Catanzaro – Un anno di Covid19, testimonianza di una donna cieca

Autore: Luciana Loprete

“Abbracciare le nostre paure è il modo migliore per superarle”.

Ogni 31 Dicembre siamo lì pronti a fare il bilancio di tutto quello che è stato programmato e quanto di questo è stato realizzato, quanto siamo cresciuti o cambiati e quanti propositi abbiamo dimenticato per strada tra la frenesia .

Ormai è giunta la fine di questo 2020, un anno sicuramente complicato che ci ha fatto vivere in un turbinio di paure, sofferenze, attese, sentimenti contrastanti tra solitudine e un po’ di gratitudine.

Un anno in cui l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti avrebbe dovuto festeggiare 100 anni in tutta Italia.

L’UICI che sin da piccola per me è una famiglia alla quale appartengo, con la sua storia e le sue battaglie a favore di tutti i ciechi e gli ipovedenti. Con orgoglio e sentimento puro, abbiamo lavorato come sezione per celebrare questo avvenimento nella nostra Catanzaro che ha riconosciuto negli ultimi 20 anni l’UICI nel grande operato di Luciana Loprete.

Nel mentre dei festeggiamenti l’amarezza ci ha colpito nel constatare polemiche e tentativi infidi di sminuire il lavoro fatto per rappresentare chi non ha voce perché la realtà molto spesso è più complessa di come la comprendiamo.

Nei mesi successivi tutto ha seguito la dinamica della velocità, poco o nulla è stato esaminato, elaborato con attenzione e siamo stati spettatori di scene inaspettate tra catastrofi ambientali, morti improvvise, città e paesaggi vuoti, lockdown, crisi economica, contagi in espansione, smart working, scuole chiuse, ricerca spasmodica di strumenti di sicurezza personale quali mascherine e igienizzante.

Un virus insidioso e spietato che ha colpito la nostra quotidianità modificando i nostri ritmi di vita, limitando la nostra Libertà, le nostre certezze che sono crollate come i nostri modelli economici e sociali.

La cognizione di noi nello Spazio – Tempo; passato presente e soprattutto futuro è variata durante questi mesi facendosi sempre più strada la consapevolezza di non essere invincibili ma di avere dei limiti.

Ci siamo riscoperti fragili e bisognosi di quel contatto, di quegli abbracci che abbiamo dato per scontato e che spesso sono sinonimo di abbandono, di aiuto, di unione profonda, che permette di scoprire i timori, senza bisogno di una parola, senza una spiegazione.

Come Luciana donna e madre nata cieca, prima ancora che di essere riconosciuta in qualsiasi incarico istituzionale, ho voluto dare in prima persona l’esempio di quella solidarietà  che ci fa riscoprire il nostro essere umani; ho pensato a tutti i nostri soci che si sono ritrovati abbandonati e chiusi in casa da soli, ai ragazzi pluriminorati che hanno assistito alla sospensione di tutti i servizi sanitari essenziali, ai nostri alunni catapultati in una modalità di Dad senza assistenza.

Uno spirito di adattamento innato si è risvegliato in noi e ci ha permesso di realizzare che abbiamo la possibilità di diventare ciò che siamo capaci di essere.

Si può fare la differenza, per se stessi e per gli altri e nonostante le distanze infatti siamo riusciti a sentirci vicini, abbiamo migliorato le nostre conoscenze informatiche, e grazie alla disponibilità dei volontari ci siamo dedicati a fare la spesa e alla consegna di medicinali per anziani e disabili, donato la voce per audiolibri, ci siamo impegnati in attività laboratoriali tramite piattaforme, abbiamo avviato i servizi di supporti socio sanitari domiciliari, promosso la raccolta di sangue in sicurezza, attivato uno sportello di supporto per le donne disabili vittime di violenza, ci siamo attrezzati per garantire ausilio nelle attività scolastiche, e poi supporti psicologici telefonici ma anche il semplice fare compagnia tramite appuntamenti settimanali con le dirette Facebook  del programma “Non ci vedo.. ma Ci Credo”.

Abbiamo aumentato la creatività per non abbandonarci alla malinconia e ci siamo fatti forza dopo aver visto le morti e le battaglie in ospedali in piena solitudine.

Un anno contradditorio, dove le piccole cose sono diventate grandi e dove la privazione ci ha ridato un po’ di noi stessi con la consapevolezza che il dolore non sene andrà certo facilmente, le perdite lasciano dei vuoti facendo sentire a noi tutti il peso di questo anno.

