Turismo sociale: Interattività e Turismo

Le nuove strade della libertà della conoscenza.

di Pino Bilotti

Quante compagnie di aerei, di navi, hanno indirizzato le loro offerte per visitare luoghi lontani e vicini   in maniere crescente e stimolante, verso un turismo accessibile a tutti,  con iniziative e attività che portano ad individuare strategie di azione per uno sviluppo durevole e sostenibile, ed il potenziamento di una rete di strutture e servizi utilizzando l'informazione, la formazione e l'educazione ambientale.
Questa nuova tendenza persegue come obiettivi prioritari della propria politica
economica e ambientale la tutela, la valorizzazione e la promozione delle risorse turistiche, paesaggistiche e culturali del territorio, in linea con i principi di uno sviluppo sostenibile,  consapevole e accessibile.
Nell'ambito di questa nuova interpretazione del  turismo che vede le sue azioni nei servizi mirati al nuovo target, in maniera propositiva e innovativa, stanno nascendo, in modo esponenziale, nuove idee in tutta Italia.
Progetti  che vedono  la persona con difficoltà sensoriale come utilizzatore non più passivo ma come fruitore attivo  di proposte interattive,  come percorsi Botanici, parchi plurisensoriali, soggiorni marini e montani ristrutturati e fruibili e senza barriere.
E' in atto una innovazione volta a valorizzare e promuovere le attrattive  e le potenzialità naturalistiche, paesaggistiche e culturali delle nostre aree urbane, offrendole, attraverso percorsi innovativi, multifunzionali e interattivi, a tutte le persone, e in particolare modo a quelle con difficoltà fisiche e sensoriali  che non hanno avuto fino ad oggi accesso a tali beni, e aprendo così le porte anche a quel turismo sociale che ancora oggi non viene considerato nella giusta quanto opportuna valorizzazione.
I contenuti  messi in atto sono di varia natura, come il coinvolgimento  delle strutture museali e naturalistico-ambientali  nell'utilizzo di nuovi strumenti di accessibilità e di guida metodologica della ricerca e dei suoi supporti informativi e documentari, in modo da  porli pioneristicamente all'avanguardia nei confronti di fasce sociali così poco servite e valorizzate,e rendere, inoltre,  accessibili e interattivi  beni che appartengono a tutti.
La motivazione che ha  innescato questo meccanismo è la consapevolezza, sempre più diffusa, che la riscoperta e la promozione  del turismo e della persona, in generale e in particolare di  chi ha una difficoltà, sul piano individuale e sociale, passa anche attraverso i vettori della conoscenza, tramite la  conquista dell'informazione. e della documentazione.
In tal senso si  è cominciato a comprendere la necessità di educare, maggiormente l'opinione pubblica ad essere più ricettiva riguardo le strategie di pari opportunità per le persone con difficoltà; strategie intese a influenzare atteggiamenti sociali fondamentali nei riguardi di questi soggetti grazie alla sensibilizzazione, all'informazione e alla cooperazione. Strategie che  facciano concentrare l'attenzione pubblica sulla persona, al di là dell'aspetto, creando così, quella coscienza civile idonea a percepire le capacità positive delle persone con impedimento, della loro pari aspirazione umana e del loro diritto a partecipare e a condividere anche gli obblighi della partecipazione.
Le modalità con cui si   stanno effettuando tali azioni, sono già state sperimentate su piccola scala con risultati decisamente positivi, queste consistono nell'effettuazione di un modo diverso di approcciarsi al territorio, rendendolo esplorativo e ricettivo, adeguatamente organizzato e tecnologicamente rispondente alle obiettive situazioni, derivanti dalla condizione generale e dai bisogni particolari di ciascun soggetto.
La struttura di base  di questo nuovo modo di interpretare il turismo, prevedono l'alternanza fra momenti ludico-ricreativi e spazi operativi con valenza prevalentemente culturale, al fine di favorire e  migliorare l'autonomia personale e l'accessibilità, gli aspetti socio-relazionali, il patrimonio conoscitivo ed esperenziale, nonché una maggiore consapevolezza delle problematiche connesse con la condizione di minorazione, in rapporto all'età di ogni singolo.
Tramite l'interattività dei supporti e le peculiarità antropiche, si intende offrire a questo cataclisma rivoluzionario un ulteriore e positivo contributo alla fascia d'utenza  considerata allo scopo di migliorare l'integrazione, favorendo l'acquisizione di particolari abilità, il potenziamento della fiducia di base, il piacere e l'utilità del confronto e del rapporto interpersonale, nonché il gusto  ed il desiderio per la realizzazione di sempre nuove  esperienze conoscitive, ma soprattutto offrire agli individui nuove e ricercate metodologie di intervento per la risoluzione dei problemi di accesso e fruizione  di iniziative e pensare il turismo come laboratorio sperimentale di crescita e luogo di esperienze emozionali.
Questo nuovo modo di  fruire del turismo pensando in particolare ad una utenza allargata e anche più "debole", significa anche creare una nuova realtà, che guardi non solo ad un'utenza ideale, per altro poco presente e interessata, ma anche e soprattutto all'utenza effettiva nella sua complessità e diversità.
Questo cambiamento e richiesta di turismo lascia riflettere e  porta a domandarsi quanto bisogna ancora aspettare  per non avere dei sorpassi cosi  importanti e silenziosi. Perché noi siamo pronti  per utilizzare nella piena autonomia i luoghi dove passare piacevoli giornate e immensi momenti di libertà e condivisione di nuove esperienze. Buon Viaggio. 
Pino Bilotti

 

Irifor IPOP – una ricerca di eccellenza

Autore: Luciano Paschetta

Dall'ottimismo della volonta' di un gruppo di Operatori I.Ri.Fo.R. di Ascoli è nato "I.Po.P.": un nuovo Protocollo Riabilitativo per soggetti disabili visivi con pluriminorazione

Una ricerca di eccellenza della Sede I.Ri.Fo.R. di Ascoli Piceno, in collaborazione con la Seconda Università di Medicina Ospedale Sant'Andrea della Sapienza di Roma e con il contributo dell'Irifor Sede Centrale, dà' nuova speranza alle famiglie che vedono i loro figli meno fortunati sorridere felici

