Sito Infovisus e banca del tempo, di Francesco Pezzino e Nunziante Esposito

Autore: Francesco Pezzino e Nunziante Esposito

Non lo so se avete mai avuto a che fare con qualche banca del tempo, ma basta fare una ricerca con Google per avere informazioni molto approfondite su questo argomento. Non sono qui a spiegarvi in che cosa consiste, ma solo darvi informazioni su chi ha pensato di crearne una anche tra noi e farla partire dal proprio sito, sito che è stato messo in piedi ed è in fase di rodaggio.
Aver pensato ad una banca del tempo anche tra noi, può risultare efficace per svariati motivi, tra cui quello più importante può essere quello informatico. Però, essendoci tra noi competenze di ogni genere, potrebbe essere vantaggioso, per tutti coloro che vi partecipano, avere e darci ancora di più una mano l’uno con l’altro.
Quando Francesco mi ha scritto, avevo pensato di prendere in esame il tutto a fine mese, ma non ho resistito e mi sono già iscritto, nonostante sono consapevole di non avere molto tempo disponibile per questa attività. Questa idea, partita da Francesco Pezzino, da anni moderatore molto competente della lista Infovisus su Googlegroups, ve la spiego con una presentazione semplice ed efficace che vi farà capire in men che non si dica di cosa parliamo.

Il sito è: http://www.infovisus.it

Ecco come Francesco ci spiega la sua iniziativa e in che modo l’ha pensata.

La Banca del Tempo di InfoVisus
Il news-group InfoVisus è una bella lista che ci accompagna dal 2001, la possiamo considerare molto aperta, perché non ha un tema specifico se non quello di trasferire esperienze e scambiarsi solidarietà.
Ho cominciato ad usare la rete nel 1996 ed avendone compreso le potenzialità, avevo fatto i primi passi per creare un sito che avrei voluto chiamare “Movimento di Esperienze Comuni”, perché, a mio avviso, le esperienze sono fondamentali e le persone con disabilità visive, in genere hanno meno possibilità di farne, per diversi motivi, tra cui anche la diffidenza, la pigrizia, il timore del giudizio o di fallire.
Il gruppo Infovisus su Google groups, pur essendo molto apprezzato dagli iscritti, è nato nel 2001 ed è resistito fino ad oggi solo perché io in particolar modo, ho perseverato nell’invitare gente.
Però, oggi mi rendo conto che i social siano molto più attraenti e la gente si sente un po’ rinchiusa in un ghetto a parlare con propri simili. Per tentare di arginare questa inevitabile deriva di interessi e di impegno, ho affiancato alla mailing-list anche una pagina su Facebook ed un gruppo, dove travaso i messaggi più significativi e su cui postano persone che preferiscono questo canale; allo stesso modo ho creato un gruppo anche su Whatsapp per ampliare la scelta di canali e le modalità di interazione, e penso ci assicura veramente diverse corsie, perché è fondamentale che ognuno si prenda il tempo che vuole per crescere.
A mio giudizio, questo è il primo motivo per relazionarci in un nuovo modo con altra gente, e i nostri bisogni, pur essendo identici a quelli di tutti, comprendono sempre la difficoltà di reperire info, spostarsi, orientarsi, formarsi, abitare, ritrovarsi, ma sempre un po’ ingigantiti dai vari tipi di deficit visivo.
Regolarmente c’è gente che da una mano ed altra che chiede anche aiuto, ma questi incontri sono spesso saltuari, non risolutivi ed ostacolati dai molteplici impegni che tutti hanno. Il fattore comune delle varie difficoltà risiede sempre nella decisione di impegnare del tempo, tempo, che in genere sarebbe tempo libero.
Le persone che conosco, e sono tante, se contattate con i dovuti modi, ammetterebbero sicuramente di avere bisogno di una mano, per i più svariati motivi, ed oggi possiamo sicuramente ammettere che poche cose si semplificano, ma la maggior parte si complicano e molte cose cambiano anche velocemente.
Ebbene, al momento non avendo nessuna sicurezza, pur avendo tutte le soddisfazioni per le cose che faccio, avrei una grande voglia di sperimentare una banca del tempo, per creare un nuovo punto di incontro, per soddisfare bisogni elementari e cercare di scardinare quel meccanismo del vorrei ma non ho tempo.
Per esempio, la mia ipovisione non mi consente di fare un lavoro di programmazione di un sito, nemmeno con un CMS, ma oggi starei cercando persone che volessero mettersi in gioco e cogliere questa occasione per scommettere sul tempo dedicato agli altri. Questo invito solo perché sono certo che poi ti torna indietro sotto altra forma.
Il principio di funzionamento consiste nel misurare e contabilizzare il tempo che una persona dedica ad un’altra, per fare in modo che le prestazioni siano reciproche, questo probabilmente comprenderà anche delle regole precise per evitare che alcuni accumulino un eccessivo credito o un eccessivo debito verso gli altri.
Come mi è stato suggerito, sarebbe necessario cominciare con un sito, che comprenda un anagrafica degli utenti ed un sistema per inoltrare richieste di disponibilità, queste richieste verrebbero inoltrate ai potenziali donatori iscritti e di conseguenza si dovrebbe tenere aggiornata la situazione delle prestazioni effettuate.
In un secondo tempo, se questo sistema si dimostrasse funzionante e sostenibile, si potrebbe facilitare l’accesso anche con una app per dispositivi mobili.
Ammetto, che più mi sforzo di immaginare questo sistema e più posso immaginare difficoltà da risolvere. Non penso e non credo di far pensare di voler proporre questa idea per alcun mio tornaconto, ma solo per verificare assieme a voi se questa sarà una idea valida. In genere una azione si considera valida quando si sente di volerla ripetere all’infinito ed oggi ed in futuro, sono convinto che di azioni costruttive ce ne sia un gran bisogno per tutti.

