, Welfare Intesa Sanpaolo
11:45 “Ascolto e Inclusione”
Sonia Vassallo – disability manager Alstom Italia
12:00 “Servizi e Misure a sostegno dell’inclusione”
Maurizio del Conte – Presidente Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro
12:15 “L’inclusione in rete”
Alberto Lapi – Employee Relations Lead (Italia, Europa Centrale, Grecia) Accenture
12:30 “Disability manager: un ponte per l’inclusione”
Francesca Bonsi Magnoni – Disability Manager Welfare & People Care
Unicredit S.p.A.
12:45 “Neurodiversità, fonte di talento”
Francesc Sistach – Direttore sud Europa e Latam Specialisterne
13:00 “Malattie croniche, lavoro e Disability Management”
Fabiola Silvaggi – Psicologa ricercatore presso UOC Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità – Fondazione IRCCS

13:15 “2000 anni di inaccessibilità … e poi?”
Andrea Venuto – Delegato della Sindaca all’accessibilità universale Comune di Roma

13:30 Pausa pranzo – Durante la pausa pranzo sarà offerto ai partecipanti un buffet. Su richiesta dei partecipanti con disabilità è prevista una pausa pranzo servita al tavolo.

PROGRAMMA DEL POMERIGGIO
Interventi
14:30 “Il diversity management nella Pubblica Amministrazione. Una prospettiva internazionale”
Gabriele Giorgi – Professore Associato Università Europea
14:50 “Il welfare aziendale: sviluppi e prospettive”
Franca Maino – Ricercatrice Università di Milano, direttrice Laboratorio “Percorsi di Secondo Welfare”

Talking About
15:10 “La diversità tra la motivazione del lavoratore e la competitività dell’impresa”
Romano Benini – Autore RAI, Giornalista e Docente Universitario
15:25 “Il percorso in Randstad e il valore della diversità con Human Forward”
Valentina Sangiorgi – Chief HR Officer Randstad Italia
15:40 “Persone con disabilità. Un processo di selezione su misura”
Cristina Toscano, Selezione Intesa Sanpaolo
15:55 “Diversity e Comunità emozionali”
Giacomo Piantoni – Head of HR Nestlè Italia
16:10 “L’inclusione inizia da noi. Una sfida possibile”
Paola Pernat – HR Manager & Business Partner Jacobs
16:25 “La gestione della diversità è la normalità per le risorse umane”
David Trotti – Presidente Regionale Lazio A.I.D.P.
16:40 Dibattito e chiusura lavori

Per tutta la durata dell’evento sarà prevista una sezione poster.

Saranno offerti servizio di interpretariato in Lingua dei segni LIS e sottotitolazione.

Lavoro e matematica, di Valter Calò

La matematica, non è materia per tutti, ancor meno per noi o voi studenti con una disabilità visiva.
Nei miei incontri su e giù per l’Italia, ho conosciuto la prof.ssa Anna Capietto dell’Università di Torino che si occupa di accessibilità di formule, teoremi e grafici; ho approfittato subito ponendogli un problema che i Periti fonici hanno sui grafici d’onda dei segnali audio, da Anna ho avuto subito la piena collaborazione per approfondire e studiare questa nostra problematica.
Segnalo sotto l’inaugurazione del Laboratorio per la ricerca e la sperimentazione di nuove tecnologie assistive.
Buona lettura, ma soprattutto chi è nelle vicinanze, vada a riscontrare di persona questa opportunità!
Valter

Chi è Anna Capietto?
Prof. ordinario di Analisi Matematica
Referente per la disabilità nel Dipartimento di Matematica “G.Peano”, Università di Torino
Responsabile del Laboratorio per la ricerca e la sperimentazione nuove tecnologie assistive per le STEM “S.Polin”.

Evento:
Il 20 novembre alle 12 il Magnifico Rettore inaugurerà presso il Dipartimento di Matematica, Via Carlo Alberto 10, il Laboratorio per la ricerca e la sperimentazione di nuove tecnologie assistive per le STEM “S.Polin”

Le attività che fanno capo al Laboratorio sono descritte su http://www.integr-abile.unito.it/

Locandina dell’evento:
Inaugurazione del Laboratorio per la ricerca e la sperimentazione di nuove tecnologie assistive per le Stem “S. Polin”
Logo Università di Torino
Logo Dipartimento di Matematica G. Peano
Logo Progetto Integr-Abile
Partecipano:
Prof. Gianmaria Ajani Magnifico Rettore dell’Università di Torino
Elisabetta Grande Polin
Marisa Rosalba Pavone Delegata del Rettore per la disabilità, Università di Torino
Paolo Prinetto Presidente del Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica (CINI), Politecnico di Torino
Federico Borgna Sindaco di Cuneo
Luciano Paschetta Direttore I.Ri.Fo.R./UICI Regione Piemonte (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione/Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti)
Carlo Enrico de Fernex Responsabile Segreteria Generale e Comunicazione Istituzionale, Società Reale Mutua Assicurazioni
Federica Patti Assessora all’Istruzione e all’Edilizia Scolastica, Comune di Torino
Marino Badiale Direttore del Dipartimento di Matematica “G. Peano”, Università di Torino
Coordina:
Anna Capietto Responsabile per la disabilità del Dipartimento di Matematica “G. Peano” e Responsabile del Laboratorio “S. Polin”
20 Novembre Ore 12:00 Aula Magna del Dipartimento di Matematica “G. Peano” dell’Università di Torino

Commissione NAL – Relazione dettagliata della riunione del 09 ottobre 2018

Il giorno 09 ottobre 2018, in presenza alla sede centrale dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti in Via Borgognona 38 a Roma, alle ore 11, si è riunita la Commissione Nazionale Nuove Attività Lavorative dell’UICI per trattare il seguente ordine del giorno:

1) riferimenti del coordinatore di Commissione;
2) stato dell’arte delle progettualità NAL;
3) ipotesi di progettualità future;

Presenti:
Dott. Valter Calò, coordinatore della Commissione NAL
Avv. Stefano Borella, referente Commissione NAL
Dott. Emanuele Ceccarelli, segretario Commissione NAL
Componenti di commissione
Avv. Gianluca Fava
Maurizio Albanese
Dott.ssa Paola Labarile
Dott. Marco Pronello
Dott.ssa Tamara Lo Vasco
Enzo Iafrancesco
Dott.ssa Alina Pulcini
Dott.ssa Eleonora Ballocchi
Assente Carmelo Dimartino

Calò chiedeva a Pronello di verbalizzare nei dettagli la seduta.