di Luciano Paschetta

Sono passati oltre dieci anni  da quando un gruppo di giovani volontari dell'I.RI.FO.R.  (istituto per la ricerca la formazione e la riabilitazione voluto  vent'anni fa dall'Unione italiana dei ciechi  e degli ipovedenti)  , coordinati dall'ascolano  Mirco Fava e sostenuti dai dirigenti della sede I.RI.FO.R.  di Ascoli Piceno, hanno iniziato a "giocare" in piscina con bambini e giovani con gravi minorazioni aggiuntive  oltre la minorazione visiva.  Mirco, tra l'altro,  è un "amico dell'acqua" istruttore di sub acquea , oltre che di nuoto, sa che l'acqua  facilita il movimento  e allora rivolge la sua attenzione a quei bambini e a quei  giovani meno fortunati che , per motivi diversi,  hanno gravissimi  ritardi motori.
"dal movimento nello spazio   nasce nel bambino la consapevolezza del proprio schema corporeo, i suoi primi apprendimenti sono di tipo motorio prassico, da essi si sviluppano i processi cognitivi: migliorando  le capacità motorie , di conseguenza, si incide positivamente sullo sviluppo cognitivo del bambino" . Da qui e dal suo esuberante ottimismo, parte l'azione di Mirco e dei suoi volontari: dapprima si cerca soprattutto di "far star bene" i bambini che vengono accolti in piscina, ma via via attraverso osservazione ed ipotesi di lavoro  successive si costruisce un vero e proprio percorso  riabilitativo e, quattro anni fa, anche con  il sostegno dell'I.RI.FO.R., sede nazionale, istituto iscritto al registro nazionale degli enti di ricerca,  si   struttura i il percorso formativo degli operatori e prende il via   la sperimentazione scientifica del primo  "protocollo riabilitativo di Idrostimolazione Polisensoriale Psico-motoria (I.Po.P.)". L'interesse  e l'attenzione della scienza ufficiale,  si concretizzano,  con la  guida della Prof.ssa Maria Chiara Vulpiani,  ed il lavoro del dott. Luca Labianca del reparto di Chirurgia pediatrica dell'ospedale San Andrea , seconda clinica dell'università La Sapienza di Roma ,     in una ricerca  scientifica sul metodo  messo a punto dal gruppo dell'I.RI.FO.R. di Ascoli. L'l'I.PO.P. entra così nelle aule universitarie. E' lì che, a fine maggio, accompagnato da Mirco Fava , mi sono recato per incontrare gli autori della ricerca e per conoscere da vicino il metodo, al fine di valutarne i possibili sviluppi. Nel corso di una cortese chiacchierata  il dott. Labianca, con l'entusiasmo di chi ha avuto modo di conoscere e verificare i risultati significativamente positivi di  un metodo veramente innovativo, mi ha illustrato il suo lavoro e  in che modo lui abbia potuto constatare i vantaggi e la validità di questo metodo  riabilitativo,   del quale egli si è occupato, in particolare, di mettere a punto le modalità di "misurazione dei risultati". Non è stato facile per me, profano di medicina, comprendere il modo e gli strumenti attraverso i quali , in soggetti così gravi , si fosse potuto misurare il  miglioramento o meno  prodotto dal trattamento.  Una cosa, però, mi è stata chiara. "Nella tipologia di pazienti  che sono stati trattati con l'I.P.O.P., – mi dice il dott. La Bianca-, si considera già un successo quando il risultato tra prima e dopo il trattamento riabilitativo, è uguale a zero, perché  ciò significa che  si è riusciti ad arrestare la progressione dello stato invalidante". "Or bene – continua il medico- la valutazione media dei  risultati sui casi  trattati con l'I.PO.P. è pari a + 2,1. Un valore che ha stupito anche i nostri colleghi  della clinica in occasione di una prima presentazione del nostro lavoro".
Come trimestralmente fa il dott. Labianca, il giorno dopo sono andato all'impianto di Grottammare   che, come ogni mercoledì , ospitava nelle sue piscine i bambini ed i giovani in trattamento .  Qui, mentre Mirco  e i volontari specializzati nel metodo, svolgevano il loro settimanale lavoro di riabilitatori in piscina, io, a bordo vasca, mi sono intrattenuto a chiacchierare con i genitori dei ragazzi e, quando possibile direttamente con loro. Il clima generale era sereno ed allegro (il mio accompagnatore mi dirà poi che in acqua ha visto solo volti sorridenti). Sul volto dei genitori vi era  la serenità di chi ha trovato una risposta ai suoi bisogni e nelle loro parole l'entusiasmo nei confronti del trattamento al quale diversi di loro erano giunti dopo un lungo  e frustrante "cammino della speranza" e molte illusioni finite in delusioni. "Mio figlio non vede l'ora di venire qui, aspetta questo appuntamento settimanale con gioia, quando ha, cominciato in acqua non si muoveva, ora batte le gambe  e a casa è più rilassato e tranquillo " mi dice la mamma di M., un ragazzone di 17 anni che  "gioca"  felice in piscina con la riabilitatrice. La mamma di I. una ragazza ventenne con tetra paresi spastica ed ipertonica mi riferisce: "Quando esce dall'acqua mia figlia è "morbida e rilassata – e il gestirla diventa più facile. Peccato che sia possibile venire solo una volta alla settimana". Negli occhi di L. 50 anni, in carrozzella da tre per una caduta sul lavoro che lo ha paralizzato dall'ombelico in giù, un sorriso di speranza mentre mi dice: "Da quando vengo qui (poco più di un anno) la massa muscolare dei glutei e delle gambe si è raddoppiata, adesso con le stampelle riesco a mantenere l'equilibrio quando faccio qualche passo, se continua così penso proprio che potrò riprendere a camminare aiutato dalle stampelle". Particolare l'incontro con i nonni di M., un bimbo di due anni e mezzo con paralisi celebrale, in trattamento da alcuni mesi. "Quando ha iniziato rimaneva solo immobile sul tappeto , mentre ora comincia a rotolarcisi sopra felice", anche sul loro volto mentre mi parlano la serenità di una nuova speranza, "Scusate – chiedo-"ma come fate a dire che M. è contento ?" "M., dice il nonno, non parla, il suo sguardo è assente,  non piange quasi mai , ma quando è triste si cruccia, mentre quando è felice sorride  e quando viene qui sorride sempre."
Il mio conversare e chiedere continua  per oltre quattro ore, quando esco  dal locale piscina, sono un po' frastornato da tanti racconti di situazioni veramente difficili, ma con nelle  orecchie le risate dei ragazzi in piscina e le parole di speranza dei loro genitori  ed  in me la gioia di aver incontrato un gruppo di meravigliosi operatori specializzati che con il loro entusiasmo e la loro professionalità  hanno la capacità di "donare"  il sorriso ai ragazzi loro affidati e che  rappresentano l'orgoglio della ricerca dell'I.RI.FO.R. . Non mi resta che complimentarmi  con tutti loro e  assicurare l'impegno della presidenza e della direzione  dell'istituto   per proseguire   nella ricerca e per diffondere e consolidare l'I.P.O.P.: dalla ricerca I.RI.FO.R.  è  nato bmetodo riabilitativo , nuovo ed innovativo , che ho visto ridare speranza a famiglie troppe volte deluse e  che ho constatato essere capace  di migliorare la qualità della  loro vita  e quella dei figli    così come i volti sorridenti  di tutti quelli che ho incontrato testimoniano  .

Il direttore centrale I.RI.FO.R.
Prof. Luciano  Paschetta

 

Turismo sociale: Tirrenia: ieri,oggi e domani

Autore: Paolo Recce

Quest'anno ricorre il 35° anniversario di avvio dell'attività del Centro Studi e Riabilitazione "G. Fucà" di Tirrenia.
Pensata e progettata alla fine degli anni '60 come colonia marina, la struttura,infatti, apriva i battenti il 1° Luglio 1977.
A metà degli anni '80 il complesso subiva un primo ampliamento e ristrutturazione per meglio rispondere alle esigenze della clientela.
Tra il 1999 e il 2001 sono stati effettuati ulteriori interventi di ristrutturazione e di adeguamento. Avendo dovuto operare sull'esistente, gli interventi effettuati non sempre hanno potuto rispondere alle aspettative e alle mutate esigenze alberghiere.
Rispetto ai primi anni, oggi registriamo una notevole richiesta di camere singole ed uno scarso utilizzo di quelle plurime. Questo ha comportato nel tempo una diminuzione delle presenze stimata intorno al 25%. Si è dovuto pertanto adeguare l'organizzazione dei servizi alla ricerca di un equilibrio costi-ricavi avendo come obiettivo il pareggio di bilancio.
Tirrenia ha svolto e svolge un' importante funzione sociale per garantire ai minorati della vista vacanze e autonomia. Il bilancio pertanto deve essere valutato non solo in termini economici, ma anche sotto l'aspetto della ricaduta sociale così come avviene per altri servizi erogati dall'associazione (ad esempio il libro parlato e la stampa associativa) la cui produttività non si può misurare in termini economici bensì in termini di accrescimento culturale e promozione sociale.
Per quanto attiene la gestione ordinaria, il Centro ha sempre conseguito il pareggio di bilancio: il mancato introito delle quote di ammortamento è almeno in parte compensato dalla valorizzazione dell'immobile e quindi dalla plusvalenza patrimoniale.
In particolare negli ultimi cinque anni sono stati effettuati, con le risorse della gestione ordinaria, investimenti in conto capitale per oltre 500 mila euro, importo cioè superiore alle quote non ammortizzate.
Circa l'aspetto organizzativo-gestionale, nel corso degli anni sono state sperimentate varie formule di gestione: nei primi quindici anni si sono alternate otto ditte nella gestione del servizio di ristorazione con risultati deludenti: se da un lato potevamo preventivare con precisione i costi in quanto pagavamo la tariffa per ogni pasto servito, dall'altro avevamo difficoltà a garantire la qualità del servizio poiché non sempre i contratti venivano rispettati alla lettera e difficilmente  potevamo incidere sull'organizzazione del servizio.
La gestione diretta con formula institoria, in essere dall'inizio degli anni '90, è quella più rispondente alle esigenze funzionali della struttura.

IL DOMANI

In questo periodo circolano ipotesi di nuove soluzioni gestionali; c'è la percezione che l'Unione voglia liberarsi della struttura. In realtà il Centro non è sentito proprio dalla maggioranza delle sezioni e dei dirigenti associativi. Lo dimostra il fatto che le informazioni ai soci attraverso le circolari non passano; quasi sempre i nuovi clienti sono venuti a conoscenza della struttura con il passaparola.
Circa eventuali nuove formule gestionali, personalmente eviterei di ricorrere a soluzioni già sperimentate negativamente. Sono contrario ad affittare la struttura per un certo numero di anni, poiché difficilmente troveremmo un soggetto in grado di garantire i cospicui interventi di manutenzione di cui la struttura ha bisogno con il rischio di accelerare il degrado dell'immobile e di essere poi costretti ad ingenti spese di ripristino.

