C N L P – “Il mio lungo viaggio”, di Piero Angela

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Il mio lungo viaggio”, di Piero Angela – Numero Catalogo: 89624

Con questo libro, Piero Angela ci accompagna in un viaggio diverso, attraverso due secoli e molti continenti, in mezzo a mille peripezie, incontri, scoperte e avventure: la sua vita. Il principe della divulgazione televisiva, l’autore di decine di bestseller che hanno svelato a tre generazioni di italiani la bellezza della scienza, stavolta ha scritto un libro diverso: «Non è un libro di divulgazione scientifica, ma un racconto personale dedicato al pubblico che da tanti anni mi segue nel mio lavoro, spesso con vero affetto … Il libro racconta le mie esperienze di lavoro, il ‘dietro le quinte’ di oltre mezzo secolo di televisione … Ma per la prima volta rispondo anche a certe domande che spesso mi vengono rivolte in occasione di incontri o conferenze, e che riguardano la mia vita, la mia formazione, gli inizi in RAI, il pianoforte, persino la mia infanzia». Nato nel 1928, testimone oculare di due secoli, ci racconta in modo vivido l’Italia degli anni Trenta e Quaranta, gli anni esaltanti del miracolo economico, la nascita della televisione, la sua straordinaria carriera di giornalista: prima cronista, poi inviato, poi inventore e conduttore di programmi che hanno contribuito a diffondere tra gli italiani una cultura scientifica. Nel libro ci sono decine di aneddoti e di incontri che ne fanno una lettura godibilissima. Ma c’è soprattutto un grande insegnamento, particolarmente prezioso per i giovani che lo venerano come un mito: la passione di sapere e la voglia di scoprire possono portare molto lontano nella vita, e fare di chiunque una persona speciale.

Per effettuare il download degli audiolibri, gli utenti già registrati possono accedere alla pagina del “Libro parlato online” digitando http://lponline.uicbs.it/

C N L P – “Love Ability”, di Maximiliano Ulivieri

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Love Ability”, di Maximiliano Ulivieri – Numero Catalogo: 89939

LoveAbility è il primo libro italiano che affronta il tema dell’assistenza sessuale per disabili, una realtà consolidata in gran parte dell’Europa ma di cui il nostro Paese fatica a prendere atto. Dando la voce a testimonianze dirette ma anche alla prospettiva di ricercatori, decisori politici, operatori, questo libro vuole essere non solo d’aiuto a chi – disabili e familiari – vive ogni giorno sulla propria pelle le conseguenze di una vita in cui sessualità e affettività sono negate, ma anche di stimolo a liberare da tabù e pregiudizi, portandolo all’attenzione del dibattito pubblico, il tema del rapporto tra sessualità e disabilità. Ci sforziamo di venire incontro alle persone con disabilità per ogni loro bisogno che non possa essere svolto in completa autonomia: le aiutiamo a vestirsi, spogliarsi, mangiare, lavarsi. Diamo loro carrozzine elettriche per muoversi, macchine con comandi speciali, computer dotati delle più moderne tecnologie, dotiamo le loro case di soluzioni domotiche che consentano una vita indipendente. Eppure, di tutti questi diritti – di cui nessuno metterebbe in dubbio la legittimità – ce n’è uno che viene sistematicamente taciuto, omesso, rimosso: quello alla sessualità. Toccarsi ed essere toccati, necessità naturali per chiunque, diventano questioni scabrose, disturbanti, scomode se riferite alle persone con disabilità.

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Comunicato stampa – 16 ottobre: XIII Giornata Nazionale del Cane Guida

16 ottobre – XIII Giornata Nazionale del Cane Guida, ancora molti i casi di discriminazione e di mancata osservazione delle leggi sull’accessibilità nei luoghi aperti al pubblico

In questa giornata, U.I.C.I. si fa portavoce del diritto alla mobilità dei non vedenti e del prezioso compito svolto dai cani guida per consentire alle persone con disabilità visiva di muoversi in autonomia e sicurezza
A Messina U.I.C.I. incontrerà i cittadini per le vie della città dimostrando, con esercitazioni pratiche, perché questi cani sono davvero gli occhi di chi non vede

Roma, 15 ottobre 2018 – “Giro sempre con la legge in tasca, ce l’ho nel portafoglio. Vi si dice chiaramente che con il mio cane guida posso entrare ovunque. Nonostante questo però è una battaglia continua e c’è anche chi mi ha risposto di non essere obbligato a seguire la legge!”.
Una ventina di anni fa, il cinquantenne Biagio, dopo essere diventato cieco a causa di una retinite pigmentosa, ha scelto di farsi affiancare da un cane guida che gli ha cambiato completamente la vita, migliorandone la qualità. Se da una parte Biagio ha raggiunto una buona indipendenza sociale grazie al suo fidato amico, non è sempre facile per entrambi avere accesso libero a tutti i luoghi.
Questo non è purtroppo un caso isolato; in Italia sono ancora troppi i fatti di cronaca in cui il diritto del cane guida di entrare in luoghi pubblici o salire sui mezzi viene negato, limitando la mobilità delle persone cieche e ipovedenti.
“Nonostante in Italia ci siano leggi ben specifiche, esse sono spesso disattese, afferma Mario Barbuto, Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. È infatti utile ricordare che se nel nostro Paese una compagnia di trasporti, il gestore di una struttura ricettiva o di una spiaggia, dicesse no al cane guida, oltre a negare l’accoglienza a un cliente e a essere passibile di multa – (L. n. 34/1974 – Reg. CE n. 1107/2006) – compirebbe un atto di vera e propria discriminazione. Non permettere l’ingresso alla guida a quattro zampe vuol dire lasciare fuori anche la persona che quell’animale accompagna. Apparentemente è il cane che non può entrare, in realtà chi viene rifiutato è un individuo in quanto cieco, come riporta la Legge 67/06, attraverso il concetto di discriminazione indiretta”. Prosegue Barbuto: “Al di là dei regolamenti sarebbe però opportuno che si sviluppasse maggior senso civico e che ciò corrispondesse a un cambiamento culturale per garantire alle persone con disabilità visiva di potersi muovere in maniera più agevole nelle città, in piena libertà per una totale autonomia e inclusione sociale”.

