Gli ipovedenti ed il turismo una integrazione possibile

Autore: Massimiliano Martines

Molte volte si è parlato di inclusione sociale degli ipovedenti in molti campi:  da quello affettivo a quello lavorativo a quello relazionale più in generale. Ritengo che il turismo sia uno di quei campi in cui i disabili visivi ed in particolare gli ipovedenti, tendono a nascondere le proprie difficoltà, di conseguenza preferiscono muoversi poco, oppure osare meno alla scoperta di strutture che oggi sono predisposte ad ospitare persone con difficoltà visive ma che non sono palesemente riconoscibili. 
Oggi viviamo un periodo di particolare crisi sia in Europa che nel nostro Paese, quindi le poche vacanze che ci si può permettere le si trascorrono in Italia, magari varcando i confini della propria regione alla ricerca di profumi e paesaggi diversi da quelli a cui si è abituati.
In questo mio girovagare per le campagne a ridosso tra le province di Roma e quella di Rieti per essere più precisi nella zona di Magliano Sabina; mi sono imbattuto in un posto davvero molto peculiare in quanto coniuga la tranquillità della campagna e la posizione davvero strategica in ordine alla sua raggiungibilità, nonché la ricchezza e la qualità dei servizi offerti; ma cosa davvero interessante anche se a prima vista non si direbbe, sia l'albergo che il ristorante sono dotati di quelle accortezze che lo rendono fruibile anche agli ipovedenti ed ai nostri amici non vedenti. Per citare alcuni esempi: i corridoi che conducono alle camere sono semplici nell'orientamento e nella loro individuazione, il tipo di luce non è eccessivamente abbagliante, i colori degli ambienti risultano molto caldi e naturalmente illuminati; quindi l'occhio si abitua facilmente a questa tipologia di ambiente, l'ascensore anche se per due piani risulta essere capiente e di facile accesso grazie all'apertura automatica delle porte scorrevoli ed al segnale acustico di apertura al raggiungimento del piano, la piscina adiacente è inserita in spazi ampi all'interno di un parco ed è di facile fruizione anche per le persone che non essere avvezze al nuoto. L'accesso è guidato da 4 scalini antiscivolamento che permettono di entrare in acqua in maniera molto dolce e graduale.       
Come dicevo prima  questa struttura non ha nulla di notabile che si faccia individuare  per essere predisposta ad ospitare gli ipovedenti o gli amici non vedenti, ma lo è in maniera naturale, grazie soprattutto alla professionalità ed alla sensibilità del personale, sempre pronto ad affrontare qualsivoglia esigenza, anche eventuali presenze di cani guida.  
Da ipovedente ho sempre cercato strutture che non fossero palesemente predisposte ad ospitare i disabili visivi, perché ho sempre creduto che, l'integrazione passa anche per questa strada, quella di aver il coraggio di affrontare certe difficoltà e non dover a tutti i costi avere la pappa pronta.
Ho voluto portare questa testimonianza per comunicare a tutti gli amici ipovedenti che ci vuole più coraggio. Spesso abbiamo a disposizione le cose a portata di mano ma non ce ne accorgiamo, forse per pigrizia.
Beh, ogni tanto dobbiamo osare senza abbandonare però la sacrosanta lotta per un mondo più inclusivo che pensi all'accessibilità fin dalla progettazione delle strutture, forse è una espressione che come componente della Commissione OSI uso spesso, ma credo che il concetto fondamentale sia il medesimo.
Massimiliano Martines
 

