Treviso: Comitato GAAC (Gruppo Associazioni per un Abile Città), di Mario Girardi

Autore: Mario Girardi

A Treviso, numerose associazioni che rappresentano persone disabili, fra cui anche la locale Sezione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, l’AISM, l’ANFAS, l’UILDM ed altre, hanno costituito un comitato denominato (GAAC) (Gruppo Associazioni per un Abile Città). Lo scopo del nuovo sodalizio è quello di contribuire ad abbattere, in collaborazione con le pubbliche amministrazioni, le barriere di diverso tipo, che impediscono ai disabili e non solo, di muoversi in autonomia e di usufruire degli spazi e dei servizi pubblici. La creazione del Comitato rappresenta la formalizzazione di un lavoro in comune che va avanti da almeno un anno, che ha permesso di instaurare un intenso rapporto con l’amministrazione comunale trevigiana, in particolare con l’Assessorato ai Lavori Pubblici, ed ha prodotto già alcuni frutti importanti. Infatti, grazie alla spinta sinergica delle associazioni componenti il GAAC, il Consiglio Comunale del capoluogo della Marca, nella seduta del 30 aprile 2014, ha adottato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. È stato poi riesumato il PEBA (piano di eliminazione delle barriere architettoniche, che giaceva dimenticato in qualche cassetto da circa vent’anni ed il GAAC si è reso disponibile a collaborare al suo aggiornamento. Ancora, al fine di iniziare ad intervenire concretamente sulla viabilità cittadina, lo scorso marzo, alcuni disabili visivi e motori, insieme a dei tecnici del comune, hanno svolto un dettagliato sopralluogo in una zona nevralgica di Treviso; così ora è in avanzata fase di progettazione un percorso accessibile, che dalla stazione ferroviaria arriva nel cuore della città, fino cioè a Piazza dei Signori ed oltre. E sono state proprio le associazioni ad individuare fra i loro membri più attivi, l’Architetto dotato delle competenze necessarie a disegnare i percorsi tattili, utili per ciechi ed ipovedenti e gli accorgimenti adatti a consentire ai disabili motori di muoversi in carrozzina, così da ottenere un risultato utile per tutti, in un’unica soluzione.
Il 3 dicembre scorso, giornata internazionale della persona con disabilità, il GAAC è stato presentato ufficialmente in una conferenza stampa, presso la Sala degli Arazzi di Ca’ Sugana, sede storica del comune di Treviso. I rappresentanti delle associazioni coinvolte e l’Assessore ai Lavori Pubblici hanno sottolineato che quello illustrato In questa occasione, deve considerarsi solo il momento iniziale di un lungo ed articolato percorso, che dovrà conseguire la piena fruibilità per tutti i portatori di un qualche disagio, non solo di strade, marciapiedi e scale, ma anche degli uffici comunali, postali, dei servizi sanitari, dei mezzi di trasporto e via elencando. A tale scopo, le associazioni sono pronte a recepire le segnalazioni di situazioni di particolare difficoltà, provenienti dai loro associati e non, per poter suggerire e pianificare i prossimi interventi.
Siamo fiduciosi che sulle basi gettate in questo periodo, si possa costruire qualcosa di importante, perché solo una profiqua collaborazione di tutte le realtà interessate a fornire a ciascuno le condizioni per una piena integrazione nel tessuto sociale, può consentire di raggiungere dei risultati tangibili e duraturi.

Mario Girardi

 

GAx1AC

Torino: Notiziario audio, Redazionale

Autore: Redazionale

È online la nuova edizione del notiziario settimanale 011NEWS, n. 44/2014 del 16/12/2014.

Di seguito il link:

http://www.uictorino.it/011news/011news1444.mp3

 

 

Tra gli argomenti trattati

  • Consiglio Nazionale UICI ricevuto in udienza da papa Francesco. “Abbiate coraggio e rimanete uniti”: questo l’augurio del Pontefice
  • I disabili visivi leggono più dei vedenti. E nasce la fondazione Lia pe i libri accessibili
  • Menzione speciale sulla prestigiosa rivista The Lancet per il professor Adriano Chiò del Cresla (Centro Regionale Esperto per la Sla), un’istituzione che ha un legame speciale con la nostra sezione torinese

 

Buon ascolto

Torino: La segreteria UICI, Redazionale

Autore: Redazionale

COMUNICATI DEL 15 DICEMBRE 2014
1) Incontro Gruppo Anziani
2) Chiusura uffici sezionali per le festività natalizie
3) Visite al Museo Nazionale del Cinema
4) Accompagnamenti UNIVoC
5) Calendario delle attività del Circolo dell’Amicizia tra Ciechi e Vedenti

Incontro Gruppo Anziani
Cari Soci,il Santo Natale si avvicina. Il Gruppo Anziani della sezione UICI di Torino ha pensato di organizzare una festa per scambiarsi gli auguri di Natale e di Buon Anno. L’appuntamento è, come al solito, nella nostra sede di corso Vittorio Emanuele II n. 63 per il giorno giovedì 18 dicembre dalle ore 15.00 alle 17.30 circa. Dal momento che è previsto un piccolo buffet, chi è interessato a partecipare è pregato di dare la propria adesione alla segreteria telefonando allo 011/535567 entro mercoledì 17 dicembre.
Oltre al rinfresco verranno organizzati dei giochi e ci sarà della buona musica per cantare e ballare tutti insieme. Vi aspettiamo numerosi!!!

Chiusura uffici sezionali per le festività natalizie
Informiamo che in occasione delle festività natalizie gli uffici sezionali saranno chiusi da Mercoledì 24 dicembre a martedì 6 gennaio 2015 e riapriranno regolarmente mercoledì 7 gennaio con il consueto orario, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00 sempre dal lunedì al venerdì.
Visite al Museo Nazionale del Cinema
L’UNIVoC e l’UICI Sezione di Torino organizzano visite con cadenza regolare al Museo Nazionale del Cinema. Le visite, che si terranno a piccoli gruppi per dare a tutti la possibilità di osservare con calma e attenzione, si terranno il primo sabato del mese, al mattino, o il secondo giovedì del mese, al pomeriggio. Avremo come guida l’architetto Rocco Rolli, che metterà a nostra disposizione la sue capacità e competenze. Chi fosse interessato è pregato di contattare la Signora Stefania Barella al numero 338/3173605, che provvederà a organizzare i gruppi.

Accompagnamenti UNIVoC
L’UNIVoC comunica che le richieste per il servizio di accompagnamento potranno essere rivolte alla signora Laura, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00 dal lunedì al venerdì, telefonando al numero 011/859523 o cellulare 333/7773309 oppure alla signora Stefania al numero 338/3173605.

