U.I.C.I. Toscana – Musei Welcome Firenze: iniziative per la Giornata nazionale del Braille 2023

In occasione della Giornata nazionale del Braille 2023, i Musei Welcome di Firenze offrono tre visite interattive dedicate a persone con disabilità visiva.

Martedì 21 febbraio – ore 15.30
Museo di Geologia e Paleontologia del Sistema Museale di Ateneo

L’iniziativa si configura come una visita secondo uno specifico percorso tattile museale e come occasione per ascoltare e dialogare su tematiche quali l’accessibilità museale e le nuove tecnologie, i diritti e le richieste delle persone cieche e ipovedenti in tema di fruizione museale.
Info e prenotazioni:
Tel. 055 2756444 – email: edu@sma.unifi.it

Mercoledì 22 febbraio – ore 16.00
Museo Galileo

Un’attività teatralizzata rivolta alle persone cieche e ipovedenti incentrata sul tema del viaggio con due grandi “viaggiatori” del passato che si confronteranno: Galileo Galilei e Amerigo Vespucci, entrambi protagonisti di scoperte che hanno segnato svolte epocali, cambiando per sempre la visione del mondo conosciuto. Il parallelismo tra i nuovi cieli svelati dallo scienziato e le nuove terre esplorate dal navigatore sarà il filo conduttore dello spettacolo. Tra battute esilaranti e racconti sorprendenti gli spettatori potranno vivere la meraviglia di scenari immaginati e divenuti reali, grazie ai progressi delle conoscenze astronomiche e geografiche e delle tecniche per la realizzazione degli strumenti scientifici.
Alla fine dello spettacolo il pubblico sarà coinvolto nella discussione sui valori emersi dal dialogo dei due protagonisti.
L’attività infatti è stata realizzata nell’ambito del progetto europeo VAST, progetto che intende studiare la trasformazione dei valori morali nello spazio e nel tempo.
Info e prenotazioni:
Tel. 055 265311 – email: info@museogalileo.it

Sabato 25 Febbraio – ore 10.30
Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria

Percorso tattile attraverso le collezioni del museo. I partecipanti avranno la possibilità di toccare alcuni dei reperti originali presenti in collezione: un’occasione per scoprire evoluzione dell’uomo, fisica e culturale, attraverso il tatto. 
Info e prenotazioni:
Tel. 055 295159 – email: edu@museofiorentinopreistoria.it

L’ingresso a tutte le visite è gratuito per le persone con disabilità e per i loro accompagnatori.
È necessaria la prenotazione.

Pubblicato il 02/02/2023.

Savona – Giornata dedicata a Louis Braille

Inclusione di tutte le persone in difficoltà nel tessuto sociale cittadino: è questo uno degli obiettivi principali del programma della nuova Amministrazione comunale di Savona così come è stato espresso dal sindaco Marco Russo e dall’assessore al welfare Riccardo Viaggi nell’incontro con il direttivo della sezione savonese dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. L’evento, che si è tenuto nei giorni scorsi nella sede di via Ratti, ha celebrato la Giornata dedicata a Louis Braille, inventore del metodo per punti in rilievo che consente ai non vedenti di leggere e scrivere. La cerimonia, condotta dal presidente del Uici, Federico Melloni, è stata l’occasione per chiedere a sindaco e Giunta di intitolare a Braille una piazza o un giardino della città, in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’impegno profuso dal famoso scienziato francese per togliere dall’isolamento le persone con difficoltà visive. Disponibilità ad accogliere questa sollecitazione è stata assicurata da Russo e dall’assessore che hanno garantito la massima attenzione per superare gli ostacoli, non ultime le barriere architettoniche, che ancora esistono nel processo di completo inserimento di tutte le persone con disabilità.

Pubblicato il 08/03/2022.

Salerno – Le parole si toccano!

Autore: Mariangela Mandia

La Celebrazione della XV giornata Nazionale del Braille, si è svolta il giorno 25 Febbraio 2022, presso l’Aula consiliare del Comune di Vallo della Lucania, promossa dalla Sezione Territoriale dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Salerno.
Presenti alcune classi del Liceo Musicale dell’Istituto d’istruzione Superiore “Parmenide”, significativa la testimonianza di un alunno con disabilità visiva.
Una giornata di sole, aria frizzante ad accogliere il desiderio inespresso a parole ma attraverso la presenza :Esserci.
Voci, presenze, attese…si ritorna all’ascolto delle parole.
Oggi più che mai necessarie, moderate e rispettose del contesto globale in cui viviamo.
Il Braille, un codice di integrazione umana, un legame internazionale del diritto alla Conoscenza ed all’autonomia.
Il dialogo ha inizio con il saluto del Presidente Francesco Cafaro dell’U. N. I. V. O. C e vice Presidente dell’U. I. C. I. sez. Salerno, il quale ha moderato l’incontro.
A seguire l’intervento del Prof. Pietro Piscitelli, Presidente nazionale della Biblioteca Italiana per Ciechi “R. Margherita” di Monza e Presidente Regionale UICI della Campania.
La storia di Louis Braille, narrata attraverso le varie tappe di un uomo al quale il Mondo deve molto. Passaggi significativi sulla tenacia, la motivazione conclusa con la lettura da parte del Prof. Piscitelli di   un bravo scritto da un ragazzo di colore cieco, scrittore , a voler rimarcare ogni forma di solidarietà.
Segue l’intervento Tecnico del Consigliere  Regionale UICI Campania Antonio de Angelis, consulente tiflo-informatico sull’importanza degli strumenti informatici per i disabili visivi.
Il Presidente Dr. Raffaele Rosa, conclude con i saluti personali in primis, come da lui stesso rimarcato e  a seguire istituzionali.
Il senso di Unione, la spinta fondamentale e l’accoglienza a richieste di formazione di corsi Braille sollevati da un docente, hanno permesso di rinnovare la forte speranza di poter assistere a nuove presenze di interesse all’interno della Sezione Territoriale di Salerno.
I ringraziamenti del Presidente sono stati rivolti ai partecipanti ed organizzatori, inclusi i consiglieri Presenti :Giovanni De Maio, Italo Petrosino, Sergio Giordano e la sottoscritta ;Mariangela Mandia.
Presenti all’incontro il Dirigente Scolastico dell’Istituto Parmenide e Assessore del Comune di Vallo della Lucania.
La testimonianza ha avuto un momento di opportunità per tutti, manifestato, anche, dall’intervento dell’insegnante di sostegno del ragazzo con disabilità visive, con tatto e dolcezza.

