Conferenza stampa IPASVI, Roma 21 giugno 2017, di Alfio Pulvirenti

Autore: Alfio Pulvirenti

Alla Conferenza stampa, che si è svolta a Roma in via A. Depretis 70, presso la sede dell’IPASVI, Collegio degli Infermieri, erano presenti:
Graziano Libieu ( Presidente IPASVI Carbonia Iglesias), Ilenia Servetti (Infermiera IPASVI Carbonia Iglesias), Paolo del Bufalo (Ufficio stampa IPASVI), Michele Borri (Presidente IPASVI Pavia), Lisanna Grosso (Infermiera sorda, IPASVI Pavia), Gianna Paolini (Interprete LIS), Sabrina Nardi (Cittadinanza Attiva), Amir Cuccalà (Ente Nazionale Sordi), Alfio Pulvirenti (UICI).
Si è trattato di un’altra opportunità per discutere di disabilità. A introdurre e moderare l’evento è stato proprio Graziano Libieu, infermiere, il quale ha detto: “stiamo qui a condividere una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale noi, gli infermieri, operiamo quotidianamente e che parte dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti”.
L’evento traeva le sue mosse dalla collaborazione intercorsa fra l’UICI di Cagliari e il Collegio degli infermieri nell’aver realizzato un volume nel formato braille, destinato ai cittadini ciechi e ipovedenti che, come tutti gli altri, trovandosi in ospedale hanno il diritto di accedere ai documenti utili ad una migliore fruizione dell’assistenza e delle cure. Il volume contiene il documento del Patto Infermiere-Cittadino e il profilo professionale dell’Infermiere.
Gli infermieri, anche con questo gesto molto ragguardevole, esprimono l’estensione del proprio ruolo che vuole andare oltre i confini a cui la cultura dominante, e le altre forze sociali, li vorrebbero relegare.
Gli infermieri dimostrano di essere promotori dell’integrazione dei disabili e a prova di ciò veniva proiettato un filmato in cui un’infermiera sorda, Lisanna Grosso, vincitrice di una borsa di studio, leggeva nel linguaggio dei segni il “Patto Infermiere cittadino” essendo tradotta, per noi presenti, da un’interprete specializzata.
Ogni rappresentante delle diverse Associazioni ha espresso qualche considerazione, apportando il proprio contributo al dibattito.
Il concetto importante, che è emerso al termine della conferenza, riguarda la necessità di fare “rete” per promuovere insieme gli interessi di chi si trova in maggiori difficoltà, stimolando con maggiore efficacia le istituzioni affinché intervengano con maggiore celerità ed appropriatezza.

Cinema per tutti in Lombardia con il kit per le proiezioni audiodescritte e sottotitolate

Un progetto di A.I.A.C.E. Milano

AIACE Milano cura dal 2005 l’iniziativa Cinema senza barriere®, proiezioni di film di normale distribuzione con audiocommento per non vedenti ed ipovedenti e sottotitoli per non udenti. Scopo principale dell’intervento è quello di riconoscere il diritto ad andare al cinema a tutti, anche a persone che richiedono particolari ausili tecnologici per poter godere appieno del film. Lo scopo è l’integrazione sociale e la promozione di una nuova cultura del rispetto tra persone con disabilità sensoriali e normodotati.

Da quest’anno le sale cinematografiche della Lombardia interessate possono partecipare al progetto Cinema senza barriere®, ottenendo un kit per le proiezioni audiodescritte e sottotitolate.

A.I.A.C.E. Milano ha ottenuto infatti un contributo da Fondazione Banca del Monte di Lombardia per l’acquisto di un “kit di proiezione” che contiene tutto il necessario per proiettare con sottotitoli ed audiocommento, da far circuitare sul territorio. Il kit mobile, a disposizione dal mese di Settembre, è già stato prenotato dal cinema Chaplin di Cremona. Tutti i cinema potranno partecipare al bando e avere a disposizione il kit per un periodo di prova di 3 mesi consecutivi. Nel kit sono compresi anche tre film dell’archivio di AIACE Milano con audiocommento e sottotitoli.

Il kit comprende: 1 trasmettitore professionale, in grado di selezionare fino a 80 canali e di trasmettere fino a 100 metri di distanza, 24 ricevitori professionali, in grado di selezionare fino 80 canali e di trasmettere fino a 100 metri di distanza, 24 laccetti porta unità per ricevitori, 24 auricolari monoaurali, regolabili e personalizzabili, 1 Lettore BluRay smart player in grado di scaricare contenuti anche dalla rete e di riprodurre anche file video.

Cinema senza barriere® è il cinema per tutti: una proposta che nasce per condividere cultura, per promuovere la parità nell’uso di un genere di intrattenimento abitualmente destinato esclusivamente alla parte abile della popolazione. L’iniziativa vuole consolidare una nuova cultura dell’integrazione tra due mondi che si frequentano poco, per migliorare l’inserimento dei diversamente abili nel tessuto sociale: persone normodotate e con disabilità potranno andare al cinema assieme, nella stessa sala, per godere dello stesso film.

Il bando è on line sul sito www.mostrainvideo.com e www.lombardiaspettacolo.com

Composizione del kit di trasmettitore e ricevitore per la diffusione/ricezione dell'audiodescrizione

Composizione del kit di trasmettitore e ricevitore per la diffusione/ricezione dell’audiodescrizione

Como – Giornata dell’ipovisione “Io ti vedo così – il mondo visto da un universo parallelo”, a cura di Domenico Cataldo