Oggi la Banca del Tempo è online all’indirizzo http://www.infovisus.it

Ti invitiamo ad iscriverti e sperimentare quanto e se ti può servire. Sono sicuro che questa iniziativa può servire sia a chi a poco tempo, sia a chi ne ha di più. inoltre, ho buona esperienza per credere che serve sia a chi ha più competenze, sia a chi ne vorrebbe acquisire di più.
Concludo specificando che pur non conoscendo l’entità, mi considero disposto ad affrontare i costi necessari nel limite delle mie possibilità e in accordo a come verrà accolta questo progetto. Penso che probabilmente un eventuale lavoro di questo genere sia applicabile a diversi ambiti, rendendolo riutilizzabile in altri contesti che potrebbero contribuire ad “ammortizzarne i costi”
Dopo quello che ci ha detto con parole molto accorate Francesco che crede molto in questa iniziativa, vi riporto quanto sta scritto nella pagina iniziale della sezione del sito che presenta il progetto:

Banca del Tempo.
Da oggi InfoVisus è anche una banca del tempo, che permette a chi lo desidera di scambiarsi liberamente prestazioni e servizi, acquisendo un reciproco diritto od impegno a fornire ad altre persone la stessa quantità di tempo ricevuto o impegnato, risparmiando così tempo e denaro.
Qui di seguito una lucida esposizione della situazione attuale: vorrei sostenere la tesi – molto di parte, mi si perdonerà – secondo cui il dono e la fiducia, cioè il disinteresse e la reciprocità, sono alla base di qualsivoglia relazione interpersonale, di qualsiasi collaborazione tra soggetti diversi.
La controprova ci viene dal fatto che relazioni prive della componente della donazione e della fiducia sono inevitabilmente finalizzate alla appropriazione e fondate sulla costrizione, cioè sulla violenza.
Ma qual è il movente dell’atto donativo e dell’affidamento fiduciario?
Sono la generosità e l’amore verso gli altri.
Qualcuno ha detto giustamente che la generosità è l’energia rinnovabile dell’universo umano, così come le stelle lo sono per l’universo fisico.
Al contrario le relazioni che escludono l’impegno altruistico sono inevitabilmente mosse dallo sfruttamento utilitaristico e finiscono per creare sperequazioni, rivalità, conflitti.
Mi si obietterà che sono belle parole che valgono solo nella sfera personale, ma non stanno in piedi nella sfera sociale. Per funzionare, generosità ed amore hanno bisogno di essere resi, contraccambiati, restituiti. Altrimenti il rapporto si spezza, la relazione non decolla e non si realizza nessuno scambio generativo. La vita sociale si basa sulla tessitura di una rete complessa di relazioni.
Per far funzionare una società, meglio allora non fare troppo affidamento alla spontaneità dei buoni sentimenti, ma a solide norme e leggi che regolino i rapporti interpersonali secondo dei minimi precetti morali condivisi.
Possiamo quindi dire (con il Leviatano di Thomas Hobbes e il Trattato sul governo di John Locke) che lo stato moderno nasce fin dall’inizio per regolare il dare e l’avere, per istituzionalizzare e sanzionare sotto la forma del diritto commerciale e proprietario ogni rapporto tra le persone.
È questo il motivo per cui la ragione economica si è fatta regina!
Le cose vanno avanti così da quattro secoli e il rapporto sociale di scambio si chiama capitalismo.