L'AUSPICIO

Mi piacerebbe che ci fosse più consapevolezza sulla funzione sociale che il Centro ha fin qui svolto e può ancora svolgere.
Auspicherei che la struttura venisse maggiormente utilizzata dalle sezioni evitando di spendere le proprie risorse all'esterno.
Auspicherei inoltre che l'Unione e l'IRIFOR nell'erogare finanziamenti per i campi estivi o campi scuola privilegiassero quelli che utilizzano la nostra struttura.
Paolo Recce

Lotta alla cecità evitabile ed accesso universale gratuito alle cure

Autore: Michele Corcio

Nei giorni 4 e 5 maggio 2012 si è svolto in Roma, organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, il Convegno internazionale di studio "La persona non vedente: Rabbunì, che io riabbia la vista" (Mc 10, 51). Un incontro di approfondimento e confronto sui temi della prevenzione e cura della cecità/ipovisione, secondo le nuove prospettive di studio e di ricerca, non disgiunti da un cammino ecclesiale e pastorale.
Al Convegno sono intervenuti, quali Relatori, Operatori e rappresentanti di ONG che nelle aree povere del mondo e nei Paesi in via di sviluppo conducono la quotidiana battaglia contro le patologie oculari, causate da condizioni di estrema povertà; in Africa ed in Asia, infatti, le precarie condizioni igienico-sanitarie mettono a dura prova le politiche (meglio sarebbe dire, le iniziative) per la prevenzione della cecità, tanto più che il numero degli Oculisti presenti in quei territori è estremamente basso: in genere, uno ogni milione di abitanti. E tuttavia, come ha affermato il Dott. Silvio Mariotti (Responsabile del Programma per la Prevenzione della Cecità e Sordità dell'Organizzazione Mondiale della Sanità), grazie ai diversi progetti attuati da parte di ONG, si registra una diminuzione della cecità in Africa, anche se a livello mondiale il totale complessivo dei ciechi e degli ipovedenti è stimato ad oltre trecento milioni di persone, ovvero il 5 per cento della attuale popolazione.
     Dopo la lettura del messaggio trasmesso dal Papa e la prolusione di Mons. Zygmunt Zimowski (Presidente del Pontificio Consiglio e della Fondazione "Il buon Samaritano"), il Convegno si è articolato in quattro Sessioni: "Inquadramento Teologico", "Principali cause di cecità evitabile e strategie di cura", "Nuovi sviluppi nelle tecnologie biomediche e farmacologiche", "Pastorale e Progetti ecclesiali per i non vedenti". Oltre che nella Bibbia, la dimensione storica e sociologica della cecità, è stata analizzata da eminenti studiosi appartenenti alle altre quattro grandi religioni (Buddismo, Ebraismo, Induismo, Islamismo), provenienti dalle Università della Tailandia, Israele, India ed Egitto.
     Nella prima Sessione, dopo un'analisi sulla rappresentazione della persona non vedente nella Sacra Scrittura e sulla sollecitudine storica della Chiesa, Esperti del settore hanno inquadrato la cecità/ipovisione da un punto di vista socio-politico ed economico; in particolare, si segnalano i contributi:
– del Dott. Wing-Kun Tam (Presidente Internazionale dei Lions Club), che ha trattato il tema dell'accesso alle cure sanitarie oculistiche nei Paesi in via di sviluppo;
– del Prof. Mario Stirpe (Presidente della Fondazione Bietti e della Commissione Nazionale per la prevenzione della cecità), il quale ha rimarcato l'importanza dei protocolli e delle linee guida nella lotta alla cecità;
– del Prof. Serge Resnikoff (Direttore della ONG "Organisation pour la Prévention de la Cécité"), che molto ha insistito sulla formazione del personale nei Paesi in via di sviluppo.
L'intera seconda Sessione dei lavori è stata dedicata alla trattazione delle patologie causa di cecità nel mondo; quali: la cataratta, l'oncocercosi, la retinopatia diabetica, le malattie dell'infanzia (retinopatia del prematuro, avitaminosi A e cataratta congenita), i difetti refrattivi. Tali patologie sono state trattate con grande competenza da Oculisti dell'Arabia Saudita, della Gran Bretagna, degli Usa, dell'Ecuador e dell'Italia.
Le tecniche chirurgiche per il trattamento della cataratta, le tecnologie per la refrazione e la produzione di occhiali, l'apprendimento a distanza e la donazione di farmaci per le  malattie tropicali come il tracoma (tutti argomenti esposti nella terza Sessione), hanno visto i contributi di professionisti provenienti dal Nepal, dal Sud Africa, dagli Usa e dall'Italia.
I lavori della quarta Sessione hanno avuto come protagonisti i non vedenti impegnati in prima persona in Congregazioni religiose e di particolare effetto è stato l'intervento di Suor M. Rosa Affinito, che ha letto in Braille la sua Relazione sulle molteplici attività delle Suore Sacramentine non vedenti.
Alcune Tavole rotonde su specifiche tematiche, hanno reso ancor più intenso il già denso programma delle due giornate; ma la più vivace è stata quella su "Modelli di prevenzione, cura e riabilitazione", coordinata dall'Avv. Giuseppe Castronovo (Presidente dell'Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità – I.A.P.B. Italia ONLUS). La Dr.ssa Lea Hyvarinen (dell'Università di Helsinki) ha trattato della riabilitazione visiva nel mondo, con particolare accentuazione per la scuola nor europea. Non molto distante da questa, soprattutto se si tiene conto della recente sua creazione, è il modello riabilitativo del Polo Nazionale di Servizi e ricerca, creato nel 2007 da I.A.P.B. Italia ONLUS in Roma, presso il Policlinico "A. Gemelli": le attività sono state illustrate dal Prof. Alfredo Reibaldi, nella sua qualità di Direttore scientifico del Polo Nazionale.
     Particolare menzione meritano i concertisti non vedenti che, la sera del 4 maggio, hanno regalato al numeroso pubblico presente forti emozioni e suggestioni musicali; concertisti cinesi e italiani, tra i quali Don Gerardo Balbi, parroco di Camporeggiano-Gubbio.
 

Anziani: La gioia di vivere e di invecchiare.

Autore: Cesare Barca

Si è soliti  dire  che la vita è un dono e  come tale deve essere accolto e coltivato. É un'affermazione sinceramente sentita e condivisa o non si tratta piuttosto di un principio appreso come tale, ma lontano dall'essere percepito e vissuto come necessità assoluta?
Non si tratta di una domanda peregrina e tanto meno retorica dal momento che è facile constatare come le politiche sociali dei numerosi stati europei non tengano in alcun conto questo assioma, ma tentino soltanto di provvedere, spesso in modo dissennato,  alle situazioni del presente senza tener conto del passato e tanto meno del futuro di questa nostra società  in costante cammino verso nuovi orizzonti e realizzazioni sempre più avanzate.
Così la vecchiaia finisce per perdere il suo vero significato e la sua reale importanza e si trasforma in un "peso sociale", un carico gravoso che ostacola l'indiscutibile  necessità di spazi e attenzione  che richiede l'età giovanile. Si ritiene pertanto che la giovane età sia un dono reale e che la vecchiaia sia soltanto l'odiata conclusione di un tempo già consumato.
Perciò si tralascia di far memoria di un passato anche recente, magari ricco di attività fruttuose e determinanti per costruire il futuro di chi viene avanti con la naturale foga della giovinezza.
Si sostiene ancora, sospinti dal timore di un futuro tutt'altro che consolidato, che i vecchi non lascino posto alle nuove risorse umane, in pratica ai loro figli e ai loro nipoti. E tutto questo va a confluire in un torrente insabbiato  e paludoso di affermazioni, di assunti economici e di disposizioni di legge che non solo impediscono la realizzazione di una vecchiaia attiva, ma ancor più impediscono quelle nuove aperture indispensabile perché i giovani possano effettivamente superare gli ostacoli creati dalla rincorsa all'improvvisazione.
<Eppure di anziani particolarmente avveduti ed attivi ve ne sono molti, in tutti i settori socialmente rilevanti, dal presidente della repubblica all'ultima nonnina che sostiene la propria famiglia sempre più aperta ai propri figli e ai propri nipoti.
 E non si creda che questo non si verifichi anche nell'ambito della disabilità, anzi! Certo la categoria dei disabili in genere e di quelli visivi in particolare vive situazioni estremamente diversificate, difficilmente catalogabili in un'unica fascia omogenea. Del resto le condizioni sociali individuali sono logicamente differenti risentendo delle diverse condizioni di vita della incessante variabilità di disposizioni legislative che tentano in modo disomogeneo di tamponare le falle sociali sempre più evidenti.
Tuttavia nella pratica quotidiana credo si possano distinguere, forse estremizzando, due condizioni per certi aspetti contrapposte in cui vivono le persone anziane. Persone che, come ben sappiamo, quando sono costrette ad assommare  le normali conseguenze dell'età avanzata ad eventuali ulteriori disabilità, si vedono impegnate  a raddoppiare il loro sforzo per affrontare dignitosamente e costruttivamente la loro giornata.
Vogliamo qualche esempio? Eccone alcuni soltanto che sono di mia diretta conoscenza:

