Digitale Terrestre DVB T2?

Autore: Rocco Clementelli

Di cosa si tratta?

Nessuna materia fantascientifica, si tratta di frequenze di trasmissione dei segnali delle nostre TV, i canali attraverso i quali ci arrivano al nostro televisore di casa tutti i programmi che trasmette la RAI, Mediaset e tutti gli altri operatori televisivi.

Anche se stiamo ancora in piena pandemìa, in questi giorni si sente parlare sempre di più di questo cambio di frequenze televisive e, soprattutto, del passaggio al nuovo Digitale Terrestre denominato appunto DVB T2.

Questo nuovo protocollo di trasmissione non compatibile con vecchi televisori e anche con quelli di pochi anni fa, ci vedrà costretti a cambiare questo elettrodomestico, oppure, danno minore, ci costringerà ad aggiungere al nostro tv un decoder. Questa seconda opzione, anche se meno onerosa, ancora una volta ci porterà ad avere più telecomandi. Inoltre, non sono da escludere anche tanti fastìdi di ricezione e di montaggi sui nostri tv, anche se moderni, ma non abilitati al nuovo protocollo di trasmissione. ma andiamo per ordine.

come prima cosa verifichiamo se la nostra tv e pronta a decifrare il dvdt2.

Per saperlo, ci basterà sintonizzare il canale 100 oppure il 200. Se apparirà una schermata che ci informa, appunto, della presenza del protocollo, possiamo tirare un sospiro di sollievo: il televisore è abilitato.

Se invece appare un canale, provate a risintonizzare tutti i canali. Fatto ciò, se proprio non appare lo schermo blu con il messaggio, allora bisogna cambiare tv o, come dicevo in precedenza, dobbiamo dotarci di un decoder.

Se proprio non possedete un televisore abbastanza recente ed avete un televisore di vecchia concezione, Questa potrebbe essere una buona occasione per acquistare qualcosa di nuovo e soprattutto accessibile.

Infatti, da qualche tempo, le case produttrici di televisori hanno integrato nei loro “Smart tv” la tecnologia assistiva, con l’uso di sintesi vocali belle, gestite da veri e propri screen reader, in grado di gestire il mondo televisione quasi completamente: vedi sintonizzazione canali, volume, guida programmi, eccetera. Inoltre, solo nei canali rai, anche la gestione delle audio descrizioni. Da tener presente che le audio descrizioni sono presenti sui canali Rai, ma solo se nei programmi è stato implementato ed è quindi disponibile.

Per verificare se si dispone della possibilità di avere le audio descrizioni, basta cercare il tasto giallo, per alcuni TV è il penultimo in basso a destra, ultima riga, e intorno ad esso ci sono tutte le altre funzioni che possono appunto servire alla buona gestione dei canali e delle altre funzionalità in autonomia .

Questi nuovi televisori vengono definite Smart tv. Ma cosa sarebbe in pratica un televisore denominato con la parola Smart?

Le Smart tv sono provviste di connessione a internet ed hanno un sistema operativo proprio come i nostri pc e smartphone. Sono in grado di navigare in internet, ma soprattutto sono capaci di trasmettere in streaming, naturalmente tramite le app scaricabili da Play Store, tutti i programmi nelle varie piattaforme quali “NETFLIX, AMAZON PRIME, YOUTUBE, RAI PLAY, Disney plus” e molto altro…

Questi contenuti sono fruibili tramite connessione Wi-Fi, o tramite LAN cablata, e sono più o meno gestibili dagli screen reader presenti a bordo dei televisori. Non a caso, quelli che ho citato sopra sono appunto già accessibili e solo se abbiamo sottoscritto un abbonamento con chi gestisce queste piattaforme.

Le Smart tv sono tutte chiacchierone, nel senso che sono tutte dotate di screen-reader?

Purtroppo no!

Infatti, al momento della stesura di questo articolo, la gamma di tv dotate di screen-reader è limitata a 3 marchi: ” SONY, ANDROID TV. LG, WESO TV. Tizen (Smart HUB) di Samsung”.

Come capire se sono parlanti e, quindi, dotate di screen-reader?

In merito alla prima Sony, si tratta di tv Smart Android e, appunto, è il sistema operativo di Google che sapientemente la casa a sviluppato per gestire i televisori Smart, e come in ogni Android, è presente il TalkBack che permette di gestire a pieno tutto il mondo tv e anche diverse piattaforme streaming. Ma la Sony ha fatto qualcosa in più; nelle impostazioni è presente alla voce accessibilità, anche uno Screen reader, chiamato semplicemente così, che in scioltezza gestisce il suo sistema in maniera discreta e sapiente.

Dico discreta,) in quanto tale screen reader parla, ma se vogliamo ad esempio sapere di che canale si tratta e che film è in onda, dobbiamo premere un tasto e la tv partirà con descrizione e appunto numero canale; le tv SONY che ci permettono di fare questo e avere l’accessibilità sono i modelli Android da 43 pollici in su. Vi basterà sapere appunto che è installato Android e poi il resto si attiva nelle impostazioni.

La seconda casa che consente la gestione con screen reader del suo tv è la LG che, in ogni televisore Smart con sistema operativo WEB SO, dalla versione 3.5 in poi, ha integrato il lettore di schermo, appunto denominato da LG “guida vocale”, .

In questo caso, la LG ha sviluppato in proprio un ottimo sistema operativo basato su Linux, ovviamente, riscrivendo il sistema operativo proprio per i tv. Tanto è valido questo sistema operativo che circa 20 altre case produttrici di televisori hanno deciso di installarlo nei loro prodotti. Questo ci consentirà nei prossimi anni di avere altri marchi con le sintesi vocali già installate.

LG ha fatto qualcosa di fantastico, in quanto, le sue tv Smart partono dalla piccolissima 24 pollici a salire, quindi, abbiamo modo di poter scegliere sia le dimensioni, sia il prezzo. Si può prendere una piccola 24 pollici a meno di 200 euro. Praticamente quanto un normalissimo tv anonimo.

Cosa dobbiamo tener conto quando prendiamo una lg?

Il sistema operativo deve essere come sigla “web so 3.5” e versioni successive. Versioni precedenti non vanno bene. Un’altra cosa è da tener conto: per quale mercato è stata prodotta. Questa informazione conta moltissimo, perché, anche se i modelli sono uguali per tutti i paesi, in tv non prodotti per il mercato italiano, dicasi “mercato parallelo”, potrebbe avere qualche differenza nel sistema operativo e vanificare l’acquisto.

Il terzo marchio produttore di tv con una guida vocale, è la coreana Samsung. Questa casa è stata la prima a presentare un prodotto accessibile per i non vedenti, almeno nel mercato Italiano.

Senza soffermarci sulla qualità del prodotto televisore Samsung e su quale modello scegliere, perché questo, come per le altre marche, dipende dai gusti e dai prezzi, vediamo cosa ci offre.

La Smart tv Samsung ha un suo sistema operativo “Tieni (Smart HUB) di Samsung.” nato con base Linux e sviluppato in collaborazione dal colosso coreano, è riuscito a creare una notevole piattaforma semplice e completa, ove ha integrato la sua guida vocale che permette la gestione in autonomia del televisore e di qualche app. Vedi Amazon Prime e poco altro.

Ovviamente tutto il televisore è accessibile e programmabile. In pratica, se dobbiamo usare i canali classici, tutto funziona in maniera facile e accessibile.

Anche su questa Smart tv, come su Sony, la presenza dello screen-reader si può trovare su modelli da 40 pollici in su.

Qualche tempo fa, si parlava di inserirlo in modelli più piccoli ed economici, vedi LG, ma di questo attualmente ancora non abbiamo conferme.

In conclusione, rispetto a 4 o 5 anni fa, abbiamo un po’ di scelte per un nuovo televisore, con scelte di prezzi piccoli con la 24 LG, o esagerati, vedi i mega 80 pollici Oled, da migliaia di euro.

Per fare una scelta oculata, soprattutto dobbiamo capire bene cosa vogliamo farci con la tv, quindi, dobbiamo valutare che, per esempio, la Sony Android rimane la scelta più valida per chi ama i canali streaming, con la possibilità di uno Store ricco e con accessibilità più concreta nelle app. D’altronde, le altre hanno una maggior prosodìa nei canali tv, cosa che magari a molti potrebbe essere utile, mentre non hanno un’accessibilità come la Sony.

Nota non da poco: quasi tutte queste Smart tv sono compatibili con i nostri assistenti vocali in domotica, vedi “AMAZON ALEXA E GOOGLE OME”.

Addirittura alcune hanno l’assistente vocale integrato e si può interagire con esso tramite un telecomando opzionale che è provvisto di microfono e di un tasto dedicato.

Questo mondo accessibile, purtroppo, ancora non si può attivare in piena autonomia. Per la prima attivazione e, successivamente per la configurazione, oltre ad una connessione ad Internet, è necessario un occhio in prestito, perché bisogna attivare lo screen-reader. La rete internet, invece, serve per poter scaricare i pacchetti vocali per la lingua italiana.

