XXIII Congresso Nazionale dell’Unione: un po’ di chiarezza e rilancio DI UN PROGETTO, Nicola Stilla

Autore: Nicola Stilla

Lo scorso 23 settembre, io e Mario Barbuto, abbiamo diffuso un comunicato congiunto con il quale prendevamo atto che “nonostante gli sforzi compiuti da entrambi per trovare un accordo” non sussistevano più le condizioni per il raggiungimento di quell’”auspicata intesa” che ci avrebbe consentito di individuare un candidato comune alla carica di Presidente Nazionale al XXIII Congresso della nostra Unione.

La conclusione di quel progetto è stata per me un momento difficile ed in qualche modo doloroso, considerando che, solo sei mesi prima, in vista dell’elezione del Presidente nazionale da parte del Consiglio nazionale convocato in via straordinaria per il 15 marzo,
per determinare le condizioni che avrebbero consentito di far vincere il “cambiamento” sulla “continuità”, avevo deciso di condividere un percorso con Mario promuovendo e sostenendo la sua candidatura alla Presidenza Nazionale del nostro sodalizio con l’impegno comune di individuare insieme un metodo per scegliere successivamente il candidato unitario alla presidenza nazionale per il 23° Congresso entro la fine del corrente anno.

Non intendo e non mi interessa con questo articolo suscitare polemiche, né replicare punto per punto alle diverse posizioni espresse sulla stampa associativa e su alcune liste; voglio solo ricordare alcuni passaggi del percorso iniziato l’11 gennaio 2014 a Milano e proseguito il 2 marzo a Bologna, per riprendere infine i contenuti dell’articolo “L’Unione che vorrei – 2015 l’anno del cambiamento” con il quale nel mese di gennaio 2014, annunciavo la mia candidatura alla carica di Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti in vista del prossimo Congresso Nazionale.

Nel documento intitolato Le Ragioni di una Scelta, il 2 marzo scorso, a Bologna, presenti una ventina di amici dirigenti, io e Mario Barbuto lanciavamo la candidatura di Mario alla Presidenza Nazionale con le seguenti parole
“Le dimissioni forzate e inattese del Presidente Tommaso Daniele hanno causato una accelerazione di quel processo di ricambio e di rinnovamento da intraprendere a partire dall’appuntamento congressuale del prossimo anno.
Mario Barbuto e Nicola Stilla, entrambi disponibili a candidarsi in Congresso, da alcuni mesi hanno intrapreso un percorso comune e condiviso di elaborazione di un programma e di individuazione di un metodo per giungere alla designazione di una candidatura unitaria alla carica di Presidente Nazionale.
Questo percorso continuerà con le modalità e con i tempi necessari già ipotizzati, intendendo promuovere e favorire numerosi momenti di confronto, con una vasta partecipazione di tutta la dirigenza e della parte più attiva della base associativa”.

Nel mio intervento di presentazione della candidatura di Mario Barbuto al Consiglio Nazionale del 15 marzo scorso, mettevo in evidenza gli stessi concetti del documento del 2 marzo e ribadivo alcuni principi per una gestione collegiale e condivisa della nostra organizzazione, con alcuni obiettivi da perseguire nei 18 mesi che ci separavano allora dal XXIII Congresso. Se una valutazione degli obiettivi potrà essere fatta solo a conclusione del mandato, il fatto che il “Gruppo 2 marzo” non sia più stato convocato né consultato credo dia, invece, esauriente riscontro circa l’auspicata, ma mancata, gestione collegiale; per quanto concerne le motivazioni per cui l’accordo non potrà proseguire, ognuno, se vorrà, leggendo i documenti pubblicati sul mio blog (www.lunionechevorrei.blogspot.it), potrà conoscere i fatti per come sono maturati e per come realmente sono.

Dunque, si riparte e voglio ribadirlo: non sono e non sarò interessato alla polemica; sono e sarò interessato soltanto al confronto sulle questioni reali ed al futuro della nostra associazione!!