Facendo squadra però abbiamo realizzato che possiamo affrontare gli eventi anche improbabili e improvvisi  senza passività. Nel tempo, saranno momenti come questi che daranno la certezza di aver veramente vissuto.

Auguro a tutti voi, di essere felici senza aspettare che la situazione cambi, nonostante tutto affrontando la Vita a Cuore aperto.

Luciana Loprete

Foto di Gruppo della sezione UICI di Catanzaro

Foto del coro delle voci bianche

Foto di Luciana Loprete e altre donne della sezione UICI di Catanzaro distanziate e con la mascherina sul viso

Foto scattata al monitor durante un meeting sulla piattaforma Zoom dove si vedono i volti delle persone in collegamento

Prestiti agevolati “Covid” – Entrata in vigore

A seguito della entrata in vigore delle modifiche introdotte dal Decreto-Legge del 14 agosto 2020, n.104 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 203 del 14 agosto 2020), recante “Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia” (di seguito “DL Agosto”), convertito, con modificazioni, dalla Legge 13 ottobre 2020, n. 126, la garanzia statale al 100 % per i prestiti agevolati “Covid” fino a euro 30.000,00 è stata estesa anche agli enti non commerciali, compresi gli enti del terzo settore.

Tali finanziamenti, erogati dagli istituti di credito, prevedono un piano di ammortamento fino a 8 anni ed un periodo di preammortamento fino a 2 anni a tassi agevolati.

Infatti, a seguito del nulla osta concesso da parte della Commissione Europea, sono applicate alle richieste di ammissione all’intervento del Fondo presentate a partire dal 19 novembre 2020, le seguenti modifiche introdotte dall’art. 64 del DL Agosto:

  • ai sensi del comma 1 bis dell’art 64 Dl Agosto, in riferimento alle operazioni ai sensi all’art.13, comma 1, lettera m), del DL Liquidità, è possibile presentare le richieste di ammissione in favore imprese individuali, professionisti e studi professionali che esercitano le attività di cui alla sezione K del codice ATECO;
  • ai sensi del comma 3 dell’art.64 Dl Agosto, in riferimento alle operazioni ai sensi all’art.13, comma 1, lettera m), del DL Liquidità, è possibile presentare le richieste di ammissione in favore di “enti non commerciali, compresi gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti”;
  • ai sensi del comma 3-bis dell’art 64, è possibile presentare richieste di ammissione in favore di imprese che hanno beneficiato di un prolungamento della garanzia per temporanea difficoltà ai sensi del paragrafo D parte de VI delle Disposizioni operative, a condizione che le stesse rispettino i requisiti previsti dall’articolo 13, comma 1, lettere g-bis), g-ter) e gquater), del DL Liquidità.

Per gli interessati, dovendo la domanda essere presentata autonomamente, si allega il modulo relativo alla richiesta da inoltrare.

Prestiti agevolati COVID Allegato 1 modulo richiesta.docx

Prestiti agevolati COVID Allegato 1 modulo richiesta.pdf

Determinazione della nuova percentuale di fruizione del credito d’imposta per la sanificazione e l’acquisto dei dispositivi di protezione

articolo 125 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34

L’Agenzia delle Entrate, con determinazione protocollo 2020/381183 ha reso noto che la nuova percentuale di fruizione del credito d’imposta per la sanificazione e l’acquisto dei dispositivi di protezione, di cui al punto 5.4 del provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate prot. n. 259854 del 10 luglio 2020, è pari al 47,1617 per cento.

L’ammontare massimo del credito d’imposta fruibile è pari al credito d’imposta risultante dall’ultima comunicazione validamente presentata ai sensi del provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate prot. n. 259854 del 10 luglio 2020,  moltiplicato per la percentuale di cui al punto precedente e troncando il risultato all’unità di euro.

Ciascun beneficiario può visualizzare il credito d’imposta fruibile tramite il proprio cassetto fiscale accessibile dall’area riservata del sito internet dell’Agenzia delle entrate.

Al di la dei termini burocratici comunicati dall’Agenzia delle Entrate, quanto sopra, seppur di difficile comprensione, rappresenta la modalità di calcolo con la quale si è giunti a determinare l’aliquota finale del 47,1617 per cento. 

Pertanto, unicamente le strutture che avessero a suo tempo presentato idonea e apposita richiesta potranno usufruire di tale beneficio aggiuntivo, specificando in ogni caso che il beneficio sarà solo per la parte di percentuale addizionale.

