Delibera 514/07/CONS – Estensione beneficiari, di Tommaso Daniele

Autore: Tommaso Daniele

Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni
Direzione Tutela dei Consumatori
Centro Direzionale – Isola B5
Torre Francesco
80143 – NAPOLI

C.A.   Ing. Federico Flaviano

 

Gentile Ingegnere,

a distanza di qualche anno dalla piena entrata in vigore della Delibera citata in oggetto, mi permetto di tornare ad attirare la Sua attenzione su una problematica in merito alla quale questa Presidenza Nazionale sta ricevendo numerose e continue sollecitazioni da una gran parte della propria base associativa.
Faccio riferimento, in particolare, alla disposizione che limitando la concessione della navigazione internet gratuita ai soli utenti ciechi assoluti, di cui all'art. 2 della legge 138/2001, esclude di fatto dal beneficio tutti gli altri utenti, ciechi parziali e ipovedenti (artt. da 3 a 6 della citata legge 138/2001).
Al riguardo, desidero evidenziare ancora una volta che, dal punto di vista della navigazione internet, tali soggetti incontrano difficoltà in tutto e per tutto equivalenti a quelle incontrate dai ciechi assoluti, dovendo fare ricorso alle medesime tecnologie assistive e potendo navigare esclusivamente nei siti accessibili ai ciechi e, comunque, consultabili soltanto mediante tali tecnologie.
Ciò comporta la necessità di disporre di un tempo aggiuntivo praticamente identico a quello necessario per i ciechi assoluti per accedere ad una delle più importanti fonti di cultura e informazione del nostro tempo.
Pertanto, considerato che la Delibera persegue l'obiettivo di compensare le difficoltà connesse alla navigazione internet dei soggetti con minorazione visiva attraverso una agevolazione di natura tariffaria, sono a pregarLa di valutare la possibilità di estendere anche ai soggetti ciechi parziali e ipovedenti, di cui ai ricordati articoli della legge 138/2001, le agevolazioni previste in favore dei ciechi assoluti.
Tale estensione, che rientrerebbe nella prospettiva del servizio universale di cui al Codice delle comunicazioni elettroniche, non comporterebbe particolari aggravi di spese per i gestori telefonici, in ragione del limitato numero dei potenziali beneficiari; infatti, la maggior parte dei ciechi e degli ipovedenti è costituita da persone con più di 65 anni che non utilizzano abitualmente la navigazione in internet.
Sono certo che Ella farà tutto quanto è possibile al fine di poter accogliere la presente istanza e, in attesa di un Suo cortese cenno di riscontro, La ringrazio per la Sua attenzione e Le invio i più distinti saluti.

IL PRESIDENTE NAZIONALE
(Prof. Tommaso Daniele)

Riunione Commissione nazionale cani guida, di Giuseppe Terranova

Autore: Giuseppe Terranova

Il 16 gennaio 2013 presso la sede centrale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti si è riunita, in modalità on line, la Commissione Nazionale Cani Guida.
Di essa, oltre al coordinatore, Giuseppe Terranova, fanno parte: in qualità di componenti, Balbo Irene, Baravalle Franca, Ciniglio Vittorio, Raffaeli Luigia, Zingale Fabrizio, ed in qualità di consulente, Maria Rubagotti.
Il coordinatore dopo i rituali saluti e gli auguri di buon anno formulati anche a nome del Presidente Nazionale dell'UICI, prof. Tommaso Daniele, ha passato in rassegna i problemi ed i principali fatti di cui si sono dovuti occupare gli organi associativi durante il 2012.
I risultati ottenuti hanno dimostrato la vitalità dell'associazione e la sua grande capacità di interlocuzione con le istituzioni ed in particolare con il Governo ed il Parlamento.
La commissione ha valutato molto positivamente l'approvazione della legge n. 220 dell'11 dicembre 2012 che contiene il nuovo regolamento condominiale, grazie al quale viene riconosciuto il diritto di ospitare animali domestici negli appartamenti, eliminando così, definitivamente, le contestazioni circa l'ospitalità dei cani guida nei condomini. L'obbiettivo raggiunto va ascritto anche alla intensa attività di sensibilizzazione, svolta dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti soprattutto negli ambienti parlamentari.
Inoltre, la commissione ha esaminato e discusso i sotto elencati punti, contenuti nella relazione programmatica 2013 della Direzione Nazionale
* Promuovere un concorso nell'ambito della scuola sulla "accoglienza" e sulla "importanza del servizio alla persona non vedente", reso dal cane guida.
* Promuovere trasmissioni on line su argomenti concernenti, ad esempio, "lo stato di benessere del cane", con particolare  riferimento alla sua salute, alla sua cura ed igiene, alla funzionalità dell'apparato visivo e uditivo. Inoltre va promossa la cultura circa il servizio reso dal cane guida alla persona non vedente, attraverso idonee campagne di sensibilizzazione da realizzarsi sull'intero territorio nazionale con la collaborazione delle sezioni provinciali dell'U.I.C.I. e di istituzioni impegnate nel settore specifico.
* Promuovere il servizio di consulenza ed informazione anche attraverso un periodico dedicato, in collaborazione con il Centro Nazionale per l'Autonomia "Helen Keller",  che affronti, fra l'altro, argomenti riguardanti le metodologie di addestramento del cane guida, di Orientamento e mobilità, di Autonomia personale, nonché le esigenze dell'utenza e dei potenziali utilizzatori del cane guida.
* Avviare una iniziativa, volta ad uniformare alle regole della Federazione internazionale delle scuole cani guida per ciechi, le attività ed i programmi didattici delle scuole, sottoponendole anche a verifiche periodiche, da parte della medesima Federazione, affinché sia assicurato il rispetto degli standards internazionali.
* Mantenere rapporti stabili con la Federazione nazionale degli Ordini dei veterinari, con gli ordini provinciali della medesima categoria, e con le strutture sanitarie competenti.
Sui predetti argomenti, il coordinatore ed i componenti si sono impegnati a dare il proprio contributo per la migliore riuscita delle iniziative.
E' stato poi preso in esame un documento elaborato dalla commissione cani guida del consiglio regionale UICI della Lombardia.
Infine, alcuni componenti hanno riferito su iniziative celebrative della VII Giornata Nazionale del Cane Guida, in cui è stata illustrata l'alta funzione sociale dello speciale  "compagno di libertà della persona non vedente".
Viene valutato positivamente soprattutto il coinvolgimento del mondo della scuola e quindi degli scolari e degli studenti, i quali, si confermano i soggetti più idonei a recepire il nostro messaggio.
E' stata ravvisata l'opportunità che, anche per le prossime edizioni, venga mantenuto il contatto con il citato mondo della scuola e si tengano in considerazione gli aspetti e le caratteristiche territoriali, elementi essenziali per la migliore veicolazione della comunicazione sul cane guida e sui diritti di autonomia e mobilità delle persone non vedenti.

