Il braille, una luce nell’universo… Un racconto di esistenze

Autore: Pierfrancesco Greco

XV Giornata Nazionale del Braille

Grandi contenuti ed emozioni nel simposio, inerente al sistema di letto-scrittura che da due secoli regala ai non vedenti di tutto il mondo l’opportunità di studiare, lavorare, essere parte attiva della società, organizzato dai Consigli regionali UICI di Puglia e Calabria e tenutosi martedì scorso. “Un importante momento di condivisione valoriale”, hanno dichiarato i promotori.

Dare spazio, respiro, forza alla sensibilizzazione universale sui temi dell’accesso al sapere, alla conoscenza dell’immanente, alla comprensione e alla costruzione di ciò che si vuole essere, andando oltre ogni ostacolo, confutando ogni preclusione, abbattendo ogni vallo: temi, questi, afferenti in maniera diretta alla sfera del braille, di cui lo scorso 21 febbraio s’è celebrata la XV Giornata Nazionale, nell’ambito della quale, la mattina di giorno 22, s’è svolto un simposio, dal tema “Il braille: una storia di punti … Libertà e riscatto umano raccontati dal Mezzogiorno”, promosso e organizzato dai Consigli Regionali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. “Un importante momento di condivisione valoriale tra due territori, tra due sezioni regionali della nostra grande famiglia associativa, le quali, attraverso questa sorta di gemellaggio, intendono offrire un esempio di collaborazione sui temi, sui principi e sulle azioni concrete che, ci auguriamo, sia prodromo di un’innovativa modalità operativa basata sul confronto delle proposte, sullo scambio delle idee, sulla sintesi da trovare nelle misure, nelle azioni, negli interventi a favore dei nostri associati e di tutti i non vedenti e pluriminorati”, hanno evidenziato le promotrici e i promotori dell’evento, a cui hanno dato forte impulso la dottoressa Annamaria Palummo, Consigliere Nazione dell’UICI, e la professoressa Chiara Calisi, Consigliere Nazionale UICI e componente dei gruppi di lavoro e istruzione; un evento orientato a porre all’attenzione del senso comune la centralità, l’intangibilità, la sacralità dell’umana aspirazione a essere parte attiva, pensante, cosciente della propria individualità, delle proprie capacità, delle proprie peculiarità contestualmente alle assise della società contemporanea, in una prospettiva solidaristica e universale, ove la persona realizza se stessa in un consesso comunitario, ove la valorizzazione della summenzionata individualità non si traduce nell’apologia dell’individualismo, che genera isolamento, bensì nella maturazione di una coscienza collettiva cementata dalla comune condizione d’umanità, intesa sia come insieme di donne e uomini che vivono e amano nello stesso punto dell’universo sia come sentimento che dovrebbe indurre ognuno a trovare nell’altrui felicità la strada della propria crescita e della propria felicità. Strada che ha nel braille una delle corsie preferenziali e su cui il convegno ha acceso il faro dell’attenzione, dell’interesse attraverso la partecipazione, da remoto, di dirigenti e rappresentanti associativi, esperti e studenti: pensieri, riflessioni, voci le quali hanno trovato compendio in un segmento temporale che è stato possibile seguire sulle pagine facebook di UICI Calabria e UICI Puglia e che ha pienamente assunto quei crismi di richiamo universalista di cui si è scritto pocanzi, in linea, del resto, col messaggio insito nella Giornata Nazionale del Braille, o meglio, nella data che gli estensori della legge n. 126 del 3 agosto 2007, con cui si è istituita la ricorrenza, hanno designato per la celebrazione annuale, il 21 febbraio, ovvero simultaneamente con la Giornata internazionale della Lingua Madre, decretata nel 1999 dall’Unesco per promuovere e salvaguardare l’identità e, nel contempo, la diversità linguistica e culturale. Una coincidenza non casuale e decisamente significativa che pone nella giusta luce la sconfinata portata del braille nella storia della nostra della nostra realtà sensibile: pur non essendo propriamente né un linguaggio né, tanto meno, una lingua, il braille apre le porte alla comprensione, alla lettura alla scrittura alla diffusione di ogni lingua, delle scienze, delle espressioni artistiche e culturali, e permette, letteralmente, di toccare le parole; e poi, alla stregua dei linguaggi e delle lingue, è una stella che viene incontro alla caratteristica precipuamente connotante il genere umano, ovvero la socialità; senza la condivisione delle lingue l’uomo, l’animale sociale per eccellenza, risulterebbe snaturato nella propria essenza, privato del proprio senso, del proprio tempo, dei propri spazi. Allo stesso modo, senza il braille la vita di chi non ha la possibilità di apprezzare con gli occhi l’alba del nuovo giorno risulterebbe defalcata,  chiusa all’interlocuzione, al sapere, al mondo. Quel mondo che il braille porta nelle mani e nella vita, nei giorni e nelle sensazioni, negli impegni e nei sogni di chi tocca i salvifici puntini e di chi li incide. Tocco e incisione che, per i non vedenti, equivalgono alla lettura e alla scrittura, proprie di chi riesce a catturare la luce del mondo con i propri occhi: ecco, il braille, questo alfabeto, questo codice, questo sistema è “la luce di chi non vede”, come spiegato esaustivamente in un filmato realizzato dall’Istituto dei ciechi di Milano, in cui il professore Rodolfo Masto, Presidente della Federazione Nazionale Pro Ciechi, il professore Giancarlo Abba, Docente tiflopedagogista, la professoressa Paola Bonomi, Docente tiflologa e il professor Franco Lisi, Direttore scientifico del summenzionato Istituto, hanno focalizzato l’attenzione,  tra i tanti tratti caratteristici del Braille, su quello che, senza ombra di dubbio, è il principale: la capacità di unire l’astratto al concreto, come fa la musica, che, infatti ha anch’essa carattere universale. E il Braille è veramente qualcosa di universale, come evidenziato nel corso dei lavori anche dal dottor Antonio Giampietro, moderatore del seminario, dalla dottoressa  Palummo, dalla professoressa Calisi, dal dottore Paolo Lacorte, dal dottor Nicola Stilla e dal professor Giuseppe Lapietra: un codice che, con i suoi 6 puntini, con le 64 combinazioni che essi riescono a formare è internazionalmente adoperato come sistema di letto scrittura per rappresentare le lettere dell’alfabeto, i numeri, la punteggiatura, i simboli matematici, le note e gli altri segni musicali. Ecco, incontriamo di nuovo la musica, la quale, proprio come il braille “riempie la vita”, ha osservato Annamaria Palummo, “non conosce confini – ha aggiunto Paolo Lacorte, Presidente dell’UICI Puglia – e può essere appreso da tutti, a prescindere da differenze linguistiche e culturali”. “Un