Le parole… Si toccano e accarezzano il cuore.
I polpastrelli sono il cuore, l’ascolto l’attenzione.
Il Braille è la metafora dell’attività primaria.
Fare attenzione.

Mariangela Mandia – consigliera U. I. C. I. Sezione territoriale di Salerno

Pubblicato il 28/02/2022.

Siena – Giornata nazionale del Braille

Autore: Massimo Vita

Lunedì 21 febbraio scorso anche a Siena abbiamo celebrato la giornata del braille con due eventi particolarmente sentiti.
La mattina mi sono incontrato con studenti delle scuole superiori e dell’università insieme al presidente della sezione di Alessandria Walter Scarfia.
Abbiamo parlato dell’importanza del braille sia sul piano sociale che su quello culturale ma anche sulla capacitò del braille di coniugarsi con le nuove tecnologie.
Studenti e docenti ci hanno gratificato con la loro attenzione e i loro commenti soddisfatti.
Il pomeriggio, dirigenti, volontari collaboratori, amici e associati ci siamo incontrati, nella casa Santuario di Santa Caterina, con S.E. Eminenza il cardinale arcivescovo di Siena Lojudice e abbiamo parlato del braille ma anche delle attività della sezione.
Il cardinale ci ha comunicato che la diocesi ci mette a disposizione la radio diocesana per le nostre esigenze di comunicazione con i cittadini e con gli associati.
L’incontro si è concluso con la Santa messa animata dal coro arlecchino alla sua prima prova dopo la lunga sosta dovuta alla pandemia.
Ci siamo lasciati con una profonda emozione e con la speranza che presto potremo fare tante cose in presenza.

Massimo Vita

Pubblicato il 28/02/2022.

Enna – Uici, il Braille e la dignità dei non vedenti

Si è svolta ieri nell’Università Kore di Enna, con importanti ospiti e la partecipazione di duecento studenti, la celebrazione siciliana della Giornata nazionale del Braille

“Che il buon Dio salvi questo mondo e fermi i cannoni”.

Nel saluto del rettore Gianni Puglisi, collegato da remoto, la crisi Ucraina è stata evocata ieri nel corso della Giornata siciliana del Braille, celebrata nell’Università Kore di Enna.

Per il secondo anno consecutivo, come ha ricordato Stefano Salmeri, non vedente e docente di Pedagogia generale e sociale dell’Ateneo.

Che, ha detto Puglisi, ha una “vocazione” per i corsi di Sostegno, tanto che c’erano duecento studenti del Corso di Laurea in Scienze della formazione primaria a seguire con interesse gli interventi su questo “alfabeto tattile, strumento di lettura e scrittura che ha aperto il mondo della Cultura ai non vedenti” come ha detto, in collegamento web, il presidente regionale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, Gaetano Renzo Minincleri.

“Abbiamo imparato attraverso le mani – ha detto – grazie a questi sei puntini. Un metodo miracoloso se ci ha consentito di avere oggi tanti insegnanti, tanti studiosi tra i non vedenti”.

Sempre via web la vicepresidente nazionale Uici Linda Legname, ha ribadito che “Il Braille è un alfabeto, uno strumento che consente importanti processi d’inclusione e d’accrescimento culturale”.

Per parlare della “vocazione” della Kore è poi intervenuta, in presenza, Alessandra Lo Piccolo, docente di Didattica e Pedagogia speciale della Kore e coordinatrice del Corso di specializzazione per il Sostegno agli alunni con disabilità giunto ormai al settimo ciclo.

“L’Ateneo – ha detto – ha da sempre perseguito una collaborazione con il territorio all’interno di un percorso ampio che tiene conto sia dei deficit sensoriali ma anche di altre forme di disabilità”.

Scuola e Università poi, ha affermato Salmeri, che ha condotto l’incontro, “devono chiedere sempre il massimo per non mortificare gli studenti, uccidendone le potenzialità”.

È seguito l’intervento di Nicola Stilla, presidente del Club italiano del Braille e vicepresidente della Biblioteca nazionale Regina Margherita di Monza, che ha sottolineato come la Giornata nazionale sia fondamentale “per richiamare l’attenzione delle Istituzioni ma anche degli studenti che magari domani saranno docenti, sull’importanza di questo alfabeto che, dopo quasi duecento anni, rimane l’unico sistema di scrittura e lettura diretta a disposizione dei ciechi”.

“Le nuove tecnologie – ha confermato Santino Di Gregorio, presidente Uici di Enna – non possono sostituire il codice Braille, che, invece, si integra con periferiche tifloinformatiche come sintesi vocali, screen reader, display e stampanti braille, mettendoci in condizione di leggere in autonomia testi, elaborati, sussidi didattici e professionali”.

Il Braille, insomma, ha detto Salmeri, “non è un semplice sistema di lettoscrittura, perché ha consentito ai non vedenti di diventare cittadini del mondo con pari dignità”.

Ecco perché, come hanno sottolineato tutti gli intervenuti, a cominciare da Francesca Oliveri vicepresidente regionale dell’Uici, non vedenti e ipovedenti devono conoscerlo obbligatoriamente.

Foto panoramica della platea

Foto al tavolo degli oratori

Pubblicato il 25/02/2022.

Imperia – Incontro nella scuola per celebrare la Giornata nazionale del Braille!

In questo periodo di Carnevale nel quale, come recita il detto “ogni scherzo vale”, il 21 febbraio è un giorno molto serio ed importante per tutte le persone che hanno problemi alla vista poichè, grazie alla Legge 126 del 3 agosto 2007, è la giornata nazionale del Braille istituita appositamente per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questo codice di comunicazione.

Questa data è stata prescelta in quanto coincidente con la Giornata Mondiale della Difesa dell’Identità Linguistica promossa dall’Unesco.

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Onlus-APS della sezione territoriale di Imperia, che posta sotto la vigilanza del Ministero dell’Interno esercita le funzioni di rappresentanza e di tutela degli interessi morali e materiali delle persone cieche e ipovedenti a essa riconosciute con le relative leggi, proprio in occasione di questa sostanziale ricorrenza negli scorsi anni aveva organizzato incontri nelle scuole della nostra Provincia per far conoscere questo fondamentale metodo di scrittura per i non vedenti, ma purtroppo a causa delle restrizioni governative per contrastare la diffusione della Sars-Cov-2 ultimamente non era stato possibile.

Quest’anno invece, grazie al rallentamento della pandemia, si è potuto organizzare un riuscitissimo incontro in presenza presso i locali dell’Istituto Fermi-Polo-Montale di Ventimiglia che per motivi organizzativi si è svolto ieri mattina 24 febbraio.