Un lungo e costoso percorso di addestramento
Un cane guida prima di diventare tale ed essere affidato al suo nuovo padrone, deve compiere un articolato percorso di addestramento, da parte di personale specializzato, della durata di oltre un anno e dimostrare di avere il carattere idoneo per poter svolgere questo delicato e importante compito. Al termine del percorso viene sottoposto anche a test caratteriali e attitudinali per valutarne le reazioni, portando il cane in mezzo al traffico, mezzi pubblici e luoghi affollati per testarne le capacità. Solo il soggetto ritenuto idoneo potrà poi essere affidato a una persona con disabilità visiva.
È evidente che tutto ciò ha dei costi molto elevati, quantificabili in molte migliaia di euro per singolo cane, la cui formazione non sarebbe possibile senza l’aiuto di enti benefici che sostengono le relative scuole.
Va inoltre ricordato che in Italia sono cinque le scuole abilitate alla formazione del cane guida – il Servizio Cani Guida dei Lions a Limbiate (MI), la Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi a Scandicci (FI), l’Associazione Puppy Walker di Selvazzano (PD), il Centro Regionale Helen Keller di Messina e il Centro di Addestramento Cani Guida di Campagnano (RM) dell’Associazione Nazionale Privi della Vista e Ipovedenti.

Messina per la Giornata del Cane Guida
A Messina U.I.C.I. organizza un evento che vedrà la partecipazione dei propri rappresentanti istituzionali e soprattutto delle persone cieche e ipovedenti con il loro amici a quattro zampe:
Programma della giornata
9.00 – Accoglienza dei partecipanti in Piazza dell’Unione Europea
9.30 – Saluto delle autorità presso il Salone delle Bandiere del Comune di Messina
10.00 – Dibattito sul ruolo dei cani guida e sul servizio offerto ai ciechi; introduce Mario Barbuto, Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
11.30 – Passeggiata dei partecipanti all’evento con i cani guida e i bastoni bianchi da Via Garibaldi lato mare fino alla Prefettura
12.15 – Incontro con il S.E. Dott.ssa Maria Carmela Librizzi, Prefetto di Messina;
13.00 – Raduno dei partecipanti presso il Centro Regionale “Helen Keller” – Scuola Cani Guida per Ciechi, sito in Via Tremonti – Fondo Cardia

L’Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti ETS – APS è un ente morale con personalità giuridica di diritto privato, cui la legge e lo statuto affidano la rappresentanza e la tutela degli interessi morali e materiali dei non vedenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni. L’Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti ETS – APS ha per scopo l’integrazione dei non vedenti nella società, perseguendo l’unità della categoria. Per il raggiungimento dei suoi fini l’Unione ha anche creato strumenti operativi per sopperire alla mancanza di adeguati servizi sociali dello Stato e degli altri enti pubblici. In particolare vanno ricordati il Centro Nazionale del Libro Parlato, il Centro Ricerca Scientifica, l’I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione), l’Agenzia per la Tutela dei Diritti e l’Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie per l’autonomia dei ciechi e degli ipovedenti. L’Unione ha anche istituito la Sezione Italiana della Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità. L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti fa parte, quale membro fondatore, della Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità (FAND). Per un approfondimento consultate le specifiche sezioni all’interno del nostro sito – www.uiciechi.it

Riferimenti per i Media
Imageware | +39 02700251
Alessandra Pigoni – apigoni@imageware.it
Andrea Spaziani – aspaziani@imageware.it

Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti
Katia Caravello – katia.caravello@uiciechi.it
Componente Direzione Nazionale UICI Relazioni Esterne

Gruppo di lavoro per il sostegno ai paesi in via di sviluppo

La Direzione Nazionale nella sua riunione del mese di luglio scorso ha costituito un gruppo di lavoro per il sostegno ai paesi in via di sviluppo, che si occuperà in particolare di progetti e possibili iniziative in favore di paesi terzi e poverissimi, soprattutto in Africa.
Il gruppo è all’inizio della sua attività, ma già ci sono alcune idee ed è iniziato un percorso che ha quale obbiettivo quello di stimolare la realizzazione di una rete associativa tra coloro che si sono sempre occupati di cooperazione allo sviluppo e in particolari di progetti e iniziative sulla prevenzione e lotta alla cecità. Il nostro fine non è a priori quello di finanziare semplicemente iniziative e progetti, ma aderire a richieste di contributi, cercando di mettere insieme tutte le risorse e disponibilità possibili per creare condizioni favorevoli ad uno sviluppo di quanto vorremmo realizzare, non limitandoci a semplici sostegni occasionali. In questo senso ci si sta orientando verso i progetti e le attività già attive ed anche conosciute nel variegato mondo della cooperazione internazionale. Capitolo a parte, ma che si inserisce naturalmente con il nuovo e più concreto impegno dell’Unione in favore delle popolazioni in estrema difficoltà, è il coinvolgimento attivo delle principali associazioni dei disabili visivi dentro l’EBU: stimolare il loro interesse verso comuni progetti, in questo modo la nostra associazione potrebbe essere la capofila di un impegno verso i più poveri della terra, e questo farebbe veramente la differenza. Insieme poi potremo e dovremo coinvolgere le associazioni rappresentative dei ciechi e degli ipovedenti nei paesi dove saremo in grado di implementare progetti in modo da collaborare con loro, stimolandone la loro crescita e rappresentanza, diminuendo progressivamente la nostra presenza, per poi lasciare a loro la prosecuzione di quanto potremo avviare. Attualmente ci si sta occupando di un progetto per l’Uganda in collaborazione e partenariato con CBM-Italia, in un’area tra le più critiche ai confini con il Sud Sudan. In Burkina Faso, dove da anni è presente con un qualificato progetto la nostra sede Toscana, è stato siglato un accordo per il gemellaggio con l’Associazione Burkinabé dei ciechi e degli ipovedenti. Un progetto è in fase di studio in Tanzania dedicato al tema dell’assistenza agli albini, che in quel paese come in altri paesi africani, rischiano la vita per il semplice motivo di essere nati Albini. Inoltre ci si stao occupando di un possibile intervento in Togo che sarà meglio delineato nei prossimi giorni.
Si potrebbero aggiungere altre proposte maturate in questo breve lasso di tempo, ma adesso si deve rafforzare questa rete, poi si potrà iniziare concretamente ad operare. Un’idea e un percorso quale questo, richiede la massima collaborazione e soprattutto la condivisione di tutti.
Ovviamente si chiede anche la collaborazione di quanti vorranno concretamente sostenere questo sogno, quello di una storica associazione di disabili visivi, quale la UICI, che opera per un mondo di fratelli in grande sofferenza ma soprattutto per prevenire e curare malattie prevenibili e curabili. E questo è quanto richiede anche OMS al nostro paese. Sarà richiesta la collaborazione di tutti, nei modi che di volta in volta saranno ritenuti idonei ad affrontare situazioni che sono realmente molto diverse l’una dall’altra. Per il momento si è molto interessati a conoscere eventuali iniziative in corso a livello regionale o territoriale per capire come inserirle nel quadro dell’attività del gruppo di lavoro e rafforzare prima di tutto la nostra rete interna.