Successivamente, se servisse utilizzare il televisore senza connessione, ovviamente tutto quello collegato alla parte Smart non potrà funzionare, è possibile farlo. Comunque, una volta attivato lo screen-reader, la sintesi vocale continuerà ad assisterci in tutte le funzionalità del televisore.

Pur essendo prodotti Smart, quindi intelligenti, è doveroso specificare che si tratta di Tv che, anche se dotate di sistema operativo e di assistenza vocale, sono sempre strumenti limitati che ci consentono di fare tanto, ma per il momento non tutto, e non li dobbiamo considerare come i pc, gli smartphone, i Tablet, eccetera. La cosa importante è che abbiamo la possibilità di scegliere tra tre marchi e tanti modelli e che la scelta non è poca.

Inoltre, finalmente abbiamo la soddisfazione di sapere cosa sta trasmettendo in quel momento un determinato canale e questa possibilità che, fino a qualche anno fa ci era preclusa, è veramente grande.

Far conoscere ai disabili visivi questo tipo di prodotto in questo momento di cambiamento delle frequenze televisive sicuramente servirà ad orientare qualcuno nella scelta di un televisore adeguato alle proprie esigenze, ma volutamente ho deciso di non entrare nelle specifiche tecniche e nei dettagli dei vari modelli, perché come sicuramente immaginerete, la scelta è talmente ampia che una tale spiegazione particolareggiata non sarebbe stata utile, ma anche perché le tecnologie si aggiornano talmente in fretta che un modello uscito oggi, domani potrebbe già essere vecchio.

Per ulteriori spiegazioni, scrivere a: Rocco Clementelli, cle.rocco@gmail.com

FirmaOK di Poste: come usarla con il software di firma BIT4ID

Autore: Nunziante Esposito

Dopo aver usato la firma di poste Italiane con molta soddisfazione da più di sei anni, si è presentato un problema strano e di non facile soluzione: non era possibile installare le marche temporali e non era possibile, quindi, apporle all’occorrenza. Siamo stati per circa un mese un poco in apprensione mentre i tecnici di Poste Italiane cercavano di risolvere il problema.

Sia ben inteso, per chi fosse ancora in possesso delle marche temporali e per tutto il resto, il dispositivo di firma è rimasto efficiente e funzionante in piena autonomia per tutto.

Perché eravamo preoccupati?

Purtroppo, anche se gli altri gestori dei dispositivi di firma digitale su pendrive stanno cercando di adeguare ai nostri bisogni i loro software e, inoltre, nel frattempo  la firma digitale remota di Aruba risulta completamente accessibile, questo strumento di poste Italiane è, e rimane per il momento, l’unico strumento di firma su pendrive che possiamo usare ancora in piena autonomia anche su un computer non attrezzato per un disabile visivo.

Il problema che si è presentato con il programma firmaOK di Poste Italiane per le marche temporali è questo: non si tratta di un cattivo funzionamento del software della firma, ma solo una variazione del fornitore delle marche temporali avvenuta da poco e di conseguenza, l’impossibilità di poterle installare ed usare per i dispositivi di FirmaOK.

Contattato uno dei Dirigenti responsabili ICT di Poste Italiane, ho fatto presente il problema. Il servizio tecnico si è immediatamente attivato per capire e risolvere questa anomalia che si è presentata ad alcuni soci dell’Unione che avevano acquistato da poco un nuovo pacchetto di marche temporali che non è stato possibile installare e configurare.

Ho chiamato telefonicamente l’utente e nostro socio, Gabriele Mancini di Pisa che ci aveva informato dei problemi che stava vivendo con la firma digitale, l’ho messo in contatto con i tecnici di Poste Italiane che, pur se non hanno ancora risolto definitivamente il problema di compatibilità dei nuovi pacchetti di marche temporali con FirmaOK, hanno trovato una soluzione risolutiva al problema, indicando a Gabriele Mancini quello che doveva fare per risolvere il suo problema.

Infatti, gli hanno indicato di effettuare l’installazione del software di firma Bit4ID che consente di poter utilizzare il software di firma digitale FirmaOK e quindi, di poter firmare e marcare i documenti firmati con i certificati contenuti nel dispositivo di firma digitale di Poste Italiane.

In pratica, il programma di bit4id riconosce i certificati sulla pendrive di FirmaOK di poste italiane permettendo l’apposizione della firma e la marcatura temporale.

Vediamo quello che ha dovuto fare Gabriele per poter riattivare la possibilità di marcare i documenti che deve firmare sul lavoro. Queste sue indicazioni sono il suggerimento che ha voluto dare nel caso si presentasse questo stesso problema anche ad altri.

Dalle indicazioni fornite da Gabriele, per ovviare a questo problema fare quanto segue:

1. Scaricare ed installare il programma Firma4ng dal sito ufficiale di Bit4ID. Lo stesso software si può scaricare anche dal sito di Infocamere.

2. Con l’icona dal desktop, avviamo  il programma Firma4ng e si apre la schermata principale del software.

3. Premiamo Freccia giù fino al pulsante firma e premiamo invio.

4. Si apre la gestione risorse di Windows 10 e cerchiamo il file da firmare. Selezionato il file, premiamo invio per caricarlo nel software di firma.

5. Attendiamo qualche secondo, tempo che occorre per sincronizzare i certificati di firma con il sito di Poste Italiane.

6. Premiamo tab fino alla casella di controllo “richiedi timestamp”. Se abbiamo bisogno di apporre anche la marca temporale, premiamo barra spaziatrice per attivare la casella.

7. Premiamo il tasto Tab fino al pulsante avanti e premiamo invio per confermare.

8. Se vogliamo leggere il documento che stiamo firmando, premere invio sul comando per aprire il file in gestione risorse. Letto il file, premiamo alt più F4 per chiuderlo.

9. Premiamo Tab fino alla casella di controllo “dichiaro di aver preso visione del documento” e premiamo la barra spaziatrice per attivare la casella.

10. Premiamo Tab fino al pulsante avanti e premiamo invio.

11. Premiamo Tab fino alla casella combinata servizio di timestamp, la apriamo con alt più freccia giù e impostiamo la voce su “firma facile, marca temporale” e premere invio per confermare.

12. Solo la prima volta, premiamo Tab fino ai campi per inserire le credenziali delle marche temporali, inseriamo Userid e password. Se le credenziali fossero state già inserite e salvate precedentemente, andiamo avanti fino al pulsante avanti e premiamo invio per confermare.

13. Inseriamo il <pin di FirmaOK che permette di firmare il documento con i certificati che sono sulla pendrive.

14. Premiamo Tab fino al pulsante avanti e premiamo invio per confermare il tutto.

15. Attendere qualche secondo, il tempo che dal sito vengono controllati i certificati e si apre una finestra che fornisce la conferma delle operazioni eseguite sul file.

Se tutto è andato a buon fine, nella stessa cartella che contiene il file da firmare, viene creato il file firmato e marcato digitalmente. Al file firmato e marcato viene aggiunta nel nome del file la parola “signed che significa firmato, e, nel caso non si stesse firmando un file PDF che mantiene la sua estensione originale, il file assumerà come estensione il suffisso P7M.

Questa è la soluzione del problema che i tecnici di Poste Italiane risolveranno al più presto per rendere compatibili i nuovi pacchetti di marche temporali con il software di firma digitale FirmaOK.

Nunziante Esposito, nunziante.esposito@uici.it

Firma Digitale e disabili visivi, lo stato dell’arte

Autore: Nunziante Esposito

Quando si parla di firma digitale, la memoria va molto lontano ed i ricordi sono tantissimi, tutti belli. Un periodo in cui l’entusiasmo la faceva da padroni e tutto sembrava semplice, tutto risolvibile, soprattutto quando il Parlamento Italiano, nel 2004,  approvò la legge 04/2004 sull’accessibilità.

Purtroppo, dopo poco tempo dovemmo constatare che la realtà era ben diversa ed abbiamo dovuto smettere di sognare, riportando i piedi a terra, per affrontare i problemi che dal 1998 stavamo combattendo per l’autonomia dei ciechi e degli ipovedenti in campo digitale.

Nell’affrontare questi problemi, abbiamo sempre messo tanto entusiasmo, entusiasmo che non è mai diminuito nonostante gli anni passati, ma viene lo sconforto perché i problemi sono sempre gli stessi.

La situazione attuale, però, è più che positiva, perché non siamo nella stessa situazione di quando avevamo quasi 20 anni in meno. Infatti, oltre a poter sempre annoverare come dispositivo di firma digitale accessibile quello di Poste Italiane che si può utilizzare senza problemi sia con NVDA, sia con Jaws, e lo si può usare anche con un Mac, anche gli altri gestori di firma Digitale hanno fatto progressi non indifferenti.