 La delegazione UICI imperiese, formata dal Presidente Fabrizio D’Alessandro, dal Vice-Presidente Cesare Longordo e dalla Consigliera Patrizia Fedrighi, ha incontrato nell’aula magna del complesso scolastico circa 40 studenti delle classi terze dell’indirizzo Socio Sanitario – Servizi alla persona, di cui circa la metà interessati anche al corso OSS appena iniziato.

 A grandi linee è stato esposto tutto il mondo delle persone con difficoltà visive e le relative problematiche, ma in particolare è stata l’occasione per informare i partecipanti dell’esistenza del geniale sistema inventato nell’Ottocento da Louis Braille e della rivoluzione culturale che esso ha portato nelle vite delle persone video lese. Infatti il 21 febbraio di ogni anno si celebra questa ricorrenza al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza del sistema di Lettura e Scrittura utilizzato dalle persone con disabilità visiva di tutto il mondo e di quanti sono coinvolti direttamente o indirettamente nelle loro vicende”, anche perchè  il Braille è considerato come una parte essenziale della vita delle persone non vedenti e ipovedenti per i loro Diritti umani e per l’inclusione Sociale. In effetti, da quando esiste, la scrittura Braille ha permesso a centinaia di migliaia di persone con problematiche visive in tutto il mondo di studiare, di inserirsi nel tessuto sociale, di contribuire al progresso, alle arti, allo sviluppo di un pensiero critico. Altresì generazioni di lavoratori (fisioterapisti e centralinisti telefonici, ma anche insegnanti, avvocati, musicisti ed esperti in molti altri ambiti) hanno potuto formarsi e conseguire i titoli di studio necessari, usando questo codice e continuando a utilizzarlo nello svolgimento della loro professione.

Prima di questa invenzione, attualmente accettata a livello globale come sistema universale, l’Educazione e la Formazione delle persone non vedenti di tutto il mondo era pressoché inesistente. Fino a quel momento, infatti, i ciechi non avevano alcuna possibilità di leggere e scrivere in autonomia, serviva qualcuno che lo facesse per loro, conseguentemente non potevano accedere, se non per interposta persona, al patrimonio librario, né potevano ambire a quella preparazione culturale indispensabile per svolgere incarichi di responsabilità e interagire compiutamente con l’ambiente circostante.

Il Braille dunque è un sistema di Scrittura e Lettura in Rilievo che utilizza sei punti per rappresentare alfabeti, numeri, simboli, note musicali e i simboli matematici e scientifici. Tramite il Tatto la persona appositamente formata riesce a leggere ciò che è scritto sul foglio.

Con lo sviluppo e l’avanzare delle tecnologie, le persone affette da cecità adesso possono utilizzare il Braille anche mediante dispositivi elettromeccanici collegati a Computer e Smartphone.

Nonostante tutto, Il Braille è ancora oggi l’unico strumento di apprendimento diretto e autonomo per un disabile visivo, l’unico applicabile a qualsiasi disciplina del sapere, come ad esempio per la musica o le lingue straniere, come tale indispensabile per insegnare a chi non vede e dare loro istruzione, lavoro, cultura, cioè il diritto a essere cittadini tra i cittadini ed è per questo che va valorizzato e diffuso maggiormente tra gli insegnanti, le famiglie, il personale di assistenza e tutta la collettività. Infatti sarebbe basilare aumentare la diffusione di questo prezioso alfabeto, a partire dal potenziamento della formazione che dovrebbe riguardare l’intero corpo docente per una didattica sempre più efficace e inclusiva e da un’attività di sensibilizzazione culturale su questo argomento, ma c’è ancora molta strada da fare anche sotto il profilo dell’informazione agli utenti. Le scritte in Braille dovrebbero ad esempio essere apposte su un numero crescente di categorie merceologiche di prodotto, come è stato nel caso dei farmaci, delle pulsantiere degli ascensori più recenti e come capita ogni tanto sui detersivi, l’olio e il vino”.

Con l’avvento dell’informatica e con gli straordinari progressi nelle nuove tecnologie si tende a pensare che la scrittura in rilievo ormai sia superata, invece il mondo digitale è un’ulteriore occasione di rilancio per l’alfabeto tattile. Infatti i dispositivi Braille collegati con i PC o con gli smartphone permettono di accedere all’universo della rete come: siti di informazione, giornali, ma anche libri e contenuti su qualsiasi argomento diventano, letteralmente, a portata di mano.

La diffusione delle nuove tecnologie hanno anche fatto sì che si diffondesse l’errata convinzione che il Braille fosse divenuto obsoleto e ormai inutile perché può essere sostituito da software con sintesi vocali e audiolibri, strumenti estremamente importanti per un cieco o un ipovedente, ma assolutamente non in grado di eguagliare questo mezzo di lettura che garantisce totale privacy e discrezione.

In questi ultimi tempi infatti, vi è la tendenza ad insegnare sempre meno il Braille nelle scuole, forse per difficoltà degli insegnanti nell’apprenderlo o più probabilmente perché è meno faticoso ed immediato ricorrere all’utilizzo di una sintesi vocale. Il guaio è che se il Braille non lo si apprende nell’infanzia, quando i polpastrelli sono molto più sensibili al tatto, poi sarà sempre più difficile raggiungere una buona fluidità nella lettura! C’è il rischio, quindi, che molti bambini ciechi possano restare semi-analfabeti, ignari dell’esatta ortografia delle parole e di come è composta la pagina di un libro. Inoltre il solo dato sonoro, pur utilissimo, non è sufficiente alla conoscenza profonda della realtà. A partire dalla scuola primaria i bambini hanno bisogno di confrontarsi con il testo scritto per imparare la grammatica. Per apprendere una lingua straniera inoltre è fondamentale capire come sono scritte le parole e come è costruita la frase, ecco perché il Codice Braille ha un ruolo insostituibile nel percorso formativo.

Inoltre la lettura diretta ha anche una funzione mnemonica ossia ciò che si sta cercando di comprendere resterà più facilmente impresso nella propria memoria.

Proprio con lo scopo di promuovere iniziative per divulgare e far conoscere questo codice di scrittura, in Italia è stato fondato il Club Italiano del Braille che sostiene anche economicamente il museo dedicato a Louis Braille, situato nella sua città Natale, a Coupvray, in Francia.