Autore: Domenico Cataldo

Sabato 20 Maggio, presso l’auditorium della Biblioteca Comunale della città Lariana, ha avuto luogo uno dei primi esperimenti di immedesimazione nello status di ipovisione. L’iniziativa è nata da un confronto avvenuto durante le riunioni della Commissione Regionale, all’interno delle quali si evidenziava la necessità di comunicare al mondo questa problematica ancora poco riconosciuta, col proposito di far comprendere le difficoltà e le percezioni che la caratterizzano, spiegando il mondo vissuto da chi vede poco e male. Sotto l’aspetto pratico si è pensato all’organizzazione di più eventi a cura delle varie sezioni Lombarde, in tutti i capoluoghi di provincia della regione. La nostra sezione territoriale ha provveduto ad implementare questa manifestazione insieme all’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune, pensandola sulla scorta dei percorsi al buio riadattati alla scarsa visione. I destinatari di questa proposta sono stati i vedenti poiché è opinione comune che i soggetti ipovedenti si trovano in una sorta di limbo in quanto affetti da patologie spesso non comprese e non riconoscibili. Accompagnati da guide ipovedenti i visitatori, divisi in gruppi, hanno potuto sperimentare a luci sempre accese, alcune percezioni ipovisive attraverso le seguenti fasi del percorso:
– Visione della mostra “Io ti vedo così”, la cui esposizione è stata autorizzata a tutta la sezione Regionale Lombarda dall’UICI di Forlì-Cesena, composta da fotografie che raffigurano alcuni contesti di vita quotidiana percepiti dagli ipovedenti.
– Simulazioni in movimento: dapprima i visitatori si sono seduti di fronte a due fari abbaglianti, offerti per l’occasione dal Dipartimento di ottica e optometria dell’Università Bicocca di Milano e, con l’assistenza di quattro studentesse della facoltà coordinate dalla Prof.ssa Silvia Tavazzi, è stata ricreata la visione della luce solare che, posta frontalmente, annulla totalmente la visuale ad un ipovedente, è stato inoltre utilizzato un ottotipo con i caratteri progressivamente nascosti per far sentire il disagio che si prova alla classica visita oculistica. In un secondo momento due soci con i volti coperti da passamontagna si avvicinavano ai presenti, sfilando le maschere solo nel punto di maggior vicinanza, a testimoniare l’impossibilità di distinguere i dettagli a distanza, dettagli che si palesano solo se molto ravvicinati. Infine venivano fatti indossare occhialini da nuoto coperti con del nastro che impediva la quasi totalità della vista, ogni paio riportava caratteristiche diverse pensate per simulare varie patologie di ipovisione grave, infatti in quel frangente le persone venivano accompagnate per mano nell’ultima parte del percorso. In sottofondo era presente un accompagnamento di musica diffusa con testi che riproducevano discorsi che sovente gli ipovedenti sono costretti a sentire da chi non capisce e non conosce questo tipo di condizione.
Terminati i percorsi è stato aperto un dibattito al quale hanno preso parte Claudio La Corte (Presidente della Sezione UICI Como), Nicola Stilla (Presidente UICI Lombardia), Bruno Magatti (Assessore Politiche Sociali Comune di Como) Maria Francesca Mariani (Oculista responsabile del Centro Ipovisione Ospedale Sant’Anna Como), Fabio Lepore (Giornalista Ipovedente), Ambra Garancini (Presidente Associazione “Iubilantes” legata alla sezione UICI Como tramite l’organizzazione di varie attività), Domenico Cataldo (referente ipovisione della sezione di Como).
Il pubblico ha risposto con molto entusiasmo e ha dimostrato un certo interesse ad approfondire le tematiche proposte durante tutta la durata dell’evento che, tra i vari percorsi e il dibattito finale è durato circa tre ore, ci è stata chiesta la riproposizione dell’iniziativa, auspicando anche un’estensione dei contenuti.
Per maggiori informazioni è possibile contattare Domenico Cataldo
mail: domenicocataldo1974@tiscali.it

Firenze – Imparare dai giovani, di Antonio Quatraro

Autore: Antonio Quatraro

Davide, uno studente del liceo musicale di Udine mi ha raccontato la sua esperienza agli esami di maturità. Mi ha colpito la chiarezza e l’equilibrio con cui ha vissuto un momento importante nella vita di ogni studente giudizioso, che, nonostante la approssimazione e l’indifferenza delle strutture che dovrebbero essere educative, si preoccupa di essere d’aiuto agli altri. Non si dica che l’episodio raccontato fa parte della normalità, nella nostra scuola, perché lo scandalo è proprio accettare che la norma sia questa!
Ogni altro commento lo lascio a voi.
Antonio Quatraro

Scrive dunque Davide:
Per quanto riguarda l’esame di maturità, sebbene stia procedendo bene sul piano dei contenuti (ho finito gli scritti e lunedì prossimo sosterrò l’orale), mi sento in dovere di segnalarle alcune problematiche riscontrate con i formati delle prove: in particolare, la prima prova (italiano) è stata inviata in formato .mp3 (che, come forse potrà intuire, è del tutto inutile), costringendo la mia insegnante di sostegno a leggermi velocemente le tracce in modo che io non perdessi troppo tempo nella scelta (sarebbe opportuno capire se la scuola ha sbagliato nella richiesta o se, come mi è stato detto, il ministero non invia altri formati, cosa che, a mio avviso, è piuttosto inspiegabile).
Inoltre, per farle capire quanto la nostra scuola sia indietro (non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche sotto altri aspetti), mi permetto di segnalarle, per quanto riguarda la seconda prova, il fatto che a salvarmi è stata, in senso letterale, la fortuna (non avendo l’istituto scolastico provveduto in tempo alla preparazione della stampante e dei programmi adeguati, essendo questi in parte mal funzionanti; il fatto che sia uscita un’analisi fattibile senza stampa mi ha evitato una mattinata davvero complessa).
Infine, sempre in un’ottica di rispetto e inclusione, voglio sottolinearle come uno dei nostri commissari esterni (nello specifico il docente di matematica e fisica) designato dal ministero (suppongo), nonostante sia stato avvertito della presenza di un non-vedente (e nonostante l’insegnante di sostegno lo avesse pregato di non inserire nel compito della terza prova domande inerenti concetti visivi o che, comunque, avrebbero implicato risoluzioni grafiche), ha pensato bene di creare una prova nella quale due dei tre problemi implicavano proprio la vista (tant’è vero che l’insegnante di sostegno mi ha anche sottolineato come la risoluzione analitica del primo quesito fosse assai difficile e come nel terzo, accanto a una formula, bisognasse descrivere i movimenti di una carica elettrica all’interno di un campo magnetico (che, naturalmente, richiedono l’analisi di un grafico per essere compresi).
Spero lei mi scuserà per questa lunga (e, forse, noiosa) mail, ma, essendo lei in contatto con il ministero ed essendo il Presidente della Commissione studi musicali, ritengo utile portare alla sua conoscenza queste evidenti crepe nell’accessibilità e nella preparazione del materiale che, a mio avviso, andranno perfezionate per gli allievi futuri.