Domani chi sa! L’Unione che vorrei

Autore: Massimo Vita

Più volte mi sono espresso sul futuro della nostra Associazione, più volte ho detto la mia sullo statuto e sulle regole che fanno vivere la nostra organizzazione.
Adesso sono in vacanza e avendo qualche ora libera, ho deciso di mettere giù qualche idea su come vedrei il futuro della nostra organizzazione anche a seguito dell'imminente rimodulazione delle province.
Prima di rivolgere lo sguardo alla struttura associativa, vorrei dire qualche cosa sulla filosofia delle nostre scelte in materia di servizi sociali e riconoscimenti di vario genere.
Penso sarebbe importante che la nostra linea politica nei confronti del parlamento, del governo e delle forze sociali, si indirizzasse più sui diritti che sulla monetizzazione della differenza.
Mi spiego meglio:
più che chiedere gratuità dei servizi, pretendere servizi realmente accessibili;
più che difendere il presente sull'Isee, avere il coraggio di chiedere una gradualità reddituale per l'accesso ai servizi non legati alla patologia;
più che agitare i nostri animi per questioni interne, dovremmo affrontare un serio dibattito sull'integrazione scolastica chiedendo la revisione delle norme che la regolano ma, stando attenti a non ritornare indietro.
Sarebbe importante affrontare, con una grande iniziativa pubblica, le problematiche legate al riconoscimento delle invalidità e ai controlli coinvolgendo gli oculisti e i medici di base. Forse è il caso di eliminare le commissioni delle aziende sanitarie locali e affidare all'Inps l'intera partita. Ritengo che il difetto stia nella nomina delle commissioni accertatrici. La mia affermazione è giustificata dal fatto che vi sono meno falsi invalidi nel settore Inail e nel settore Inps e lì le commissioni mediche erano composte da dipendenti. Per dirla tutta, dobbiamo togliere questo settore dalle mani della politica e della malavita.
Vi sono tanti altri aspetti che vorrei trattare, come il lavoro e il dopo di noi, ma per ora mi limito a quanto espresso e vado a dire la mia sul riassetto territoriale della nostra associazione.
Se le province, come pare, verranno realmente accorpate o rimodulate, noi non potremo far finta di niente, altrimenti si creerebbero delle situazioni incresciose nei rapporti istituzionali.
Faccio l'esempio delle due province, Siena e Grosseto, le quali saranno accorpate. Il nuovo ente che ne nascerà, con chi dovrà dialogare delle due sezioni?
Chi parteciperà alla tripartita?
Chi alla consulta provinciale dell'handicap?
Come ci rapporteremo con gli uffici scolastici?
Per rimodularci non abbiamo bisogno di modifiche statutarie ma di uno studio attento che guardi al territorio e strutturi nuove sezioni calibrando la presenza territoriale di nuove rappresentanze che vadano vicino ai disabili visivi e ne seguano le problematiche territoriali.
La modifica statutaria che si dovrà mettere in cantiere, è quella dei compiti da affidare alle rappresentanze perché lavorando sul territorio in modo lontano dalla sede provinciale, si dovranno poter occupare con maggiore autonomia degli aspetti quotidiani. Mi riferisco ai comitati locali della società della salute o delle zone socio -sanitarie; mi riferisco ai rapporti con le amministrazioni locali e con le aziende sanitarie locali.
Dobbiamo far lavorare il consiglio nazionale e i consigli regionali affinchè il prossimo anno, quando arriveranno i primi accorpamenti, non ci facciamo trovare impreparati.
Qualcuno pone dei problemi sul criterio con cui si debba scegliere dove collocare la sede provinciale e se chiudere questa o quella sezione.
Io ritengo che la sede della sezione possa essere collocata dove ci fa più comodo rispetto alla struttura del nostro corpo associativo e che si debba lasciar decidere agli iscritti del territorio in una pubblica assemblea.
Il problema che io vedo più duro da affrontare, è quello della nostra capacità di organizzare consigli capaci di presenza capillare sul territorio e sui problemi. Ora più che mai non ci dovranno essere i presidenti tuttologi ma si dovranno strutturare degli organi dirigenti guardando alle competenze e guidare i collaboratori con maggiore spirito di collaborazione e di managerialità.
Avanti dunque verso il futuro che non è lontano. Avanti con fiducia e senza tentennamenti perché se così non sarà potremo perdere la sfida e gettare al vento la nostra storia e i nostri sacrifici.

