Riflessioni sui rapporti dell’Uici con le banche, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

Preciso subito che la mia non vuole essere una polemica, né una critica verso l’operato della Presidenza dell’unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ma dopo la stipula del protocollo di intesa tra UICI e Banca d’Italia e dopo la consegna del premio Braille ad ABI, sento il bisogno di fare qualche riflessione e mettere in evidenza alcune, forse troppe, criticità che ultimamente stiamo riscontrando nei rapporti con gli istituti bancari. Per una persona che possiede una discreta dimestichezza  con le applicazioni informatiche, quale mi ritengo di essere, è sempre più difficile gestire autonomamente il conto on line. Senza timore di citare l’Istituto di Credito, mi risulta sempre più complesso gestire il mio conto sull’applicativo di Unicredit utilizzando uno screen reader; e pure fino a qualche anno fa, riuscivo tranquillamente anche a fare operazioni complesse. Nell’ultimo anno, ed ho segnalato il tutto anche agli uffici della sede Centrale, nella mia qualità di presidente della Sezione UICI di Napoli, ho dovuto faticare e non poco, per convincere alcuni direttori di Istituti di credito che la firma del cieco è valida a tutti gli effetti e per aprire un conto corrente, per richiedere un prestito, per compiere una qualsiasi operazione bancaria, il cieco non necessita di testimoni. Per salvaguardare la par condicio, dico senza problemi di essere intervenuto con direttori di Filiali di Unicredit, Deutsche Bank, CheBanca, Credito agricolo e BNL. Con l’ultimo istituto di credito, in particolare, la difficoltà è consistita nel convincere il direttore di filiale che un non vedente poteva da solo accedere ad una cassetta di sicurezza e non aveva bisogno di alcun accompagnatore a garanzia. Forse, sarebbe utile un po’ di formazione finalizzata a far conoscere ai bancari le capacità dei disabili visivi, dato che negli ultimi anni non possono neanche più confrontarsi con colleghi non vedenti. Per cambiare argomento, infatti, almeno in regione Campania, a fronte di tanti pensionamenti di centralinisti telefonici, da molti anni ormai gli istituti di credito non assumono più ciechi; e, se si afferma che il lavoro di centralinista è superato, gli istituti di credito non possono negare che forniscono alla clientela molteplici servizi a mezzo telefono. Spero che il protocollo firmato con Banca d’Italia possa portare anche alla ideazione di qualche progetto concreto finalizzato all’inserimento lavorativo dei disabili visivi da parte dell’abi e degli istituti di credito.

Catania – Progetto “Terza età” Irifor, di Anna Buccheri

Autore: Anna Buccheri

La nostra è una società “liquida”, sempre in evoluzione, molto diversa già da quella di un passato recente come soltanto dieci anni fa. È una società che costringe a continui adattamenti, che rende obsoleti apprendimenti dati, che svuota di significato certezze e abitudini, che non riconosce più valori come quello del rispetto e della cura per le persone anziane.

Un tempo, ormai lontano, gli anziani incarnavano la saggezza, erano i depositari di un sapere inteso nei termini di sapere di vita e non di sapere scolastico. Gli anziani erano parte integrante della famiglia e nessuno pensava che fossero un peso, sempre pronti a brontolare e a dispensare consigli non richiesti.

I progressi tecnologici hanno modificato gli stili di vita, le informazioni viaggiano velocemente, i cambiamenti sono a volte repentini e, se non si riesce a tenere il passo, si rischia di rimanere indietro, soli, stanchi e “vecchi” nel senso di superati, appartenenti ad un’altra epoca, residuati, ruderi.

La nostra è anche orgogliosamente e ostentatamente la società della comunicazione e dell’inclusione, ma in realtà esclusione, emarginazione e marginalizzazione sono fenomeni in crescita, che colpiscono in modo trasversale ampie fasce di popolazione, che non risparmiano nessun gruppo sociale, che condannano a vite di scarto.

Da questo punto di vista la situazione degli anziani nella società di oggi è un tema di grande attualità e riguarda una parte importante della popolazione. Passare da una giornata organizzata in base ad una precisa ruotine, con al centro il lavoro, ad una con molte ore libere può porre in uno stato di smarrimento che a lungo andare genera depressione. La persona anziana può trovarsi a trascorrere molto tempo da sola. Nel migliore dei casi trova da sé la spinta a cercare occasioni di socializzazione uscendo di casa, in altri invece, specialmente se ci sono problemi di salute o di mobilità o una disabilità, potrebbe trovarsi costretta a scegliere di rimanere nell’inattività.

L’aspettativa di vita in Italia è salita e si prevede che crescerà ulteriormente. Una persona che fino a dieci anni fa poteva essere considerata anziana, oggi può vivere un pieno benessere sia fisico sia psichico ed essere inserita nella realtà lavorativa quotidiana sia della propria comunità sia della propria famiglia. Il termine anziano perde quindi ogni connotazione negativa, non indicando più una categoria di persone inattive, impossibilitate a contribuire al benessere della società.

Il modo migliore per arrivare alla cosiddetta “terza età” è allora quello di mantenere uno stile di vita sano, attivo, pieno di interessi e impegni sociali e culturali in un’ottica di apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Peraltro la terza età costituisce un contenitore ricco di molte variabili che derivano da fattori economici, dall’ambiente di vita, dalle esperienze lavorative e familiari, dalla salute, dalla presenza di una disabilità congenita o acquisita.

È quindi indispensabile un approccio multidimensionale per rispondere in modo adeguato ai bisogni tenendo conto delle specificità di un’età che detta ritmi, tempi e necessità ulteriormente definiti dalla disabilità visiva nello specifico.

Il Progetto “Terza età” IRIFOR che a Catania il Consiglio Sezionale e in particolare la Presidente UICI Rita Puglisi e la Presidente UNIVOC e Coordinatrice della Commissione Terza Età Carmen Romeo hanno scelto di realizzare muove dall’assunto che sono assolutamente da valorizzare: le relazioni nei contesti di vita, i saperi, le esperienze, le memorie, la capacità di costruire rapporti intergenerazionali, gli interessi sociali e culturali, l’inclusione sociale.

Il Progetto comprende tre tipi di attività: ginnastica dolce, laboratorio di teatro, approccio alle nuove tecnologie (iPhone e android).

Hanno aderito e partecipano con entusiasmo e vivacità trenta Soci e Socie che anche in questa occasione possono contare sul supporto dei volontari UNIVOC della Sezione di Catania, sempre presenti e generosamente pronti a condividere tempo ed esperienze.

Treviso – Finalmente Sabato!, di Giovanni Piovan

Autore: Giovanni Piovan

Sii, perché al Sabato ci sono molti impegni, molte attività da svolgere. Il bucato, la spesa, le pulizie… insomma anche al Sabato la giornata vola via senza nemmeno accorgersene. Però… c’è anche un’attività bellissima: l’atletica con gli amici alla palestra di Treviso al pomeriggio dalle 15 alle 16,30. Un momento sempre molto atteso che dà un colore diverso alla nostra esistenza. Scusate, ma quali sono questi amici?

SONO gli amici dell’UNIVOC e dell’UICI, ma è lampante!

Ahhh, ora capisco!

Ci si trova in tanti nella palestra, si scambiano due chiacchere, solo due perché se si potesse di più anziché fare della ginnastica del corpo sarebbe solamente quella della lingua e il resto piangerebbe.

Bando alle ciance, proseguiamo con il nostro percorso! Allora. Si diceva che al pomeriggio del sabato facciamo ginnastica e che ormai viene svolta da diversi anni. All’interno del progetto “atletica” vi sono due persone di spicco che vale la pena descriverle: Roberto e Pierina. Non vogliamo scendere troppo nei particolari ma entrambi sono presidenti, entrambi sono un dono per il gruppo, entrambi anche di un certo “calibro” e il loro impegno è indiscusso tanto che quando parlano loro il gruppo… è molto attento (ci mancherebbe altro!)