Treviso – Atletica a Treviso, di Roberto Tonini

L’atletica è uno degli sport più popolari del panorama parolimpico internazionale, è praticato in più di cento paesi in tutto il mondo da atleti con disabilità fisica, sensoriale ed intellettiva. Ipovedenti e non vedenti possono gareggiare insieme ad un atleta guida. L’ UNIVOC di Treviso ha fatto sua la versatilità di questo sport, coinvolgendo un gruppo di 12 soci UICI, di tutte le età: da ragazzi delle Medie a signori e signore over 50. Sono già tre anni che il gruppo si riunisce, con i suoi eccezionali accompagnatori volontari, e si allena tutti i sabati, nove mesi su dodici, presso gli adeguati impianti sportivi Comunali cittadini, indoor e all’aperto.
Cinque atleti del gruppo hanno iniziato a svolgere attività agonistica, correndo gli 80 metri piani in due manifestazioni sportive aperte a tutti, l’ultima a Ponzano il 25 giugno. Tre atleti, si dedicano al lancio del peso, sotto la esperta supervisione di Pierina Furlanetto, che ha partecipato più volte alle parolimpiadi. Impensabile questa importante attività senza il prezioso aiuto di amatori e soprattutto agonisti titolati, che accompagnano i non vedenti, ai quali va il nostro ringraziamento. Per settembre puntiamo ad aumentare gli sportivi che si avvicinano alle gare, con nuove discipline.
Roberto Tonini

Foto di gruppo degli atleti

 

Commissione Nal – Verbale della riunione, 29 maggio: “Periti fonici e trascrittori forensi”

Commissione NAL nuove attività lavorative
Coordinatore dott. Valter Calò

OGGETTO: cooperativa periti fonici e trascrittori forensi.

Il giorno 29, del mese di maggio, dell’anno 2017, in audio conferenza alle ore 10, si è riunito il gruppo di lavoro dell’UICI per lo studio di fattibilità e la costituzione di una cooperativa di periti fonici e trascrittori in ambito forense.

Presenti:
dott. Valter Calò, coordinatore della Commissione Nuove Attività Lavorative dell’UICI e moderatore dell’incontro
avv. Stefano Tortini, vicepresidente UICI
Eugenio Saltarel, componente uff. di Presidenza e coordinatore commissioni UICI
avv. Franco Giangualano I.RI.FO.R.
prof. Luciano Romito, docente di linguistica generale e fonetica forense presso l’università della Calabria e responsabile del gruppo di fonetica forense all’interno dell’AISV (Associazione Italiana di Scienze della Voce)
dott. Emanuele Cervo, manager
dott.ssa Chiara Tirelli, vicepresidente I.RI.FO.R. dell’Emilia-Romagna e corsista perito fonico e trascrittore anno accademico 2009/2010
dott. Marco Pronello, membro della Commissione Nuove Attività Lavorative UICI e corsista perito fonico e trascrittore forense anno accademico 2009/2010.

Dopo i saluti e i ringraziamenti ai convenuti e in particolare al prof. Romito da parte del dott. Calò e dei componenti la Direzione Nazionale, si dà inizio alla prima sessione dei lavori.

.1 Calò sintetizza i motivi per cui la Commissione NAL ha preso in carico l’analisi approfondita di questa figura professionale. Si è appurato che l’inquadramento del perito fonico non è chiaro, al di fuori di alcuni albi regionali, Toscana e Basilicata, inoltre ai più erano sconosciute le mansioni di tale figura professionale.
Uno studio della commissione NAL ha infatti evidenziato che non esiste una normativa che regoli e riconosca questa professione a livello nazionale.
Calò evidenzia che sono state svolte analisi specifiche sullo stato dell’arte dei software utilizzati per il trattamento dei segnali audio e sono emerse alcune criticità riguardanti la piena accessibilità ai lettori di schermo. Il che fa sì che il lavoro del perito fonico non sia al momento esercitabile in totale autonomia da parte di un disabile visivo, che può però tranquillamente essere affiancato da un ausiliario esperto nel trattamento dei grafici d’onda.
Facendo comunque tesoro dell’esperienza positiva di Marco Pronello, che ha frequentato il corso per periti fonici e trascrittori organizzato dall’I.RI.FO.R. e dall’università della Calabria nell’anno accademico 2009/2010 e che sta proficuamente lavorando, si è pensato di ricontattare tutti i corsisti per parlare dell’eventualità di costituire una cooperativa.
È intervenuta a tale proposito la Direzione Nazionale nella persona di Eugenio Saltarel, che ha premiato il lavoro svolto fino ad oggi dalla Commissione NAL e ci ha sollecitato a proseguire verso il raggiungimento dell’obiettivo. In aprile, a Bologna, si è svolta la prima riunione del gruppo di lavoro, presenti il Presidente Nazionale UICI dott. Barbuto, il Vicepresidente dott. Tortini, il coordinatore Commissioni dott. Saltarel e il vicepresidente IRiFoR Vita, oltre al manager dott. Cervo e il coordinatore Commissione NAL dott. Calò.
La finalità era presentare e analizzare la fattibilità del progetto: ci sono sette persone interessate, tra i corsisti del 2009. Quella riunione aveva evidenziato delle criticità che sono state annotate e approfondite, ma soprattutto sono state trovate delle risposte positive.