codice che per i non vedenti è semplicissimo da leggere e scrivere – ha affermato Nicola Stilla, Presidente del Club del braille –  ma a cui, in ogni caso, possono accostarsi anche i vedenti, per i quali, pur nell’impossibilità di leggere attraverso il solo tocco dei puntini, è comunque stimolante addentrasi in una dimensione suggestiva, in seno alla quale importante non è imparare le combinazioni a memoria, quanto, piuttosto, entrare nei meccanismi della regolarità di un sistema logico”. Meccanismi “che si integrano perfettamente – ha affermato Rodolfo Masto – con le risorse informatiche, le quali non devono essere viste come fattori che superano il braille, ma che, al contrario, ne esaltano le meravigliose potenzialità, che, inizialmente,  furono avversate, anche nelle scuole: nei primi anni, ovvero in quelli successivi alla sua ideazione, il braille era visto come qualcosa di segreto”, anche sovversivo, e, in effetti, era ed è vero, vista la rivoluzione che esso ha innescato, in senso di liberazione dei ciechi dal giogo della non conoscenza. Una rivoluzione che in Italia “è arrivata nel 1863, a Milano, attraverso una corrispondenza da Marsiglia; e da allora – ha proseguito Masto – gli istituti sono diventati la culla di questo sistema di lettoscrittura, oggi tanto importante per i Bambini, per noi tutti e che, nel capoluogo lombardo, ha prestigioso presidio nel  Museo del braille”, ove si preserva, si alimenta e da cui si diffonde il faro che questo codice ha accesso nella storia; un faro che non è soggetto alla consunzione del tempo e che nel tempo risulta sempre nuovo, adattabile alle novità.  Al riguardo, alquanto interessanti si sono rivelate le considerazioni proposte dal professor Giuseppe Lapietra, componente della Direzione Nazionale UICI, già Direttore dei Corsi di formazione e di aggiornamento organizzati dall’IRIFOR nazionale: “considerazioni prescindenti da specifici e analitici riferimenti, per così dire, al glorioso Braille tradizionale cartaceo, ancor oggi fondamentale nell’educazione ed istruzione dei ciechi. Una perplessità sempre più pressante ci lascia attoniti allorché ,spesso esplicitamente, molte volte come scontato sottinteso, si diffondono vere e proprie corbellerie tese a sentenziare il definitivo superamento del nostro sistema di riscatto culturale, in ragione dell’affermarsi dell’informatica applicata alla didattica. Ripetere innumerevoli volte una stupidaggine, con ogni evidenza, non la rende magicamente pregevole, per cui certe sgraziate sirene non ci hanno mai blandito. Le vivaci, creative e robuste iniziative, che anche quest’anno si sono svolte ovunque nel nostro Paese, hanno contribuito a mettere ordine nei pensieri e a discernere il vero dal falso. Abbiamo fatto uso intensivo delle piattaforme comunicative digitali e così raggiunto un numero enorme di nostri concittadini con le nostre irrefutabili argomentazioni e convinzioni basate sull’esperienza e la conoscenza. Penso che ciò costituisca il risultato più significativo dei nostri sforzi. Che si tratti di una vera e propria battaglia culturale non ancora definitivamente vinta l’avvertiamo in tanti e, a maggior ragione, occorrerà contrastare i luoghi comuni con approfonditi studi innovativi e nuove metodologie che diano maggiore solidità agli interventi scolastici specifici rivolti ai non vedenti e agli ipovedenti. Ho scritto questi appunti di riflessione utilizzando il sistema Braille touch screen ormai implementato su smartphone e, pur affascinato dagli enormi progressi di cui siamo attivi testimoni, non è mai superfluo ribadire che la tecnica e le tecnologie che pur hanno un valore intrinseco, non possono nulla senza l’educazione; non possono dare alcun contributo all’affermazione, alla crescita e all’istruzione dei non vedenti, se non sorrette da precisi impegni educativi ben concepiti, ben congegnati ed indirizzati. Sapere che esistono innumerevoli materiali ed ausili didattici specifici, averli visti e considerare bastevole ciò e, tuttavia, non sapersene servire utilmente, nell’attività quotidiana di insegnamento, costituisce un problema di non poco conto, che scaturisce dalla formazione approssimativa e generica del personale docente preposto. Al riguardo, quasi irrilevante risulta la distinzione tra insegnanti legalmente in possesso di titolo di specializzazione e insegnanti che ne siano sprovvisti, con riferimento alle competenze per gli alunni con minorazione visiva. Naturalmente, gli sviluppi delle tecnologie informatiche hanno aggiunto ulteriori inadeguatezze alla loro preparazione: non è affatto raro assistere ad un capovolgimento di ruoli tra docente e discente non vedente. Francamente, si resta interdetti nel constatare che, ai nostri giorni, proprio quando si è ormai sbriciolato il muro di incomunicabilità tra sistema Braille di lettoscrittura e modalità visiva, proprio oggi che il Braille informatico, in strutturale continuità con il Braille ottocentesco, è pienamente osmotico e sinergico rispetto ai sistemi informatici, in quanto basato su una logica binaria, proprio oggi che abbiamo acquisito la tensione e il dovere di rispettare i piccoli non vedenti nel loro sacrosanto diritto di persone necessitanti di un rigoroso riconoscimento dell’importanza decisiva di far loro acquisire una mentalità Braille, si rischia di smarrire tale via con surrogati vacui e facilistici puramente uditivi. Si ha quasi l’impressione che si voglia una rivincita sul tatto, come se fosse troppo disturbante, inadatto, innaturale per l’atavica assimilazione del conoscere con tutto ciò che è visivo. Eppure, sovente, spirito letterario e cultura scientifica hanno posto l’accento supremo sul profondo valore degli occhi della mente, a prescindere dal visivo sensibile. Gli esperimenti mentali di galileiana memoria, per l’appunto fatti con gli occhi interiori, ne sono un’altissima attestazione nel campo della metodologia scientifica. Ma come è spiegabile tanta difficoltà nel far accettare il nostro Braille come conquista storico-culturale? Qui non si tratta del rifiuto delle acquisizioni sancite dal diritto internazionale e recepite nelle norme nazionali; in gioco è il diritto naturale di una minoranza umana priva della vista di leggere e scrivere con i magici puntini tattili, invece che con grafie analogico/visive. Ma non è forse il tatto uno dei nostri sensi? Che cosa c’è di innaturale nel nostro modo di leggere? Certo, il Braille parla fortemente al tatto, non alla vista. Proprio in ciò sta la rivoluzione copernicana di Louis Braille: se consideriamo tutti i tentativi settecenteschi e ottocenteschi di dare soluzione al problema di far leggere e scrivere i ciechi, possiamo dire che avevano il loro limite invalicabile nel