Calendario delle attività del Circolo dell’Amicizia tra Ciechi e Vedenti
Il Circolo dell’Amicizia tra ciechi e vedenti con sede presso la Famija Turineisa in Via Po 43 a Torino comunica il programma delle proprie attività:

Mercoledì 17 Dicembre AUGURI DI NATALE
In questa serata desideriamo riunirci per formulare i voti di una serena festività e condividere un momento di gioia. Vi sarà come di consueto lo cambio dei doni, con la raccomandazione di portare omaggi non confezionati ne riciclati, ma che esprimano un pensiero di sincera amicizia. Insieme faremo un brindisi con spumante, panettone e pandoro.

Mercoledì 24 e 31 – IL CIRCOLO RIMANE CHIUSO – Ritorneremo ad incontrarci il mercoledì 7 gennaio per la sempre attesa “Tombola della befana”.

Napoli: minorazione visiva e riabilitazione, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

VENERDI’ 19 DICEMBRE 2014 ORE 15.30
SALA DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI NAPOLI – PIAZZA S. MARIA LA NOVA – 80133 – NAPOLI

Nell’ambito delle celebrazioni per la “56esima Giornata Nazionale del Cieco”, la Sezione di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS, con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Campania e della Fondazione Istituto Strachan Rodinò ONLUS, organizza per venerdì 19 dicembre 2014 una conferenza finalizzata a far conoscere a rappresentanti delle istituzioni, politici, giornalisti e più in generale all’intera cittadinanza le molteplici possibilità legate alla riabilitazione visiva.
* Quali sono le potenzialità delle strutture riabilitative operanti nella nostra Regione?
* Quali sono le difficoltà e le criticità?
* Quali strategie possono mettere in campo le istituzioni, i professionisti e le associazioni?
Ne discuteranno in una conferenza moderata da: Mimmo Falco – Presidente Ordine Unitario dei Giornalisti:
Giovanni D’Alessandro (Presidente Sezione di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti)
“L’importanza della riabilitazione per i disabili visivi”
Monica Terlizzi (Ordine degli Psicologi della Regione Campania)
“Aspetti psicologici e minorazione visiva”;
Francesca Simonelli (Oculista Seconda Università degli Studi di Napoli)
“L’esperienza del Centro Regionale di Ipovisione e Riabilitazione visiva dell’AUO della Seconda Università di Napoli”;
Anna Maria Papparella e Concetta Rescigno (Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale Santobono Pausillipon Annunziata)
“Abilitazione visiva in età pediatrica”;
Alfonso Porciello (Responsabile della divisione oculistica Ospedale San Paolo e Responsabile U.O. S.D. Neuroftalmologia Ospedale San Paolo)
“Il ruolo dell’oculista nella riabilitazione dell’ipovedente”;
Paolo Carelli (Ottico)
“Analisi ottica ed elettronica. Innovazioni tecnologiche e Servizio Sanitario Nazionale”;
Interviene e conclude: Vittorio Bongiorno (Oculista)

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS, Associazione che rappresenta e tutela gli interessi morali e materiali dei minorati visivi, ancora una volta organizza una importante iniziativa per mettere in luce quanto si può fare per consentire ad una persona con disabilità visiva di vivere in maniera normale e cercare di superare le molteplici difficoltà legate all’handicap. “Possiamo vivere meglio se la società civile ci supporta e le competenze, le potenzialità e le conoscenze vengono messe in rete”, questa è la convinzione di Giovanni D’Alessandro – Presidente della Sezione di Napoli dell’Unione Ciechi, il quale interpreta il pensiero dell’intero Consiglio Provinciale, dei soci e dei volontari che quotidianamente si impegnano per consentire la piena inclusione dei diversamente abili nella società.

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Sezione Provinciale di Napoli, via S. Giuseppe dei Nudi n. 80, 80135, Napoli
Tel. 081/5498834-50 fax 081/5497953, e-mail uicna@uiciechi.it, sito internet www.uicinapoli.it

Referenti:
Giuseppe Ambrosino cell. 3688026273 – giuseppe.ambrosino@alice.it
Mario Mirabile cell. 3393456120 – mariomirabile@alice.it

Un incontro carbonaro? No: Un confronto aperto a tutti e proposte programmatiche alla luce del sole per il prossimo XXIII congresso nazionale!, a cura del Gruppo di Coordinamento UICI Rinnovamento

Autore: a cura del Gruppo di Coordinamento UICI Rinnovamento

Lo scorso 15 e 16 novembre, su iniziativa del Movimento UICI Rinnovamento, si è svolto a Napoli un convegno dal titolo: “XXIII Congresso Nazionale dell’U.I.C.I.: quali idee? Su quali gambe?
L’intenzione dichiarata degli organizzatori è stata quella di promuovere un confronto ampio ed aperto a tutti, aderenti o meno al movimento, sui principali temi che riguardano i ciechi e gli ipovedenti italiani, al fine di mettere a fuoco i nodi problematici di particolare urgenza e di giungere alla formulazione di proposte da sottoporre all’attenzione dell’intero corpo associativo e da portare poi, quale contributo, all’interno del futuro dibattito congressuale.
I lavori, svoltisi a ritmo serrato, in tutta la giornata del 15 e nella mattinata del 16, hanno portato alla stesura di sette documenti, che nelle prossime settimane verranno divulgati attraverso la stampa associativa nazionale, quale il giornale uici, e su diverse liste di discussione dedicate a specifiche problematiche di ciechi e ipovedenti.
Le questioni affrontate nel corso del convegno, sono state introdotte ciascuna da una scheda predisposta dal lavoro preparatorio di diversi gruppi tematici formatisi in vista dell’appuntamento napoletano, e sono state sintetizzate nei documenti di cui sopra. Esse hanno riguardato le politiche per il lavoro; l’accessibilità, la tecnologia e la mobilità; ipovedenti e riabilitazione; l’istruzione e la cultura; gli anziani e le politiche intergenerazionali; la pluridisabilità; le pari opportunità nell’organizzazione associativa.
La discussione è stata caratterizzata da numerosi quanto puntuali interventi dei convenuti, consiglieri, presidenti di sezione e regionali e semplici soci, provenienti da varie regioni del nord e del sud Italia, segno che, se vi sono ancora persone disposte ad affrontare a spese proprie, nel week end, lunghi viaggi e un faticoso soggiorno, la passione associativa è ancora viva. E ciò lascia ben sperare per le sfide e le difficoltà che ci troviamo a dover affrontare nel presente e che ci aspettano nel prossimo futuro.
Dopo aver ricevuto, nella mattina del 15, il breve saluto del componente la Direzione Nazionale Paolo Colombo e nel pomeriggio l’importante contributo al dibattito sul tema dell’istruzione da parte del direttore nazionale dell’I.Ri.Fo.R, Luciano Paschetta, nella mattina del 16 il Presidente Nazionale Mario Barbuto è intervenuto con un’ampia e articolata esposizione dei principali motivi di preoccupazione verso il degrado culturale incoraggiato da certe campagne mediatiche e verso gli atteggiamenti del Governo nei nostri confronti, nonché delle criticità organizzative e strutturali interne da affrontare con la dovuta urgenza e determinazione e della grande battaglia per il lavoro da sostenere con convinzione e lungimiranza.
Il convegno di Napoli ha conseguito due importanti risultati:
in primo luogo ha saputo indicare un metodo di lavoro, basato sul confronto aperto e sulla partecipazione collettiva, capace di procedere attraverso gruppi più ristretti e momenti assembleari, all’elaborazione di proposte articolate e argomentate, e al contempo sintetiche. In secondo luogo ha mostrato che le istanze di rinnovamento sono sempre più sentite e diffuse, e che il movimento che se ne fece promotore a partire da Prato, alla vigilia dello scorso congresso, è quanto mai vivo e propositivo, e sa e vuole essere interlocutore di tutti coloro che, pur da posizioni differenti, ma rifiutando chiusure pregiudiziali e la discutibile prassi degli accordi preventivi su nomi e cariche, sono pronti a mettersi in gioco per rendere l’Unione sempre più forte, più dinamica e più aperta alle sfide del futuro.