Massimo Vita

I ciechi si devono preparare al futuro

Autore: Pino Bilotti

Colgo l'occasione di un articolo uscito su Repubblica per tracciare l'evoluzione che nel  prossimo futuro cambierà certamente la  vita dei non vedenti. Un cambiamento radicale e sempre più virtuale dove i nostri sensi diventano sempre più limitati per la loro messa a riposo. Un gioco delle parti che cerca di rendere la nostra esistenza meno difficile ma nello stesso tempo avvia un processo di inibizione e di atrofizzazione dei nostri sensi. Il tempo è l'unico maestro e testimone del processo di trasformazione e di cambiamento delle nostre abitudini di fruizione degli spazi.  E noi non vedenti  siamo pronti a tali trasformazioni?
Leggiamo  un po' cosa sta succedendo.
"La porta non ha lo stipite, non ha il battente e se è per questo neppure la maniglia.
Il badge non esiste più: la carta d'identità di ognuno è semplicemente la sua faccia.
Non serve nemmeno la chiavetta Usb e tantomeno il pc: tutto è caricato sul profilo personale, documenti di lavoro compresi.
I telefoni sono un retaggio arcaico, con il mondo si comunica in viva voce: su una lavagna "le carte" da condividere, con le dita si ingrandiscono i particolari e con un movimento delle braccia si spostano i dossier.
Non servono più i codici segreti personali perché tutto è già registrato sotto quel volto che corrisponde al nome.
Per cominciare, l'ufficio del futuro non ha la porta d'ingresso.
Non c'è chiave e nemmeno un pulsante.
Il varco nella parete si apre con il riconoscimento fotografico del dipendente e allora ecco che il muro diventa trasparente, una voce augura il "buongiorno" seguito dal vostro nome e cognome, la stanza si prepara ad accogliere voi e le vostre preferenze.
Grazie alla domotica, insieme all'apertura scattano anche i cambiamenti locali: insieme alla vostra foto, avrete depositato le vostre preferenze in fatto di colori (la luce cambia nuance a seconda di quello che avete programmato, potete volerla viola o bianca, o verdissima); temperatura, sistemazione dei supporti tecnologici, perfino localizzazione delle pareti mobili in modo da rendere flessibile al massimo lo spazio.
Il badge dei tempi moderni è la vostra faccia che l'occhio delle telecamere riconosce e abbina alle vostre esigenze.
Appena entrate, ecco la pausa caffè in collegamento con l'ufficio lontano 600 chilometri: una consolle, uno sgabello e sulla lavagna interattiva scorrono le immagini del documento da discutere e condividere.
Lo smart podium grande come una tv consente di intervenire – scrivendo o disegnando – a distanza.
E se bisogna collegarsi con qualcuno che è in viaggio, ecco sul tablet l'applicazione per la video-comunicazione.
Ma anche le riunioni ravvicinate cambiano registro: neppure più un foglio di carta, niente penne, addio tastiere, perché il lavoro avviene intorno a un tavolo multi-touch che proietta su una parete i documenti.
La tecnologia dei videogiochi permette di ingrandire i particolari: così, per esempio, la piattaforma petrolifera sperduta nell'oceano e il guasto da riparare diventano elementi che si ingrandiscono grazie alla realtà aumentata.
Non ci sarà più neppure uno spreco: niente luci accese o troppo caldo d'inverno e troppo freddo d'estate, perché è la domotica a regolare la temperatura in base al numero di persone presenti e a spegnere le luci quando non c'è più nessuno".
Come abbiamo letto i film di fantascienza ormai sono dietro l'angolo e noi ci dobbiamo conformare a tali trasformazioni, dove il nostro  corpo certamente verrà sorvegliato e controllato in tutte le sue azioni e  sorvegliato  da casa in modo di non avere difficoltà nei nostri percorsi.
Le relazioni fra individui  saranno sempre più facili, gli oggetti possono essere localizzati e individuati in modo istantaneo e immediato da sistemi di localizzazione. Le voci sintetizzate ci guideranno in tutte le nostre azioni facilitando i nostri movimenti, i percorsi tattili ci indicheranno in voce le direzioni da prendere    indicando in modo dettagliato ciò che si trova lungo il percorso in modo semplice e automaticamente.
Un futuro che  non vedrà più barriere, il tutto sembra  lontano ma è proprio dietro l'angolo.

Pino Bilotti
 

Qualche riflessione sul giornale

Autore: Edo Viano

Ciao! sono Edo della sezione Uici di Cuneo. Volevo fare alcune mie considerazioni. Questo mezzo di comunicazione è molto utile per tutti i non vedenti! ma non penso venga utilizzato dai normodotati! ne risulta quindi, essere un sistema a circolo chiuso. A mio avviso questo non ci è utile, in quanto noi scriviamo e noi leggiamo. E' utile per portare a conoscenza dei soci, le varie attività; ma lo vorrei più aperto al mondo.

Edo Viano

Portale, giornale uici per noi.

Autore: Patrizia Onori

Portale, giornale uici per noi.

 