È un sistema comodo, con un po’ di soldi si ottiene ciò che si vuole, premia i più attivi e meritevoli, punisce gli oziosi, i fannulloni, favorisce l’imprenditorialità e i miglioramenti tecnologici che, a loro volta, ci risolvono un mucchio di problemi di fatica, di alimentazione, di mobilità, di pulizie domestiche, ma ha delle controindicazioni.
E non mi voglio qui riferire ai fatti ormai noti dell’insostenibilità ambientale e sociale di un sistema economico che privilegia il calcolo monetario, disastri ecologici, sperequazioni sociali, sprechi, spese militari, emigrazioni bibliche, ma vorrei richiamare l’attenzione sulle conseguenze più profonde del capitalismo nei comportamenti umani.
Mi riferisco all’inaridimento della nostra vita sentimentale, all’impoverimento dei legami tra le persone, compresi quelli familiari. Al prevalere della parte di noi più egoista, possessiva, individualista, competitiva, aggressiva.
Penso – in questi giorni – all’atteggiamento indifferente se non ostile di molti verso i disperati in fuga dalla fame e dalle guerre che attraversano deserti e mari. Vedo una impressionante miseria psichica. Relazioni fondate esclusivamente sul tornaconto individuale e sul calcolo economico. Presuppongono e generano non affettività. Ci fanno diventare “uomini a una dimensione”, autocentrati, self-interest. L’antropologia dell’ homo economicus ci ha fatto perdere di vista la comune appartenenza al genere umano.
Ebbene, penso che le esperienze delle Banche del tempo costituiscano una controtendenza, si basino su una controcultura e, assieme alla grande famiglia delle attività dell’economia solidale, indichino una alternativa alla crisi di senso e di civiltà che attraversiamo.
Dopo tante belle e anche dure parole, vi posso dire anche la mia su questa iniziativa, solo perché da tanto tempo scrivo in fondo alle mie email una frase che poi rispecchia più o meno la mia vita:

Quello che conservi per te, lo hai già perduto.
Quello che doni agli altri, sarà tuo per sempre.

Qualcuno potrebbe non cogliere al volo quello che intendo far comprendere e va nella direzione della solidarietà a 360 gradi. In pratica e detto con parole molto semplici, quello che doni a qualcuno sarà sempre nominato come una cosa che hai dato tu.
Tutti coloro che vogliono partecipare ad una esperienza del genere, come ci ha spiegato Francesco, possono accedere al sito indicato sopra e si possono registrare, fornendo tutti i dati necessari per far parte di una comunità di persone che si accordano in un mutuo aiuto.
Sconsiglio di aderire ai buontemponi e a tutti coloro che potrebbero voler approfittare di questa iniziativa per averne beneficio solo nella loro direzione, perché se non si hanno ore di lavoro da mettere a disposizione, non si potrà avere nessun beneficio. Insomma, per capirci, nessuno ne può approfittare.
Spero di avervi dato sufficientemente le informazioni necessarie per farvi valutare con serenità una iniziativa che da anni si utilizza in ambienti diversi dal nostro, ma che potrebbe rendere utile averla anche tra noi e non solo per noi.

Vi ricordo il sito: http://www.infovisus.it

Francesco Pezzino, francesco.pezzino@icloud.com
Nunziante Esposito, nunziante.esposito@uiciechi.it