Queste due figure hanno la grande capacità di generare sempre nuove idee e proposte e sulla stessa scia ne hanno pensato una di nuova: UNA GARA! Comeee!!!??? Una gara???

Già, una gara per tutto il gruppo. Non vedenti e ipovedenti e volontari. Ma allora è proprio vero!

I presidenti già da tempo stavano progettando questo e alla fine ci sono riusciti.

Eravamo tutti entusiasti ed elettrizzati. Non riuscivamo a stare nella pelle! Chissà che discipline dovevamo affrontare, che prove di difficoltà inaudita ci aspettavano… insomma non sapevamo nulla e non vedevamo l’ora di iniziare.

Il programma del pomeriggio prevedeva: ritrovo, prima prova, seconda prova e alla fine premiazione.

La prima consisteva nel lancio di uno speciale attrezzo simile ad un razzo, di nome VORTEX. Si lanciava come lanciare un giavellotto. Alla parte opposta degli atleti c’erano i direttori di gara, raccoglievano i dati dei lanci e questi venivano trascritti in un unico libro. Sempre sullo stesso libro venivano inseriti i dati della seconda gara.
La seconda consisteva in un percorso misto: una gimkana, tre salti a destra e sinistra, il lancio di una palla medica, alcune flessioni a terra e per finire una corsa all’indietro.

Nella prima prova gli atleti si sono dimostrati valorosi, hanno toccato lunghezze di tutto rispetto e diremmo anche da professionisti! La seconda abbiamo avuto qualche difficoltà dovuta alla fretta di arrivare prima possibile al traguardo. In questo secondo step ci sono state anche delle cadute nel tragitto.

Alla fine delle prove sono state tirate le somme e sono usciti i nomi dei vincitori, tutti premiati con medaglia, oro – argento e bronzo.

Lancio Vortex + gimkana, per la categoria non vedenti donne terzo posto De Vido Rosanna, secondo posto Romanello Lucia e primo assoluto Furlanetto Pierina.

Lancio Vortex + gimkana, per la categoria non vedenti donne terzo posto Carnevalle Cristiano, secondo posto Bassetto Roberto e primo assoluto Bordignon Giuseppe.

Lancio Vortex + gimkana, per la categoria volontari donne terzo posto Monego Piera, secondo posto Marini Roberta e primo assoluto Campion Mara.

Lancio Vortex + gimkana, per la categoria volontari uomini terzo posto Cescon Gianpaolo, secondo posto Pozzobon Moreno e primo assoluto Pelizzo Renato.

Abbiamo chiesto, ai consigli dell’UNIVOC e dell’UICI, di presenziare all’evento e di collaborare alla premiazione finale degli atleti.

Il pomeriggio si è concluso con un grande applauso a tutti i partecipanti, con la promessa da parte dei presidenti di una nuova gara in programma verso la tarda primavera e un vivo e un sentito ringraziamento per il lavoro svolto e gli sforzi profusi in tutti questi anni.

Nelle facce di tutti i presenti abbiamo potuto riscontrare felicità, contentezza e forse qualcuno anche un pochino di malinconia per non aver raggiunto certi risultati.

E’ sempre bello vincere un premio, sentirsi parte attiva della vita, aumentare l’autostima. Insomma procedere speranzosi nel futuro.  A volte, non raggiungere certi traguardi, è una molla per migliorarsi.

Crediamo che il grosso lavoro svolto in tutti questi anni sia stato principalmente “fare squadra”, luogo dove è possibile trascorrere alcune ore assieme ad altri che hanno gli stessi ideali e valori. Luogo dove potersi liberamente confrontare e sentirsi liberi e accettati per quello che si è realmente.

A noi, sembra proprio di esserci riusciti in questo obiettivo e di aver raggiunto livelli di condivisione anche elevati. Tutto ciò è frutto del lavoro, dell’impegno, della volontà, della disponibilità, della passione e amore di tutti e per tutti. Un ringraziamento davvero speciale lo desideriamo fare proprio al gruppo.

La promessa, che tutti noi ci facciamo, è quella di continuare ancora in questo percorso con lo stesso spirito e dedizione per un futuro migliore.

AUGURI A TUTTI.

Piovan Giovanni, Il gruppo “atletica”.

Cosenza – L’accessibilità agli orizzonti informatici: “un’opportunità per dare espressione all’unicità di chi vive la disabilità”, di Pierfrancesco Greco

Autore: Pierfrancesco Greco

Il simposio “La nuova società dell’informazione multimediale e la disabilità: problematiche e soluzioni a confronto”, svoltosi ieri mattina, nella Sala “Giorgio Leone” della Biblioteca Nazionale di Cosenza, ha visto confrontarsi autorevoli relatori, i quali, tratteggiando la possibilità di rendere, attraverso l’espansione della “democratizzazione” della rete e l’adeguamento dei sistemi informatici a ogni esigenza individuale, la nostra epoca più aperta sui temi dell’integrazione e dell’inclusione, hanno offerto un appassionante sguardo sui tempi di domani.