1) riferimenti del coordinatore di Commissione (relatore Valter Calò).
Il progetto del perito fonico, che abbiamo iniziato tutti insieme e che adesso Calò e Pronello stanno portando avanti affrontando tantissime problematiche, sta procedendo da parte del Sant’Alessio, con la collaborazione della nostra commissione, di UICI e di I.Ri.Fo.R..
Era stata costituita una commissione d’esame alla quale inizialmente non era stato invitato a partecipare nessun componente dell’Unione e dell’IRIFOR. Calò e Pronello hanno vibratamente sottolineato con il Sant’Alessio ritenendo giusto che ci fosse una nostra rappresentanza, sia per la progettualità che stiamo portando avanti, sia per gli stanziamenti fortemente voluti dallo stesso Calò per questo progetto, cioè 42.000 euro in tutto, comprensivi di borse di studio da 4000 euro e di un contributo di 10.000 euro riguardante la mobilità anche per chi viene da fuori regione Lazio. Quest’ultimo si rende necessario perché il corso è destinato a persone disoccupate che dovranno seguire un corso di circa cinque mesi, quindi dovranno soggiornare a Roma dal lunedì al venerdì e il sabato e la domenica torneranno a casa, visto che non c’è lezione.
Alla fine abbiamo ottenuto che ci sia un rappresentante IRIFOR in commissione, anche per garanzia di trasparenza. Si tratterà di vedere a che titolo interverrà il rappresentante UICI/IRIFOR. Aspetteremo che arrivi la soluzione, per poi comunicarla al Presidente Barbuto, che tiene molto a questo progetto, per gli sforzi della nostra commissione e per gli sviluppi lavorativi che questo dovrà avere.
Si parla, come sbocco naturale, della creazione di un soggetto avente personalità giuridica, come una cooperativa o quant’altro, per lavori di trascrizione degli atti o come periti dei tribunali, almeno all’inizio. Da questo punto di vista, Calò e il Vicepresidente Tortini si impegnano a fare in modo, presso il Ministero della Giustizia e i tribunali, che le contribuzioni aumentino, perché per i periti del giudice sono molto basse, mentre per i consulenti di parte, soprattutto della difesa, non si è vincolati alle vacazioni e quindi i professionisti possono chiedere tariffe più elevate. C’è un grosso lavoro da fare, perché è una professione in itinere, non regolamentata e soprattutto che non prevede al momento corsi e prerequisiti formativi.
C’era anche l’idea di usare la piattaforma Moodle dell’I.Ri.Fo.R. per fare il corso online, in fad o in streaming, ma alcuni docenti si sono opposti, perché non vogliono che alcuni materiali, per i loro contenuti particolari, siano messi online. Comunque il 23 e il 24 ottobre ci saranno gli esami d’ingresso per 15 partecipanti: abbiamo avuto 47 adesioni da tutta Italia e una settantina di persone interessate.
Il secondo punto è quello delle cooperative: stanno procedendo bene, ce n’è una che si sta costituendo a Treviso, ma nel frattempo c’è stato un cambio della guardia in Consiglio Comunale, quindi sotto elezioni si è rallentata la progettualità. Il 13 ottobre Calò avrà un appuntamento con il nuovo sindaco che ha letto il progetto ed è interessato a parlarne, ricominciando da zero.
Sul bando per l’imprenditorialità lanciato a giugno non erano arrivati progetti al momento della scadenza il 15 settembre, così come confermato anche da Ceccarelli, quindi i termini sono stati prorogati di un altro mese, come deciso in una riunione con Valter Calò e Stefano Tortini. Ci saranno un paio di progetti che probabilmente saranno presentati. Ci sono 190.000 euro, di cui sei borse da 20.000 euro e 20 da 2500: queste ultime possono bastare se uno volesse aprire una partita iva, comprarsi il computer o aprirsi un sito.
Il 15 ottobre scadrà il termine prorogato. Quelli di Treviso non riusciranno ad entrare per questione di tempi, altri erano progetti improponibili, comunque ci sarà poi una commissione giudicatrice di cui farà parte un membro della nostra commissione, uno della commissione lavoro, un membro istituzionale, qualcuno dell’I.Ri.Fo.R. e Calò aveva chiesto che ci fosse un giovane.
La novità è che Calò sta spingendo affinché all’interno di queste commissioni ci sia sempre un giovane, perché i giovani sono sempre un po’ abbandonati dalla sede centrale. Aveva chiesto che fosse estratto a sorte tra i giovani indicati dalle varie sezioni, ma questa proposta è stata bocciata. Adesso ha interessato il coordinatore del comitato giovani.
Iafrancesco obiettava che ci vorrebbe un minimo di competenza. Calò rispondeva che la competenza in questa fase non interessa: interessa che stiano lì ad osservare, poi cresceranno col tempo.
Albanese faceva notare come fosse necessario un cambio generale di mentalità perché il disabile visivo pretende ancora il posto fisso e la strada segnata dall’Unione per trovare lavoro. Bisogna far capire che non è più così e che bisogna darsi da fare senza aspettare che il lavoro piova dall’alto.
Valter Calò in molte occasioni in giro per l’Italia parla con i ragazzi e cerca di stimolarli, ma manca un organismo guida. Iafrancesco ed Albanese a questo proposito auspicavano che venisse stimolata la commissione giovani a collaborare con noi e va ricercata anche la collaborazione degli istituti per fare formazione. Gli stessi ragazzi possono proporci delle idee, però dobbiamo avere delle progettualità. È stata fatta una riunione in call conference circa un anno e mezzo fa, a cui hanno partecipato tra l’altro i coordinatori della commissione giovani e istruzione, assieme a Calò e Labarile, in cui si è pensato di stimolare i giovani ad entrare nel gruppo di facebook della commissione NAL. Per ora nessuno è entrato a farne parte, in ogni caso il gruppo ha più di 1000 iscritti. C’è anche da dire, come faceva notare Iafrancesco, che c’è poca collaborazione e poca voglia da parte dei giovani di farsi coinvolgere. Dev’essere coinvolta l’Unione e vanno coinvolti gli istituti che devono cambiare mentalità.
Il problema, come faceva notare Pronello, è addirittura a monte, cioè nelle famiglie e nell’educazione dei ragazzi fin da bambini, ai quali non viene insegnato molto spesso da parte delle famiglie a vivere come persone “normali”. Bisogna fare un lavoro con le famiglie, parlare ai ragazzi che frequentano gli istituti, farci conoscere come commissione, ma c’è bisogno del supporto dell’Unione perché è un grandissimo lavoro che non può essere tutto a carico nostro. Questi ragazzi, quando si parla loro delle cooperative sociali, vogliono essere assunti, in modo da potersi sedere sugli allori del posto fisso e, di fatto, non produrre; non pensano minimamente a mettersi in discussione.
Nell’Unione, proponeva Calò, dovrebbe esserci un organo consultivo per chi vuole aprire una partita iva e vuole mettere su una società. Il fatto è che non c’è la motivazione: esiste ancora la mentalità assistenzialista del posto fisso obbligatorio. Ci vuole una spinta propulsiva della Direzione Nazionale alla nostra azione. In questo mandato non sarà possibile, ma al prossimo congresso ci sarà un mandato preciso per la commissione NAL. In questa legislatura abbiamo un mandato esecutivo ed esplorativo, perché questa commissione è nata dopo il congresso per volere di Calò e di Barbuto, ma nella prossima la commissione NAL dovrà avere una linea d’azione precisa: dovrà organizzare i corsi, cercare in prima persona le professioni e le forze e sarà allora che verranno chieste sinergie, perché questo è il futuro. Iafrancesco diceva che il triangolo NAL, lavoro e giovani sarà il futuro, ancora di più dell’istruzione, perché se noi facciamo istruzione, ma poi i ragazzi rimangono lì seduti, la cosa non può funzionare. Bisogna essere pratici e questa è la via.
Calò ha parlato di questo con Stefano Tortini, auspicando la creazione di un comitato di coordinamento in cui siano dentro commissione NAL, lavoro, I.Ri.Fo.R. e giovani, per condividere e portare avanti le progettualità. Fava e Pronello dicevano che dovrebbe esserci anche un membro delle commissioni tecnologie e istruzione. Calò e Tortini hanno considerato questo punto: quando ci sarà bisogno di consulenze sulle tecnologie o sull’insegnamento si chiamerà qualcuno competente di queste commissioni: questo comitato non dovrà essere troppo allargato e non dovrà prevaricare le commissioni, ma dovrà semplicemente coordinare il lavoro di queste.
Per l’I.Ri.Fo.R. Calò pensava a Giangualano, poi per i giovani ci sarà il coordinatore o chi per lui, ma soprattutto, i giovani dovranno essere più attivi, perché se si organizza un corso per una professione e poi questa ai giovani non interessa, non ha senso e sono risorse sprecate.
Sarà un gruppo variabile, perché in base alle riunioni e a quello di cui si parla la composizione cambia e anche altre commissioni, come ad esempio la pluridisabilità, potranno intervenire e collaborare attivamente quando si parlerà di cose inerenti il loro campo.
Ovviamente si parla di giovani, ma i giovani sono il 25/30% dei circa 53.000 nostri iscritti e in generale dei disabili visivi, secondo i dati citati all’ultima riunione dei quadri dirigenti da Tortini e Barbuto. Quindi si dovrà pensare a come coinvolgere i giovani, perché sono veramente pochi i giovani coinvolti nell’associazione. È anche colpa della stessa Unione che, come notava Albanese, si occupa in maniera esponenziale delle pluridisabilità o di altre categorie, dimenticando i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Si ritorna al discorso degli istituti che essi stessi vanno formati e devono cambiare mentalità. Calò ed Albanese hanno fatto un bel lavoro con l’istituto di Palermo che ha dichiarato la sua totale disponibilità a lavorare con noi.
Lo Vasco accennava anche all’alternanza scuola lavoro, chiedendosi se ci sono non vedenti che effettivamente riescono ad usufruirne in maniera valida, quanto le aziende siano disposte ad accoglierli e se la scuola sia pronta ad affrontare questa problematica.
Borella ribadiva che il fatto che UICI si occupi quasi solo del plurihandicap, sottende una mentalità assistenzialista che va cambiata, perché i ciechi e gli ipovedenti chiedono altro: chiedono inclusione, lavoro, progressione lavorativa e la tecnologia dà molta autonomia ai minorati visivi, fermo restando che il substrato culturale in cui vivono è ancora permeato di assistenzialismo ed iperprotezionismo da parte delle famiglie che non incoraggiano i ragazzi a vivere nel mondo autonomamente.
Pulcini sottolineava questo aspetto: se i ragazzi crescono insicuri e inadeguati al mondo è colpa delle famiglie. Noi possiamo prospettargli i lavori migliori del mondo, possiamo andare dalle aziende a dire che i ciechi possono fare tutto, ma se poi i ciechi non ci vanno perché è difficile arrivare sul posto di lavoro e li deve accompagnare la mamma o non vogliono fare altro se non il centralinista, tutto questo viene vanificato.
Lo Vasco chiedeva cosa fanno le sedi territoriali sul campo del lavoro e delle nuove attività lavorative. Calò rispondeva che noi in commissione siamo pochi, non possiamo sobbarcarci il compito di contattare tutti i soci e le loro famiglie. Questo dovrebbero farlo le sezioni, ma spesso c’è una comunicazione inefficace da parte della sede centrale verso le sedi sezionali, perché non basta fare un protocollo, bisogna poi agire in concreto, perché di protocolli e di comunicazioni ne vengono mandati tanti alle sedi e qualcuno si perde per strada. Infatti un problema grosso è quello della comunicazione interna: per i questionari c’è stata poca adesione da parte dei soci e ne abbiamo raccolti solo una sessantina, un po’ perché probabilmente i soci non erano interessati a partecipare, ma anche perché c’è stata una comunicazione difettosa tra la sede centrale e le sezioni. Alla nostra richiesta di diffusione dell’iniziativa, molte sezioni non hanno collaborato e non hanno informato i soci; in altri casi c’è anche stata diffidenza da parte dei soci contattati perché la richiesta non proveniva da un indirizzo e-mail istituzionale, ma dagli indirizzi privati dei membri della nostra commissione. È chiaro che questo non dava garanzie sull’autenticità della fonte da cui proveniva il questionario. Auspichiamo, ed è stato anche richiesto da Calò e da Pulcini, che la prossima volta per questi scopi si utilizzino indirizzi di posta elettronica riconducibili all’Unione.
Altra questione, conseguente a questa, sollevata da Lo Vasco, è che sarebbe importante collaborare tra varie associazioni di ciechi per andare a coinvolgere membri di altre associazioni o chi non fa parte di nessuna realtà associativa.
Fava diceva a questo proposito che c’è tanto l’abitudine a delegare per la risoluzione dei problemi: la base delega i vertici sezionali, senza che nessuno collabori veramente con gli altri. Poi a cascata, le sezioni territoriali delegano alla sede centrale, la sede centrale alle commissioni, ma le commissioni sono gelose ognuna del suo ambito e non collaborano tra loro. Poi l’Unione delega al legislatore per la normazione. Però le leggi prendono in considerazione solo una categoria di lavoratori: quelli dipendenti, con il rischio, che poi è quasi una certezza, se qualcuno decide di accorgersene, di avere profili di incostituzionalità. Questo sistema di deleghe produce norme monche, zoppe e di fatto inutili.
Borella diceva che il Ministero della Famiglia sta lavorando, nella persona del viceministro Zoccano, per la redazione di un codice delle disabilità che raccolga in un testo unico le norme esistenti e colmi i vuoti normativi. Tra questi vuoti sarebbe auspicabile, come diceva anche Lo Vasco, che si faccia chiarezza sulle norme della legge Stanca quanto al settore privato e alle norme sul cane guida che deve poter accedere a qualsiasi luogo, senza che ci debbano essere questioni interpretative giurisprudenziali a chiarire le controversie.
Pronello diceva che più che un problema giuridico è un problema culturale: il pluralismo di associazioni va benissimo, ma non si devono combattere tra di loro, visto che dovrebbero perseguire lo stesso obiettivo, quindi la questione giuridica e quella culturale dovrebbero essere affrontate in parallelo. I ciechi sono la categoria tra le persone disabili, più tutelata dalle leggi, questo va detto per onestà intellettuale, il nostro assegno di accompagnamento è una realtà solo Italiana e di pochi altre Nazioni in Europa, fa notare Calò, quindi Non si può dire che l’Unione non faccia niente, anzi fa e ha fatto molto.
Detto questo però, l’Unione deve smetterla di essere un circolo che organizza solo le gite, come dicevano Borella e Lo Vasco. In un convegno sul lavoro come quello cui ha partecipato Calò a Genova, che era gratis, c’erano sì e no venti persone, mentre se organizziamo la festa della mortadella vengono sessanta persone se si paga, se è gratis ne vengono duecento.
La realtà italiana, diceva Borella, è una realtà in cui le aziende che partono ex novo, per essere destinate ad avere successo, devono disporre già di capitali di rischio e di un team di persone che abbia delle competenze tali da potersi installare nella filiera produttiva, quindi i disabili visivi devono mettersi in testa che bisogna acquisire competenze, fare esperienze ed uscire dal guscio della famiglia. Ballocchi citava il suo esempio per dire che se un’azienda ha bisogno di competenze specifiche, le cerca indipendentemente dalla disabilità. L’azienda dove lavora lei aveva bisogno di un laureato in economia che sapesse tre lingue e l’ha assunta nel suo organico. Certo, siamo tutti d’accordo che oltre ad essere capaci ci vuole anche la fortuna di trovare l’azienda che ci crede.
Altro problema è che anche laddove ci sono le competenze, poi i softwares e le piattaforme aziendali non sono accessibili, ma se un’azienda ci crede può risolvere anche questo aspetto.
Lo Vasco diceva che d’altro canto l’Unione non è un sindacato e quindi non avrebbe titolo di entrare nelle controversie tra dipendenti, ancorché ciechi, e datori di lavoro. Calò affermava che in effetti questo l’Unione lo ha fatto, pur non essendo un sindacato, ed Emanuele Ceccarelli si è esposto più di una volta in questo senso.
Pulcini chiedeva se si fosse evoluta l’idea sollevata in direzione nazionale di contattare le associazioni imprenditoriali come Confcommercio e quant’altro. Calò non ne sapeva niente, ma quelli che ha contattato lui si sono ritirati grazie alla cattiva organizzazione che hanno visto all’interno di UICI e lui ha fatto anche brutte figure perché ci ha messo la faccia.
È piaciuto molto l’articolo di Calò uscito sulle riviste associative, che mira a dimostrare che l’assunzione di un disabile visivo conviene anche economicamente alle aziende, infatti si è parlato di divulgarlo presso le associazioni di categoria, ma il coordinatore NAL ritiene che per divulgarlo fuori va fatto un adeguato battage pubblicitario e va circostanziato con contenuti più appropriati.
Calò ha parlato col presidente di Confcooperative di Reggio Emilia che era molto interessato a costituire una cooperativa di non vedenti. Ha contattato quasi tutte le sezioni emiliane, una in Lombardia e una Veneta, circa un milione di abitanti e 5/10.000 disabili visivi e sono arrivate zero risposte. Allora la questione è: proponiamo prospettive noi e cerchiamo adesioni, o aspettiamo che vengano gli interessati a chiederci? Bisogna trovare l’equilibrio giusto: non dobbiamo buttare degli incapaci nel mondo del lavoro, anche perché chi vuole fare l’imprenditore, cieco o non cieco, lo fa senza bisogno dell’Unione, o quantomeno ci prova seriamente. Quindi bisogna formare ed informare sulle iniziative, per perseguire questa strada. Albanese ha fatto un buon lavoro per il convegno di Palermo, organizzato dalla locale sezione UICI, a cui hanno partecipato onorevoli, realtà economiche e molti giovani, Pronello ne organizzerà uno a Torino e questa è la strada. C’è anche da dire che l’impianto legislativo italiano non incoraggia una partecipazione attiva dei ciechi: soprattutto la legge 113/85 è una spinta all’assistenzialismo ad oltranza, secondo Pronello andrebbe abrogata in toto. In primavera del prossimo anno verrà fatto un congresso dedicato esclusivamente al lavoro, con grandi, piccole e medie aziende, in modo da far vedere le capacità dei disabili visivi. È un progetto nato nell’ultima riunione della Commissione lavoro alla quale ha partecipato anche Calò, è stato proposto di organizzarlo entro fine anno, ma i tempi sono ristretti e bisogna strutturarlo bene, non come alcuni workshop come quello recente a Genova che è stato organizzato male, all’ultimo momento, con poco pubblico e soprattutto con molte aziende che sarebbero state interessate a partecipare e non hanno potuto perché non sono state avvisate in tempo.
Questo convegno è ancora tutto da sviluppare: c’è già il titolo, adesso ci sarà da lavorare. La cosa importante è che un nostro progetto vada avanti, secondo Calò non è fondamentale che noi come commissione compariamo, basta che si portino avanti le progettualità. Pronello ed Albanese invece concordavano sul fatto che, dopo tutto il lavoro e gli sforzi che profondiamo, è importante che il campo sia nostro non per apparire e farsi vedere in prima linea, ma semplicemente per metterci la faccia ed avere un riconoscimento.
Albanese chiedeva se non fosse il caso di presentare un nostro documento. Calò rispondeva che, più che un documento, sarebbe indispensabile avere uno spazio nostro in cui presentare le nostre progettualità, valutando anche come sarà composto il pubblico degli interlocutori, cioè se ci saranno più aziende private o essenzialmente enti pubblici.
Lo Vasco faceva notare come un’azienda in un convegno promosso da una commissione potrebbe non essere interessata a partecipare, mentre se il convegno è organizzato da UICI sì, perché non sarebbe facile spiegare che la commissione NAL fa parte di UICI. Pronello ed Albanese chiarivano che è evidente che il convegno dev’essere organizzato da UICI, ma che la nostra commissione, anche magari con la commissione lavoro, come suggeriva Iafrancesco, deve avere in quest’ottica un ruolo di primo piano.
Calò garantiva che farà di tutto perché noi abbiamo una presenza evidente, anche perché a Tirrenia alla riunione dei quadri dirigenti il vicepresidente Stefano Tortini ha parlato di quello che UICI ha conseguito nell’ambito del lavoro, visto che questo è l’anno del lavoro, citando di fatto anche l’operato della nostra commissione, senza però darle il giusto merito. È per questo che Calò ha detto che l’importante non è comparire, ma che vengano portate avanti le progettualità concrete.
Calò, inoltre, ha avuto anche un invito da parte della direzione generale di Unicredit a partecipare ad un convegno a fine ottobre, in cui parleranno di come fare a massimizzare le risorse disabili che hanno in azienda. Unicredit, come altre aziende, ha sviluppato delle progettualità per convertire il lavoro del centralinista in altre mansioni per persone che per esempio hanno competenze nelle lingue o nell’informatica, e farle lavorare in uffici come il back office. Lo stesso Calò conosce una persona che in una grossa azienda da centralinista è passata poi attraverso vari step ad essere dirigente e ad avere sotto di sé una trentina di collaboratori.
Albanese riferiva di un progetto a Palermo con l’INPS, in cui sono stati formati alcuni ragazzi che erano al centralino a dare informazioni e a prendere gli appuntamenti presso il funzionario competente per risolvere le pratiche. Per contro, come si è già detto, Pulcini riferiva di casi in cui il dirigente della struttura era disponibilissimo a riqualificare dei centralinisti e questi si sono rifiutati. Quindi bisogna tener presenti entrambi i lati della medaglia.
Altro punto dolente è quello della formazione: Calò ne ha parlato anche con Stefano Tortini e Massimo vita, bisogna smetterla di fare corsi fini a sé stessi e l’I.Ri.Fo.R. deve cercare di fare corsi più mirati e legati alla realtà di fatto. Il corso per mediatore civile e commerciale che era stato fatto nel 2013 era molto interessante, ma è stato lettera morta anche grazie ad una legislazione che non favorisce lo sviluppo della mediazione in Italia.
Borella rilanciava il progetto conoscitivo su quanti sono i dirigenti disabili nelle Pubbliche Amministrazioni. Pronello ha cercato di contattare il sindaco di Cuneo, ma ancora non ha ricevuto risposta. Pulcini si è informata e nella Regione Marche non dovrebbero essercene, così come in Friuli Venezia Giulia. Albanese si informerà presso l’INPS di Palermo. Pronello proponeva di allargare l’ambito di indagine anche alle grandi aziende private. Borella ha parlato con un assessore della sua Regione che gli ha detto che in effetti bisognerebbe fare quello che già stiamo facendo, cioè porre normativamente delle riserve obbligatorie per i dirigenti disabili.
Il problema di fondo è che il disabile in generale, non solo il non vedente, è considerato come una persona non degna di assurgere a certe posizioni. Il progetto del perito fonico in questo contesto può servire a dare ai disabili visivi una certa credibilità. Altra cosa importante a livello politico è che, come diceva Calò, sarebbe importante che più disabili possibili riuscissero ad arrivare nelle posizioni che contano nelle istituzioni.
Nascono tante domande: Pulcini si chiedeva quanti ciechi sarebbero disposti o capaci a fare i dirigenti. Fava si chiedeva perché le Pubbliche Amministrazioni non si avvalgono delle prestazioni di consulenti esterni disabili, pur essendocene di competenti. Pronello e Calò si chiedevano perché la stessa Unione non si avvale di avvocati disabili visivi o non assuma dipendenti disabili visivi. Alcune sezioni territoriali hanno già qualche dipendente disabile visivo, tra cui Bolzano e Palermo. In altri contesti c’è ancora ritrosia.
In conclusione, abbiamo molta carne al fuoco: non tutto riguarda strettamente la commissione NAL, ma ci può riguardare in stretta sinergia con altre commissioni e con gli organi direttivi dell’Unione, perché, ribadiva Calò, bisogna smetterla di dire che l’Unione non fa niente, dato che nel corso della sua vita ha ottenuto grandi traguardi, ma bisogna continuare a crescere e migliorare la collaborazione per ottimizzare gli obiettivi.