Avendo seguito fin dalle prime versioni gli sviluppi dei tre dispositivi di firma digitale più importanti in Italia, Infocert, Poste Italiane e Aruba, ecco di seguito una breve cronistoria e l’attuale stato dell’arte.

Quando nel 2003 venne affrontato il discorso dall’Unione, tramite  la Commissione OSI, questi tre dispositivi erano completamente inaccessibili con le tecnologie assistive che si usavano allora.

Contattati i responsabili di questi tre fornitori di dispositivi di firma digitale, fu una delusione enorme, nonostante nel frattempo fosse stata approvata la legge Stanca.

Infatti, Poste Italiane, la prima  che ci diede ascolto, dopo la prima riunione nella quale ci fu promesso di intervenire subito, non ci ha dato più ascolto. Aruba, invece, non ci ha mai dato ascolto, nemmeno negli ultimi tempi, e non abbiamo mai potuto interloquire con qualche loro dirigente.

Subito dopo, contattata  la società Infocert, avemmo subito un ottimo rapporto di collaborazione e poco dopo, cominciammo a collaborare con i loro tecnici che, nel 2006, ci fornirono un dispositivo di firma digitale accessibile. Peccato che questa società non ha continuato a sviluppare questo software che, nel 2009, non era più utilizzabile.

Nel frattempo Poste Italiane, senza nessuna collaborazione da parte nostra, rese disponibile il suo dispositivo di firma digitale remota che risultò completamente accessibile. Anche questa fu una delusione, perché dopo appena tre anni, Poste Italiane ha messo fuori produzione questo dispositivo e ci siamo ritrovati di nuovo senza firma digitale accessibile.

La delusione fu talmente tanta che inviai una lettera di protesta molto pesante al responsabile di Poste per i servizi digitali e, con mia grande sorpresa, fui contattato quasi subito.

Fatte le mie rimostranze per telefono, il Funzionario di Poste mi promise di mettermi in contatto con la ditta che aveva creato il software e dopo pochi giorni fui contattato dagli ingegneri della ditta di Napoli che con la mia collaborazione hanno reso il dispositivo di firma digitale di Poste Italiane accessibile.

La situazione attuale è molto migliorata. Di problemi gravi non ne abbiamo, perché, mentre Infocert ha reso accessibile il suo software su pendrive dopo un incontro di chiarimento avuto tre anni fa con l’Unione, e dopo che Aruba ed Infocert hanno reso disponibili i loro dispositivi di firma digitale remota accessibile, possiamo ritenerci molto sodisfatti di quello che abbiamo disponibile.

Inoltre, per un caso fortuito e dopo una richiesta di assistenza chiesta da alcuni dipendenti delle PA della Sardegna, ho scoperto che quella che è stato sempre ritenuto un dispositivo di firma digitale inaccessibile, quella di Aruba su pendrive, era possibile usarla con una furbata.

Infatti, dopo averla installata ed essermi reso conto che la schermata iniziale era inaccessibile da tastiera, ma che si poteva usare con il mouse, mi sono reso conto che all’interno della cartella di installazione c’erano i file eseguibili per avviare tutte le funzionalità che, per chi vede, si avviano con il mouse fisico.

L’esperienza ha fatto il resto. Infatti, mi ha fatto immediatamente comprendere che, avviando questi file eseguibili, si poteva bypassare il menu inaccessibile. Inoltre, creando delle icone sul desktop per ogni file eseguibile, si potevano usare tutte le funzionalità direttamente da desktop.

Pur avendo praticamente disponibili i dispositivi dei tre principali gestori di firma digitale in Italia, qualche precisazione è doverosa farla per fornire delle informazioni precise che consentiranno a tutti di scegliere meglio il dispositivo più adatto alle proprie esigenze. La situazione reale è questa:

1. Dispositivo su pendrive di firma di Poste Italiane: ha mantenuto tutte le sue peculiarità di accessibilità. Unico rammarico: non hanno più reso disponibile la firma digitale remota.

2. Dispositivo su pendrive di Infocert: Anche se hanno fornito un software che si inserisce nella pendrive e consente di usare la firma digitale in modo accessibile, se non è installato il software per noi inaccessibile sul computer con il quale si deve usare il dispositivo di firma, quando si firma un documento, la firma risulta non valida. Questo problema si verificò anche con il vecchio software quando non lo potemmo più usare nel 2009.

Si comprende benissimo che, pur avendo sulla pendrive il software portatile e che si può firmare, se dobbiamo firmare dei documenti su un computer dove il software di Infocert non è installato, non possiamo firmare documenti perché la firma risulterebbe non valida. Alternativa in questo caso sarebbe quella di portarsi il proprio computer e firmare con quello.

3. Dispositivo di firma digitale remota di Infocert: questo dispositivo, acquistabile on line, non è stato mai provato direttamente da me, ma ho informazioni fornite da conoscenti che lo hanno usato. E’ accessibile. C’è però da considerare che costa molto di più dello stesso dispositivo che offre Aruba.

4. dispositivo su pendrive di Aruba: questo dispositivo ha un software che ha un menu iniziale  inaccessibile, ma come spiegato sopra, con una furbata lo si usa ed è accessibile in ogni sua parte. Rispetto ai dispositivi di Poste e di Infocert, costa qualche cosa in più. Inoltre, come per il dispositivo di Infocert, anche questo lo si può usare solo se sul computer è installato il software, quindi, stesso discorso fatto sopra per il dispositivo di Infocert.

5. Dispositivo di firma digitale remota di Aruba: questo dispositivo di firma si utilizza molto bene attraverso la sua app su iOS. Anche per questo dispositivo, se la si deve usare da computer, c’è bisogno di installare un software, altrimenti non è possibile firmare documenti tramite browser su computer. Anche da computer è completamente accessibile. Non è stata provata con uno smartphone Android, quindi, non sappiamo se è accessibile per Android.

In conclusione, analizzando questa panoramica cronologica che ho fatto in questo articolo, non solo è possibile poter scegliere il dispositivo di firma digitale più adatto alle proprie esigenze, ma si comprende facilmente che se non si usa abitualmente un iPhone o se si deve utilizzare il dispositivo di firma con un computer sul quale non è installato il software di firma, la soluzione più pratica, e che non vi costringe a portarvi dietro il vostro PC, è sicuramente FirmaOK di Poste Italiane su pendrive.

Altra considerazione da fare e giusto per ricordarlo, con i dispositivi di firma digitale su pendrive, abbiamo la possibilità di installare sulla pendrive stessa una versione portabile di NVDA che ci consente di poter utilizzare il dispositivo anche su un computer di terzi dove non è installato uno screen-reader.

Nunziante Esposito, nunziante.esposito@uici.it

Come segnalare i problemi di accessibilità per i servizi digitali di PA ed aziende

Autore: Roberto Scano

Quante volte ci è capitato di imbatterci in problemi di accessibilità di siti, servizi web o applicazioni mobili delle PA e di aziende e molte volte ci siamo detti: “ecco, l’ennesimo problema di accessibilità!”, abbiamo chiuso il sito e siamo passati altrove.

Grazie anche a questo comportamento, spesso le PA e le aziende non ricevono comunicazioni sulle problematiche di accessibilità riscontrate dalle persone con disabilità e pertanto non possono migliorare i servizi. In altri casi invece, la modalità con cui l’utente segnala non è adeguata per una risoluzione del problema.

Come scrivere ai gestori dei servizi digitali.

La calma è la virtù dei forti.

Prima di arrabbiarsi verso la pubblica amministrazione o l’azienda nei cui servizi troviamo problemi di accessibilità, pensiamo sempre che il problema che abbiamo riscontrato potrebbe essere un errore non voluto, una distrazione, un problema non ancora identificato. Per tale motivo il consiglio è di scrivere a questi soggetti.

Scrivere alle Pubbliche Amministrazioni.

Stavate cercando un documento importante nella pubblicità legale (albo), della modulistica e le avete trovate in formato PDF ma come scansione di documenti cartacei? Non riuscite ad utilizzare un servizio di prenotazione di servizi della PA o una determinata app in quanto ha delle criticità sotto l’aspetto dell’accessibilità? In questi ed altri casi penso sia giunta l’ora di scrivere alla pubblica amministrazione inadempiente rispetto alle normative vigenti in materia di accessibilità.

Nel caso delle pubbliche amministrazioni la modalità di contatto da utilizzare si chiama meccanismo di feedback, ossia una modalità di contatto accessibile che la PA deve rendere disponibile agli utenti per questa tipologia di segnalazione.

Dove si trova questo meccanismo di feedback?

Accedendo al sito web dell’amministrazione, dovreste identificare a piè di pagina del sito una voce “Dichiarazione di accessibilità”, che vi porterà ad una pagina dedicata del sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) in cui troverete tali riferimenti.

Come esempio, porto proprio la pagina relativa al sito dell’AgID.

All’interno della dichiarazione di accessibilità compare quindi il link al meccanismo di feedback di AgID nonché un link alla procedura di attuazione.