Alfredo, 81 anni. Divenuto cieco gradualmente. Da sempre impegnato nella diffusione, controllo di prodotti editoriali, sposato con figli e già nonno, non solo aiuta la moglie in cattiva salute, ma si prodiga in lavori di manutenzione, accudisce al proprio orticello, pratica la cyclette per un'ora al giorno e frequenta assiduamente amici e conoscenti con i quali scambia esperienze e condivide giochi di gruppo.
Olando, perfetto conoscitore della lingua inglese, impegna molto tempo nella lettura e provvede a tutte le necessità familiari avendo la consorte costretta a letto offrendo altresì la propria collaborazione a riviste socialmente impegnate.
Luigino, 67 anni, completamente cieco, segue con amore un campo perfettamente coltivato lasciatogli dal nonno.
Umberto 80 anni, che avendo perduto completamene la vista per una grave maculopatia, segue la sorella affetta da alzheimer, cura l'orto di famiglia, effettua lunghe passeggiate quotidiane con il proprio cane guida, dipinge quadri interessanti che rappresentano, tra l'altro, il linguaggio dei fiori.
Marisa75 anni,che oltre a curare la propria abitazione, seguire assiduamente il libro parlato, amministra egregiamente le proprie giornate mantenendo frequenti relazioni sociali.
E qui mi fermo per non tediare, ma potrei  continuare per intere paginecon una elencazione che ci dimostra quanto si debba considerare più che mai attiva e produttiva la vita di tanti disabili anziani. Ma come potrebbero continuare a distribuire le loro risorse e il loro impegno costante se venisse a mancare l'indennità di accompagnamento, indispensabile per superare le loro reali difficoltà quotidiane?  Come potrebbero esprimere la loro vita spesa con chiara utilità personale e sociale se non potessero avere il necessario sostegno economico? In effetti molti di noi si ritroverebbero in situazioni assolutamente non affrontabili perché, lo sappiamo bene, che per vivere attivamente in una qualsiasi comunità, è indispensabile poter sostenere le spese che questa stessa attività comporta ad una persona disabile.
Perciò dobbiamo pur convenire che l'assistenza economica e, laddove sia indispensabile, quella sociale da parte dei comuni di appartenenza sono assolutamente indispensabile proprio per consentire una vita attiva.
L'Europa giustamente rilancia il concetto di una società attiva particolarmente rivolgendosi alla popolazione anziana con problemi aggiuntivi, ma deve altrettanto prodigarsi per diffondere e garantire la realizzazione della Carta dei diritti degli anziani: diversamente sarebbe inutile parlare di integrazione e, dico di più, sarebbe assurdo pensare ad un concreto rinnovamento comunitario.
Mi sono soffermato su esemplificazioni positive per dimostrare che la possibilità di vivere meglio e di affermare positivamente il valore e il significato più vero di una vecchiaia attiva è possibile, ma sappiamo altrettanto per certo che non è tutto oro quel che luce: sono molti gli anziani che, a seguito delle vicende personali, vivono in condizioni di isolamento, di precarietà e di insopportabile solitudine ed è proprio nei confronti di costoro che dev'essere sviluppato il nostro maggiore impegno: non avere la possibilità di giovarsi   una badante, qualcuno che ti aiuti nelle necessità elementari quotidiane, non poter provvedere correttamente all'accesso all'informatica, alle relazioni sociali e, molto spesso ormai, alle necessità famigliari, azzerano, giorno dopo giorno, la voglia di vivere e di lottare. E se i nostri governanti non comprendono questo, se neppure si pongono il problema che a tante persone disabili non è neppure possibile vivere la propria giornata nemmeno come "barboni", allora la disgregazione dilagherà inesorabilmente nell'intero  corpo sociale e i nostri  amati giovani non potranno più essere, nemmeno loro, motivo di speranza,.
Non si tratta di far nascere  più figli e tanto meno di accelerare la scomparsa dei vecchi, ma dobbiamo convincerci che la ricostruzione avviene partendo dalle fondamenta,, diversamente il tetto non ha senso: il terremoto sociale è forse peggiore e più devastante di quello tellurico, ma dipende da noi, da tutti noi e fortunatamente è prevedibile. Il nostro inderogabile impegno è dunque nel lottare instancabilmente per tentare di evitarlo. Convinciamoci che è possibile ed aiutiamoci a vivere, non a sopravvivere.
Cesare Barca

BENI CULTURALI: Il Museo Omero finalmente alla Mole Vanvitelliana

Autore: Aldo Grassini

Il 2011 annus horribilis: la vita del nostro amico Roberto Farroni, presidente e promotore instacabile del Museo Omero, è stata falciata dopo nove mesi di crude sofferenze. Ma il nostro Museo, colpito così duramente nella sua carne, è rimasto in piedi, ha superato l'inevitabile crisi del passaggio ed ha continuato a produrre eventi e attività didattiche. Io a dicembre ho ereditato il ruolo di Roberto, con il quale, peraltro, avevo condiviso quotidianamente l'impegno della navigazione per quasi nove anni.
 Ed ora ecco la tappa tanto attesa: finalmente si va alla Mole Vanvitelliana, la sede prestigiosa e definitiva del nostro Museo che il grande architetto settecentesco ha costruito come una fortezza in mezzo al mare. Qui circa 3000 mq. saranno destinati al nostro "OMero" a fronte degli attuali 750.
Il 15 giugno si parte: sarà un percorso a tappe ed eccoci alla prima! "In Limine" (Sulla Soglia, per chi non sa il latino!) e questa piccola mostra ci accompagnerà per tutta l'estate. Gli spazi di Via Tiziano, dove per 15 anni l'"Omero" offriva agli apppassionati i propri tesori, saranno chiusi al pubblico per sempre. A luglio il trasferimento degli uffici e a settembre tutta la collezione andrà a raggiungerli, ma non ancora nell'allestimento e negli spazi definitivi.
"Sensi d'Estate", la serie tra arte e divertimento, richiamerà anche quest'anno un folto pubblico ogni giovedì sera dal 19 luglio al 23 agosto, ma questa volta nel cortile della Mole. S'inizierà con un concerto di Shel Shapiro.
A ottobre una grande mostra antologica dedicata a Valeriano Trubbiani e curata da Enrico Crispolti, uno storico dell'arte di levatura internazionale, con centinaia di sculture, naturalmente tutte fruibili con il tatto. Questa grande mostra ci accompagnerà fino alla prossima primavera.
Ad aprile o giù di  lì prevediamo l'inaugurazione di una nuova sezione del Museo, quella donata da Diego Della Valle e dedicata al "Made in Italy". Nei mesi successivi finalmente sarà pronto il nuovo allestimento, splendido, vedrete!, per modernità di strumenti e ricchezza di contenuti. Allora potremo fare l'inaugurazione in pompa magna. 
 Ma torniamo ad "In Limine" che dal prossimo 15 giugno ci tenderà le braccia. Si tratta forse del contentino durante la forzata chiusura per il trasferimento? Dite voi: il Mosè di Michelangelo nella dimensione originale (una novità assoluta per il Museo), le due Pietà buonarrotiane ed altri capolavori del Rinascimento e poi una serie di nuove acquisizioni, tutte originali, di grandi maestri del Novecento: tre De Chirico, due Arturo Martini, un Marino Marini, un Consagra, un Arnaldo Pomodoro e ancora: Bodini, Cavaliere, Ceccobelli, Annibali e, tra cotanto senno, perché no?, anche il nostro Felice Tagliaferri.
E quando vi capiterà di poter vedere-toccare tutta in una volta tanta grazia di Dio? Molte di queste opere varrebbero da sole il prezzo del biglietto, che poi, come è noto, al Museo Omero è gratuito!
 