Giuseppe Terranova

L’importanza dell’assistenza scolastica domiciliare, di Marco Farinaccia

Autore: Marco Farinaccia

Mi chiamo Marco Farinaccia, le mando questa mail per metterla a conoscenza del fatto che la situazione descritta nella lettera inviatagli prima della fine del 2012, non è affatto migliorata, anzi ad oggi 24 Gennaio 2013 la mia piccola Chiara, ipovedente si è vista sparire definitivamente da più di un mese ogni tipo di assistenza domiciliare, consulenza tiflologica,e tutto ciò che è previsto dalla legge regione Abruzzo L 32/97.
L' UICI di Chieti alla lettera ha risposto con un comunicato al Presidente della Provincia di Chieti sollecitandolo a risolvere i problemi, e a noi genitori dei minori interessati da questo servizio, di appoggiarci per qualunque atto avessimo intenzione di intraprendere.
Noi genitori nei vari incontri con assessori, funzionari, dirigenti e Presidente della Provincia di Chieti non siamo riusciti a concludere assolutamente nulla, ci viene detto che i fondi da parte della Provincia sono 600 EURO a utente e con quelli le cooperative devono svolgere il servizio previsto dalla legge, le cooperative dicono che i fondi sono insufficienti, e noi siamo in mezzo con i nostri figli che perdono terreno rispetto ad altri ragazzi nello svolgimento dei programmi scolastici, e soprattutto nello sviluppo e nell'integrazione nella società.
Negli anni scorsi il servizio era gestito dall' UICI di CHIETI, e avevamo assistenza domiciliare di insegnanti specializzati per ragazzi con questo tipo di minorazione, l'assistenza del TIFLOLOGO periodica, ma disponibile al momento si verificavano problemi sia di apprendimento a scuola o comportamentali nell'ambito scolastico, oppure gli insegnanti di ruolo, non esperti nel trattare ragazzi con minorazioni visive, richiedessero consigli,o incontri per coordinare le attività da svolgere,oppure la scelta dell'ingrandimento dei testi, e quanto necessario a fare in modo che i nostri ragazzi vadano a passo con il mondo scolastico e non solo.
Al paragone del servizio svolto negli anni scorsi, le strutture che oggi non riescono a darlo allo stesso modo, rispondono che i fondi in passato erano di gran lunga più consistenti.

Marco Farinaccia.

Apprezzamento per circolare n. 317/2012, di Giuseppantonio Vitale

Autore: Giuseppantonio Vitale

Caro Presidente,

scusandomi per l'imperdonabile ritardo, a nome del comitato tecnico scientifico nazionale dei fisioterapisti, intendo significarti l'apprezzamento per l'attenzione che hai espresso alla categoria, così come esplicitata dalla circolare 317/2012, di cui prendiamo positivamente atto.
Comprendiamo e riteniamo che la strada da percorrere non sia ancora conclusa tuttavia, da queste dichiarazioni autorevoli, possiamo presupporre che, quantomeno, vi sia stata una piena comprensione dell'evoluzione normativa che manca però di un riferimento chiaro e definitivo sulla sua nuova applicazione.

Rinnovando a te e agli interlocutori coinvolti, il più vivo ringraziamento per l'impegno profuso a garantire, tra gli altri, i diritti acquisiti mediante la legge 29/94 a favore dei nuovi fisioterapisti, assicurando, nel limite di ruoli e competenze, la massima collaborazione di questo comitato a beneficio della categoria per conto dell'Unione, l'occasione mi è gradita per porgere i migliori auguri per il nuovo anno affinché possa essere caratterizzato da un buon lavoro di tutta la squadra UNIONE, a sostegno e a beneficio dei non vedenti e degli ipovedenti per la conservazione e il riscatto sociale, morale e professionale.

Cordialmente.

Per il comitato tecnico scientifico nazionale fisioterapisti
Dott. Giuseppantonio Vitale

A proposito dei falsi ciechi- Una modifica della Legge 138/2001 non risolverebbe il problema, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