Un’analisi critica proposta in foggia circostanziata, dal punto di vista valoriale, normativo, scientifico e tecnico, su un aspetto, quale l’universalizzazione dell’accessibilità agli infiniti orizzonti che il web schiude al nostro tempo e alle nostre emozioni, attinente ai diritti, alla dignità e alla libertà delle esistenze che vivono la realtà della disabilità: il simposio “La nuova società dell’informazione multimediale e la disabilità: problematiche e soluzioni a confronto”, svoltosi ieri mattina, nella Sala “Giorgio Leone” della Biblioteca Nazionale di Cosenza, s’è rivelato articolato nei contenuti e rimarchevole nelle prospettive delineate. Promosso e organizzato dalla Biblioteca Nazionale di Cosenza e dal Consiglio Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, in collaborazione con la Sezione Territoriale UICI di Crotone, il MIBACT, l’U.N.M.S (Unione Nazionale Mutilati per Servizio), l’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) e il Liceo Classico Statale “Gioacchino da Fiore” di Rende, il convegno ha visto confrontarsi autorevoli relatori, i quali, tratteggiando la possibilità di rendere, attraverso l’espansione dell’accessibilità in rete e l’adeguamento dei sistemi informatici a ogni esigenza individuale, la nostra epoca più aperta sui temi dell’integrazione e dell’inclusione, hanno colorato la mattinata cosentina, durante la quale “lo stretto rapporto, consolidatosi negli anni, tra UICI e Biblioteca Nazionale – ha evidenziato il dottor Massimo De Buono, coordinatore dell’iniziativa e responsabile di quella che è la punta di diamante della succitata istituzione culturale cosentina, ovvero la sezione Braille  – ha dato respiro a un confronto di assoluto livello formativo, capace di offrire alla platea, occupata in gran parte dagli studenti del liceo scientifico rendese, l’occasione di riflettere sulla necessità e sulle possibilità di dare, attraverso l’ambito informatico, alla nostra società un profilo più ricco di umanità e competenze, le medesime  traenti linfa inesauribile dal vissuto, dai talenti e dalla sensibilità sgorganti dall’unicità connotante tanti nostri simili”. Un’unicità, quella connotante la disabilità, in cui “trova affermazione – ha asserito il dottor Carmine Vizza, Presidente provinciale dell’U.N.M.S. – il nostro diritto di far parte pienamente delle assise sociali”, alla cui “crescita – ha proseguito il Vicepresidente territoriale dell’Anmil di Cosenza, Antonio Domma – possiamo concorrere con successo”, rendendo valore “alla dignità di ogni individuo – ha affermato il Presidente provinciale dell’UICI di Cosenza, Franco Motta – e dando vigore alla costruttiva battaglia che ci vede in prima linea nello sforzo di abbattere ogni barriera, anche tecnologica, in linea con la mission dell’UICI e delle altre associazioni di tutela e rappresentanza dei disabili”, come l’ENS, l’Ente Nazionale Sordi, presente al convegno col presidente provinciale di Cosenza, Carmine Filice, il quale non ha fatto mancare il suo saluto ai convegnisti, auspicando “sempre maggiore interazione tra i sodalizi”, in apertura dei lavori, resi particolarmente significativi dal “corollario odierno, da questa casa del sapere, com’è consono definire questa biblioteca – ha osservato il Presidente Regionale dell’UICI, Pietro Testa – ; biblioteca che ci permette, ancora una volta, di dare voce alle nostre istanze, quelle portate avanti dall’UICI, il cui lavoro di rivendicazione sta producendo importanti risultati, tra cui spicca la recente legge regionale sui pluriminorati, la quale costituisce un nuovo motivo di slancio, per noi ciechi e ipovedenti, verso la costruzione di una realtà sociale accessibile in ogni settore, anche multimediale”.  Ma andiamo per ordine: cosa s’intende per accessibilità di un sito web? Sul sito dell’AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale (l’Agenzia pubblica istituita dal governo Monti, per dar seguito agli obiettivi dell’Agenda digitale italiana e contribuire alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione), che nel suo Piano Triennale per la Digitalizzazione della PA ha inserito un capitolo importante al riguardo, per “accessibilità di un sito web” s’intende la pratica di rendere i siti web (e le applicazioni) fruibili dal maggior numero di persone possibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro i quali, a causa di alcune disabilità, necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari, nel rispetto concreto di un principio morale, che offre diversi vantaggi, non solo alle persone fruitrici di contenuti online, ma anche per chi li pubblica; questo perché le grandi aziende tecnologiche, essendo molto attente alla democrazia di internet, spingono affinchè il web sia quanto più possibile un posto “per tutti”. Un concetto, questo, che è stato sviluppato nel corso del simposio,  il quale è risultato alquanto esaustivo in merito alla trattazione delle normative varate negli anni, per affrontare efficacemente le problematiche concernenti il rapporto tra informazione multimediale e disabilità. Ecco, ripartiamo da qui: “la disabilità – ha spiegato la dottoressa Annamaria Palummo, Consigliere Nazionale dell’UICI – assume il suo profilo di dimensione incidente nell’attivamente proficua esperienza esistenziale allorquando la realtà circostante risulta culturalmente ed empaticamente lacunosa in ordine all’efficace decodificazione emozionale e materiale di una condizione fisica e sensoriale contraddistinta da specifiche peculiarità; lacune ambientali di natura “ideale” che vanno a riverberarsi nel contesto strutturale, determinando l’inadeguata predisposizione di opportuni strumenti e ausili in grado di ridurre la discrasia tra condizioni fisiche e sensoriali differenti, da cui, in ultima analisi, dipende la manifestazione degli effetti fattuali in cui si sostanziano le difficoltà del diversamente abile e, quindi, la sua posizione di svantaggio sociale, avente come conseguenza esclusione, discriminazione, frustrazione. Questo, secondo me, è il fulcro della questione: è l’ambiente, la società, il limite in essa radicato a dare deleterio agio alle conseguenze di cui l’handicap è portatore e a creare intorno al disabile una bolla invisibile rispetto al resto del consesso civico. Insomma, il discorso della diversità viene fuori e diventa negativo nel momento in cui il contesto sociale non è attrezzato a ottimizzare le differenze, a far funzionare, questo è il termine esatto, le  peculiarità che esse, invece, schiudono.  Come osserva, in proposito l’OMS, mentre la minorazione è qualcosa che va a incidere sulla persona, l’handicap è, piuttosto, qualcosa che la persona riceve. Io, noi, quindi, veniamo definiti handicappati quando, nel contesto sociale, non siamo dotati di quegli strumenti funzionali al superamento del nostro limite. Questo è il punto nodale della questione concernente l’approccio alla realtà della disabilità, a cui dare sbocco attraverso specifici processi d’integrazione, per dare a ognuno di noi la possibilità di agire autonomamente nella società, per poter studiare, lavorare, vivere, dare forma al nostro progetto di vita. Qui è intervenuta l’ONU, che ha anche istituito nel 1981 la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, a pronunciarsi su tale questione, che è prima di tutto morale, affinché tutte le Nazioni del mondo lavorino sinergicamente, sulla base di un modello unico, sancito nel 2006, con la Convenzione dell’ONU sui diritti delle Persone con disabilità  – adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre di quell’anno, entrata in vigore il 3 maggio 2008, ratificata e resa esecutiva in Italia con la legge n. 38 del 3 marzo 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2009, con cui si è istituito (art. 3) l’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità  –, per rendere le situazioni sociali idonee a consentire a tutte le donne e a tutti gli uomini di avere pari diritti e opportunità, ossia lo spiegamento della libertà a ogni membro della famiglia umana.  La medesima libertà che, nel luglio del 1993, la Commissione Europea ha inteso esaltare, rendendo il 3 dicembre anche la Giornata Europea delle Persone con Disabilità, rivolta alla sensibilizzazione dei cittadini europei; la medesima libertà che, focalizzando l’attenzione sul tema del nostro convegno, deve trovare piena espressione anche nell’ambito multimediale, come peraltro previsto dalla normativa statale sull’accessibilità, ossia sulla capacità dei sistemi informatici di erogare servizi e fornire informazioni fruibili anche da parte di coloro i quali, a causa di disabilità, necessitano di tecnologie o configurazioni particolari. Una normativa che è stata introdotta in Italia all’inizio del 2004 con l’approvazione della legge 9 gennaio 2004, n. 4, proposta dall’allora Ministro per l’innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca, il quale ha fissato un importante punto per la concreta attuazione della democrazia digitale e per la riduzione del digital divide, ovvvero della disparità nelle possibilità di accesso ai servizi telematici. Purtroppo, questi principi, in certi ambienti, non si traducono ancora in concreta positività, dando luogo a stantie derive di marginalizzazione, soprattutto quando gli Enti, come i comuni o le Asl, non riescono ad affrontare efficacemente determinate questioni, non essendo in grado di dare quel sostegno costante che le Associazioni, come, nel mio caso, l’UICI, sono, invece, maggiormente preparate a offrire, fungendo, secondo il principio di sussidiarietà, da agenzie esecutive di quel lavoro di tutela che lo Stato prevede ma non esegue; quel lavoro attraverso cui andare oltre la bolla di cui si diceva prima, quella che isola il disabile, quella dell’indifferenza e quella determinante l’emarginazione. Ecco, l’obiettivo, di più, l’impegno per questa Giornata Internazionale delle persone con disabilità deve essere quello di infrangere questa bolla, con il soffio della conoscenza, della comprensione, della solidarietà; quel soffio vitale – ha sottolineato la dottoressa Palummo – che dona forza all’inclusione, all’integrazione, alla collaborazione, allo scambio ideale e materiale, sulle cui basi trova perno quella civiltà dei valori con cui illuminare la nostra Vita, anche contestualmente alla nuova società dell’informazione multimediale, quella trovante