Caro giornale,

quest'oggi ho voglia di scrivere una lettera.
Per il lettore, potrà sembrare una lettera come tante, invece ho voluto dedicare questo mio pensiero proprio a te.
Ti chiederai: "perchè proprio a me"?
Ti rispondo immediatamente.
Ti ringrazio vivamente con molta stima e ammirazione, per essere arrivato a far parte della nostra unione.
Sei arrivato solo da pochi mesi e già hai conquistato la maggior parte di noi, poichè ci stai dando la possibilità di poter esprimere attraverso un semplice ausilio come può essere la tastiera di un pc, ciò che avviene nelle sezioni delle nostre province, ciò che noi stessi abbiamo voglia di esprimere e di far conoscere agli altri, ciò che quotidianamente sentiamo interiormente nostro e rendiamo esteriormente tuo, per poi crearne una comune condivisione.
Mi sento di congratularmi con te, perchè da quando ci sei, molti individui si sentono meno soli; infatti, dando la possibilità di leggere ciò che si condivide attraverso la scrittura, accompagni tante persone nella vita di ogni giorno: ho avuto la fortuna di sentire anziani e meno anziani, che mi hanno reso personali ringraziamenti per ciò che ho scritto e che attraverso te, hanno letto.
Grazie caro giornale, perchè con il tuo utilissimo mezzo d'informazione, hai affacciato una finestra sul mondo anche nel campo culturale, rendendoci la possibilità di promuovere libri, circolari, leggi ecc.
Sei un caro amico perchè quasi ogni giorno, con te leggiamo, apprendiamo, impariamo ciò che avremo voluto fare da sempre ma che nessuno aveva finora mai avuto l'idea di realizzare.
Sono contenta di poterti esprimere tutta la mia personale gratitudine; lo faccio anche da parte di coloro che vorrebbero farlo ma che mancano di coraggio, di volontà, di inventiva.
Grazie a te, ho avuto la meravigliosa possibilità di porgere una parola di conforto a chi ne ha avuto bisogno e per questo, ne sono profondamente orgogliosa e te ne rendo merito.
Mi sento fortunata! Ogni qualvolta lo voglio, posso scriverti, dirti ciò che sento e ciò che penso, esprimerti ciò che ho provato nelle varie situazioni quotidiane e tu con molta grazia lo diffondi portando il tutto a conoscenza altrui.
Sì; è vero; mi stò dilungando troppo, però ho sentito il dovere e la voglia di renderti grazie per la gioia che mi dai in ogni momento, donandomi la possibilità di comunicarti tante cose attraverso la scrittura.
Ora ti saluto sperando di scriverti di nuovo e di farlo al più presto.
Grazie infinite caro amico giornale!
La tua amica e sostenitrice, Patrizia Onori.

 

Per Angela

Autore: Patrizia Onori

Come avrete letto nella circolare numero 174 inviata dall'unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, il 31 luglio 2012, si terrà la diciassettesima edizione del premio braille.
La trasmissione verrà mandata in diretta tramite internet attraverso la rubrica parla con l'unione, e verrà inoltre trasmessa in tv in seconda serata, il 16 agosto 2012.
Durante la trasmissione verranno consegnati cinque premi braille e tre premi speciali.
Uno dei tre premi speciali, sarà consegnato alla mia grande amica nonchè ad una grande e bella persona, che si chiama Angelina Pimpinella.
Il premio le verrà consegnato per l'impegno profuso nell'ambito nazionale ed internazionale, a favore delle persone sordocieche.
Con Angela abbiamo vissuto e condiviso anni di esperienza presso l'istituto S. Alessio di Roma, e vi assicuro che oltre ad essere una grande persona, ha un'intelligenza meravigliosa.
Comunicavamo attraverso l'alfabeto Malossi e ci comprendevamo meglio di due persone che comunicano ogni giorno in modo comune.
Non ci crederete, ma insieme, ascoltavamo anche la musica; attraverso le vibrazioni che emettevano i suoni, scrivevo sulla mano di Angela quale canzone stavamo ascoltando in quel momento, ed Angela riusciva ad entrare nella melodia, e qualche volta, riusciva anche a cantarla.
Persona con un'estrema sensibilità, con una grande serietà nella vita e nel lavoro, è riuscita nonostante la complessità dell'handicap della sordociecità, a laurearsi e ad essere stimata da tutti, nella quotidianità e nel suo lavoro.
Dobbiamo sostenere Angela, ma dobbiamo sentirci un po' tutti Angela; dobbiamo gioire con lei ed incoraggiarla a fare sempre di più, specialmente per quelle persone che non riescono ad avere il suo carattere e ad essere come lei è, e ad avere la dolcezza e la sensibilità che lei ha.
Grazie Angela per quello che fai ogni giorno, grazie in quanto con il tuo straordinario esempio di vita, riesci a farci comprendere, che comunque è bello esserci, nonostante le grandi difficoltà che la vita a volte ci pone davanti.
Forza Angela! Siamo tutti con te!

Patrizia Onori

 

Il Cavaliere di Gran Croce e la crociata dei fanti senza cavallo e senza croce.