pensare necessari ai ciechi semplicemente adattamenti più o meno appropriati della scrittura visiva. Louis Braille indossa una lente innovativa e, per l’appunto, con gli occhi della mente si aggrappa all’ancora solidissima della logica matematica binaria. Che la conoscesse o meno ha poca importanza. Non ci risultano specifici studi delle opere di Nepero, né sembrerebbe aver avuto contatto col filosofo e geniale matematico tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz, che studiò per primo tale sistema di numerazione e ne fu il suo formidabile inventore. Per lungo tempo su questi studi prevalse l’oblio. Si ricordi, però, che da tali accquisizioni si affacceranno all’orizzonte le grandi scuole di logica matematica del novecento, con la nascita del calcolatore elettronico. Ora, ed è ciò che ci interessa, noi comunque possiamo constatare che Louis Braille nel primo trentennio del XIX secolo se n’è servito magistralmente, aderendo tra l’altro operativamente a una essenzialità “economica” nell’evitare qualsiasi inutile spreco funzionale di motricità, dato che il tatto è una sorta di vista ridotta a zero. A tal guisa, ci tornano sempre alla mente le parole di Pierre Villey che, nel 1909, a un secolo dalla nascita di Louis Braille, affermò che “il braille è la rivolta del tatto contro il dominio prepotente dell’occhio”. In realtà, questa dirompente espressione sancisce l’irrinunciabile affermazione di un diritto civile da conquistare, pur nell’alterità del nostro sistema rispetto alla consuetudine. Ma, come si suol dire, il cuore forte si vede alla distanza, dato che la forma delle cose è nella durata, direbbe Bergson. In effetti, qual è stato il miracolo che Louis Braille ci ha donato a distanza di poco meno di due secoli? Presto detto: è stato sufficiente aggiungere 2 puntini, per trasformare le 2 colonnine parallele di 3 puntini in colonne di 4 puntini e l’anello conoscitivo si è perfettamente chiuso. Ecco, braille e informatica sono sposi felici e anche litigarelli, naturalmente. Però sanno svolazzare stretti stretti nei medesimi byte anche sulle nuvole delle memorie. Poi, con una formidabile cura dimagrante il braille ha finito per avere lo stesso peso, diciamo così, del simbolo visivo. Ma oggi, siccome i vedenti si sono messi a imitare i servizi storici dei ciechi e s’ingozzano di audiolibri, ci vogliono nuovamente convincere che il nostro leggere, il nostro braille, anche quello informatico, quello labile, è una inutile fatica da accantonare. Silenzio, per favore, richiederebbe Marcel Proust ne Il Tempo Ritrovato: ogni lettore, quando legge, legge se stesso; l’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che senza libro non avrebbe forse visto in se stesso. E allora: fateci leggere, fate leggere – ha chiosato Lapietra, al termine di un intervento copioso di riferimenti metaforici che hanno stillato una passione non disgiunta da una marcata efficacia comunicativa – chi desidera raccogliersi e far riposare l’udito per afferrare le idee con il nostro tatto e non farle fuggir via, perché leggere è altro dal sentir leggere”. Insomma, il braille non ha affatto abdicato al suo ruolo apicale, ovvero quello di essere il miglior sistema per diffondere il sapere tra i non vedenti, per diventare protagonisti della cultura. “Un sistema d’incredibile attualità e adattabilità – ha osservato Pietro Testa, Pesidente dell’UICI Calabria – che s’integra perfettamente nelle dinamiche della rivoluzione digitale”, proseguendo il suo cammino lungo la strada tracciata dal suo inventore, che ha aperto gli orizzonti dei diritti ai non vedenti di tutto il mondo e di ogni tempo, permettendo alle bambine e bambini privi della vista di percorrere la strada della cultura, della conoscenza, dell’istruzione. Ecco la magia dei puntini, di questo codice comunicativo che non è confinato nell’ambito relazionale di chi vive il limite sensoriale ma che, in effetti, pur non essendo una lingua, unisce e mette in relazione tutto il mondo: una “non lingua” che parla tutte le lingue del mondo, con i suoi numeri, con la sua scienza, con la sua musica, con la sua arte, con la sua bellezza. Un codice che non è solo la via maestra verso il superaramento del buio e l’accesso al patrimonio culturale e scritto dell’umanità, architrave di ogni espressione di civiltà, ma che è capace di mettere in comunicazione emozioni, intuizioni, parole che, grazie a questo sistema – “elaborato nella prima metà dell’Ottocento dal genio animante Louis Braille, alfiere assieme ad Helen Keller, che accompagnò Braille nel suo ultimo viaggio verso il Pantheon di Parigi, e a tanti altri della forza, del coraggio, della determinazione con cui va affrontata la mancanza della vista”, ha evidenziato la vicepresidente nazionale dell’UICI Linda Legname – escono dal recinto del’Io, diventano fattore comune, diventano cultura: cultura del progresso, del confronto, del dialogo, cultura di pace anche, in un tempo agitato da ansie e inquietudini, ove la lenta uscita dalla fase pandemica è, in queste ore sferzata, da folate tempestose recanti la gelida prospettiva della guerra, di quell’assurdità che appare una piaga che non si rimargina; una piaga che, come tutte le sciagure della storia, è cagionata dall’ottusità, dalla chiusura, dalla mancanza di adeguati canali comunicativi, che lascia la scena della ribalta a chi è avverso a ogni eventualità di dialogo. In questo senso, la salvaguardia delle identità linguistiche appare in tutta la sua imprescindibile importanza: essa non marca visioni settarie, bensì apre i pensieri, le considerazioni individuali alle altrui visioni, agli altrui interessi, alle altrui prospettive, per trovare la convergenza su nuovi obiettivi, nuove scoperte, per conoscere nuovi volti, per donare e abbracciare nuovi sospiri, fondamentali sia per i destini del mondo e dell’evoluzione della Grande Storia, sia, per la dignità, la realizzazione e la serenità di ogni persona, delle tante piccole storie che vanno a comporre l’immenso mosaico del creato. E l’identità del braille è un sospiro che è pervaso dalla vocazione universalistica di cui si sta qui discorrendo e che nel convegno di ieri ha trovato espressione nelle riflessioni proposte dai partecipanti, i quali, collegati da varie aree del mezzogiorno hanno dato slancio a un confronto in cui l’eco delle irrisolte questioni riguardanti le criticità storicamente zavorranti le vicende del meridione italiano – concernenti un campo più largo di quello relativo alle disabilità, la cui complessità, in ogni caso, non risulta certo alleggerita dalle dinamiche in cui si dibatte il contesto socio-territoriale di riferimento – è stato accompagnato dal vitale soffio di speranza scaturito  dalle esperienze e