Quello che gli occhi non vedono, di Sandra Minichini

Autore: Sandra Minichini

Era la primavera del 2007 quando, nasceva a Sant’Anastasia in provincia di Napoli, il Presidio Zonale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici) come rappresentanza dell’hinterland vesuviano.
Per i dieci anni di attività del Presidio, è stato realizzato un convegno esulando dagli standard a cui siamo abituati… un convegno in cui le Istituzioni presenti, nelle figure di sindaci, assessori, rappresentanti politici e di cultura, si sono spogliati delle loro vesti istituzionali e, nel buio della sala consiliare del Comune di Sant’Anastasia, venerdì 15 dicembre c. a., hanno raccontato inediti aneddoti della loro vita in relazione al concetto di cecità inteso, straordinariamente, non nella sua accezione di menomazione sensoriale piuttosto nel suo significato metaforico; infatti, “quello che gli occhi non vedono”, così intitolato l’evento, per mettere l’accento su cosa, davvero, non “fa vedere”: la cecità dell’anima! “Sogna ed impegnati, tutti i giorni, a realizzare i tuoi sogni” – è con questa frase che, Giuseppe Fornaro, responsabile del Presidio, interviene al convegno raccontando la sua storia.
Dopo aver perso la vista all’età di sette anni, viene iscritto presso l’Istituto Speciale “Domenico Martuscelli” di Napoli, dove affronterà gli studi e vivrà per circa otto anni ritornando a casa solo nei fine settimana. La frase che, suo padre, gli ripeteva sovente, è ancora oggi, sprone per la sua vita, tant’è vero che, sognava di aiutare tutti coloro che vivessero la sua medesima condizione di disabile visivo, ed il sogno diventa realtà col Presidio Zonale Uici.
L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti è la storica Associazione nata per tutelare i diritti dei video lesi ed oggi vanta circa 97 anni di storia. Agli inizi del Novecento, mentre in altri paesi europei, come Francia e Regno Unito, il diritto all’istruzione per i ciechi era già acquisito, nel neocostituito Regno d’Italia, la maggior parte dei ciechi (definiti inabili dalla legge) era di fatto emarginata dalla società: essi infatti, non potendo accedere al mondo del lavoro e conquistare quindi una propria indipendenza, vivevano in famiglia o venivano ricoverati presso istituti/ospedali, ma nel caso in cui i familiari non possedevano la disponibilità economica per mantenerli o pagare le rette alle strutture, essi conducevano una vita di stenti, abbandonati a se stessi e molto spesso riuscivano a sopravvivere soltanto chiedendo l’elemosina.
L’inizio del lungo percorso che porterà i ciechi e gli ipovedenti all’ottenimento dei loro diritti fondamentali e alla costituzione dei presupposti per una completa integrazione sociale coincide con la fine della Prima Guerra Mondiale. Durante il conflitto, infatti, molti militari rimasero privi della vista e fra loro anche ufficiali e persone di alto rango che spesso erano già in possesso di un diploma o di una laurea. Questi militari, socialmente rilevanti, che in guerra avevano perso la vista, nei primi mesi successivi al conflitto, promossero un vasto movimento di portata nazionale, finalizzato in un primo momento al loro reinserimento nella società, ma ben presto si estese a tutta la categoria dei ciechi, al di là della loro condizione economica e sociale. Come conseguenza di questo vasto movimento, nel 1920 nacque a Genova l’Unione Italiana dei Ciechi. Quasi tutti i fondatori furono ciechi di guerra, come Aurelio Nicolodi che ne divenne il primo presidente. Con la fondazione dell’Unione Italiana dei Ciechi i non vedenti italiani avevano a disposizione uno strumento di aggregazione, di tutela e di rappresentanza che li metteva nella condizione di porsi come interlocutori attivi nei confronti delle Istituzioni e della società civile, nonché di gestire in prima persona i loro problemi, sino a quel momento affidati ad altri. Sin dalle sue origini, l’Unione Italiana Ciechi affrontò problematiche di vario genere riguardanti le condizioni dei ciechi in Italia ed il primo ad essere affrontato fu proprio l’istruzione come mezzo fondamentale per accedere al mondo del lavoro ed ottenere quindi indipendenza e dignità sociale.
Tantissimi i traguardi raggiunti nel corso di quasi cento anni di impegno per i minorati della vista, dall’emanazione di leggi in materia d’istruzione, lavoro, previdenza sociale allo sviluppo di tecnologie assistive per concludere con un piano di formazione per docenti in tiflologia, autonomia e mobilità ed informatica.
Il Presidio Zonale Uici di Sant’Anastasia, da dieci anni, è il punto di riferimento delle persone affette da cecità o ipovisione che vivono nell’area vesuviana ed ambisce a crescere in competenze ed attività affinché possa offrire sempre più servizi ed efficienza ai portatori della disabilità visiva. Ha condotto collaborazioni con scuole ed amministrazioni non solo anastasiane ma, anche dei paesi limitrofi, realizzando progetti relativi all’inclusione scolastica degli alunni Ciechi e Ipovedenti, nonché, progetti relativi all’autonomia e alla mobilità, ed infine allo sport.
Il Presidio ha sempre puntato sull’alta qualità dei suoi collaboratori, professionisti esperti della minorazione visiva, i quali, offrono, presso la stessa Rappresentanza Uici, consulenze gratuite ai Soci; un team costituito da varie figure professionali che operano in squadra per offrire il massimo in termini di attività, competenze e servizi erogati. Tanta eccellenza è stata ben onorata da figure di spicco della politica e della cultura non solo anastasiane; erano presenti i Dirigenti scolastici delle scuole di Sant’Anastasia, il Sindaco Raffaele Abete, il Vescovo Francesco Marino, la Direzione Uici Nazionale nella persona di Marco Condidorio, il giornalista Francesco De Rosa, l’Associazione “Gli Amici di Skinny” nella persona di Carolina Nappi, e molti altri rappresentanti di rilievo.
La serata è stata molto variegata ed articolata, oltre alle lectio magistralis che hanno avuto come sfondo una leggera luce soffusa rendendo l’atmosfera accattivante ma al contempo intima e suggestiva, si sono alternati momenti quali, la consegna delle targhe alle autorità come ricordo dell’evento, la consegna di favole personalizzate scritte in Braille ai bambini e ragazzi disabili visivi ed infine la lettura di temi, attinenti all’argomento, prodotti dagli studenti anastasiani.
Una serata ricca, soprattutto di emozioni; storie vere, talune intrise di dolore e tristezza, questi, sentimenti che, inevitabilmente, accompagnano la vita, o parte della vita, di un disabile; ma, questo “evento al buio” si è fatto portatore di un importante messaggio, portando alla riflessione su cosa sia davvero la cecità, se una condizione del corpo o un animo spento. Una gremita platea ha onorato dieci lunghi anni di dedizione, lavoro ed impegno sociale; una grande dimostrazione di stima ed affetto per il Presidio Zonale Uici di Sant’Anastasia che conferma l’intenzione di una, ancora lunga, permanenza.

