Indennità di accompagnamento, un altro pericolo scampato

Autore: Massimiliano Cattani

Questa volta ce la siamo vista proprio brutta. L'indennità di accompagnamento sembrava proprio spacciata. Non si parlava, ovviamente, di abolirla in toto, ma di sottoporla a un limite di reddito talmente basso che avrebbe portato buona parte dei minorati della vista a perderla o, nella migliore delle ipotesi, a vedersela pesantemente decurtata.
Sarebbero stati puniti tutti coloro che percepivano un reddito da lavoro: bel segno di incoraggiamento verso chi, invece di ripiegarsi su se stesso e rimanere fra le quattro mura domestiche, cerca di integrarsi nella società, di rendersi utile, di apportare il proprio contributo all'ambiente che lo circonda, affrontando difficoltà di ogni genere, connesse con gli spostamenti, la conoscenza della realtà lavorativa in cui viene a inserirsi, l'apprendimento della professione, il suo corretto e coscienzioso svolgimento ecc.
A tutti costoro si intendeva dire: complimenti, signori; siccome dimostrate di essere così bravi e capaci, quel poco di sostegno che vi davamo per aiutarvi in così arduo compito, ve lo togliamo, perché riteniamo che non ne abbiate più bisogno. In cambio e in luogo di ciò, accontentatevi delle nostre più sincere attestazioni di stima per quanto riuscite a fare, grazie a uno sforzo che noi ci ostiniamo a ignorare e a capacità sovrannaturali che ci ostiniamo, invece, ad attribuirvi.
E per chi non lavorava, le cose come sarebbero andate? Male anche per lui, poiché se, come fortunatamente capita a buona parte di noi, si trovava a vivere in una famiglia in cui qualcun altro percepiva un reddito, il nostro "eroe" si sarebbe trovato nella più completa dipendenza dal ben volere degli altri componenti della famiglia, i quali avrebbero avuto piena libertà di decidere se e quanto stanziare in favore delle di lui specifiche esigenze.
Quanti giovani avremmo visto deprivati della possibilità di studiare, di rifornirsi di ausili tecnici necessari per la loro autonomia, o di partecipare a iniziative rieducative di quantità ridotta ma di utilità inestimabile quali le vacanze estive organizzate dall'I.Ri.Fo.R.. I genitori si sarebbero sentiti nel pieno diritto di dire: non credo nell'utilità di queste cose o comunque non ci sono soldi da destinare ad esse, per cui mi dispiace tanto ma debbo dire di no.
E non meglio sarebbe andata per gli anziani, costretti anch'essi a dipendere dalla compiacenza di parenti o tutori più giovani, a meno che non avessero avuto un passato lavorativo sufficientemente significativo da assicurare loro una pensione dignitosa.
Tutto questo sembrava proprio dietro l'angolo, ma per fortuna la nostra Associazione è riuscita, almeno per ora, a scongiurarlo. Ciò è avvenuto grazie all'accortezza politica della Dirigenza, che ha saputo combinare sapientemente diplomazia e fermezza, disponibilità al dialogo e determinazione nella difesa delle istanze di cui era portatrice. E un tale risultato non era affatto scontato, poiché la scure dei tagli governativi, sia sotto l'attuale esecutivo tecnico sia sotto quello precedente, colpisce senza guardare in faccia nessuno.
Ma anche la base associativa ha fatto la sua parte, presenziando alle assemblee tenutesi a vario livello e mostrandosi disponibile, quando le cose sembravano volgere al peggio, a partecipare a manifestazioni di protesta, andando incontro a notevoli difficoltà di tipo logistico, pur di essere presenti.
Una tale sensibilità però non dovrà venire meno in futuro. Infatti il pericolo per ora è scampato, ma non è da escludere che in futuro, sotto altre forme, il governo attuale o quelli a venire tentino di nuovo di attaccarci nei nostri diritti. E l'ambiente culturale in cui viviamo è molto favorevole a simili colpi di mano poiché, come già è stato rilevato più volte, si assiste a un continuo parlare, da parte degli organi di informazione, di falsi invalidi e soprattutto si ascolta un susseguirsi di numeri in libertà, assolutamente fantasiosi, riguardanti gli importi da favola che gli invalidi si vedrebbero erogare dallo Stato in virtù della loro disabilità.
Onore quindi alla nostra Associazione e alle altre che in questa lotta ci hanno accompagnati ma soprattutto, non abbassiamo mai la guardia.

Massimiliano Cattani