dalla determinazione dei giovani che sono intervenuti: giovani studenti, i quali, collegati da diciassette istituti scolastici sparsi tra Puglia e Calabria – nello specifico hanno preso parte all’iniziativa la classe II della Scuola Primaria Don Milani, Plesso di Platania, presso Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, la classe III della Scuola Primaria di Carapelle, provincia di Foggia, la classe IV della Scuola Primaria Ampolo di Surbo, presso Lecce, la classe IV della Scuola Primaria Vespucci di Vibo Valentia, la classe V della Scuola Primaria Falcone di Copertino, presso Lecce, la classe I  della scuola secondaria di primo  grado, IC Manzoni, di San Pancrazio Salentino, presso Brindisi, la classe II della Scuola Secondaria di primo grado IC di Papanice, provincia di Crotone, la classe III  della Scuola Secondaria di primo grado IC Corrado Alvaro, di Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, la classe III della Scuola Secondaria di primo grado Devitofrancesco G. XXIII, di Grumo Appula, in provincia di Bari, la classe I della Scuola Secondaria di secondo grado ITC Palma, di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza, la classe II della Scuola Secondaria di secondo grado Istituto Alberghiero Perrone, di Castellaneta, in provincia di Taranto, la classe IV della Scuola Secondaria di secondo grado Liceo Artistico Preti Frangipane, a Reggio Calabria, la classe IV della Scuola Secondaria di secondo grado Istituto alberghiero Liside, a Taranto, la classe V della Scuola Secondaria di secondo grado Istituto De Nobili, a Catanzaro, la classe V della Scuola Secondaria di secondo grado Liceo Troya, di Andria, la classe V della Scuola Secondaria di secondo grado Liceo Tedone di Ruvo, presso Bari, le classi V, A e B, della Scuola Secondaria di secondo grado Istituto Morvillo Falcone, indirizzo Socio-Sanitario, di  San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi – , sono stati i veri protagonisti della mattinata e che con curiosità e spontaneità hanno offerto un rigoglioso esempio di matura sensibilità e una toccante testimonianza di effettiva integrazione, discorrendo, raccontando, ponendo, unitamente alle insegnati e agli insegnati che quotidianamente li seguono con amorevole cura – e i quali hanno degnamente rappresentato durante i lavori una categoria che è decisiva nella costruzione di un futuro mondato dalla morale solidaristica e inclusiva – quesiti circostanziati in merito all’ambito del braille e della disabilità visiva, permettendo agli autorevoli relatori di esplicitare efficacemente le loro considerazioni; considerazioni rispetto a cui le ragazze e i ragazzi, molti dei quali non vedenti, si sono relazionati con acribia, offrendo un emozionante affresco di didattica, di amicizia, di consapevolezza in merito ai postulati etici che devono regolare una società desiderosa di migliorare se stessa. “Siamo contenti che Alessia possa leggere come tutti noi … È bello condividere con lei questo fantastico metodo fatto di puntini”; “Emiliano, ha imparato a scrivere con il punteruolo e la tavoletta e anche con la dattilobraille, ottimizzando il proprio lavoro scolastico e iniziando a studiare la musica. Tutto ciò ha favorito l’instaurazione di un bellissimo rapporto d’empatia con i suoi compagni, i quali sono affascinati dai suoi doni innati, tra cui l’orecchio assoluto, che, certamente, gli sarà utile nel coltivare la sua passione per il pianoforte, con cui delizierà il nostro cuore, proprio come fa ora, con la sua presenza”; “ la nostra compagna Bianca, ci ha fatto da tutor alla scoperta dei sensi diversi dalla vista”; “Cristian, grazie al braille, è riuscito a integrarsi benissimo con il resto della classe e, ogni giorno, non ha alcuna difficoltà nell’affrontare il lavoro scolastico. Per noi insegnanti è motivo di grande soddisfazione constatare, giorno dopo giorno, i risultati che scaturiscono da questa bellissima sinergia determinatasi tra il bambino, noi e i suoi compagni, i quali grazie a lui stanno scoprendo questo sistema, questo metodo, questo codice che, anche per i vedenti, è un mondo affascinante, da conoscere e vivere insieme.  Sì, insieme, vedenti e non vedenti, rendendo fattuale quell’integrazione e quell’inclusione che a volte resta solo fattore verbale, convegnistico”; “Alessandro disegna le sue emozioni, descrivendole con i puntini”; “Daniele, è un appassionato della lingue e della musica, che vive con il braille insieme con noi”; “La classe, oltre a palesare interesse per il braille, ha voluto sperimentare la dimensione del buio, al fine comprendere le sensazioni di Saim, per vivere in comunità queste sensazioni, facendo sì che, seppure per poco tempo, siano state le sensazioni di tutti; sensazioni da ricordare e da vivere ancora, per sentirci più vicini, gli uni agli altri”: queste sono solo alcune delle testimonianze che hanno impreziosito la mattinata di ieri; queste le voci, questo il Mezzogiorno che ieri ha raccontato storie di libertà, di riscatto; un Mezzogiorno che ha trovato la via del riscatto, in questo caso, attraverso il braille, e anche attraverso la passione, l’applicazione, lo slancio empatico; un Mezzogiorno che potrebbe essere il volano di un riscatto complessivo della complessiva realtà socio-terrtoriale a cui si faceva prima cenno, in congruenza con la logica filantropica della crescita collettiva, che trova solido fondamento nel benessere di ogni individuo, senza che nessuno sia lasciato indietro. E il braille, “questo strumento di inclusione sociale, che apre opportunità per una vita viva, variegata, grondante cittadinanza attiva, la cui celebrazione oggi, con questo confronto tra le voci di Puglia e Calabria, tra le scuole di queste due Regioni, ci lascia un bel messaggio di cooperazione”, ha asseverato Rosa Barone, assessore al welfare  della Regione Puglia, messaggio “che  dovrebbe essere d’insegnamento per la politica su come fare squadra” ha aggiunto Vincenzo Di Gregorio, consigliere regionale pugliese, è nato proprio per questo, per non lasciare nessuno indietro: “questo sistema di letto scrittura – ha spiegato Giancarlo Abba – va considerato dal punto di vista pedagogico ed educativo, come elemento determinante nell’ambito scolastico, ove permette a chi non vede di apprendere e interagire analogamente agli altri e di risultare, quindi, decisivo nella crescita intellettuale”. Una considerazione, questa, a cui Abba ha accompagnato una riflessione: “spesso si sente dire «i bambini ciechi possono andare a scuola». Ecco, questo verbo, “possono”, non mi piace, perché i bambini non «possono» bensì devono andare a scuola, dove hanno il diritto di ricevere e accrescere nel miglior modo possibile il proprio bagaglio culturale