Cagliari: Campo estivo per ragazzi disabili visivi – 1°-11 settembre 2012 –

Autore: Sezione UICI di Cagliari

Dopo gli incoraggianti risultati ottenuti con la realizzazione delle precedenti  edizioni  del campo estivo, l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Sezione Provinciale di Cagliari ha programmato l'attuazione della VII edizione del progetto "Impariamo divertendoci – Campo estivo per ragazzi disabili visivi". Si tratta di una vacanza estiva abbinata ad un intervento riabilitativo indirizzata  ad un gruppo di 12 ragazzi  minorati della vista, affetti  eventualmente anche da ulteriori deficit di lieve entità, di età compresa fra i 12 e i 22 anni. Esso  si  svolgerà dal 1° all'11 settembre 2012 presso il Camping "Le Dune", Località Piscina Rei  Costa Rei – Muravera.
Le iscrizioni sono aperte fino al 13 luglio 2012.

Per info contattare la Sezione UICI di Cagliari
tel. 070 523422 – fax 070 523613 – e-mail: uicca@uiciechi.it

Bari: Corsi di Aggiornamento per Fisioterapisti e Terapisti della Riabilitazione – Il Metodo Mézières

Autore: Luigi Iurlo

L'I.Ri.Fo.R. ONLUS , Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione e l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS  sono strumenti formalmente e fermamente impegnati nella educazione, formazione ed integrazione lavorativa e sociale dei non vedenti. In tal senso operano all'unisono per garantire ogni possibile aiuto  per migliorare la loro formazione scolastica, il loro inserimento lavorativo nonché le loro prestazioni lavorative.
Fra le varie iniziative promosse, nello scorso mese di aprile, a seguito di un sondaggio realizzato fra i massofisioterapisti e terapisti  della riabilitazione non vedenti allo scopo di appurare quali fossero gli argomenti da approfondire per meglio qualificare le loro prestazioni professionali, l'I.Ri.Fo.R. Regionale ha attuato, in collaborazione con la ASL BARI, con le sedi Regionale e Provinciali  dell'UICI e con la competente e meticolosa docenza della dottoressa Iolanda Cianciola, un corso di aggiornamento denominato "Metodo Mézières e tecniche complementari nel trattamento riabilitativo delle lombalgie" avvalendosi, peraltro, della collaborazione del responsabile regionale UICI dei fisioterapisti non vedenti, Nagy Vasile che ha promosso e sostenuto in modo particolare il progetto, e della fisioterapista ASL Floriana Alto in veste di tutor.
A distanza di un mese dalla conclusione del progetto e dopo aver raccolto i pareri dei partecipanti, possiamo affermare con orgoglio che il corso in oggetto ha permesso agli stessi di aggiungere un importante tassello nella loro formazione che gli consentirà di confermare sul campo, laddove ci fossero dubbi,  di avere una preparazione  completa ed eccellente.
Al settore di lavoro UICI "terapisti non vedenti" va un particolare plauso per aver finalmente ripreso a lavorare a pieno ritmo con  attività di particolare importanza sociale, mentre alle autorità competenti ricordiamo che ci sono diversi fisioterapisti non vedenti in attesa di occupazione nonostante l'esistenza di leggi speciali che ne tutelano le assunzioni obligatorie e che queste non devono essere disattese soprattutto nel contingente periodo di crisi occupazionale.
Il Presidente Provinciale
Luigi Iurlo
 

Corso on line di informazione e formazione sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilita’.lezioni 6-7 giugno 2012

Autore: Servizio Affari Internazionali

Con riferimento alla circolare 132/2012, si ricorda che nei giorni 6-7
giugno 2012 sono previste le seguenti lezioni:
– 6 giugno h 15,00  – a) Diritto all'accessibilità: articolo 9, articolo 21.
La  relatrice, dr.ssa Barbara Leporini, sarà coadiuvata dall'arch. Luca
Marzi dell'Università di Firenze. b) Diritto all'autonomia e alla
mobilità:articolo 20. Il relatore sarà l'avv. Domenico Sabia dell'Ufficio
Legale dell'ANMIC.  La trasmissione sarà condotta da Luisa Bartolucci.
– 7 giugno h 10,00 – Diritto al lavoro e alla formazione professionale:
articolo 27. Il relatore avv. Paolo Colombo, componente della Direzione
Nazionale, condurrà egli stesso la trasmissione.
Le trasmissioni si svolgeranno come segue: dopo gli interventi dei relatori,
saranno fornite risposte ai quesiti degli ascoltatori i quali potranno
scegliere diverse modalità di intervento: tramite telefono contattando
durante la diretta il numero di  telefono 06 69988353 o inviando e-mail
anche nei giorni precedenti la trasmissione all'indirizzo:
diretta@uiciechi.it  oppure compilando l'apposito form della rubrica "Parla
con l'Unione". Per collegarsi al link di Parla con l'Unione sarà sufficiente
digitare la seguente stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp.

Legge 113/1985, art. 3, comma1 – Caratteristiche tecniche

Autore: Redazionale

Alla Presidenza dei Consiglio
dei Ministri – Dipartimento della
Funzione Pubblica – Servizio per
l'organizzazione degli uffici ed i fabbisogni
del personale delle pubbliche
amministrazioni, la programmazione delle
assunzioni – Palazzo Vidoni
Corso Vittorio Emanuele, 116
00186 Roma

e p.c.
Alla Unione Italiana dei Ciechi e degli
Ipovedenti
Via Borgognona, 38
00187 Roma
e-mail archivio@uiciechi.it

Alla Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
Via L. Braille, n. 6
35143 Padova
e-mail uicvene@uiciechi.it

Oggetto: Legge 29 marzo 1985, n. 113. Art. 3, comma 1. Caratteristiche tecniche del centralino

L'Unione Italiana Ciechi di Roma e Padova trasmettevano distinti quesiti relativi alla corretta interpretazione dell'articolo 3, comma 1, della legge 29 marzo 1985, n. 113 (All. 1) rappresentando che alcune delle proprie strutture territoriali avevano proceduto a segnalare all'Ispettorato del lavoro competente quei datori di lavoro pubblici presso i quali risultava in maniera esplicita la presenza di un centralino, al quale era addetto un centralinista, al fine di conoscere se l'Ente fosse in regola con gli obblighi di cui alla citata legge n. 113/85.
Gli Ispettori del lavoro, evidenziano che le citate Unioni "si sono per lo più limitati a richiedere allo stesso le caratteristiche tecniche del centralino, arrivando ad una definizione di insussistenza di un obbligo di assunzione, basandosi esclusivamente su dette caratteristiche ed ignorando sia l'indicazione di una segreteria telefonica dell'esistenza del centralino, sia l'esistenza effettiva di un operatore telefonico".
L'art. 3, comma 1, della legge 113 del 1985 prevede che: "I centralini telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della presente legge sono quelli per i quali le norme tecniche prevedano l'impiego di uno o più posti operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti operatore."
Il successivo comma 2 reca "Anche in deroga a disposizioni che limitano le assunzioni, i datori di lavoro pubblici sono tenuti ad assumere, per ogni ufficio, sede, o stabilimento dotati di centralino telefonico, un privo della vista iscritto all'albo professionale di cui all'art. 1 della presente legge…".
La circolare 18 settembre 1985 prot. 32176 della Presidenza del Consiglio dei Ministri recante: "Attuazione della legge 12 marzo 1985, n. 113 recante "Aggiornamento della disciplina del collocamento al lavoro e del rapporto di lavoro dei centralinisti telefonici non vedenti" (All. 2) al punto 1.2 del paragrafo "Soggetti obbligati e aliquote d'obbligo, ha previsto che "Pertanto, come già chiarito dal Ministero del lavoro con circolare n. 65 del 4 maggio scorso, l'obbligo derivante da tale norma (secondo comma dell'art. 3) deve essere calcolato in base alle caratteristiche proprie del centralino telefonico e, in particolare, al numero dei posti operatore attivati".
Il successivo punto 1.3 recita: "Di conseguenza, fermo restando che al centralino telefonico che disponga di un solo posto-operatore debba essere addetto un centralinista non vedente, alla prescrizione dell'occupazione della particolare aliquota di centralinisti non vedenti nel centralino telefonico a più posti-operatore può correttamente adempiersi riservando pari unità di posti a centralinisti non vedenti nel caso di posti-operatore di numero pari, mentre se tali posti-operatori dovessero essere di numero dispari ai centralinisti telefonici sarà attribuito un posto in più rispetto ai vedenti".
La circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 88/86 del 21 luglio 1986 avente ad oggetto: "Legge 12 marzo 1985, n. 113. Centralinisti telefonici Ciechi", circa il significato da attribuire all'espressione "norme tecniche" precisa che: "Le norme tecniche" a cui la legge fa riferimento sono le disposizioni che stabiliscono le caratteristiche tecniche in base alle quali gli impianti telefonici sono approvati dall'Azienda di Stato per i servizi telefonici. Tali norme sono quelle dettate dal Comitato Elettrotecnico Italiano (C. E. I. – norme 103) nonché dal Ministero delle poste e delle telecomunicazioni per il tramite dell'Istituto superiore delle poste e telecomunicazioni.
Ai fini dell'applicazione della legge n. 113 del 1985 il centralino può essere definito come un impianto telefonico di smistamento o collegamento, collegato alla rete telefonica pubblica, che sia stato approvato come tale dall'Azienda di Stato per i servizi telefonici con posto operatore […].
Alla luce di quanto sopra, tenuto conto che la definizione degli orientamenti amministrativi generali in materia di lavoro pubblico, rientra nella competenza del Dipartimento della Funzione pubblica, si interessa della problematica codesto Dipartimento per il parere di competenza.