A ogni buon conto si allega copia della determinazione adottata dall’Agenzia delle Entrate:

Credito sanificazione.pdf

Brescia – Cofanetti di dolcezza in aiuto dell’Unione ciechi e ipovedenti

Autore: Irene Panighetti

Fonte: Bresciaoggi, del 4 Dicembre 2020

LA RACCOLTA FONDI. Il racconto di chi è costretto a ulteriori sacrifici causa Covid e il sostegno possibile con la donazione

Il mancato contatto fisico imposto dalla pandemia ha aumentato il disagio di chi ha bisogno del tatto per orientarsi e svolgere molte attività quotidiane

In questi tempi così duri le persone ipo o non vendenti devono affrontare sfide in più rispetto ad altre e cercano di farlo senza perdere la tenerezza né la dolcezza. Proprio la dolcezza è ciò che offre la sezione bresciana dell’Unione ciechi e ipovedenti (Uici) con la raccolta fondi basata sull’acquisto di golosità a basso prezzo. Contattando Uici (030 2209413/425) è possibile prenotare, al costo di almeno 9 euro, un cofanetto contenente quattro confezioni da 100 grammi ciascuna di cioccolato di vario tipo.

PER FESTEGGIARE il centenario dell’associazione è stata lanciata l’iniziativa «Gusta e vinci»: un cubo, da 10 euro in su, in plexiglass che contiene gelatine di cui alcune avvolte in un biglietto vincente (in palio trattamenti di bellezza, libri, buoni acquisto…). È un modo per sostenere chi ha dovuto mettere completamente in discussione il proprio modo di vita quotidiano: per chi ha la vista ridotta, o del tutto annullata, il tatto e il contatto fisico sono essenziali per orientarsi nello spazio e compiere gesti per altri banali. La relazione è quindi ancor più essenziale e non può essere sostituita dalla tecnologia. Certo, lo sviluppo di applicazioni per telefoni e pc ormai da anni ha facilitato molto la vita di chi ha disabilità visiva, ne è un esempio la possibilità per gli studenti di effettuare la didattica a distanza.

Ma i sacrifici sono grossi: lo sa bene Monica Taffi, 49 anni, nata con limitate capacità visive che da un paio di anni si sono aggravate, costringendola a sottoporsi a vari interventi per combattere il glaucoma. Lavora da casa e ha annullato i suoi momenti di incontro, trasferendoli sul web, «ma non è la stessa cosa – valuta – così come diverse sono state le vacanze estive che di solito trascorrevo con gli amici per una settimana e con i genitori per 15 giorni al mare. Quest’anno nessun appuntamento con gli amici e al mare ci sono andata solo perché mia madre ha insistito».

A Piera Loda il Covid ha cambiato la vita sportiva che per lei è essenziale: «Lo sport per me ha significato la possibilità di non lasciarmi abbattere dalla perdita totale della vista, che si è verificata attorno ai 25 anni, dopo esser stata ipovedente dalla nascita. Mi ha aiutata a trovare il mio bilanciamento, il mio equilibrio». Per questo da sempre Loda pratica tante discipline: «Negli anni Novanta frequentai un corso per immersione, con diverse gite alla Maldive: non potevo vedere i fondali, ma potevo toccare i coralli, le conchiglie e poi la sensazione di libertà che dava l’acqua era incredibile». Dai mari ai monti per arrivare, nel 2014, sulla cima del Monviso o sulle nevi di tante montagne a sciare: «Davanti a me c’è la guida che mi dà istruzioni tramite un amplificatore – spiega – e pure per correre ho sempre bisogno della mia guida». Nel 2017 ha festeggiato i suoi 50 anni alla maratona di New York e pettorina e medaglia sono appese in casa sua: costituiscono uno dei ricordi più belli, soprattutto in questi mesi durante i quali Piera non ha potuto praticare i suoi sport, per lo meno non come prima: non scia dallo scorso inverno, le corse ufficiali sono sospese e non può allenarsi in palestra. «Ho steso i tappetini in salotto e, posizionando il cellulare su un apposito supporto, ascolto le indicazioni della mia trainer, mi muovo, salto, alzo pesi…mi preparo per nuove sfide».

Link del webinar sullo Smart Working ad HANDImatica, di Valter Calò

Autore: Valter Calò

Di seguito il link per chi volesse riascoltare il Webinar tenutosi il giorno 28 novembre dal titolo “Le 1000 facce dello smart working. Come una persona con disabilità visiva “sopravvive” al tempo del Covid19″.

Evento tenutosi all’interno della manifestazione HANDImatica 2020 creato e gestito da Universal Access.