espressione in uno spazio virtuale che facilita e consente di vivere la modernità della vita a tutti noi, per mezzo del computer, degli smartphone con le varie app, che voi conoscete bene – ha argomentato il Consigliere Nazionale UICI, rivolgendosi ai tanti giovani presenti – e che costituiscono per noi disabili, in particolare per noi ciechi e ipovedenti, non solo la strada verso una piena conquista delle possibilità compendiate nella mondanità, dell’essere parte attiva di essa, ma anche una speranza: la speranza di affrancare la condizione della disabilità da quell’accezione intrinsecamente negativa che produce, in effetti, l’handicap, da superare attraverso la condivisione di un pensiero etico, aperto alle esigenze dell’altro, in grado di ridurre la distanza tra l’esigenza del disabile e il contesto esterno; in grado, sopra ogni altra cosa, di far maturare un senso comune solidale ed empatico, più avanzato, se possibile, di ogni convenzione, di ogni legge, di ogni articolo”. Nello specifico, la succitata legge 9 gennaio 2004, n. 4, “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”, ha l’obiettivo e la finalità di tutelare e garantire il diritto di accesso ai servizi informatici e telematici della pubblica amministrazione e ai servizi di pubblica utilità da parte delle persone disabili, in ottemperanza al principio di uguaglianza, statuito dall’articolo 3 della Costituzione. La legge n. 4 del 2004, una delle prime normative a livello europeo sull’accesso ai servizi informatici delle amministrazioni pubbliche da parte delle persone con disabilità, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 13, del 17 gennaio 2004. Successivamente, il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 245, del 19 ottobre 2012), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 294, del 18 dicembre 2012) ha disposto con l’articolo 9, comma 4, lettere a) e b) rispettivamente la modifica dell’articolo 3, comma 1, e dell’articolo 4, commi 4 e 5. Le disposizioni della legge n. 4 del 2004 sono state successivamente attuate: dal decreto del Presidente della Repubblica 1 marzo 2005, n. 75, “Regolamento di attuazione della legge 9 gennaio 2004, n. 4 per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 101, del 3 maggio 2005); dal decreto del Ministro per l’innovazione e le tecnologie 8 luglio 2005, “Requisiti tecnici e i diversi livelli per l’accessibilità agli strumenti informatici” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 183 dell’8 agosto 2005), che stabilisce le linee guida recanti i requisiti tecnici e le metodologie per la verifica dell’accessibilità dei siti Internet, nonché i programmi di valutazione assistita utilizzabili a tale fine; dal decreto del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione 30 aprile 2008, “Regole tecniche disciplinanti l’accessibilità agli strumenti didattici e formativi a favore degli alunni disabili” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 136 del 12 giugno 2008); dal decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 20 marzo 2013, “Modifiche all’allegato A del decreto 8 luglio 2005 del Ministro per l’innovazione e le tecnologie, recante: Requisiti tecnici e i diversi livelli per l’accessibilità agli strumenti informatici” (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 217, del 16 settembre 2013). Il 26 settembre 2018, poi, è entrato il decreto legislativo n.106/2018 (Riforma dell’attuazione della direttiva UE 2016/2102, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, Gazzetta Ufficiale n.221/2018), che aggiorna la legge Stanca, n.4/2004,  per usare la nuova e più appropriata definizione “persone con disabilità”, rispetto a “persone disabili”, introdotta dal decreto legislativo. Importanti, in particolare, sono le definizioni che la legge reca all’articolo 2, in tema di  “accessibilità”, intesa quale “capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie o configurazioni particolari, e, per l’appunto, di “tecnologie assistive”, ovvero “gli strumenti e le soluzioni tecniche, hardware e software, che permettono alla persona disabile, superando o riducendo le condizioni di svantaggio, di accedere alle informazioni e ai servizi erogati dai sistemi informatici”. I soggetti destinatari della legge, ai sensi dell’articolo 3, sono: le pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici economici, le aziende private concessionarie di servizi pubblici, gli enti di assistenza e di riabilitazione pubblici, le aziende di trasporto e di telecomunicazione a prevalente partecipazione di capitale pubblico, le aziende municipalizzate regionali, le aziende appaltatrici di servizi informatici. La legge si applica anche a tutti i soggetti che usufruiscono di contributi pubblici o agevolazioni per l’erogazione dei propri servizi tramite sistemi informativi o internet. Le disposizioni di legge non si applicano ai sistemi informatici destinati a essere fruiti da gruppi di utenti dei quali, per disposizione di legge, non possono fare parte persone disabili. Le disposizioni introdotte dall’articolo 9 del decreto-legge n. 179 del 2012 prevedono modifiche in ambito di accessibilità delle postazioni di lavoro e dei documenti pubblicati nei siti web delle pubbliche amministrazioni e introduce l’obbligo, a carico delle medesime, di pubblicare sul proprio sito web gli obiettivi annuali di accessibilità. E’ assegnato all’Agenzia per l’Italia digitale il compito di monitoraggio e d’intervento nei confronti dei soggetti erogatori di servizi, inadempienti in ordine all’accessibilità dei servizi medesimi. Per effetto delle disposizioni introdotte l’inclusione digitale deve essere garantita a tutti indipendentemente dal settore (pubblico o privato) e dal tipo di strumento di fruizione, con responsabilità specifiche in caso di mancato rispetto delle norme. L’Agenzia per l’Italia digitale ha emanato la circolare n. 61 del 2013, “Obiettivi di Accessibilità” (comunicato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 90, del 17 aprile 2013), relativa agli obblighi di accessibilità per le pubbliche amministrazioni.  A livello internazionale sono state definite e aggiornate le linee guida recanti standard per la realizzazione di siti web accessibili, grazie all’attività del World Wide Web Consortium, anche conosciuto come W3C, un’organizzazione non governativa internazionale (fondata nell’ottobre del 1994 presso il Massachusetts Institute of Technology da uno degli inventori del Web, Tim Berners-Lee, in collaborazione con il CERN) che ha come scopo quello di sviluppare tutte le potenzialità del World Wide Web e che rappresenta il soggetto al quale fa riferimento anche l’Unione europea: esso sviluppa specifiche tecniche e linee guida al fine di assicurare un’alta qualità tecnica ed editoriale. Infine, in sede europea, è stata pubblicata la direttiva UE 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio, in data 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, di cui gli Stati Membri sono stati chiamati a recepire i dettami entro il 23 settembre 2018. Un impianto normativo, nazionale e sovranazionale, corposo, insomma, quello inerente all’accessibilità degli strumenti informatici a cui è necessario corrisponda la sedimentazione di una nuova coscienza civica, da costruire nell’ambito di un rinnovamento culturale, su cui alzare la soglia di attenzione in merito a una questione cruciale, attinente al diritto, intangibile per ogni essere umano, di entrare liberamente e autonomamente in relazione con i propri simili, con l’ambiente che ci circonda, con la conoscenza che esso custodisce ed elargisce, con gli interessi e le passioni che in esso albergano e che esso suscita: società, ambiente, conoscenza, interessi, passioni che, grazie alla grande finestra virtuale, assumono dimensione planetaria, universale, illimitata, in linea con le opportunità offerte dalle tecnologie contemporanee; “quelle opportunità – ha concluso la dottoressa Palummo –  a cui l’etica e la civiltà, di cui è formalmente investita la nostra epoca, impongono di valicare ogni barriera, culturale, mentale e materiale, tra abilità e disabilità, rendendo congruenti forma e sostanza, ovvero dando effettività, sulla base di corrette condotte psicologiche e fattuali, e attraverso adeguati ausili e strumenti, a quei principi, a quei valori, a quelle norme che riconoscono a ognuno di noi la facoltà di fare la nostra parte e di realizzare la nostra personalità, in ogni ambito della vita associata”. L’inclusione e l’integrazione sono, in ultima analisi, mete che noi scorgiamo, che abbiamo iniziato a delineare, ma che ancora non abbiamo fatto pienamente nostre; quell’inclusione e quell’integrazione  che,  anche nel contesto informatico, possono migliorare la quotidianità di ogni individuo, non solo del disabile, contribuendo a rendere, nella pratica, facilmente utilizzabili i sistemi e le reti multimediali a più ampi gruppi di utenti, come coloro che usano dispositivi mobili o che navigano con una connessione internet lenta; quell’inclusione e quell’integrazione che, nell’ambito della Pubblica Amministrazione, aiutano a promuovere l’immagine relativa al senso etico  degli Enti;  quell’inclusione e quell’integrazione che risultano particolarmente complesse inerentemente alla dimensione della disabilità visiva, o meglio, alla ricerca della strada volgente verso l’obiettivo di rendere integrazione e inclusione dei soggetti con disabilità visiva fattori fattuali; una sfida rispetto a cui una funzione precipua svolge la tiflologia, ovvero la scienza che studia le condizioni di vita e le problematiche delle persone con disabilità della vista, al fine di indicare soluzioni per attuare la loro piena integrazione sociale, professionale e culturale; tiflologia che include diverse aeree di studio, quali la tiflopedagogia, la tiflodidattica,  la tiflotecnica, che si occupano dell’educazione e della formazione di coloro i quali sono interessati da minorazione visiva, dello sviluppo cognitivo, della crescita in tutti i loro aspetti, nel campo della relazione, della comunicazione, dell’autonomia orientata all’inclusione della persona, anche in presenza di disabilità plurime, dando grande spazio alle questioni della riabilitazione e dell’assistenza socio-sanitaria, sia nella fase dell’età evolutiva, sia in quella dell’età adulta. Fasi della vita che la tiflologia aiuta