Il Direttore Generale
Grazia Strano

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Direzione Generale per l'Impiego
Via Fornovo, 8
00192 ROMA
dgmercatolavoro@mailcert.lavoro.gov.it

e p.c.
 Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento della Funzione Pubblica
Ufficio per il personale delle pubbliche amministrazioni
Piazza Vidoni
Corso Vittorio Emanuele, 116
00186 ROMA
servizioreclutamemo@funzionepubblica.it

OGGETTO: Interpretazione art. 3, comma 1, Legge 113/1985 – Quesito

Questa Unione è a rinnovare la richiesta di un parere d'autorità a codesto spettabile Ministero, per risolvere una questione di primaria importanza, perché interessa da vicino i lavoratori non vedenti, degni di tutela da parte del Legislatore.
Come è noto, l'art 3, comma 1, della legge 113/1985 recita quanto segue: "I centralini telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della presente legge sono quelli per i quali le norme tecniche prevedano l'impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore".
A tale proposito, alcune strutture territoriali di questa Unione hanno provveduto a segnalare al locale Ispettorato del Lavoro gli enti pubblici dalla cui segreteria telefonica risultava in maniera esplicita la presenza di un centralino, al quale era addetto un centralinista, al fine di conoscere se l'ente interessato fosse in regola rispetto alla normativa sul collocamento obbligatorio dei centralinisti telefonici non vedenti.
Gli Ispettorati chiamati a verificare la situazione dell'ente in questione si sono per lo più limitati a richiedere allo stesso le caratteristiche tecniche del centralino, arrivando ad una definizione di insussistenza di un obbligo all'assunzione, basandosi esclusivamente su dette caratteristiche e ignorando sia l'indicazione in segreteria telefonica dell'esistenza del centralino, sia l'esistenza effettiva di un operatore telefonico.
Appare evidente, a tale proposito, che l'art. 3, comma 1, della legge 113/1985 prevede che, per definire se un impianto telefonico di un ufficio sia o meno idoneo al collocamento obbligatorio di un centralinista telefonico non vedente, debbano esserne valutate non solo le caratteristiche tecniche, ma anche l'effettiva presenza di un operatore.
Peraltro, nonostante l'intervento delle nuove tecnologie, che hanno modificato sostanzialmente la struttura e il funzionamento dei centralini telefonici, si deve sottolineare che l'introduzione di un qualsivoglia meccanismo di selezione passante non elimina automaticamente la possibilità di prevedere il posto operatore. La presenza di un centralinista, infatti, assicura in ogni caso una risposta all'utente e quindi un servizio migliore con informazioni maggiormente dettagliate, soprattutto in enti di grandi dimensioni.
Con un'approfondita analisi, si evince che la legge 113/1985 ha previsto anche questa ipotesi, laddove il testo della stessa riporta l'inciso "…o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore".
Se non si vuole privare di un qualsiasi significato tale previsione normativa appena menzionata, essa deve necessariamente essere interpretata nel senso di consentire l'impiego dei centralinisti telefonici non vedenti anche in quei centralini le cui norme tecniche non prevedano necessariamente la presenza di uno o più posti operatore.
Tale interpretazione, oltre ad essere in linea con la ratio dell'intera legge, volta alla massima occupazione dei centralinisti telefonici non vedenti iscritti nell'apposito albo professionale, si inserisce nel quadro delle norme antielusive contenute nei successivi articoli, le quali prevedono che il centralinista non vedente:
– va assunto anche se il posto non è previsto in pianta organica;
– va assunto anche se i posti per disabili sono completi;
– va assunto per ogni ufficio, sede o stabilimento dell'ente;
– va assunto per il 51% dei posti di centralinisti disponibili.

Si deve ritenere, pertanto che per la legge abbia prevalenza, più che la situazione "di diritto", quella "di fatto": se esistono posti di operatore telefonico, essi debbono essere attribuiti ai non vedenti.
Inoltre, si sottolinea che, così come si sono evoluti i centralini telefonici, allo stesso modo si sono evoluti i centralinisti non vedenti. Attualmente quasi tutti i centralinisti non vedenti possiedono un diploma di scuola media superiore, e, qualora non le abbiano già acquisite, nei corsi professionali di centralinismo vengono in possesso anche di conoscenze informatiche e di lingua straniera, tanto da poter essere agevolmente addetti anche ai moderni centralini gestiti tramite computer, nonché a servizi di prima informazione.
Non sembra, quindi, coerente con la vigente disciplina normativa permettere che una importantissima occasione di lavoro ed integrazione sociale per i disabili visivi sia inficiata da una applicazione restrittiva e contraria alla ratio della legge 113/1985, che di fatto limita il potere di verifica da parte dell'Ispettorato del lavoro alla mera sussistenza dei requisiti tecnici dell'impianto telefonico, ignorando l'evidenza della presenza di operatori telefonici.
Si chiede dunque a codesto spettabile Ministero un intervento chiarificatore in materia, che, dettando opportune istruzioni sia per i Centri per l'Impiego sia per gli Ispettorati Provinciali del Lavoro, consenta agli operatori telefonici con disabilità visiva di continuare ad offrire le proprie cospicue professionalità nel campo dell'integrazione lavorativa.
Si ringrazia per l'attenzione e, in attesa di un cortese cenno di riscontro, si porgono distinti saluti.
Il Presidente Nazionale
prof. Tommaso Daniele

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Via Cesare De Lollis, 12
00185 Roma
C.A.   Dr.ssa Grazia Strano
Direttore Generale del Mercato del Lavoro
C.A.  Dr.ssa Stefania Laudisio
Dirigente Divisione IV Politiche per l'Inserimento dei
lavoratori svantaggiati
Fondo Nazionale disabili Supporto alle attività della Consigliera nazionale di parità