Nel link i relatori con le loro tematiche sono comodamente suddivisi per un facile ascolto.

PROGRAMMA:

Moderatore:

Michele Landolfo

Relatori:

Valter Calò. Smart working: Dalle criticità alle opportunità.

Chiara Tirelli. Normativa sul aggiornamento del posto operatore per persone non vedenti e ipovedenti.

Giuseppe Fornaro. Gruppi di auto aiuto e comunità. Superare la pandemia insieme.

Vito Saladino. Lavorare all’interno di un ospedale, dal centralino al front office.

Paolo Maggia. Come preparare il Computer di una persona non vedente e ipovedente? Quali software accessibili per Fornire assistenza informatica da remoto.

Guglielmo Boni. Lavoro al centralino con Skype for business e teams, formazione personalizzata E guidata a distanza.

Vito Rafaschieri. Esempio funzionale dell’utilizzo di una work station postazione di lavoro per ufficio e casa.

Kedrit Shalari. L’esperienza diretta di chi ha vinto la sfida di un concorso pubblico.

Sauro Cesaretti. (Accessibility days) abbattere le barriere digitali.

Rossy KK e Silvia Fattori. Quali sono le risorse e le competenze necessari per affrontare questo periodo di cambiamenti?

Link:

Progetto SOS: “Sostegno, Operatività, Sinergia” finanziato da Gilead Sciences Srl

Bando COMMUNITY GRANTS PROGRAM EMERGENZA COVID-19.

Durante il periodo del primo lockdown, la nostra struttura di Progettazione ha  presentato un progetto rivolto ai soci anziani e ai minori ciechi, ipovedenti, anche con disabilità plurime.

Nelle scorse settimane abbiamo ricevuto la conferma della valutazione positiva del progetto SOS. “Sostegno, Operatività, Sinergia”, finanziato da Gilead Sciences Srl all’interno del bando COMMUNITY GRANTS PROGRAM EMERGENZA COVID-19.

Il progetto prevede nelle sue tre azioni la distribuzione ai territori di 150 dispositivi Alexa AMAZON ECHO DOT. III Generazione, secondo la suddivisione rispondente agli obiettivi progettuali:

  • Due dispositivi per ogni sezione dove sono in corso progetti di Servizio Civile Universale (N. 62 dispositivi per n. 31 strutture territoriali);
  • Un dispositivo per ciascuna delle altre strutture territoriali che non hanno in corso progetti di servizio civile (N. 76 dispositivi );
  • Dieci dispositivi  da distribuire attraverso  SlashRadio, secondo modalità definite dalla redazione;
  • Due dispositivi di riserva, al servizio dei tecnici che gestiranno la formazione.

Sarà cura di ciascuna Sezione identificare il socio o i soci di età superiore a 65 anni, ai quali verrà consegnato il dispositivo. Il nominativo o i nominativi prescelti dovranno essere inviati al seguente indirizzo mail:

archivio@uiciechi.it 

corredati di numero di telefono e indirizzo mail del socio o di un familiare.  Per info rivolgersi all’ufficio fundraising e progettazione della sede Nazionale. Tel. 0669988448/352 Mail: fundraising@uiciechi.it

Il progetto prevede una formazione di base sull’uso del dispositivo che sarà organizzata in piccoli gruppi e coordinata da un esperto tifloinformatico, tramite piattaforma zoom.

I dispositivi verranno recapitati nei prossimi giorni alle sedi territoriali che segnaleranno i nominativi di cui sopra, che dovranno pervenire entro il 15 Dicembre prossimo.

Ogni sezione partecipante individuerà un volontario, ove possibile del Servizio Civile Universale, che assisterà il socio nella fase di formazione, installazione e primo uso, così come previsto nel progetto. I volontari parteciperanno preventivamente a una breve fase formativa online per acquisire a loro volta le competenze necessarie. Confidiamo in una pronta e vasta adesione.