Autore: Angelo De Gianni

Qualche giorno fa, il Presidente Nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha annunciato, in una circolare, di aver ricevuto, dal Presidente della repubblica, l'importante onorificenza di Cavaliere di Gran Croce: Ogni minorato della vista dovrebbe esserne contento, perché il prestigioso riconoscimento attribuito ad un membro del gruppo sociale accresce il prestigio di tutta la categoria. Questa, secondo me, dovrebbe essere una reazione normale; e invece no! Appena si è diffusa la notizia, apriti cielo! Su alcune liste di discussione ha avuto inizio la "crociata dei fanti", dei "critici ad oltranza", in altri termini, di coloro che, per le ragioni più svariate, ritengono il riconoscimento ingiusto, immeritato o eccessivo.
Io non prendo posizione: non mi si accusi di essere un tirapiedi perché non sono un dirigente associativo che mira ad ingraziarsi il superiore, ne intendo candidarmi ad una carica all'interno o al di fuori dell'UICI; non sono un "nemico del Presidente" perché condivido molte sue scelte passate e presenti e perché le "guerre civili" non mi sono mai piaciute, dato che indeboliscono tutte le parti in lotta e lasciano solo sconfitti.
 Io voglio esaminare la situazione in base ai fatti oggettivi, riscontrabili da chiunque li osservi in buona fede: tra i banchi dell'Università mi hanno insegnato che, chi vuol far valere un diritto o chi ne contesta l'insussistenza, deve provare quanto affermato (il cosiddetto onere della prova). D'accordo, qui non siamo in tribunale! Tuttavia, per essere credibile, chi fa un'affermazione deve comunque dare agli interlocutori un minimo di dimostrazione della fondatezza di quanto detto o scritto.
   Ciò premesso, nel DVD contenente gli articoli realizzati in occasione del novantesimo anniversario della fondazione dell'Unione si può leggere uno scritto contenente la disamina dei principali provvedimenti normativi strappati al Parlamento Italiano da Tommaso Daniele e dai suoi più stretti collaboratori, e gli scettici che ritenessero di parte il contenuto del supporto magnetico, possono sempre far riferimento alla Gazzetta Ufficiale, che non mente mai! A quanti disabili visivi quelle leggi hanno migliorato le condizioni di vita i detrattori dell'Unione neanche immaginano: senza quella perla che è stata ed è la l. 120 del 1991, oggi io farei un lavoro molto meno gratificante di quello che svolgo attualmente e la mia retribuzione sarebbe certamente più bassa; e chissà quanti altri ciechi e ipovedenti possono affermare altrettanto!
Quasi quotidianamente leggo, attraverso circolari e comunicati, le lettere che la presidenza nazionale del sodalizio invia a Ministri, Sottosegretari, Direttori Generali, esponenti di enti locali, di associazioni di categoria e di altri enti ed istituzioni: è un lavoro estenuante, giacché ogni lettera, ogni comunicato stampa e, più in generale, ogni comunicazione scritta richiede un impegno mentale e un'attenzione elevati, dovendo essere al contempo breve, chiaro e completo.
Nell'immaginario di molte persone il capo è un individuo che dà ordini, trascorre le giornate a pranzo e a cena, si fa fotografare sorridente con gli amici e, dopo qualche tempo, riceve un premio.                        
                     Le cose non stanno proprio così! Dietro un incontro con un ministro ci sono giorni di contatti informali, un incessante lavoro di pressione per essere ricevuti; Dietro una decisione importante ci sono consultazioni con i collaboratori più affidabili e riunioni estenuanti; dietro il titolo di "Professore",, su cui qualcuno ha posto l'accento con toni sarcastici, ci sono mesi di studio (e lo dico per esperienza diretta), per preparare gli esami scritti e orali finalizzati al conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento, mesi in cui si vive senza pause, al motto quasi benedettino di "studia et labora".
Un leader, nei momenti difficili, deve mantenere la calma, ha bisogno di prendere decisioni con lucidità, non può abbandonarsi ad isterismi o azioni impulsive che potrebbero compromettere in pochi giorni il lavoro di molti anni. Chi occupa posti di rilievo deve avere la percezione della realtà che lo circonda e deve agire cinicamente al momento opportuno, anche al costo di sentirsi accusato di immobilismo e di arrendevolezza.
I fanti (termine che non uso in senso dispregiativo), il più delle volte, non hanno il cavallo, nel senso che non occupano posizioni di responsabilità, e, di conseguenza, neppure portano la croce che metaforicamente rappresenta le difficoltà e gli impegni gravosi che una leadership comporta: è comprensibile, perciò, che non si rappresentino a pieno la complessità del lavoro che il Presidente Nazionale di un'associazione di grandi dimensioni e con un apparato organizzativo articolato come l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti deve svolgere; altrettanto comprensibile è che queste persone non si rendano conto, per inesperienza, che, in simili circostanze, una percentuale di insuccessi è, per così dire, fisiologica, soprattutto in momenti difficili come l'attuale.
Quello che, invece, non riesco a comprendere è come si possa dichiarare pubblicamente che non si è fatto abbastanza per i minorati visivi italiani, senza, tuttavia, fornire elementi validi a supporto delle proprie affermazioni e senza indicare ciò che si sarebbe dovuto fare e non si è fatto.
L'Ufficio Lavoro della Sede Centrale UICI, negli ultimi anni, ha reso noti numerosi bandi di concorsi pubblici, ai quali potevano partecipare anche i disabili visivi. L'I.RI.FO.R. ha predisposto un servizio di supporto per la preparazione ai concorsi. Mi risulta che l'interesse, per queste iniziative, da parte dei privi della vista, sia stato praticamente nullo! Se, però, viene soppresso il centralino e si prospetta la disoccupazione, per i cosiddetti fanti, è colpa dell'Uici e del suo presidente, che non hanno fatto nulla per impedire che ciò si verificasse!