Cerchiamo quindi di capire meglio di cosa si parla per agire nel modo corretto:

1. il meccanismo di feedback  va utilizzato come primo contatto ufficiale con l’amministrazione, segnalando dettagliatamente il problema riscontrato. L’amministrazione ha trenta giorni di tempo  per risolvere il problema in modo soddisfacente per l’utente.

2. la procedura di attuazione si attiva ove l’amministrazione non risponda nei tempi previsti o nei casi in cui la risposta non sia stata considerata soddisfacente dall’utente. Inviando una segnalazione tramite la procedura di attuazione , si attiva il Difensore Civico per il Digitale il quale, dopo attenta valutazione, si attiva e dispone eventuali misure correttive (art. 3-quinquires legge n. 4/2004).

In ogni caso va ricordato che le problematiche di accessibilità effettivamente riscontrate sono rilevanti “ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili e comporta responsabilità dirigenziale e responsabilità disciplinare ai sensi degli articoli 21 e 55 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ferme restando le eventuali responsabilità penali e civili previste dalle norme vigenti”, ai sensi dell’art. 9 della legge n. 4/2004).

In tutti i casi di particolare urgenza, la persona con disabilità può comunque utilizzare la legge 67/2006, già oggetto di articoli nel nostro sito, ovvero può attivarsi in sede giudiziaria per richiedere sia la rimozione delle problematiche di accessibilità che un indennizzo per il danno subito.

Scrivere alle aziende.

Non riuscite ad acquistare un prodotto in un sito e-commerce, prenotare un taxi o effettuare delle operazioni postali e/o bancarie on line perché le procedure non sono accessibili, ad esempio, con lettori di schermo? In questo caso è arrivata l’ora di scrivere alle aziende inadempienti.

Come primo tentativo consiglio sempre un contatto alla casella e-mail ufficiale, o se si vuole qualcosa di più formale, tramite PEC. Se l’azienda non rende pubblicamente disponibile la PEC è sufficiente collegarsi al sito registroimprese.it che contiene i dati ufficiali delle Camere di Commercio tra cui, appunto, l’indirizzo PEC ufficiale.

Consiglio di scrivere sempre in modo non offensivo, descrivendo chiaramente la problematica e facendo presente che tale situazione è discriminatoria rispetto agli altri utenti / clienti del servizio. In questo caso non essendoci tempistiche definite per legge, consiglio comunque di richiedere una risposta soddisfacente con risoluzione del problema sempre entro 30 giorni, come avviene per le pubbliche amministrazioni.

Se volete saltare questo primo passo, potete saltare direttamente a quanto prevede la legge n. 4/2004 che obbliga all’accessibilità i soggetti diversi dalle pubbliche amministrazioni che “offrono servizi al pubblico attraverso siti web o applicazioni mobili, con un fatturato medio, negli ultimi tre anni di attività, superiore a cinquecento milioni di euro” (art. 3 comma 1-bis). In rete trovate diversi siti web, come ad esempio reportaziende.it, in cui rendono visibile il fatturato dell’ultimo anno utile, che può già far comprendere se l’azienda rientra o meno tra i destinatari della legge. Come per le pubbliche amministrazioni, anche per le aziende con fatturato inferiore a quello previsto dalla legge n. 4/2004 la persona con disabilità può comunque utilizzare la legge 67/2006, già oggetto di articoli nel nostro sito, ovvero può attivarsi in sede giudiziaria per richiedere sia la rimozione delle problematiche di accessibilità che un indennizzo per il danno subito.

Utilizzando invece la procedura ufficiale, sarà necessario inviare richiesta formale (ovvero sottoscritta dall’utente con firma digitale e/o corredata di copia di documento d’identità valido) da inviare all’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) utilizzando i contatti ufficiali (preferibile via PEC).

La richiesta può essere redatta in carta semplice, non essendoci attualmente una procedura automatizzata. Consiglio l’uso di una comunicazione formale come da esempio seguente:

“Oggetto: segnalazione inaccessibilità servizi digitali della società XYZ.

 Il sottoscritto ABC, con la presente segnala la non conformità dei servizi digitali della società XYZ, riscontrando le seguenti problematiche che mi impediscono la fruibilità dei loro servizi:

– Problema n. 1.

– Problema n. 2.

– Problema n. X.

Ai sensi di quanto previsto dall’art. 9 comma 1-bis si richiede all’Agenzia per l’Italia Digitale, dopo aver ravvisato le suddette violazioni, di fissare un termine congruo per l’eliminazione delle infrazioni stesse da parte del trasgressore, con applicazione delle sanzioni previste in caso di inottemperanza alla diffida di adempimento.

Resto in attesa di comunicazioni eleggendo la presente casella PEC come modalità di contatto per il procedimento.

Distinti saluti.

ABC

Conclusioni.

Nell’articolo sono riportate le diverse modalità di contatto con l’amministrazione per la risoluzione delle problematiche di accessibilità, da quelle più amichevoli a quelle meno accondiscendenti verso l’inadempimento e la relativa creazione di barriera digitale verso specifiche disabilità.

Lo scopo di queste modalità non deve essere di tipo “vendicativo” verso un soggetto, ma deve avere sempre una valenza di miglioramento dei servizi digitali della pubblica amministrazione e delle aziende rimuovendo sempre più quegli errori di progettazione e sviluppo che innalzano barriere digitali verso le persone con disabilità.

Roberto Scano, https://www.webaccessibile.org/legge-stanca/come-segnalare-i-problemi-di-accessibilita-per-i-servizi-digitali-di-pa-ed-aziende/#content

Stampanti Lexmark assistite da sintesi vocale completamente accessibili

Autore: Rocco Clementelli e Nunziante Esposito

Con la situazione di pandemia che stiamo vivendo, siamo tutti presi dalle innovazioni tecnologiche che ci aiutano a tenerci in contatto con il mondo esterno, consentendoci di continuare le attività che, contrariamente, non avremmo mai potuto svolgere, soprattutto quelle associative.

È di esempio, in questi giorni in cui ricorre l’anniversario della giornata del Braille, le tante manifestazioni in tante regioni d’Italia che è stato possibile seguire tramite la piattaforma Zoom Meeting, una delle più usate in assoluto.

Non sempre succede, ma molto spesso le cose più utili per noi disabili della vista non sono quelle pensate e realizzate direttamente per noi. E non parliamo solo della piattaforma Zoom Meeting. infatti, in questi giorni possiamo annoverare, tra le cose utili ed accessibili, incrociate per puro caso, un set di stampanti vocalizzate e completamente accessibili.

A pensarci questa volta è stata la Lexmark. Questa ditta che produce da sempre un buon set di stampanti, in questo caso ci ha fatto un regalo enorme, producendo un prodotto assistito da sintesi vocale. Vediamo di cosa si tratta.

Fin dal primo momento in cui un disabile visivo ha potuto utilizzare un computer, in contemporanea ha potuto scannerizzare, inviare documenti, fotocopiare e stampare autonomamente tutto quello che era possibile leggere e scrivere con un computer.

Se ai primi tempi era alquanto difficoltoso fare tutte queste operazioni, oggi tutto questo è diventato non dico semplice, ma grazie a tutti i miglioramenti delle macchine per la stampa, diciamo che riusciamo a fare abbastanza e sicuramente in autonomia.

Infatti, con il miglioramento dei computer e, in contemporanea, con quello delle stampanti multifunzione, se usiamo una macchina accessibile, possiamo fare autonomamente quasi tutto quello che  richiede la quotidianità  del tempo in cui viviamo.

Un disabile visivo, ipovedente o non vedente, pur tenendo conto di cose purtroppo  oggettive,  quando esegue queste operazioni, anche quando ci si mette di mezzo la tecnologia del III millennio Che esalta il touch screen, se ha una macchina accessibile, non ha più bisogno di superare ostacoli che, in altri tempi, sarebbe stata un’impresa.

Però, è da tempo che quando si deve cambiare stampante, con tutti i prodotti touch screen venduti,  è diventata un’impresa trovare una stampante o uno scanner, oppure, una multifunzione che ci serve anche da fotocopiatrice e da fax, accessibile.

Purtroppo, per poter avere la possibilità di usare questo tipo di macchine, ci si deve accontentare  di un prodotto un po’ datato,  con dei pulsanti fisici, per avere la possibilità di usare i comandi a memoria, anche se sta diventando raro trovare macchine di questo tipo.

Quando si è ostinati, si cerca ovunque e, almeno questa volta, siamo stati fortunati a trovare un prodotto valido per la nostra autonomia.

Abbiamo trovato nel vasto mercato delle stampanti, un prodotto innovativo e completo, ma soprattutto realmente accessibile. La cosa straordinaria: non è un prodotto dedicato, quindi, non di nicchia, il che significa  non costoso.

È da qualche tempo che a risolvere questo nostro problema ci ha pensato la Lexmark, un’azienda americana.