Il volontariato nei tempi del covid e Univoc di Benevento, di Clelia De Falco

Autore: Clelia De Falco

L’anno 2020 sarà ricordato come quello in cui il Coronavirus avrà chiarito all’umanità il concetto di abbattimento delle barriere. Purtroppo è strano a dirsi, ma è così. Il Covid 19 ha cambiato il mondo, sconvolto abitudini e famiglie, minato equilibri e cannibalizzato l’attenzione man mano si diffondeva, causando criticità in ogni ambito e mostrando tutte le fragilità organizzative, strutturali e reattive dei sistemi governativi, provando che non è il potere dei grandi e la sete di ricchezza a contare, bensì l’essenziale, poiché basta solo una piccola particella di genoma per fermare tutto il mondo. Ha attecchito ovunque, senza barriere, senza preconcetti o snobismo, e rallentato drasticamente l’economia mondiale, ma non ha mai fermato la solidarietà. La solidarietà infatti, come la filiera alimentare e i trasporti, non ha subito alcun rallentamento, mostrandosi come un bisogno essenziale, Indispensabile come respirare, soccorrendo e salvando milioni di vite, e aggregando task force di volontari, determinati al compimento di quella missione sintetizzata in auto muto aiuto. Durante la fase 1 e 2 anche l’Univoc di Benevento è stata costretta a bloccare le attività avviate, e che stavano a cuore a molti Soci della Unione Ciechi di Benevento, come gli incontri settimanali presso il centro del volontariato sul movimento consapevole e sulla ginnastica posturale, o come la gita nella natura dell’oasi WWF a Pannarano. Nelle fasi più restrittive del lockdown, si è attivata presso gli assessorati delle politiche sociali, del volontariato e presso il comando dei vigili urbani, per reperire e distribuire più volte ai soci in difficoltà, le mascherine chirurgiche che in quei giorni era quasi impossibile trovare. È stato frustrante assistere al senso di paura e sospetto dei tanti che fino a poco prima non esitavano a farsi sostenere, ma comprendendo il loro stato d’animo, abbiamo provato ad affiancarli diversamente, con telefonate e suggerimenti sul distanziamento e sulla sanificazione degli oggetti e della casa. L’incertezza del futuro sulla situazione pandemica, non ci consente una pianificazione chiara delle attività. Tanta è la paura che ancora riscontriamo nei non vedenti, specie nei più anziani, che giustamente aprono le porte di casa con reticenza, sacrificando molte necessità per timore di un contagio. Non pensavamo di rallentare così drasticamente e ne abbiamo sofferto, specialmente perché avevamo ricominciato da poco e l’entusiasmo unito alle tante idee in programmazione risultavano una ottima combinazione per raggiungere risultati ambiziosi. Comunque, non ci siamo fermati. Abbiamo solo modificato l’affiancamento attenendoci alle disposizioni di legge. Sostenere il bisogno dell’altro è senso civico ed equilibrio e dove c’è equilibrio c’è l’armonia che abbatte ogni differenza, un po’ come un piccolo sistema solare, che con il calore della stella riscalda tutti i pianeti, indifferente alle loro diversità e attenta solo a mantenerli vivi e in orbita con la forza di gravità. I cultori della solidarietà, come le associazioni di volontariato, non possono fare a meno dell’energia che ne traggono e non temono il Covid. Consapevoli di combattere contro un nemico invisibile, ci adegueremo all’evolversi dei tempi e delle conquiste che solo uniti otterremo, sicuri di essere dalla parte della ragione. Riusciremo a superare questa criticità chiamata Coronavirus, grazie alla rete di scienziati scesi in campo, grazie alla forza della solidarietà e allo spirito umano, in quanto essere vivente, che magari può piegarsi al cospetto di un parassita come il Covid 19, ma non si spezzerà mai. Torneremo più forti di prima e il Tempo, da sempre galantuomo, lo dimostrerà.

Brescia – Lavorare al tempo del COVID-19. Fatti, pensieri, emozioni, di Irene Panighetti

Si fa presto a dire smart working, o, meglio, lavoro agile, ma poi, nel metterlo in pratica, quanti problemi, che per noi ipo o non vedenti si amplificano. Le difficoltà, ma anche le opportunità di questo modo di lavorare da casa, sono state affrontate nell’incontro promosso da Fabio Fornari, il responsabile lavoro della sezione di Brescia, che il 4 dicembre ha organizzato on line “lavorare al tempo del Covid-19. Fatti, pensieri, emozioni”. Proprio le emozioni sono state le protagoniste, soprattutto nelle parole di chi ha portato la propria testimonianza di lavoratrice o lavoratore che magari dal marzo scorso lavora dalla propria dimora. Come Fabio stesso, che, ha raccontato, nei primi mesi non ha fatto granché e che quindi consiglia di tornare in ufficio non appena ci sarà la sicurezza per farlo: “il lavoro agile ha dei vantaggi ma anche dei problemi – ha spiegato – come per esempio la creazione di un effetto capanna, cioè la non voglia di uscire di casa. Ma le relazioni, il contatto diretto e non mediato da uno schermo sono fondamentali, soprattutto per chi ha disabilità visiva”.