Angelo De Gianni
              
       

Indennità di accompagnamento, un altro pericolo scampato

Autore: Massimiliano Cattani

Questa volta ce la siamo vista proprio brutta. L'indennità di accompagnamento sembrava proprio spacciata. Non si parlava, ovviamente, di abolirla in toto, ma di sottoporla a un limite di reddito talmente basso che avrebbe portato buona parte dei minorati della vista a perderla o, nella migliore delle ipotesi, a vedersela pesantemente decurtata.
Sarebbero stati puniti tutti coloro che percepivano un reddito da lavoro: bel segno di incoraggiamento verso chi, invece di ripiegarsi su se stesso e rimanere fra le quattro mura domestiche, cerca di integrarsi nella società, di rendersi utile, di apportare il proprio contributo all'ambiente che lo circonda, affrontando difficoltà di ogni genere, connesse con gli spostamenti, la conoscenza della realtà lavorativa in cui viene a inserirsi, l'apprendimento della professione, il suo corretto e coscienzioso svolgimento ecc.
A tutti costoro si intendeva dire: complimenti, signori; siccome dimostrate di essere così bravi e capaci, quel poco di sostegno che vi davamo per aiutarvi in così arduo compito, ve lo togliamo, perché riteniamo che non ne abbiate più bisogno. In cambio e in luogo di ciò, accontentatevi delle nostre più sincere attestazioni di stima per quanto riuscite a fare, grazie a uno sforzo che noi ci ostiniamo a ignorare e a capacità sovrannaturali che ci ostiniamo, invece, ad attribuirvi.
E per chi non lavorava, le cose come sarebbero andate? Male anche per lui, poiché se, come fortunatamente capita a buona parte di noi, si trovava a vivere in una famiglia in cui qualcun altro percepiva un reddito, il nostro "eroe" si sarebbe trovato nella più completa dipendenza dal ben volere degli altri componenti della famiglia, i quali avrebbero avuto piena libertà di decidere se e quanto stanziare in favore delle di lui specifiche esigenze.
Quanti giovani avremmo visto deprivati della possibilità di studiare, di rifornirsi di ausili tecnici necessari per la loro autonomia, o di partecipare a iniziative rieducative di quantità ridotta ma di utilità inestimabile quali le vacanze estive organizzate dall'I.Ri.Fo.R.. I genitori si sarebbero sentiti nel pieno diritto di dire: non credo nell'utilità di queste cose o comunque non ci sono soldi da destinare ad esse, per cui mi dispiace tanto ma debbo dire di no.
E non meglio sarebbe andata per gli anziani, costretti anch'essi a dipendere dalla compiacenza di parenti o tutori più giovani, a meno che non avessero avuto un passato lavorativo sufficientemente significativo da assicurare loro una pensione dignitosa.
Tutto questo sembrava proprio dietro l'angolo, ma per fortuna la nostra Associazione è riuscita, almeno per ora, a scongiurarlo. Ciò è avvenuto grazie all'accortezza politica della Dirigenza, che ha saputo combinare sapientemente diplomazia e fermezza, disponibilità al dialogo e determinazione nella difesa delle istanze di cui era portatrice. E un tale risultato non era affatto scontato, poiché la scure dei tagli governativi, sia sotto l'attuale esecutivo tecnico sia sotto quello precedente, colpisce senza guardare in faccia nessuno.
Ma anche la base associativa ha fatto la sua parte, presenziando alle assemblee tenutesi a vario livello e mostrandosi disponibile, quando le cose sembravano volgere al peggio, a partecipare a manifestazioni di protesta, andando incontro a notevoli difficoltà di tipo logistico, pur di essere presenti.
Una tale sensibilità però non dovrà venire meno in futuro. Infatti il pericolo per ora è scampato, ma non è da escludere che in futuro, sotto altre forme, il governo attuale o quelli a venire tentino di nuovo di attaccarci nei nostri diritti. E l'ambiente culturale in cui viviamo è molto favorevole a simili colpi di mano poiché, come già è stato rilevato più volte, si assiste a un continuo parlare, da parte degli organi di informazione, di falsi invalidi e soprattutto si ascolta un susseguirsi di numeri in libertà, assolutamente fantasiosi, riguardanti gli importi da favola che gli invalidi si vedrebbero erogare dallo Stato in virtù della loro disabilità.
Onore quindi alla nostra Associazione e alle altre che in questa lotta ci hanno accompagnati ma soprattutto, non abbassiamo mai la guardia.