2) Stato dell’arte delle progettualità NAL.
L’opuscolo sui questionari è praticamente completo. Ci saranno ancora da aggiungere un paio di interviste redatte da Calò e bisogna pensare ad un titolo accattivante e ad una veste grafica adatta ad una diffusione esterna, cioè presso i centri per l’impiego, le scuole, le aziende, gli enti pubblici, i sindacati e le università.
Il titolo provvisorio è “c’è chi fa carriera”; Fava proponeva di aggiungere “ma non si vede”.
I fondi per la stampa dell’opuscolo dovrebbero esserci, perché è una delle nostre attività approvate dalla direzione nazionale, quando sarà completato verrà presentato ad Eugenio Saltarel, a Stefano Tortini e a Mario Barbuto che poi dovranno approvare la conclusione del progetto.
Le sue finalità si sono un po’ ridimensionate nel corso del tempo, perché lo scopo all’inizio era quello di fare una banca dati di tutte le professioni alternative e di chi le svolgeva, in modo che chi fosse interessato ad una professione potesse consultarla e contattare chi già la svolgeva. Poi, per i problemi di comunicazione già citati, si è molto ridimensionato il progetto e ci siamo limitati a citare i dati dei sessanta questionari raccolti per dare all’esterno una testimonianza di quello che un disabile visivo può fare e anche per cercare di migliorare l’immagine del non vedente.
Fava proponeva di inserire i nomi e i cognomi di chi ha partecipato ai questionari, ovviamente previo loro consenso ai sensi delle norme sulla privacy. Si proponeva di contattarli e di chiedere il loro consenso a comparire nell’opuscolo, in alternativa si renderà noto che i dati di queste persone sono a disposizione dell’Unione per chi fosse interessato.
A latere del progetto, Lo Vasco e Fava proponevano di fare una serie di piccoli videoclip in cui chi vuole della commissione NAL si presenta brevemente e parla delle sue esperienze lavorative. A questo scopo si potrebbe approntare un canale YouTube.
Lo Vasco proponeva di aggiungere a questo opuscolo una parte sul lavoro autonomo. Si conveniva insieme che, essendo già lungo ed essendo questo rivolto alle aziende e agli enti pubblici, questa fosse un’ottima idea, ma da trattare in un opuscolo ad hoc.
Ballocchi passa a relazionare l’abbozzo sui due lavori di traduzione ed interpretariato e di giornalista. I gruppi sono composti da Ballocchi, Lo Vasco e Pronello per entrambi i progetti, Fava per il progetto sui giornalisti ed Iafrancesco che si riserverà di scegliere uno dei due gruppi.
Le professioni di traduzione ed interpretariato non sono regolate da normative precise, quindi è un po’ una giungla perché ognuno può fare più o meno come gli pare, ma il vantaggio è che ci sono più spazi di azione per noi. Si intende per interpretariato la traduzione da una lingua all’altra in verbale, mentre la traduzione propriamente detta è scritta. Un’attività collaterale è la fornitura di lezioni di lingua e lo svolgimento naturale del progetto è andare a vedere come le persone minorate della vista possono svolgere queste attività.
Se l’attività di traduzione è per iscritto e quindi è accessibile, l’attività di interpretariato può avere qualche problema in più, perché ci sono elementi non verbali, quindi la gestualità del corpo, da considerare. Bisogna capire qual è la platea a cui ci si rivolge. Ci sono varie persone che svolgono queste attività, ma per conoscere un numero esatto ci si potrebbe rivolgere alle scuole di interpretariato, col rischio che non ci possano dare questi dati per ragioni di privacy. Chiederlo all’Unione, visto come sono andati i questionari, sembra difficile.
Lo sviluppo successivo potrebbe essere la creazione di una cooperativa o comunque una realtà imprenditoriale che garantisca un’ottima qualità dei servizi resi. Questo implica una serie di analisi preliminari come analisi di mercato, dei tariffari ecc., e questo si può fare anche contattando l’Associazione Nazionale Traduttori e Interpreti. I tariffari sono abbastanza liberi, non ci sono regole certe e si trova di tutto.
Per l’attività collaterale di insegnamento delle lingue, si possono fare lezioni in presenza o anche online, sfruttando piattaforme che possono essere gestibili o programmi come Skype. Anche qui, si tratta di un’attività poco regolamentata, quindi bisogna vedere come si può entrare in questi meccanismi e cercare di dare un servizio di alta qualità.
Il problema infatti è la qualità: Calò ha avviato alcuni ragazzi a fare lezioni di lingua online, senza garantire sulla qualità del loro lavoro, e infatti l’esito è stato disastroso. C’erano altri ragazzi interessati a fondare una cooperativa di traduzioni, ma poi sono spariti e non hanno neanche redatto uno statuto e un regolamento.
Per contro, ci sono non vedenti che fanno già questo lavoro di traduzione da anni e sono specializzati in settori un po’ di nicchia: ad esempio una ragazza è specializzata in traduzione di bugiardini farmaceutici e lo fa per le più grandi case farmaceutiche. Quindi l’idea è buona, c’è margine e Valter Calò chiedeva ai componenti del sottogruppo quali potrebbero essere gli sviluppi di questo progetto.
Lo Vasco e Ballocchi rispondevano che innanzi tutto bisogna vedere se c’è gente disponibile, quindi bisogna fare un’analisi di mercato e di fattibilità, conoscendo anche i costi. Qui non si tratta di fare corsi di avviamento come per il perito fonico, perché ci vuole una conoscenza pregressa già costruita che è quella delle lingue, mentre per il perito fonico bisogna costruire tutto dalla base. È importante che gli interessati sviluppino competenze per tradurre testi specialistici, perché non basta sapere le lingue, ma bisogna conoscere anche i linguaggi tecnici cui ci si va ad approcciare e soprattutto ci vuole la giusta motivazione e la giusta voglia.
Calò conosce un interprete di sala italiano al Parlamento Europeo che non può svolgere il lavoro in piena autonomia, ha bisogno di qualcuno che lo assista, perché le strumentazioni non sono pienamente accessibili. Detto questo, bisogna dare dei punti che gli interessati dovranno sviluppare, quindi ad esempio ognuno sceglierà un suo ambito di specializzazione, e poi se vorranno aprire ditte individuali, società o cooperative potremmo esserci noi a supportarli.
A questo proposito, Ballocchi ritiene che un corso interessante che l’I.Ri.Fo.R. potrebbe fare sarebbe un corso di autoimprenditorialità, perché i ragazzi spesso non sanno da che parte iniziare. Calò diceva che qui il problema non è tanto su come aprire una partita iva, ma è su come gestire le conflittualità nel gruppo e come fare squadra, è su questo, ad esempio che verteranno i corsi di autoimprenditorialità che lui stesso terrà a Palermo e al Sant’Alessio.
Sulla professione di giornalista, la strada è tracciata, quindi il problema è semplicemente sfoltire la trafila che si vuole fare. Ci sono varie strade: quella dei giornalisti freelance, dei pubblicisti sul web, ma chi vuole fare il giornalista riconosciuto, iscritto all’albo, deve seguire una trafila e bisognerà cercare di stilare gli step di azione, come ci si potrà formare, dove sono le scuole e quant’altro, per dare la possibilità di scegliere. Anche il pubblicista è iscritto all’ordine dei giornalisti, ma in un elenco separato.
Quindi la tabella di marcia prevederà la pubblicazione dei progetti e la pubblicità sia per mezzo della stampa associativa, sia per mezzo del comitato di coordinamento che si auspica che nascerà. I tempi potrebbero essere per i primi del 2019, completando a fine gennaio un progetto e poi a fine febbraio o metà marzo l’altro.
Iafrancesco segue il progetto del tecnico del suono. Aveva parlato con un tecnico di Roma che inizialmente glielo ha sconsigliato, poi però ha conosciuto dei ragazzi in puglia che gestiscono una web radio con un discreto successo. Valter Calò chiederà a Salvatore Romano di dare un mandato conoscitivo ad Enzo Iafrancesco, che si recherà sul posto a fare un’analisi commerciale, costi benefici, dividendi ecc. Quello che si sa è che hanno avuto dei fondi regionali per le prime attrezzature e per il momento stanno vivendo con sovvenzionamenti spontanei.
Iafrancesco è disponibile a recarsi sul posto non prima di dicembre. Manderà una e-mail a Valter Calò, con il progetto in sintesi e questi la girerà a Salvatore Romano per l’approvazione.
Albanese continua a seguire il progetto dell’accordatore di pianoforte. Il presidente dell’Istituto dei Ciechi di Palermo è fortemente interessato ad aprire una scuola di accordatura e tenere un corso permanente, cioè che ogni anno si reitera. Ci sono sei ragazze diplomate al conservatorio che sono fortemente motivate ad apprendere questa professione. Maurizio Albanese aveva trovato un accordatore che avrebbe insegnato volentieri in questo corso, ma poi probabilmente quando ha capito che queste ragazze avrebbero potuto prendergli una bella fetta di mercato si è defilato, con la scusa che ormai la gente non compra più i pianoforti classici, ma quelli elettronici. La realtà è invece che le scuole, i teatri, i conservatori e i centri culturali hanno ancora i pianoforti, quindi ci potrebbe essere margine per un progetto a livello nazionale.
Adesso Albanese è in trattativa con un altro docente, sostenuto dal presidente della sezione di Palermo e dal presidente dell’Istituto. Valter Calò gli garantisce il sostegno suo e di tutta la commissione per il proseguo.