Seminario Nazionale “Ipovisione tra aspettative e realtà”, Roma, 18 novembre 2017 –

La Commissione Nazionale Ipovedenti dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, in collaborazione con il Dipartimento Organi di Senso, Sezione Oftalmologia dell’Università Sapienza di Roma e la Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità IAPB Italia Onlus, ha organizzato il Seminario Nazionale “Ipovisione tra aspettative e realtà” per sabato 18 novembre p.v. presso l’Aula della Clinica Oculistica dell’Università Sapienza di Roma – Policlinico Umberto I° (ingresso da Via Lancisi). Al presente comunicato, si allega il programma dettagliato dell’evento.
Considerata l’importanza degli argomenti in trattazione si raccomanda a tutte le strutture di favorire la partecipazione dei soci interessati e soprattutto dei medici oculisti che collaborano con le nostre sezioni territoriali.
La partecipazione al solo Seminario è gratuita, tuttavia, per ragioni organizzative, chi desidera partecipare, è pregato di segnalare il proprio nominativo entro il 12 novembre 2017, chiamando o scrivendo alle Segreterie Organizzative:
IAPB Italia onlus, dr.ssa Barbara Auleta, tel. 0636004929 (digitare 1), e-mail: sezione.italiana@iapb.it.
Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, sig.ra Maria Rita Zauri, tel. 0669988417, e-mail: stampa.zauri@uiciechi.it

Seminario Nazionale “Ipovisione tra aspettative e realtà”
V Edizione

Sabato 18 novembre ore 9.00 Aula della Clinica Oculistica dell’Università Sapienza di Roma Policlinico Umberto I
(Ingresso da Via Lancisi)

 

La figura dell’ipovedente, con le sue difficoltà e le sue aspettative, è poco conosciuta anche da coloro che vivono la condizione dall’interno. Il presente seminario ha lo scopo di focalizzare l’attenzione sui problemi legati al mondo dell’ipovisione, sulle soluzioni che a questi problemi già esistono e su quelle che vanno ricercate nel futuro.
Il seminario è organizzato dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (U.I.C.I.), dalla Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (I.A.P.B.) e dalla Clinica Oculistica dell’Università Sapienza di Roma.

PROGRAMMA

9.00 Registrazione dei Partecipanti
9.30 Saluto delle autorità:
Rettore dell’Università Sapienza Roma Prof. Eugenio Gaudio
Preside Facoltà Medicina e Farmacia Prof. Sebastiano Filetti
Direttore DU Prof. Antonio Greco
Direttore DAI Prof.ssa Antonella Polimeni
Presidente UICI Dott. Mario Barbuto
Presidente IAPB Italia Onlus Avv. Giuseppe Castronovo

I Sessione: Ricerca Scientifica
Moderatore: Filippo Cruciani
10.00 La ricerca oftalmologica oggi, Prof. Mario Stirpe
10.15 Stato dell’arte della Neuro rigenerazione, Prof. Alessandro Lambiase
10.30 Le nuove frontiere della chirurgia oftalmica, Prof. Leonardo Mastropasqua
10.45 Discussione

II Sessione: L’accertamento della disabilità
Moderatore: Raffaele Migliorini
11.00 Le criticità attuali, Prof. Filippo Cruciani
11.15 I test oggettivi nella quantizzazione della disabilità visiva, Dott. Roberto Perilli
11.30 Discussione

III Sessione: La riabilitazione visiva
Moderatore: Michele Corcio
11.45 Le novità nella riabilitazione visiva: “Teleriabilitazione” con Eye Fitness, Margherita Guidobaldi
12.00 Le novità nella riabilitazione visiva: “Esperienza riabilitativa con protesi Argus II”, Marco Sulfaro
12.15 Ipovisione e riabilitazione, l’importanza dell’intervento precoce, Massimo Russo, Emanuela Storani
12.30 Intervento precoce in ambito educativo, Leonardo Sutera, Linda Legname
12.45 Discussione