Inoltre in Italia esiste un interessantissimo museo dedicato agli strumenti utilizzati per scrivere in Braille e alla sua storia. Si trova presso l’Istituto dei Ciechi di Milano dove si possono vedere strumenti, macchine speciali, libri stampati per i ciechi e materiali tiflodidattici, che testimoniano la trasformazione avvenuta nella scuola dell’Istituto, dall’uso della scrittura visiva in rilievo a quella in codice Braille e dove viene conservata anche una delle prime dattilobraille utilizzata dalla scrittrice sordocieca Hellen Keller per scrivere la storia della sua vita».

Qualche cenno storico su questo geniale inventore.

Il francese Louis Braille nacque, il 4 gennaio 1809, a Coupvray, località non lontana da Parigi. Il padre era un modesto artigiano che viveva fabbricando finimenti per cavalli. A 3 anni, giocando nel laboratorio paterno, il bimbo si ferì gravemente ad un occhio con una lesina e nonostante le premurose cure dei genitori, la conseguente infezione si estese rapidamente anche all’altro occhio, portandolo nel giro di un anno alla cecità assoluta.

A 10 anni, Louis fu accolto nell’Istituto Reale per i Giovani Ciechi di Parigi (INJA – Institut National des Jeunes Aveugles), fondato nel 1784 da Valentin Haüy. Lì manifestò molto presto le sue straordinarie qualità, suscitando lo stupore degli insegnanti, soprattutto per la capacità di concentrazione.

In quel momento si guardava con estrema attenzione all’invenzione di Charles Barbier de La Serre, ex ufficiale di artiglieria, che aveva ideato un sistema detto di “scrittura notturna”, costituito da punti in rilievo i quali, a suo dire, avrebbero consentito ai militari di leggere al buio, per non essere individuati dai nemici. Barbier pensò quindi di far testare la sua invenzione proprio agli allievi dell’Istituto per i Ciechi di Parigi.

Quel sistema, però, risultava piuttosto complesso e poco pratico, perché fondato su due colonne parallele di sei puntini ciascuna. E tuttavia, l’esperimento fu accolto con entusiasmo dai giovani allievi, alcuni dei quali – tra cui Braille – iniziarono una corrispondenza con Barbier utilizzando il suo laborioso metodo.

Rispetto ai numerosi tentativi precedenti per far leggere i ciechi, Barbier aveva introdotto una novità molto significativa per chi avrebbe dovuto leggere con le dita: aveva cioè sostituito i punti in rilievo al tratto continuo (ovviamente in rilievo), utilizzato da Valentin Haüy per stampare i primi volumi per i suoi alunni. A quel punto la speranza di poter trovare un modo per scrivere adatto ai ciechi e un’innata attitudine per la ricerca metodica condussero Braille, pur ancora adolescente, ad intuire il valore che avrebbe potuto assumere, per sé e per i suoi compagni, la disponibilità di un sistema di scrittura semplice e razionale.

Egli, dunque, riconobbe certamente il suo debito verso Barbier de La Serre, ma è esclusivamente a lui che va il merito di essere riuscito ad ottenere risultati definitivi, dopo alcuni anni di studio tenace e sistematico sulla posizione convenzionale di punti impressi su cartoncino. Era il 1825, Braille aveva 16 anni e il suo sistema poteva dirsi virtualmente compiuto.

Nel 1829 pubblicò l’opera Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo ad uso dei ciechi ed ideato per loro, con la quale fece conoscere la scrittura da lui inventata, che è quella ancora oggi utilizzata dai ciechi di tutto il mondo (compresi i dialetti africani, la lingua araba e persino quella cinese).

Braille morì il 6 gennaio 1852 a soli 43 anni e riposa nel Pantheon di Parigi, dove la sua salma è stata spostata in occasione del centenario della sua morte ovvero nel 1952!

Pubblicato il 25/02/2022.

Catanzaro – I ragazzi a contatto con il Braille

Un incontro arricchente, di quelli che davvero segnano il passo nell’educazione delle giovani generazioni, ha visto protagonisti gli studenti della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Casalinuovo ed i membri della sezione catanzarese dell’Unione Italiana Ciechi; l’occasione è stata data dall’imminenza delle celebrazioni per la giornata nazionale del Braille fissata al 21 febbraio 2022. L’istituto Casalinuovo diretto da Maria Riccio è da tempo avvezzo ad iniziative analoghe tanto che l’anno passato gli alunni che lo frequentano hanno ricevuto il primo premio nel concorso promosso da UICI “Sfioro con le dita ed ogni cosa prende vita”. Una grande occasione, quella pensata, organizzata e resa possibile grazie alla sinergia operata dalla dirigenza dell’Istituto del quartiere marinaro e dai vertici catanzaresi di UICI guidati da Luciana Loprete, i ragazzi coinvolti, frequentanti le classi seconde e terze, hanno avuto la fortuna di compiere un percorso formativo utile a far prendere loro coscienza della cecità, delle sue implicazioni e dell’importanza del sistema di lettura per non vedenti realizzato dal francese Louis Braille nel XIX secolo. Sostenuti dalle docenti Anna Juli, Giovanna Costantino, Emanuela Foceri, Paola Scalzo, Antonella Brancatisano, Mariateresa Varano, Ilenia Giampà, gli alunni della secondaria di primo grado della Casalinuovo hanno accolto i membri del sodalizio che tanto fa a beneficio dei non vedenti del territorio provinciale con l’esecuzione di canti e poesie. Di contro, hanno ricevuto in dono l’opportunità di “toccare con mano” il sistema di scrittura e lettura Braille, l’alfabeto n rilievo che grazie al suo inventore, cieco egli stesso, ha ridato speranza e possibilità di integrazione ed interazione con i propri simili a quanti vivono la drammatica condizione di cecità. Un momento di grande pathos per tutti, per i ragazzi, entusiasti di potersi confrontare con questo metodo di lettura e scrittura cosi diverso da quello che adoperano comunemente, per i rappresentanti dell’Unione nazionale ciechi, felici di poter, anche attraverso una mostra itinerante di ausili tiflodidattici, erudire e sensibilizzare le giovani generazioni rispetto alla condizione della cecità, e per Maria Riccio, dirigente scolastica di uno tra gli istituti più inclusivi ed integranti del territorio. Estremamente soddisfatta anche Silvana Voci, referente BES della Casalinuovo, promotrice dell’iniziativa. “L’IC di cui facciamo parte- ha dichiarato- sede di CTS e Scuola Polo per l’inclusione, da sempre è impegnata sul territorio al fine di garantire, attraverso formazione ed acquisto di ausili e sussidi, il successo formativo a tutti ed a ciascuno oltre che la piena partecipazione alla vita scolastica. Per tutti noi è stato estremamente emozionante cogliere l’entusiasmo dei nostri ragazzi di fronte al sistema di lettura e scrittura Braille. Un grande risultato perchè l’allenamento tecnico- didattico ha concretamente permesso loro di empatizzare con chi vive la cecità”.