3) Ipotesi di progettualità future.
Fava presentava la sua idea di istituire un master sulle disabilità. Si tratterebbe di un master, che sarebbe preferibilmente di secondo livello, cioè per laureati, sulle tematiche della disabilità, in cui potrebbero essere coinvolte come docenti persone con disabilità e soprattutto, per quello che ci compete, con disabilità visiva. Quindi sarebbe un progetto da portare avanti in sinergia con la commissione lavoro e la commissione istruzione e quello che compete alla commissione NAL sarebbe che l’attività di docente in un master sulle disabilità potrebbe essere una nuova attività lavorativa.
Potrebbe essere anche svolto online e a questo proposito Fava conosce il rettore di Pegaso, con cui potrebbe prendere contatto. Con Pegaso UICI ha appena stipulato una convenzione, che è vero che è tematica, ma comunque si è aperta una porta di dialogo con questa università e quindi la si può sfruttare per un altro progetto come il master, che potrebbe essere finanziato o cofinanziato da I.Ri.Fo.R..
Iafrancesco obiettava che docenti universitari disabili esistono già e alcuni lavorano in progetti simili a questo, come il corso di tiflodidattica organizzato da Marco Condidorio in Molise.
Fava diceva che quello non era un master, perché un master è interdisciplinare e invece quello verteva solo sulla tiflologia. Iafrancesco diceva che anche quel corso era per laureati e lo avevano chiamato master.
Pronello diceva che il corso di tiflodidattica ha un carattere più specifico sulla disabilità visiva, rispetto al master che propone Fava, che è più ad ampio raggio e si pone come finalità, precisa Fava, la formazione di persone che abbiano a che fare con soggetti con disabilità in vari ambiti; per esempio, se formiamo persone in ambito turistico, avranno le competenze sull’accoglienza delle persone disabili, ecc.
Calò ha preso informazioni e ha fatto indagini di mercato: ha parlato con Marco Condidorio che gli ha detto che master di questo tipo ce ne sono tanti, a seconda degli obiettivi e delle finalità che ognuno di questi si pone. Disabilità è un concetto molto ampio e il corso di tiflodidattica è solo uno di quelli che già esistono.
Marco Condidorio, quando ha iniziato a pensare a questo corso, ha fatto tutto un progetto sulle finalità, sui programmi da seguire, ha indicato i possibili docenti, ha trovato 25.000 euro dall’I.Ri.Fo.R. e probabilmente altri finanziamenti, ha presentato il tutto al Consiglio di Facoltà che ha preso il progetto, lo ha cambiato tutto e ha scelto altri docenti, non quelli indicati da Condidorio. È stato un lavoro di anni, non di pochi mesi.
Comunque Calò proponeva al gruppo che si formerà su questo progetto di fare al più presto una call conference con Condidorio per sentire eventuali suggerimenti e anche se Condidorio dirà che è un’idea già percorsa da altri e quindi non fattibile, Calò invita Gianluca Fava e il suo gruppo ad andare comunque avanti, perché, come dice lo stesso Fava, va bene sbattere la testa, ma bisogna sbatterla dopo averci creduto e provato.
Pronello avverte che bisogna fare attenzione a distinguere questo master dal corso per disability manager, perché anche quest’ultimo è ad ampio raggio e sulle disabilità in generale e quindi questo progetto rischia di sovrapporsi al disability manager, più che al corso sulla tiflodidattica.
Valter Calò diceva che è meglio non percorrere la strada di Pegaso, perché c’è già una convenzione tematica, con stanziamenti di denaro, o perlomeno prima di tentare questa strada bisogna parlarne con la direzione nazionale e percorrerla con l’intercessione dei vertici dell’Unione.
Si forma il sottogruppo con Pronello, Lo Vasco, Pulcini, Borella, Ballocchi e Fava come coordinatore.
I lavori si chiudono alle ore 16.00.