Per raggiungere il sito, portarsi a questa pagina: https://www.lexmark.com/it_it.html

Questa azienda, molto probabilmente per rispettare la legge 506 americana sull’accessibilità, ha prodotto ed ottimizzato la propria tecnologia a 360 gradi, consentendo l’utilizzo dei suoi prodotti a tutti, includendo appunto anche i disabili visivi.

Visitando il sito con la URL indicata sopra, ci possiamo rendere conto di tutta una serie di modelli, più o meno economici, con diverse funzioni. Si parte da un modello base, in  bianco e nero, per uso domestico, Per arrivare a modelli a colori e di diverso formato, per un’utenza più professionale.

Queste stampanti sono accessibili perché hanno una guida vocale che segue l’utente, aiutandolo  ad eseguire tutte le sue funzioni. Questa sintesi si attiva semplicemente premendo il tasto cinque del tastierino numerico sul pannello di controllo. Una volta premuto il tasto 5, una sintesi vocale comincia a parlare ed indica all’utente le varie opzioni disponibili sulla stampante che, ovviamente, variano in base al modello acquistato. Oltre alla sintesi vocale,  queste stampanti multifunzione, hanno  i tasti in rilievo e, su ogni tasto è serigrafata l’icona della funzione, in modo da poterla riconoscere anche al tatto. Inoltre, c’è una presa USB che da la possibilità di inserire una tastiera USB che ci consente di ottimizzare il movimento tra i vari menu, utilizzando le frecce della tastiera e confermando con invio.

Con la tastiera USB è possibile, solo nei modelli più costosi, inviare direttamente  dalla stampante un file di testo tramite e-mail, tramite fax, o stampare testo contenuto da file direttamente su carta.

Ovviamente, questo tipo di macchina deve essere connesso ad Internet e, quindi, ha la tecnologia WiFi che consente di stampare da smartphone, pc e tablet, insomma, ha tutte le funzioni che sono sempre state disponibili su alcune stampanti e solo per chi poteva usare la vista. E se non si fosse capito, con questo tipo di macchine per la stampa, tutte queste funzionalità sono alla portata di tutti, nessuno escluso.

La Lexmark è un’azienda famosa nell’ambito di stampanti e altri prodotti hardware di alta tecnologia, una multinazionale con presenza in tutto il mondo.

Da notare una cosa molto importante: la disponibilità dei call center è stata verificata ed è immediata. Gli operatori forniscono informazioni puntuali, sia sui prodotti, sia per l’assistenza, sia  sulla tecnologia assistiva. E non è una nota da poco con tutto quello che viviamo con i call center in Italia.

Di seguito   sono indicati i modelli con guida vocale integrata, indicati dal call center, ed il link per la pagina del sito dove sono indicati i vari modelli con la descrizione delle funzioni.

– MX420.

– MX520.

– MX522adhe.

– MX620.

– MX720.

– MX820.

Si  possono leggere tutte le informazioni dei prodotti Lexmark alla seguente pagina: https://www.lexmark.com/it_it/solutions/print-solutions/accessibility-at-lexmark/accessibility-monomultifunction.html

https://www.lexmark.com/it_it/solutions/print-solutions/accessibility-at-lexmark.html

Per chi avesse bisogno di ulteriori informazioni tecniche, è possibile consultare il sito del Supporto Tecnico Lexmark, disponibile nella  nostra lingua alla seguente pagina: support.lexmark.com

Lexmark Technical Support: 0039 (0)26 968 2636

supportit@lexmark.com

BPER Banca e gestione del conto on-line: aggiornamento ed ulteriori informazioni

Autore: Rocco Clementelli e Nunziante Esposito

Come nell’articolo precedente, in questo articolo riportiamo gli aggiornamenti avvenuti dopo appena tre giorni da un incontro avvenuto con i responsabili di questa banca ed i tecnici di UICI, incontro organizzato da ABI.

Veder risolti alcuni dei problemi indicati in appena tre giorni, non denota solo la sensibilità dei responsabili della banca, ma è un record per l’accessibilità, mai verificatosi in 20 anni di attività.

Si tratta della gestione del sito e dello sportello di home Banking di BPER Banca (ex Banca popolare dell’Emilia Romagna): www.bper.it

Con questo articolo, intendiamo rassicurare i clienti della Banca Intesa e della UBI Banca che stanno per trasferirsi a BPER, ma anche gli stessi clienti di questa banca, che l’Istituto bancario ha intrapreso un rapporto di collaborazione con l’Unione, attivando un tavolo di lavoro che mira a migliorare l’interfaccia e ottimizzare l’utilizzo del sito.

Alcune modifiche nella pagina iniziale sono state già effettuate e sono state modificate alcune delle funzionalità, rendendo immediatamente fruibile la pagina iniziale e permettendo a chi usa uno screen-reader di accedere immediatamente alla pagina di login.

Come già detto nell’articolo precedente, effettuando il login, si accede alla pagina m-site della banca, dove ora è possibile effettuare diverse operazioni utili alla gestione del nostro conto, tra le quali è possibile modificare il codice di accesso, fornitoci con attivazione del conto, e la nostra password, cliccando sul pulsante “Ho dimenticato la password”. I passaggi sono spiegati all’interno del sito.

Se invece vogliamo passare all’interfaccia classica, prima di effettuare il login, ci spostiamo a fine pagina, dove è possibile cliccare sul pulsante se vuoi passare alla visualizzazione classica clicca qui. Per la procedura di utilizzo di questa interfaccia leggere l’articolo precedente.

Come già detto, per usare l’interfaccia classica basta fruire dei consigli forniti nell’articolo precedente. Inoltre, dopo le modifiche apportate, il tutto è stato testato anche con un device iPad e sistema operativo iOS. Con l’ultima versione del sistema operativo, con questo device sono state eseguite varie prove, riuscendo ad eseguire tutte le varie operazioni senza troppi problemi.

Siamo a conoscenza che nei prossimi giorni ci saranno delle migrazioni di utenti che troveranno un sito ed una interfaccia diversa rispetto a quella che hanno utilizzato in precedenza, ma noi, come unione, ci teniamo a informare i soci correntisti di questa banca che siamo disponibili a fornire eventuale supporto e chiarimenti per consentire di utilizzare questo sito ed il relativo sportello di conto corrente.

Inoltre, per il momento e fino a quando i tecnici non apporteranno i miglioramenti necessari, anche gli operatori del servizio clienti Contact service della Banca daranno tutto il supporto necessario per rendere quanto meno più semplice questa migrazione.

Si consiglia ai correntisti disabili visivi di tenere sempre aggiornato il sistema operativo, il browser che si utilizza per la navigazione web e, se possibile, utilizzare le ultime versioni degli screen-reader.

Perché avere tutto aggiornato?

Avere tutto aggiornato significa migliorare la gestione del sito web che, essendo un sito di un Istituto di Credito che necessita di uno standard di sicurezza molto elevato, viene usato molto più facilmente con l’utilizzo di strumenti efficienti che sono sempre quelli più aggiornati.

Guida pratica per gestire la navigazione nel sito della BPER

Autore: Rocco Clementelli e Nunziante Esposito

Questa piccola guida fornisce dei consigli pratici per poter accedere in modo agevole al proprio conto online di BPER Banca, anche in considerazione della migrazione di molti clienti da UBI Banca e Banca Intesa che sta avendo luogo in questo periodo. Siamo in contatto con i responsabili di ABI e di Banca BPER per superare  i problemi di inaccessibilità attualmente riscontrati da coloro che usano questo sito con uno screen-reader.

Come tutti sappiamo ormai, possiamo fare ogni operazione sui nostri conti correnti direttamente da casa. Per alcuni disabili visivi, può risultare anche facile navigare su un sito, ma la navigazione di un sito come quello di una banca è più difficile. Quando ci sono problemi di inaccessibilità o di usabilità che mettono in crisi il nostro screen-reader non si possono nemmeno fare le cose più semplici.

Proviamo a capire come muoverci, almeno per fare le cose che, con qualche indicazione, abbiamo la possibilità di fare, quindi, andiamo a vedere come possiamo facilitarci la gestione dello sportello di questo Home Banking.

Iniziamo con l’aprire il browser che usiamo abitualmente e cominciamo digitando l’indirizzo: www.bper.it

Premendo invio si apre la home page della banca      e troviamo subito il comando “Accedi al tuo Internet Banking”. Premendo invio su questo comando, apriamo direttamente la pagina di accesso all’area privata del sito.

Qui il sito ci porta su una “pagina web semplificata” (msite), dove è possibile accedere al nostro sportello di Home Banking usando le nostre credenziali, coadiuvate dal nostro smartphone che, con la relativa app, ci permette l’accesso al conto corrente, sbloccando l’accesso tramite il codice pin generato dall’app o tramite il riconoscimento dei nostri dati biometrici. (Vedi riconoscimento impronta digitale o riconoscimento del volto).