Recentemente, e a più riprese, i mass media hanno raccontato di persone cieche che pur percependo un'indennità di accompagnamento svolgono normali attività quotidiane; spesse volte, tv e giornali raccontano gli eventi in modo parziale, con toni scandalistici, affinché la notizia colpisca l'opinione pubblica. E' indubbio che fra di noi esistano persone che sono riuscite con sotterfugi di vario genere ad ottenere ciò che non gli spetta, ma questo non riguarda solo il mondo dell'invalidità: pensate, ad esempio, alle persone decedute, i cui parenti percepiscono ancora la pensione, ai nullatenenti che viaggiano in Porsche, ai milionari che hanno l'esenzione dalle tasse e dalle imposte…
Per alcuni dei nostri dirigenti, un ruolo, anche se parziale, nell'ambito dello scandalo dei cosiddetti "falsi ciechi", l'avrebbe la Legge 138/2001, e nello specifico la percentuale del campo visivo perimetrico binoculare inferiore al 3% di cui all'art.2: alcuni ritengono che coloro che hanno un campo perimetrico binoculare inferiore al 3% non abbiano diritto a percepire l'indennità di accompagnamento; tuttavia, questo presupposto è largamente osteggiato dai pareri di molti oculisti. In effetti, il residuo campo perimetrico inferiore al 3% spesso non è neppure situato sulla fovea, ovvero sulla parte centrale dell'occhio, ma in altri punti del tappeto retinico: aldilà dell'acuità, una tale riduzione del campo visivo significa che, al massimo, l'interessato può vedere un punto fisso come attraverso il buco di una serratura, e ciò non consente certo di deambulare o di esser autonomo. Addirittura é parere di molti oculisti che anche un cieco parziale (ventesimista), in svariate occasioni, avrebbe necessità di essere accompagnato e di avere quindi diritto a una indennità ben più consistente di quella oggi percepita.
Mi risulta altresì che solo il 4% delle visite di controllo effettuate dall'Inps sui minorati della vista percettori di indennità, abbia dato un risultato favorevole, con la conseguente revoca di quest'ultima agli interessati. 
Fare di tutta l'erba un fascio è quindi sbagliato: per una corretta valutazione di ciascun caso occorrerebbe tenere ben presente la patologia che ha colpito l'interessato, l'età in cui è insorta, la situazione socio-culturale in cui vive il soggetto e soprattutto le attitudini dello stesso. Ricordo che alcuni anni or sono ho girato un documentario per evidenziare le numerose barriere che si frappongono alla deambulazione di un non vedente nella vita quotidiana: ho fatto camminare un amico completamente cieco (e di questo ne ero sicuro!) in mezzo ad una quantità incredibile di ostacoli: autovetture, moto, pali, gradini, sacchi della spazzatura… Mi è uscito dall'intrico senza mai inciampare negli ostacoli. Se i carabinieri avessero avvistato questo mio amico sicuramente lo avrebbero denunciato! All'estremo opposto, conosco una persona che a tarda età, per una degenerazione maculare, si è ridotta a soli due decimi di acuità visiva; ebbene: questa persona, malgrado non sia considerata, dalla legge, portatrice di una grave minorazione, non esce più di casa e deve farsi aiutare dai familiari per tutte le piccole necessità della vita quotidiana.
Alcuni decenni fa, l'Organizzazione Mondiale della Sanità indicò che la valutazione delle varie minorazioni avrebbe dovuto essere basata sulle abilità residue del soggetto; applicare questo concetto potrebbe risolvere molti dei problemi sul tappeto, ovverosia concedere provvidenze e facilitazioni aldilà dell'acuità e del campo visivo: i parametri di cui sopra (patologia, data di insorgenza, contesto in cui vive la persona, sue inclinazioni etc. etc.) consentirebbero una corretta valutazione dell'autonomia del singolo soggetto. Allo stato attuale, quanto sopra è purtroppo pura fantascienza, perché una tale valutazione necessiterebbe di notevoli competenze ed esperienze da parte di chi valuta e di parametri ben codificati su tutto il territorio nazionale. 
 
Angelo Mombelli

Accessibilità dei siti internet ai software dei disabili, di Marina Chiara Gelmini

Autore: Marina Chiara Gelmini

Spett.le Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas,
mi chiamo Marina Chiara Gelmini, sono una donna di 53 anni residente a Milano e, ahimè, sono non vedente, ma molto attiva in tutte le mie attività lavorative e sociali.
In questi ultimi anni, con la diffusione del mercato libero dell'energia, il mercato si è aperto a tanti venditori che spesso utilizzano il web come canale principale di contatto con il cliente, ma molte volte i siti redatti contengono delle parti non accessibili ai software utilizzati dai disabili per lavorare al pc, offendendo in questo modo l'articolo 3 della nostra nobile Costituzione e mettendo i disabili nella condizione di non poter sottoscrivere le offerte tramite web, escludendoli così dagli interessanti
sconti che spesso le offerte on line riservano al cliente.
Credo che in uno Stato civile e avanzato come il nostro questo non sia ammissibile e chiedo quindi che l'accessibilità dei siti ai programmi informatici utilizzati dai disabili sia inserita tra i parametri di qualità con cui i traders che operano nel mercato dell'energia vengono controllati e confrontati dall'Autorità.
La tecnologia digitale, se accessibile ai nostri programmi, ha la possibilità di integrare completamente i disabili nelle dinamiche lavorative e sociali del Paese, valorizzando il loro prezioso contributo economico e sociale.
Se non accessibile, però, rischia di isolare come mai prima d'ora i disabili, presentandogli delle barriere (in questo caso digitali) ostative quanto quelle architettoniche.
Nella speranza che la mia segnalazione, frutto della condivisione con tanti altri non vedenti con cui sono in contatto, venga presa in considerazione, porgo un cordiale saluto.

Marina Chiara Gelmini

Dopo 20 anni un nuovo punto sullo stato dell’inclusione scolastica dei disabili visivi, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Superare le supposizioni, i luoghi comuni  e  i giudizi infondati: una  ricerca dell'I.RI.FO.R  . realizza una "fotografia"  dello stato dell'inclusione scolastica dei disabili visivi

Ci sono voluti  diversi mesi per raccogliere, ed altri ne occorreranno per esaminare ed elaborare, i dati dei 1.473 questionari, riferiti ad altrettanti allievi con disabilità visiva, inseriti, dalla scuola materna alla secondaria di II grado, nelle diverse scuole del Paese.
Abbiamo scelto come riferimento per la raccolta dei dati l'anno scolastico 2011/12: esattamente venti anni dopo l'a.s. 1991/92, quello al quale faceva riferimento l'indagine dell'Unione Italiana dei Ciechi dalla quale era scaturito il "Primo libro bianco sull'integrazione scolastica dei disabili visivi" questo, tra l'altro, ci permetterà anche alcuni confronti atti a valutare come si è venuto evolvendo il processo di integrazione in questi anni.