e la propria personalità, lasciando libero sfogo all’intelligenza, all’intuito”, a quei fattori che ben si confanno alla natura del sistema braille, che “nasce da un’azione intelligente, da un’intuizione di un giovane che, partendo da un codice militare, ha costruito un codice, un alfabeto basato su una logica rigorosa”. Ovviamente, fondamentale è il ruolo degli insegnanti, “che devono essere in possesso di un’adeguata preparazione riguardo al braille, la cui conoscenza generalizzata, in particolare da parte di chi insegna,  fa sì che esso non diventi qualcosa di marginale ma che, al contrario, consolidi la sua posizione di centralità nella dimensione culturale; e poiché si sta nel mondo attraverso la dimensione culturale, il braille pone la bambina e il bambino cieco al centro del mondo”. Del resto, le bambine e i bambini ciechi hanno tutto per costruirsi un futuro di felicità e gratificazioni, personali e professionali: “C’è, infatti, un’abilità specifica, non un’abilità diversa; c’è l’abilità di decifrare i puntini, di scrivere col punteruolo, di digitare la dattilo braille, di adoperare gli strumenti informatici o digitali, tutte azioni che sono analoghe a quelle che, da vedente, compie chi usa la penna, chi scrive al computer, chi si destreggia col telefonino. Insomma – ha concluso Abba – , promuovere, insegnare, conoscere il braille è un attestato di riconoscimento” per coloro i quali saranno a pieno titolo e con pieni diritti cittadini del domani. “Sì – ha aggiunto Franco Lisi – è proprio così: il braille è qualcosa di unico, è l’unico codice di letto scrittura per i non vedenti che fa costruire relazioni umane alla pari; e, quando si legge e scrive come gli altri, si entra nell’alveo della vera inclusione”, in senso universalistico. Sì, questo sistema apre veramente, le porte dell’universo, di tale dimensione assoluta che abbiamo incontrato tante volte in queste righe; questo sistema, “che – come ha sintetizzato Lapietra  – uniforma le varietà di grafie, che, con logica matematica, parla non agli occhi ma al tatto e che col tatto avvicina tantissimo le sensazioni di chi non vede a quelle che percepiscono coloro i quali hanno a disposizione il senso visivo”, è veramente il presupposto di un nuovo mondo, di un mondo migliore, quello che l’UICI da centouno anni cerca di costruire, in sinergia con le altre associazioni e con le istituzioni. Una sinergia che in Calabria e Puglia ha permesso di raggiungere risultati lusinghieri e, fino a pochi anni fa, impensabili: “con l’UICI la collaborazione è proficua – ha, al riguardo affermato il dottor Francesco Forliano, Dirigente Tecnico Coordinatore presso l’Ufficio scolastico regionale della Puglia -; il nostro compito è supportare attività Unione e dare sussidi e ausili per eliminare ogni barriera e introdurre facilitatori, setting d’aula adeguati, formare operatori qualificati a seguire i nostri ragazzi, ad adoperare i sussidi e cogliere le infinite potenzialità che offre l’integrazione tra il braille e l’informatica, di cui si è diffusamente parlato poco fa”; un settore d’azione, questo, ove si innesta “la rete dei servizi messi a disposizione e dei sussidi previsti, a livello scolastico, anche dall’Ente Regionale – ha specificato la dottoressa Laura Liddo dirigente dipartimento welfare della Regione Puglia – per i disabili della vista, con la collaborazione dell’UICI, volti a valorizzare le varie peculiarità”. “Peculiarità che oggi – ha argomentato Annamaria Palummo – si sono espresse nelle relazioni e negli interventi degli ospiti che hanno onorato questa iniziativa e, soprattutto, nella gioia, nella vivacità, nell’innocenza, nell’intelligenza che ci hanno regalato le bimbe e i bimbi che hanno impreziosito questi attimi passati insieme; quella che si va a concludere è stata un’iniziativa molto significativa sotto il profilo della sensibilizzazione e della divulgazione; un’iniziativa da replicare, come hanno già auspicato i tanti amici che hanno parlato prima di me. In queste tre ore passate insieme abbiamo, innanzitutto, avuto il palesamento, che qui è stato verbale ma che ogni giorno è fattuale, della relazione che si dispiega con gli operatori e organismi che lavorano con i nostri alunni non vedenti e ipovedenti. Oggi, in questa nostra iniziativa congiunta, che ha avuto un carattere sperimentale, è emersa, attraverso gli interventi e le domande delle studentesse e degli studenti, la necessità di competenza da parte delle scuole; necessità che ci spinge a cercare l’interazione con le scuole anche per il futuro, in altre occasioni, e con i luoghi ove è conservata e sedimentata la materia del braille, come il Museo di Milano, avvicinando il mondo dell’educazione anche agli ambiti e alle pratiche più articolate, più ostiche, che, con applicazione, dedizione e metodo possono essere affrontate con profitto dai nostri ragazzi non vedenti. E, poi, oggi abbiamo fatto qualcosa di nuovo: abbiamo coniugato due esperienze, abbiamo fatto lavorare insieme due organismi regionali della nostra Unione; una collaborazione che ha dato luogo a un incontro storico, da cui, lo reitero, è emersa la richiesta, da parte delle scuole, di formalizzare un sapere e pure una pratica, un metodo per sistematizzare, contestualmente alla realtà dei non vedenti e della società nella sua interezza – di cui tutti, ricordiamocelo, vedenti e non vedenti, facciamo parte – un modo di lavorare e vivere che dia la giusta rilevanza a ogni specificità. Specificità, ovvero unicità, assecondando la quale non si sbaglia mai; del resto, per raggiungere le nostre mete basta abbandonarsi a quello che si sente, a quello che si è dentro; anche quando si legge il braille occorre lasciarsi andare, in quel caso abbandonandosi al tatto. Certo, da vedente è difficile fare ciò … Però, se proviamo ad abbandonarci al nostro naturale istinto di stare insieme, che poi è un sentimento, possiamo condividere la percezione della magia, che esce dai puntini, che esce da noi stessi, che entra in noi stessi”. “Ora – ha concluso Chiara Calisi – abbiamo più spunti, rispetto a ieri, più idee, anche più entusiasmo per dare spazio, per porre nella giusta luce la quotidianità di chi, attraverso l’insegnamento e l’apprendimento del braille, abbatte ogni giorno il buio e, con esso, tutte le barriere che si frappongo fra noi e la pienezza della vita. Oggi abbiamo saputo cogliere l’occasione per fare un bel passo, soprattutto culturale, verso l’autonomia e l’integrazione; certamente ce ne saranno altre, ce ne dovranno essere altre, perché ogni occasione è utile per apprendere, per migliorare, per crescere, insieme, tutti insieme”. E per guardare lontano, per volare verso l’infinità delle opportunità che l’Universo può dare.