Anche se questo canale di accesso al conto corrente è semplificato e di facile utilizzo, non rispetta una delle maggiori raccomandazioni per chi vuole avere un sito completamente accessibile: non consente di fare tutto quello che si riesce a fare con il sito cosiddetto “normale”. Infatti, una delle pecche di questa modalità semplificata importante che manca, è che non consente di gestire funzioni più avanzate.

Il cambio della password, ad esempio, è fattibile collegandosi all’msite da PC ma non da dispositivo mobile. Accedendo all’msite da PC, nella pagina di login sotto il campo “Password”, è presente il link “Hai dimenticato la password” dove è possibile procedere con la modifica della stessa. Inoltre, le funzioni importanti più complesse non sono disponibili.      Questo è il motivo per il quale si è costretti a non poter utilizzare questa modalità per alcune delle funzioni molto importanti.

Le principali funzioni dispositive presenti sul msite sono: Bonifico, ricarica telefonica, ricarica prepagata; le principali funzioni informative sono: movimenti conto e carte, situazione deposito titoli e finanziamenti.

Ovviamente, non essendo state rispettate le regole di accessibilità anche per il sito cosiddetto “normale”, siamo un poco penalizzati e dobbiamo, per il momento, avere qualche dritta che ci aiuti a districarci tra i vari comandi del nostro sportello di Home Banking del sito.

Dopo un’analisi accurata di quello che si presenta dopo aver usato il link per l’accesso al conto corrente, quando non si ha bisogno di fare solo operazioni di quelle consentite dal sito semplificato (msite), dobbiamo fare come segue.

Premendo i tasti Control e fine, ci portiamo alla fine della pagina, dove con un paio di frecce su, troviamo la voce “Se vuoi passare alla visualizzazione classica clicca qui”. Premendo invio sul link, siamo nella pagina di login del sito ufficiale, o meglio, sito standard.

Quando lo screen-reader inizia a parlare, lo fermiamo con il tasto Control. Con la freccia giù, troviamo “E’ il tuo primo accesso?”. Ovviamente, scendiamo ancora con freccia giù e troviamo i campi editazione del nostro login, dove inseriremo nome utente e password.

Dopo aver inserito nome utente e la password, consigliamo di dare subito invio dopo la password, in modo da non perdere il focus sul pulsante accedi.

Si attiverà il passaggio tramite l’app del nostro smartphone per la solita conferma per l’accesso. Espletate le operazioni tramite l’app per l’accesso, il sito ci consentirà di entrare e di interagire con lo sportello di Home Banking e, quindi, con il nostro conto corrente.

Siamo sulla nostra pagina personale, qui il nostro screen-reader si comporta in maniera un po’ anomala e non per colpa sua. Infatti, le varie scelte che si possono fare ad inizio pagina, quali menu, link e quanto presente sulla pagina, comprese tutte le opzioni disponibili per poter amministrare il proprio account, sono viste come delle semplici scritte in una tabella. Con quelle scritte presenti in ogni cella della tabella, in realtà si può interagire, perché quelle scritte in realtà sono dei pulsanti che si possono facilmente premere con la barra spazio o con invio.

Quando si attiva uno di questi pulsanti, anche se non sembra essere accaduto nulla, sulla pagina si è aperta la sezione che, scorrendo con freccia giù, troviamo con i comandi disponibili per le operazioni consentite nella sezione attivata con il pulsante precedentemente premuto.

Da questa pagina e usando proprio questi pulsanti che per lo screen-reader sono delle semplici scritte di testo, è possibile effettuare qualsiasi impostazione, operazione, attivazione di carte, cambiare il pin, attivare il Key6, insomma gestire il proprio conto corrente per ogni bisogno o per qualsiasi operazione consentita.

Agendo come sopra indicato e per il momento, in questo modo si può avere una maggiore autonomia e soprattutto una maggiore privacy.

I test sono stati effettuati con NVDA ultima versione e Mozilla Firefox, ma le indicazioni fornite sopra, funzionano anche con il browser Google Crome e Microsoft Edge.

Vi riportiamo anche una cosa strana, Lo screen-reader Jaws 2020, non riesce a essere fluido nello scorrimento della pagina durante la navigazione. Stesso comportamento è stato rilevato anche con l’assistente vocale di Windows 10.

Per uscire dal sito ci basterà premere alt più F4. Se invece vogliamo chiudere solo la finestra corrente, premeremo Control più W.

Tener presente che la finestra per la parte di sito semplificata, rimane aperta alle spalle della finestra principale, quindi, se vogliamo, possiamo anche chiuderla. Basta premere prima alt più tab per cercarla e poi control più W per chiuderla.

Inoltre, possiamo eseguire la procedura descritta sopra, partendo direttamente dalla pagina semplificata/mobile che apriremo digitando nel browser la URL: m.bper.it

Una volta che si è aperta la pagina, si possono eseguire gli stessi passaggi indicati sopra.

Rocco Clementelli e Nunziante Esposito.

La legge non basta

Autore: Sergio Prelato

La nostra associazione ha contribuito fattivamente a creare la cultura dell’accessibilità per i non vedenti, stimolando studi e promuovendo i percorsi tattili, che peraltro non sono la panacea delle B. A.

Interpretare la normativa e le leggi e i regolamenti attuativi, in modo corretto ed equilibrato, è dovere etico del nostro Ente, per non scaricare sul progettista tutta la responsabilità di possibili mancanze, in un campo in cui solo le persone che hanno esperienza della disabilità visiva, possono fornire adeguati consigli. Le regole tecniche sono più chiare in ambiti di b. a. legate a disabilità motorie.

Nessuno può ridarci la vista, anche progettando al meglio delle conoscenze e pratiche attuali.

L’autonomia anche da parte di persone anziane e non solo giovani o in età lavorativa, è una conquista che si ottiene in primo luogo attraverso percorsi complessi, di motivazioni personali, dipende dal tipo di cecità e patologia e ipovisione.

Tanto per fare un esempio nel caso di alcune degenerazioni retiniche, l’eccessiva illuminazione è deleteria, come per altri tipi lo è il contrario.

Il progettista deve essere e diventare un alleato dei cittadini non vedenti, non sentirsi responsabile della loro patologia.

Gli accorgimenti richiamati genericamente dalla norma, per rendere accessibile un luogo, sono svariati e spesso non sono facili da capire per i tecnici, in quanto non esiste una formazione costante e a livello pre laurea.

La nostra esperienza, unita alla competenza dei tecnici, la nostra responsabilità nel fare applicare in modo ragionevole le normative, la responsabilità dei tecnici di fare il possibile per avvicinarsi ad un risultato soddisfacente e ottimale, sono obiettivi che si possono e debbono raggiungere con il tempo.

Già ora molti uffici, responsabili della realizzazione di molte infrastrutture hanno al loro interno le competenze tecniche per rendere un buon servizio ai viaggiatori e fruitori non vedenti.

I costi di queste politiche di accessibilità, non sempre riescono ad essere coperti da fonti di denaro pubblico sicuri, che vengono utilizzati per emergenze, equilibri di bilancio imposti da regole di contenimento del debito. ecc.

Il privato inoltre deve ottemperare a numerose incombenze e rispetto delle norme, ed è importante far capire quando e se conviene spendere soldi e come spenderli sulle barriere senso percettive.

La mera declinazione standard di regole che valgono sempre e comunque non conviene a nessuno, spesso crea “cattedrali nel deserto” ove un cieco assoluto non si avventurerebbe mai da solo, in nome di una autonomia di tipo formale e nominale doverosamente esplicitata dalla legge, d’altronde non è possibile che una norma non estenda la propria virtuale e ideale influenza in tutti i luoghi previsti dalla vita umana.

Ma sappiamo, in primis noi ciechi e ipovedenti, che non è possibile ragionare in termini assoluti, un po’ come pretendere un ospedale ad ogni angolo di strada.

Insomma, stazioni, metropolitane, banchine delle linee di trasporto, ospedali e altre strutture, un minimo di segnali che avvisino del pericolo durante gli attraversamenti è doveroso pretenderlo.

Ma in altri ambiti bisogna puntare sulla formazione e l’assistenza, come prassi di accessibilità, al pari di un percorso tattile a terra.

L’interpretazione barocca e fuorviante della norma, brandire sentenze di fatti gravi e incresciosi, ancorché fortunatamente rari, non è una prassi saggia.

Se un cieco si fa male per mancanza di accorgimenti, teoricamente non dovrebbe più uscire di casa.

Abbiamo la responsabilità di guidare con razionalità e con una corretta comunicazione, cosa che peraltro avviene già da anni, i Comuni e i privati ad acquisire sempre di più nozioni di accessibilità, ne è uno dei tanti esempi un corso organizzato dal Consiglio regionale del Piemonte dell’UICI, in collaborazione con l’Ancip.

Questo ha prodotto sul territorio piemontese più consapevolezza e contatto, e richieste di consulenza da parte nostra, in occasione di riqualificazioni e progetti.