OGGETTO: Interpretazione art. 3 comma 1, Legge 113/1985 – Quesito

L'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ente che per legge e per statuto rappresenta e tutela i diritti e gli interessi dei minorati della vista (DLCPS 1047/1947, art. 115 del D.P.R. 24.7.1977, attuato dal DPR 23.12.1978 e confermato da art. 4 comma 6,  della legge 12.3.1999 n. 68) richiede a questo Ministero un autorevole parere per  dirimere una questione che ha per oggetto l'interpretazione dell'art. 3, comma 1, della legge n 113/1985.
Come è noto  l'art 3, comma 1, della legge 113/1985 recita: "I centralini telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della presente legge sono quelli per i quali le  norme tecniche prevedano l'impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore".
A tale proposito, alcune strutture territoriali di questa Unione hanno provveduto a  segnalare al locale Ispettorato del Lavoro enti pubblici dalla cui segreteria telefonica risultava in maniera esplicita la presenza di un centralino, al quale era addetto un centralinista, al fine di conoscere se l'ente interessato fosse in regola rispetto alla normativa sul collocamento obbligatorio dei centralinisti telefonici non vedenti.
Gli ispettorati chiamati a verificare la situazione dell'ente in questione si sono per lo più limitati a richiedere allo stesso le caratteristiche tecniche del centralino, arrivando ad una definizione di insussistenza di un obbligo all'assunzione, basandosi esclusivamente su dette caratteristiche e ignorando sia l'indicazione in segreteria telefonica dell'esistenza del centralino, sia l'esistenza effettiva di un operatore telefonico.
Appare evidente, a tale proposito, che l'art 3, comma 1, della legga 113/1985 prevede che, per definire se un impianto telefonico di un ufficio sia o meno idoneo al collocamento obbligatorio di un centralinista telefonico non vedente, debbano esserne valutate non solo le caratteristiche tecniche, ma anche l'effettiva presenza di un operatore.
Peraltro, nonostante l'intervento delle nuove tecnologie, che hanno modifìcato sostanzialmente la struttura e il funzionamento dei centralini telefonici, si deve sottolineare che l'introduzione di un qualsivoglia meccanismo di selezione passante non elimina automaticamente la possibilità di prevedere il posto operatore. La presenza di un centralinista, infatti, assicura in ogni caso una risposta all'utente e quindi un servizio migliore con informazioni maggiormente dettagliate, soprattutto in enti di grandi dimensioni.
Con un'approfondita analisi, si evince che la legge 113/1985 ha previsto anche questa ipotesi, laddove il testo della stessa riporta l'inciso "… o che comunque siano dotati dì uno o più posti-operatore". Se non si vuole privare di qualsiasi significato tale previsione normativa appena menzionata, essa deve necessariamente essere interpretata nel senso di consentire l'impiego dei centralinisti telefonici non vedenti anche in quei centralini le cui norme tecniche non prevedano necessariamente la presenza di uno o più posti operatore.
Tale interpretazione oltre ad essere in linea con la ratio dell'intera legge, volta alla massima occupazione dei centralinisti telefonici non vedenti iscritti nell'apposito albo professionale, si inserisce nel quadro delle norme antielusive contenute nei successivi articoli, le quali prevedono che il centralinista non vedente:
–  va assunto anche se il posto non è previsto in pianta organica,
–  va assunto anche se i posti per disabili sono completi,
–  va assunto per ogni ufficio, sede o stabilimento dell'ente
–  va assunto per il 51% dei posti di centralinisti disponibili.
Si deve ritenere, pertanto che per la legge abbia prevalenza, più che la situazione "di diritto", quella "di fatto": se esistono posti di operatore telefonico, essi debbono essere attribuiti ai non vedenti.
Inoltre, si sottolinea che così come si sono evoluti i centralini telefonici, allo stesso modo si sono evoluti i centralinisti non vedenti. Attualmente quasi tutti i centralinisti non vedenti possiedono un diploma di scuola media superiore, e qualora non le abbiano già acquisite, nei corsi professionali di centralinismo vengono in possesso anche di conoscenze informatiche e di lingua straniera, tanto da poter essere agevolmente addetti anche ai moderni centralini gestiti tramite computer, nonché a servizi di prima informazione.
Non sembra, quindi, coerente con la vigente disciplina normativa permettere che una importantissima occasione di lavoro ed Integrazione sociale per i disabili visivi sia inficiata da una applicazione restrittiva e contraria alla ratio della legge 113/1985, che di fatto limita il potere di verifica da parte dell'ispettorato del lavoro alla mera sussistenza dei requisiti tecnici dell'impianto telefonico, ignorando l'evidenza della presenza di operatori telefonici.
Si chiede dunque a questo On. Ministero un intervento chiarificatore in materia che, dettando opportune istruzioni sia per i Centri per l'impiego sia per gli Ispettorati Provinciali del Lavoro, consenta agli operatori telefonici con disabilita visiva di continuare ad offrire le proprie cospicue professionalità nel campo dell'integrazione lavorativa.
Si ringrazia per l'attenzione, in attesa di un cortese cenno di riscontro, si porgono distinti saluti.
Il Presidente
Dott. Mario Girardi

 

 

Presidenza del Consiglio dei Ministri
DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA UORCC.PA
Servizio per l'organizzazione degli uffici ed i fabbisogni del personale
delle pubbliche amministrazioni, la programmazione delle
assunzioni, il reclutamento, la mobilità e la valutazione

All'Unione Italiana dei ciechi e degli Ipovedenti
Presidenza nazionale
Via Borgognona, 38
00187 Roma
e, p.c,
Al Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Direzione generale per le politiche dei servizi per il lavoro
Via Fornovo, 8
00192 Roma

All'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
UIC Potenza
uicpz@uiciechi.it

Oggetto: Interpretazione articolo 3, comma 1, legge 113/1985. Quesito.

Si fa riferimento alla nota prot. n. 3912/2012 del 1° marzo 2012 con cui l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti chiede chiarimenti in merito all'interpretazione dell'articolo 3, comma 1, della legge 29 marzo 1985, n. 113. Nella nota cui si risponde, nel premettere che la legge 113/1985 è destinata ai centralinisti telefonici per i quali le norme tecniche prevedono l'impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore, si evidenzia che il progresso tecnologico ha consentito di realizzare impianti telefonici che, per le loro caratteristiche tecniche, non necessitano di alcun posto riferito alla predetta posizione di lavoro. In mancanza di posto operatore non troverebbe applicazione l'obbligo di assunzione dei centralinisti non vedenti previsto dall'articolo 3, comma 1, della predetta legge 113/1985.
Quello che si rileva nella richiesta di parere, in termini generali, è che le caratteristiche tecniche dell'impianto telefonico non dovrebbero incidere sulla garanzia in materia di collocamento obbligatorio riconosciuta ai centralinisti non vedenti, per cui, a detta dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, la presenza del terminale telefonico da usare come centralino dovrebbe di per sé comportare l'obbligo di assunzione del centralinista non vedente.
Di contrario avviso è la Direzione provinciale del lavoro di Potenza. Nello specifico, nella nota si richiamano, infatti, le verifiche ispettive effettuate dal Servizio Ispezione del lavoro della predetta Direzione provinciale del lavoro di Potenza che ha escluso l'obbligo assunzionale in capo agli enti oggetto di ispezione in quanto dotati di un centralino telefonico con operatore automatico. Secondo l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, la verifica ha tenuto conto delle sole caratteristiche tecniche del centralino telefonico, "ignorando sia l'indicazione in segreteria telefonica dell'esistenza di un centralino sia l'esistenza effettiva di un operatore telefonico."
La questione è stata sottoposta anche all'attenzione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che, per ragioni di competenza, ha trasmesso la richiesta di parere a questo Ufficio. Uno dei casi riportati dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nella nota a cui si risponde, infatti, riguarda, il collocamento di centralinisti non vedenti presso pubbliche amministrazioni.
Si premette che l'orientamento che si andrà ad esprimere è volto a delineare la fattispecie in termini generali, tenuto conto della normativa primaria e della giurisprudenza sull'argomento, ferma restando la competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle verifiche ispettive effettuate.
Nel merito, come in parte anticipato, l'articolo 3 della legge 113/1985 fissa gli obblighi dei datori di lavoro, precisando, per quanto di interesse in riferimento al datore di lavoro pubblico, che:
1)  i centralinisti telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della presente legge sono quelli per i quali le norme tecniche prevedono l'impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore (comma 1);
2)   anche in deroga a disposizioni che limitino le assunzioni, i datori di lavoro pubblici sono tenuti ad assumere, per ogni ufficio, sede o stabilimento dotati di centralino telefonico, un privo della vista iscritto all'albo professionale di cui all'articolo 1 della stessa legge (comma 2);
3) qualora il centralino telefonico, in funzione presso datori di lavoro pubblici o privati, abbia più di un posto di lavoro, il 51 per cento dei posti è riservato ai centralinisti telefonici privi della vista (comma 4).
Ai fini dell'obbligo assunzionale prescritto dal comma 1 della disposizione occorre verificare l'esistenza delle seguenti condizioni:
a)   le caratteristiche tecniche del centralino telefonico.
Sul punto appare utile il rinvio alla circolare dell'allora Ministero del lavoro e della previdenza sociale n. 88 del 1986, che per quanto risalente continua a mantenere la sua attualità, tenuto anche conto dell'evolversi della tecnologia al riguardo;
b)  la presenza di uno o più posti operatori ossia l'esistenza di un posto di lavoro che, anche se non previsto in organico, sia di fatto destinato allo svolgimento delle specifiche mansioni di centralinista.
In presenza delle predette condizioni, il datore di lavoro pubblico è dunque obbligato ad assumere il personale in argomento, con le modalità indicate nella legge 113/1985, rilevando, a garanzia dell'effettività della tutela riconosciuta alla particolare categoria di disabili, che l'obbligo assunzionale si applichi ogni qualvolta via sia personale di fatto destinato allo svolgimento delle mansioni di centralinista a prescindere dalla previsione nell'organico dell'amministrazione della relativa qualifica funzionale.
Nei casi in cui non si ravvisi la concorrenza delle predette condizioni, anche secondo costante giurisprudenza, l'amministrazione non ricade nell'obbligo di assumere centralinisti non vedenti.
E', infatti, da ritenere che la normativa di riferimento non imponga di procedere all'assunzione di detti disabili anche quando l'impianto telefonico non necessiti, per le sue caratteristiche tecniche, di alcun operatore, ma miri semplicemente a garantire l'assunzione di persone non vedenti in presenza di impianti telefonici che richiedano l'opera di un centralinista. Nel caso l'amministrazione utilizzi un impianto con solo funzionamento manuale, l'eventuale mutamento dell'apparecchio in modalità automatica determina il venire meno del profilo professionale nella dotazione organica e del connesso fabbisogno.
Il riconoscimento dell'obbligo assunzionale anche nel caso di assenza di posto operatore, oltre a non essere in linea con il dettato normativo dell'articolo 3, comma 1, della legge 113/1985, creerebbe una discrasia tra la disciplina in materia di collocamento mirato dei disabili e fabbisogno dell'amministrazione, vanificando il principio dell'inclusione fattiva nel contesto lavorativo, nonché dell'economicità dell'amministrazione pubblica. Al fine di garantire un impiego quanto più corrispondente alle capacità lavorative del disabile, infatti, l'articolo 2 della legge 68/1999 definisce il collocamento mirato dei disabili "quale serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilita nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione".
Indubbiamente l'evoluzione tecnologica degli impianti telefonici riduce l'impatto applicativo della norma di favore prevista per i centralinisti non vedenti, riconducendo i benefici per la categoria alla tutela prevista dalla normativa generale sul collocamento obbligatorio dei disabili. Un'eventuale diversa attenzione alla tematica non può che essere presa in considerazione dal legislatore.