Il componente la Commissione NAL verbalizzante
Dott. Marco Pronello

Il Professore, di Valter Calò

Una lunga chiacchierata con una persona a molti di voi sconosciuta, che per la sua costanza e dedizione, ma soprattutto per i risultati che ha raggiunto, illumina la nostra categoria di Persone con disabilità visiva. Persa la vista a 13 anni, imperterrito continua a perseguire i suoi obiettivi. I genitori hanno sempre creduto in lui, lo hanno sempre incoraggiato a rapportarsi e confrontarsi con il mondo.

A ogni mia domanda, il Prof. Massimo Morelli risponde con tranquillità e professionalità, riflettendo sempre prima di parlare. Voce importante, serena; soprattutto delinea una personalità consapevole, sicura di se, delle sue possibilità e dei suoi limiti.
Da “La voce d’Italia ” (2015), giornale italiano di New York, estrapolo un concetto importante da una intervista al Prof. Morelli:
“Fondamentale è il rispetto delle regole, avere la reale sensazione che nessuno possa superarti se non ne ha i meriti. Non devono esistere domande di carattere personale né pregiudizi. Dobbiamo essere giudicati solo per le nostre capacità e meriti. Quindi, se si ha un handicap, non devi essere discriminato, solo così si possono avere possibilità di crescere e dimostrare il proprio valore”.
Link: https://voce.com.ve/2015/07/02/119241/morelli-meritocrazia-e-rispetto-delle-regole-queste-le-grandi-differenze/

Massimo Morelli
Docente Professore Ordinario, Dipartimento di Scienze sociali e politiche, Università Bocconi Milano.
Note biografiche
Degree in Economics and Social Sciences (summa cum laude) all’Università Bocconi University nel 1991. Relatore Professore Mario Monti;
Dottorato in Economia Politica all’Università di Pavia, 1995;
Ph.D. in Economics Harvard University, 1996.
Curriculum Accademico
Professor of Political Science, Bocconi University, since 2014;
Professor of Political Science and Economics, Columbia University, since 2007;
Fellow Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research (IGIER);
Research Associate National Bureau of Economic Research; Visitor Einaudi Institute for Economics and Finance;
Part-time Professor of Economics at the European University Institute, 2009-11;
Associate Professor of Economics and Political Science at the Ohio State University (2004-07).
Aree di interesse scientifico
Game theory, mechanism design, political economy, governance institutions, development economics, behavioral and public economics, comparative politics and international relations.
Link: https://www.sdabocconi.it/it/faculty/morelli-massimo