Pubblicato il 24/02/2022.

Il braille, una luce nell’universo… Un racconto di esistenze

Autore: Pierfrancesco Greco

XV Giornata Nazionale del Braille

Grandi contenuti ed emozioni nel simposio, inerente al sistema di letto-scrittura che da due secoli regala ai non vedenti di tutto il mondo l’opportunità di studiare, lavorare, essere parte attiva della società, organizzato dai Consigli regionali UICI di Puglia e Calabria e tenutosi martedì scorso. “Un importante momento di condivisione valoriale”, hanno dichiarato i promotori.

Dare spazio, respiro, forza alla sensibilizzazione universale sui temi dell’accesso al sapere, alla conoscenza dell’immanente, alla comprensione e alla costruzione di ciò che si vuole essere, andando oltre ogni ostacolo, confutando ogni preclusione, abbattendo ogni vallo: temi, questi, afferenti in maniera diretta alla sfera del braille, di cui lo scorso 21 febbraio s’è celebrata la XV Giornata Nazionale, nell’ambito della quale, la mattina di giorno 22, s’è svolto un simposio, dal tema “Il braille: una storia di punti … Libertà e riscatto umano raccontati dal Mezzogiorno”, promosso e organizzato dai Consigli Regionali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. “Un importante momento di condivisione valoriale tra due territori, tra due sezioni regionali della nostra grande famiglia associativa, le quali, attraverso questa sorta di gemellaggio, intendono offrire un esempio di collaborazione sui temi, sui principi e sulle azioni concrete che, ci auguriamo, sia prodromo di un’innovativa modalità operativa basata sul confronto delle proposte, sullo scambio delle idee, sulla sintesi da trovare nelle misure, nelle azioni, negli interventi a favore dei nostri associati e di tutti i non vedenti e pluriminorati”, hanno evidenziato le promotrici e i promotori dell’evento, a cui hanno dato forte impulso la dottoressa Annamaria Palummo, Consigliere Nazione dell’UICI, e la professoressa Chiara Calisi, Consigliere Nazionale UICI e componente dei gruppi di lavoro e istruzione; un evento orientato a porre all’attenzione del senso comune la centralità, l’intangibilità, la sacralità dell’umana aspirazione a essere parte attiva, pensante, cosciente della propria individualità, delle proprie capacità, delle proprie peculiarità contestualmente alle assise della società contemporanea, in una prospettiva solidaristica e universale, ove la persona realizza se stessa in un consesso comunitario, ove la valorizzazione della summenzionata individualità non si traduce nell’apologia dell’individualismo, che genera isolamento, bensì nella maturazione di una coscienza collettiva cementata dalla comune condizione d’umanità, intesa sia come insieme di donne e uomini che vivono e amano nello stesso punto dell’universo sia come sentimento che dovrebbe indurre ognuno a trovare nell’altrui felicità la strada della propria crescita e della propria felicità. Strada che ha nel braille una delle corsie preferenziali e su cui il convegno ha acceso il faro dell’attenzione, dell’interesse attraverso la partecipazione, da remoto, di dirigenti e rappresentanti associativi, esperti e studenti: pensieri, riflessioni, voci le quali hanno trovato compendio in un segmento temporale che è stato possibile seguire sulle pagine facebook di UICI Calabria e UICI Puglia e che ha pienamente assunto quei crismi di richiamo universalista di cui si è scritto pocanzi, in linea, del resto, col messaggio insito nella Giornata Nazionale del Braille, o meglio, nella data che gli estensori della legge n. 126 del 3 agosto 2007, con cui si è istituita la ricorrenza, hanno designato per la celebrazione annuale, il 21 febbraio, ovvero simultaneamente con la Giornata internazionale della Lingua Madre, decretata nel 1999 dall’Unesco per promuovere e salvaguardare l’identità e, nel contempo, la diversità linguistica e culturale. Una coincidenza non casuale e decisamente significativa che pone nella giusta luce la sconfinata portata del braille nella storia della nostra della nostra realtà sensibile: pur non essendo propriamente né un linguaggio né, tanto meno, una lingua, il braille apre le porte alla comprensione, alla lettura alla scrittura alla diffusione di ogni lingua, delle scienze, delle espressioni artistiche e culturali, e permette, letteralmente, di toccare le parole; e poi, alla stregua dei linguaggi e delle lingue, è una stella che viene incontro alla caratteristica precipuamente connotante il genere umano, ovvero la socialità; senza la condivisione delle lingue l’uomo, l’animale sociale per eccellenza, risulterebbe snaturato nella propria essenza, privato del proprio senso, del proprio tempo, dei propri spazi. Allo stesso modo, senza il braille la vita di chi non ha la possibilità di apprezzare con gli occhi l’alba del nuovo giorno risulterebbe defalcata,  chiusa all’interlocuzione, al sapere, al mondo. Quel mondo che il braille porta nelle mani e nella vita, nei giorni e nelle sensazioni, negli impegni e nei sogni di chi tocca i salvifici puntini e di chi li incide. Tocco e incisione che, per i non vedenti, equivalgono alla lettura e alla scrittura, proprie di chi riesce a catturare la luce del mondo con i propri occhi: ecco, il braille, questo alfabeto, questo codice, questo sistema è “la luce di chi non vede”, come spiegato esaustivamente in un filmato realizzato dall’Istituto dei ciechi di Milano, in cui il professore Rodolfo Masto, Presidente della Federazione Nazionale Pro Ciechi, il professore Giancarlo Abba, Docente tiflopedagogista, la professoressa Paola Bonomi, Docente tiflologa e il professor Franco Lisi, Direttore scientifico del summenzionato Istituto, hanno focalizzato l’attenzione,  tra i tanti tratti caratteristici del Braille, su quello che, senza ombra di dubbio, è il principale: la capacità di unire l’astratto al concreto, come fa la musica, che, infatti ha anch’essa carattere universale. E il Braille è veramente qualcosa di universale, come evidenziato nel corso dei lavori anche dal dottor Antonio Giampietro, moderatore del seminario, dalla dottoressa  Palummo, dalla professoressa Calisi, dal dottore Paolo Lacorte, dal dottor Nicola Stilla e dal professor Giuseppe Lapietra: un codice che, con i suoi 6 puntini, con le 64 combinazioni che essi riescono a formare è internazionalmente adoperato come sistema di letto scrittura per rappresentare le lettere dell’alfabeto, i numeri, la punteggiatura, i simboli matematici, le