Segnaliamo in fine che la due giorni di Napoli è stata trasmessa in diretta da Radio oltre dell’Istituto Cavazza, e ripresa in streaming dalla radio della sede centrale, e che è possibile scaricare il podcast dell’intero convegno dal sito di Radiooltre.

UICI Rinnovamento
Gruppo di coordinamento

Eugenio Saltarel
Maurizio Albanese
Irene Balbo
Katia Caravello
Angelo Fiocco
Francesco Fratta
Giovanni Taverna

Contributi dei lettori: Replica all’avv. Paolo Colombo, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Carissimo Paolo,
in primis mi pare di non aver scritto cose offensive ma di aver posto questioni e domande certamente non offensive e meno che mai ossessionate.
Credo che una informativa chiara e trasparente sull’operato dei componenti la direzione debba riguardare tutti e con una iniziativa condivisa mentre così fatta appare solo un voler evidenziare il lavoro di un singolo sia pure apprezzabile e sostanzioso.
Non sono certamente io a dubitare dell’operato della direzione perché quando dubito su qualche cosa lo dico apertamente e forse, troppo apertamente visto il costume della nostra associazione.
Le mie domande non sono denigratorie ma provo comunque a spiegarle.
Per quanto riguarda il comando presso l’Irifor, non mi pare che fosse una faccenda conosciuta neppure tra i quadri dirigenti dell’associazione e per questo io ho posto qualche domanda senza per altro discutere la legittimità del tuo incarico.
Per quanto riguarda poi il tuo compenso non è un mio problema e se risulta inferiore a quello che percepivi nella scuola è un fatto che ti era noto.
Credo che tutte le azioni che noi dirigenti svolgiamo sono fatte per il bene della categoria ma io penso che essere dirigenti non possa significare essere immuni da critiche come non rifiutiamo le lodi.
A me non pare politicamente corretto che un dirigente nazionale sia allo stesso tempo dirigente nazionale UICI, un consigliere di amministrazione di un ente collegato del quale si è anche collaboratore in quanto comandato da un ministero.
Non si può essere controllato e controllore.
Questo non mette in dubbio il tuo lavoro e neppure la tua competenza tecnica.
Per quanto riguarda il centro di documentazione giuridica, io ho chiesto di sapere se l’UICI riconosce ancora un contributo alla federazione perché anche se il servizio è svolto formalmente dalla federazione non mi parrebbe corretto che l’unione affidi un servizio alla federazione e che questo servizio venga svolto da un suo dirigente sulla base di un compenso che viene erogato anche grazie ai contributi di chi ha affidato il servizio.
Comunque se tu dici che è stato spiegato e rispiegato forse sono io a essermi perso qualche passaggio  ma in certi casi, ripetere giova proprio alla trasparenza.
Tutte queste questioni non riguardano profili legali o regolamentari ma solo volontà di chiarezza.
Passando alla capacità di guardare avanti, penso sia invece, molto importante, guardare oltre e programmare il futuro per evitare di giungere impreparati agli appuntamenti.
Se si sta compiendo una riflessione sulle modalità di scelta delle persone da incaricare, mi fa piacere ma come mai fino ad oggi non se ne è mai parlato?
Se tu o altri avete avuto dei dubbi sulla mia nomina all’I.Ri.Fo.R. è più che legittimo ma visto che sono stato regolarmente votato, o tutti quelli che mi hanno votato si sono sbagliati o tu ritieni che siano delle persone poco oculate e allora vuol dire che devi discuterne con la maggioranza della direzione.
Chi mi ha scelto, avrà certamente valutato il mio curriculum e la mia storia personale ma più che ringraziarli non posso fare e certamente, con il mio operato, spero di dimostrare la mia gratitudine ma soprattutto la mia indipendenza.
Credimi Paolo, non è assolutamente una questione personale e spero di dimostrarlo con le opere.
Per chiudere, voglio ricordare che tutti stiamo dando il nostro contributo per difendere le nostre sacrosante rivendicazioni rispetto al governo e al parlamento ma mentre vi sono persone che esprimono apertamente il proprio sentire, forse sbagliato, ma sincero, altri spargono zizzania lavorando sotto traccia e tu certamente conosci bene la macchina associativa e tutto quanto gira intorno ad essa.
Sulla passione associativa non discuto perché amo pensare che tutti noi abbiamo passione associativa e anche se la esprimiamo in modi diversi nessuno può ergersi a giudice dell’altro e comunque a giudicare sarà il corpo associativo di cui facciamo parte.
In questi giorni per esempio ho avuto modo di apprezzare la proposta di Nicola Stilla perché aperta, in tempo utile e molto civile.
Spero che il dibattito parta e se vi saranno più candidature sarà solo una ricchezza.
Massimo Vita

Firenze: Galleria degli Uffizi, di Gianluca Fava

Autore: Gianluca Fava

Qualora non fosse noto ho il piacere di farvi sapere di aver scoperto che la splendida Galleria degli Uffizi di Firenze prevede anche un percorso per disabili visivi:

– Al momento di iniziare il percorso, viene consegnato al disabile visivo un paio di guanti in lattice ed una guida audio.
– L’ingresso è gratuito per il disabile e per il suo accompagnatore.
– Via radio, gli operatori comunicano ai colleghi l’arrivo del privo della vista e lo guidano all’interno delle sale.

Ascoltando la guida audio, all’interno delle sale si può:

– Toccare le statue.
– Toccare alcuni dei quadri esposti riprodotti in rilievo appositamente per noi, come, ad esempio, la riproduzione, molto  fedele della Venere di Botticelli.
– Leggere le scritte in braille relative alle descrizioni di alcune opere esposte.
– Toccare il plastico relativo alla pianta delle varie sale.

È una cosa meravigliosa e si rimane molto soddisfatti!