.2 Intervento del professor Romito .
Il Professore credeva fermamente nella possibilità di successo del progetto già all’epoca dello svolgimento del primo corso, in quanto la trascrizione forense sembra cucita su misura sulle abilità tipiche dei minorati visivi; il fatto di non poter utilizzare la vista nel caso è una risorsa, infatti negli ipovedenti e non vedenti sono stimolate altre percezioni che permettono di ascoltare in maniera più globale e raffinata, percependo le sfumature ambientali e di linguaggio.
I Periti fonici trascrittori in Italia non hanno un percorso formativo chiaro e definito; con il corso del 2009 (tenutosi dal Prof. Romito), si sono definite le competenze necessarie per poter esercitare tale professione che fino a quella data non era in alcun modo regolata ed organizzata.
Il professor Romito ha evidenziato alcune lacune riscontrate nel 2009, alle quali è necessario porre rimedio: una lacuna fondamentale è la conoscenza dei dialetti Regionali e le loro sfumature locali, specialmente del sud Italia, in quanto la maggior parte delle intercettazioni riguardano la criminalità organizzata particolarmente radicata nel nostro mezzogiorno, ma non solo . A tal fine è necessario creare una rete di persone su tutto il territorio Nazionale che interpretino correttamente i file audio delle intercettazioni, le quali si affiancheranno al perito fonico trascrittore. Il prof. Romito, ha precisato che attualmente c’è carenza di profili da impiegare sia nello trascrivere che nel peritare, perché pochi in proporzione sono i periti con competenze specifiche nella comprensione dei dialetti meridionali. La soluzione sarebbe l’affiancamento a questi periti di persone con competenze di interpretazione dialettofona, anche non periti, per fare la prima traduzione.
Di albi in Italia non se ne fanno più, ma conviene avere una qualche certificazione. Quello che Romito sta cercando di ottenere è che siano le associazioni scientifiche, non a creare un albo, ma a riconoscere e certificare le persone con particolari competenze. Come coordinatore nazionale del Gruppo di Fonetica Forense (GFF) sta promuovendo in seno al gruppo un comitato scientifico in cui una persona dell’UICI o, meglio, della futura cooperativa dovrebbe entrare per farsi latore delle esigenze dei periti non vedenti. Il GFF crea una rete sul territorio per trovare esperti dialettofoni e linguistici per tradurre parti di intercettazioni che il perito non parlante quel dialetto non comprende.
La rete va fatta sul territorio, quindi nel GFF dovrebbe esserci un rappresentante di area che coordina le competenze sul suo territorio e a questo referente saranno comunicate le necessità per trovare le competenze in sede.
Il ruolo della persona che viene ricercata può essere o di collaboratore del perito, oppure di esperto linguistico. In questo ultimo caso, la Cassazione sta dando degli incarichi collegiali, cioè nomina un perito e gli affianca contestualmente la figura dell’esperto linguistico.
Calò chiede al professore se questa figura di esperto di dialetti e collaboratore dei periti, sfruttando la nostra presenza su tutto il territorio Nazionale, potremmo occuparla noi.
Il professore è convinto che noi non vedenti e ipovedenti potremmo costituire questa rete in tutta Italia, ottimo sarebbe che queste persone fossero periti fonici e trascrittori, ma non necessariamente lo devono essere.
La commissione NAL si incaricherà di ricercare tra i nostri soci queste persone, in modo da istituire una rete su tutto il territorio Nazionale che collabori con i nostri periti.
In questa rete futura non ci sarà un albo, ma sarà il GFF che controllerà; fondamentale che sia presente un nostro rappresentante in seno al GFF.

.3 intervento dei partecipanti alla riunione:
Tortini ha apprezzato molto l’intervento di Romito. Occorre lavorare parecchio per costruire i presupposti per concretizzare questo progetto. Bisogna far comprendere a questo sistema la necessità di lavorare con una rete che ha cognizione di causa. Il problema è che potrebbe esserci qualche complicazione nel fatto che i giudici hanno discrezionalità nello scegliere. Da parte di Tortini c’è la totale disponibilità anche a livello istituzionale.
Saltarel dice che bisogna essere molto chiari quanto all’aspetto economico con chi dovrà entrare in cooperativa.
Calò chiede chiarimenti sui costi dei collaboratori dei periti e degli esperti linguistici, cioè se questi rientrano nei compensi definiti da vacazione, nel caso dei periti del giudice o dei consulenti della procura.
Romito risponde che le vacazioni sono relative ad attività esercitata da un professionista che presta la sua opera come perito su richiesta dell’autorità giudiziaria, quindi soggetta a tariffe prefissate; mentre la remunerazione di un eventuale esperto sono da considerarsi consulenze esterne e remunerate secondo le tariffe ordinarie. Romito sottolinea che le perizie non sono solo forensi, ma vengono richieste parallelamente anche dagli inquisiti, come perizia di parte, queste hanno tariffe professionali e non vincolate dal giudice.
Giangualano, in qualità di avvocato, conferma che le scelte dei giudici seguono l’istinto o la loro esperienza, che le specificità dialettali sono molte e diverse anche all’interno di una stessa regione, poi mette a disposizione la piattaforma informatica dell’I.RI.FO.R. per eventuali corsi.

.4 Cervo parla delle cooperative.
Il mercato può fare la differenza, perché se formiamo in maniera completa chi farà questa esperienza, Procure, Tribunali, autorità giudiziaria potrebbero essere sensibilizzati dal livello qualitativo dell’offerta consulenziale.
Entrando nel merito, le cooperative sociali sono di due tipologie: di tipo a e di tipo b. quelle che ci interessano sono quelle di tipo b che hanno lo scopo di inserire nel mondo del lavoro persone svantaggiate.
C’è un grado minimo di disabilità per entrare nella cooperativa sociale e almeno il 30% dei soci dev’essere portatore di disabilità. La responsabilità illimitata da parte dei soci esisteva fino all’inizio degli anni 2000, adesso è superata. La responsabilità è limitata al capitale versato.
Queste società sono equiparabili alle società di capitali, SPA SRL. Se la cooperativa nella sua vita di impresa perde in maniera tale da abbattere il valore dell’intero capitale, i soci, in caso di recesso, non hanno diritto ad essere liquidati della quota versata, in quanto il capitale non è più sussistente; perdono solo la quota versata e non oltre.
Un’azienda deve essere in grado autonomamente di creare le risorse per il proprio sostentamento. Nel caso non si stia creando una struttura avente scopo assistenziale, questa struttura deve mettersi a mercato e deve essere in grado di perdurare nel tempo. E cooperative sociali sono cooperative a mutualità prevalente di diritto e onlus di diritto, cioè sono società finalizzate o al servizio alla persona, o a recupero di svantaggiati, rappresentano dal punto di vista dell’imposizione fiscale un beneficio, perché di fatto c’è una notevole defiscalizzazione dei contributi. Un lavoratore portatore di handicap ha un costo di contributi minimale, non confrontabile con altri tipi di lavoro dipendente.
I soci devono avere un rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato, quindi collaborazioni coordinate e continuative, partita iva, lavoratori dipendenti full time o part time, a tempo determinato o indeterminato.
In alcuni casi le amministrazioni pubbliche per appalti al di sotto di un certo limite di spesa, possono conferire l’appalto alla cooperativa sociale per assegnazione diretta. Quanto agli sgravi fiscali dal punto di vista contributivo, un dipendente part time a 12 ore settimanali costa all’azienda circa 4000 euro l’anno e ne percepisce pochi di meno. I dipendenti e i soci possono essere portatori di handicap e normodotati.
Il numero di soci di una cooperativa è minimo tre se si tratta di persone fisiche, minimo nove se sono comprese anche persone giuridiche (una o più).
Ci sono tipologie diverse di soci: lavoratori, volontari o sovventori. I soci lavoratori possono essere dipendenti o autonomi con partita iva.
La gestione dell’azienda è come quella delle società di capitali, vi è un’assemblea di soci, e un’amministratore unico o un CDA, meglio se costituito da un numero dispari di consiglieri, per evitare lo stallo di un pareggio nelle decisioni. È consigliabile costituire la cooperativa in modalità A + B, ricordando che il tipo A si può occupare di gestione dei servizi socio-sanitari ed educativi mentre il tipo B può esercitare lo svolgimento di attività produttive finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate
Calò consiglia di approfondire la parte sulle cooperative in dettaglio il pomeriggio, alla presenza dei possibili partecipanti; quello che interessa la mattina è capire il rapporto col giudice, ovvero analizzare le modalità che attua il giudice nell’assegnare fisicamente una perizia ad una cooperativa o società, sapendo che il rapporto tra giudice e perito o persona autorizzata è diretto ad personam.
Romito spiega che l’incarico è dato ad una persona fisica, anche se il consulente è una persona giuridica come per esempio l’arma dei carabinieri. Questa persona fisica ha la responsabilità legale. Si può bypassare il problema prevedendo alcuni responsabili e periti sul terrritorio in diverse zone. Il perito fa il lavoro di perizia; avrà una rete di collaboratori, ma il Codice di Procedura Penale dice che il perito nominato è il responsabile unico della perizia. Di fatto esiste una figura generale di perito presente sul territorio, che assume l’incarico e poi subappalta il lavoro, rimanendo tuttavia responsabile di ciò che è stato scritto. Quindi il perito si avvale di collaboratori che sono di sua fiducia.