ad affrontare al meglio, anche al cospetto della nuova società dell’informazione multimediale, ove la bussola è “la tifloinformatica, ossia – ha spiegato il dottor Carlo Bruni, educatore tiflologico – la scienza che si occupa degli strumenti informatici e delle connesse metodologie d’uso necessarie per l’utilizzo del computer da parte di utenti con disabilità visiva. Nei processi educativi e/o riabilitativi di un cieco o di un ipovedente, la tifloinformatica ha un’importanza fondamentale, in quanto, attraverso gli ausili specifici, di cui si dirà in seguito, fornisce al disabile visivo ottime opportunità d’informazione e di comunicazione, durante i percorsi di studio, nell’inserimento lavorativo e nell’integrazione sociale. L’uso corretto e proficuo delle moderne tecnologie informatiche innalza, nell’utilizzatore non vedente, l’autostima, vera conditio sine qua non, senza la quale il disabile visivo abbandonerebbe ogni percorso di crescita e d’integrazione. Ogni piccolo passo avanti conseguito porta al raggiungimento, prima parziale, poi persino, in alcuni casi, totale, dell’autonomia, che è il traguardo più alto che ogni portatore di handicap si prefigge di raggiungere. Bisogna, però, essere realistici e considerare che anche le nuove tecnologie hanno dei limiti; così avviene anche nel caso della più moderna e innovativa strumentazione pensata per gli utenti disabili visivi. Gli ausili in se stessi non possono abbattere completamente le barriere dell’handicap, nel nostro caso dell’handicap visivo. Infatti, risultano pienamente fruibili, per esempio, i programmi per la gestione dei testi e quelli che permettono la connessione e la navigazione in internet; al contrario quelli che si riferiscono alla grafica o alla modifica delle immagini possono essere usati solo parzialmente dagli utenti non vedenti. Va precisato, comunque, che il personal computer usato dal disabile visivo è un normalissimo computer, corredato da opportuni ausili che ne consentono l’utilizzo da parte di questo particolare utente. La tastiera da utilizzare per un disabile visivo, parziale o totale, è la normale tastiera del PC, fisso o portatile (notebook) che sia. La cosa più assurda è affermare che il cieco/ipovedente abbia bisogno di una tastiera particolare: il cieco, come ogni utilizzatore normodotato, dovrà imparare la tastiera a memoria (tecnica dattilografica), partendo dalla corretta posizione di partenza delle mani sulla tastiera: indice sinistro sul tasto f e indice destro sul tasto j, con i tasti f e j che sono sempre tattilmente riconoscibili, avendo un puntino, o un trattino, o qualsiasi altro segno in rilievo.  Ma vediamo rapidamente quali sono e in cosa consistono gli ausili tifloinformatici, illustrandone il funzionamento, accompagnato da riflessioni relative all’importanza che gli stessi assumono per i non vedenti, a iniziare da quello che può definirsi l’ausilio principe della tifloinformatica: lo “screen reader” (lettore dello schermo). Banalmente siamo abituati, per ragioni che possono definirsi “storiche”, a definire “sintesi vocale” il sistema che vocalizza quanto presente sullo schermo. In realtà, è appunto un sistema composto da due entità ben distinte per funzioni, modalità di funzionamento e costo. Agli albori dell’informatica di massa (periodo di riferimento fine anni 80/primi anni 90) il sistema operativo dei pc era il DOS. Con quel sistema operativo, e con la tecnologia di allora, lo screen reader era un piccolo software di lettura della “memoria video” e il sintetizzatore vocale era un ingombrante, pesante e scomodo dispositivo hardware. Il tutto veniva chiamato sintesi vocale, anche ad “alti livelli”: nel nomenclatore tariffario, si continua ancora adesso a parlare di sintetizzatore vocale e non si fa alcun accenno allo screen reader. Con l’avvento dei sistemi operativi a interfaccia grafica Windows, con tutti i pc ormai dotati di scheda audio, la sound blaster, il dispositivo hardware perde significato, la produzione del suono avviene direttamente all’interno del computer, ma diventa importantissimo il software incaricato di leggere la schermata (questo a causa dell’architettura dello stesso windows, che non consentiva l’accesso diretto alla memoria video). Il sistema adesso è tutto software, cosa che aumenta l’importanza dello screen reader; esso diventa più difficile da progettare, diventa molto più costoso. Il prodotto è cambiato, si è migliorato, ma le nostre abitudini mentali e il nostro lessico specifico non si sono evoluti, per cui continuiamo a parlare di sintesi vocale riferendoci al sistema sintesi-screen reader. Lo screen reader non gestisce solo la sintesi vocale, esso è necessario anche per poter utilizzare il display braille, il cui uso è importantissimo: utilizzare esclusivamente la sintesi vocale, causerebbe nel tempo quello che viene definito “analfabetismo di ritorno”. La voce meccanica non perfetta delle sintesi spesso genera confusione e comporta ignoranza del lessico e della sintassi della lingua italiana; ovviamente succede ancor peggio nelle lingue straniere. Un altro strumento è il Display braille, detto anche “barra braille”, che è un apparecchio hardware riportante una schiera di celle braille disposte su una riga. Una cella braille è un dispositivo molto complesso, composto da 8 elementi ceramici che, grazie ad un sistema piezoelettrico, si sollevano in modo da visualizzare in braille le indicazioni ricevute dallo screen reader. La funzionalità del display braille è dinamica, nel senso che quanto visualizzato nella riga braille cambia a seconda delle informazioni che lo screen reader legge sullo schermo. Spesso il display braille possiede una serie di tasti che consentono di navigare nello schermo senza utilizzare la tastiera del pc, e quindi senza spostare il cursore, e dispone anche di un’altra tipologia di tasti per richiamare il cursore, consentendo di spostarlo direttamente da una parte all’altra dello schermo (emulazione del mouse). Naturalmente, per utilizzare il display braille in maniera proficua è indispensabile che l’utente abbia un’ottima conoscenza del braille e un’alta velocità di lettura. Non ho trovato alcuna particolare difficoltà tra coloro che, da buoni braillisti con alta velocità di lettura, ho seguito nell’avventura del cosiddetto “braille informatico”; ognuno di essi ha carpito facilmente e velocemente le differenze con il braille tradizionale e le nuove caratteristiche offerte dai due puntini in più. Se, invece, l’utente ha un residuo visivo sufficiente a leggere autonomamente testi a caratteri ingranditi, allora potrà utilizzare un software ingrandente. I software ingrandenti possono essere immaginati come una lente d’ingrandimento all’interno del PC, che può visualizzare in maniera ingrandita quanto contenuto nella schermata di windows. Naturalmente, a ingrandimenti maggiori corrisponde una porzione di schermo visualizzata sempre più piccola. Infatti, per chi necessita d’ingrandimenti superiori a 4/5 volte, si presenta inevitabilmente la possibilità di perdere l’orientamento all’interno della pagina, specialmente quando si sta utilizzando il pc per navigare in internet. In tal caso, il problema viene risolto con l’utilizzo di uno screen reader con sintesi vocale – spesso, anche se più “leggero” e meno performante di uno screen reader classico, è contenuto nello stesso software ingrandente – . Quasi tutti i software ingrandenti presenti sul mercato offrono alte possibilità di personalizzazione, così come anche il Magnifier, software d’ingrandimento contenuto nello stesso Windows. Essi, infatti, consentono una personalizzazione del puntatore del mouse, in modo da aumentarne la visibilità: puntatori di diverse grandezze e colori, con elementi che evidenziano la posizione dello stesso (un cerchio, un quadrato, una croce a tutto schermo centrati sulla posizione del puntatore). Consentono altresì di ingrandire tutto lo schermo o di dividere lo schermo in due parti (in una viene visualizzata la parte ingrandita, nell’altra la schermata per intero), di utilizzare la funzione “lente d’ingrandimento” (ingrandendo solo una porzione di schermo, centrata sul puntatore del mouse), di invertire i colori o di cambiare i colori visualizzati. Da non dimenticare è, inoltre, la stampante braille, un dispositivo che consente di punzonare un testo in braille o elementi grafici a rilievo su carta a varia grammatura. E’ banale affermare che una stampa braille fatta su un foglio di carta a grammatura 80 (quella che normalmente si usa per fotocopie o stampe in nero) avrà poca durata: dopo qualche lettura la carta si rovina e diventa illeggibile al tatto. Esistono stampanti braille in grado di stampare su ambedue i lati del foglio (interpunto), sfalsando leggermente l’impaginazione in modo che i puntini non si sovrappongano. Il testo, specie se elaborato con un programma di videoscrittura complesso (ad esempio Winword), avrà bisogno di essere preparato per la stampa braille, con una nuova formattazione, eliminando alcuni caratteri e proprietà non traducibili in braille. A tale scopo esistono vari software a disposizione, dai più semplici e intuitivi, che consentono stampe senza troppe pretese, ai più professionali, utilizzati nei centri di trascrizione più avanzati del nostro Paese. Infine, occorre fare un cenno alle grandi praterie d’accessibilità che oggi offrono gli smartphone, i sistemi integrati di tali strumenti, difatti costituenti il mezzo principale utilizzato per diverse funzioni, le quali prima “passavano” dal computer; funzioni la cui esecuzione adesso risulta enormemente semplificata da queste nuove tecnologie, in grado di dare a chi vive la disabilità visiva immense opportunità, le quali non devono, in ogni caso, distogliere i ragazzi dall’apprendimento degli altri sistemi operativi, come la tastiera, a cui occorre accostarsi con interesse – ha concluso il dottor Bruni –, al fine di sedimentare un bagaglio di competenze col quale affrontare e superare le barriere che una società in continua evoluzione presenta sul nostro cammino”. Un cammino ancora arduo, ogni giorno più arduo, la cui felice evoluzione potrà trovare spazio nell’accesso ai mondi inesplorati dell’universo multimediale, vera frontiera di una società effettivamente integrata, aperta e inclusiva: una società, insomma, progredita e moderna, in ogni aspetto della sua essenza.