Per ciò che mi riguarda, avvierò la campagna elettorale nei prossimi mesi, ben consapevole dello svantaggio che avrò rispetto al Presidente Nazionale in carica. Non credo di sorprendere se dico che il Presidente dispone di mezzi, possibilità ed opportunità per girare legittimamente l’Italia “isole comprese” ; Comunque sia, voglio provarci ugualmente perché credo che l’Unione meriti una politica diversa e una gestione che affronti concretamente i problemi con vera collegialità e non solo a parole; voglio provarci perché sono sicuro che la nostra organizzazione è matura per scegliere democraticamente il suo Presidente Nazionale senza che venga meno l’unità associativa che per me rimane un bene da difendere, perseguire e conseguire.
Voglio provarci, infine, perché sono convinto che la nostra organizzazione abbia bisogno di aria nuova, di modelli organizzativi diversi dal passato, di interpretare e se possibile anticipare i mutamenti sociali ed istituzionali che incombono e non mi pare davvero che si stia cambiando verso.

Chiarito, spero una volta per tutte, quello che c’era da chiarire, d’ora in poi mi limiterò a scrivere periodicamente alcune riflessioni finalizzate ad aprire un confronto con tutti coloro che lo vorranno e acquisire eventuali contributi per la definizione di una bozza di programma da sottoporre a tutti i dirigenti in carica, a quelli che lo diventeranno dopo il rinnovo degli organi provinciali e regionali ed ai Delegati Congressuali.
Cercherò inoltre di presenziare quando mi sarà consentito, a tutti gli eventi associativi sia di carattere nazionale che locale, in modo da essere presente laddove si dibatteranno le tematiche che stanno a cuore dei Soci e dei Dirigenti della nostra organizzazione per avviare un serio e fattivo confronto con tutte le persone che lo vorranno.

Per costruire la bozza del mio programma, affinché tutti possano dare concretamente il proprio contributo di idee, ho pensato ad una serie di strumenti; momenti e occasioni di confronto e di dibattito che dovranno essere il fulcro di un impegno capace di ridare slancio all’azione associativa dove i news media potranno giocare un ruolo ancorché non determinante e dove le idee e l’innovazione di ciascuno contribuiscano a far crescere la consapevolezza di tutti.
Quello slancio ideale e sostanziale che la – collaborazione condivisa – aveva lasciato intravvedere, ma che gli opportunismi pare abbiano definitivamente affossato.
E’ mia intenzione infatti voler costituire gruppi di studio che elaborino il programma da sottoporre all’attenzione ed al contributo di tutti i Soci.

Al di là di come saranno strutturati i gruppi di studio, ritengo che, a monte, si debba definire una –strategia che sappia interpretare con obiettivi chiari e definiti, con percorsi innovativi ed aderenti ai nuovi processi sociali ed istituzionali, una realtà dinamica che metta in discussione i consueti punti di riferimento.
Dobbiamo saper declinare Istruzione, lavoro, scuola, ipovisione, tecnologia e quant’altro in ipotesi di lavoro, identificabili con quel futuro che già stiamo vivendo senza quelle ovvietà che fanno sempre più parte di un passato, sicuramente glorioso, ma evidentemente da contestualizzare ed aggiornare alla luce della – nuova Unione – che vorremmo costruire.

I referenti dei gruppi saranno individuati tra coloro che offriranno la loro disponibilità per la definizione della bozza di programma di lavoro per il prossimo quinquennio; i gruppi dovranno completare il proprio lavoro entro la fine di gennaio 2015 in modo che, entro febbraio, sia possibile elaborare un documento complessivo da sottoporre all’attenzione e alla discussione della base associativa.
Concluso questo primo percorso, si dovrà aprire una discussione più ampia ed approfondita su due questioni prioritarie la riorganizzazione della nostra Unione e la gestione del patrimonio legata anche alla questione dell’autofinanziamento.
Per quanto concerne la riorganizzazione, fermo restando il principio dell’unità associativa e la garanzia della partecipazione delle minoranze alla vita associativa a tutti i livelli, dovranno essere individuate nuove strategie per il coinvolgimento delle persone non vedenti e ipovedenti, delle loro famiglie, dei sostenitori, ecc. ecc. in modo da ampliare la base associativa. Occorrerà inoltre individuare strategie adeguate per la riorganizzazione delle strutture a tutti i livelli, prevedendo un potenziamento dei Consigli Regionali, la riorganizzazione delle strutture provinciali ed una riqualificazione della Sede Centrale, passando per la valorizzazione del personale di quest’ultima e la gestione di nuovi servizi a sostegno delle strutture periferiche, all’insegna di una gestione davvero collegiale che sia capace di coinvolgere, soprattutto nelle scelte fondamentali e strategiche a livello nazionale, tutte le strutture territoriali.