.5 intervento di Pronello.
Si evince dalla sua esperienza e da quanto detto da Romito che è importante anche formare i periti dal punto di vista del linguaggio tecnico, perché possano comunicare compitamente con il giudice: è opportuno usare una terminologia professionale e tecnica per dimostrare sul campo la competenza e la professionalità. Molto spesso in udienza si sentono periti esprimersi in maniera imprecisa, denotando scarse doti professionali e anche scarsa istruzione.
Il lavoro di perizia è, come detto anche da Romito, non una mera trascrizione, ma un racconto dei fatti, da cui deve trasparire chiaramente il contesto anche sociale ed umano dei soggetti, in modo da permettere al giudice di farsi un pieno libero convincimento. Più un perito è bravo a “proporre”, più completo e obiettivo sarà il convincimento del giudice sul suo operato.

.6 conclusioni.
Tortini afferma che chi interverrà nel formare la cooperativa dev’essere fortemente motivato, ringrazia la commissione NAL per l’intenso e ottimo lavoro e si complimenta con il suo coordinatore per la gestione dell’audio conferenza.
Romito ribadisce che una persona espressione della realtà dell’Unione o della cooperativa dovrà essere membro del GFF.
Calò sfrutta la presenza del professor Romito chiedendogli un parere su un’altro progetto in sviluppo dalla sua Commissione in collaborazione con il vicepresidente Tortini: il progetto del tecnico trascrittore inquadrato nelle forze dell’ordine. Il progetto è molto apprezzato da Romito, che afferma che questa è un’ottima strada da percorrere.
Calò lascia la chiusura dei lavori al Vicepresidente Nazionale Tortini, il quale saluta e ringrazia tutti i partecipanti ribadendo la sua disponibilità a nome dell’Unione.
La prima sessione dell’audioconferenza si chiude alle 11.50.

La seconda sessione si apre alle ore 15.
Presenti:
dott. Valter Calò
dott. Emanuele Cervo
dott. Massimo vita, vicepresidente I.RI.FO.R.
dott. Marco Pronello
dott.ssa Chiara Tirelli.
Presenti solo due corsisti 2009, Pronello e Tirelli, successivamente si è appurato che ci sono stati errori di comunicazione tra gli interessati e mancata lettura delle e-mail di convocazione.
Data l’importanza della riunione, si è cosi deciso di riconvocare tutti i corsisti 2009 interessati, al fine di creare le basi condivise di sviluppo del progetto.
Contemporaneamente verrà analizzata la fattibilità di un nuovo corso di Perito Fonico e Trascrittore.
Massimo Vita ha dato la piena disponibilità e sostegno da parte dell’I.RI.FO.R.
I presenti, durante l’attesa, hanno ripercorso i punti essenziali dell’incontro svoltosi in mattinata, valutandoli positivamente. Novità importante, la necessità di creare una rete Nazionale di persone che abbiano una buona conoscenza dei numerosi dialetti, questo darebbe la possibilità a parecchie persone di entrare a far parte di questa cooperativa. A questa nuova figura che si è delineata durante la riunione, verrà richiesta una buona conoscenza dell’italiano, così come di una espressione dialettale del nostro territorio. Questa possibilità ci induce a fare una profonda analisi di questa nuova situazione creatasi, pensando a corsi sulla dialettologia e ad un nuovo corso di perito fonico trascrittore da programmare nel meridione d’Italia, oltre ad un eventuale corso di aggiornamento dei corsisti 2009.
Chiusura dei lavori h 15:41.

Giulio Romani, neo segretario First Cisl, partecipazione e fiducia per ricostruire il lavoro senza escludere i disabili, di Vincenzo Massa

Autore: Vincenzo Massa

Il teatro Eliseo di Roma ,dal cinque all’otto giugno, ha ospitato il primo congresso nazionale della First Cisl. Il segretario uscente Giulio Romani durante la sua relazione, oltre a tracciare lo stato di salute del sistema bancario, assicurativo, della riscossione dei tributi e del mondo finanziario, ha stigmatizzato l’ azione dei manager e dei dirigenti del settore, ha voluto lanciare un appello e, contemporaneamente, una sfida per far ritornare le persone e i territori al centro dell’azione economica del credito. Insomma, basta speculazione e finanza creativa, avanti tutta con la concretezza attraverso nuovi investimenti per l’economia reale. Lo scopo è quello di ricostruire quella fiducia venuta meno a causa della crisi profonda e degli scandali che hanno colpito il settore bancario, per tutte ricordiamo le banche venete o Monte Paschi Siena. Elemento di forte cambiamento dovrà essere, quindi, la partecipazione di tutti. Romani ha richiamato forte la responsabilità di includere anche i disabili in questo processo che dovrà portare all’innovazione e alla ricostruzione del lavoro. Ascoltiamo le risposte del riconfermato segretario generale First Cisl Giulio Romani alle nostre domande.
D. Segretario, cos’è la First Cisl
R. La First è la Federazione Italiana dei servizi del terziario a rete, la R sta per rete; l’ambizione è quella di costruire una Federazione che allarghi la propria dimensione dal mondo finanziario a quella di tutti i servizi a rete, perché pensiamo che sarà necessario rivedere l’impianto generale dei contratti nazionali in Italia e quindi sarà necessario avere un sindacato in grado di regolare contemporaneamente tutto ciò che è il servizio a rete. Oggi con la digitalizzazione c’è confusione di lavori fra, per esempio, servizi telefonici e servizi finanziari e assicurativi; e quindi la necessità di fare un sindacato più ampio. Noi, però, nel frattempo, rappresentiamo bancari, assicurativi, esattoriali e autorici.