13.00 Lunch offerto da IAPB Italia onlus

IV Sessione: Ipovisione: Nuove tecnologie, prospettive lavorative e pluridisabilità
Moderatori: Adoriano Corradetti, Eugenio Saltarel
14.00 Orientamento lavorativo delle persone ipovedenti, Raiola Zaira
14.15 Ipovisione e pluridisabilità tra presente e futuro, Angela Pimpinella
14.30 Esperienze lavorative – Testimonianze, Ettore Galassi, Francesca Sbianchi
15.00 Dibattito
Presentazione nuove tecnologie

La partecipazione al convegno è gratuita, tuttavia, per ragioni organizzative, chi desidera partecipare, è pregato di segnalare il proprio nominativo entro il 10 novembre 2017, chiamando o scrivendo alle Segreterie Organizzative:
IAPB Italia onlus:
Dr.ssa Barbara Auleta, tel. 0636004929 (digitare 1), e-mail: sezione.italiana@iapb.it. Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti:
Sig.ra Maria Rita Zauri, tel. 0669988417, e-mail: stampa.zauri@uiciechi.it.

Per la stampa del materiale si ringrazia la Stamperia Regionale Braille di Catania.

 

L’Aula di Clinica Oculistica si raggiunge facilmente dall’ingresso di via Lancisi e si trova al piano terra.

Seminario Nazionale “Ipovisione tra aspettative e realtà” – Locandina

Resoconto dell’Assemblea Generale e della Conferenza “La nostra via per l’uguaglianza in Europa” dell’Unione Europea dei Sordociechi (EDBU), di Angela Pimpinella

Autore: Angela Pimpinella

DBU. Erano presenti 19 delegazioni nazionali di cui 10 con diritto di voto. Questi sono stati giorni in cui l’EDBU ha dovuto rieleggere il nuovo organo esecutivo, presentare il piano strategico per i prossimi 5 anni e apportare anche modifiche importanti nel proprio statuto. Una di queste per esempio è la riduzione dei componenti dell’esecutivo da 9 a 5. Sono stati eletti: Presidente Sanya Tarczay (Croazia), Vicepresidente Francisco Trigueros Molina (Spagna) e componenti del Comitato Esecutivo Peter van Houtte (Belgio), Riku Virtanen (Finlandia) e Tamás Gangl (Ungheria). Ulteriori modifiche allo Statuto sono incluse nel nuovo piano di azione di cui vi riporto notizie qui sotto.
La missione dell’EDBU è quella di far sì che i sordociechi escano dall’isolamento e che abbiano accesso a servizi di interpretariato di qualità, alla riabilitazione, alla cultura e all’integrazione sociale, elementi importanti per la presenza attiva della persona sordocieca nella società. Infatti il sordocieco deve essere protagonista con diritti e obblighi nella società. Questi ideali si conformano molto ai principi contenuti nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Obiettivi dell’EDBU nei prossimi anni:
• Aumentare la visibilità a livello nazionale ed europeo sulla base del concetto “Niente su di noi senza di noi”
• Far crescere l’organizzazione, attraverso il potenziamento delle capacità dei sordociechi, tramite servizi di interpretariato di qualità, una buona organizzazione e comunicazione interna, l’elaborazione di metodologie per l’organizzazione degli eventi e l’erogazione di formazione.
• Collaborare con altre organizzazioni (Istituzioni UE, EDF, EBU, EUD, EDbN, EFSLI, WASLI, DbI…)
• Esercitare una pressione politica affinché le necessità specifiche dei sordociechi vengano conosciute e affinché le loro necessità nella vita quotidiana vengano tenute in conto nella predisposizione delle politiche
• Promuovere la creazione di associazioni di sordociechi autonome nei paesi europei dove esse non sono state ancora fondate
• Promuovere la ricerca sui dati statistici relativi alla popolazione sordocieca in Europa
• Attuare una strategia di reperimento fondi da investire nelle attività dell’EDBU
• Stabilire dell’ufficio centrale dell’EDBU a Bruxelles in Belgio per poter avere accesso ai fondi comunitari per le ONG europee.
Sono stati approvati inoltre i rapporti di lavoro dal 2013 al 2017, tra cui il rapporto della Presidente, da cui emerge l’importanza del lavoro svolto, e il rapporto del Tesoriere, da cui si desume che le risorse economiche sono molto scarse e che l’EDBU si avvale principalmente del lavoro di volontari.
E’ stata inoltre approvata la proposta di fissare al 22 ottobre  la data della Giornata Europea dei Sordociechi, per ricordare l’anniversario della fondazione dell’EDBU. La Giornata Internazionale dei Sordociechi rimane invece il 27 giugno, data di nascita di Helen Keller.
La prossima assemblea generale si terrà in Spagna nel 2018  in coincidenza con l’Assemblea Generale della Federazione Mondiale dei Sordociechi.
Al termine dei lavori dell’Assemblea Generale ha avuto luogo dal 7 al 9 giugno la Conferenza dell’EDBU “La nostra via per l’uguaglianza in Europa”.La prima relazione plenaria è stata tenuta da Liisa Kauppinen e ha riguardato i lavori di preparazione della Convenzione ONU e l’influenza esercitata da alcune persone sordocieche che ha portato all’introduzione nell’articolo 24 sull’educazione della menzione dei sordociechi come gruppo i cui bisogni speciali devono essere tenuti in conto per un’istruzione efficace. I lavori sono continuati con la relazione di Dimitar Parapanov, che ha messo in evidenza l’importanza della formazione degli interpreti e per questo ha illustrato un progetto realizzato con l’Unione Ungherede dei Sordociechi, che ha fornito formazione e quindi la possibilità di avere in Bulgaria interpreti per sordociechi con una adeguata formazione. Parapanov ha inoltre menzionato la grande difficoltà incontrata a far riconoscere la sordocecità come disabilità a se stante. Nel pomeriggio del 7 si è tenuto il workshop di Barbara Verna sul bastone rosso-bianco per i sordociechi. Dalla relazione di Barbara è scaturita la necessità  di realizzare una ricerca nei vari paesi sulla tipologia del bastone utilizzato dalle persone sordocieche, perché durante il workshop è emerso che ogni paese ha un bastone di colore diverso. E’  molto importante che anche il bastone sia uguale in tutti i paesi d’Europa, in Italia già da alcuni anni stato introdotto il bastone bianco e rosso per le persone sordocieche ed esso è menzionato anche nel Codice Stradale . Poi si è passati a parlare, con le due relatrici Bibbi Hagerupsen e Aashild Johansen, della comunicazione aptica,  che permette di trasmettere informazioni soprattutto ambientali tramite una simbologia tattile che prevede la pressione della mano su diverse parti del corpo. Tale metodologia è stata sviluppata nei paesi del Nord. Per certe situazioni la comunicazione aptica è molto importante, perché, utilizzando la schiena come una lavagna, è possibile avere una visualizzazione degli ambienti e delle strutture che con le sole parole rimarrebbe più astratta. Il giorno 8 a mattina abbiamo ricominciato i lavori con la relazione di Francisco Trigueros Molina (Spagna), che ha prima parlato dell’identità delle persone sordocieche, fornendone una descrizione, e poi ha raccontato l’esperienza in Spagna di come si è realizzata l’attuale Federazione Spagnola dei Sordociechi. Di seguito Sanna Paasonen (Finlandia) ha presentato i risultati del progetto  sulla violenza domestica nei confronti delle persone con disabilità. Nel pomeriggio sono seguiti il forum delle donne e il forum dei giovani, che hanno affrontato le tematiche di questi gruppi.
Al termine di questa esperienza le informazioni ricevute sono state tantissime e ho potuto notare il grande lavoro di rete che l’EDBU riesce a realizzare. Sono stati trasmessi contenuti molto importanti che sicuramente a ogni partecipante potranno essere utili per migliorare le condizioni dei sordociechi nel proprio paese. Per me è fantastico che tante persone di paesi diversi riescano a comunicare con sistemi differenti ma soprattutto a lavorare per un obiettivo in comune: migliorare la qualità di vita delle persone sordocieche.
Per me è stato importante portare la presenza dell’UICI presso l’EDBU, a cui siamo iscritti come membri associati. Ciò offre alla nostra associazione la possibilità di contribuire e partecipare allo sviluppo dell’EDBU stessa e quindi dei sordociechi in Europa.