Gianluca Fava

Centro di Documentazione Giuridica: Per la Cassazione il diritto all’assunzione del disabile non viene meno se ha già una occupazione precaria, a cura di Paolo Colombo

Autore: a cura di Paolo Colombo

La Suprema Corte di Cassazione ha, con la recente sentenza n. 24723 del 20 novembre u.s., stabilito al disabile che, dopo aver espletato regolare prova concorsuale con numero di posti riservati alla categoria, raggiunge una posizione utile in graduatoria, spetta un vero e proprio diritto all’assunzione.
Con la sentenza sopra citata la Cassazione, accoglie il ricorso di un’insegnante precaria la quale, proprio perché avrebbe svolto periodi sporadici di insegnamento (nella specie, alcune supplenze) nonostante si fosse qualificata per l’assunzione a tempo indeterminato, avrebbe difettato del requisito della non occupazione e dunque le sarebbe stata negata la nomina in ruolo.
Si pone preliminarmente in evidenza che trattandosi di un atto susseguente l’espletamento di prova concorsuale – ricadendo tutti i precedenti nella giurisdizione del giudice amministrativo – e vertendo sulla tutela di un vero e proprio diritto soggettivo, la giurisdizione è del giudice ordinario.
La Cassazione ha esaminato le origini storiche dell’istituto della quota di riserva, nei concorsi pubblici, a favore degli invalidi, estrapolandone la ratio: da istituto di solidarietà sociale (legge 482/1968) a vero e proprio mezzo di “valorizzazione delle capacità professionali del disabile con la funzionalità economica delle imprese stesse”. La possibilità di assumere i disabili vincitori di pubblici concorsi prescinde quindi dallo stato di disoccupazione di questi, essendo la ratio della norma, oggi vigente, differente (legge 68/1998). Sono inoltre richiamate le posizioni, sul punto, sia dell’Unione europea che di determinate convenzioni internazionali.
Il principio esposto in sentenza è dunque il seguente: “nell’impiego pubblico privatizzato ogni tipo di graduatoria vincola in modo assoluto il datore di lavoro a individuare gli aventi diritto all’assegnazione dei posti riservati, essendosi in presenza di un principio generale che non può essere in alcun modo violato e che l’inserimento nelle graduatorie del personale disabile che abbia conseguito l’idoneità nei concorsi pubblici (…) ai fini dell’adempimento degli obblighi (…) dà diritto all’assunzione anche a prescindere dallo stato di una precaria occupazione dell’invalido, considerata la pregnanza dell’obbligo solidaristico cui deve essere informato l’agire della pubblica amministrazione (al pari del datore di lavoro privato)”.
Considerata l’importanza dell’argomento si riporta in calce il testo integrale della sentenza.
Caserta lì, 12 dicembre 2014.
a cura di Paolo Colombo (coordinatore del Centro di Documentazione Giuridica)

Suprema Corte di Cassazione
sezione lavoro
sentenza 20 novembre 2014, n. 24723
Svolgimento del processo
Con ricorso depositato in data 17 marzo 2006 C.F.L. , riconosciuta disabile dalla competente commissione di prima istanza nella misura del 46% in data 4/10/04, ed inclusa nella graduatoria permanente del personale docente della Provincia Autonoma di Trento – elenco riservisti – per gli anni scolastici 2004-2005 e 2005-2006, esponeva di aver svolto nell’anno scolastico 2004-2005 supplenze temporanee, e di essere stata inserita nella graduatoria permanente del personale docente della Provincia Autonoma di Trento per il quadriennio 2005-2009 al gruppo 2 (relativo ai disabili di cui all’art. 1 l. 68/99) in prima posizione per numerose classi di concorso.
Lamentava che, pur essendo stata convocata nell’agosto 2005 per la stipula di un contratto a tempo indeterminato, le era stata negata l’immissione in ruolo in ragione dello svolgimento, alla scadenza del termine di presentazione delle domande, delle supplenze temporanee richiamate.

Nel rilevare che ai sensi dell’art. 16 comma 2 l. 68/99, con il conseguimento dell’idoneità nei concorsi pubblici i disabili dovevano essere assunti ai fini dell’adempimento dell’obbligo di cui all’art.3 (assunzioni obbligatorie e quote di riserva), anche qualora non versassero in stato di disoccupazione ed oltre i limiti dei posti ad essi riservati nel concorso, e che, comunque, lo svolgimento di un incarico a tempo determinato sia annuale che infraannuale non era idoneo a far venir meno lo stato di disoccupazione, chiedeva riconoscersi nei confronti della Provincia Autonoma di Trento, nonché di P.R. ed altri quattro litisconsorti, (ultimi docenti non riservatari immessi in ruolo per l’anno scolastico 2005-2006), il suo diritto alla stipula del contratto di lavoro a tempo indeterminato (nomina in ruolo) con decorrenza dall’anno scolastico 2005-2006, quale beneficiario di riserva di posti ai sensi della L. n. 68 del 1999, art. 16, comma 2.

Le argomentazioni dell’attrice, resistite dall’ente convenuto, venivano recepite dal giudice adito con sentenza in data 18/7/06, confermata dalla Corte d’Appello di Trento.
La Corte territoriale, per quel che qui interessa, con la sentenza impugnata, rimarcava come la ratio della legge n.68/99 fosse ispirata all’esigenza di favorire l’inserimento stabile del soggetto disabile nel mondo del lavoro, mediante l’attribuzione di una quota di riserva in riferimento alle assunzioni a tempo indeterminato sicché, in tale prospettiva, non poteva ritenersi logicamente ostativo allo scopo, il conseguimento di uno stato transitorio di occupazione quale la stipula di un contratto di lavoro a tempo determinato, nella specie, peraltro, già esaurito al momento della possibile fruizione del beneficio.

Avverso tale decisione la Provincia Autonoma di Trento propone ricorso per cassazione articolato in due motivi trasfusi in quesiti di diritto. Resiste con controricorso la C. che spiega altresì ricorso incidentale cui replica a propria volta la Provincia con controricorso.

P.R. e gli altri litisconsorti sono, infine, rimasti intimati.
Motivi della decisione
Vanno preliminarmente riuniti i ricorsi ex art. 335 c.p.c..
Con il primo motivo del ricorso principale si deduce violazione dell’art. 4 d.lgsl. n.181/00 nonché degli artt. 7 comma 2 ed 8 comma 2 L. n.68 del 1999.
Osserva l’ente territoriale che le statuizioni della sentenza impugnata contrastavano con i dettami di cui all’art.4 d.lgsl. n. 181/00 alla cui stregua lo stato di disoccupazione cessa nel caso di rapporti a termine di durata superiore ad otto mesi, dovendo pertanto ritenersi che, in materia di diritto alla riserva concorsuale per docenti disabili, l’espletamento di attività di supplenza di durata annuale sia elemento idoneo a far venir meno il necessario requisito della disoccupazione.
Con il secondo mezzo di impugnazione si denunzia insufficiente o contraddittoria motivazione su di un fatto decisivo della controversia, per non avere la Corte territoriale addotto specifiche argomentazioni a sostegno della tesi accreditata in ordine alla equivalenza concettuale dello stato di disoccupazione rispetto allo svolgimento di attività di lavoro, in virtù di un contratto a tempo determinato.
Le censure, da esaminarsi congiuntamente per comportare l’esame di questioni fra loro strettamente connesse, sono infondate.