L'" INDAGINE CONOSCITIVA SULLA INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ VISIVA", della quale qui presentiamo una anticipazione dei primi risultati, voluta e coordinata dall'I.RI.FO.R., è stata realizzata  grazie alla collaborazione dei Centri di documentazione tiflodidattica della Biblioteca Italiana per ciechi "Regina Margherita" e della Federazione delle Istituzioni pro Ciechi i cui responsabili hanno provveduto alla raccolta dei dati ed alla compilazione on line dei questionari di rilevazione.

I questionari, alla cui elaborazione stiamo provvedendo, racchiudendo informazioni su 1.473 bambini/ragazzi con disabilità visiva, sparsi nei vari ordini di scuola delle diverse regioni, riferendosi a circa il 50% dell'intera popolazione di disabili visivi presenti nelle nostre scuole, riteniamo rappresentino un campione significativo dello stato dell'inclusione dei nostri ragazzi.

Attraverso le oltre 600 possibili risposte del questionario, abbiamo cercato innanzitutto di conoscere la tipologia della disabilità visiva e la presenza di eventuali altre disabilità, di sondare i diversi aspetti del processo di inclusione: dalla composizione della classe, al numero di ore di sostegno  e  di assistenza scolastica o  domiciliare, dagli ausili utilizzati , all'uso del PC, dalla capacità di lettura e scrittura in braille, al  modo  di avere i libri scolastici accessibili,  dalla verifica del modo di redigere il P.E.I., a quella del livello di specializzazione dei docenti. Abbiamo poi cercato di comprender il grado di autonomia personale e di movimento, i rapporti con i compagni e gli amici, di come, i ragazzi con disabilità visiva, occupino il loro tempo libero, e molte altre cose ancora.Una messe di informazioni che stiamo elaborando e analizzando e che sarà oggetto di una  futura presentazione.

Qui ci limitiamo ad anticiparvi alcuni dati riferiti alla tipologia e alla qualità della disabilità visiva, alla presenza di allievi con minorazioni aggiuntive e alla distribuzione dei ragazzi con disabilità visiva nei diversi ordini di scuola, come emergono dall'indagine, fornendovi le prime informazioni sulla qualità della "popolazione scolastica" dei disabili visivi inseriti nelle scuole. Il confronto dei dati rilevati attraverso l'attuale ricerca con quelli del 1992, ci consente  inoltre prima "lettura comparata" dell'evoluzione del processo di inclusione scolastica in questi vent'anni.

Nella composizione della "popolazione  scolastica"  dei  minorati  della  vista Il rapporto tra i due sessi è rimasto stabile: nell'anno scolastico 2011/12 come nell'a.s. 1991/92,  il 57% sono ragazzi, mentre  le ragazze restano minoranza  al 43%.
Positiva  la rilevante diminuzione della percentuale dei ciechi assoluti  scesi al 30,6 % rispetto al 45% di vent'anni fa  il che sommato al 25,6 % , di ragazzi con meno di 1/20 di visus, limita al 56,2 riducendo ( di quasi 11 punti, rispetto al 67% del 1992),   la percentuale di coloro ai quali è necessario l'apprendimento del braille per  ottenere una reale autonomia di lettura e scrittura. Relativamente a questo dato va detto che, nonostante il questionario prevedesse domande  relative al  residuo  visivo calcolato  anche sulla base del "danno perimetrico", le risposte in merito sono state in numero non significativo, tanto da evidenziare come questo metodo di valutazione della visione, nonostante la legge abbia più di dieci anni, non sia ancora entrato nell'uso corrente. 

A colpire negativamente è il forte aumento in questi vent'anni di studenti con handicap aggiuntivi a quello visivo: essi costituiscono oggi il 43,3 %del campione, contro il 38 per cento del1992 , con un aumento di oltre il 5% .
Disaggregando il dato per tipologia di disabilità si evidenzia come l'incremento maggiore sia  nel numero dei disabili con ritardo di apprendimento passati dal 22,5 % del 1992 al 34,6 %, del campione di oggi. Tale elevato incremento che porta a constatare come  tra i ragazzi con disabilità  visiva  con altre minorazioni  l'80% presenti difficoltà di apprendimento, trova una parziale  giustificazione nel fatto che oggi   ha ormai piena  applicazione la sentenza 215,  che nel 1988 ha aperto le scuole superiori a tutti i soggetti con disabilità, mentre i suoi effetti erano non ancora del tutto presenti nel 1992.
In forte aumento anche il numero dei ragazzi che aggiungono alla disabilità visiva disturbi del carattere passati dal 22,5 di vent'anni fa all'attuale  30,8 %; cresciuto   invece di  solo 1,4 % quello dei ragazzi che aggiungono alla disabilità visiva una difficoltà motoria. Segnaliamo infine la rilevazione nell'indagine attuale di un 7% di ragazzi che evidenziano disabilità uditive, in aggiunta a quelle visive (questo  dato non era presente nella ricerca del 1992).