Il Professore, di Valter Calò

Una lunga chiacchierata con una persona a molti di voi sconosciuta, che per la sua costanza e dedizione, ma soprattutto per i risultati che ha raggiunto, illumina la nostra categoria di Persone con disabilità visiva. Persa la vista a 13 anni, imperterrito continua a perseguire i suoi obiettivi. I genitori hanno sempre creduto in lui, lo hanno sempre incoraggiato a rapportarsi e confrontarsi con il mondo.

A ogni mia domanda, il Prof. Massimo Morelli risponde con tranquillità e professionalità, riflettendo sempre prima di parlare. Voce importante, serena; soprattutto delinea una personalità consapevole, sicura di se, delle sue possibilità e dei suoi limiti.
Da “La voce d’Italia ” (2015), giornale italiano di New York, estrapolo un concetto importante da una intervista al Prof. Morelli:
“Fondamentale è il rispetto delle regole, avere la reale sensazione che nessuno possa superarti se non ne ha i meriti. Non devono esistere domande di carattere personale né pregiudizi. Dobbiamo essere giudicati solo per le nostre capacità e meriti. Quindi, se si ha un handicap, non devi essere discriminato, solo così si possono avere possibilità di crescere e dimostrare il proprio valore”.
Link: https://voce.com.ve/2015/07/02/119241/morelli-meritocrazia-e-rispetto-delle-regole-queste-le-grandi-differenze/

Massimo Morelli
Docente Professore Ordinario, Dipartimento di Scienze sociali e politiche, Università Bocconi Milano.
Note biografiche
Degree in Economics and Social Sciences (summa cum laude) all’Università Bocconi University nel 1991. Relatore Professore Mario Monti;
Dottorato in Economia Politica all’Università di Pavia, 1995;
Ph.D. in Economics Harvard University, 1996.
Curriculum Accademico
Professor of Political Science, Bocconi University, since 2014;
Professor of Political Science and Economics, Columbia University, since 2007;
Fellow Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research (IGIER);
Research Associate National Bureau of Economic Research; Visitor Einaudi Institute for Economics and Finance;
Part-time Professor of Economics at the European University Institute, 2009-11;
Associate Professor of Economics and Political Science at the Ohio State University (2004-07).
Aree di interesse scientifico
Game theory, mechanism design, political economy, governance institutions, development economics, behavioral and public economics, comparative politics and international relations.
Link: https://www.sdabocconi.it/it/faculty/morelli-massimo