Pierfrancesco Greco

Pubblicato il 24/02/2022

“Il braille: una storia di punti … Libertà e riscatto umano raccontati dal Mezzogiorno”

Autore: Pierfrancesco Greco

L’evento, a cui daranno il loro contributo autorità, esperti e studenti, si svolgerà in modalità remota e sarà trasmesso in diretta sulle pagine facebook regionali dell’ente promotore, i cui dirigenti affermano: “sarà un importante momento di condivisione valoriale”.

Tutto pronto per il simposio “Il braille: una storia di punti … Libertà e riscatto umano raccontati dal Mezzogiorno”, organizzato dall’UICI di Calabria e Puglia

Ci siamo: tra poco, alle ore 10, avranno inizio i lavori del simposio “Il braille: una storia di punti … Libertà e riscatto umano raccontati dal Mezzogiorno”, che, organizzato dai Consigli Regionali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Calabria e Puglia, in occasione della XV Giornata nazionale del braille, si svolgerà in modalità remota e sarà trasmesso in diretta sulle pagine facebook di UICI Calabria e UICI Puglia.

“L’evento – si legge in un comunicato dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – costituirà un momento di confronto, d’interlocuzione, di scambio ideale e valoriale, su tematiche quali l’inclusione esistenziale e la promozione dell’Unicità, che troverà enucleazione attorno alle argomentazioni che autorevoli relatori proporranno all’uditorio inerentemente al sistema di lettoscrittura ideato e codificato nella prima metà del XIX secolo dal francese Louis Braille, il quale, sulle ali di una genialità capace di librarsi oltre ogni limite, oltre ogni difficoltà, oltre ogni pregiudizio, ha regalato a tutti i non vedenti del mondo una vera e propria lingua, una strada verso la conoscenza, una stella con cui infrangere il buio e dare alito alla luce dei sensi, della mente, del cuore, delle emozioni che la vita, nelle sue infinite sfaccettature, può regalare ai nostri sogni e ai nostri giorni.  Da tali basi analitiche prenderà forma la nostra giornata di studio, divulgazione e sensibilizzazione, che, siamo certi, sarà foriera di rilevanti spunti di riflessione in ordine all’immaginazione di una realtà mondana più consona alla dimensione umana: un’immaginazione la cui trasfigurazione in termini fattuali dipende dalla capacità della società, intesa quale insieme di individualità pensanti e consapevoli della propria natura, di valicare lo steccato dell’indifferenza”. E chi meglio dei giovani può fare ciò? Loro, le giovani e i giovani, con il cuore e la mente resi fertili dallo studio, dal sapere, dalla curiosità sono naturalmente portati a guardare oltre ogni muro, oltre ogni asperità, a costruire ponti, a tendere la mano, a toccare la sostanza di ciò che appare difficile e a renderla semplice, proprio come succede nel sistema braille, ove il tocco di alcuni puntini riesce stupendamente a schiudere orizzonti sorprendenti e infiniti; e saranno proprio le voci degli studenti del mezzogiorno a imprimere la loro impronta al dibattito che si svilupperà durante il convegno: loro, le loro personalità, già abituate a confrontarsi con concetti quali riscossa, sviluppo, rinascita, atavicamente attinenti al contesto meridionale, sapranno interloquire con autorità ed esperti della materia, sapranno approcciarsi proficuamente alla sfera di riferimento del braille, sapranno apprezzare la sua essenza affrancatrice, rivoluzionaria, ariosa. Loro, le giovani e i giovani del meridione sapranno dire: “noi ci siamo!”

Puglia – XIV Giornata Nazionale del Braille

COMUNICATO STAMPA

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS – Consiglio regionale pugliese

Presenta:

XIV GIORNATA NAZIONALE DEL BRAILLE

22 febbraio 2021

STRAORDINARI I NOSTRI PUNTINI!

UN LUNGO CAMMINO, TANTE TAPPE,

IN VISTA DI TRAGUARDI SEMPRE PIÙ AMBIZIOSI

Organizzata con il Patrocinio del Presidente della Giunta Regionale, dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dell’Università di Foggia, dell’Università del Salento e della Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA).

Il Parlamento Italiano ha inteso rendere merito all’illustre inventore del Codice di scrittura e di lettura, utilizzato da tutti i ciechi del mondo sin dalla metà del Milleottocento, istituendo, il 21 febbraio, con la Legge n. 126 del 03/08/2007, la Giornata nazionale del Braille, sia per non avvolgere nell’oblio il metodo, straordinario ed insostituibile frutto della brillante intuizione e della vivace intelligenza del giovane Louis Braille, sia per sensibilizzare i cittadini di ogni età e condizione nella presa di coscienza di un Sistema, tanto diverso, quanto inclusivo. La data è stata scelta perché coincide con la Giornata mondiale della difesa dell’identità linguistica, promossa dall’Unesco.

L’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti – Consiglio Regionale della Puglia intende onorare il Suo impegno di commemorazione e di sensibilizzazione il 22 febbraio 2021 organizzando il convegno “Straordinari i nostri puntini! Un lungo cammino tante tappe in vista di traguardi sempre più ambiziosi.”

Al convegno, che si svolgerà in conferenza audio-video su piattaforma Zoom e sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook dell’UICI Puglia https://www.facebook.com/UICIPUGLIA interverranno il Presidente della Giunta, l’Assessore al Welfare, l’Assessore alla Formazione e l’Assessore alla Cultura della Regione Puglia, il Dirigente vicario, il Coordinatore degli Ispettori e il Referente per l’inclusione dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, i rappresentanti delle Università di Bari, Foggia, Lecce e LUMSA di Taranto.

Apriranno i lavori il Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Mario Barbuto, il Presidente Regionale, Paolo Lacorte ed il Presidente del Club Italiano del Braille, Nicola Stilla. Relazioneranno i Professori Giancarlo Abba e Giuseppe Lapietra.

Durante la manifestazione, che sarà moderata dal dott. Antonio Giampietro, verranno illustrati gli strumenti manuali e tecnologici che attraverso l’uso del Braille permettono alle persone con disabilità visiva una piena accessibilità al mondo della conoscenza.

L’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti della Puglia, da oltre cento anni in sinergia con l’UICI Nazionale, tutela gli interessi morali e materiali delle persone con disabilità visiva, impegnandosi, altresì, con ogni mezzo nel favorire l’emancipazione culturale e sociale delle stesse al fine di renderle principali protagoniste della loro esistenza.

Nonostante le grandi conquiste nel campo dell’educazione dei ciechi e degli ipovedenti nella scuola, il percorso di integrazione non è ancora concluso, ma ha davanti a sé un lungo cammino: la scuola non sempre garantisce ancora, ai giovani ciechi e ipovedenti pari opportunità di apprendimento, di accesso alla cultura e all’informazione.

A titolo di esempio: i testi scolastici arrivano in ritardo, l’assistenza scolastica domiciliare è talvolta carente, così come la consulenza ai genitori ed agli insegnanti di sostegno, i quali, spesso, non hanno una preparazione specifica e conoscono poco il sistema di lettura e di scrittura Braille, condizione essenziale per il non vedente che deve conseguire una piena autonomia ed una efficace integrazione nel tessuto sociale, scolastico, lavorativo e culturale.

La Responsabile della Commissione Istruzione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Consiglio regionale pugliese

Chiara CALISI

Il Presidente Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Consiglio regionale pugliese

Paolo LACORTE

Segue il programma:

XIV GIORNATA NAZIONALE DEL BRAILLE

22 febbraio 2021

STRAORDINARI I NOSTRI PUNTINI!