Web Marketing Festival

Rimini, 23 e 24 giugno

IN 6.000 AL PALACONGRESSI PER LA 5^ EDIZIONE DEL WEB MARKETING FESTIVAL:
FOCUS SU DIGITAL INNOVATION, SOCIALE E FORMAZIONE DI QUALITÀ
Una due giorni all’insegna di importanti personalità, tra cui esponenti di Google, Facebook e Amazon, e dell’innovazione,
con le fasi finali della Startup Competition. Spazio anche all’intrattenimento con il concerto dei Modena City Ramblers
che introduce il tema della due giorni
Apre i battenti il Web Marketing Festival: al centro di questa quinta edizione, l’innovazione digitale e sociale. Per
i 6.000 partecipanti appuntamento la mattina del 23 giugno in Sala Plenaria dove, sulle note del gruppo folk
Modena City Ramblers, verrà introdotto il tema che farà da filo conduttore per le diverse iniziative di questa
edizione. Anche quest’anno, infatti, la due giorni non si occupa soltanto di formazione digitale, ma anche di
tematiche sociali e di iniziative solidali che utilizzano il digitale come mezzo di espressione e promozione.
Consultare la news al link
http://www.cavazza.it/drupal/?q=it/node/1523

Lettera al Direttore, di Mario Censabella

Un amico di indubbia saccenza ma un poco… reprobo, permeato di una fede cattolica condizionata dai propri convincimenti, mi suggerisce quasi perentoriamente, di rivolgermi al Presidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Mario Barbuto affinché attraverso le proprie potenzialità abbia a realizzare un documentario sulla vita di Louis Braille, che ripercorra tutta la sua storia dall’infortunio che lo ha reso cieco comprese tutte le sottolineature di una vita nella quale la sofferenza e… l’incomprensione gli hanno resa dura l’esistenza prima che la sua invenzione potesse essere acquisita e diffusa nel mondo.
Il travaglio e le angosce hanno minato profondamente la salute di Braille tanto da non permettergli di vivere oltre i 40 anni.
Quel mio amico avrebbe un’altra pretesa, questa volta è quasi un paradosso, cioè che vi fosse qualcuno che intraprendesse presso Papa Francesco un processo di beatificazione per Louis Braille di Coupvray: i miracoli, la salute e l’equilibrio di milioni di ciechi che attraverso l’alfabeto braille hanno sconfitto la ciechitudine conquistando nel mondo equilibrio e dignità. In francese Saint Louise Braille de Coupvray? Perché no?