Bene iniziamo, mettetevi comodi, due chiacchiere con “il Professore”.
V: Tra i nostri lettori ci sono tanti ipovedenti e non vedenti. Prof. Morelli, può descriversi affinché possano farsi un’immagine della sua persona.
M: Ho 53 anni, compiuti il 18 settembre, sono alto 2,11 m. Sono affetto dalla sindrome di Marfan, una malattia genetica che colpisce il tessuto connettivo, con evidente gigantismo, abbastanza robusto. Sono completamente pelato, alcune mie foto mi riportano con i capelli, ma ultimamente li ho persi tutti. Diversamente non ho altri segni particolari da evidenziare.
V: Professore ci può spiegare di cosa si occupa in questi giorni e qual è il suo compito in questa prestigiosa Università Italiana?
M: Sono Professore Ordinario nel Triennio e in un Master. Nel corso della triennale, insegno materie come Relazioni Internazionali, con tematiche riguardanti la teoria dei conflitti, come emergono i conflitti civili interstatali, come si possono razionalizzare purtroppo fenomeni storici come il genocidio, spiegare l’uso della violenza nella storia e nel presente, risoluzione dei conflitti, potenziamento della pratica della mediazione tra parti in conflitto, mentre la parte finale del corso riguarda le relazioni internazionali più “pacifiche”, la costruzione dell’Unione Europea, così come l’unione fiscale e l’unione politica, il funzionamento dell’Unione Europea. L’ultimo tema del corso affronto la tematica, molto attuale, come le migrazioni dei popoli.
Nel corso di Master invece insegno la teoria dei giochi per capire non solo le problematiche conflittuali ma anche capire la partecipazione strategica al voto. Il comportamento strategico dei burocrati nei loro comitati decisionali e il comportamento dei burocrati, all’interno della struttura di uno Stato. Ci sono dei comportamenti non solo dettati dalle preferenze di voto, esiste sempre il modo per applicare la teoria dei giochi. Attualmente il tema di ricerca che va per la maggiore, tra noi economisti politici è “il populismo”; Il populismo è un atteggiamento culturale politico che risalta genericamente il popolo, sulla base di un forte sospetto nei confronti della democrazia rappresentativa. Studiamo come si arriva ad avere nelle democrazie una crescita del populismo sia da destra che da sinistra, quali potrebbero essere le conseguenze del populismo nelle grandi potenze economiche, poiché nei paesi piccoli o intermedi possono avere più o meno valenza, soprattutto nelle dinamiche interne del paese, mentre una politica populista degli USA può avere effetti molto più rilevanti. Ad esempio se la caratteristica principale dovesse essere un protezionismo estremo, o American first, si creerebbe un effetto domino o a catena su moltissime altre Nazioni; si verrebbero a formare conflitti determinati dal venir meno di un grande partner, abituato ad assorbire le esportazioni di tanti paesi. Ci sono fenomeni a livello mondiale che stanno insorgendo, come Erdogan Presidente della Turchia, Modi Presidente in India, Imran Khan primo Ministro in Pakistan, così come in Indonesia, Malesia e Tailandia, non pensiamo siano fenomeni solamente europei come Austria, Spagna, Francia con Marine Le Pen, Danimarca e la conosciuta Brexit, e chiaramente Italia. Questi fenomeni vanno studiati, vanno analizzati. Bisogna capire qual è il mal di pancia comune tra tutte le Nazioni che ho sopracitato; esiste sicuramente un fattore comune che determina questa trasformazione che è in atto, da questo cambiamento ci saranno delle conseguenze che noi esperti in Economia Politica siamo chiamati a interpretare e prevedere. Il tema di cui mi occupo come ricercatore, da circa una decina di anni è la teoria dei conflitti.
Nota: potete trovare un approfondimento su questo link: https://www.knowledge.unibocconi.it/notizia.php?idArt=17727
V: Dopo 22 anni passati negli USA rientrando in Italia quali sono state le sue prime impressioni?
M: Dall’America, sono tornato a Milano, quindi non ho risentito molto del passaggio, anche se mi è chiaro che ci sono realtà diverse e situazioni più difficili sul territorio nazionale. Pensando però alla sua domanda, mi viene istintivamente da riflettere, su quel giorno che da studente sono partito per l’America e il mio ritorno in Italia da Professore. Ho ben chiare queste due immagini, separate da un lasso di tempo abbastanza lungo, trovo un cambiamento enorme tra quel giorno che iniziai una nuova avventura in America, e adesso che sono tornato da professore. Oggi la Bocconi è una Università internazionale con studenti provenienti da tutto il mondo. La prima cosa che mi viene in mente è che all’interno dell’Università si parla in Inglese come normale linguaggio di comunicazione; questo cambiamento lo reputo un’ottima evoluzione. La mobilità a Milano è migliorata tantissimo: sintesi vocali su tram, autobus, metro.
Avevo 13 anni nel ’78 quando ho perso la vista e per 14 anni, fino al ’92, non ho mai usato il bastone bianco, per difficoltà psicologiche. Cercavo di dissimulare la cecità, avevo gli occhiali neri alla Stevie Wonder. Questo freno psicologico tra l’altro è scomparso improvvisamente e deliberatamente quando sono arrivato in America. In ogni caso è difficile valutare obiettivamente, dopo 22 anni. Ci sono stati cambiamenti radicali della città, ma non solo; anch’io come persona sono cambiato molto.
V: Matematica. Lei è vincitore di un progetto sulla matematica, ERC (European Research Council) advanced. Solo 3 italiani lo hanno vinto. La matematica è una componente fondamentale nei suoi studi accademici e sappiamo delle numerose difficoltà che gli studenti incontrano; vediamo come le ha risolte. Su questa tematica ho delle sottodomande….
V, 1: Come sono organizzate le università americane?
M: In America si usava la coordinazione dei centri simili al libro parlato. Quando sono partito, in Italia il libro parlato non era organizzato ma distribuito in maniera frammentata su tutto il territorio senza una coordinazione Nazionale, gli studenti richiedevano un testo e il LP lo preparava senza coordinazione fra le varie strutture e senza un piano di studi adeguato, ovvero non c’era mai nulla di disponibile a meno che non fosse stato richiesto da uno studente. In America invece c’era una organizzazione che si chiamava Recording for the blind & dislexic (RFB&D) mentre adesso si chiama Learning Ally di Princeton, una organizzazione molto grande; ogni qualvolta che uno studente richiedeva un libro loro fornivano un lettore e un assistente che controllava mentre il lettore leggeva, e interrompeva ogni volta che la lettura non veniva fatta bene, quindi un prodotto di alta qualità.
La matematica non veniva trattata diversamente dalle altre materie, sceglievamo dei volontari che ci aiutavano. Nell’audioteca erano presenti più di 100000 testi e trovavo molti testi di utilità per lo studio mentre quelli che non erano presenti li facevo fare. Aspettando che il libro arrivasse avevo una disponibilità di 5000 dollari all’anno da spendere per farmi leggere i testi da altri studenti, questa era una borsa di studio annuale, dedicata a studenti con disabilità visiva. Il PC l’ho iniziato ad usare nel ’93 al secondo anno di dottorato ad Harvard, il primo anno tutto su audiocassette e con lettura diretta con un assistente pagato con questa borsa di studio dedicata; all’Università del Michigan avevano molte sale computer, in poco tempo la hi technolgy è cresciuta e ha invaso gli Atenei Americani. Adesso con il computer è tutto più facile, troviamo tutto lì.
V, 2: Come legge e scrive testi contenenti formule?
M: Lì dovevo trovare un assistente bravo quindi tutto a voce e poi dovevo fissare concetti e formule ordinandole, ma soprattutto configurandole mentalmente. Adesso si è passati dalle cassette ai libri digitalizzati e con un software dedicato tipo Daisy, si può interagire facilmente con il testo, apponendo marker oppure saltando da un paragrafo all’altro velocemente. Attualmente il software giapponese Infty, trasforma il pdf in un file di testo. Se il testo matematico è troppo complicato, o le formule sono difficili, solo con l’audio non si riesce ad interagire bene, allora mi aiuto con la barra Braille. Personalmente io lavoro al 99% con file audio, sono abituato così. La sera, se leggo un articolo senza formule faccio fatica a rimanere sveglio, la matematica mi aiuta a rimanere concentrato.