Interessante anche l'esame della distribuzione degli alunni nei vari ordini di scuola: nell'a.s. 1991/92  il 47,5%  era nella materna ed elementare (45 nella elementare e 2,5 nella materna), il  30,5% nella media inferiore e solo il 22% nella superiore, nell'anno scolastico 2011/12 nella scuola per l'infanzia ed elementare troviamo il 51% del campione,( 10,4  nella s.i. e 39,6  nell'el) , il 23% nella secondaria di I grado ed il 26% nella secondaria di II grado.
Anche se apparentemente non troppo variate, analizzate più a fondo, le percentuali della  distribuzione dei disabili visivi nei vari ordini di scuola in questi venti anni, inducono ad alcune considerazioni.
Per farlo è interessante esaminare l'andamento della percentuale media annua del numero di allievi con disabilità visiva presenti nei vari ordini di scuola, in rapporto alla media annua generale:

A.S. 1991/92

A.S. 2011/12

 
%
%/a
%/aG
DIFF
%
%/a
%/aG
DIFF.
SC.I.
2,5
0,83
6,25
-5,42
10,4
3,47

7,7
-4,23
S. Pr.
45
9
7,7
1,3
39,6
7,92
7,7
0,22
S.S.1 g
30,5
10,17
7,7
2,47
23
7,67
7,7
-0,03
S.S.2g
22
4,4
7,7
-3,3
26
5,2
7,7
-2,5
 
Dal confronto della colonna "%/a" (percentuale di allievi con disabilità visiva presenti   nei singoli anni di corso dell'ordine di scuola ) e la colonna "%/aG" (percentuale di allievi con disabilità visiva presenti   nei singoli anni i riferimento all'intero arco dell'istruzione)  della tabella risulta con evidenza  come la percentuale media degli alunni con disabilità visiva frequentanti la scuola primaria e la secondaria di I grado,     negli anni  si sia venuta stabilizzando: in questi  ordini di scuola  la percentuale è molto vicina  a quella della media complessiva,soprattutto se il calcolo  della media generale viene fatto escludendo dal  conteggio gli alunni  della scuola per l'infanzia. Ciò sta a significare che tra i due ordini di scuola  il tasso di abbandono  dei ragazzi con disabilità visiva inclusi  tende a zero.
Mentre la scuola secondaria di II grado con l'incremento di ben 4 punti della percentuale  media annua degli alunni inclusi, si è avvicinata alla media annua generale  degli alunni  con disabilità visiva frequentanti , evidenziando la notevole riduzione del tasso di abbandono (effetto anche questo della sentenza 215), la scuola per l'infanzia pur evidenziando la tendenza all'anticipo della scolarizzazione dei bambini con disabilità visiva, dimostrato dal forte incremento della percentuale dei bambini  iscritti(oltre il 10%. Nel 2011,  quadruplicati   rispetto al 2,5% del '91), resta pur sempre  quella ancora meno frequentata dai bambini con disabilità visiva: meno del 50% di quelli in età per potersi iscrivere.
E' questo un dato preoccupante perché fa capire come l'importanza  di questa scuola, fondamentale per lo sviluppo psicomotorio del bambino, venga ancora oggi sottovalutata dai genitori.
Viceversa, proprio la scuola per l'infanzia sarebbe l'ambiente ideale per aiutare il bimbo  a mettere le basi per una futura capacità di orientamento e per una buona autonomia  personale, aspetti questi ultimi che vedremo essere ancora carenti  nell'educazione dei disabili visivi.

