Domani chi sa! L’Unione che vorrei

Autore: Massimo Vita

Più volte mi sono espresso sul futuro della nostra Associazione, più volte ho detto la mia sullo statuto e sulle regole che fanno vivere la nostra organizzazione.
Adesso sono in vacanza e avendo qualche ora libera, ho deciso di mettere giù qualche idea su come vedrei il futuro della nostra organizzazione anche a seguito dell'imminente rimodulazione delle province.
Prima di rivolgere lo sguardo alla struttura associativa, vorrei dire qualche cosa sulla filosofia delle nostre scelte in materia di servizi sociali e riconoscimenti di vario genere.
Penso sarebbe importante che la nostra linea politica nei confronti del parlamento, del governo e delle forze sociali, si indirizzasse più sui diritti che sulla monetizzazione della differenza.
Mi spiego meglio:
più che chiedere gratuità dei servizi, pretendere servizi realmente accessibili;
più che difendere il presente sull'Isee, avere il coraggio di chiedere una gradualità reddituale per l'accesso ai servizi non legati alla patologia;
più che agitare i nostri animi per questioni interne, dovremmo affrontare un serio dibattito sull'integrazione scolastica chiedendo la revisione delle norme che la regolano ma, stando attenti a non ritornare indietro.
Sarebbe importante affrontare, con una grande iniziativa pubblica, le problematiche legate al riconoscimento delle invalidità e ai controlli coinvolgendo gli oculisti e i medici di base. Forse è il caso di eliminare le commissioni delle aziende sanitarie locali e affidare all'Inps l'intera partita. Ritengo che il difetto stia nella nomina delle commissioni accertatrici. La mia affermazione è giustificata dal fatto che vi sono meno falsi invalidi nel settore Inail e nel settore Inps e lì le commissioni mediche erano composte da dipendenti. Per dirla tutta, dobbiamo togliere questo settore dalle mani della politica e della malavita.
Vi sono tanti altri aspetti che vorrei trattare, come il lavoro e il dopo di noi, ma per ora mi limito a quanto espresso e vado a dire la mia sul riassetto territoriale della nostra associazione.
Se le province, come pare, verranno realmente accorpate o rimodulate, noi non potremo far finta di niente, altrimenti si creerebbero delle situazioni incresciose nei rapporti istituzionali.
Faccio l'esempio delle due province, Siena e Grosseto, le quali saranno accorpate. Il nuovo ente che ne nascerà, con chi dovrà dialogare delle due sezioni?
Chi parteciperà alla tripartita?
Chi alla consulta provinciale dell'handicap?
Come ci rapporteremo con gli uffici scolastici?
Per rimodularci non abbiamo bisogno di modifiche statutarie ma di uno studio attento che guardi al territorio e strutturi nuove sezioni calibrando la presenza territoriale di nuove rappresentanze che vadano vicino ai disabili visivi e ne seguano le problematiche territoriali.
La modifica statutaria che si dovrà mettere in cantiere, è quella dei compiti da affidare alle rappresentanze perché lavorando sul territorio in modo lontano dalla sede provinciale, si dovranno poter occupare con maggiore autonomia degli aspetti quotidiani. Mi riferisco ai comitati locali della società della salute o delle zone socio -sanitarie; mi riferisco ai rapporti con le amministrazioni locali e con le aziende sanitarie locali.
Dobbiamo far lavorare il consiglio nazionale e i consigli regionali affinchè il prossimo anno, quando arriveranno i primi accorpamenti, non ci facciamo trovare impreparati.
Qualcuno pone dei problemi sul criterio con cui si debba scegliere dove collocare la sede provinciale e se chiudere questa o quella sezione.
Io ritengo che la sede della sezione possa essere collocata dove ci fa più comodo rispetto alla struttura del nostro corpo associativo e che si debba lasciar decidere agli iscritti del territorio in una pubblica assemblea.
Il problema che io vedo più duro da affrontare, è quello della nostra capacità di organizzare consigli capaci di presenza capillare sul territorio e sui problemi. Ora più che mai non ci dovranno essere i presidenti tuttologi ma si dovranno strutturare degli organi dirigenti guardando alle competenze e guidare i collaboratori con maggiore spirito di collaborazione e di managerialità.
Avanti dunque verso il futuro che non è lontano. Avanti con fiducia e senza tentennamenti perché se così non sarà potremo perdere la sfida e gettare al vento la nostra storia e i nostri sacrifici.

Massimo Vita