Occorre premettere, per un ordinato iter motivazionale, che questa Corte, nell’esaminare la questione relativa all’ambito di operatività della quota di riserva in favore dei disabili e del relativo diritto di priorità nell’assunzione in riferimento al reclutamento del personale docente della scuola, ha ben delineato la ratio informatrice del compendio legislativo di cui alla L.12 marzo 1998, n. 68 disciplinante la materia, (vedi: Cass. S.U. 11 settembre 2007, n. 19030; Cass. 9 settembre 2008, n. 23112; Cass. 12 marzo 2009, n. 6026, Cass. 6 aprile 2011 n. 7889).
Come è stato osservato in dottrina, la L.12 marzo 1998, n. 68/determina nella tutela degli invalidi, un salto di qualità rispetto alla L. 2 aprile 1968, n. 482 – in ragione del passaggio da un sistema – che, in qualche misura, risentiva della concezione volta a configurare l’inserimento degli invalidi nelle imprese come un peso da sopportare in chiave solidaristica – ad altro sistema volto, di contro, a coniugare la valorizzazione delle capacità professionali del disabile con la funzionalità economica delle imprese stesse.
In tale ottica è stato anche rimarcato come dall’art.3 della citata legge n. 68 del 1999, art.3 può evincersi con certezza che nell’impiego pubblico privatizzato ogni tipo di graduatoria vincola in modo assoluto il datore di lavoro ad individuare gli aventi diritto all’assegnazione dei posti “riservati”, essendosi in presenza di un principio generale che non può essere in alcun modo violato. E che si tratti di un diritto da osservarsi, stante la sua inderogabilità, dalla pubblica amministrazione – tenuta in materia, come i privati datori di lavoro, al rispetto del principio fissato dall’art.38 Cost., insuscettibile di essere disatteso – emerge con certezza anche dal contenuto dalla L. n.68 del 1999, art.16, avente ad oggetto i “concorsi presso le pubbliche amministrazioni” (vedi Cass. S.U. 22 febbraio 2007 n.4110, Cass. 6 aprile 2011 n.7889).
Detta disposizione, infatti, da un lato, pone limitazioni, solo per casi tassativi, alla partecipazione ai concorsi dei disabili per l’occupazione di posti comportanti l’esercizio di specifiche e predeterminate mansioni (cfr. art. 16, comma 1, ed il riferimento all’art. 3, comma 4, ed art. 5, comma 1) ; dall’altro, ad ulteriore dimostrazione dell’assoluta vincolatività dell’assegnazione dei posti riservati inderogabilmente ai disabili, riconosce (anche al fine di contribuire a rendere nella realtà fattuale l’art. 38 Cost. una norma precettiva) la possibilità di assumere i disabili (che abbiano conseguito la idoneità dei pubblici concorsi) – anche se non versino in stato di disoccupazione – (quest’ultimo inciso soppresso dall’art.25 comma 9 bis del d.l. 24 giugno 2014 n.90 convertito in legge con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014 n.114) e oltre il limite dei posti ad essi riservati nel concorso.
Va inoltre considerato, come ulteriore argomento, che anche nell’Unione Europea e nell’ordinamento internazionale la tutela del disabile ha assunto un ruolo sempre più pregnante. Basti pensare che la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea – proclamata a Nizza nel 2000 e successivamente adattata a Strasburgo il 13 dicembre 2007 – all’art.26 (intitolato “Inserimento dei disabili”) stabilisce che: “L’Unione riconosce e rispetta il diritto dei disabili di beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità”. A questa Carta l’art.6 del Trattato di Lisbona ha attributo il valore giuridico dei trattati, ma anche in precedenza ad essa è stato riconosciuto “carattere espressivo di principi comuni agli ordinamenti Europei” (Corte costituzionale, sentenze n.135 del 2002, n.393 e n.394 del 2006) avente, quindi, come tale valore di ausilio interpretativo (Corte Cost. sentenze n. 349 del 2007 e n.251 del 2008).
Inoltre, per quanto attiene alla normativa internazionale, la recente Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, entrata in vigore sul piano internazionale il 3 maggio 2008 e ratificata e resa esecutiva dall’Italia con L.3 marzo 2009, n.18, all’art.27 statuisce che “gli Stati Parti riconoscono il diritto al lavoro delle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri; segnatamente il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto o accettato in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità alle persone con disabilità”. Diritto specifica la Convenzione in parola – che deve essere garantito, anche attraverso l’adozione di “appropriate iniziative” volte, fra l’altro, a favorire l’assunzione delle persone con disabilità nel settore pubblico ovvero il loro impiego nel settore privato. Né va dimenticato che a tale ultima Convenzione la Corte costituzionale, nella sentenza n.80 del 2010, ha attribuito valore cogente nel nostro ordinamento (vedi in motivazione,Cass. cit. n.7889/11).
Nell’ottica descritta, la pronuncia impugnata, per essere coerente con i principi sinora enunciati, non risulta scalfita dalle censure che le sono state mosse.
Al riguardo appare opportuno puntualizzare che la normativa di riferimento deve ritenersi il disposto di cui all’art.16 comma 2 1.68/99, diversamente da quanto argomentato da parte ricorrente la quale invoca in questa sede l’applicabilità dell’art.4 d.lgsl. n.181/00, disposizione che appare eccentrica rispetto alla disciplina del collocamento obbligatorio degli insegnanti invalidi, da riguardarsi in un’ottica di specialità rispetto alla disciplina generale di avviamento e costituzione del rapporto di lavoro (vedi ex plurimis, in motivazione, Cass. 6 aprile 2011 n.7889, Cass. 31 maggio 2010, n.13285).

La norma, come già rimarcato negli arresti giurisprudenziali ai quali si è fatto richiamo, garantisce la possibilità di assumere i disabili che abbiano conseguito la idoneità nei pubblici concorsi (così come verificatosi nella specie), anche se non versino in stato di disoccupazione.

E che la valenza precettiva del dettato normativo di cui all’art.16 comma 2 l. 68/99, sia quella innanzi descritta e delineata dal fermo orientamento espresso da questa Corte, si argomenta anche attraverso il richiamo all’art.4 l.68/99 che, nel disciplinare in generale i criteri di computo della quota di riserva del personale disabile da assumere, non prevede la computabilità tra i dipendenti, ai fini della copertura della quota di riserva, dei lavoratori assunti a tempo determinato, così come dedotto dalla Corte territoriale nella pronuncia impugnata.

Si tratta di un dato normativo di non trascurabile rilievo ai fini della esegesi del disposto di cui al citato art. 16 che conforta l’assunto posto a fondamento del diritto azionato, secondo cui l’esercizio del diritto del disabile allo stabile inserimento nel mondo del lavoro, garantito con l’attribuzione della quota di riserva in riferimento alle assunzioni a tempo indeterminato, non può essere denegato per effetto di una circostanza del tutto transitoria quale la pendenza di un rapporto di lavoro a tempo determinato che, pur se tradotto in una supplenza di durata annuale, conserva, per la precarietà della condizione lavorativa in cui si traduce, la sua ontologica difformità rispetto ad una nozione di stabilità del rapporto.