Relativamente al patrimonio e all’autofinanziamento, è opportuno evidenziare come la carenza di risorse ordinarie in rapporto alle effettive esigenze gestionali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, determini problemi strutturali del bilancio della Sede Centrale. In
particolare, prendendo ad esempio i consuntivi degli ultimi anni si evidenzia che le entrate relative a contributi statali (ordinari e straordinari) rappresentano circa il 60% del totale delle risorse. E’ significativo il tasso di incidenza dei contributi statali straordinari (pari al 42%), che segna il problema dell’incertezza futura sugli equilibri economici generali:
l’Unione genera autonomamente circa il 40% delle risorse occorrenti
Il delicato ed imprescindibile tema delle risorse impone piena consapevolezza e priorità assoluta; occorre lavorare parallelamente, su due binari: da una parte le iniziative di autofinanziamento, dall’altra gli interventi sulla spesa. Per quanto riguarda le prime occorre pensare ad iniziative nuove e moderne, anche in collaborazione con gli enti di emanazione dell’Unione.
A ciò andrà aggiunta una nuova politica di gestione del patrimonio, affinché esso possa generare un maggior profitto dell’attuale. L’aggiornamento e la riqualificazione del nostro personale sarà poi fondamentale in questo processo perché permetterà di essere più efficienti nel conseguire gli obiettivi prefissati.
Oggi, in un periodo di penuria di risorse e di crisi generalizzata, dobbiamo lavorare affinché la solidarietà, diventi un valore prioritario tale da costituire un buon esempio di buona prassi anche al di fuori della nostra associazione.
La cornice che tutti insieme con serietà dobbiamo contribuire a costruire, evitando i pressappochismi e le facilonerie, dovrà contenere un “quadro” capace di farci immaginare un domani migliore; una visione d’insieme che vorrei, fortemente vorrei costruire insieme a voi, alle migliori intelligenze presenti nell’Unione e nella società, con l’umiltà della consapevolezza di dover superare grandi difficoltà, ma con la determinazione di contribuire con molti di voi a costruire davvero – l’Unione che vorrei -.
I pochi spunti sopra esposti rappresentano la base sulla quale muovere i primi passi per la definizione di un progetto complessivo che preveda anche la rimodulazione dello Statuto Sociale della nostra Unione e dei necessari aggiustamenti in attesa di una riscrittura complessiva che dovrà necessariamente dettare il prossimo Congresso.
Una sfida questa perché differentemente dal passato, non dovrà trattarsi di una semplicistica rivisitazione della nostra carta statutaria ma davvero, dovremmo saper interpretare, condividere e identificare un – modello – che, finalmente, ci consenta di superare i segni del tempo che tutti ravvisiamo nel nostro statuto.
Questo complesso lavoro, però, non dovrà distrarci dalle questioni oggi sul tappeto a partire dalla scuola, per non dimenticare il lavoro e non sottovalutare il rischio di perdere quasi totalmente i finanziamenti che lo Stato ha assicurato fino ad oggi per la gestione dei nostri servizi e per consentirci di assolvere il nostro ruolo di rappresentanza e tutela degli interessi dei ciechi e degli ipovedenti italiani.
Insomma, voglio lavorare per garantire una casa comune e diversa anche per coloro che verranno dopo di noi.

Proprio per questo motivo ho assicurato al Presidente Nazionale la piena lealtà ed il rispetto degli accordi sottoscritti il 2 marzo per lo meno su quei punti allora concordati e solo se saranno condivisi. Diversamente ognuno si assumerà le proprie responsabilità e ne risponderà a tutta l’associazione nelle sedi istituzionali.
Concludo ribadendo che solo una vera gestione collegiale potrà evitare che la nostra associazione sia messa nell’angolo dalle scelte della politica del Governo e del Parlamento.

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