Il Direttore dell'Ufficio
Maria Barilà

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Ufficio di Gabinetto
e-mail: segrgabinetto@lavoro.gov.it
Segreteria tecnica del Ministro
e-mail : segreteriatecnica@lavoro.gov.it

 

OGGETTO: Interpretazione Legge 29 marzo 1985, n. 113, art. 3 – Richiesta incontro urgente

In relazione alla risposta al quesito in merito all'interpretazione dell'art. 3, comma 1, della legge 29 marzo 1985, n. 113, fornita dal Dipartimento della Funzione Pubblica con nota DFP0017466 P-4.17.1.7.4 del 30/04/2012 (all. 1), come richiesta dalla Direzione Generale per le Politiche dei Servizi per il Lavoro con nota 0006524.27.12.2011 (all. 2), questa Presidenza Nazionale si permette di richiedere, con cortese urgenza, un incontro chiarificatore per esplicitare nel dettaglio le problematiche connesse alle procedure di collocamento obbligatorio dei centralinisti non vedenti.
E proprio a proposito del predetto parere del Dipartimento, che se assunto nella sua letteralità comporterebbe di fatto la quasi completa inapplicabilità della citata legge n. 113 del 1985, si sottopongono all'attenzione di codesto Dicastero ulteriori motivate considerazioni di segno contrario.
Si è già avuto modo di notare, nel quesito inoltrato in precedenza, che accade sempre più di frequente che i datori di lavoro non ottemperino agli obblighi prescritti dalla suddetta legge adottando sistemi telefonici dotati di risponditori automatici, che di fatto rendono antieconomico l'obbligo di assumere.
Va evidenziato, però, che è la stessa legge ad indicare il modo per superare tale problema. Con l'art. 8, infatti essa prevede che siano a carico della Regione competente per territorio le trasformazioni tecniche dei centralini necessarie per consentire ai privi della vista il lavoro di centralinista telefonico.
Tale chiave di lettura del combinato disposto degli artt. 3 e 8 della ripetuta legge n. 113/1985 trova tra l'altro sostegno in Giurisprudenza, con il principio contenuto nella sentenza n. 13893 dell'11/12/1999 della Cassazione Civile Sez. Lav. secondo cui "L'obbligo che la legge n. 113 del 1985 pone ai privati datori di lavoro muniti di centralini telefonici aventi i requisiti dimensionali previsti dall'art. 3 di assumere centralinisti privi della vista (ciechi) iscritti all'apposito albo professionale trova deroga solo nelle ipotesi espressamente previste da detto articolo, in collegamento, peraltro, con la previsione dell'art. 8 che pone a carico della regione le spese per i necessari adattamenti tecnici del centralino".
Inoltre, una copiosa giurisprudenza riconosce alla legge in parola la natura di normativa speciale che, in quanto tale, non può essere derogata da successive norme generali, né dalla mancanza di requisiti tecnici dell'apparato telefonico o dalla presenza di un "Posto operatore automatico" (cfr. fra le altre: Consiglio di Stato, Sez. V, 20/12/1995, n. 1777, Consiglio di Stato Sez. V, 30/09/2002 n. 5054; TAR Piemonte Sez. I, 04/09/1998, n. 345).
Si ritiene, altresì, opportuno segnalare le seguenti pronunce che sembrano confermare un radicato filone interpretativo sul tema segnalato.
•  T.A.R. Lombardia Brescia, 21 ottobre 1994, n. 604
L'obbligo del datore di lavoro pubblico che abbia uffici, sedi o stabilimenti dotati di centralino telefonico di assumere direttamente o mediante concorso un centralinista non vedente sussiste anche nel caso in cui la gestione del relativo servizio è stata data in appalto ad una ditta esterna.
•  Cons. Stato Sez. V, 20 settembre 2000, n. 4867
L'art. 3 comma 3 1. 29 marzo 1985 n. 113, nel disciplinare l'avviamento al lavoro obbligatorio dei centralinisti telefonici non vedenti, presuppone che nella struttura, pubblica o privata ove il soggetto è avviato, sia munita di un centralino telefonico, con ciò intendendo non la dotazione di un impianto tecnologico, mera bensì l'esistenza d'un servizio, cioè di un insieme organizzato di persone e cose finalizzato all'erogazione di quella specifica utilità corrispondente allo smistamento in entrata ed in uscita di chiamate telefoniche, come d'altronde evincesi dalle successive norme della stessa L. n. 113 del 1985, laddove prevedono la riserva del 51 per cento dei posti del centralino ai non vedenti, in tal modo presuppone che quest'ultimo sia appunto una funzione organizzata.
•  Cass. civ. Sez. lavoro, 17 giugno 1997, n. 5419
Quando il licenziamento di un lavoratore è stato giustificato con una trasformazione tecnologica dell'impresa che abbia comportato la soppressione della sua posizione di lavoro, si deve verificare se sussiste effettivamente la dedotta relazione causale, anche se il recesso sia stato qualificato come licenziamento collettivo e sia stato osservato il relativo procedimento, poiché anche nel caso di trasformazioni tecnologiche deve sussistere un nesso causale tra le stesse e il ridimensionamento del numero dei dipendenti. (Nella specie, il datore di lavoro, esperita la procedura per la riduzione di personale, all'esito della stessa aveva limitato i licenziamenti a due posizioni di lavoro, tra cui quella del centralinista, sul presupposto dell'automatizzazione del relativo servizio; il giudice di merito, con la sentenza confermata dalla S.C., qualificato il recesso quale licenziamento individuale, lo ha annullato avendo accertato che le mansioni di centralinista permanevano ed erano state ripartite tra altri quattro lavoratori che le svolgevano a turno in ore di straordinario).
Si rinnova, pertanto, la richiesta di un incontro su queste delicate tematiche, sottolineando l'urgenza di pervenire ad una soluzione operativa che consenta di risolvere definitivamente e univocamente la questione dell'esatta individuazione dei presupposti dell'assunzione di un centralinista telefonico non vedente, al fine soprattutto di una piena tutela dei diritti di una classe di lavoratori a rischio di definitiva esclusione dal mercato del lavoro in una così grave congiuntura socio-economica.
Si ringrazia per l'attenzione e, in attesa di un cortese cenno di riscontro, si porgono distinti saluti.

IL PRESIDENTE NAZIONALE
(Prof. Tommaso Daniele)