E che la situazione sottesa alla stipula di un contrattò a tempo determinato non possa essere sussunta nella descritta nozione di stabilità di impiego, come puntualizzato dalla Corte distrettuale, trova riscontro specifico, nella circostanza che all’atto della possibile fruizione del beneficio,il contratto di lavoro a tempo determinato stipulato dalla parte ricorrente, si era già concluso.

La controricorrente, pertanto, inserita come riservista nella graduatoria permanente del personale docente della Provincia, in adempimento dell’obbligo sancito dall’art.3 l. 68/99, doveva essere immessa in ruolo, in virtù dell’orientamento tracciato da questa Corte, cui innanzi si è fatto richiamo, secondo cui ogni tipo di graduatoria vincola in modo assoluto il datore di lavoro ad individuare gli aventi diritto all’assegnazione dei posti “riservati”,essendosi in presenza di un principio generale che non può essere in alcun modo violato, ed in relazione al quale non appaiono pregnanti i riferimenti operati dalla ricorrente a pronunce dei Giudici delle leggi concernenti la fattispecie della progressione in carriera dei disabili nella dirigenza scolastica.
In definitiva, può dunque ribadirsi il principio che nell’impiego pubblico privatizzato ogni tipo di graduatoria vincola in modo assoluto il datore di lavoro ad individuare gli aventi diritto all’assegnazione dei posti “riservati”, essendosi in presenza di un principio generale che non può essere in alcun modo violato e che l’inserimento nelle graduatorie del personale disabile che abbia conseguito l’idoneità nei concorsi pubblici (così come nel caso di specie), ai fini dell’adempimento degli obblighi di cui all’art. 3 1.68/99, da diritto all’assunzione anche a prescindere dallo stato di una precaria occupazione dell’invalido, considerata la pregnanza dell’obbligo solidaristico cui deve essere informato l’agire della Pubblica Amministrazione (al pari del datore di lavoro privato).
In tal senso, e considerato anche che nella fattispecie in esame il docente inabile risultava comunque inserito, all’epoca di presentazione della domanda di accesso alla graduatoria permanente per gli anni che qui interessano, anche nell’elenco dei disoccupati disciplinato dall’art. 8 l. 68/99, (vedi pag. 7 della sentenza impugnata), va qui ribadito che una diversa opzione interpretativa che conferisse rilievo all’eventuale stato di occupazione dell’inabile in epoca anteriore al momento della assunzione, anche in relazione alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, tradirebbe la ratio che sorregge il compendio normativo di cui alla 1.68/99, dando adito ad una situazione di precarietà di vita gravemente incidente sul piano psicofisico dell’inabile, certamente non coerente con il dettato costituzionale di cui all’art. 38 e con la tutela con esso apprestata in favore dei disabili in virtù dei principi solidaristici più volte enunciati.
In definitiva, il ricorso principale, in quanto infondato, deve essere respinto.
Dalle argomentazioni sinora svolte discende, infine, che il ricorso incidentale sollevato dalla C. con riferimento alle censure proposte in sede di appello incidentale e non esaminate dalla Corte di merito (concernenti la assenza di necessità del requisito della disoccupazione alla data della domanda di inserimento in graduatoria) deve considerarsi inammissibile.
Si intende infatti dare continuità all’indirizzo consolidato nella giurisprudenza di questa Corte alla cui stregua, posto che anche se qualificato come condizionato, il ricorso incidentale deve essere giustificato dalla soccombenza – non ricorrendo altrimenti l’interesse processuale a proporre ricorso per Cassazione – è inammissibile il ricorso incidentale con il quale la parte, che sia rimasta completamente vittoriosa nel giudizio di appello, risollevi questioni non decise dal giudice di merito, perché non esaminate o ritenute assorbite (vedi, fra le altre, Cass. 20 dicembre 2012 n. 23548).
Il governo delle spese inerenti al presente giudizio, segue, infine, il regime della compensazione, tenuto conto della novità delle questioni trattate e della situazione di reciproca soccombenza delle parti.
P.Q.M.
La Corte riunisce i ricorsi.
Rigetta il ricorso principale e dichiara inammissibile il ricorso incidentale.
Compensa le spese del presente giudizio.

Contributi dei lettori: Candidature annunciate e candidature pensate. Replica di Paolo Colombo

Autore: Paolo Colombo

Carissimo Massimo,
qualche giorno fa mi hanno girato l’ultimo tuo scritto, devo confessare di averlo letto velocemente e di essermi molto divertito e non volendo perdere tempo l’ho messo da parte.
Da tanti però mi viene sollecitata una risposta per evitare malintesi.
Preciso che la mia iniziativa comunicativa non è un autoelogio, né una forma di esibizionismo a scapito degli altri colleghi della direzione, perché mai dovrebbe essere così.
Ti assicuro che non sono l’unico a lavorare, L’U.I.C.I. ha una Direzione Nazionale molto attiva, ogni componente nel suo ambito di competenza, fa il possibile per dare un senso, un risultato pratico alla sua partecipazione.
Con la mia iniziativa informativa intendevo esclusivamente comunicare alla base associativa tutto quello che si sta tentando di portare avanti e mi sembrava un doveroso atto di trasparenza e di partecipazione informata.
Mi sorprende la tua distorta interpretazione, tantissimi hanno comunicato il loro apprezzamento, sostenendo che finalmente c’è qualcuno che esce dal palazzo e spiega alla gente quello che realmente succede.
In merito poi al comando presso l’I.Ri.Fo.R., ti preciso che il sottoscritto sta lavorando molto di più e che ha avuto una sostanziosa decurtazione del suo stipendio, mentre l’ I.Ri.Fo.R., solo per un progetto di cui sono il coordinatore e in ragione di tale comando, fra l’altro ha ricevuto un finanziamento di circa 20.000 euro dal MIUR.
Per quanto riguarda il Centro di Documentazione Giuridica, mai questione è stata così spiegata, motivata, documentata, controllata e ricontrollata. Penso che poche cose siano lineari come questa del CDG.
Questa questione è il classico esempio di denigrazione ad orologeria, l’avvocato Colombo è un evergreen, ieri c’era quello di Palermo e di Cuneo, oggi c’è una parte della Toscana, domani ho la sensazione che toccherà a quello di Bari e la Lombardia.
Caro Massimo, io non penso a quello che farò di qui ad un anno, la mia capacità di pensiero al massimo si spinge fino alla prossima settimana e ho, comunque, pensieri più impellenti, quali assicurare all’associazione i finanziamenti per la sua sopravvivenza, tutelare il valore della rappresentatività delle associazioni di categoria, garantire l’osservanza dei diritti al lavoro, all’istruzione, ai servizi sociali, all’accessibilità e mobilità autonoma dei non vedenti.
Ti inviterei a prestare maggiore attenzione ai contenuti e non alle persone, alle scelte politiche da compiere e non alle cariche e alle poltrone da conquistare. Servire l’associazione e i non vedenti non è un infantile gioco del risiko.
Dici di respirare una brutta aria, forse se l’aria fosse meno inquinata da cattiverie, falsità, insulti, minacce più o meno subliminali, e fosse più animata da spirito di servizio, da senso del dovere, da solidarietà collaborativa e da amore per la verità, staresti un po’ meglio.
Io credo che a nessuno interessi quello che l’avvocato Colombo pensa di fare fra un anno, immagino che abbiano cose più serie a cui pensare, diversamente da te, che manifesti un’attenzione morbosa per la mia persona e non impieghi la tua energia sulla riflessione e discussione di questioni concrete.
Massimo, tu sei stato voluto, fortemente voluto, come dirigente nazionale, devi sapere che io e tantissima gente stiamo osservando e riflettendo sulla tenuta della democrazia e della legalità nella nostra associazione, sul rispetto delle regole e delle persone, sulla garanzia dei valori del nostro sodalizio, sulle effettive capacità di gestire, di scegliere i collaboratori, di garantire la sintesi tra le esigenze della tradizione e il rinnovamento, sull’osservanza della meritocrazia e non delle clientele nella designazione agli incarichi associativi
Solo dopo consequenzialmente verrà il momento delle scelte, e comunque siamo sempre nelle mani del Signore.
Cordialmente
Caserta,09.12.2014 Avv. Paolo Colombo