V, 3: Ha mai usato LaTeX per scrivere documenti contenenti formule?
M: Sì, lo uso abitualmente.
V, 4: Per la statistica usa BrailleR [su libero scritto da Jonathan Godfrey della Massey University (Nuova Zelanda)]?
M: Lo conosco di nome, ma sinceramente io non mi occupo molto di statistiche, il mio lavoro è più improntato sul profilo organizzativo, o l’aspetto matematico teorico. Adesso le tecnologie sono andate avanti e parecchi studenti usano Excel molto bene: io non avendolo imparato quando ero studente mi dedico ad altro, ogni tanto entro in qualche tabella Excel, ma mi ci perdo dentro.
V, 5: Come accede a/redige grafici?
M: I grafici alcuni li facciamo direttamente con LaTeX, altrimenti vengono fatti da un assistente.
V: Quando ha finito il suo percorso formativo quali erano le sue prospettive, le sono arrivate offerte e proposte di lavoro, o pensava già alla carriera di ricercatore e di Professore?
M: Nell’89 quando ho scelto di andare in America prima del dottorato la mia intenzione era di occuparmi di mercati finanziari e di andare a lavorare in una azienda, mentre ero lì ho cambiato idea e mi sono appassionato agli studi di teoria economica, lì ho conosciuto Valiant, un esperto di microeconomia, mi disse che c’era un non vedente spagnolo ad Harvard University Boston, che studiava microeconomia. Quello è stato un punto di svolta nella mia vita.
V: Non ha mai pensato ad un’altra possibilità lavorativa ovvero tornando indietro farebbe un’altra strada o altro percorso formativo?
M: Nella mia famiglia sono tutti imprenditori, ho una buona percezione di cosa significhi questa professione, la mia prima idea era quella di percorrere la stessa strada. Un’altra idea che avevo in testa, partecipare ad una organizzazione per progetti di sviluppo di tecnologie o agricoltura o un’organizzazione dedicata alla sostenibilità dell’ambiente o altri campi, non so come avrei potuto acquisire sufficienti competenze e conoscenze per poterlo fare. Faccio notare che i bivi della vita, dove uno si trova a dover scegliere, esistono anche sulle materie di studio infatti io scelsi l’Università Bocconi solo perché aveva un pensionato attaccato all’università stile Campus all’Americana e per me era molto più facile orientarmi e muovermi senza difficoltà, ma soprattutto perché volevo un minimo di indipendenza. Credo che la passione per la ricerca sarebbe nata anche in altri ambiti Universitari, come ad esempio in agraria penso sia possibile, per una persona con disabilità visiva, un lavoro d’ufficio e ricerca. Se una persona con disabilità visiva si specializza in Scienze Sociali, forse è un po’ più facile, sono lavori d’ufficio e si viaggia meno. Mi sono specializzato in scienze economiche e discipline economiche sociali alla Bocconi, la passione per la ricerca probabilmente sarebbe nata anche in altri ambiti. Ho fatto un colloquio con Mc Kinsey & Company, Società internazionale di consulenza,
una loro domanda per l’assunzione era come potevo risolvere i problemi della mobilità e logistica. Alla Mc Kinsey non mi hanno assunto, forse avevano ragione loro.
V: In ambito lavorativo e della sua formazione quali sono state le sue difficoltà?
M: Credo il primo periodo che mi sono trovato ad insegnare, avevo difficoltà a comprendere e saper come guidare l’attenzione di una classe, per un Professore, non c’è mezzo migliore di comunicare con gli studenti avendo una lavagna e un gesso in mano, capire di aver catturato l’attenzione degli studenti è fondamentale. Ho avuto bisogno di un po’ di tempo ma sono problemi risolvibili, adesso con i lucidi si ovvia alla lavagna così come con i PowerPoint, nel complesso non mi ricordo di avere avuto un problema serio. Mentre qualche problema l’ho avuto quando ho finito il primo livello di formazione e ho provato a cercare consensi nelle persone che conoscevo, un professore famoso di Roma mi suggerì di non fare la carriera accademica, ma eventualmente di andare ad insegnare in qualche liceo, anche il Prof. Monti, mio relatore nell’esame di laurea, mi suggerì di andare a lavorare come ricercatore alla Comit.
Al presidente UICI di Milano chiesi cosa potevo fare, lui mi rispose: “Ma cosa vai a fare all’Università, quando finisci, andrai a guadagnare un paio di cento mila lire in più di un centralinista”, feci altre domande su mie problematiche ed interessi, rimasi senza alcuna risposta. Da quel giorno non ho messo più piede all’UICI di Milano, so che sono cambiate tante cose e mi sono ripromesso di tornare. Una cosa voglio sottolineare, che ho avuto sempre il sostegno e supporto da parte dei miei genitori; un ostacolo, potrebbero essere proprio i genitori che accudiscono in maniera troppo protettiva i figli.
V: Una domanda cattiva, non è mai entrato in competizione con un collega che provava a scavalcarla, usando, come minus, la sua disabilità visiva?
M: In Italia prima di partire per gli USA, avevo questa sensazione, non tanto verso le persone, ma verso l’intera disponibilità del sistema che ritenevo molto bassa. Infatti quando feci il colloquio con Mc Kinsey di Milano, non mi fecero l’offerta di lavoro e magari uno dei motivi era proprio perché non ci vedevo, può darsi che la loro idea sia stata che un non vedente, non potesse fare consulenze, leggere bilanci e documenti velocemente. Nell’ambito della ricerca, sia al dipartimento Europeo che in America, parecchi anni dopo, mi è stato riferito che non sono stato ammesso a dottorati particolari perché avevano paura che
non avrei potuto gestire e reggere lo stress del dottorato, quando me lo hanno riferito si sono resi conto che a quel tempo c’erano ancora molti pregiudizi e spero che dopo il mio passaggio abbiano capito che avevano sbagliato.
V: Potrebbe dare un consiglio ad un giovane disabile visivo, cosa gli indicherebbe o consiglierebbe di studiare?
M: Il consiglio non lo vorrei dare in base al vedere o meno, vorrei considerare esclusivamente quello che è il mercato del lavoro, indicherei le Hi-Technology come possibilità come informatica e le biotecnologie. Insomma noi dobbiamo usare la logica deduttiva nelle materie scientifiche, non dobbiamo farci condizionare dai laboratori, perché quello è solo un passaggio.
V: Approfitto subito del suo ruolo e le chiedo, può darmi un consiglio o una idea per una attività lavorativa da suggerire ai nostri ragazzi?
M: È una bellissima domanda ma su due piedi non riesco a dare una risposta, devo rifletterci sopra ma le giro un po’ la domanda, un invito che mi sento di suggerire è quello di perseguire anche nel tempo libero, ovvero al di fuori di un lavoro o studio, un linguaggio di programmazione come Python, o lingue come il cinese, l’Arabo o russo, in pratica impegnate del tempo per investire su voi stessi. Una conoscenza o formazione che nel tempo libero possa migliorare il livello o qualità della vostra vita in un prossimo futuro. Quindi magari accettare anche un lavoro come il centralinista, ma non fermatevi lì.
V: Insomma ricapitolando o dando un titolo al suo messaggio, formazione e va dove ti porta il cuore!
M: Sì, proprio così, ma mi rendo conto che la domanda che mi ha fatto è molto importante e tecnica, devo pensarci sopra sperando di trovare delle reali possibilità.
V: Come occupa il suo tempo libero?
M: Mi piace molto la musica Jazz, avevo molte soddisfazioni chiaramente in America, a Milano meno, ma mi diverto ugualmente. Pratico per il mio benessere e per il mio piacere molto sport, per tenermi in forma e come si dice “mens sana in corpore sano”.
Nota: Per quanto riguarda lo sport, il Professore si sofferma a lungo: su questa tematica scriverò un secondo articolo.
V: Può mandare un messaggio ai nostri ragazzi?
M: Davanti ai problemi non bisogna assolutamente scoraggiarsi, ma perseguire il proprio obiettivo. Secondo un mio personale calcolo bisogna investire mediamente duemila ore di lavoro prima di dire o meno se si è in grado di saper fare qualsiasi cosa, prima non ti è permesso di dire che non sei capace o non hai talento. Vorrei che passasse il messaggio che il talento conta molto meno, rispetto la volontà di perseguire un obiettivo, ma è necessario molto impegno e costanza.