Grintosa la testimonianza di Laura, che lavora per il Comune di Brescia da quasi 23 anni e che, dopo gli inizi difficili, ha imparato la pazienza “e l’autoironia – ha sottolineato – con fatica ma con la decisione di non mollare mai. Mi sono formata, ho partecipato e ho dimostrato che, se messa in condizione di farlo, una persona con disabilità è una risorsa per l’azienda o per l’ente che, se conosce le potenzialità di un non vedente è più facile che ne assuma altri”. Con tanta voglia di fare e di tornare in ufficio anche Daniela, che da centralinista oggi ha un incarico di livello superiore all’Università di Brescia. Meno fortunata Loredana che ha raccontato dei suoi anni di mobbing e dei suoi problemi di oggi nel recarsi sui luoghi dove può fare dei lavori manuali.

Sono solo alcune delle presenze che hanno animato l’incontro durante il quale si è messo a disposizione per suggerimenti e aiuto Giuseppe Fornaro, del consiglio nazionale dell’Unione. “Ho iniziato come centralinista e oggi sono responsabile della gestione dei dati di un’azienda: questo dimostra che noi ipo o non vedenti siamo in grado di competere e di essere produttivi se messi nelle condizioni per farlo. Per esempio se ci viene data una postazione idonea, per la quale ci sono finanziamenti previsti dalle leggi. Ma se un datore di lavoro non capisce e lede i nostri diritti dobbiamo farli valere noi, tramite il sindacato, le Rsu e le norme contro le discriminazioni, che esistono e che noi per primi dobbiamo conoscere per farle mettere in atto”.

Smart Working: la risposta al Covid19, di Valter Calò

Autore: Valter Calò

Il giorno 28 novembre all’interno dell’importante manifestazione di “HANDImatica 2020” si è tenuto un Webinar creato e gestito da Universal Access dal titolo “Le 1000 facce dello smart working. Come una persona con disabilità visiva “sopravvive” al tempo del Covid19″.

Questo articolo vuole essere solo un approfondimento di uno dei tanti argomenti trattati durante le quasi 4 ore di collegamento, con una media di 150 contatti. Tratterò solo la parte che ho presentato dal titolo: “Smart working: Dalle criticità alle opportunità”, considerando le numerose telefonate ed e-mail che ho avuto per chiarimenti su questo complesso argomento.

Il processo di digitalizzazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie, denominato Industria 4.0, che coinvolge sia l’aspetto economico che sociale, ha determinato dei cambiamenti anche nel modo di concepire la prestazione lavorativa, una di queste possibilità è lo Smart Working che subentra per vie semplificate ad un accordo interconfederale del 2004 tra alcune sigle sindacali e le maggiori categorie produttive come Confindustria, Confartigianato, lega Cooperative, ABI ecc… Accordo volontario tra lavoratore e datore di lavoro, questo è e rimane un “accordo” interconfederale e non una normativa, il suo ben noto nome è: Telelavoro.

La Legge 22 maggio 2017 n. 81 anticipa e definisce per la prima volta un quadro normativo per il lavoro agile (smart working).

All’inizio del 2020, nell’ambito delle misure adottate dal Governo per il contenimento, la prevenzione e la gestione dell’emergenza sanitaria da COVID-19 (coronavirus), al fine di limitare al massimo gli spostamenti e gli assembramenti dei cittadini, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha emanato il DPCM del 1 marzo 2020 che interviene con un nuovo Decreto semplificato sulle modalità di accesso allo smart working.

Ai sensi dell’art. 26 del Decreto Legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito in Legge 24 aprile 2020, n. 27, come modificato dal D.L. n. 104/2020 (Decreto Agosto), convertito in Legge n. 126/2020, a decorrere dal 16 ottobre e fino al termine dello stato di emergenza sanitaria 31 gennaio 2021, i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’art. 3, comma 3, L. n. 104/1992 possono svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso lo svolgimento di diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.

Il DPCM del 3 novembre 2020 sottolinea e raccomanda il massimo utilizzo della modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza.

Cerchiamo bene di capire il motivo di questa normativa che interviene fortemente sulla modalità di trasmissione di questo virus e quindi sul suo sviluppo epidemiologico, fermando gli spostamenti dei cittadini si interrompe la modalità di infezione determinata dalla diffusione per via aerea e per contatto  del virus stesso, limitando così il suo sviluppo, attualmente questa metodica assieme al distanziamento, le mascherine e la disinfezione, sono gli unici strumenti che abbiamo per il suo contenimento e l’abbassamento della carica virale, metodologia preventiva che determina il calo delle persone infette, in rianimazione e dei morti determinati come causa diretta o complicanza di questa pandemia.