XXIII Congresso Nazionale dell’Unione: un po’ di chiarezza e rilancio DI UN PROGETTO, Nicola Stilla

Autore: Nicola Stilla

Lo scorso 23 settembre, io e Mario Barbuto, abbiamo diffuso un comunicato congiunto con il quale prendevamo atto che “nonostante gli sforzi compiuti da entrambi per trovare un accordo” non sussistevano più le condizioni per il raggiungimento di quell’”auspicata intesa” che ci avrebbe consentito di individuare un candidato comune alla carica di Presidente Nazionale al XXIII Congresso della nostra Unione.

La conclusione di quel progetto è stata per me un momento difficile ed in qualche modo doloroso, considerando che, solo sei mesi prima, in vista dell’elezione del Presidente nazionale da parte del Consiglio nazionale convocato in via straordinaria per il 15 marzo,
per determinare le condizioni che avrebbero consentito di far vincere il “cambiamento” sulla “continuità”, avevo deciso di condividere un percorso con Mario promuovendo e sostenendo la sua candidatura alla Presidenza Nazionale del nostro sodalizio con l’impegno comune di individuare insieme un metodo per scegliere successivamente il candidato unitario alla presidenza nazionale per il 23° Congresso entro la fine del corrente anno.

Non intendo e non mi interessa con questo articolo suscitare polemiche, né replicare punto per punto alle diverse posizioni espresse sulla stampa associativa e su alcune liste; voglio solo ricordare alcuni passaggi del percorso iniziato l’11 gennaio 2014 a Milano e proseguito il 2 marzo a Bologna, per riprendere infine i contenuti dell’articolo “L’Unione che vorrei – 2015 l’anno del cambiamento” con il quale nel mese di gennaio 2014, annunciavo la mia candidatura alla carica di Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti in vista del prossimo Congresso Nazionale.

Nel documento intitolato Le Ragioni di una Scelta, il 2 marzo scorso, a Bologna, presenti una ventina di amici dirigenti, io e Mario Barbuto lanciavamo la candidatura di Mario alla Presidenza Nazionale con le seguenti parole
“Le dimissioni forzate e inattese del Presidente Tommaso Daniele hanno causato una accelerazione di quel processo di ricambio e di rinnovamento da intraprendere a partire dall’appuntamento congressuale del prossimo anno.
Mario Barbuto e Nicola Stilla, entrambi disponibili a candidarsi in Congresso, da alcuni mesi hanno intrapreso un percorso comune e condiviso di elaborazione di un programma e di individuazione di un metodo per giungere alla designazione di una candidatura unitaria alla carica di Presidente Nazionale.
Questo percorso continuerà con le modalità e con i tempi necessari già ipotizzati, intendendo promuovere e favorire numerosi momenti di confronto, con una vasta partecipazione di tutta la dirigenza e della parte più attiva della base associativa”.

Nel mio intervento di presentazione della candidatura di Mario Barbuto al Consiglio Nazionale del 15 marzo scorso, mettevo in evidenza gli stessi concetti del documento del 2 marzo e ribadivo alcuni principi per una gestione collegiale e condivisa della nostra organizzazione, con alcuni obiettivi da perseguire nei 18 mesi che ci separavano allora dal XXIII Congresso. Se una valutazione degli obiettivi potrà essere fatta solo a conclusione del mandato, il fatto che il “Gruppo 2 marzo” non sia più stato convocato né consultato credo dia, invece, esauriente riscontro circa l’auspicata, ma mancata, gestione collegiale; per quanto concerne le motivazioni per cui l’accordo non potrà proseguire, ognuno, se vorrà, leggendo i documenti pubblicati sul mio blog (www.lunionechevorrei.blogspot.it), potrà conoscere i fatti per come sono maturati e per come realmente sono.

Dunque, si riparte e voglio ribadirlo: non sono e non sarò interessato alla polemica; sono e sarò interessato soltanto al confronto sulle questioni reali ed al futuro della nostra associazione!!

Per ciò che mi riguarda, avvierò la campagna elettorale nei prossimi mesi, ben consapevole dello svantaggio che avrò rispetto al Presidente Nazionale in carica. Non credo di sorprendere se dico che il Presidente dispone di mezzi, possibilità ed opportunità per girare legittimamente l’Italia “isole comprese” ; Comunque sia, voglio provarci ugualmente perché credo che l’Unione meriti una politica diversa e una gestione che affronti concretamente i problemi con vera collegialità e non solo a parole; voglio provarci perché sono sicuro che la nostra organizzazione è matura per scegliere democraticamente il suo Presidente Nazionale senza che venga meno l’unità associativa che per me rimane un bene da difendere, perseguire e conseguire.
Voglio provarci, infine, perché sono convinto che la nostra organizzazione abbia bisogno di aria nuova, di modelli organizzativi diversi dal passato, di interpretare e se possibile anticipare i mutamenti sociali ed istituzionali che incombono e non mi pare davvero che si stia cambiando verso.

Chiarito, spero una volta per tutte, quello che c’era da chiarire, d’ora in poi mi limiterò a scrivere periodicamente alcune riflessioni finalizzate ad aprire un confronto con tutti coloro che lo vorranno e acquisire eventuali contributi per la definizione di una bozza di programma da sottoporre a tutti i dirigenti in carica, a quelli che lo diventeranno dopo il rinnovo degli organi provinciali e regionali ed ai Delegati Congressuali.
Cercherò inoltre di presenziare quando mi sarà consentito, a tutti gli eventi associativi sia di carattere nazionale che locale, in modo da essere presente laddove si dibatteranno le tematiche che stanno a cuore dei Soci e dei Dirigenti della nostra organizzazione per avviare un serio e fattivo confronto con tutte le persone che lo vorranno.