La speranza è l’ultima a morire, di Cesare Barca

Incontro nella nuova sala virtuale telefonica della terza età n.91 65 62mercoledì 17 alle ore 18 con la signora Raffaella Pangrazi.

La speranza è l’ultima a morire e nessuno si permetterebbe di negare questo assioma: la longevità degli anziani e l’attività della scienza sempre +impegnata per sconfiggere ogni possibile malattia ne sono certamente la conferma.
Ci si lamenta spesso delle sciagure che ci sorprendono, della sofferenza e delle numerose forme di disabilità e si cerca con ogni mezzo a nostra disposizione di prevenirle o di superarle.
Sappiamo tutti, infatti, che la perdita della vista rappresenta una calamità gravemente invalidante e l’impegno per prevenirla o superarla è sempre + intenso ed apprezzabile.
Sappiamo, in particolare, quanto sia diffusa la lotta contro le malattie della retina e quanto siano encomiabili gli studi medico-scientifici per prevenirla.
L’avanzamento della robotica ci permette di aprirci a nuovi orizzonti, a produrre nuove speranze, ma non ci propone certezze assolute.
Ecco dunque l’occhio bionico e il lodevole impegno medico-scientifico per ottenere possibili risultati positivi. I giornali hanno parlato diffusamente del primo innesto dell’occhio bionico avvenuto in Italia il 18 gennaio di quest’anno all’ospedale San Raffaele di Milano effettuato dal prof. Conedotti, un intervento durato 11 ore, intervento che ha utilizzato l’innesto di un microcip di qualche millimetro utile per riattivare la retina e restituire la vista a persone affette da cecità assoluta.
Questa prima importante esperienza in Italia è stata vissuta con assoluta consapevolezza dalla signora Rafaella Pangrazi, una signora che a trent’anni aveva perso la vista, sottoponendosi ad un intervento chirurgico decisamente impegnativo.
Trascorso un mese è stato acceso il microchip che, stimolando la retina, dovrebbe consentire di re imparare a vedere. Il risultato non è ancora stato raggiunto anche dopo un secondo intervento e la signora Raffaella ancora non può dire di avere recuperato la vista.
Con ciò non si vuole assolutamente sostenere che l’impegno medico sia stato negativo: vogliamo soltanto dire che il recupero di un minimo di percezione luminosa non ci consente di affermare che, come chiarisce la signora Raffaella, significhi “vedere.
L’esperimento dunque è riuscito? Forse è bene attendere senza crearsi illusioni perché, proprio seguendo le affermazioni di Raffaella che sarà nostra ospite nella sala “parla, un amico ti ascolta” dell’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti mercoledì 17 p.v. alle ore 18, “è doveroso essere prudenti e affrontare la realtà della vita senza crearsi inutili attese. ”.
“Sono esperienze importanti e difficili che, se si vuole viverle,” afferma convintamente la signora Raffaella, “è assolutamente necessario conquistare la consapevolezza che si tratta di una esperienza, non di una certezza. Ritengo pertanto, continua Raffaella, sia indispensabile offrire la propria disponibilità per la sperimentazione: ciò che conta, in queste circostanze, è certamente la determinazione, ma, + ancora la consapevolezza: in questo modo aiuteremo la scienza a raggiungere i risultati sperati evitando di cadere in momenti di sconforto o di vera e propria depressione: dobbiamo favorire la sperimentazione medico-chirurgica, ma senza facili illusioni”.
È ben vero che la speranza è l’ultima a morire, ma è altrettanto vero che la vita è sempre una splendida scommessa.
Come annunciato, chi volesse vivere il contatto diretto con Raffaella potrà intervenire all’incontro nella nostra sala telefonica virtuale formando il n. 91 65 62 e, seguendo la voce guida,entrare poi componendo il pin seguito da cancelletto.
Avremo così modo di raccogliere dalla sua viva voce e dalla sua splendida capacità espositiva il senso reale della esperienza che ha voluto affrontare liberamente, senza illusioni, certa di favorire l’impegno medico-scientifico per il recupero della vista.
È proprio vero, dunque, la speranza è l’ultima a morire, ma è bene sia fondata sulla necessaria consapevolezza.
Chi volesse conoscere il numero del pin e avere utili indicazioni può telefonare al sottoscritto, al coordinatore Ferruccio Zampieri o al responsabile tecnico Nunziante Esposito:
Cesare Barca 329 20 50 972;
Ferruccio Zampieri cell.338 199 79 11;
Nunziante Esposito 349 672 33 51.