D. Nella sua relazione ha parlato della sfida e della partecipazione della fiducia. Come si vince questa battaglia nel sistema globale che troppo spesso nel settore del credito, riscossione e assicurazione porta all’esclusione dei minorati della vista che rischiano di non essere più presenti nel contesto produttivo di settore?
R. Vincere la battaglia è difficile, intanto sarebbe importante mettere in campo le forze per provare a vincerla. È un battaglia che la Cisl prova a giocare dalla sua nascita e purtroppo non con fortuna. Noi crediamo che i tempi nel settore finanziario siano maturi, perché il bisogno di fiducia che noi sentiamo da sempre e che è alla base di un sistema partecipativo che è fatto di dialogo e di fiducia essenzialmente, è diventato una necessità economica del sistema bancario; prima era scontata la fiducia per il sistema bancario, oggi non lo è più e la carenza di fiducia nei confronti del sistema è diventato un problema di natura economica; quindi, noi partiamo da lì, dal fatto che sia possibile, perché in questo momento è un interesse comune. Partiamo da lì per dire che dobbiamo ricostruire sia il tessuto sociale sia i rapporti interni alle aziende, in modo tale da ricostruire un ambiente lavorativo, prima di tutto, e un modo di lavorare, un modo di produrre, un obiettivo di produzione, quindi parliamo di reddito sociale oltre che di reddito per l’impresa, che insieme possa essere raggiungibile attraverso meccanismi di partecipazione, a partire dalla partecipazione organizzativa ma poi, perché no, anche quella gestionale. È chiaro che in un ambito come questo, la valorizzazione di tutte le persone, in quanto tali, in quanto centrali, come soggetto del lavoro e della produzione, è fondamentale e quindi è fondamentale la valorizzazione anche di chi è portatore di una disabilità ma che ovviamente può dare molto, tanto più potrà dare in un ambito in cui il lavoro digitalizzato cambia completamente i propri connotati. Nel mondo dei servizi e dei servizi finanziari in particolare, il lavoro con il digitale conoscerà un’esperienza nuova, quella della carenza di spazio e di tempo, o meglio della differenza di spazio e di tempo, non c’è più un luogo spazio temporale in cui questo lavoro si può svolgere. Questo, paradossalmente, rende più agevole il lavoro anche di chi, invece nel luogo e nel tempo, aveva qualche difficoltà in più.

D. Lei dal palco del congresso della First ha lanciato una sfida molto ambiziosa: un settore che dia voce alla disabilità. Ci può anticipare qualcosa di questo progetto?
R. Sì, in realtà è una cosa più ampia; noi stiamo lavorando da anni attraverso una associazione che si chiama FIRT SOCIAL LIFE nel mondo della promozione sociale. Abbiamo fatto operazioni prevalentemente sulla cultura e la legalità, non quindi sul tema delle disabilità di cui ci siamo comunque sempre occupati attraverso il nostro coordinamento nazionale di parità. Per la verità, questa esperienza, è un’esperienza molto importante che noi riteniamo indispensabile per coltivare quel tessuto sociale che è necessario, appunto, ad un mondo economicamente più responsabile e quindi abbiamo deciso di dare a questa esperienza una connotazione più politica, non soltanto una sorta di doppio lavoro del sindacalista, ma un lavoro del sindacalista. Dentro a questa idea, abbiamo immaginato di poter includere non soltanto, appunto, le attività di promozione sociale, ma anche le attività di sostegno alle diverse abilità, e questo lo abbiamo fatto includendo dentro un settore politico – credo che siamo il primo sindacato ad aver costituito al proprio interno un settore politicamente qualificato, quindi al pari degli altri settori che si occupano delle alte professionalità piuttosto che della contrattazione aziendale – un settore del sociale che si chiamerà Social First. Come motori di Social First lavoreranno due associazione, una è appunto First Social Life che già esisteva e l’altra è un’associazione che si chiama Abili Oltre e che si occuperà proprio di progetti a sostegno delle diverse abilità.

Giulio Romani

Giulio Romani

Giulio Romano durante il Congresso nazionale di First Cisl

Giulio Romano durante il Congresso nazionale di First Cisl

Programma della Presentazione di Cromnia

L’app sviluppata per migliorare l’autonomia delle persone con disabilità visive. La presentazione avverrà nei locali della Sezione di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti in via San Giuseppe dei Nudi n. 80, 800135, Napoli, giovedì 6 luglio 2017 alle ore 16,00 a cura della Commissione Ausili e Nuove Tecnologie della sezione UICI di Napoli, in collaborazione con la “Developer Academy”.
L’app è stata realizzata da un gruppo di giovani ingegneri della Developer Academy di Napoli che hanno creato un’applicativo che discrimini i colori e sia accessibile ai disabili della vista, allo scopo di migliorare la loro autonomia. L’app è stata testata da tante persone con disabilità visiva e risponde davvero alle loro esigenze. Una vera soddisfazione per la nostra città, ancora una volta all’avanguardia!

Dai voce ai colori con Cromnia.
Giovedì 6 Luglio alle ore 16,00 presso la sede Provinciale Uici di Napoli sita in Via San
Giuseppe dei Nudi, 80, Napoli.

PROGRAMMA
COORDINA: Giuseppe Fornaro (Coordinatore della Commissione Ausili, Nuove Tecnologie e Accessibilità della sezione di Napoli, Referente Nazionale Ausili e Tecnologie e Componente del Gruppo di lavoro OSI Dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti)

Saluti Istituzionali ore 16:
– Mario MIRABILE (Presidente sezione territoriale di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e
degli Ipovedenti);
– Nunziante ESPOSITO (Consigliere Nazionale Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti)

Inizio dei lavori ore 16,15:
Prof. Giorgio Ventre (IOS Developer Academy di Napoli)
Prof. Simone Pietro Romano (IOS Developer Academy di Napoli)

Presentazione App ore 16,30

Team Sviluppatori:
Andrea Aletto
Mattia Picariello
Luigi Fornaro
Pasquale Tramontano
Michele Massuzzi
Raffaele Martone
Mentor: Stefano Perna e Ignazio Finizio