Il puzzle dell’autonomia non si ottiene solo con percorsi tattili, si ottiene con corsi di orientamento, l’uso del bastone bianco in modo corretto, la presa in carico in caso di ciechi dalla nascita, di prassi precoci di motricità e competenze spaziali.

Trasmettere competenze sul mondo materiale e urbano che consentano l’utilizzo delle guide naturali peculiari sul territorio di residenza, fornire risorse e competenze per riconoscere pericoli e fonti di pericolo, indipendentemente dai percorsi tattili.

I percorsi tattili, come le mappe e targhette braille, sono elementi importanti, ma che fanno parte, appunto, di un puzzle ampio e non sempre scontato, che nessun artificio può, fine a se stesso, rendere veramente autonoma una persona cieca.

Molte persone affette da maculopatia, vogliono diventare autonome, e le risorse da mettere in campo per queste persone sono tante e complesse.

Illudersi che gli accorgimenti siano l’unica ancora di orientamento è scorretto e pericoloso.

Spesso, dipende dalle città e dalle stagioni, le foglie secche, la pioggia che crea allagamenti, vento, la neve, lavori in corso, peculiari condizioni urbanistiche, rendono difficoltoso l’incedere della persona disabile visiva, ostruiscono i percorsi tattili a terra. La cosa più importante è investire, tra le altre cose, in corsi di orientamento e mobilità più moderni e attuali, creando operatori preparati.

L’autonomia è sempre mediata dai percorsi, dalla conoscenza pregressa che nessuna mappa potrà mai sostituire, dalle guide naturali, dalla familiarità, dal saper accettare e chiedere aiuto, sia in modo pianificato, che spontaneo.

Non dobbiamo mai negare a noi stessi che siamo e ciechi e ipovedenti, non siamo super eroi come Dark Devil.

Ciò non ci deve far sentire né umiliati né prigionieri della nostra limitazione, ma ci deve far sempre essere realistici, per una vera autonomia, non dettata da falsi miraggi.

La nostra esperienza unita ad una sana e salda alleanza con chi ha competenze professionali sui temi a noi cari è l’unico traguardo possibile, che si raggiunge non solo con una pista tattile, ma con intelligenza e realismo.

Un punto che deve far riflettere è l’utilizzo di sistemi di orientamento, costosi, complessi, quasi elitari, come bastoni bianchi pesanti e passibili di scarsa precisione, potrebbero rendere cattivo servizio all’autonomia, svariati prototipi in varie nazioni, compresa la nostra, sono in commercio o in comodato d’uso, ma non sembrano affatto convincenti.

Sistemi semplici, applicabili a ciò che si utilizza quotidianamente, può e deve essere utilizzato, ma non deve sostituire l’essere umano e la sua libertà di movimento, legata all’esperienza dell’ambiente e all’istinto e al corretto uso dei sensi vicarianti.

Intasare i canali di comunicazione, come udito, tatto, imponendo una concentrazione multi tasking non è auspicabile.

Armature tecnologiche troppo complesse e costose, allontanano dagli obiettivi sopra esposti.

La libertà di scelta è indispensabile per poter fruire della tecnologia, a costi accettabili, una prerogativa individuale, che può diventare patrimonio collettivo, con il tempo; tale prerogativa non è delegabile a nessuna norma.

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ha una grande responsabilità in questi ambiti ed intende esercitarla, senza dogmatismi e senza concedere monopoli.

I percorsi tattili a terra con i sei codici, peraltro validi solo in Italia, in Europa si utilizzano solo due codici, sono accettati da tempo anche dopo gli opportuni miglioramenti.

Ma sono un piccolo sia pur importante, pezzo del mosaico che porta all’autonomia vera e all’esercizio della nostra libertà. La visione progettuale su questi temi cruciali deve affondare le sue radici nella sostenibilità e ragionevolezza, come giustamente richiama la Convenzione Onu sui diritti delle persone Disabili.

Sergio Prelato

Vicenza – Autonomia conquistata con l’uso del POS, di Silvana Valente

Autore: Silvana Valente

Dal primo gennaio 2020 è entrata in vigore la normativa che prevede, ai fini di poter beneficiare della detrazione fiscale delle prestazioni sanitarie, che il pagamento delle stesse deve essere tracciabile. Poco male potremo dire, ma per un libero professionista non vedente ritrovarsi improvvisamente a scegliere e quindi a gestire un dispositivo preposto a ricevere i pagamenti elettronici, non è una cosa così banale. Perché? Ovviamente, per me, che certo non ero l’unica a non essere ancora dotata di un Pos proprio per la difficoltà a gestirlo in autonomia, sarebbe stato molto più semplice avere a disposizione un lasso di tempo per l’adeguamento in tal senso (3-6 mesi). Dunque, ho subito cominciato la ricerca. L’amico e collega A. C. mi ha consigliato di interpellare l’Invat (Istituto nazionale valutazione ausili e tecnologie), di cui non conoscevo l’esistenza. Ho contattato i referenti che si sono mostrati molto collaborativi, anche perché non ero stata l’unica a rivolgermi a loro per trovare un dispositivo dotato magari di sintesi vocale o di sistema di lettura braille.

Fortunatamente, un ragazzo che mi supporta nell’ambito informatico mi ha consigliato di contattare SumUp (società di pagamenti mobili), con cui lui si trova benissimo, sia perché vengono accettate per il pagamento tutte le varie carte bancomat e carte di credito, sia perché le commissioni dovute sono inferiori a quelle di una qualsiasi banca. Inoltre, qualora non mi fossi trovata bene, avrei potuto contare sulla possibilità di restituire il lettore carte entro un mese dall’acquisto. Oltretutto, non essendoci dispostivi nati con sintesi vocali, avrei potuto gestire il tutto ugualmente bene, sfruttando una app da installare sullo smartphone (disponibile per Android e ios). Inizialmente, per evitare di trovarmi in difficoltà, ho scelto l’apparecchio più completo, con la tastiera in rilievo e dotato di stampante per la ricevuta cartacea, quella a cui fa seguito la regolare fattura. Io non mi ero resa conto che non era quello il dispositivo che si può gestire con lo smartphone e dunque dovevo ogni volta farmi leggere il display dai pazienti, che, a volte complice l’età di taluni non sempre mi erano d’aiuto. Del resto, succede non di rado anche nei negozi che i cassieri aiutino i clienti nell’utilizzo dei tasti del lettore. Inoltre, qualche volta capitava, nell’orario di punta, che sul display comparisse la scritta «Attendere» e io non potevo accorgermi, come non potevo controllare se il pagamento andava a buon fine. Inutile dire che non era il caso di continuare ad avvalermi della consulenza dei miei pazienti.

Dopo aver testato varie possibilità, i referenti dell’Invat mi hanno confermato che avevo fatto bene ad orientarmi su SumUp, ma il lettore che avrei dovuto scegliere per gestirlo attraverso l’app dello smartphone era il dispositivo più semplice e non quello che avevo scelto io: per capirci, senza stampante e con tastiera touch ma a cui si può applicare una cover braille. Ho, dunque, provveduto ad acquistare il dispositivo più semplice nonostante fosse già trascorso il mese previsto per un eventuale sostituzione. Il referente di SumUp che ha seguito la mia pratica ha fatto prevalere l’aspetto umano, pensando a chi cerca ogni giorno di superare le difficoltà lasciando da parte le regole scritte sulla carta e di questi tempi direi che non è poco.

Ora sono diventata veloce e sicura anche nel ricevere i pagamenti tramite Pos, potendo avvalermi del voice over che vocalizza ciò che compare sul display dell’iPhone, insieme all’applicazione con cui utilizzo il lettore carte. Non nascondo però che non sarebbe male se ci si preoccupasse un po’ di più delle categorie di lavoratori svantaggiati.

Criticità di inclusione scolastica ed accessibilità digitale, di Stefania Leone e Marco Pronello

Autore: Stefania Leone e Marco Pronello

Fonte: www.fedman.it

Il tema dell’accessibilità digitale in ambito scolastico, non impatta solo sull’utilizzo di ausili tecnologici o accomodamenti ragionevoli per disabilità visive, ma anche per disabilità uditive, motorie, intellettive, relative a disturbi dello spettro autistico, nonché a pluriminorazioni. In questi mesi di emergenza, in cui l’uso dell’informatica nella didattica è stato fortemente incrementato, si è riscontrato che l’accessibilità degli strumenti scolastici presenta qualche luce, ma purtroppo ancora molte ombre. Ci si dimentica che, oltre agli alunni disabili, esistono genitori ed insegnanti con disabilità, che restano ancora quasi del tutto invisibili. Su questi aspetti ci siamo confrontati con alcuni addetti ai lavori, tra cui insegnanti di scuola secondaria, docenti universitari e docenti incaricati presso gli atenei per i corsi di sostegno, e una delle sensazioni comuni rilevate in situazione di disabilità è quella di sentirsi ai margini della vita dell’istituto scolastico. Nel collegio docenti, nei gruppi di lavoro, nei consigli di istituto e nelle commissioni d’esame; tra le principali motivazioni vi sono problemi nella scelta dei libri di testo, degli strumenti digitali di lavoro, delle piattaforme tecnologiche accessibili di meeting e didattica a distanza. Proviamo ad esaminare qualcuno di questi problemi.  

