Irifor IPOP – una ricerca di eccellenza

Autore: Luciano Paschetta

Dall'ottimismo della volonta' di un gruppo di Operatori I.Ri.Fo.R. di Ascoli è nato "I.Po.P.": un nuovo Protocollo Riabilitativo per soggetti disabili visivi con pluriminorazione

Una ricerca di eccellenza della Sede I.Ri.Fo.R. di Ascoli Piceno, in collaborazione con la Seconda Università di Medicina Ospedale Sant'Andrea della Sapienza di Roma e con il contributo dell'Irifor Sede Centrale, dà' nuova speranza alle famiglie che vedono i loro figli meno fortunati sorridere felici

di Luciano Paschetta

Sono passati oltre dieci anni  da quando un gruppo di giovani volontari dell'I.RI.FO.R.  (istituto per la ricerca la formazione e la riabilitazione voluto  vent'anni fa dall'Unione italiana dei ciechi  e degli ipovedenti)  , coordinati dall'ascolano  Mirco Fava e sostenuti dai dirigenti della sede I.RI.FO.R.  di Ascoli Piceno, hanno iniziato a "giocare" in piscina con bambini e giovani con gravi minorazioni aggiuntive  oltre la minorazione visiva.  Mirco, tra l'altro,  è un "amico dell'acqua" istruttore di sub acquea , oltre che di nuoto, sa che l'acqua  facilita il movimento  e allora rivolge la sua attenzione a quei bambini e a quei  giovani meno fortunati che , per motivi diversi,  hanno gravissimi  ritardi motori.
"dal movimento nello spazio   nasce nel bambino la consapevolezza del proprio schema corporeo, i suoi primi apprendimenti sono di tipo motorio prassico, da essi si sviluppano i processi cognitivi: migliorando  le capacità motorie , di conseguenza, si incide positivamente sullo sviluppo cognitivo del bambino" . Da qui e dal suo esuberante ottimismo, parte l'azione di Mirco e dei suoi volontari: dapprima si cerca soprattutto di "far star bene" i bambini che vengono accolti in piscina, ma via via attraverso osservazione ed ipotesi di lavoro  successive si costruisce un vero e proprio percorso  riabilitativo e, quattro anni fa, anche con  il sostegno dell'I.RI.FO.R., sede nazionale, istituto iscritto al registro nazionale degli enti di ricerca,  si   struttura i il percorso formativo degli operatori e prende il via   la sperimentazione scientifica del primo  "protocollo riabilitativo di Idrostimolazione Polisensoriale Psico-motoria (I.Po.P.)". L'interesse  e l'attenzione della scienza ufficiale,  si concretizzano,  con la  guida della Prof.ssa Maria Chiara Vulpiani,  ed il lavoro del dott. Luca Labianca del reparto di Chirurgia pediatrica dell'ospedale San Andrea , seconda clinica dell'università La Sapienza di Roma ,     in una ricerca  scientifica sul metodo  messo a punto dal gruppo dell'I.RI.FO.R. di Ascoli. L'l'I.PO.P. entra così nelle aule universitarie. E' lì che, a fine maggio, accompagnato da Mirco Fava , mi sono recato per incontrare gli autori della ricerca e per conoscere da vicino il metodo, al fine di valutarne i possibili sviluppi. Nel corso di una cortese chiacchierata  il dott. Labianca, con l'entusiasmo di chi ha avuto modo di conoscere e verificare i risultati significativamente positivi di  un metodo veramente innovativo, mi ha illustrato il suo lavoro e  in che modo lui abbia potuto constatare i vantaggi e la validità di questo metodo  riabilitativo,   del quale egli si è occupato, in particolare, di mettere a punto le modalità di "misurazione dei risultati". Non è stato facile per me, profano di medicina, comprendere il modo e gli strumenti attraverso i quali , in soggetti così gravi , si fosse potuto misurare il  miglioramento o meno  prodotto dal trattamento.  Una cosa, però, mi è stata chiara. "Nella tipologia di pazienti  che sono stati trattati con l'I.P.O.P., – mi dice il dott. La Bianca-, si considera già un successo quando il risultato tra prima e dopo il trattamento riabilitativo, è uguale a zero, perché  ciò significa che  si è riusciti ad arrestare la progressione dello stato invalidante". "Or bene – continua il medico- la valutazione media dei  risultati sui casi  trattati con l'I.PO.P. è pari a + 2,1. Un valore che ha stupito anche i nostri colleghi  della clinica in occasione di una prima presentazione del nostro lavoro".