Massimiliano Cattani

I Ciechi, il web e il telefono

Autore: Patrizia Onori

La condizione fisica dell'essere non vedenti, ci porta molto spesso ad isolarci da tutto ciò che ci circonda e quindi ci costringe il più delle volte ad essere poco in contatto con il mondo esterno.
Con l'invenzione del telefono, abbiamo trovato la maniera più giusta per comunicare in modo facile e veloce; e, se per le persone normodotate il telefono ha costituito un miglioramento della qualità della vita, per noi ha costituito una vera e propria rivoluzione.
Trascorriamo interminabili ore a dialogare e a raccontarci cose che magari, non saremmo mai riusciti a dirci nemmeno scrivendoci lunghissime lettere.
Parliamo e ci confrontiamo l'un l'altro via cavo pur trovandoci ad abitare al nord o al sud dell'Italia, e, sembriamo essere talmente vicini da confidarci e da riuscire a risolvere problemi che non riusciremmo mai a risolvere forse nemmeno confrontandoci con una persona che ci è di fronte.
L'arrivo dell'informatica, ci ha inoltre concesso la possibilità di inviarci mail in piena libertà senza dover chiedere ad alcuno di aiutarci ad affrancare buste da lettera e a spedire il tutto.
Leggiamo libri, giornali, testi di vario genere, e li arricchiamo confrontandoci via web o via telefono mettendo insieme le diverse opinioni di ognuno.
Con internet, abbiamo trovato un'ulteriore risorsa per apprendere, cercare e diffondere informazioni che senza tali mezzi, non avremmo avuto modo di visualizzare, nè tanto meno di scambiarci.
Se da un lato è vero che bisogna fare ancora molto per migliorare ciò che concerne l'accessibilità che molto spesso manca specialmente nei siti web, dall'altro, è anche vero che tutto questo è stato un enorme passo avanti che ha permesso di migliorare la vita dei ciechi, dando loro la possibilità di essere al pari di tutti, anche perché ne hanno tutte le capacità.
Inoltre, il tutto ci ha permesso di inserirci meglio nel contesto sociale, e di farci conoscere non solo per come siamo fisicamente, ma per ciò che molti di noi valgono mentalmente ed intellettivamente in quanto, il più delle volte, si tende a considerare la persona in base al suo handicap fisico, e non a conoscerla per quelle che sono le sue possibilità e le sue capacità mentali ed intellettive.
Da tutto ciò si può percepire, che spesso delle parole scambiate con il giusto criterio, valgono più di mille sguardi persi nel vuoto.