Cesare Barca, referente commissione terza età UiCi.

Roma – XIII Giornata Nazionale del cane guida

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – Sezione Territoriale di Roma, informa che il 16 Ottobre p.v., in occasione della XIII Giornata Nazionale del cane guida, organizza i seguenti eventi:

– Trasmissione di spot audio sui nostri amici a quattro zampe, che si potranno ascoltare nelle stazioni metro di Roma;
– Distribuzione del decalogo del cane guida a passanti e rappresentanti delle Istituzioni.

L’evento principale, si svolgerà con una passeggiata dei nostri soci accompagnati da volontari e cani guida, con partenza dalla Nostra sede sita in V. Mentana 2 B, e arrivo alla Scuola Ruggiero Bonghi sita in Via Guicciardini 8, dove incontreremo 200 ragazzi.
Si parlerà direttamente agli studenti, cercando di far comprendere ciò che rappresenta il cane guida per un non vedente.
All’evento saranno presenti anche autorità del Municipio e del Comune, al fine di favorire l’accoglienza verso il cane guida.
Un tema ancor oggi purtroppo sconosciuto a molti.

Catania – Secondo manifesto dei diritti delle ragazze e delle donne disabili: ci siamo!, di Simonetta Cormaci

Qualche mese fa, in occasione della Giornata internazionale della donna, avevo raccontato della bella iniziativa svoltasi a Catania, si potrà leggere l’articolo a questo link:

Catania – Giornata internazionale della donna 8 marzo 2018, di Simonetta Cormaci


In quella occasione avevamo presentato il Secondo Manifesto dei diritti delle donne e delle ragazze disabili, un documento importantissimo che declinando gli articoli della convenzione ONU dei diritti dei disabili secondo la prospettiva di genere, evidenzia efficacemente come le ragazze, le donne disabili, le madri di figli disabili siano esposte socialmente ad una discriminazione multipla: avere meno opportunità in quanto donne e dover far fronte alle barriere che precludono o limitano il godimento dei diritti e la partecipazione sociale in quanto persone con disabilità.
Il Secondo manifesto, approvato dall’EDF (Forum Europeo delle Disabilità) nel 2011, diffuso in inglese francese e spagnolo, arriva nella versione italiana nel 2017 grazie all’attento lavoro di traduzione di Simona Lancioni e Mara Ruele. Grazie a loro il documento comincia ad essere conosciuto e ratificato. La sua importanza scaturisce dall’essere stato elaborato in prima persona da donne con disabilità delegate dai rispettivi Paesi dell’Unione Europea a rappresentare le istanze delle persone con disabilità all’interno dell’EDF. Se la Convenzione ONU accorda agli individui con disabilità il ruolo di protagonisti delle proprie vite, i suoi molteplici richiami alle questioni di genere fanno intendere che proprio la parola delle donne con disabilità sia l’elemento a cui accordare maggior peso nella definizione delle politiche rivolte a queste ultime.
L’argomento, assai vasto, necessita di essere approfondito in altri contesti. Qui, nello spazio accogliente del giornale on line ho il piacere e l’onore di comunicare la notizia, a nome della Sezione di Catania, che lo scorso 13 ottobre durante la riunione del Consiglio presieduto dalla Presidente Rita Puglisi è stato ratificato il secondo manifesto. Ancora una volta chi scrive ne ha fatto una rapida presentazione ricevendo -alla conclusione- ampia e calorosa approvazione e soprattutto la decisione unanime di ratifica. Così la Sezione UICI catanese, 24° ente in Italia, apre la strada alle eventuali future ratifiche della Sede nazionale, dei Consigli Regionali e delle Sezioni provinciali. Questo, almeno, è il nostro auspicio. Il lavoro di contrasto alle discriminazioni di genere è lungo e impegnativo; l’UICI da sempre svolge un importante lavoro in tal senso e da oggi si aggiungerà la spinta propositiva del Secondo manifesto per stare a fianco delle ragazze e delle donne disabili con rinnovata energia lavorando all’eliminazione di barriere e pregiudizi. La Sezione di Catania con le ragazze e le donne disabili per un futuro migliore.

Catania – La Giornata Mondiale della Vista: l’UICI in prima linea per la prevenzione, di Anna Buccheri