note e gli altri segni musicali. Ecco, incontriamo di nuovo la musica, la quale, proprio come il braille “riempie la vita”, ha osservato Annamaria Palummo, “non conosce confini – ha aggiunto Paolo Lacorte, Presidente dell’UICI Puglia – e può essere appreso da tutti, a prescindere da differenze linguistiche e culturali”. “Un codice che per i non vedenti è semplicissimo da leggere e scrivere – ha affermato Nicola Stilla, Presidente del Club del braille –  ma a cui, in ogni caso, possono accostarsi anche i vedenti, per i quali, pur nell’impossibilità di leggere attraverso il solo tocco dei puntini, è comunque stimolante addentrasi in una dimensione suggestiva, in seno alla quale importante non è imparare le combinazioni a memoria, quanto, piuttosto, entrare nei meccanismi della regolarità di un sistema logico”. Meccanismi “che si integrano perfettamente – ha affermato Rodolfo Masto – con le risorse informatiche, le quali non devono essere viste come fattori che superano il braille, ma che, al contrario, ne esaltano le meravigliose potenzialità, che, inizialmente,  furono avversate, anche nelle scuole: nei primi anni, ovvero in quelli successivi alla sua ideazione, il braille era visto come qualcosa di segreto”, anche sovversivo, e, in effetti, era ed è vero, vista la rivoluzione che esso ha innescato, in senso di liberazione dei ciechi dal giogo della non conoscenza. Una rivoluzione che in Italia “è arrivata nel 1863, a Milano, attraverso una corrispondenza da Marsiglia; e da allora – ha proseguito Masto – gli istituti sono diventati la culla di questo sistema di lettoscrittura, oggi tanto importante per i Bambini, per noi tutti e che, nel capoluogo lombardo, ha prestigioso presidio nel  Museo del braille”, ove si preserva, si alimenta e da cui si diffonde il faro che questo codice ha accesso nella storia; un faro che non è soggetto alla consunzione del tempo e che nel tempo risulta sempre nuovo, adattabile alle novità.  Al riguardo, alquanto interessanti si sono rivelate le considerazioni proposte dal professor Giuseppe Lapietra, componente della Direzione Nazionale UICI, già Direttore dei Corsi di formazione e di aggiornamento organizzati dall’IRIFOR nazionale: “considerazioni prescindenti da specifici e analitici riferimenti, per così dire, al glorioso Braille tradizionale cartaceo, ancor oggi fondamentale nell’educazione ed istruzione dei ciechi. Una perplessità sempre più pressante ci lascia attoniti allorché ,spesso esplicitamente, molte volte come scontato sottinteso, si diffondono vere e proprie corbellerie tese a sentenziare il definitivo superamento del nostro sistema di riscatto culturale, in ragione dell’affermarsi dell’informatica applicata alla didattica. Ripetere innumerevoli volte una stupidaggine, con ogni evidenza, non la rende magicamente pregevole, per cui certe sgraziate sirene non ci hanno mai blandito. Le vivaci, creative e robuste iniziative, che anche quest’anno si sono svolte ovunque nel nostro Paese, hanno contribuito a mettere ordine nei pensieri e a discernere il vero dal falso. Abbiamo fatto uso intensivo delle piattaforme comunicative digitali e così raggiunto un numero enorme di nostri concittadini con le nostre irrefutabili argomentazioni e convinzioni basate sull’esperienza e la conoscenza. Penso che ciò costituisca il risultato più significativo dei nostri sforzi. Che si tratti di una vera e propria battaglia culturale non ancora definitivamente vinta l’avvertiamo in tanti e, a maggior ragione, occorrerà contrastare i luoghi comuni con approfonditi studi innovativi e nuove metodologie che diano maggiore solidità agli interventi scolastici specifici rivolti ai non vedenti e agli ipovedenti. Ho scritto questi appunti di riflessione utilizzando il sistema Braille touch screen ormai implementato su smartphone e, pur affascinato dagli enormi progressi di cui siamo attivi testimoni, non è mai superfluo ribadire che la tecnica e le tecnologie che pur hanno un valore intrinseco, non possono nulla senza l’educazione; non possono dare alcun contributo all’affermazione, alla crescita e all’istruzione dei non vedenti, se non sorrette da precisi impegni educativi ben concepiti, ben congegnati ed indirizzati. Sapere che esistono innumerevoli materiali ed ausili didattici specifici, averli visti e considerare bastevole ciò e, tuttavia, non sapersene servire utilmente, nell’attività quotidiana di insegnamento, costituisce un problema di non poco conto, che scaturisce dalla formazione approssimativa e generica del personale docente preposto. Al riguardo, quasi irrilevante risulta la distinzione tra insegnanti legalmente in possesso di titolo di specializzazione e insegnanti che ne siano sprovvisti, con riferimento alle competenze per gli alunni con minorazione visiva. Naturalmente, gli sviluppi delle tecnologie informatiche hanno aggiunto ulteriori inadeguatezze alla loro preparazione: non è affatto raro assistere ad un capovolgimento di ruoli tra docente e discente non vedente. Francamente, si resta interdetti nel constatare che, ai nostri giorni, proprio quando si è ormai sbriciolato il muro di incomunicabilità tra sistema Braille di lettoscrittura e modalità visiva, proprio oggi che il Braille informatico, in strutturale continuità con il Braille ottocentesco, è pienamente osmotico e sinergico rispetto ai sistemi informatici, in quanto basato su una logica binaria, proprio oggi che abbiamo acquisito la tensione e il dovere di rispettare i piccoli non vedenti nel loro sacrosanto diritto di persone necessitanti di un rigoroso riconoscimento dell’importanza decisiva di far loro acquisire una mentalità Braille, si rischia di smarrire tale via con surrogati vacui e facilistici puramente uditivi. Si ha quasi l’impressione che si voglia una rivincita sul tatto, come se fosse troppo disturbante, inadatto, innaturale per l’atavica assimilazione del conoscere con tutto ciò che è visivo. Eppure, sovente, spirito letterario e cultura scientifica hanno posto l’accento supremo sul profondo valore degli occhi della mente, a prescindere dal visivo sensibile. Gli esperimenti mentali di galileiana memoria, per l’appunto fatti con gli occhi interiori, ne sono un’altissima attestazione nel campo della metodologia scientifica. Ma come è spiegabile tanta difficoltà nel far accettare il nostro Braille come conquista storico-culturale? Qui non si tratta del rifiuto delle acquisizioni sancite dal diritto internazionale