 
Risposta del Presidente Nazionale Mario Barbuto

Caro Mario, caro Cavaliere,
a quel tuo amico tanto fervido di idee e di proposte, potresti intanto far sapere quanto ti scrivo qui di seguito.
L’idea del documentario è molto accattivante, ma ne esiste già uno bellissimo, realizzato qualche anno fa dall’Istituto Cavazza che forse il tuo amico potrebbe visionare per vedere se soddisfa le sue aspettative.

Quanto a Papa Francesco, mi spiace molto per il nostro Louis Braille, ma io mi sono già permesso di disturbarlo per un’altra causa, per me, ancora più importante. Gli ho chiesto, mentre ci tenevamo in un abbraccio, di pregare per la nostra Unione.
Sai, non vorrei abusare della Sua pazienza con un sovraccarico di raccomandazioni.

Mario Barbuto

Centro di Documentazione Giuridica – Specifiche tecniche su hardware, software e tecnologie sulle postazioni di lavoro per i dipendenti con disabilità, di Paolo Colombo

L’Agenzia per l’Italia Digitale ha emanato la Circolare n. 2 del 23 settembre 2015, recante le “Specifiche tecniche sull’hardware, il software e le tecnologie assistive delle postazioni di lavoro a disposizione del dipendente con disabilità”, come previsto dall’articolo 4, comma 4, della legge 9 gennaio 2004, n. 4, integrato dall’art. 9, comma 4 del D.L. 179/2012.

Le Specifiche tecniche forniscono indicazioni e linee di indirizzo ai datori di lavoro, finalizzate ad agevolare l’identificazione della strumentazione e delle tecnologie assistive più idonee per lo svolgimento dei compiti a cui il dipendente con disabilità è assegnato.

Il documento sulle Specifiche è stato condiviso con i principali attori (amministrazioni, enti, federazioni e associazioni) impegnati sul tema dell’accessibilità ed è stato posto in consultazione pubblica sul sito: www.agid.gov.it, dal 14 luglio al 4 settembre 2015, al fine di recepire ulteriori osservazioni.

La Gazzetta Ufficiale ha dato comunicazione della pubblicazione della Circolare sul sito dell’AgID.

All’elaborazione della Circolare n. 2 del 23 settembre 2015, ha dato notevole contributo anche la nostra Dott.ssa Barbara Leporini.

L’elaborazione di questa Circolare è un passo fondamentale verso il lento, faticoso, ma inesorabile percorso verso le pari opportunità delle persone disabili. È da ricordare, infatti, che le segnalazioni all’AgID di inosservanza delle norme della Legge n. 4/2004(Legge Stanca), stanno già dando finalmente qualche significativo risultato.

Centro di Documentazione Giuridica – La scala condominiale può restringersi legittima l’installazione di un ascensore per disabile, di Paolo Colombo

Autore: Paolo Colombo

Sentenza n. 16486/2015, la II sez. Civile della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ribadisce il concetto di solidarietà condominiale che impone un contemperamento di interessi, tra cui anche quello dei disabili al superamento delle barriere architettoniche. Pertanto con la sentenza n. 16486/2015, la II sez. Civile della Corte di Cassazione, ha deciso in merito al ricorso presentato dal proprietario e dall’usufruttuario di unità immobiliari site in un condominio.
I ricorrenti avevano contestato il contenuto e la validità di una delibera dell’assemblea condominiale che aveva statuito “la costruzione di un ascensore nel vano scale, mediante taglio e riduzione della larghezza della scala condominiale” per agevolare un condomino disabile.
I ricorrenti, ritenevano che la costruzione dell’ascensore, considerata innovazione di cosa comune, doveva essere decisa con una maggioranza qualificata pari a 666,6 millesimi e dunque non poteva essere approvata con il voto favorevole di tanti condomini rappresentanti 608,33 millesimi e con il loro dissenso come in realtà avvenuto.
I ricorrenti avevano lamentato inoltre che, a seguito dell’intervento di costruzione dell’ascensore, la larghezza minima della scala sarebbe stata pari a 72 centimetri, rendendo di fatto l’opera inservibile non permettendo il passaggio di almeno due persone e mettendo a rischio, in caso di pericolo o evacuazione forzata dell’edificio, il deflusso delle persone e l’accesso dei soccorritori.
La Cassazione, nel respingere il ricorso, ha richiamato il corretto giudizio di merito espresso dalla Corte di Appello, evidenziando come in tema di condominio degli edifici, il concetto di inservibilità della cosa comune “non può consistere nel semplice disagio subito rispetto alla sua normale utilizzazione – coessenziale al concetto di innovazione – ma è costituito dalla concreta inutilizzabilità della res communis secondo la sua naturale fruibilità”.

I giudici richiamano, inoltre, il principio di solidarietà condominiale, che deve trovare applicazione nel giudizio circa la possibilità che l’installazione di un ascensore possa recare pregiudizio all’uso o al godimento delle parti comuni da parte dei singoli condomini: la coesistenza di più unita immobiliari in un unico fabbricato rende necessario un contemperamento degli interessi per consentire una pacifica convivenza, tra i quali deve includersi anche “quello delle persone disabili all’eliminazione delle barriere architettoniche, oggetto, peraltro, di un diritto fondamentale che prescinde dall’effettiva utilizzazione, da parte di costoro, degli edifici interessati”.