Il Presidente Regionale UICI, Pietro Testa, il dottor Massimo De Buono e il Consigliere Nazionale UICI Annamaria Palummo

Il presidente regionale UICI Pietro Testa, il dottor Massimo De Buono e il Consigliere Nazionale UICI Annamaria Palummo

È accaduto ancora una volta!, di Alfio Pulvirenti

Il 7 dicembre, gli ex allievi si riunivano per la seconda volta presso l’istituto per ciechi “T.A.Gioeni” di Catania. La circostanza, oltre a favorire l’incontro fra amici che non si vedevano da quando avevano lasciato l’istituto, è stata l’opportunità per affermare, ancora una volta, che l’istituto “Gioeni” è dei ciechi.

Gli ex allievi hanno intrapreso un’azione di contatto con la politica, in sinergia con la sezione locale dell’UICI, per contrastare l’intenzione, da parte delle istituzioni, di destinare ad un uso diverso gli spazi dell’Istituto, distogliendolo dagli scopi per cui il Barone Gioeni lo aveva donato.

La stampa, volta ad elogiare il virtuosismo della IPAB, riferendosi all’istituto, lo identifica come “un tempo istituto per ciechi e oggi IPAB” ma proprio la presenza degli ex allievi, volta a presidiare la “proprietà” dei ciechi, smentisce quest’affermazione.

Gli ex allievi sono solo una fascia della popolazione dei “proprietari” dell’istituto ma le future generazioni di ciechi e le loro famiglie debbono trovare in questa sede il rifugio, il sostegno ed il supporto necessari per affrontare i diversi ostacoli che, come nel passato, ancora oggi e poi domani non muteranno perché correlati alla cecità.

14° Edizione del Premio di lettura “Louis Braille”, di Pietro Piscitelli

Autore: Pietro Piscitelli

Il 9 novembre scorso si è tenuta a Tirrenia (Pisa) la Finale del Concorso nazionale di lettura “Louis Braille”, giunto alla sua 14° Edizione.

Il Concorso, organizzato dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita”, ha una valenza nazionale in quanto coinvolge tutte le sezioni territoriali e i Consigli Regionali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. A tal fine l’iniziativa rappresenta da lungo tempo un’ulteriore testimonianza della solida collaborazione tra i due Enti, che per mesi hanno lavorato anche per questa edizione in sinergia.

Le Fasi del Concorso sono state infatti le seguenti: da gennaio a marzo si è tenuta la Prima Fase, quella Provinciale, durante la quale i partecipanti di tutta Italia potevano competere con altri partecipanti dello stesso territorio nella lettura in braille di un brano non scolastico e sconosciuto al lettore.

Fin dalla prima fase i concorrenti sono stati divisi in 6 categorie:

  1. Scuola primaria – 1° ciclo;
  2. Scuola primaria – 2° ciclo;
  3. Scuola secondaria di primo grado;
  4. Scuola secondaria di secondo grado – biennio;
  5. Scuola secondaria di secondo grado – triennio;
  6. Università e adulti.

Con tutta evidenza, la divisione in categorie ha consentito il confronto tra persone che potessero essere quanto più possibile vicine come età e quindi anche come esperienza e bagaglio culturale.

Nella seconda fase, ovvero quella Regionale svoltasi da aprile a giugno, coloro che si sono qualificati a livello provinciale sono stati valutati dai Consigli Regionali UICI, che hanno poi scelto le persone che avrebbero rappresentato la rispettiva Regione a livello nazionale.

Una volta selezionati i 30 finalisti per la fase Nazionale, numero che si è ridotto per cause di forza maggiore a 21 candidati, essi hanno partecipato alla finale presso il Centro Le Torri – Olympic Beach di Tirrenia (Pisa), e questi si sono esibiti di fronte ad una Commissione giudicatrice così composta:

  1. Pietro Piscitelli: Presidente della Biblioteca Italiana per i Ciechi;
  2. Nicola Stilla: Presidente del Club Italiano del Braille;
  3. Armando Giampiero: insegnante;
  4. Raffaele Rosa: Presidente della sezione provinciale UICI di Salerno;

I lavori sono iniziati alle 09,00, con un solo intermezzo tenutosi alle 11,30 per l’intervento del Dr. Mario Barbuto, Presidente Nazionale UICI, che tra l’altro ha dichiarato: “sarei stato felice di poter presenziare, ma impegni presi molto tempo fa non me lo hanno consentito. Avevo però il desiderio di sottolineare, una volta di più, l’importanza del Concorso, che si rivolge ad una platea vastissima che comprende tutte le Regioni Italiane. È grazie ad occasioni come questa che si può ribadire l’importanza del metodo braille, ed evidenziare quanto esso sia uno strumento efficace per tutti i non vedenti che lo hanno utilizzato in passato, nel presente e certamente anche in futuro”.

La valutazione dei partecipanti ha tenuto conto, come da bando di Concorso, della precisione nella lettura, della fluidità, della correttezza, della postura e della espressività dimostrate. Terminate le esibizioni di tutti i lettori, la Commissione ha espresso un voto in quarantesimi che ha decretato i posizionamenti finali.

Il punteggio minimo da ottenere per risultare vincitori era stato fissato dalla Commissione in 32/40, e solo nel caso di una categoria (Scuola secondaria di secondo grado – biennio) tale soglia non è stata superata: pertanto, nessuno dei finalisti ha ottenuto il premio.