Luciano Paschetta

La via italiana all’inclusione scolastica: valori, problemi, prospettive, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Questo il titolo dell'interessante seminario  nazionale, riservato agli addetti ai lavori, svoltosi, primo nel suo genere, giovedì 6 novembre nella Sala della comunicazione al MIUR. Un gruppo di "voci" sono state riunite dal MIUR, per un   confronto teso ad una verifica dei risultati di questi 35 anni di esperienza di inclusione scolastica, ad assistere in sala i referenti regionali e funzionari del MIUR.  Il ministro Francesco Profumo, molto interessato ad esserci ,  causa la particolare giornata parlamentare, è stato chiamato dagli inderogabili impegni di governo   al Senato , ma non ha voluto far mancare il suo apporto in un incontro "privato", prima dell'apertura dei lavori, con i relatori ai quali, dopo averli salutati personalmente uno ad uno,  ha significato il suo ringraziamento per  la collaborazione ed il lavoro fatto  insieme e ha indicato l'orientamento del MIUR per il futuro dell'inclusione, dicendo, tra l'altro: Nonostante la grande positività del modello italiano, tuttavia permangono delle "criticità, alle quali cerchiamo oggi di dare una risposta  ai nuovi e vecchi bisogni con un provvedimento che, da una parte, ha l'obiettivo di rafforzare l'organizzazione territoriale del Miur per l'inclusione scolastica, dall'altro affronta il tema dei Bisogni educativi speciali (Bes), ossia di una vasta gamma di problematicità che non rientrano nella legge 104 né nella 170/2010".
E' toccato a al sottosegretario Marco Rossi Doria, con al fianco la dirigente generale dell'istruzione Letizia Stellacci e il direttore della direzione per lo studente Giovanna Boda, dare avvio ai lavori. Egli in una brevissima introduzione si è limitato a ribadire la validità del modello italiano di inclusione, un modello che l'Europa intera, cerca di emulare, ma , proprio per questa consapevolezza  , occorre soffermarsi a riflettere, facendo una approfondita verifica dei risultati ottenuti per individuarne punti deboli e criticità. La dirigente generale Letizia Stellacci, che presenzierà, assieme al sottosegretario  e al direttore Boda, all'intera sessione dei lavori, ha sottolineato la sua volontà di superare l'autoreferenzialità, esaminando il  processo  di inclusione in termini di efficacia e  efficienza e, per questo,  si è impegnata a far sì che, questo primo momento importante di verifica ,   diventi un appuntamento annuale.
Per dar concretezza alla verifica, viene data la parola alle diverse "voci" coordinate al mattino da  Italo Fiorin, (Università Lumsa Roma)  sono  la voce della ricerca"  din Andrea Gavosto  (della Fondazione Agnelli, quella "della pedagogia speciale" di  Andrea Canevaro dell'Università di Bologna, quella "del dibattito in atto" di   Dario Ianes dell'Università di Bolzano,, quella "dell'amministrazione" di Raffaele Ciambrone, uffficio disabilità del Miur. Al pomeriggio, con il coordinamento di Paolo Mazzoli , capo segreteria del sottosegretario Rossi Doria, si ascoltano la "voce delle scuole" di Giuseppe Fusacchia, dirigente scolastico, quella "delle  ASL" di  Guido Fusaro ,  neuropsichiatra ASL B1 Piemonte, quella  "dell'osservatorio sull'integrazione scolastica" di Pietro Barbieri, in rappresentanza della FISH e di Luciano Paschetta, in rappresentanza della FAND, quella "dell'esperienza tridentina" di Marta Dalmaso, assessore della provincia di Trento, quella "degli enti locali" di Elio Satti, collaboratore di Stella Targetti, coordinatrice Assessori all'Istruzione, nella Conferenza  stato Regioni e di Alessandro Cattaneo, Sindaco di Pavia, in rappresentanza dell'ANCI nazionale.
Hanno concluso gli interventi le "voci della politica" quella dell'on. Letizia De Torre e quella dell'on. Elena Centemero, della 7ª Commissione della Camera.
La giornata è stata vivacizzata anche da alcune testimonianze di situazioni di inclusione attraverso alcuni collegamenti in teleconferenza e da quella  di Francesco,  studente milanese con disabilità presente in sala.
Difficile raccogliere tutti gli stimoli , le suggestioni e le considerazioni emerse nei vari interventi, cercherò di farne un ragionamento    complessivo.
Dai dati e dalla ricerca emerge un dato  incontestabile sulla validità della via italiana all'inclusione scolastica dei disabili: il progressivo aumento degli iscritti negli anni.    Gli alunni con disabilità per l'anno scolastico 2011/2012 sono stati 215.590: nell'anno scolastico  2010/2011 erano 208.521.    queste  Nei dieci anni precedenti, dall'anno scolastico 2000/2001 al 2010/2011,  gli alunni con disabilità iscritti sono aumentati del 51%, passando dai 126.994 del 2000/2001 ai 208.521 del 2010/2011. Chi sostenesse che questo aumento è dovuto , non ad una maggior scolarizzazione reale dei disabili, ma all'"effetto parcheggio", sarebbe smentito   dall'aumento  dei dati degli studenti universitari con disabilità, passati dai 4.816 dell'anno accademico 2000/2001 ai 14.171 dell'anno accademico 2010/2011. Certamente questo incremento è dovuto    alla legge 17/1999, dopo la quale gli atenei , tenuti ad adottare un approccio di tipo sistematico in materia di integrazione e supporto agli studenti disabili,   in molte realtà hanno garantito sussidi tecnici e didattici specifici, un tutorato specializzato. Il docente   che è stato delegato dal rettore per funzioni  di coordinamento del servizio disabili    si cura, nella stragrande maggioranza dei casi, che venga garantito  il supporto,  e il trattamento individualizzato per il superamento degli esami universitari, permettendo in tal modo maggiori possibilità di successo agli studenti con disabilità.
L'aumento degli allievi inseriti nei vari ordini di scuola ha prodotto , inevitabilmente, una lievitazione dei docenti di sostegno nell'a.s. 2011/2012, nonostante il rapporto medio    sia di i uno a due, sono stati poco meno di 100000, raggiungendo la percentuale del 12,8% rispetto all'intero corpo docente, ma, cosa che fa riflettere, non sembra esserci correlazione tra il numero di ore di sostegno e la qualità dell'inclusione.   E' questo una delle criticità evidenziate dalla ricerca del prof. Dario Ianez realizzata esaminando 33 relazioni provenienti dale diverse componenti: MIUR, associazioni di genitori e associazioni di disabili.Ci troviamo di fronte ad una altra criticità  rappresentata  da un  numero di docenti di sostegno così elevato, tanto da essere al limite della sostenibilità economica ed, inoltre, non sempre, nei casi dove il  numero di ore  di sostegno assegnate è elevato, ci si trova in presenza di un "buon modello" di inclusione.