Saluti ore 17,15

Sito Infovisus e banca del tempo, di Francesco Pezzino e Nunziante Esposito

Autore: Francesco Pezzino e Nunziante Esposito

Non lo so se avete mai avuto a che fare con qualche banca del tempo, ma basta fare una ricerca con Google per avere informazioni molto approfondite su questo argomento. Non sono qui a spiegarvi in che cosa consiste, ma solo darvi informazioni su chi ha pensato di crearne una anche tra noi e farla partire dal proprio sito, sito che è stato messo in piedi ed è in fase di rodaggio.
Aver pensato ad una banca del tempo anche tra noi, può risultare efficace per svariati motivi, tra cui quello più importante può essere quello informatico. Però, essendoci tra noi competenze di ogni genere, potrebbe essere vantaggioso, per tutti coloro che vi partecipano, avere e darci ancora di più una mano l’uno con l’altro.
Quando Francesco mi ha scritto, avevo pensato di prendere in esame il tutto a fine mese, ma non ho resistito e mi sono già iscritto, nonostante sono consapevole di non avere molto tempo disponibile per questa attività. Questa idea, partita da Francesco Pezzino, da anni moderatore molto competente della lista Infovisus su Googlegroups, ve la spiego con una presentazione semplice ed efficace che vi farà capire in men che non si dica di cosa parliamo.

Il sito è: http://www.infovisus.it

Ecco come Francesco ci spiega la sua iniziativa e in che modo l’ha pensata.

La Banca del Tempo di InfoVisus
Il news-group InfoVisus è una bella lista che ci accompagna dal 2001, la possiamo considerare molto aperta, perché non ha un tema specifico se non quello di trasferire esperienze e scambiarsi solidarietà.
Ho cominciato ad usare la rete nel 1996 ed avendone compreso le potenzialità, avevo fatto i primi passi per creare un sito che avrei voluto chiamare “Movimento di Esperienze Comuni”, perché, a mio avviso, le esperienze sono fondamentali e le persone con disabilità visive, in genere hanno meno possibilità di farne, per diversi motivi, tra cui anche la diffidenza, la pigrizia, il timore del giudizio o di fallire.
Il gruppo Infovisus su Google groups, pur essendo molto apprezzato dagli iscritti, è nato nel 2001 ed è resistito fino ad oggi solo perché io in particolar modo, ho perseverato nell’invitare gente.
Però, oggi mi rendo conto che i social siano molto più attraenti e la gente si sente un po’ rinchiusa in un ghetto a parlare con propri simili. Per tentare di arginare questa inevitabile deriva di interessi e di impegno, ho affiancato alla mailing-list anche una pagina su Facebook ed un gruppo, dove travaso i messaggi più significativi e su cui postano persone che preferiscono questo canale; allo stesso modo ho creato un gruppo anche su Whatsapp per ampliare la scelta di canali e le modalità di interazione, e penso ci assicura veramente diverse corsie, perché è fondamentale che ognuno si prenda il tempo che vuole per crescere.
A mio giudizio, questo è il primo motivo per relazionarci in un nuovo modo con altra gente, e i nostri bisogni, pur essendo identici a quelli di tutti, comprendono sempre la difficoltà di reperire info, spostarsi, orientarsi, formarsi, abitare, ritrovarsi, ma sempre un po’ ingigantiti dai vari tipi di deficit visivo.
Regolarmente c’è gente che da una mano ed altra che chiede anche aiuto, ma questi incontri sono spesso saltuari, non risolutivi ed ostacolati dai molteplici impegni che tutti hanno. Il fattore comune delle varie difficoltà risiede sempre nella decisione di impegnare del tempo, tempo, che in genere sarebbe tempo libero.
Le persone che conosco, e sono tante, se contattate con i dovuti modi, ammetterebbero sicuramente di avere bisogno di una mano, per i più svariati motivi, ed oggi possiamo sicuramente ammettere che poche cose si semplificano, ma la maggior parte si complicano e molte cose cambiano anche velocemente.
Ebbene, al momento non avendo nessuna sicurezza, pur avendo tutte le soddisfazioni per le cose che faccio, avrei una grande voglia di sperimentare una banca del tempo, per creare un nuovo punto di incontro, per soddisfare bisogni elementari e cercare di scardinare quel meccanismo del vorrei ma non ho tempo.
Per esempio, la mia ipovisione non mi consente di fare un lavoro di programmazione di un sito, nemmeno con un CMS, ma oggi starei cercando persone che volessero mettersi in gioco e cogliere questa occasione per scommettere sul tempo dedicato agli altri. Questo invito solo perché sono certo che poi ti torna indietro sotto altra forma.
Il principio di funzionamento consiste nel misurare e contabilizzare il tempo che una persona dedica ad un’altra, per fare in modo che le prestazioni siano reciproche, questo probabilmente comprenderà anche delle regole precise per evitare che alcuni accumulino un eccessivo credito o un eccessivo debito verso gli altri.
Come mi è stato suggerito, sarebbe necessario cominciare con un sito, che comprenda un anagrafica degli utenti ed un sistema per inoltrare richieste di disponibilità, queste richieste verrebbero inoltrate ai potenziali donatori iscritti e di conseguenza si dovrebbe tenere aggiornata la situazione delle prestazioni effettuate.
In un secondo tempo, se questo sistema si dimostrasse funzionante e sostenibile, si potrebbe facilitare l’accesso anche con una app per dispositivi mobili.
Ammetto, che più mi sforzo di immaginare questo sistema e più posso immaginare difficoltà da risolvere. Non penso e non credo di far pensare di voler proporre questa idea per alcun mio tornaconto, ma solo per verificare assieme a voi se questa sarà una idea valida. In genere una azione si considera valida quando si sente di volerla ripetere all’infinito ed oggi ed in futuro, sono convinto che di azioni costruttive ce ne sia un gran bisogno per tutti.