Autore: Anna Buccheri

L’11 ottobre 2018 è stata la Giornata Mondiale della Vista: quest’anno lo slogan era “Guarda che è importante”, ma forse potremmo dire: è più che importante, è importantissimo.
Il mondo è luce e colori e l’80% delle informazioni che noi riceviamo dall’ambiente che ci circonda è visivo e coinvolge ogni aspetto delle nostre vite: dalla quotidianità (fare la spesa, prendere un mezzo per andare a scuola o a lavoro, svolgere tutte le mansioni che riguardano il nostro essere cittadini), all’ambito più ludico-ricreativo (giocare, andare al cinema, a teatro, a vedere una mostra, in vacanza). Noi non ce ne rendiamo conto del tutto, ma ogni aspetto della nostra vita si basa in particolare su quanto i nostri occhi percepiscono e registrano, andando alla scoperta di particolari, arricchendoci come persone, dandoci la possibilità di trovare il nostro posto nel mondo e permettendoci di guardare il volto di chi amiamo.
Per questo la prevenzione è fondamentale e la Giornata Mondiale della Vista ogni anno la ripropone come tema perché non ne venga mai dimenticata l’importanza e si agisca in modo sistematico e professionale per sensibilizzare cittadini e istituzioni.
La prevenzione è d’altra parte una delle finalità che per Statuto l’UICI ha sempre fatta sua e che persegue con competenza, sensibilità e spirito di servizio a beneficio del territorio della città metropolitana di Catania. Sono infatti attivi presso la Sezione Territoriale UICI di Catania il Centro di riabilitazione visiva e l’ambulatorio di prevenzione delle patologie oculari.
Nel Centro di riabilitazione visiva dell’UICI di Catania operano le seguenti figure: Direttore Sanitario Medico Oculista, Responsabile Amministrativo, Assistente Sociale, Neuropsichiatra Infantile, Psicologa, Ortottisti, Terapisti della Riabilitazione e di Orientamento e Mobilità, Ausiliari Socio-sanitari, Logopedista, Specialista in Neuropsicomotricità. Le metodiche riabilitative sono incentrate principalmente su: riabilitazione visiva in età evolutiva, riabilitazione neuro-psico-sensoriale e neuro-psico-visiva, riabilitazione mediante software educativo-didattici, riabilitazione mediante ausili ottici e sistemi elettro¬nici. Un altro obiettivo specifico è dare alle persone con disabilità visiva una maggiore autonomia sia negli ambienti conosciuti che in quelli sconosciuti attraverso: tecniche di accompagnamento, tecniche di autoprotezione, tecniche di ricerca, tecniche di utilizzo del bastone bianco, stimolazioni sensoriali, l’autonomia personale e domestica, la manualità, la rieducazione posturale.
L’ambulatorio di prevenzione delle patologie oculari (che consta di due studi attrezzati) offre un servizio a tutta la cittadinanza ed è dotato dei più moderni macchinari e di validi Oculisti e Ortottisti assicurando fino a 28 visite al giorno per sei giorni a settimana.
Così la Sezione Territoriale dell’UICI di Catania è voluta essere in prima fila ancora una volta e vicina alla cittadinanza, cominciando dai più piccoli. Erano infatti previste per giovedì 11 ottobre visite gratuite di ortottica per gli alunni del Circolo Didattico De Amicis di Catania. La Dirigente Scolastica, Dott.ssa Maria Marino, ha aderito all’iniziativa convinta che la prevenzione è tanto più efficace se si rivolge ai bambini in un’ottica di intervento precoce, perciò ha aperto le porte della sua scuola coinvolgendo un’intera sezione di scuola dell’infanzia (bambini, insegnanti, famiglie). Giovedì 11 ottobre era presente a scuola l’équipe di specialisti del Centro di riabilitazione visiva dell’UICI di Catania e i volontari, che hanno intrattenuto i bambini con animazione (c’era una fatina), clownterapia e giochi, rendendo l’atmosfera più gioiosa e mettendo i piccoli nello stato d’animo più sereno e disponibile. Si evita così di ingenerare preoccupazione e ansia che potrebbero derivare da un approccio medico più freddo e invasivo.
È stata fornita alle famiglie di ogni bambino una scheda valutativa che dà conto dello screening effettuato.
La Sezione Territoriale UICI di Catania, con la Presidente Prof.ssa Rita Puglisi, è da sempre impegnata in particolare nell’attività di prevenzione pediatrica. In questa prospettiva infatti la Prof.ssa Puglisi ha lavorato ultimamente per avviare i seguenti progetti: apertura di un ambulatorio pediatrico in convenzione con l’Ospedale San Raffaele di Milano; network con l’Ospedale Santo Bambino di Catania, uno dei punti nascita più importanti della città, per una presa in carico del bambino già dalla nascita in un’ottica di intervento globale e in perfetta comunione di intenti, come dice il Prof. Raffaele Falsaperla, Primario del reparto.
La prevenzione, l’intervento precoce e le attività mirate sono tre direttrici di lavoro su cui l’UICI di Catania ha costruito il proprio impegno affinché ogni progetto di vita dia a ciascun bambino, ragazzo e adulto la possibilità reale di trovare una piena realizzazione come essere umano e sociale, parte attiva della società civile in cui vive.

Catania – Pranzo d’autunno a Zafferana Etnea: il piacere di stare insieme, di Anna Buccheri

Autore: Anna Buccheri

La Commissione Terza Età dell’UICI di Catania ha organizzato sabato 6 ottobre 2018 un pranzo presso il ristorante Al Monterosso di Zafferana Etnea, paese caratteristico del Parco dell’Etna che si trova a 574 metri sul livello del mare.
La scelta del pranzo piuttosto che di una cena è stata molto felice e ha riscosso un grande successo perché ha dato la possibilità di godere maggiormente di un’occasione di uscita che non ha richiesto un cambio di abitudini o il sacrificio di una giornata come la domenica spesso dedicata tradizionalmente ad impegni familiari. Inoltre si sono registrate l’adesione e la partecipazione di diversi giovani venendosi così a creare un gradevole e insperato clima di scambio e di incontro intergenerazionale che si spera di poter ricreare in altre occasioni e iniziative lasciando spazio ad una condivisione del tempo e dell’allegria (grazie anche all’intrattenimento musicale di Orazio Gianguzzo con la sua fisarmonica) al di là dell’età.
È stato tra l’altro molto bello e gratificante poter condividere l’atmosfera di serenità, piacevolezza e amicizia con i volontari che hanno reso possibile la riuscita della giornata. Sono infatti stati coinvolti (grazie all’impegno della Presidente UICI Prof.ssa Rita Puglisi) dieci ragazzi del Servizio Civile e quattro volontari UNIVOC, che collaborano con la Sezione Territoriale UNIVOC, la cui Presidente è la Sig.ra Carmen Romeo, ormai da così tanto tempo da poterli considerare dei veterani.
La cura dei particolari (dalla scelta del menu a quella del ristorante così ben ubicato), la giornata mite, il ballo, le canzoni, le chiacchierate, la familiarità tra i partecipanti, la disponibilità dei volontari nel più genuino spirito del dono, il dolce offerto alla fine del pranzo dalla Presidente UICI Prof.ssa Rita Puglisi e l’organizzazione curata dalla Coordinatrice della Commissione Terza Età, Sig.ra Carmen Romeo, hanno consentito a tutto il gruppo (formato da 80 persone) di partecipare ad un pranzo di autunno riscaldato e rischiarato dalla gioia dello stare insieme tra amici.