Per costruire la bozza del mio programma, affinché tutti possano dare concretamente il proprio contributo di idee, ho pensato ad una serie di strumenti; momenti e occasioni di confronto e di dibattito che dovranno essere il fulcro di un impegno capace di ridare slancio all’azione associativa dove i news media potranno giocare un ruolo ancorché non determinante e dove le idee e l’innovazione di ciascuno contribuiscano a far crescere la consapevolezza di tutti.
Quello slancio ideale e sostanziale che la – collaborazione condivisa – aveva lasciato intravvedere, ma che gli opportunismi pare abbiano definitivamente affossato.
E’ mia intenzione infatti voler costituire gruppi di studio che elaborino il programma da sottoporre all’attenzione ed al contributo di tutti i Soci.

Al di là di come saranno strutturati i gruppi di studio, ritengo che, a monte, si debba definire una –strategia che sappia interpretare con obiettivi chiari e definiti, con percorsi innovativi ed aderenti ai nuovi processi sociali ed istituzionali, una realtà dinamica che metta in discussione i consueti punti di riferimento.
Dobbiamo saper declinare Istruzione, lavoro, scuola, ipovisione, tecnologia e quant’altro in ipotesi di lavoro, identificabili con quel futuro che già stiamo vivendo senza quelle ovvietà che fanno sempre più parte di un passato, sicuramente glorioso, ma evidentemente da contestualizzare ed aggiornare alla luce della – nuova Unione – che vorremmo costruire.

I referenti dei gruppi saranno individuati tra coloro che offriranno la loro disponibilità per la definizione della bozza di programma di lavoro per il prossimo quinquennio; i gruppi dovranno completare il proprio lavoro entro la fine di gennaio 2015 in modo che, entro febbraio, sia possibile elaborare un documento complessivo da sottoporre all’attenzione e alla discussione della base associativa.
Concluso questo primo percorso, si dovrà aprire una discussione più ampia ed approfondita su due questioni prioritarie la riorganizzazione della nostra Unione e la gestione del patrimonio legata anche alla questione dell’autofinanziamento.
Per quanto concerne la riorganizzazione, fermo restando il principio dell’unità associativa e la garanzia della partecipazione delle minoranze alla vita associativa a tutti i livelli, dovranno essere individuate nuove strategie per il coinvolgimento delle persone non vedenti e ipovedenti, delle loro famiglie, dei sostenitori, ecc. ecc. in modo da ampliare la base associativa. Occorrerà inoltre individuare strategie adeguate per la riorganizzazione delle strutture a tutti i livelli, prevedendo un potenziamento dei Consigli Regionali, la riorganizzazione delle strutture provinciali ed una riqualificazione della Sede Centrale, passando per la valorizzazione del personale di quest’ultima e la gestione di nuovi servizi a sostegno delle strutture periferiche, all’insegna di una gestione davvero collegiale che sia capace di coinvolgere, soprattutto nelle scelte fondamentali e strategiche a livello nazionale, tutte le strutture territoriali.

Relativamente al patrimonio e all’autofinanziamento, è opportuno evidenziare come la carenza di risorse ordinarie in rapporto alle effettive esigenze gestionali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, determini problemi strutturali del bilancio della Sede Centrale. In
particolare, prendendo ad esempio i consuntivi degli ultimi anni si evidenzia che le entrate relative a contributi statali (ordinari e straordinari) rappresentano circa il 60% del totale delle risorse. E’ significativo il tasso di incidenza dei contributi statali straordinari (pari al 42%), che segna il problema dell’incertezza futura sugli equilibri economici generali:
l’Unione genera autonomamente circa il 40% delle risorse occorrenti
Il delicato ed imprescindibile tema delle risorse impone piena consapevolezza e priorità assoluta; occorre lavorare parallelamente, su due binari: da una parte le iniziative di autofinanziamento, dall’altra gli interventi sulla spesa. Per quanto riguarda le prime occorre pensare ad iniziative nuove e moderne, anche in collaborazione con gli enti di emanazione dell’Unione.
A ciò andrà aggiunta una nuova politica di gestione del patrimonio, affinché esso possa generare un maggior profitto dell’attuale. L’aggiornamento e la riqualificazione del nostro personale sarà poi fondamentale in questo processo perché permetterà di essere più efficienti nel conseguire gli obiettivi prefissati.
Oggi, in un periodo di penuria di risorse e di crisi generalizzata, dobbiamo lavorare affinché la solidarietà, diventi un valore prioritario tale da costituire un buon esempio di buona prassi anche al di fuori della nostra associazione.
La cornice che tutti insieme con serietà dobbiamo contribuire a costruire, evitando i pressappochismi e le facilonerie, dovrà contenere un “quadro” capace di farci immaginare un domani migliore; una visione d’insieme che vorrei, fortemente vorrei costruire insieme a voi, alle migliori intelligenze presenti nell’Unione e nella società, con l’umiltà della consapevolezza di dover superare grandi difficoltà, ma con la determinazione di contribuire con molti di voi a costruire davvero – l’Unione che vorrei -.
I pochi spunti sopra esposti rappresentano la base sulla quale muovere i primi passi per la definizione di un progetto complessivo che preveda anche la rimodulazione dello Statuto Sociale della nostra Unione e dei necessari aggiustamenti in attesa di una riscrittura complessiva che dovrà necessariamente dettare il prossimo Congresso.
Una sfida questa perché differentemente dal passato, non dovrà trattarsi di una semplicistica rivisitazione della nostra carta statutaria ma davvero, dovremmo saper interpretare, condividere e identificare un – modello – che, finalmente, ci consenta di superare i segni del tempo che tutti ravvisiamo nel nostro statuto.
Questo complesso lavoro, però, non dovrà distrarci dalle questioni oggi sul tappeto a partire dalla scuola, per non dimenticare il lavoro e non sottovalutare il rischio di perdere quasi totalmente i finanziamenti che lo Stato ha assicurato fino ad oggi per la gestione dei nostri servizi e per consentirci di assolvere il nostro ruolo di rappresentanza e tutela degli interessi dei ciechi e degli ipovedenti italiani.
Insomma, voglio lavorare per garantire una casa comune e diversa anche per coloro che verranno dopo di noi.

Proprio per questo motivo ho assicurato al Presidente Nazionale la piena lealtà ed il rispetto degli accordi sottoscritti il 2 marzo per lo meno su quei punti allora concordati e solo se saranno condivisi. Diversamente ognuno si assumerà le proprie responsabilità e ne risponderà a tutta l’associazione nelle sedi istituzionali.
Concludo ribadendo che solo una vera gestione collegiale potrà evitare che la nostra associazione sia messa nell’angolo dalle scelte della politica del Governo e del Parlamento.

Per contatti:
– E-mail: presidente@uicilombardia.org
– Cell.: 335-52 34 655
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