PATRIZIA ONORI

C’era una volta …

Autore: Erica Monteneri

C'era una volta un'Italia ricca di ideali comuni. Era l'Italia del dopoguerra, che aveva ricostruito il Paese sulle macerie del precedente, arricchita ed animata dai nuovi ideali della democrazia, che davano al popolo la forza di superare i lutti e di affrontare i comuni sacrifici. E gli stessi ideali animavano i governi, che capivano e facevano proprie le esigenze di un popolo impoverito, che, se privo di beni materiali, era però ricco di beni ideali.
E poi ci fu l'Italia del boom economico, del benessere, del modello americano, e, ancora una volta, in questo periodo della storia ci fu consonanza di interessi tra tutti i governati ed i loro governi. Era il tempo in cui i figli del Sud venivano in frotta al Nord, per trovare lavoro nella grande industria: uomini e donne disposti a lottare, per ottenere nella conquista dei diritti collettivi il riconoscimento della loro dignità di lavoratori e di uomini. E quelle lotte furono patrimonio comune del Paese e si tradussero in una crescita sociale che interessò tutto il popolo italiano.
Poi vennero gli anni di piombo, anni in cui gruppi deviati rivendicarono per sé il diritto di trasformare lo stato democratico, attentando alla vita di magistrati, politici, giornalisti, genericamente definiti "servi del potere". Ancora una volta il Paese, tutto il Paese, di fronte a questi atti criminali, si senti unito e confermò la sua fiducia in governanti che difendevano gli ideali democratici della Costituzione, tra i quali si annoverava soprattutto – giova ripeterlo- la convinzione della finalità sociale dello Stato.
Frutto di questa consonanza costruttiva tra Paese reale e governanti fu, nel lontano 1954, in seguito alla "Marcia del dolore" dei non vedenti italiani, il riconoscimento del diritto alla pensione, esteso successivamente a tutti i disabili; poi l'integrazione scolastica dei non vedenti, le leggi a tutela dei lavoratori disabili, il riconoscimento dell'indennità di accompagnamento "a puro titolo della minorazione" (1978); infine nel 2009 la sottoscrizione da parte del governo italiano della Convenzione O.N.U. sui diritti dei disabili.
In realtà, il clima di consonanza tra cittadini e governi aveva cominciato da anni a sgretolarsi, ma, bene o male, i diritti dei disabili non erano mai stati toccati.
Oggi, in nome di un deficit di bilancio troppo spesso agitato come spauracchio da un governo di tecnici, destinato a durare il breve spazio di un anno, si minano tutte le certezze acquisite dalla nostra storia sociale collettiva, dall'articolo 18 dei lavoratori alle conquiste dei disabili in genere.
Non posso fare a meno di osservare con fastidio e preoccupazione l'ipocrita indifferenza governativa: ignorando il fatto di giorno in giorno più evidente che politici corrotti ed un corrotto sistema bancario e finanziario, per non dire un'intera classe dirigente, hanno fatto sparire miliardi di pubblico denaro, oggi una signora supponente sostiene che sono stati proprio i disabili a creare il buco nero nel bilancio dello stato, rendendo inevitabili -ai suoi occhi- i tagli indiscriminati delle spese sociali e quindi dell'assegno di accompagnamento per i disabili. Quest'ultimo sarebbe ancora gentilmente concesso, ma non più in base alla minorazione: in base al reddito familiare, invece, e così praticamente abolito.
Mi chiedo se i nostri governanti si rendano conto di ciò che pensano (presumibilmente) e quindi dicono e fanno, dall'alto dei loro troni dorati e di una vita sproporzionatamente privilegiata.

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I nostri politici, così preoccupati dell'andamento della cosa pubblica da pensare di togliere ad un disabile un'indennità che gli garantisce un minimo di sopravvivenza dignitosa, sono gli stessi che non pensano ad una patrimoniale dei ricchi, ma colpiscono tutte le categorie più deboli ed esposte con una patrimoniale dei poveri.
Si sono chiesti veramente quali siano i problemi dei disabili? quanto costi la faticosa vita di un non vedente? che cosa significherebbe per lui perdere un assegno di accompagnamento che varia dai 400 agli 800 euro mensili, secondo il grado di disabilità?
Facciamo due conti. Per un disabile, a Milano, tra affitto, vitto, vestiario, bollette, spese di trasporto, spese di carattere culturale, spese per un minimo di indispensabile aiuto domestico, occorrono per vivere, e lo dico con molto ottimismo, circa 1800 euro mensili.
I disabili più "fortunati"sono quelli che percepiscono uno stipendio (intorno ai 1000 euro mensili); altri, per pluridisabilità, sono invece a carico della famiglia, che, per accudirli, impegna totalmente almeno una forza lavorativa al suo interno; i disabili anziani e pensionati, in numero sempre crescente, vedono paurosamente ridotto il potere d'acquisto di una pensione troppo spesso inadeguata. E' evidente che l'indennità di accompagnamento è l'unica garanzia di una vita accettabile ed integrata.
E' altrettanto evidente che il governo ignoravolutamente l'enorme contributo offerto ai disabili dalle associazioni di categoria, che si fanno carico di servizi, assistenza e formazione, facendo risparmiare milioni di euro ad un governo che, se fosse più sensibile e meno primitivo da un punto di vista sociale, dovrebbe farsene carico in prima persona.
Il 2012 è stato un anno caratterizzato dall'aumento di suicidi legati a paure derivate dalla crisi economica. L'abolizione di un sussidio indispensabile qual è l'indennità di accompagnamento potrebbe determinare situazioni di depressione e di disperazione tali da aumentare tragicamente questo numero.
Il governo consideri che si tratta di morti annunciate.