Evidente è che se il lavoratore non è messo nelle condizioni di tutelarsi e tutelare secondariamente le persone che gli sono vicine, (figli, congiunti, genitori, persone anziane ecc.), nonostante abbia ufficialmente richiesto una modalità di lavoro agile che gli spetta di diritto durante una emergenza sanitaria e questo diritto le viene negato ingiustificatamente, il lavoratore colpito da questa presa di posizione dovrà fortemente considerare se ricercare quali e di chi siano le responsabilità.

Cos’è lo Smart Working secondo la definizione del Ministero del lavoro:

“Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).

Il Governo, ha incentivato l’utilizzo di questa particolare forma del lavoro, introducendo una procedura semplificata, che prescinde da qualsiasi accordo individuale tra azienda e dipendente, lasciando come unici adempimenti la comunicazione al Ministero del lavoro circa il periodo di smart working e il dettaglio dei lavoratori interessati oltre ad un’informativa da rendere a dipendenti ed ai Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

Salvo proroghe, con la fine dell’emergenza sanitaria, 31 gennaio 2021, tutto tornerà in modalità ordinaria con il ripristino del lavoro con le stesse modalità antecedenti a questa situazione sanitaria emergenziale, ma il governo lascia una porta aperta a tutti i datori di lavoro e ai lavoratori che vogliano continuare in modalità autonoma questa possibilità lavorativa. Nei confronti dei lavoratori disabili, ma non solo loro, sarà possibile stipulare degli accordi aziendali con le rappresentanze sindacali della stessa azienda o rappresentanze territoriali che regolamentino il ricorso allo smart working.

L’azienda, anche in regime di Smart Working, nei confronti dei lavoratori è tenuta a garantire la loro salute e sicurezza, ma non solo, il datore di lavoro è responsabile del funzionamento, manutenzione, installazione e della sicurezza degli strumenti tecnologici qualora vengano affidati al dipendente per lo svolgimento della prestazione da remoto.

Molte sono le tematiche che si potrebbero trattare su questo argomento come l’aspetto sociale, l’isolamento del lavoratore, la produttività, l’abbassamento del concetto di Team Working, la comunicazione interpersonale o argomenti tecnici come configurare un PC, le modalità di connessione o le problematiche tecniche dovute a questo operare come Home Office, tutto ciò è stato trattato durante il Webinar, voglio solo nominare il moderatore Michele Landolfo e i relatori con i loro significativi interventi:

Valter Calò. Smart working: Dalle criticità alle opportunità.

Chiara Tirelli. Normativa sull’aggiornamento del posto operatore per persone non vedenti e ipovedenti.

Giuseppe Fornaro. Gruppi di auto aiuto e comunità. Superare la pandemia insieme.

Vito Saladino. Lavorare all’interno di un ospedale, dal centralino al front office.

Paolo Maggia. Come preparare il Computer di una persona non vedente e ipovedente? Quali software accessibili per fornire assistenza informatica da remoto.

Guglielmo Boni. Lavoro al centralino con Skype for business e teams, formazione personalizzata e guidata a distanza.

Vito Rafaschieri. Esempio funzionale dell’utilizzo di una work station postazione di lavoro per ufficio e casa.

Kedrit Shalari. L’esperienza diretta di chi ha vinto la sfida di un concorso pubblico.

Sauro Cesaretti. (accessibility days) abbattere le barriere digitali.

Rossy KK e Silvia Fattori quali sono le risorse e le competenze necessari per affrontare questo periodo di cambiamenti?

Torino – Covid-19 e disabilità visiva: vi racconto la nostra nuova vita “a ostacoli”

Autore: Giovanni Laiolo

Riflessioni di Giovanni Laiolo, presidente UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino per la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità (3 dicembre)

Da un giorno all’altro capisci che il senso del tatto (per te così indispensabile) è diventato un potenziale pericolo. Devi ripensare ogni tuo gesto e stare costantemente in guardia: quando prendi sotto braccio la persona che ti accompagna, quando per strada senti dei passi in avvicinamento o quando, davanti a un negozio, ti imbatti in una coda. Poi c’è quella protezione su naso e bocca, che ti scherma dal virus, ma attutisce le voci e limita la percezione di profumi e odori, facendoti sentire ancora più isolato. Se poi devi andare in ospedale per una visita oculistica, i tempi d’attesa tendono all’infinito. Per chi non vede, quello della pandemia è un momento quanto mai insidioso, carico di ostacoli e fatiche. Come Unione Ciechi stiamo facendo di tutto per non lasciare soli i nostri soci e amici, ma abbiamo bisogno dell’apporto dell’intera società. Sì, questo tempo, pur così drammatico, può essere l’occasione per diventare più attenti verso le persone fragili. E questo è il nostro appello per la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità (3 dicembre). 