UN LUNGO CAMMINO, TANTE TAPPE,

IN VISTA DI TRAGUARDI SEMPRE PIÙ AMBIZIOSI

Ore 09:00: “Presentazione dell’iniziativa e apertura dei lavori”; – Prof. Antonio Giampietro, Moderatore, docente e Responsabile per la comunicazione dell’UICI Puglia.

Saluto delle autorità (Presidente Regionale UICI Puglia; Presidente nazionale UICI; Presidente Nazionale Club del Braille; Autorità della Regione Puglia, dell’Ufficio Scolastico Regionale e delle Università pugliesi)

Ore 10:00: “Braille, tra riconoscimento e identità”; Prof. Giancarlo Abba, docente, tiflopedagogista, già Direttore Scientifico dell’Istituto dei ciechi di Milano.

Ore 10:15: “Il Braille nell’era digitale”; – Prof. Giuseppe Lapietra, Componente della Direzione Nazionale UICI, Direttore dei Corsi di Formazione e di Aggiornamento, organizzati dall’IRIFOR NAZIONALE.

Ore 10:30: Testimonianze dal territorio – “Il Braille come strumento di inclusione”.

Ore 12:00: “Dibattito”. 

Ore 12:30: “Riflessioni conclusive”; Chiara Calisi, Insegnante Specializzata, Consigliere Nazionale UICI, Responsabile Settore Istruzione UICI Puglia.

Per ulteriori informazioni e interviste: Antonio Giampietro

Per l’Unione dei ciechi e degli ipovedenti della Puglia

Cell. 3472972864

Email: antoniogiampietro1980@gmail.com

Locandina dell’evento

Puglia – Incontro con l’Assessore regionale al Welfare, Politiche di benessere sociale e pari opportunità

Autore: Paolo Lacorte

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Consiglio Regionale della Puglia esprime grande soddisfazione per l’incontro avuto venerdì 29 gennaio 2021 con il nuovo Assessore regionale al Welfare, Politiche di benessere sociale e pari opportunità, Programmazione sociale ed integrazione socio-sanitaria, Rosa Barone, che ci ha ricevuto in modalità videoconferenza.

Ci ha colpiti molto sia la sollecitudine con cui l’assessore ci ha accolto, essendo stata nominata appena due giorni prima, sia la disponibilità con cui ci ha ascoltati ed ha interloquito con noi. L’assessore ha sottolineato come non sia stato un caso che abbia voluto cominciare il suo impegno istituzionale dagli incontri con le associazioni di categoria e dal tema della disabilità in genere, il quale, ha ribadito, sarà centrale nel suo percorso assessorile.

Noi, come UICI Puglia, abbiamo esposto i nostri temi e le leggi regionali fondamentali per le persone con disabilità visiva pugliese tutte e abbiamo trovato grande apertura.

Continueremo a lavorare insieme con l’assessore e tutte le istituzioni regionali affinché questa sia effettiva e si traduca in fatti importanti per i cittadini della nostra regione.

Il Presidente Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Consiglio Regionale della Puglia Paolo Lacorte

Puglia – Giornata Mondiale del Braille

4 gennaio 2020, si è tenuto sulla pagina Facebook della biblioteca “La Magna Capitana” di Foggia un incontro teso a celebrare i duecentododici anni dalla nascita di Louis Braille.

L’evento ha visto l’illustre presenza del Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Mario Barbuto, che non ha voluto mancare nel portare il suo contributo in una giornata così importante, ed il saluto del Presidente regionale UICI Puglia, Paolo Lacorte.

Louis Braille nacque il 4 gennaio del 1809 a Coupvray, in Francia. A causa di un incidente nella bottega del padre, divenne cieco presumibilmente all’età di cinque anni.

La vita di questo illustre benefattore si svolse fra il suo paese natale e Parigi, dove da tempo esisteva l’Istituto per i giovani ciechi presso il quale Louis studiò e insegnò, elaborando la prima versione del codice Braille nel 1825, rivista poi in maniera organica nel 1829. Diede origine così ad una rivoluzione sociale e morale, realizzando un metodo valido per tutti. Il sistema Braille, infatti, offre ai ciechi di tutto il mondo la possibilità di gioire delle conquiste del sapere e consente di raggiungere, dignitosamente, le vette più alte della conoscenza.

Si tratta di una forma di scrittura e di lettura tattile aderente alle esigenze peculiari e ai bisogni educativi di tutti i ciechi e si è rivelato il più significativo mezzo per il riscatto culturale e morale dei disabili visivi poiché ha consentito agli stessi di superare il lungo periodo dell’analfabetismo strumentale a cui erano costretti. Nel tempo si è potuta affermare la figura del non vedente che, con i propri sforzi, conquista una vita dignitosa di uomo fra gli uomini. La cecità, dunque, pur costituendo una delle minorazioni più gravi, non viene intesa come una catastrofe, poiché l’individuo con tale difficoltà può essere educato con strategie e sussidi idonei.

risulta impossibile, quindi, dimenticare il nome e la figura di Louis Braille, al quale tutti i ciechi del mondo devono il loro autoriscatto ed è per questo che l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti non ha voluto mancare all’iniziativa di ieri anche attraverso la testimonianza di Nicola Stilla, Presidente del Club del Braille, Michele Corcio, Presidente della Cooperativa sociale Louis Braille e Franco De Feo, Presidente della Sezione Territoriale UICI di Foggia.

Nell’ambito di questa significativa giornata e dell’alto valore della figura di Louis Braille, nel pomeriggio, presso la Sezione Territoriale UICI di Bari, c’è stato, nel rispetto di tutte le misure di sicurezza vigenti, un grande momento di solidarietà e condivisione: alla presenza del Presidente Regionale UICI Puglia, Paolo Lacorte, e del Presidente UICI Bari, Vito Mancini, il Movimento coscienza sociale e città libera ha voluto donare ai nostri soci più piccoli diverse calze della Befana della solidarietà in un grande gesto di umanità e bellezza in un mondo travolto da sofferenza e problematiche sociali ed economiche.

I momenti di ieri rappresentano il primo passo di un percorso che avrà il suo culmine il 21 febbraio prossimo, giornata nazionale del Braille, che vedrà tutto il Consiglio Regionale della Puglia dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti coinvolto nel celebrare la immensa figura di Louis Braille.

Puglia – Illuminiamo insieme il futuro – tavola rotonda dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti in occasione della 62° Giornata Nazionale del Cieco

Il 13 dicembre 2020, si è svolta, in modalità on line, Illuminiamo insieme il futuro: tavola rotonda dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Consiglio Regionale della Puglia in occasione della Giornata Nazionale del Cieco.

Nonostante il momento difficile che si sta vivendo, non si è voluto non onorare al meglio questo appuntamento sia per l’aspetto simbolico, sia per l’aspetto sacro che riveste.