Oggi la Banca del Tempo è online all’indirizzo http://www.infovisus.it

Ti invitiamo ad iscriverti e sperimentare quanto e se ti può servire. Sono sicuro che questa iniziativa può servire sia a chi a poco tempo, sia a chi ne ha di più. inoltre, ho buona esperienza per credere che serve sia a chi ha più competenze, sia a chi ne vorrebbe acquisire di più.
Concludo specificando che pur non conoscendo l’entità, mi considero disposto ad affrontare i costi necessari nel limite delle mie possibilità e in accordo a come verrà accolta questo progetto. Penso che probabilmente un eventuale lavoro di questo genere sia applicabile a diversi ambiti, rendendolo riutilizzabile in altri contesti che potrebbero contribuire ad “ammortizzarne i costi”
Dopo quello che ci ha detto con parole molto accorate Francesco che crede molto in questa iniziativa, vi riporto quanto sta scritto nella pagina iniziale della sezione del sito che presenta il progetto:

Banca del Tempo.
Da oggi InfoVisus è anche una banca del tempo, che permette a chi lo desidera di scambiarsi liberamente prestazioni e servizi, acquisendo un reciproco diritto od impegno a fornire ad altre persone la stessa quantità di tempo ricevuto o impegnato, risparmiando così tempo e denaro.
Qui di seguito una lucida esposizione della situazione attuale: vorrei sostenere la tesi – molto di parte, mi si perdonerà – secondo cui il dono e la fiducia, cioè il disinteresse e la reciprocità, sono alla base di qualsivoglia relazione interpersonale, di qualsiasi collaborazione tra soggetti diversi.
La controprova ci viene dal fatto che relazioni prive della componente della donazione e della fiducia sono inevitabilmente finalizzate alla appropriazione e fondate sulla costrizione, cioè sulla violenza.
Ma qual è il movente dell’atto donativo e dell’affidamento fiduciario?
Sono la generosità e l’amore verso gli altri.
Qualcuno ha detto giustamente che la generosità è l’energia rinnovabile dell’universo umano, così come le stelle lo sono per l’universo fisico.
Al contrario le relazioni che escludono l’impegno altruistico sono inevitabilmente mosse dallo sfruttamento utilitaristico e finiscono per creare sperequazioni, rivalità, conflitti.
Mi si obietterà che sono belle parole che valgono solo nella sfera personale, ma non stanno in piedi nella sfera sociale. Per funzionare, generosità ed amore hanno bisogno di essere resi, contraccambiati, restituiti. Altrimenti il rapporto si spezza, la relazione non decolla e non si realizza nessuno scambio generativo. La vita sociale si basa sulla tessitura di una rete complessa di relazioni.
Per far funzionare una società, meglio allora non fare troppo affidamento alla spontaneità dei buoni sentimenti, ma a solide norme e leggi che regolino i rapporti interpersonali secondo dei minimi precetti morali condivisi.
Possiamo quindi dire (con il Leviatano di Thomas Hobbes e il Trattato sul governo di John Locke) che lo stato moderno nasce fin dall’inizio per regolare il dare e l’avere, per istituzionalizzare e sanzionare sotto la forma del diritto commerciale e proprietario ogni rapporto tra le persone.
È questo il motivo per cui la ragione economica si è fatta regina!
Le cose vanno avanti così da quattro secoli e il rapporto sociale di scambio si chiama capitalismo.
È un sistema comodo, con un po’ di soldi si ottiene ciò che si vuole, premia i più attivi e meritevoli, punisce gli oziosi, i fannulloni, favorisce l’imprenditorialità e i miglioramenti tecnologici che, a loro volta, ci risolvono un mucchio di problemi di fatica, di alimentazione, di mobilità, di pulizie domestiche, ma ha delle controindicazioni.
E non mi voglio qui riferire ai fatti ormai noti dell’insostenibilità ambientale e sociale di un sistema economico che privilegia il calcolo monetario, disastri ecologici, sperequazioni sociali, sprechi, spese militari, emigrazioni bibliche, ma vorrei richiamare l’attenzione sulle conseguenze più profonde del capitalismo nei comportamenti umani.
Mi riferisco all’inaridimento della nostra vita sentimentale, all’impoverimento dei legami tra le persone, compresi quelli familiari. Al prevalere della parte di noi più egoista, possessiva, individualista, competitiva, aggressiva.
Penso – in questi giorni – all’atteggiamento indifferente se non ostile di molti verso i disperati in fuga dalla fame e dalle guerre che attraversano deserti e mari. Vedo una impressionante miseria psichica. Relazioni fondate esclusivamente sul tornaconto individuale e sul calcolo economico. Presuppongono e generano non affettività. Ci fanno diventare “uomini a una dimensione”, autocentrati, self-interest. L’antropologia dell’ homo economicus ci ha fatto perdere di vista la comune appartenenza al genere umano.
Ebbene, penso che le esperienze delle Banche del tempo costituiscano una controtendenza, si basino su una controcultura e, assieme alla grande famiglia delle attività dell’economia solidale, indichino una alternativa alla crisi di senso e di civiltà che attraversiamo.
Dopo tante belle e anche dure parole, vi posso dire anche la mia su questa iniziativa, solo perché da tanto tempo scrivo in fondo alle mie email una frase che poi rispecchia più o meno la mia vita:

Quello che conservi per te, lo hai già perduto.
Quello che doni agli altri, sarà tuo per sempre.

Qualcuno potrebbe non cogliere al volo quello che intendo far comprendere e va nella direzione della solidarietà a 360 gradi. In pratica e detto con parole molto semplici, quello che doni a qualcuno sarà sempre nominato come una cosa che hai dato tu.
Tutti coloro che vogliono partecipare ad una esperienza del genere, come ci ha spiegato Francesco, possono accedere al sito indicato sopra e si possono registrare, fornendo tutti i dati necessari per far parte di una comunità di persone che si accordano in un mutuo aiuto.
Sconsiglio di aderire ai buontemponi e a tutti coloro che potrebbero voler approfittare di questa iniziativa per averne beneficio solo nella loro direzione, perché se non si hanno ore di lavoro da mettere a disposizione, non si potrà avere nessun beneficio. Insomma, per capirci, nessuno ne può approfittare.
Spero di avervi dato sufficientemente le informazioni necessarie per farvi valutare con serenità una iniziativa che da anni si utilizza in ambienti diversi dal nostro, ma che potrebbe rendere utile averla anche tra noi e non solo per noi.

Vi ricordo il sito: http://www.infovisus.it

Francesco Pezzino, francesco.pezzino@icloud.com
Nunziante Esposito, nunziante.esposito@uiciechi.it

Sport – BXC: I Patrini Malnate e la Roma Allblinds accedono alla finale

Si sono disputate Domenica 25 giugno, a Bologna, le semifinali del XXI Campionato Italiano di baseball per ciechi.
In mattinata i Patrini Malnate hanno riportato due vittorie contro il Bologna WsCvinta (12 a 4 e 13 a 3).
Mentre nel pomeriggio i Lampi Milano hanno perso entrambi gli incontri (9 a 6 e 6 a 4) contro la Roma Allblinds.
La finale, in programma sabato 1 luglio al campo Leoni di Bologna, vedrà quindi la sfida tra Roma Allblinds e Patrini Malnate.

Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano ONLUS
Via Vivaio, 7
20122 Milano
tel/fax: +390276004839
Email: info@gsdnonvedentimilano.org
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