Per quanto riguarda le altre categorie i vincitori sono stati:

Ficetola Gioia (Marche): Scuola primaria – primo ciclo;

De Austria Hernandez Mark Aaron (Sardegna): Scuola primaria – secondo ciclo;

Lincetto Benedetta (Veneto): Scuola secondaria di primo grado;

Papaccio Raffaella (Campania): Scuola secondaria di secondo grado – triennio;

Cicciarella Giuseppe (Toscana): Università e Adulti.

Un premio speciale è stato inoltre assegnato alla Classe 5^A della Scuola primaria “Aurelio Saffi” di Carrara, facente parte dell’Istituto Comprensivo di Carrara e Paesi a Monte. Tra le classi che hanno imparato il sistema braille, infatti, la 5^A si è particolarmente distinta per il proprio impegno e dedizione, portando a termine un progetto a tutto tondo sulla disabilità visiva che ha visto coinvolta anche la UICI di Massa Carrara.

A ritirare il premio erano presenti gli insegnanti della Classe, l’alunna non vedente Martina Sironi, il Presidente del Consiglio regionale UICI Toscana, nonché consigliere della Biblioteca Antonio Quatraro e il delegato della UICI di Massa Carrara Fabrizio Alberti.

Vale la pena di sottolineare come certamente il Concorso nazionale di lettura “Louis Braille” sia nato per mettere a confronto i non vedenti di tutta Italia riguardo alla padronanza che essi hanno del sistema, ma anche per sensibilizzare la cittadinanza su ciò che l’invenzione di Braille ha rappresentato e rappresenta tuttora per i non vedenti di tutto il mondo.

Per questo l’auspicio è che sempre più classi scelgano di cimentarsi nell’apprendimento del sistema, anche per via della manualità e velocità di pensiero che esso richiede per poter essere padroneggiato a un livello quantomeno accettabile.

La partecipazione ad iniziative di questo tipo non è mai troppa, e per la prossima edizione del Concorso è lecito attendersi un numero di partecipanti superiore a quello della 14° Edizione già ormai archiviata.

Ufficio Postale on line, di Nunziante Esposito

Anche se Poste Italiane ha un sito che in massima parte possiamo usare senza problemi, avere un servizio postale semplificato non fa male a nessuno, anzi, che ben vengano servizi accessibili on line che ci consentono di evitare di fare file negli uffici postali o di inviare gratuitamente un fax. E, come vi potrete rendere conto da questo articolo,  di questo si tratta.

Quando il lettore di Uiciechi.it, Felice Palumbo, mi ha fatto questa segnalazione, non ero molto convinto di trovare un servizio di questo genere per la posta privata che, come sicuramente sapete, concorre con Poste Italiane.

Attivato il browser per la navigazione con la URL che mi ha inviato via posta: https://www.letterasenzabusta.com/ mi sono immediatamente reso conto di avere aperto un sito non proprio completamente accessibile, ma usabile in ogni sua parte, con un menu e delle funzionalità abbastanza semplici da utilizzare.

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Catania – L’UICI di Catania per la Giornata internazionale dei diritti dei bambini, di Anna Buccheri

Autore: Anna Buccheri

Da mercoledì 20 novembre 2019, XXX Giornata internazionale dei diritti dei bambini, a martedì 10 dicembre l’Unità Mobile Oftalmica Diagnostica dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (fornita per l’occasione dal Consiglio Regionale Sicilia) fa tappa a San Michele di Ganzaria, San Cono, Mirabella Imbaccari e Militello in Val di Catania per offrire a 1000 bambini tra i 3 e gli 11 anni uno screening oculistico gratuito. Sono coinvolti l’IC “De Amicis” con le tre sedi di San Michele di Ganzaria, San Cono e Mirabella Imbaccari e l’IC “Carrera” di Militello in Val di Catania. L’Unità Mobile Oftalmica Diagnostica sarà di fronte alle scuole: a San Michele di Ganzaria e San Cono dal 20 al 27 novembre, a Mirabella Imbaccari dal 27 novembre al 3 dicembre e a Militello in Val di Catania dal 4 al 10 dicembre. L’iniziativa rientra nella campagna di prevenzione Occhio ai bambini promossa dall’IAPB a cui l’UICI di Catania ha aderito con generosità, spirito di servizio alla comunità, impegno sociale e senso di responsabilità in una prospettiva di cittadinanza attiva. I disabili visivi sono in prima linea nella battaglia per la salute e il benessere, scendendo in campo fattivamente, soggetti propositivi che agiscono sul territorio e per il territorio.

In questa iniziativa la Presidente UICI di Catania, Rita Puglisi, ha trovato perfetta rispondenza e adesione da parte dei sindaci dei quattro paesi coinvolti: Giovanni Petta  sindaco di San Michele di Ganzaria, Nuccio Barbera sindaco di San Cono, Giovanni Ferro sindaco di Mirabella Imbaccari, Giovanni Burtone sindaco di Militello in Val di Catania che hanno sottolineato la necessità di assicurare ai bambini tutele e cure e di proteggerne la vulnerabilità, essendo compito degli amministratori quello di creare le condizioni affinché desideri, sogni e diritti dei giovani vengano rispettati e realizzati.

Altrettanto impegno e vigile attenzione hanno mostrato la Dirigente Scolastica dott.ssa Maria Grazia De Francisci dell’IC “De Amicis” con le tre sedi di San Michele di Ganzaria, San Cono e Mirabella Imbaccari e il Dirigente Scolastico dott. Giuseppe Calleri dell’IC “Carrera” di Militello in Val di Catania che hanno visto nell’iniziativa un’importante opportunità per far comprendere ai bambini il valore della prevenzione a partire dalla più tenera età perché la scuola oltre ad essere luogo di istruzione è anche luogo di formazione e di crescita umana di tutti gli alunni che possono imparare quanto sia fondamentale la tutela della propria salute.

La mattina del 20 novembre presso la Sala Consiliare di San Michele di Ganzaria con i sindaci dei paesi coinvolti e dei Dirigenti Scolastici degli Istituti Comprensivi ci sarà un incontro di apertura dell’iniziativa.

Il 20 novembre pomeriggio inoltre presso l’Ambulatorio di prevenzione oftalmologica pediatrica della sede dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti in via Louis Braille 6 a Catania, inaugurato il 13 dicembre dell’anno scorso e nato dalla convenzione con il San Raffaele di Milano, si visiteranno 15 bambini che si trovano in situazione di disagio culturale o socio-economico. L’UICI di Catania prosegue così il percorso di solidarietà cominciato l’anno scorso quando la Presidente Rita Puglisi ha voluto lanciare un segnale in occasione dell’8 marzo, Giornata della donna, con l’offerta di una visita di prevenzione oculistica pediatrica per alcune bambine siriane del Centro Astalli e il 20 giugno, Giornata del rifugiato, per alcuni bambini del Centro Astalli. La Presidente UICI di Catania fa appello alle energie positive della società, solo lavorando insieme si può costruire e i disabili visivi vogliono e possono essere cittadini tra cittadini, vogliono esserci e partecipare per il riconoscimento dei diritti di ognuno e per una piena e completa accessibilità che rende le persone libere, realizzate e migliori.