I libri di testo accessibili

Spesso, un rappresentante di una casa editrice che arriva in sala professori, non ha la versione accessibile dei testi e non comprende esattamente cosa significhi accessibilità. È dunque evidente che il primo gap è proprio la mancanza di competenze e di possibilità di verificare il prodotto, anche perché i tempi per la scelta sono ristretti e gli unici escamotage possibili sono l’aiuto dei colleghi o, qualora si conoscano personalmente gli autori, la richiesta diretta dell’invio del file in formato accessibile, ma tale soluzione non può essere definita accessibilità universale. Questi problemi ricadono a cascata sui genitori e sugli alunni con disabilità i quali, tra l’altro, non possono consultare preventivamente i testi e devono sperare che il prodotto acquistato sia fruibile tanto per la lettura, quanto per l’interazione con gli esercizi da svolgere. Proviamo a dare anche qualche parziale buona notizia: ad esempio, per le scuole secondarie si è attivato un progetto denominato “Scuolabook”, che consiste in un portale per acquistare ebook online , e si può fare anche riferimento a piattaforme mainstream come Kindle, ma purtroppo non sono tutte totalmente accessibili. Attualmente si sta sviluppando un nuovo sistema autorizzato dalla normativa vigente, secondo cui un docente non acquista il testo, ma può produrlo man mano tramite dispense. Il vantaggio è la possibilità di produrre il testo tenendo conto delle eventuali esigenze di accessibilità del docente e degli alunni, lo svantaggio sta nei costi, in quanto richiede grande dispendio di tempo e di risorse umane. Spesso le soluzioni, invece di essere affrontate a livello istituzionale, ricadono a livello associativo; ad esempio la commissione nazionale insegnanti dell’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) sta pensando di creare una banca dati con i testi già prodotti e questo progetto costituirebbe una buona prassi sia per l’accessibilità che per la non discriminazione nella professione dell’insegnamento. Si segnala inoltre un interessante progetto, a cura dell’Università di Torino, per gli studi di “matematica accessibile”: si tratta del laboratorio Polin, in cui vengono messi a disposizione degli studenti universitari, computer già forniti di tecnologie assistive e il “pacchetto accessibility”, software per la decodifica accessibile delle formule matematiche, compatibile con i  più comuni screen reader, ausili utilizzati da persone cieche o fortemente ipovedenti.  

I registri elettronici accessibili

Quando nacquero le prime piattaforme private all’inizio degli anni 2000, non c’era l’obbligo dell’uso del registro elettronico. In seguito all’obbligatorietà dello strumento, sono iniziati i problemi di accessibilità e usabilità. Qualche anno fa il MIUR (ora MI, Ministero dell’Istruzione) aveva aperto un tavolo tecnico con i principali gestori di piattaforme a livello nazionale e alcune associazioni di categoria, per l’adozione di una piattaforma comune che rispetti le norme sull’accessibilità. A tutt’oggi però, ogni istituto scolastico sceglie la piattaforma da adottare ed anche in questo caso le segnalazioni di inaccessibilità restano a carico del mondo associativo. Per esempio, in seguito a ripetute segnalazioni da parte di alcuni soci su problematiche con l’utilizzo di piattaforme sviluppate da Spaggiari e Argo, l’Associazione Disabili Visivi ONLUS (ADV) ha contattato i gestori, i quali si sono resi disponibili a risolvere i problemi, adeguando i prodotti già esistenti al tipo di problema e di disabilità. Tali soluzioni, effettuate a posteriori, non sono mai totalmente risolutive ed inclusive e risultano “toppe”, che lasciano sempre aperti altri problemi: rendere accessibile un prodotto vuol dire riprogettarlo alla radice, in modo da renderlo universalmente utilizzabile. Esistono differenze nell’accessibilità di una piattaforma digitale, a seconda della tipologia di utente che la utilizzi in compilazione o in consultazione. Per fare un esempio tecnico tra i tanti, un insegnante non vedente che debba inserire gli argomenti svolti e i compiti assegnati giorno per giorno, può trovarsi nell’impossibilità di completare il lavoro a causa della difficoltà di inserire la data nel registro digitale, perché il campo relativo non è digitabile o non è correttamente etichettato. In un periodo come quello di lockdown dovuto all’emergenza Covid-19, il problema è aggravato da forti difficoltà per insegnanti che lavorano a distanza, senza il supporto di colleghi o familiari in grado di risolvere eventuali impedimenti tecnici. Un buono stimolo affinché le scuole adottino un registro digitale accessibile, potrebbe dipendere dall’ottenimento di finanziamenti da parte del Ministero, dei Comuni e delle Regioni, a seguito di un buon rapporto annuale di valutazione RAV, a cui gli istituti scolastici sono sottoposti. Si tratta del giudizio degli stakeholders quali genitori, studenti e insegnanti, sul livello di gradimento dei servizi offerti dall’istituto scolastico, tra cui rientra ovviamente l’accessibilità e l’usabilità del registro digitale.  

La didattica a distanza

Le piattaforme utilizzate per la didattica a distanza sono numerose; tra quelle maggiormente diffuse citiamo Moodle con Gsuite, Zoom e  Skype, che  hanno una  fruibilità  accettabile, mentre    per i webinar e i convegni, vengono molto utilizzate Microsoft Teams, Cisco meeting e Google meeting, che risultano più facilmente  gestibili tramite dispositivi mobili. Nell’ultimo periodo c’è stato un incremento dell’accesso a tali piattaforme da parte sia dei genitori che dei figli, con molte difficoltà per alcune categorie di persone con disabilità gravi, intellettive e con pluridisabilità. In alcuni casi, con sorpresa, la didattica a distanza è stata un valore aggiunto: è il caso di ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico, che hanno un rapporto preferenziale con la tecnologia, che consente loro di godere di quell’isolamento che in aula si cerca di minimizzare. Va sottolineato però che la didattica a distanza non può essere sostitutiva della didattica in presenza, perché impedisce la relazione, il contatto e l’empatia. Per le disabilità gravi, anche in caso di una piena accessibilità, l’isolamento costituirà sempre un gap, in modo particolare per le famiglie meno “tecnologiche”, o comunque che senza un supporto esterno si trovino a dover sopperire a una serie di problemi di gestione della persona con disabilità per tante ore, senza tempi di riposo e di recupero. Il ministero, nell’ambito del piano nazionale di formazione triennale 2017-2019, utilizzando  i fondi europei, ha formato  più di 3000 coordinatori ed esperti di tecnologie assistive, di sostegno presso le scuole; la piattaforma utilizzata dagli enti formatori “Sophia”, pur essendo stata dichiarata accessibile, ha creato problemi di inaccessibilità in quanto  diverse  piattaforme adottate dagli enti formativi,  o i software collegati a Sophia non lo sono e dunque tutta la tecnologia è stata resa inaccessibile. Come fare dunque per risolvere tutte queste problematiche? Si può ricorrere a diversi strumenti che permettano a tutte le persone interessate di tutelarsi, a cominciare dagli strumenti giuridici. Ricordiamo infatti che la necessità di disporre di strumentazione accessibile è disposta da alcuni provvedimenti legislativi, come la ben nota legge Stanca (L. n.4/2004), che ha un articolo dedicato proprio al materiale didattico e formativo utilizzato nelle scuole di ogni ordine e grado, ai libri scolastici e agli strumenti di lavoro anche a distanza, rispetto ai quali deve essere garantita l’accessibilità anche per le persone con disabilità. Ai provvedimenti esistenti se ne aggiungeranno altri, quale la direttiva UE nota come European Accessibility Act, che a partire dal 2025 entrerà in vigore anche in Italia e verrà estesa a tutti i soggetti pubblici e privati (ad eccezione delle micro imprese). Secondo tale direttiva infatti, non potranno essere immessi sul mercato europeo prodotti e servizi che non siano accessibili; ci si riferisce quindi non solo di personal computer, ma anche di strumenti come pos bancari, e-commerce, libri digitali, registri elettronici, e qualsiasi servizio digitale, che dovrà rispettare le regole tecniche delle WCAG 2.1, Web Content Accessibility Guidelines, emanate dal W3C per l’accessibilità e usabilità digitale. Infine, si può ricorrere sempre e comunque ad un procedimento anti-discriminatorio ai sensi della legge 67 del 2006 contro le discriminazioni ai danni delle persone con disabilità, che quasi sempre costituisce lo stimolo giusto per prestare all’accessibilità degli strumenti digitali, scolastici e non solo, la dovuta attenzione.