Proprio sulla base di questi principi, rileva la Corte, nel caso di specie il provvedimento assembleare del condominio, riguardante l’installazione dell’ascensore, aveva tenuto conto delle esigenze di diversi condomini con disturbi alla deambulazione impossibilitati ad usare le scale, così come verificato da c.t.u. esperita in corso di causa, la quale aveva altre sì dimostrato la possibilità che le scale potessero venire efficacemente utilizzate senza problemi dai soccorritori, sia trasportando una sedia a rotelle che una barella, senza danni per l’infermo.
Pertanto, la Corte ha rigettato il ricorso liquidando le spese.
Corte di Cassazione, sez. II Civile, sentenza 12 maggio – 5 agosto 2015, n. 16486 Presidente Bucciante – Relatore Abete
Svolgimento del processo
S.G. , quale esercente la potestà genitoriale sulla figlia minore, S.E. , nonché P.G. , rispettivamente usufruttuario e proprietario di unità immobiliari ricomprese nel condominio sito in (omissis) , proponevano impugnazione innanzi al tribunale di Chiavari avverso la delibera assunta in data 23.10.1999 dall’assemblea condominiale. Esponevano che con il voto favorevole di tanti condomini rappresentanti 608,33 millesimi e con il loro dissenso l’assemblea aveva deciso “la costruzione di un ascensore nel vano scale, mediante taglio e riduzione della larghezza della scala condominiale” (così sentenza d’appello, pag. 2). Esponevano ulteriormente che “la costruzione dell’ascensore era un’innovazione delle parti comuni che avrebbe potuto essere decisa con la maggioranza qualificata di 666,6 millesimi, prevista dall’art. 1136 5 comma c.c., ed inoltre che la riduzione della scala la rendeva inservibile o comunque ledeva il decoro architettonico” (così sentenza d’appello, pag. 2). Chiedevano pertanto che il tribunale invalidasse la delibera impugnata. Costituitosi, il condominio instava per il rigetto dell’esperita impugnazione. Deduceva che “la normativa sull’eliminazione delle barriere architettoniche permetteva di deliberare l’installazione” (così sentenza d’appello, pag. 2). Disposta ed espletata c.t.u., con sentenza n. 485/2002 il tribunale adito rigettava l’impugnazione e condannava in solido gli attori a rimborsare a controparte le spese di lite e a farsi carico delle spese di c.t.u.. Interponevano appello gli originari attori. Resisteva il condominio. Disposto ed espletato supplemento di c.t.u., con sentenza n. 366 del 16/24.3.2010 la corte d’appello di Genova rigettava il gravame e condannava in solido gli appellanti a rimborsare a controparte le spese del grado e a farsi carico delle spese di c.t.u.. Esplicitava la corte distrettuale che “l’installazione dell’ascensore, rientrando tra le opere dirette ad eliminare le barriere architettoniche di cui all’art. 27 I comma della l. 118/1971 ed all’art. 1 primo comma del d.p.r. 384/1978, costituisce innovazione (…) ai sensi dell’art. 2 legge 13/89” (così sentenza d’appello, pag. 4). Esplicitava altresì che “la delibera impugnata (…) risulta presa con la maggioranza (…) prescritta dall’art. 2 della l. 13/89 di cui ai commi II e III dell’art. 1136 c.c.” (così sentenza d’appello, pag. 4); che “non può quindi configurarsi una violazione dell’art. 1120 c.c., poiché il detto art. 2 della l. 13/89 configura espressa deroga a tale norma, prevedendo le dette maggioranze anziché quella prevista dal quinto comma dell’art. 1136 c.c.” (così sentenza d’appello, pag. 4). Esplicitava ulteriormente che “dall’espletata c.t.u. è risultato che la larghezza della scala che rimane a disposizione per il transito è pari a 0,72 m., e consente il passaggio di una persona, non rendendo inutilizzabili le scale” (così sentenza d’appello, pag. 4); che “neppure è risultato alcun pregiudizio per alterazione del decoro architettonico” (così sentenza d’appello, pag. 5); che “l’art. 1120 II comma c.c. non prevede che debba derivare alcun vantaggio compensativo per taluno dei condomini, cui non giovi immediatamente e direttamente l’innovazione” (così sentenza d’appello, pag. 5); che “la prescrizione di larghezza minima della rampa di scale di m. 1,20 è applicabile nel caso di immobili di nuova costruzione, oppure di ristrutturazione di immobili, e cioè in casi diversi dalla fattispecie in esame” (così sentenza d’appello, pag. 5); che all’esito del supplemento di c.t.u. all’uopo disposto si era verificata l’insussistenza di qualsivoglia ostacolo all’eventuale passaggio di mezzi di soccorso. Avverso tale sentenza hanno proposto ricorso P.G. , S.G. ed S.E. ; ne hanno chiesto sulla scorta di un unico motivo la cassazione con ogni conseguente provvedimento in tema di spese di lite. Il condominio di via (omissis) ha depositato controricorso; ha chiesto dichiararsi inammissibile ovvero rigettarsi l’avverso ricorso con il favore delle spese del grado di legittimità. I ricorrenti hanno depositato memoria ex art. 378 c.p.c.. Il condominio di via (omissis) , del pari ha depositato memoria ex art. 378 c.p.c..
Motivi della decisione