Bene iniziamo, mettetevi comodi, due chiacchiere con “il Professore”.
V: Tra i nostri lettori ci sono tanti ipovedenti e non vedenti. Prof. Morelli, può descriversi affinché possano farsi un’immagine della sua persona.
M: Ho 53 anni, compiuti il 18 settembre, sono alto 2,11 m. Sono affetto dalla sindrome di Marfan, una malattia genetica che colpisce il tessuto connettivo, con evidente gigantismo, abbastanza robusto. Sono completamente pelato, alcune mie foto mi riportano con i capelli, ma ultimamente li ho persi tutti. Diversamente non ho altri segni particolari da evidenziare.
V: Professore ci può spiegare di cosa si occupa in questi giorni e qual è il suo compito in questa prestigiosa Università Italiana?
M: Sono Professore Ordinario nel Triennio e in un Master. Nel corso della triennale, insegno materie come Relazioni Internazionali, con tematiche riguardanti la teoria dei conflitti, come emergono i conflitti civili interstatali, come si possono razionalizzare purtroppo fenomeni storici come il genocidio, spiegare l’uso della violenza nella storia e nel presente, risoluzione dei conflitti, potenziamento della pratica della mediazione tra parti in conflitto, mentre la parte finale del corso riguarda le relazioni internazionali più “pacifiche”, la costruzione dell’Unione Europea, così come l’unione fiscale e l’unione politica, il funzionamento dell’Unione Europea. L’ultimo tema del corso affronto la tematica, molto attuale, come le migrazioni dei popoli.
Nel corso di Master invece insegno la teoria dei giochi per capire non solo le problematiche conflittuali ma anche capire la partecipazione strategica al voto. Il comportamento strategico dei burocrati nei loro comitati decisionali e il comportamento dei burocrati, all’interno della struttura di uno Stato. Ci sono dei comportamenti non solo dettati dalle preferenze di voto, esiste sempre il modo per applicare la teoria dei giochi. Attualmente il tema di ricerca che va per la maggiore, tra noi economisti politici è “il populismo”; Il populismo è un atteggiamento culturale politico che risalta genericamente il popolo, sulla base di un forte sospetto nei confronti della democrazia rappresentativa. Studiamo come si arriva ad avere nelle democrazie una crescita del populismo sia da destra che da sinistra, quali potrebbero essere le conseguenze del populismo nelle grandi potenze economiche, poiché nei paesi piccoli o intermedi possono avere più o meno valenza, soprattutto nelle dinamiche interne del paese, mentre una politica populista degli USA può avere effetti molto più rilevanti. Ad esempio se la caratteristica principale dovesse essere un protezionismo estremo, o American first, si creerebbe un effetto domino o a catena su moltissime altre Nazioni; si verrebbero a formare conflitti determinati dal venir meno di un grande partner, abituato ad assorbire le esportazioni di tanti paesi. Ci sono fenomeni a livello mondiale che stanno insorgendo, come Erdogan Presidente della Turchia, Modi Presidente in India, Imran Khan primo Ministro in Pakistan, così come in Indonesia, Malesia e Tailandia, non pensiamo siano fenomeni solamente europei come Austria, Spagna, Francia con Marine Le Pen, Danimarca e la conosciuta Brexit, e chiaramente Italia. Questi fenomeni vanno studiati, vanno analizzati. Bisogna capire qual è il mal di pancia comune tra tutte le Nazioni che ho sopracitato; esiste sicuramente un fattore comune che determina questa trasformazione che è in atto, da questo cambiamento ci saranno delle conseguenze che noi esperti in Economia Politica siamo chiamati a interpretare e prevedere. Il tema di cui mi occupo come ricercatore, da circa una decina di anni è la teoria dei conflitti.
Nota: potete trovare un approfondimento su questo link: https://www.knowledge.unibocconi.it/notizia.php?idArt=17727
V: Dopo 22 anni passati negli USA rientrando in Italia quali sono state le sue prime impressioni?
M: Dall’America, sono tornato a Milano, quindi non ho risentito molto del passaggio, anche se mi è chiaro che ci sono realtà diverse e situazioni più difficili sul territorio nazionale. Pensando però alla sua domanda, mi viene istintivamente da riflettere, su quel giorno che da studente sono partito per l’America e il mio ritorno in Italia da Professore. Ho ben chiare queste due immagini, separate da un lasso di tempo abbastanza lungo, trovo un cambiamento enorme tra quel giorno che iniziai una nuova avventura in America, e adesso che sono tornato da professore. Oggi la Bocconi è una Università internazionale con studenti provenienti da tutto il mondo. La prima cosa che mi viene in mente è che all’interno dell’Università si parla in Inglese come normale linguaggio di comunicazione; questo cambiamento lo reputo un’ottima evoluzione. La mobilità a Milano è migliorata tantissimo: sintesi vocali su tram, autobus, metro.
Avevo 13 anni nel ’78 quando ho perso la vista e per 14 anni, fino al ’92, non ho mai usato il bastone bianco, per difficoltà psicologiche. Cercavo di dissimulare la cecità, avevo gli occhiali neri alla Stevie Wonder. Questo freno psicologico tra l’altro è scomparso improvvisamente e deliberatamente quando sono arrivato in America. In ogni caso è difficile valutare obiettivamente, dopo 22 anni. Ci sono stati cambiamenti radicali della città, ma non solo; anch’io come persona sono cambiato molto.
V: Matematica. Lei è vincitore di un progetto sulla matematica, ERC (European Research Council) advanced. Solo 3 italiani lo hanno vinto. La matematica è una componente fondamentale nei suoi studi accademici e sappiamo delle numerose difficoltà che gli studenti incontrano; vediamo come le ha risolte. Su questa tematica ho delle sottodomande….
V, 1: Come sono organizzate le università americane?
M: In America si usava la coordinazione dei centri simili al libro parlato. Quando sono partito, in Italia il libro parlato non era organizzato ma distribuito in maniera frammentata su tutto il territorio senza una coordinazione Nazionale, gli studenti richiedevano un testo e il LP lo preparava senza coordinazione fra le varie strutture e senza un piano di studi adeguato, ovvero non c’era mai nulla di disponibile a meno che non fosse stato richiesto da uno studente. In America invece c’era una organizzazione che si chiamava Recording for the blind & dislexic (RFB&D) mentre adesso si chiama Learning Ally di Princeton, una organizzazione molto grande; ogni qualvolta che uno studente richiedeva un libro loro fornivano un lettore e un assistente che controllava mentre il lettore leggeva, e interrompeva ogni volta che la lettura non veniva fatta bene, quindi un prodotto di alta qualità.
La matematica non veniva trattata diversamente dalle altre materie, sceglievamo dei volontari che ci aiutavano. Nell’audioteca erano presenti più di 100000 testi e trovavo molti testi di utilità per lo studio mentre quelli che non erano presenti li facevo fare. Aspettando che il libro arrivasse avevo una disponibilità di 5000 dollari all’anno da spendere per farmi leggere i testi da altri studenti, questa era una borsa di studio annuale, dedicata a studenti con disabilità visiva. Il PC l’ho iniziato ad usare nel ’93 al secondo anno di dottorato ad Harvard, il primo anno tutto su audiocassette e con lettura diretta con un assistente pagato con questa borsa di studio dedicata; all’Università del Michigan avevano molte sale computer, in poco tempo la hi technolgy è cresciuta e ha invaso gli Atenei Americani. Adesso con il computer è tutto più facile, troviamo tutto lì.
V, 2: Come legge e scrive testi contenenti formule?
M: Lì dovevo trovare un assistente bravo quindi tutto a voce e poi dovevo fissare concetti e formule ordinandole, ma soprattutto configurandole mentalmente. Adesso si è passati dalle cassette ai libri digitalizzati e con un software dedicato tipo Daisy, si può interagire facilmente con il testo, apponendo marker oppure saltando da un paragrafo all’altro velocemente. Attualmente il software giapponese Infty, trasforma il pdf in un file di testo. Se il testo matematico è troppo complicato, o le formule sono difficili, solo con l’audio non si riesce ad interagire bene, allora mi aiuto con la barra Braille. Personalmente io lavoro al 99% con file audio, sono abituato così. La sera, se leggo un articolo senza formule faccio fatica a rimanere sveglio, la matematica mi aiuta a rimanere concentrato.
V, 3: Ha mai usato LaTeX per scrivere documenti contenenti formule?
M: Sì, lo uso abitualmente.
V, 4: Per la statistica usa BrailleR [su libero scritto da Jonathan Godfrey della Massey University (Nuova Zelanda)]?
M: Lo conosco di nome, ma sinceramente io non mi occupo molto di statistiche, il mio lavoro è più improntato sul profilo organizzativo, o l’aspetto matematico teorico. Adesso le tecnologie sono andate avanti e parecchi studenti usano Excel molto bene: io non avendolo imparato quando ero studente mi dedico ad altro, ogni tanto entro in qualche tabella Excel, ma mi ci perdo dentro.
V, 5: Come accede a/redige grafici?
M: I grafici alcuni li facciamo direttamente con LaTeX, altrimenti vengono fatti da un assistente.
V: Quando ha finito il suo percorso formativo quali erano le sue prospettive, le sono arrivate offerte e proposte di lavoro, o pensava già alla carriera di ricercatore e di Professore?
M: Nell’89 quando ho scelto di andare in America prima del dottorato la mia intenzione era di occuparmi di mercati finanziari e di andare a lavorare in una azienda, mentre ero lì ho cambiato idea e mi sono appassionato agli studi di teoria economica, lì ho conosciuto Valiant, un esperto di microeconomia, mi disse che c’era un non vedente spagnolo ad Harvard University Boston, che studiava microeconomia. Quello è stato un punto di svolta nella mia vita.
V: Non ha mai pensato ad un’altra possibilità lavorativa ovvero tornando indietro farebbe un’altra strada o altro percorso formativo?
M: Nella mia famiglia sono tutti imprenditori, ho una buona percezione di cosa significhi questa professione, la mia prima idea era quella di percorrere la stessa strada. Un’altra idea che avevo in testa, partecipare ad una organizzazione per progetti di sviluppo di tecnologie o agricoltura o un’organizzazione dedicata alla sostenibilità dell’ambiente o altri campi, non so come avrei potuto acquisire sufficienti competenze e conoscenze per poterlo fare. Faccio notare che i bivi della vita, dove uno si trova a dover scegliere, esistono anche sulle materie di studio infatti io scelsi l’Università Bocconi solo perché aveva un pensionato attaccato all’università stile Campus all’Americana e per me era molto più facile orientarmi e muovermi senza difficoltà, ma soprattutto perché volevo un minimo di indipendenza. Credo che la passione per la ricerca sarebbe nata anche in altri ambiti Universitari, come ad esempio in agraria penso sia possibile, per una persona con disabilità visiva, un lavoro d’ufficio e ricerca. Se una persona con disabilità visiva si specializza in Scienze Sociali, forse è un po’ più facile, sono lavori d’ufficio e si viaggia meno. Mi sono specializzato in scienze economiche e discipline economiche sociali alla Bocconi, la passione per la ricerca probabilmente sarebbe nata anche in altri ambiti. Ho fatto un colloquio con Mc Kinsey & Company, Società internazionale di consulenza,
una loro domanda per l’assunzione era come potevo risolvere i problemi della mobilità e logistica. Alla Mc Kinsey non mi hanno assunto, forse avevano ragione loro.
V: In ambito lavorativo e della sua formazione quali sono state le sue difficoltà?
M: Credo il primo periodo che mi sono trovato ad insegnare, avevo difficoltà a comprendere e saper come guidare l’attenzione di una classe, per un Professore, non c’è mezzo migliore di comunicare con gli studenti avendo una lavagna e un gesso in mano, capire di aver catturato l’attenzione degli studenti è fondamentale. Ho avuto bisogno di un po’ di tempo ma sono problemi risolvibili, adesso con i lucidi si ovvia alla lavagna così come con i PowerPoint, nel complesso non mi ricordo di avere avuto un problema serio. Mentre qualche problema l’ho avuto quando ho finito il primo livello di formazione e ho provato a cercare consensi nelle persone che conoscevo, un professore famoso di Roma mi suggerì di non fare la carriera accademica, ma eventualmente di andare ad insegnare in qualche liceo, anche il Prof. Monti, mio relatore nell’esame di laurea, mi suggerì di andare a lavorare come ricercatore alla Comit.
Al presidente UICI di Milano chiesi cosa potevo fare, lui mi rispose: “Ma cosa vai a fare all’Università, quando finisci, andrai a guadagnare un paio di cento mila lire in più di un centralinista”, feci altre domande su mie problematiche ed interessi, rimasi senza alcuna risposta. Da quel giorno non ho messo più piede all’UICI di Milano, so che sono cambiate tante cose e mi sono ripromesso di tornare. Una cosa voglio sottolineare, che ho avuto sempre il sostegno e supporto da parte dei miei genitori; un ostacolo, potrebbero essere proprio i genitori che accudiscono in maniera troppo protettiva i figli.
V: Una domanda cattiva, non è mai entrato in competizione con un collega che provava a scavalcarla, usando, come minus, la sua disabilità visiva?
M: In Italia prima di partire per gli USA, avevo questa sensazione, non tanto verso le persone, ma verso l’intera disponibilità del sistema che ritenevo molto bassa. Infatti quando feci il colloquio con Mc Kinsey di Milano, non mi fecero l’offerta di lavoro e magari uno dei motivi era proprio perché non ci vedevo, può darsi che la loro idea sia stata che un non vedente, non potesse fare consulenze, leggere bilanci e documenti velocemente. Nell’ambito della ricerca, sia al dipartimento Europeo che in America, parecchi anni dopo, mi è stato riferito che non sono stato ammesso a dottorati particolari perché avevano paura che
non avrei potuto gestire e reggere lo stress del dottorato, quando me lo hanno riferito si sono resi conto che a quel tempo c’erano ancora molti pregiudizi e spero che dopo il mio passaggio abbiano capito che avevano sbagliato.
V: Potrebbe dare un consiglio ad un giovane disabile visivo, cosa gli indicherebbe o consiglierebbe di studiare?
M: Il consiglio non lo vorrei dare in base al vedere o meno, vorrei considerare esclusivamente quello che è il mercato del lavoro, indicherei le Hi-Technology come possibilità come informatica e le biotecnologie. Insomma noi dobbiamo usare la logica deduttiva nelle materie scientifiche, non dobbiamo farci condizionare dai laboratori, perché quello è solo un passaggio.
V: Approfitto subito del suo ruolo e le chiedo, può darmi un consiglio o una idea per una attività lavorativa da suggerire ai nostri ragazzi?
M: È una bellissima domanda ma su due piedi non riesco a dare una risposta, devo rifletterci sopra ma le giro un po’ la domanda, un invito che mi sento di suggerire è quello di perseguire anche nel tempo libero, ovvero al di fuori di un lavoro o studio, un linguaggio di programmazione come Python, o lingue come il cinese, l’Arabo o russo, in pratica impegnate del tempo per investire su voi stessi. Una conoscenza o formazione che nel tempo libero possa migliorare il livello o qualità della vostra vita in un prossimo futuro. Quindi magari accettare anche un lavoro come il centralinista, ma non fermatevi lì.
V: Insomma ricapitolando o dando un titolo al suo messaggio, formazione e va dove ti porta il cuore!
M: Sì, proprio così, ma mi rendo conto che la domanda che mi ha fatto è molto importante e tecnica, devo pensarci sopra sperando di trovare delle reali possibilità.
V: Come occupa il suo tempo libero?
M: Mi piace molto la musica Jazz, avevo molte soddisfazioni chiaramente in America, a Milano meno, ma mi diverto ugualmente. Pratico per il mio benessere e per il mio piacere molto sport, per tenermi in forma e come si dice “mens sana in corpore sano”.
Nota: Per quanto riguarda lo sport, il Professore si sofferma a lungo: su questa tematica scriverò un secondo articolo.
V: Può mandare un messaggio ai nostri ragazzi?
M: Davanti ai problemi non bisogna assolutamente scoraggiarsi, ma perseguire il proprio obiettivo. Secondo un mio personale calcolo bisogna investire mediamente duemila ore di lavoro prima di dire o meno se si è in grado di saper fare qualsiasi cosa, prima non ti è permesso di dire che non sei capace o non hai talento. Vorrei che passasse il messaggio che il talento conta molto meno, rispetto la volontà di perseguire un obiettivo, ma è necessario molto impegno e costanza.

Lavoro, disabilità visiva: costi!, a cura di Valter Calò

Parlare di lavoro è un argomento attuale che purtroppo si esprime solo nella sua negatività, ovvero disoccupazione e ricerca esasperata di una collocazione spesso di ripiego, che non si allinea con il livello di studio raggiunto e spesso accettato per disperazione, senza prospettive di realizzazione e di raggiungimento di un obiettivo, che permane per molti solo un sogno.
Con questo articolo si vuole dimostrare che l’assunzione di una persona con disabilità visiva non è un obbligo sociale, ma una vera e propria opportunità.
La tecnologia e l’innalzamento del livello di studio delle persone con disabilità visiva ci pone rispetto al mercato del lavoro come una vera e propria occasione per tutti gli operatori soffocati dal costo del lavoro in Italia e alla ricerca di validi collaboratori da inserire nell’organico aziendale.
Cosa può fare una persona con disabilità visiva?
Con un normale personal computer o un dispositivo mobile e ausili per la lettura dello schermo, una persona con disabilità visiva può occupare diverse mansioni all’interno di una azienda o attività commerciale che richiedano l’utilizzo dell’informatica, ivi comprese le mansioni dirigenziali e direttive, in piccole e grandi aziende o in strutture pubbliche.
Il mercato dell’e-commerce è in forte sviluppo; anche le piccole aziende potrebbero essere interessate: la gestione telefonica e delle pratiche tramite un normale PC potrebbe essere la soluzione giusta, per impiegare una persona con disabilità visiva, così come la gestione interna di siti aziendali che spesso vengono trascurati.
Molte ancora possono essere le possibilità di impiego all’interno di una azienda, considerando che numerose persone con disabilità visiva conoscono più di una lingua o che hanno parecchie competenze informatiche: per chi non lo sapesse, già quasi 30 anni fa sono stati formati programmatori con disabilità visiva.
I programmi informatici di una azienda girano attorno a 3 o 4 Software di facile apprendimento, se accessibili.
Le persone con un deficit visivo costituiscono una risorsa e un valore aggiunto per un’azienda che, ad esempio, voglia apparire all’avanguardia nell’innovazione digitale, perché potrà elaborare elettronicamente tutti i dati, evitando di stampare migliaia di documenti cartacei e risparmiando così spazio e risorse economiche.
Un non vedente è in grado di muoversi autonomamente, sia per raggiungere il posto di lavoro, sia all’interno dell’azienda, con un dispendio di risorse da parte della stessa o dei colleghi praticamente nullo, se non per poche norme di buon senso, soprattutto nel primo periodo chiamato di adattamento ambientale.
Costi
Riporto sotto il costo reale di una persona con disabilità visiva per una azienda, raffrontato con il costo di un normale dipendente senza incentivo.
Gli incentivi per le nuove assunzioni di disabili:
Al fine di promuovere l’inserimento e l’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro, il Legislatore ha introdotto un’agevolazione contributiva a favore dei datori di lavoro che li assumono.
In particolare, l’articolo 10, comma 1, lettera a) del D.Lgs n. 151 del 14 settembre 2015 (attuativo del “Jobs Act”), modificando l’articolo 13 della Legge n. 68/1999, ha ridefinito la disciplina (misura e durata) relativa all’incentivo per i datori di lavoro che assumono persone con disabilità, prevedendone l’erogazione mediante conguaglio con i contributi dovuti dal datore di lavoro all’INPS. Dal primo gennaio 2016, l’incentivo è gestito dall’INPS. È concesso a domanda un incentivo per periodo di trentasei mesi:

SOGGETTI BENEFICIARI
Possono beneficiare dell’incentivo per l’assunzione di lavoratori disabili i datori di lavoro privati, compresi i soggetti non imprenditori (quali, ad esempio, associazioni culturali, politiche o sindacali, associazioni di volontariato, studi professionali, ecc.) e gli enti pubblici economici (EPE), in quanto a questi ultimi si applica la disciplina dei datori di lavoro privati, a prescindere dalla circostanza che siano soggetti (o meno) all’obbligo di assunzione previsto dalla Legge n. 68/1999.

Chi ha diritto alla fruizione del beneficio
L’incentivo spetta, a favore del datore di lavoro, esclusivamente per le assunzioni di:
lavoratori disabili con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 79% o minorazioni ascritte dalla 1′ alla 3′ categoria delle tabelle allegate al DPR n. 915/1978 (Testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra);
lavoratori disabili con una riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 67% e il 79% o minorazioni ascritte dalla 4′ alla 6′ categoria delle tabelle allegate al DPR n. 915/1978 (Testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra);
lavoratori con disabilità intellettiva e psichica che comporti una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%. Rapporti di lavoro A Assunzioni con contratto a tempo indeterminato

Quali sono gli incentivi per i datori di lavoro
Si propongono di seguito le schede per il calcolo del costo di un dipendente “agevolato”, con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 79%, assunto con contratto a tempo pieno e indeterminato applicando i CCNL Terziario Confcommercio, Metalmeccanica Aziende artigiane, Metalmeccanica Aziende Industriali.
Il costo così calcolato viene confrontato con quello di un lavoratore assunto a tempo indeterminato per il quale non si beneficia di alcuna agevolazione e viene evidenziato il risparmio a favore del datore di lavoro.

SETTORE TERZIARIO
lavoratore inquadrato al IV livello con un retribuzione lorda mensile pari a euro 1.618,75 (paga base pari a euro 1.092,46 + contingenza pari a euro 524,22 + terzo elemento pari a euro 2,07) come stabilito in sede di Accordo di rinnovo del 30 marzo 2015.
L’importo tiene conto di tutte le tranche di aumento stabilite in sede di rinnovo del CCNL, nonché del differimento a marzo 2018 della tranche inizialmente dovuta per il mese di novembre 2016, stabilito dagli Accordi integrativi del 24 ottobre 2016 e del 16 settembre 2017. Il CCNL applicato prevede, inoltre, sia la 13esima che la 14esima mensilità nonché, ovviamente, il TFR (a tale riguardo, si è ipotizzato che il lavoratore abbia optato per il mantenimento in azienda del TFR).

Gli incentivi per i datori di lavoro
Riporto di seguito i totali senza entrare nei dettagli, chi volesse approfondire troverà a fondo pagina i testi da consultare.

ipotesi: lavoratore con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 79% assunto a tempo indeterminato – applicazione incentivo INPS pari al 70% dell’imponibile previdenziale
SETTORE COMMERCIO – Azienda fino a 5 dipendenti
Costo totale per assunzione senza agevolazione: 31.067 €
Costo totale per assunzione disabile: 15.203 €
Risparmio: 15.864 €
SETTORE COMMERCIO – Azienda da 5 a 15 dipendenti
Costo totale per assunzione senza agevolazione: 31.135 €
Costo totale per assunzione disabile: 15.271 €
Risparmio: 15.864 €
SETTORE COMMERCIO – Azienda con più di 15 dipendenti
Costo totale per assunzione senza agevolazione: 31.165 €
Costo totale per assunzione disabile: 15.301 €
Risparmio: 15.864 €
SETTORE METALMECCANICO ARTIGIANATO
Costo totale azienda per assunzione senza agevolazione: 24.865 €
Costo totale azienda per assunzione disabile: 12.600 €
Risparmio: 12.265 €
SETTORE METALMECCANICO INDUSTRIA
Costo totale azienda per assunzione senza agevolazione: 31.585 €
Costo totale azienda per assunzione disabile: 16.489 €
Risparmio: 15.096 €

Bibliografia:
Il file prospetto calcolo disabili è tratto dal seguente libro:
GLI INCENTIVI PER I DATORI DI LAVORO – IV Edizione. Editore: SEAC, anno: 2018
Ho consultato anche la guida nel sito del Ministero del Lavoro, facilmente accessibile e scaricabile.
Il professionista del settore che mi ha indirizzato e supportato è il dott. Daniele De Martin, al quale vanno i miei ringraziamenti.

Hanno collaborato:
dott. Marco Pronello, componente Commissione NAL/UICI
dott. Daniele De Martin, Commercialista

Commissione NAL – News sul corso di Perito Fonico Forense e Tecnico Trascrittore Dialettologo, di Valter Calò

Autore: Valter Calò

Commissione NAL, 16 luglio 2018
Coordinatore dott. Valter Calò

L’Istituto Sant’Alessio di Roma, la Commissione NAL (Nuove Attività Lavorative) UICI e IRIFOR, sono entrati nelle ultime fasi programmatiche per la realizzazione di un corso di Perito Fonico Forense e di Tecnico Trascrittore Dialettologo.

Manca ancora molto lavoro da parte del Team sopracitato, oltre ad alcune procedure formali, ma presumibilmente questo corso avrà inizio verso i primi giorni di Novembre.
La Commissione NAL, da due anni, ha analizzato approfonditamente gli aspetti legali e le possibilità lavorative di queste due professioni, da proporre per la formazione di disabili visivi, trovando nel Prof. Romito un validissimo supporto di idee e soluzioni.
Strada facendo, siamo venuti a conoscenza che l’Istituto Sant’Alessio stava sviluppando dai primi mesi del 2017 lo stesso corso. Un incontro in presenza e subito si sono intrecciate le nostre idee con le loro: ne è nata una validissima collaborazione con un team dinamico e focalizzato sulla programmazione e risoluzione di tutte le problematiche. IRIFOR è stato il punto di connessione tra la Commissione NAL e il Sant’Alessio, oltre che un validissimo supporto dato da Mario Barbuto e Massimo Vita che hanno percorso questo cammino parallelamente a noi.
Con IRIFOR, inoltre, e questa è una novità assoluta, stiamo programmando la formazione in modalità e-learning e FAD, sfruttando in pieno la loro nuova piattaforma.
I corsi si effettueranno presso l’Istituto Sant’Alessio di Roma, per centralità, quindi facile raggiungimento da tutta Italia e per l’alto valore istituzionale di questa struttura.
A questo corso si è voluto dare di proposito un ampio numero di ore, sia teorico che pratico, per approfondire in ogni suo punto programmatico, tematiche di alta specializzazione. Si svilupperà in 488 ore, non solo di teoria, ma anche di pratica, tra l’altro con moduli di approfondimento quali imprenditorialità, sicurezza sul lavoro, ecc. In aggiunta alle 488 ore in programmazione, sono previste 200 ore di tirocinio pratico presso professionisti del settore con la finalità di avere, a corso ultimato, allievi pronti ad operare in piena autonomia. Le lezioni saranno di 5 ore giornaliere, per una durata di circa 4/5 mesi.
Oltre a formare queste due figure professionali, il modulo di dialettologia, utile all’acquisizione delle competenze di Tecnico Trascrittore Dialettologo, potrà essere seguito come corso di aggiornamento, anche da coloro che svolsero il corso del 2009/2010 a Tirrenia.

Cos’è un Perito Fonico Forense?
Una figura professionale che su incarico di un giudice svolge una perizia come consulente tecnico di ufficio CTU; Il suo lavoro consiste nell’interpretare e trascrivere file audio, oltre che confrontare le voci e stabilirne l’identità. Lo stesso lavoro può essere effettuato come perizia di parte offesa o di un imputato, che collabori con il lavoro del CTU, questo è un consulente tecnico di parte o CTP.

Cos’è un Tecnico Trascrittore Dialettologo?
Una figura professionale che trascrive file audio dal dialetto in Italiano; questa figura a fine corso saprà capire la provenienza di un dialetto e dovrà conoscere almeno un dialetto del territorio Italiano, in modo da poter collaborare attivamente con il Perito Fonico Forense. Il Tecnico Dialettologo ascolterà e trascriverà file audio, prima in dialetto e sotto ogni frase l’interpretazione in italiano.

Questo corso ha la finalità di raggruppare in una società o cooperativa, le persone che supereranno l’esame finale. UICI supporterà i corsisti fino alla realizzazione di questo gruppo di lavoro, ramificato a livello nazionale. Per accedere, sarà istituito un esame di ammissione teso a ricercare candidati fortemente motivati. UICI, si sta adoperando in un grande sforzo ed investimento, sia economico che di impegno, per ricercare nuove possibilità rivolte ai suoi giovani soci: chiediamo quindi ai Presidenti Sezionali e Regionali di dare massima diffusione a questa rumors, alla quale ne seguiranno altre, con la finalità di cercare il maggior numero di candidati.

Il programma dettagliato sarà presentato a settembre! Se volete presentare il vostro interesse o candidarvi per essere aggiornati direttamente via e-mail, scrivete a:
dott. Valter Calò
e-mail: presidente@unioneciechi.bz.it
cell: 37.37.206.206
dott. Marco Pronello
e-mail: marco.pronello@gmail.com
cell: 339 4407235
nella e-mail non dimenticatevi di mettere i vostri recapiti.