e recepite nelle norme nazionali; in gioco è il diritto naturale di una minoranza umana priva della vista di leggere e scrivere con i magici puntini tattili, invece che con grafie analogico/visive. Ma non è forse il tatto uno dei nostri sensi? Che cosa c’è di innaturale nel nostro modo di leggere? Certo, il Braille parla fortemente al tatto, non alla vista. Proprio in ciò sta la rivoluzione copernicana di Louis Braille: se consideriamo tutti i tentativi settecenteschi e ottocenteschi di dare soluzione al problema di far leggere e scrivere i ciechi, possiamo dire che avevano il loro limite invalicabile nel pensare necessari ai ciechi semplicemente adattamenti più o meno appropriati della scrittura visiva. Louis Braille indossa una lente innovativa e, per l’appunto, con gli occhi della mente si aggrappa all’ancora solidissima della logica matematica binaria. Che la conoscesse o meno ha poca importanza. Non ci risultano specifici studi delle opere di Nepero, né sembrerebbe aver avuto contatto col filosofo e geniale matematico tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz, che studiò per primo tale sistema di numerazione e ne fu il suo formidabile inventore. Per lungo tempo su questi studi prevalse l’oblio. Si ricordi, però, che da tali accquisizioni si affacceranno all’orizzonte le grandi scuole di logica matematica del novecento, con la nascita del calcolatore elettronico. Ora, ed è ciò che ci interessa, noi comunque possiamo constatare che Louis Braille nel primo trentennio del XIX secolo se n’è servito magistralmente, aderendo tra l’altro operativamente a una essenzialità “economica” nell’evitare qualsiasi inutile spreco funzionale di motricità, dato che il tatto è una sorta di vista ridotta a zero. A tal guisa, ci tornano sempre alla mente le parole di Pierre Villey che, nel 1909, a un secolo dalla nascita di Louis Braille, affermò che “il braille è la rivolta del tatto contro il dominio prepotente dell’occhio”. In realtà, questa dirompente espressione sancisce l’irrinunciabile affermazione di un diritto civile da conquistare, pur nell’alterità del nostro sistema rispetto alla consuetudine. Ma, come si suol dire, il cuore forte si vede alla distanza, dato che la forma delle cose è nella durata, direbbe Bergson. In effetti, qual è stato il miracolo che Louis Braille ci ha donato a distanza di poco meno di due secoli? Presto detto: è stato sufficiente aggiungere 2 puntini, per trasformare le 2 colonnine parallele di 3 puntini in colonne di 4 puntini e l’anello conoscitivo si è perfettamente chiuso. Ecco, braille e informatica sono sposi felici e anche litigarelli, naturalmente. Però sanno svolazzare stretti stretti nei medesimi byte anche sulle nuvole delle memorie. Poi, con una formidabile cura dimagrante il braille ha finito per avere lo stesso peso, diciamo così, del simbolo visivo. Ma oggi, siccome i vedenti si sono messi a imitare i servizi storici dei ciechi e s’ingozzano di audiolibri, ci vogliono nuovamente convincere che il nostro leggere, il nostro braille, anche quello informatico, quello labile, è una inutile fatica da accantonare. Silenzio, per favore, richiederebbe Marcel Proust ne Il Tempo Ritrovato: ogni lettore, quando legge, legge se stesso; l’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che senza libro non avrebbe forse visto in se stesso. E allora: fateci leggere, fate leggere – ha chiosato Lapietra, al termine di un intervento copioso di riferimenti metaforici che hanno stillato una passione non disgiunta da una marcata efficacia comunicativa – chi desidera raccogliersi e far riposare l’udito per afferrare le idee con il nostro tatto e non farle fuggir via, perché leggere è altro dal sentir leggere”. Insomma, il braille non ha affatto abdicato al suo ruolo apicale, ovvero quello di essere il miglior sistema per diffondere il sapere tra i non vedenti, per diventare protagonisti della cultura. “Un sistema d’incredibile attualità e adattabilità – ha osservato Pietro Testa, Pesidente dell’UICI Calabria – che s’integra perfettamente nelle dinamiche della rivoluzione digitale”, proseguendo il suo cammino lungo la strada tracciata dal suo inventore, che ha aperto gli orizzonti dei diritti ai non vedenti di tutto il mondo e di ogni tempo, permettendo alle bambine e bambini privi della vista di percorrere la strada della cultura, della conoscenza, dell’istruzione. Ecco la magia dei puntini, di questo codice comunicativo che non è confinato nell’ambito relazionale di chi vive il limite sensoriale ma che, in effetti, pur non essendo una lingua, unisce e mette in relazione tutto il mondo: una “non lingua” che parla tutte le lingue del mondo, con i suoi numeri, con la sua scienza, con la sua musica, con la sua arte, con la sua bellezza. Un codice che non è solo la via maestra verso il superaramento del buio e l’accesso al patrimonio culturale e scritto dell’umanità, architrave di ogni espressione di civiltà, ma che è capace di mettere in comunicazione emozioni, intuizioni, parole che, grazie a questo sistema – “elaborato nella prima metà dell’Ottocento dal genio animante Louis Braille, alfiere assieme ad Helen Keller, che accompagnò Braille nel suo ultimo viaggio verso il Pantheon di Parigi, e a tanti altri della forza, del coraggio, della determinazione con cui va affrontata la mancanza della vista”, ha evidenziato la vicepresidente nazionale dell’UICI Linda Legname – escono dal recinto del’Io, diventano fattore comune, diventano cultura: cultura del progresso, del confronto, del dialogo, cultura di pace anche, in un tempo agitato da ansie e inquietudini, ove la lenta uscita dalla fase pandemica è, in queste ore sferzata, da folate tempestose recanti la gelida prospettiva della guerra, di quell’assurdità che appare una piaga che non si rimargina; una piaga che, come tutte le sciagure della storia, è cagionata dall’ottusità, dalla chiusura, dalla mancanza di adeguati canali comunicativi, che lascia la scena della ribalta a chi è avverso a ogni eventualità di dialogo. In questo senso, la salvaguardia delle identità linguistiche appare in tutta la sua imprescindibile importanza: essa non marca visioni settarie, bensì apre i pensieri, le considerazioni individuali alle altrui visioni, agli altrui interessi, alle altrui prospettive, per trovare la convergenza su nuovi obiettivi, nuove scoperte, per conoscere nuovi volti, per donare e abbracciare nuovi sospiri, fondamentali sia per