Con l’unico motivo i ricorrenti deducono “violazione dell’art. 1120 II comma c.c. ed omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione (art. 360 n 5 c.p.c.) circa un punto decisivo della controversia” (così ricorso, pag. 4). Adducono che “nel caso di specie la larghezza minima della scala sarebbe di 72 cm. (…), com’è pacifico” (così ricorso, pag. 5); che “è altrettanto pacifico (…) che una scala larga cm. 72 permetterebbe il passaggio di una sola persona, senza colli di dimensione anche minima” (così ricorso, pag. 5); che se è ragionevole supporre che “l’uso normale di una scala condominiale implica che sia possibile la discesa e la salita contemporanea di due persone, l’art. 1120 II comma c.c. non potrà che ritenersi violato” (così ricorso, pag. 6). Adducono, al contempo, che “la scala del condominio deve sempre e comunque permettere il contemporaneo deflusso delle persone e l’accesso dei soccorritori” (così ricorso, pag. 8); che “una scala di tal fatta è inservibile all’uso o al godimento perché non permette il normale accesso di condomini o visitatori che vogliano contemporaneamente entrare o uscire dalle abitazioni, ma anche per la sua pericolosità, visto il disagio che ne deriverebbe in caso di evacuazione forzata” (così ricorso, pag. 8). Il ricorso non merita seguito. Si rappresenta che con l’esperita impugnazione i ricorrenti sollecitano, sostanzialmente, questa Corte di legittimità a rivisitare il giudizio “di fatto” espresso nel caso di specie dalla corte di merito. Specificamente il giudizio formulato in relazione al limite – ex art. 1120, 2 co., c.c. – per cui l’innovazione non ha da rendere la parte comune dell’edificio inservibile all’uso ed al godimento anche di un sol condomino, limite che – tra gli altri – circoscrive la possibilità di deroga che l’art. 2 della legge n. 13/1989 prefigura in rapporto alle maggioranze per le innovazioni imposte dal combinato disposto degli artt. 1120, 1 co., e 1136, 5 co., c.c., nel senso cioè che l’innovazione ex art. 2 cit. può essere deliberata con le maggioranze meno gravose di cui ai co. 2 e 3 dell’art. 1136 c.c.. Propriamente il motivo involge gli aspetti del giudizio – interni al discrezionale ambito di valutazione degli elementi di prova e di apprezzamento dei fatti – afferenti al libero convincimento del giudice e non ai possibili vizi del percorso formativo di siffatto convincimento rilevanti nel segno dell’art. 360, 1 co., n. 5), c.p.c.. In tal guisa si risolve in una improponibile richiesta diretta all’ottenimento di una nuova pronuncia sul fatto, estranea alla natura ed alle finalità del giudizio di cassazione (cfr. Cass. 26.3.2010, n. 7394; altresì Cass. sez. lav. 7.6.2005, n. 11789), improponibile nei medesimi termini in cui questa Corte ebbe a reputare la richiesta sottesa alla propria pronuncia n. 12847/2007 che parte ricorrente cita a supporto della sua prospettazione (“la Corte di appello ha espresso un giudizio di merito incensurabile”, si legge testualmente nel corpo della motivazione della statuizione n. 12847/2008 di questa Corte). In ogni caso si rappresenta che l’iter motivazionale che sorregge il dictum della corte distrettuale risulta in toto ineccepibile sul piano della correttezza giuridica ed assolutamente esaustivo e congruo sul piano logico – formale. In particolare si evidenzia che questa Corte di legittimità spiega quanto segue. Da un canto, che, in tema di condominio negli edifici, nell’identificazione del limite all’immutazione della cosa comune, disciplinato dall’art. 1120, 2 co., c.c., il concetto di inservibilità della stessa non può consistere nel semplice disagio subito rispetto alla sua normale utilizzazione – coessenziale al concetto di innovazione – ma è costituito dalla concreta inutilizzabilità della res communis secondo la sua naturale fruibilità (cfr. Cass. 12.7.2011, n. 15308). Dall’altro, che in sede di verifica, ex art. 1120, 2 co., c.c., circa l’attitudine dell’opera di installazione di un ascensore a recar pregiudizio all’uso o godimento delle parti comuni da parte dei singoli condomini, è necessario tenere conto del principio di solidarietà condominiale, secondo il quale la coesistenza di più unità immobiliari in un unico fabbricato implica di per sé il contemperamento, al fine dell’ordinato svolgersi di quella convivenza che è propria dei rapporti condominiali, di vari interessi, tra i quali deve includersi anche quello delle persone disabili all’eliminazione delle barriere architettoniche, oggetto, peraltro, di un diritto fondamentale che prescinde dall’effettiva utilizzazione, da parte di costoro, degli edifici interessati (cfr. Cass. 15.10.2012, n. 18334). In questo quadro devesi rimarcare che la corte genovese ha fatto luogo a talune debite e concludenti puntualizzazioni. Per un verso, ha dato atto che all’esito del supplemento di c.t.u. appositamente disposto si è acclarato che “una sedia a rotelle, con accompagnatore, potrebbe essere introdotta nell’ascensore; che una sedia a rotelle potrebbe anche essere trasportata lungo le scale; che una lettiga – barella potrebbe essere trasportata, senza danno per l’infermo, lungo le scale” (così sentenza d’appello, pagg. 5-6). Per altro verso, ha dato atto che “dalle informazioni assunte dal c.t.u. è risultato che nello stabile vivano: condomini con disturbi alla deambulazione; una signora avanti con gli anni che non può utilizzare il proprio appartamento all’ultimo piano, non potendo fare le scale; un condomino infartuato con protesi tutoria; una signora di anni 90 impossibilitata ad uscire per l’impossibilità di usare le scale” (così sentenza d’appello, pag. 4). Il rigetto del ricorso giustifica la solidale condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese del giudizio di legittimità. La liquidazione segue come da dispositivo.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso; condanna in solido i ricorrenti a rimborsare al condominio controricorrente la somma di Euro 3.200,00, di cui Euro 200,00 per esborsi, oltre rimborso forfetario delle spese generali, i.v.a. e cassa come per legge.