Trattamenti oculistici sospesi o rinviati

La pandemia ha paralizzato il lavoro di tantissimi reparti e ambulatori oculistici. Le conseguenze, purtroppo, rischiano di essere gravi: senza gli adeguati controlli, infatti, diventa molto più difficile contrastare patologie fortemente invalidanti, come il glaucoma o le retinopatie (che, nei casi più gravi, se non affrontate in tempo, possono portare alla completa perdita della vista). Ci rendiamo conto della situazione estrema e della fortissima pressione cui il sistema sanitario è sottoposto. E tuttavia chiediamo che non vengano dimenticate le esigenze dei pazienti con malattie oculari. Molti di loro hanno bisogno di trattamenti immediati e non possono aspettare. Le liste d’attesa si stanno allungando all’infinito, ma, almeno in certi casi, lasciar passare il tempo significa diminuire enormemente le possibilità di cura.

L’Unione Ciechi ha, tra i suoi compiti statutari, la prevenzione delle malattie degli occhi. Prima che la pandemia ci costringesse a sospendere le attività di questo genere, molte volte (e in diversi periodi dell’anno) abbiamo messo a disposizione dei cittadini, in maniera totalmente gratuita, cliniche oculistiche mobili, organizzando giornate di prevenzione ed eventi di piazza. Anche ora, seppur con strumenti diversi, vogliamo tener fede a questo impegno. Vogliamo che non si spenga l’attenzione sul tema.  

Tra code, dehors e nastri colorati (che non vediamo)

Se già prima del Covid-19, in una città grande e complessa come Torino, le persone cieche o ipovedenti avevano difficoltà a muoversi, ora i loro spostamenti sono diventati ancora più difficili. Tantissimi esercizi commerciali hanno trasferito all’esterno la propria attività: sedie, tavolini e dehors sono ovunque. Per non parlare dei clienti in coda. In molti luoghi pubblici (nei supermercati, ad esempio, ma anche negli uffici postali o nelle stazioni) ora ci sono precisi percorsi da seguire, spesso contrassegnati da cartelli o nastri sul pavimento: tutte indicazioni meramente visive, che per un cieco sono del tutto inaccessibili. Anche sui mezzi pubblici ci sono nuove regole. Recentemente l’Unione Ciechi ha lanciato una campagna di sensibilizzazione insieme al Gruppo Torinese Trasporti (Gtt) e all’Associazione Pro Retinopatici ed Ipovedenti (Apri). In due brevi video spieghiamo ai cittadini che (nonostante le generali disposizioni anti-Covid) i passeggeri con disabilità visiva possono continuare a usare la porta anteriore per salire sui mezzi. Per questo invitiamo tutti a lasciar libero quel varco, quando è presente un viaggiatore con bastone bianco o cane guida. Sono piccoli gesti d’attenzione, ma possono fare la differenza. 

Un distanziamento più difficile

Ci sono anche aspetti a cui in genere non si fa caso. Quando una persona parla con la bocca coperta dalla mascherina, parte dell’emissione sonora viene filtrata. Quindi anche percepire le voci, specialmente in mezzo al traffico urbano, è più difficile. Non solo. Chi vede riesce a mantenere le distanze in maniera istintiva: basta un colpo d’occhio. Per chi non vede è più complicato: bisogna affidarsi ai rumori e farsi un’idea dello spazio attraverso il bastone bianco. Consapevoli di queste oggettive difficoltà, attualmente le persone con disabilità visiva stanno cercando di limitare il più possibile gli spostamenti, proprio per non mettere in pericolo se stessi e gli altri. Ma in certi casi, uscire è indispensabile. Inoltre è importante mantenere un minimo di contatto con l’ambiente esterno, per non perdere l’abitudine alla mobilità autonoma (un’abilità non scontata, ma acquisita con impegno e allenamento). Per questo chiediamo ai cittadini un minimo di attenzione e collaborazione. Non pretendiamo una vicinanza “fisica”, ma in certi casi anche una semplice indicazione data a voce (senza dover ridurre il distanziamento) può essere d’aiuto. 

Giovanni Laiolo

Presidente UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) Torino

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