Di seguito una comunicazione tratta dalla newsletter del Sant’Alessio, che riguarda la formazione del TTD (Tecnico Trascrittore Dialettologo):

FORMAZIONE DISABILI VISIVI: SANT’ALESSIO CON UICI E IRIFOR PER CORSO E-LEARNING IN DIALETTOLOGIA
Il Centro Regionale Sant’Alessio, la Commissione Nal dell’Uici e l’Irifor stanno lavorando insieme per portare innovazione e creare nuovi spazi occupazionali per i giovani disabili visivi. Dopo un’attenta ricerca di nuove soluzioni, nel prossimo autunno partirà un corso in e-learnig per la formazione in Dialettologia, rivolto ai giovani non vedenti o ipovedenti.
Il Tecnico Trascrittore Dialettologo è un operatore che conosce il meccanismo di funzionamento dei dialetti nel contesto ambientale, storico e sociale, e può svolgere attività anche nel campo delle trascrizioni di intercettazioni per coadiuvare il Perito Fonico Forense. Il corso di Dialettologia, dunque, potrà arricchire la formazione di chi ha già seguito nel 2010 il corso per Perito fonico oppure potrà rappresentare una utile piattaforma di studi per quei giovani disabili visivi residenti in tutto il Paese che si accostano per la prima volta alla materia e che abbiano voglia di dedicarsi a questa attività.
Il corso per Dialettologi parte come costola del più ampio corso di formazione per “Tecnico dell’analisi e trascrizione di segnali fonici e di gestione della perizia di trascrizione in ambito forense” che sarà organizzato in ottobre a Roma dal Centro Regionale Sant’Alessio grazie ai finanziamenti regionali del Fondo sociale europeo. Le 70 ore di cui si compone il modulo dedicato alla dialettologia, saranno trasferite, grazie all’impegno e al sostegno economico dell’IRIFOR, sulla piattaforma di e-learnig FAD per consentire a tutti i disabili visivi di poter seguire le lezioni.
L’altro elemento di innovazione prodotto dalla cooperazione fra i tre Enti, è rappresentato dalla volontà di integrare la Formazione con un’attività di sostegno all’imprenditorialità dei giovani disabili visivi. La Commissione NAL (Nuove Attività Lavorative) dell’UICI, infatti, offrirà il suo prezioso contributo per favorire i corsisti nella costituzione di una società a livello nazionale, sotto forma di cooperativa o altro, che possa più facilmente avere accesso al mondo del lavoro.
«Il corso per Dialettologi rappresenta una scommessa vincente per chi si occupa di formazione per i disabili visivi, i quali, in conseguenza della loro disabilità, maturano maggiore propensione verso la linguistica e hanno maggiore predisposizione all’ascolto e al riconoscimento dei dialetti. Queste accresciute facoltà, abbinate ad un’attenta formazione, dunque, possono garantire una migliore riuscita professionale del disabile visivo rispetto a un soggetto normodotato. La creazione di cooperative operanti in tutta Italia, inoltre, garantirà l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, aumentando il ricorso a queste figure tecniche, in particolare in ambito forense – ha dichiarato Valter Calò, coordinatore della Commissione NAL dell’UICI».
Il progetto vede la partecipazione attiva di Massimo Vita, vice presidente dell’IRIFOR, che ha manifestato sin da subito grande interesse e soddisfazione per questa nuova prospettiva di lavoro da offrire ai disabili visivi. Ulteriori informazioni relative al Corso di Dialettologia possono essere richieste a Valter Calò all’indirizzo e-mail: valtercalo21@gmail.com

Palermo 28/29 Giugno 2018 – La Commissione NAL, presenta i suoi progetti e programmi, di Valter Calò

Due giorni intensi dedicati a nuove possibilità lavorative per i disabili visivi. Il tutto magistralmente organizzato dalla sezione UICI di Palermo.

Il 28, presso la sala riunioni della sezione UICI di Palermo, si è svolto un Workshop dedicato a ragazze e ragazzi, interessati e preoccupati sul loro futuro e in cerca di soluzioni e risposte. La platea composta da quasi 60 persone, soci e genitori, l’età variava da 17 anni a più di 50, cosi come il livello di scolarizzazione che da bassa si elevava fino ad un socio con tre lauree, a quest’ultimo ho chiesto che lavoro facesse e lui, con tutta tranquillità o rassegnazione, mi ha risposto, il centralinista.
Credo sia chiaro a tutti noi, lo spreco di risorse umane e di crescita che la nostra società rende vana, in mancati collocamenti mirati, oltre che essere alienante e scoraggiante verso quella tanta sognata inclusione lavorativa.
La nostra Commissione indirizza il suo operato sui vari gradi di scolarizzazione cercando di coprire tutte le possibilità offerte dal mercato del lavoro, dopo due anni, da quando è stata costituita questa Commissione, si iniziano a vedere i primi risultati che illustrerò di seguito
-Perito Fonico Forense,(pff) a novembre viene ripresentato il corso già effettuato nel 2009, ma molto più approfondito, infatti sono 488 le ore di insegnamento e pratica seguite da 200 ore di tirocinio, presso studi o società già attive nel settore. già definito il programma, i docenti e il luogo, infatti si svolgerà presso il Sant’Alessio a Roma, mancano solo gli ultimi ritocchi per la sua ufficializzazione.
– Tecnico Trascrittore Dialettologo, (TTD) è il secondo corso in programma il quale partirà anch’esso a Roma presso il Sant’Alessio, parallelamente al corso PFF. Questa figura lavorativa, non svolgerà perizie per i tribunali come il PFF, ma collaborerà con lo stesso per la trascrizione di intercettazioni telefoniche e ambientali, conoscendo bene uno dei tanti dialetti che si riscontrano in Italia, ad es., una intercettazione telefonica tra due calabresi in dialetto necessita di un conoscitore accurato del dialetto in questione che trascriva in italiano, passo dopo passo il segnale audio, in modo che il perito possa valutare attentamente il testo e le comparazioni della voce oltre che i rumori di sottofondo., molto probabilmente questo corso si riuscirà a programmarlo in FAD (formazione a distanza).
– Trascrittore di intercettazioni un progetto già presentato al Ministero di Giustizia, circa 8 mesi fa, ha trovato parere favorevole da parte del Sottosegretario, dei Magistrati e degli avvocati del Ministero.
La Commissione NAL assieme al vice Presidente, avv. Stefano Tortini, ha lavorato duramente e in assoluta condivisione a questo progetto, attualmente ha subito un rallentamento dovuto al cambio dei responsabili a seguito delle ultime elezioni Politiche. Non è ancora deciso se riusciremo a vedere un disabile visivo con la divisa dei Carabinieri o polizia, sarebbe un sogno di vera inclusione lavorativa dello Stato, molto più probabilmente saranno inquadrati come civili con accesso alle sale di intercettazione, vedremo…. abbiamo ancora molto da lavorare!
– Speaker radiofonico, da circa un anno, ma molto lentamente, si è aperta una porta in RAI centro programmi radiofonici per la realizzazione di un corso basato su impostazione della voce e programmazione, speriamo di poter dare presto buone notizie
-progettualità per la formazione di COOP, sono state illustrati diversi progetti che stiamo seguendo su svariate tematiche societarie quali agricoltura, esercizi pubblici, linguistica, traduzioni ecc.
-Durante le parecchie ore passate assieme ai dirigenti UICI di Palermo, si è pensato di far ripartire un lavoro umile, ma molto professionale e richiesto come l’impagliatore, presso l’istituto dei ciechi Florio-Salamone presieduto da Antonio Giannettino. Presso l’istituto, sono presenti tutti i macchinari e le strumentazioni necessarie e a riguardo è stato fissato un appuntamento con il direttore dell’istituto per il suo sviluppo.
Anche questo progetto è stato enunciato ai ragazzi presenti in sala.
– Maurizio Albanese ha sottoposto ai convenuti un progetto al quale tiene particolarmente, “l’accordatore di pianoforte”, a riscontrato un buon interesse da parte di ragazze che seguono studi musicali, anche questo progetto verrà sottoposto al consiglio dell’istituto Palermitano.
.Ai partecipanti è stata illustrata approfonditamente la possibilità che UICI da nel campo dell’imprenditoria e delle libere professioni, con “Borse lavoro” a fondo perduto, i termini di presentazione per accedere al bando di gara sono il 15 settembre, per i vincitori tre borse lavoro di 20000,00 euro e dieci da 2.500,00 euro.

Il secondo incontro venerdì 29, si è svolto presso il Palazzo D’Orleans della Regione Sicilia, sala Alessi, presenti tutti i presidenti o i loro delegati delle sezioni UICI della Sicilia.
Gli onori di casa sono stati fatti dall’avv. Tommaso Di Gesaro, Presidente sez. UICI Palermo, presenti anche Linda Legname componente della direzione Nazionale UICI e Francesca Oliveri vice Presidente UICI Regione Sicilia. Durante la tavola rotonda sono venuti a trovarci, la dottoressa Madonia,, capo di gabinetto del presidente della Regione, e l’onorevole Figuccia i quali hanno manifestato il loro impegno a favore della categoria degli ipovedenti e dei non vedenti.
La tavola rotonda dedicata ai Presidenti di sezione, ha ripercorso gli stessi punti del giorno 28, con maggiore approfondimento tecnico e uno sguardo anche verso la pluridisabilità, dopo il mio forse fin troppo lungo intervento è seguita una costruttiva discussione. Questi incontri sono molto utili per confronti diretti e valutazioni oggettive sulle vere necessità dei nostri giovani oltre che sviluppare nuove idee o possibilità.
Lavorare non significa solo avere un reddito ma appagare anche soddisfazioni personali. I ragazzi devono lavorare, non possono accontentarsi dell’assegno di accompagnamento e rimanere in casa, devono poter mettere in campo le proprie capacità e professionalità nell’interesse della collettività, ma soprattutto devono essere considerate delle risorse non un peso sociale, a riguardo c’è molto da lavorare.
Questo evento è stato ideato da Maurizio Albanese di Palermo, componente importante della Commissione NAL, dall’idea presentata a Di Gesaro e Di Franco si è passato velocemente ai fatti, il segretario e il Presidente hanno curato tutte le parti organizzative e dell’ospitalità con grande impegno e notevole successo.
Voglio ringraziare tutte le persone che ho incontrato e conosciuto a Palermo, mi avete dato la possibilità di crescere e approfondire tante problematiche, solo comunicando e confrontandoci possiamo capire e crescere, grazie Presidente Tommaso e grazie immenso Gigi, un ringraziamento anche a tutte le ragazze del servizio civile che si sono prese cura della mia persona con professionalità e simpatia.
Valter Calò
Coordinatore Commissione Nazionale NAL-UICI

Di seguito il link delle interviste alla fine del convegno di Tv 1:

Tavolo dei lavori  – Maurizio Albanese, Valter Calò, Tommaso Di Gesaro e Francesca Olivieri