Insieme a tutti i dirigenti regionali e con l’importante intervento del Presidente e della Vicepresidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, si è discusso della situazione attuale, delle iniziative, delle prospettive e delle strategie future che si dovranno intraprendere dopo la pandemia, anche perché, come ha ribadito proprio il nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto, la crisi sanitaria è molto dura, ma ancor più segnante sarà la crisi sociale che ne conseguirà.

Tracciati i temi fondamentali dal Presidente regionale Paolo Lacorte e delineata la situazione nazionale e i suoi intrecci forti e necessari col territorio da parte della Vicepresidente Nazionale Linda Legname, il dibattito è entrato subito nel vivo, non prima però, di aver ricevuto le preziose parole di Don Antonio Panico, Direttore Didattico della LUMSA (Libera Università Maria Santissima Assunta) di Taranto che non solo ha portato a tutti una Santa benedizione, ma ha anche dato un contributo attento sulla difficile situazione sociale che il nostro Paese sta vivendo.

Proprio Paolo Lacorte e Linda Legname hanno fortemente insistito sulla necessità di fare rete e costruire progettualità per le persone in difficoltà, invito subito accolto e rilanciato dai presidenti dell’Istituto per ciechi Anna Antonacci di Lecce, Alessandro Nocco, e del Messeni Localzo di Rutigliano, Luigi Iurlo.

Il Presidente regionale ha anche raccontato delle iniziative e degli impegni profusi nei suoi primi mesi di presidenza, ribadendo la centralità e l’importanza di iniziative nazionali come quella del Libro parlato il cui catalogo ricchissimo di titoli va fatto meglio conoscere e capillarmente reso disponibile su tutto il territorio pugliese.

Tutti presidenti delle sezioni territoriali della Puglia hanno arricchito il dibattito ognuno riportando i diversi modi in cui hanno affrontato il periodo difficile, tutte le strategie che hanno messo in atto e che saranno certamente utili per il futuro. Così Vito Mancini (Bari), ha raccontato di come nonostante tutto e fatte salve le inevitabili chiusure a cui si è andati incontro, si è comunque cercato sempre di garantire dei servizi adeguati e assistenza ai soci, Franco Giangualano (BAT), ha sottolineato il lavoro fatto con le amministrazioni locali per cancellare restrizioni indirizzate ai non vedenti per i concorsi e sottolineare la volontà di costruire un’Unione in cui mettere in primo piano le persone con disabilità visiva facendo emergere le loro competenze e capacità spesso sconosciute all’esterno e oscurate da pregiudizi che è giunto il tempo di cancellare. Dunque Michele Sardano (Brindisi), ha raccontato il suo impegno sul campo con la protezione civile e come questo ha permesso di portare all’interno della sezione dei modelli importanti da applicare, Franco De Feo (Foggia), ha raccontato di come nel campo musicale si è potuto comunque andare avanti con l’insegnamento e addirittura per molti versi gli studenti con disabilità visiva hanno potuto affrontare questo momento anche con più facilità facendosi forza con l’udito e al contrario molti vedenti hanno sospeso gli studi. Salvatore Peluso (Lecce), che ha rimarcato l’importanza delle attività sportive i cui valori e i cui benefici sono innegabili e fondamentali per le persone con disabilità tutte e la necessità di investire in questo settore in futuro per recuperare terreno rispetto al momento attuale che vede la difficoltà di organizzare manifestazioni ed eventi sportivi, ed infine Maria Lacorte (Taranto), che ha raccontato di tutte le attività anche a distanza messe su dalla sua sezione che hanno permesso di raggiungere e sviluppare una maggiore autonomia, soprattutto in campo domestico, un contesto che in questo periodo di pandemia è divenuto predominante per tutti.

Il dibattito si è arricchito con gli spunti e gli auspici portati da Peppino Lapietra, da poco eletto in Direzione Nazionale, e dal dono che Chiara Calisi, Franco De Feo e Dea De Feo hanno voluto fare a tutti, componendo, arrangiando e interpretando una canzone dedicata a Santa Lucia realizzata per l’occasione.

Il convegno è proseguito con un dibattito vivo che ha visto molti dei presenti intervenire sollevando temi che vanno messi al centro dell’azione della nostra associazione, come cani guida, nuove tecnologie, nuove attività lavorative e provando ad occuparsi di progettualità che possono essere fondamentali per il futuro come quella dei Progetti di vita indipendente (PRO.V.I.) realizzati dalla Regione Puglia per accompagnare le persone con disabilità, che vanno seguiti in prima persona dall’unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Tutti i presidenti delle sezioni territoriali hanno preso l’impegno per diffondere in maniera ancora più incisiva e capillare il Libro parlato in Puglia anche mettendo in essere iniziative specifiche.

Si vuole infine concludere con il messaggio lanciato dalla Consigliera Nazionale Chiara Calisi che ha invitato tutti a camminare uno accanto all’altro per costruire un futuro luminoso per la nostra associazione e per i ciechi, gli ipovedenti e le persone con altre difficoltà che sono sul nostro territorio.

Puglia – Giornata nazionale del cane guida

In occasione della Giornata nazionale del cane guida, il giorno 16 ottobre 2020, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Consiglio Regionale della Puglia vuol celebrare con affetto e riconoscenza questi preziosi amici dei non vedenti, che permettono loro di potersi muovere autonomamente.
Il cane guida è un compagno di vita eccezionale che mette a disposizione dei ciechi i propri occhi, la propria dedizione. Grazie a questi fidati amici a quattro zampe infatti, si può raggiungere un elevato grado di indipendenza: si può camminare da soli (il cane individua ed evita gli ostacoli, riconosce gli scivoli e le strisce pedonali, si ferma agli angoli e dà un valido supporto negli attraversamenti), si possono prendere i mezzi pubblici liberamente (il cane individua la porta e conduce il non vedente sugli stessi), ci si può recare in un bar, in un supermercato o in una qualsiasi altra attività commerciale in autonomia (il cane riconosce l’ingresso e porta il non vedente all’interno del luogo).
Naturalmente c’è bisogno di grande sintonia tra il cane guida e il suo conduttore: il non vedente deve sempre sapere dove vuole andare e dove si trova in ogni specifico momento, il cane guida ci mette tutto il suo bagaglio di conoscenza e supporto, acquisito durante anni di addestramento.
Quest’anno, il periodo emergenziale che stiamo vivendo impedirà di riunire in una città pugliese, come è tradizione, tutti i possessori di cani guida, per una grande manifestazione aperta alla comunità e in particolar modo alle scuole.
Si è pensato, dunque, attraverso l’iniziativa Un cammino a sei zampe, di realizzare un video, che racconti la storia di questi grandi amici dei non vedenti e che spieghi come, per un cieco, la conquista della vera libertà si affermi sul camminare saldamente su sei zampe, invece che su due gambe.
Lanciamo l’invito a diffondere il più possibile questo video, affinché chiunque sappia riconoscere e apprenda come comportarsi con un cane guida, e con il suo padrone, quando li incontra per strada.