Come trimestralmente fa il dott. Labianca, il giorno dopo sono andato all'impianto di Grottammare   che, come ogni mercoledì , ospitava nelle sue piscine i bambini ed i giovani in trattamento .  Qui, mentre Mirco  e i volontari specializzati nel metodo, svolgevano il loro settimanale lavoro di riabilitatori in piscina, io, a bordo vasca, mi sono intrattenuto a chiacchierare con i genitori dei ragazzi e, quando possibile direttamente con loro. Il clima generale era sereno ed allegro (il mio accompagnatore mi dirà poi che in acqua ha visto solo volti sorridenti). Sul volto dei genitori vi era  la serenità di chi ha trovato una risposta ai suoi bisogni e nelle loro parole l'entusiasmo nei confronti del trattamento al quale diversi di loro erano giunti dopo un lungo  e frustrante "cammino della speranza" e molte illusioni finite in delusioni. "Mio figlio non vede l'ora di venire qui, aspetta questo appuntamento settimanale con gioia, quando ha, cominciato in acqua non si muoveva, ora batte le gambe  e a casa è più rilassato e tranquillo " mi dice la mamma di M., un ragazzone di 17 anni che  "gioca"  felice in piscina con la riabilitatrice. La mamma di I. una ragazza ventenne con tetra paresi spastica ed ipertonica mi riferisce: "Quando esce dall'acqua mia figlia è "morbida e rilassata – e il gestirla diventa più facile. Peccato che sia possibile venire solo una volta alla settimana". Negli occhi di L. 50 anni, in carrozzella da tre per una caduta sul lavoro che lo ha paralizzato dall'ombelico in giù, un sorriso di speranza mentre mi dice: "Da quando vengo qui (poco più di un anno) la massa muscolare dei glutei e delle gambe si è raddoppiata, adesso con le stampelle riesco a mantenere l'equilibrio quando faccio qualche passo, se continua così penso proprio che potrò riprendere a camminare aiutato dalle stampelle". Particolare l'incontro con i nonni di M., un bimbo di due anni e mezzo con paralisi celebrale, in trattamento da alcuni mesi. "Quando ha iniziato rimaneva solo immobile sul tappeto , mentre ora comincia a rotolarcisi sopra felice", anche sul loro volto mentre mi parlano la serenità di una nuova speranza, "Scusate – chiedo-"ma come fate a dire che M. è contento ?" "M., dice il nonno, non parla, il suo sguardo è assente,  non piange quasi mai , ma quando è triste si cruccia, mentre quando è felice sorride  e quando viene qui sorride sempre."
Il mio conversare e chiedere continua  per oltre quattro ore, quando esco  dal locale piscina, sono un po' frastornato da tanti racconti di situazioni veramente difficili, ma con nelle  orecchie le risate dei ragazzi in piscina e le parole di speranza dei loro genitori  ed  in me la gioia di aver incontrato un gruppo di meravigliosi operatori specializzati che con il loro entusiasmo e la loro professionalità  hanno la capacità di "donare"  il sorriso ai ragazzi loro affidati e che  rappresentano l'orgoglio della ricerca dell'I.RI.FO.R. . Non mi resta che complimentarmi  con tutti loro e  assicurare l'impegno della presidenza e della direzione  dell'istituto   per proseguire   nella ricerca e per diffondere e consolidare l'I.P.O.P.: dalla ricerca I.RI.FO.R.  è  nato bmetodo riabilitativo , nuovo ed innovativo , che ho visto ridare speranza a famiglie troppe volte deluse e  che ho constatato essere capace  di migliorare la qualità della  loro vita  e quella dei figli    così come i volti sorridenti  di tutti quelli che ho incontrato testimoniano  .

Il direttore centrale I.RI.FO.R.
Prof. Luciano  Paschetta