Altra criticità del nostro modello di inclusione è rappresentata dal fatto che mentre il sostegno è utilizzato esclusivamente per gli studenti con disabilità, nella scuola  nessuno si occupa, né si preoccupa di coloro che presentano necessità educative speciali: ragazzi con DSA o in forte disagio scolastico. Parte da qui la riflessione verso il nuovo modello di inclusione: questi ragazzi, assieme agli alunni con disabilità, vanno a formare il gruppo dei BES (bisogni educativi speciali), gruppo che comprende complessivamente poco meno di un milione di studenti per i quali è indispensabile una scuola inclusiva che faccia però riferimento ad un modello diverso dall'attuale.
Due le proposte emerse con forza dal convegno: un grande sforzo per formare i docenti curriculari all'accoglienza dei BES e , come ha sostenuto il prof. Andrea Canevaro, la trasformazione del ruolo del docente di sostegno da "sostegno individuale" a "sostegno diffuso": quello su cui deve fondarsi il nuovo modello è una scuola capace di "accogliere" per questo occorre intervenire  sul contesto per rendere inclusivo e l'"ambiente" nel suo complesso.
Un altro dato che ci ha fatto riflettere è stato quello segnalato dal prof. Andrea Gavosto: se confrontiamo il livello di scolarizzazione dei disabili italiani con quello del resto d'Europa, il confronto è a nostro favore, ma se poi paragoniamo il numero degli inserimenti lavorativi  di disabili all'estero    con il nostro, il raffronto è decisamente a nostro sfavore . Una delle  cause  di ciò è  sicuramente da ricercarsi nella "distanza" che c'è nel nostro paese tra il sistema scolastico e il tessuto socio-lavorativo: la scuola, soprattutto nei confronti degli alunni con disabilità, fa fatica a porsi obiettivi che vadano oltre all'"hortus  conclususs" del sistema, Inoltre la valutazione della nostra scuola continua ad essere autoreferenziale: manca un metodo di valutazione dei risultati diverso dall'autovalutazione. In proposito la dirigente Letizia Stellacci ha sottolineato come il seminario rappresentasse proprio un momento importante di verifica   del processo di integrazione fatta da esperti esterni all'amministrazione e che era sua intenzione , farlo diventare un appuntamento annuale.
La direttiva  ministeriale presentata dal dott. Raffaele Ciambrone dell'ufficio disabili del MIUR, frutto anche di suggerimenti provenienti dall'Osservatorio sulla disabilità, vuole rappresentare una prima guida verso un nuovo modello.  La  direttiva si propone di superare la tradizionale distinzione fra alunno disabile e alunno "normale",  evidenziando  come vi siano una varietà di situazioni riferibili all'area dello svantaggio scolastico. Un modello di scuola   inclusiva, deve prestare attenzione  e saper dare risposte , non solo alle "certificazioni", ma  ai "bisogni educativi speciali" dell'alunno:disturbi evolutivi specifici ,  situazioni di svantaggio  derivanti dalle difficoltà linguistiche, culturali e/o socio-economiche.
Il sottosegretario Marco Rossi Doria nel ricordare che "il modello italiano di inclusione scolastica è considerato tra i migliori in Europa" e che "le criticità emerse negli anni ci permettono ora di considerare e ripensare un nuovo sistema", tenendo conto della "complessa realtà delle classi". Nel corso del seminario viene sottolineata l'opportunità  – di assumere un diverso approccio educativo, dove l'identificazione degli alunni con  bisogni educativi specifici non avvenga solo sulla base dell'eventuale certificazione di disabilità, sicuramente importante, ma anche individuando  lo stato di disagio  e di difficoltà dell'alunno, derivanti  da disturbi evolutivi specifici e/o  dallo svantaggio socio-economico, linguistico e culturale. In  tutte le  classi, infatti, c'è un numero di alunni che richiedono  una speciale attenzione per una varietà di ragioni, per i quali è opportuno individuare un percorso didattico personalizzato.
La Direttiva riconoscendo la necessità di un generale potenziamento della cultura dell'inclusione scolastica, prevede interventi personalizzati per  tutti gli alunni con Bisogni Educativi Speciali,  attraverso una formazione generalizzata alle tematiche dell'inclusione dei  docenti curriculari, la valorizzazione della funzione del docente per un sostegno  "diffuso" all'ambiente. Un ruolo particolare , nel supportare  questo nuovo modello, avrà  la riorganizzazione e il potenziamento dei Centri Territoriali di Supporto (Cts) istituiti  , sin dal 2005 e non sempre valorizzati nel modo giusto. Questi, funzionanti  presso scuole polo, possono costituire una rete di supporto al processo di integrazione mediante l'uso delle nuove tecnologie, ma anche offrendo un ausilio ai docenti secondo un modello cooperativo di intervento.
Da parte del ministero, inoltre,  è stato predisposto  un portale come ambiente di "apprendimento-insegnamento e scambio di informazioni " , proprio quale strumento di raccordo e "disseminazione" del lavoro dei Cts, che hanno il compito di operare a supporto delle scuole offrendo consulenza e formazione per docenti, studenti e famiglie sulle nuove tecnologie per l'inclusione (il tutto coordinandosi anche con province, comuni, servizi sanitari, associazioni, e centri di formazione e documentazione),. All'interno di questo portale "sono compresi i siti Handytecno ed Essediquadro (rispettivamente dedicati agli ausili ed al servizio di documentazione dei software didattici) .
Sul portale è presente una mappa completa dei Cts e dei Cti (centri territoriali per l'integrazione) realtà a livello distrettuale  oltre ad una pagina dedicata alle associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari .
Il sottosegretario  Marco Rossi Doria, nel concludere la giornata, ha voluto ribadire come al di là di ogni dubbio il nostro modello di inclusione dei ragazzi con disabilità, sia un punto di riferimento per l'Europa. Delegazioni di funzionari, dirigenti e docenti di altri paesi si alternano nel venire a conoscere questa nostra realtà, che, pur tra difficoltà ed errori, ha fatto dei disabili soggetti con pieno diritto all'istruzione. Da questa esperienza , ormai condivisa da tutti, ha tenuto a precisare il sottosegretario ribadendo che: Da tempo ormai nessuna forza politica, sindacale e nessuna organizzazione sociale  del nostro paese , mette più in discussione la validità dell'integrazione scolastica". Di qui bisogna partire, da questa positiva esperienza pluridecennale, non per cullarsi sugli "allori", ma per leggerne le criticità, prenderne atto e trovare strumenti e metodi per superarle.
Luciano Paschetta
 