Modena – Giovanni Piani: Un grande Modenese

“È venuto a mancare all’affetto di tutti i ciechi modenesi (e non solo Modenesi) Giovanni Piani. Un uomo, un non vedente che ha fatto moltissimo per tanti ciechi come Lui.
Giovanni; era nato a Pavullo un comune del nostro Appennino nel 1928. All’età di 12 anni ha perso la vista a causa di un incidente sul lavoro (a quei tempi si lavorava già da bambini). Entrato nell’istituto per ciechi di Reggio Emilia, si è abituato rapidamente alla nuova condizione, cercando con forza di darsi un’istruzione e una professionalità, che gli ha consentito di assicurarsi un impiego alla Cassa di Risparmio di Modena come centralinista, ma sopratutto, si è integrato in quella nuova realtà dei non vedenti, cercando il modo di aiutare i tanti che si trovavano nelle sue medesime condizioni, impegno questo, che lo ha portato alla presidenza della sezione provinciale della neonata unione italiana dei ciechi, avviando al lavoro moltissimi ciechi modenesi.
Ma Giovanni oltre al suo entusiasmo aveva anche una lungimiranza innata, la capacità di cogliere il futuro con il suo progresso tecnologico e non perdeva occasione per entrarvi con curiosità, per valutare se vi fossero opportunità per nuovi impieghi lavorativi o qualsiasi cosa che potesse tornare utile a facilitare la vita dei non vedenti. Infatti, la sezione di Modena, di cui è stato presidente per diversi decenni, sotto la sua guida e grazie alla sua incessante attività ed intuizione all’inizio dell’era informatica si è dotata dei primi computer, e ha organizzato i primi corsi di informatica di base cominciando in oltre a stampare libri in braille, tutto ciò senza dimenticare lo svago, infatti, la sezione di Modena fu uno dei principali sostenitori economici della costruzione del centro le Torri a Tirrenia (località marina in Toscana), un albergo costruito e gestito su misura per i non vedenti di tutta Italia.
Giovanni era anche un uomo ricco di umanità e di ironia, e, a chiunque con problemi di vista gli si presentasse per la prima volta, aveva sempre la parola giusta per confortare, il motto di spirito per sdrammatizzare, il consiglio buono per aiutare ad affrontare la vita senza timori, in modo nuovo, con strumenti diversi e soprattutto gli garantiva tutto il suo impegno per trovargli una nuova occupazione. Nessuno doveva rimanere indietro e soprattutto, tutti dovevano potersi mantenere e mantenere la loro famiglia con dignità e soddisfazione.
Molti cittadini modenesi, hanno imparato a conoscerlo e a stimarlo, senza fargli mancare mai l’affetto, testimoniato anche da grandi e piccoli contributi per la sezione, e anche grazie a questi modenesi la sezione ha raggiunto traguardi inimmaginabili, rari in altre realtà italiane.
La nostra città e i ciechi Modenesi con Giovanni Piani hanno perso un grande uomo che ha lasciato a Modena e ai ciechi un patrimonio umano e una struttura organizzata di servizi di cui gli saremo per sempre grati.”

Il Consiglio Direttivo
UICI Modena

Catanzaro – Lo sviluppo dei servizi per i ciechi pluriminorati: una legge, un primato calabrese, una conquista di civiltà, di Pierfrancesco Greco

Il progetto, inerente alla Legge Regionale 17/2019, è stato illustrato venerdì scorso, in una conferenza stampa, presso la Sala Oro della “Cittadella” della Regione Calabria, a Catanzaro.

Una grande alba di progresso sociale, per la Calabria e per tutti i ciechi pluriminorati, i quali aspettavano da tempo un atto capace di dare dimensione fattuale alla vicinanza delle istituzioni rispetto alla quotidianità dei ciechi e degli ipovedenti: il Progetto per lo sviluppo di servizi in favore delle persone cieche pluriminorate, inerente alla Legge Regionale 17/2019 “Interventi per l’assistenza a favore dei ciechi pluriminorati”, presentato venerdì mattina, durante una conferenza stampa svoltasi presso la Sala Oro della “Cittadella” della Regione Calabria, a Catanzaro, non è solo un’azione di riconoscimento verso la situazione di difficoltà che vivono ogni giorno i ciechi pluriminorati, bensì va a sancire la volontà d’intervenire da parte dell’istituzione Regione, attraverso uno strumento formale, qual è una legge contemplante le misure positive da adottare verso queste persone svantaggiate; un atto che, oltre a costituire la prima legge in Italia a supporto della categoria dei ciechi pluriminorati, e, perciò, a consentire alla nostra Regione, e ai suoi amministratori, di raggiungere un primato positivo a livello nazionale, rappresenta un fatto concreto di vicinanza e sostegno della politica a favore dei disabili e delle famiglie che vivono affettivamente tale condizione. “È una risposta di civiltà e di correttezza da parte dell’Istituzione regionale calabrese – ha affermato la dottoressa Annamaria Palummo, Consigliere Nazionale dell’UICI, a fronte di una richiesta, anzi di un bisogno afferente al diritto di esistere, nonostante le gravi pluriminorazioni; una richiesta e un bisogno perpetuati nel tempo, in attesa di comprensione, grazie alla forza, alla tenacia, allo spirito di Unione dei dirigenti calabresi, guidati dal presidente regionale UICI, Pietro Testa, e dalla presidente della sezione Uici di Catanzaro e Presidente della IAPB per la regione Calabria, Luciana Loprete. Pertanto esprimo gratitudine, in rappresentanza anche del Presidente Nazionale UICI, dottor Mario Barbuto, per tale dono esclusivo della nostra Regione Calabria, che, a differenza dell’indifferenza – scusate l’artificio verbale – imperante in altre realtà regionali, palesa attenzione verso il nostro anelito a essere parte attiva del consesso civico, permettendoci di portare a casa un’azione positiva affermante, in foggia concreta, il principio di sussidiarietà. Questa legge costituisce un fiore all’occhiello per una Regione sovente associata a circostanze poco edificanti; questa legge ribalta certi paradigmi; questa legge è un faro di valori che trae linfa dalla nostra vita e dalla nostra terra: come disabili visivi e, soprattutto, come calabresi, dobbiamo esserne orogogliosi”. Nello specifico, la Legge regionale 31 maggio 2019, n. 17 – alla cui approvazione, che ha trovato consenso unanime in Consiglio, hanno dato fondamentale contribuito il Presidente Mario Oliverio, insieme al Presidente della III Commissione, Michelangelo Mirabello, al Presidente della II Commissione, Giuseppe Aieta, all’Assessore al Welfare, Angela Robbe, e al Presidente del Consiglio, Nicola Irto – è uno strumento attraverso cui la Regione Calabria, come spiegato dall’Avvocato Annunziato Denisi consulente legale UICI Calabria, promuove e finanzia progetti e attività rivolte all’inclusione sociale e alla piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società in generale dei ciechi pluriminorati, avvalendosi dell’Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti (UICI) – Consiglio Regionale Calabria – Onlus, e dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (IAPB) – Comitato Regionale Calabria, in forza del protocollo d’intesa sottoscritto il 23 ottobre 2012 tra Regione Calabria, dipartimento competente in materia di politiche sociali, IAPB Calabria e UICI Calabria. In base al testo della norma, i progetti sono presentati ogni anno entro il 30 marzo, dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (IAPB) – Comitato Regionale Calabria – e dall’Unione italiana ciechi e ipovedenti (UICI) – Consiglio Regionale Calabria Onlus – all’assessorato competente in materia di politiche sociali, che provvede all’approvazione. Da parte loro, il Consiglio Regionale Calabria UICI e il Comitato Regionale Calabria IAPB, entro il 30 giugno di ciascun anno, trasmettono, all’assessorato regionale competente in materia di politiche sociali, una relazione sull’attività svolta nell’esercizio dell’anno precedente. In particolare, attraverso questa legge, la Regione favorisce e sostiene tutti i progetti realizzati sul territorio regionale, rivolti a tutte le fasce di età, finalizzati alla prevenzione, alla riabilitazione visiva e all’integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati, attraverso progetti di informazione, prevenzione e riabilitazione visiva, nonché attraverso servizi specializzati rivolti ai ciechi pluriminorati, in grado di affrontare efficacemente eterogenee disabilità con interventi di trattamento e cura tali da favorire, come già evidenziato, l’educazione, l’inserimento sociale, il riconoscimento e la tutela dei diritti di pari opportunità nella scuola, nel lavoro e nella società. Sì, questa volta noi calabresi dobbiamo essere veramente orgogliosi: orgogliosi di “una bella pagina che – ha affermato il Presidente Luciana Loprete – vola alto, oltre ogni campanilismo e partigianeria, oltre ogni barriera, illuminando di umanità un modo efficace di fare politica”, avente quale astro di riferimento, come sottolineato dal Presidente UICI Pietro Testa, “il servizio verso una società civile che oggi è più giusta, più inclusiva, più vera”.