Un’occasione per provare a restituire quanto ho ricevuto dall’Unione di Elena Ferroni

Autore: Elena Ferroni

Le righe che seguono sono rivolte in modo particolare ai partecipanti al prossimo Congresso U.I.C.I. che si terrà ad inizio novembre a Chianciano Terme, in senso stretto, ma vogliono parlare di me a tutti i soci dell’Unione.
Sono Elena Ferroni, vivo in provincia di Siena, ho 32 anni e sono iscritta all’Unione Italiana dei Ciechi ed degli Ipovedenti dal 1989. Sono stata sempre lontana e disinteressata delle attività dell’associazione, fino a che otto anni fa ha fatto irruzione nella mia vita la perdita inaspettata e totale della vista. Questo evento mi ha costretta a confrontarmi con tante nuove difficoltà che da ipovedente non esistevano neppure e a cercare supporto e informazioni alla sezione U.I.C.I. di Siena. Insieme all’elaborazione di questa mia nuova vita “con quattro sensi”, ho iniziato ad avvicinarmi all’Unione, a conoscere le sue azioni e i suoi scopi e a contribuirvi in prima persona. Dopo 5 anni trascorsi nel Consiglio regionale U.I.C.I. della Toscana, incarico che si è rinnovato lo scorso marzo e 2 anni di presenza intensa presso la sezione di Siena, desidero condividere con voi tutti la mia intenzione di candidarmi al Consiglio Nazionale della nostra Unione in occasione del prossimo Congresso di novembre.
Sono ormai diversi mesi che ci sto pensando e una riflessione estiva più approfondita, dopo l’assemblea precongressuale che si è tenuta lo scorso maggio a Roma, mi ha portato a decidere di candidarmi davvero.
Con i miei dirigenti toscani ho condiviso gli ultimi 5 anni di vita associativa a livello regionale e ho potuto fare esperienze e attività in particolare nella commissione ausili e nel settore dei cani guida. Quest’ultimo argomento mi appassiona e mi porta a nuove riflessioni ogni giorno, visto che mi trovo a condividere la vita e il passo con Vanda, la mia splendida femmina di labrador che ha l’ingrato compito di guidarmi dal 12 maggio del 2009. Incontrare ed affrontare insieme a lei le varie difficoltà che la cecità porta con sé ogni giorno, nella quotidianità delle attività e del tempo libero, rappresenta forse per me la scuola più formativa ed efficace.
In questi anni nell’Unione ho imparato che l’associazione è fatta di incontri, attività che a volte riescono e a volte purtroppo no. Ho potuto gioire per alcuni risultati raggiunti e imparato quanto sia importante avere pazienza nelle difficoltà e cercare collaborazione per conseguire i vari obiettivi.
Ho imparato soprattutto che dire sì all’Unione è mettere a disposizione tempo ed energia, specialmente fuori dagli appuntamenti fissi delle nostre riunioni, perché le cose da fare arrivano nei momenti più inaspettati e l’ascolto ai soci spesso non ha orari. Questo l’ho sperimentato soprattutto nel contatto con i soci in sezione a Siena, nel lavoro diretto con i bambini e i genitori a scuola, nelle loro tante piccole e grandi emergenze, nei mesi in cui ho coordinato i servizi di accompagnamento ai soci, giocandomi in prima persona nella gestione dei volontari.
Se ripenso a questi anni di vita associativa, mi rendo conto che è stato prezioso e continua ad esserlo l’esempio e il confronto in primis con il mio presidente Massimo Vita, che è il mio maestro più diretto e con cui ovviamente ho maggiore contatto quotidiano. E poi a cascata c’è il rapporto con molti dirigenti della mia Toscana, che sono fonte di consigli e rassicurazioni su cui so sempre di poter contare quando devo prendere qualche decisione o fare delle scelte.
Sono consapevole che la mia esperienza all’interno dell’Unione non è temporalmente lunga e che sicuramente ho ancora tanto tanto da imparare. Però posso assicurarvi che questa mia intenzione di candidarmi nasce con molta buona volontà di impegnarmi e fare per quel che sono capace, di acquisire nuove competenze e di essere utile a chi non vuole o non può mettersi in gioco in prima persona per i più svariati motivi.
Le risorse che porto con me sono l’esperienza personale della vita di bambina e ragazza ipovedente prima e non vedente poi, che ha vissuto le difficoltà dell’istruzione fino al conseguimento della laurea specialistica in psicologia e che inizia ad affacciarsi al mondo del lavoro, insieme alla voglia di esserci e fare con la conoscenza delle attività dell’associazione acquisita negli anni.
Spero che tutti voi delegati potrete sostenere questa mia candidatura al Consiglio nazionale nel prossimo Congresso e mi auguro che, nei cinque anni che seguiranno, indipendentemente dalle cariche più o meno formali, grazie anche agli stimoli di voi tutti, potremo fare azioni significative e durature per migliorare la qualità della vita delle persone non vedenti e ipovedenti come noi.

Macerata – Il Baseball: un’opportunità per i nostri giovani non vedenti!

Sei un disabile della vista? Sei delle Marche? Vuoi provare a giocare a baseball?
Allora potrai cimentarti nel batti e corri nella mattinata di sabato 29 Agosto in occasione del camp che la Roma AH Blinds terrà a Porto S. Elpidio, presso il diamante comunale, ospitata dalla PSE Baseball.
Per maggiori informazioni contattare Alfonso Somma al 3395495342.
Puoi visitare il sito della Roma Ali Blinds all’indirizzo:
www.romaailbiinds.it.