Lettera al Presidente della Repubblica, di Santo Graziano

Autore: Santo Graziano

Egr. Sig. Presidente della Repubblica,
ieri si è celebrata la giornata internazionale del disabile.
Si legge che "Quest'anno il tema della stessa è Rimuovere le barriere per creare una società inclusiva ed accessibile per tutti".
Nell'occasione Ella non ha mancato di mostrare la Sua sensibilità verso il tema. Leggo fra l'altro che abbia detto: "Nella difficile situazione finanziaria ed economica che il Paese attraversa e che ha purtroppo acuito le condizioni di disagio delle categorie più deboli, ogni sforzo deve essere compiuto per preservare e sviluppare gli importanti risultati già ottenuti per assicurare un effettivo sostegno alle persone con disabilità".
Leggo inoltre su Repubblica, se non ho male interpretato, che Ella fra l'altro non ha mancato di sottolineare l'importanza del problema dell'inserimento nel mondo del lavoro delle persone disabili.
A prescindere da una mia errata interpretazione sono convinto comunque che Ella condivida questa priorità. Perciò mi permetto di richiamare la Sua attenzione su un grave fatto di esclusione di cui si starebbe rendendo colpevole la Pubblica Amministrazione e che stride parecchio sia con lo spirito della giornata di cui sopra che con quello della legislazione del nostro Paese: Costituzione, Legge 104/92, Legge Stanca.
In questi giorni è in atto la fase di preselezione relativa al concorso a 12.000 cattedre. Il Ministero ha attivato una piattaforma ove i candidati possono esercitarsi e venire a conoscenza dell'intero pacchetto di quiz dal quale verrà estratto quello delle prove d'esame.
Sig. Presidente, quella piattaforma, purtroppo, risulta inaccessibile alle tecnologie assistive utilizzate dai non vedenti; il che ha come conseguenza che appunto i candidati affetti da tale minorazione vengano esclusi dalla possibilità di conoscere l'intero pacchetto di quiz e di sottoporsi alle esercitazioni alla stregua degli altri. Ciò li pone in situazione di evidente svantaggio e discriminazione, palesando l'inaccessibilità di una piattaforma di cui si avvale la Pubblica Amministrazione.
In secondo luogo per tale prova è stato assegnato ai candidati disabili un tempo aggiuntivo (legge 104/92) di quindici minuti. Tale misura, sig. Presidente, non tiene in adeguata considerazione la notevole differenza di tempi richiesti dalla lettura silenziosa adottata da tutti i candidati e quella ad alta voce a cui dovranno ricorrere i partecipanti ciechi, ipovedenti o con gravi difficoltà di letttura. Fra l'altro i quiz non sono tutti di natura testuale, alcuni sono di tipo grafico, diagrammi ecc.
Ella comprende benissimo come la descrizione orale di un siffatto quesito richieda un tempo molto maggiore che non quello della comune osservazione visiva; questo elemento perciò finirebbe per assumere un ruolo quindi ulteriormente discriminante.
Visto lo stato avanzato delle operazioni, non mi resta che chiederLe molto gentilmente di adoperarsi affinché i candidati ciechi, ipovedenti e con gravi difficoltà di lettura vengano ammessi direttamente alla successiva fase di selezione. Questo non per un privilegio, ma per far fronte all'inadeguatezza con cui la Pubblica Amministrazione si è trovata ad affrontare un simile problema, con l'augurio che in analoghe occasioni successive la stessa possa giungervi meglio attrezzata dal punto di vista tecnologico e con una maggiore attenzione alla conoscenza dei differenti tempi necessari per l'espletamento di simili prove d'esame, nel rispetto dello spirito della Legge 104/92.
Desidero precisarLe infine che non sono uno dei candidati, né parente o amico di qualcuno di loro, ma più semplicemente un docente cieco in quiescenza, che da semplice cittadino segue le vicende della scuola del nostro Paese, e che ha a cuore il fatto che la selezione del personale docente venga operata nella maniera più efficace possibile: senza discriminare alcuno, se pur in maniera involontaria come in questo caso, perché ciò potrebbe far perdere l'acquisizione di risorse intellettuali utili, come purtroppo è già avvenuto in precedenti circostanze.
Con stima.
Santo Graziano

Proiettato Sesso, Amore & Disabilità. “Ora desideriamo che circoli in tutta Italia”, Redazionale

Autore: Redazionale

Grande successo di pubblico e di critica per l'anteprima nazionale del documentario Sesso, Amore & Disabilità, proiettato il 30 ottobre 2012 all'Auditorium Biagi di Sala Borsa a Bologna, all'interno della programmazione del Festival Gender Bender.
Sesso, Amore & Disabilità porta per la prima volta sul grande schermo le tematiche della vita sessuale e affettiva delle persone disabili, senza pietismi né retorica, e senza avere paura delle parole e dei pensieri. 50 ore di registrazioni video-filmate, e più di 9.000 chilometri percorsi in tutta Italia, sono diventati un docu-film di 105 minuti, che mostra la storia di circa trenta uomini e donne, con e senza disabilità, di ogni età e stato relazionale, che si raccontano in prima persona davanti alla telecamera. Inoltre, vari professionisti di rilievo nazionale hanno portato il proprio contributo scientifico e di esperienza.
"Ci eravamo augurati che il documentario non solo fornisse delle risposte – dichiara Priscilla Berardi, medico e psicoterapeuta, che ha curato la direzione scientifica del progetto – ma che suscitasse altre domande e la curiosità di approfondire e di conoscere. E in base ai commenti del pubblico in sala, molto eterogeneo, è andata proprio così. L'idea che le persone disabili siano asessuate è stata finora un comodo alibi per risposte che la nostra società e la nostra cultura non sono pronte a dare".
"Ora che il documentario è disponibile per il grande pubblico – aggiunge il regista Adriano Silanus – desideriamo che circoli in tutta Italia. Le narrazioni e le emozioni degli intervistati sono un eccezionale strumento di informazione sia per chi non ha frequentazioni particolari con la disabilità, sia per chi la disabilità la vive quotidianamente. Sesso, Amore & Disabilità tocca anche tanti temi ricorrenti nel mondo della disabilità: ad esempio la famiglia, l'autonomia, l'autodeterminazione di sé, la diversità dei corpi, la bellezza, le professioni educative… Alcune scuole e centri specializzati ci hanno già chiesto una versione ridotta del documentario da usare come strumento di dibattito e formazione. E il DVD sarà a breve disponibile per chiunque ne faccia richiesta".
Sesso, Amore & Disabilità è un progetto di Adriano Silanus, Priscilla Berardi, Valeria Alpi, Raffaele Lelleri e Jonathan Mastellari.
È promosso dall'Associazione Biblioteca Vivente di Bologna, e realizzato in collaborazione con le associazioni CDH (Centro Documentazione Handicap) di Bologna ed Equality Italia, e con il patrocinio istituzionale della Regione Toscana, della Regione Veneto, della Provincia di Ferrara, della Provincia di Genova, della Provincia di Gorizia, della Provincia di Macerata, della Provincia di Milano, del Comune di Felizzano (AL), del Comune di Bologna, del Comune di Napoli, del Comune di Sassari, del Comune di Udine, del Comune di Venezia e dell'Ospedale Riabilitativo di Montecatone (Imola, BO).
L'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha riconosciuto il progetto come "iniziativa di rilievo nell'ambito delle attività di prevenzione e contrasto delle discriminazioni".
Per saperne di più: www.sessoamoredisabilita.it