i destini del mondo e dell’evoluzione della Grande Storia, sia, per la dignità, la realizzazione e la serenità di ogni persona, delle tante piccole storie che vanno a comporre l’immenso mosaico del creato. E l’identità del braille è un sospiro che è pervaso dalla vocazione universalistica di cui si sta qui discorrendo e che nel convegno di ieri ha trovato espressione nelle riflessioni proposte dai partecipanti, i quali, collegati da varie aree del mezzogiorno hanno dato slancio a un confronto in cui l’eco delle irrisolte questioni riguardanti le criticità storicamente zavorranti le vicende del meridione italiano – concernenti un campo più largo di quello relativo alle disabilità, la cui complessità, in ogni caso, non risulta certo alleggerita dalle dinamiche in cui si dibatte il contesto socio-territoriale di riferimento – è stato accompagnato dal vitale soffio di speranza scaturito  dalle esperienze e dalla determinazione dei giovani che sono intervenuti: giovani studenti, i quali, collegati da diciassette istituti scolastici sparsi tra Puglia e Calabria – nello specifico hanno preso parte all’iniziativa la classe II della Scuola Primaria Don Milani, Plesso di Platania, presso Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, la classe III della Scuola Primaria di Carapelle, provincia di Foggia, la classe IV della Scuola Primaria Ampolo di Surbo, presso Lecce, la classe IV della Scuola Primaria Vespucci di Vibo Valentia, la classe V della Scuola Primaria Falcone di Copertino, presso Lecce, la classe I  della scuola secondaria di primo  grado, IC Manzoni, di San Pancrazio Salentino, presso Brindisi, la classe II della Scuola Secondaria di primo grado IC di Papanice, provincia di Crotone, la classe III  della Scuola Secondaria di primo grado IC Corrado Alvaro, di Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, la classe III della Scuola Secondaria di primo grado Devitofrancesco G. XXIII, di Grumo Appula, in provincia di Bari, la classe I della Scuola Secondaria di secondo grado ITC Palma, di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza, la classe II della Scuola Secondaria di secondo grado Istituto Alberghiero Perrone, di Castellaneta, in provincia di Taranto, la classe IV della Scuola Secondaria di secondo grado Liceo Artistico Preti Frangipane, a Reggio Calabria, la classe IV della Scuola Secondaria di secondo grado Istituto alberghiero Liside, a Taranto, la classe V della Scuola Secondaria di secondo grado Istituto De Nobili, a Catanzaro, la classe V della Scuola Secondaria di secondo grado Liceo Troya, di Andria, la classe V della Scuola Secondaria di secondo grado Liceo Tedone di Ruvo, presso Bari, le classi V, A e B, della Scuola Secondaria di secondo grado Istituto Morvillo Falcone, indirizzo Socio-Sanitario, di  San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi – , sono stati i veri protagonisti della mattinata e che con curiosità e spontaneità hanno offerto un rigoglioso esempio di matura sensibilità e una toccante testimonianza di effettiva integrazione, discorrendo, raccontando, ponendo, unitamente alle insegnati e agli insegnati che quotidianamente li seguono con amorevole cura – e i quali hanno degnamente rappresentato durante i lavori una categoria che è decisiva nella costruzione di un futuro mondato dalla morale solidaristica e inclusiva – quesiti circostanziati in merito all’ambito del braille e della disabilità visiva, permettendo agli autorevoli relatori di esplicitare efficacemente le loro considerazioni; considerazioni rispetto a cui le ragazze e i ragazzi, molti dei quali non vedenti, si sono relazionati con acribia, offrendo un emozionante affresco di didattica, di amicizia, di consapevolezza in merito ai postulati etici che devono regolare una società desiderosa di migliorare se stessa. “Siamo contenti che Alessia possa leggere come tutti noi … È bello condividere con lei questo fantastico metodo fatto di puntini”; “Emiliano, ha imparato a scrivere con il punteruolo e la tavoletta e anche con la dattilobraille, ottimizzando il proprio lavoro scolastico e iniziando a studiare la musica. Tutto ciò ha favorito l’instaurazione di un bellissimo rapporto d’empatia con i suoi compagni, i quali sono affascinati dai suoi doni innati, tra cui l’orecchio assoluto, che, certamente, gli sarà utile nel coltivare la sua passione per il pianoforte, con cui delizierà il nostro cuore, proprio come fa ora, con la sua presenza”; “ la nostra compagna Bianca, ci ha fatto da tutor alla scoperta dei sensi diversi dalla vista”; “Cristian, grazie al braille, è riuscito a integrarsi benissimo con il resto della classe e, ogni giorno, non ha alcuna difficoltà nell’affrontare il lavoro scolastico. Per noi insegnanti è motivo di grande soddisfazione constatare, giorno dopo giorno, i risultati che scaturiscono da questa bellissima sinergia determinatasi tra il bambino, noi e i suoi compagni, i quali grazie a lui stanno scoprendo questo sistema, questo metodo, questo codice che, anche per i vedenti, è un mondo affascinante, da conoscere e vivere insieme.  Sì, insieme, vedenti e non vedenti, rendendo fattuale quell’integrazione e quell’inclusione che a volte resta solo fattore verbale, convegnistico”; “Alessandro disegna le sue emozioni, descrivendole con i puntini”; “Daniele, è un appassionato della lingue e della musica, che vive con il braille insieme con noi”; “La classe, oltre a palesare interesse per il braille, ha voluto sperimentare la dimensione del buio, al fine comprendere le sensazioni di Saim, per vivere in comunità queste sensazioni, facendo sì che, seppure per poco tempo, siano state le sensazioni di tutti; sensazioni da ricordare e da vivere ancora, per sentirci più vicini, gli uni agli altri”: queste sono solo alcune delle testimonianze che hanno impreziosito la mattinata di ieri; queste le voci, questo il Mezzogiorno che ieri ha raccontato storie di libertà, di riscatto; un Mezzogiorno che ha trovato la via del riscatto, in questo caso, attraverso il braille, e anche attraverso la passione, l’applicazione, lo slancio empatico; un Mezzogiorno che potrebbe essere il volano di un riscatto complessivo della complessiva realtà socio-terrtoriale a cui si faceva prima cenno, in congruenza con la logica filantropica della crescita collettiva, che trova solido fondamento nel benessere di ogni individuo, senza che nessuno sia lasciato indietro. E il braille, “questo strumento di inclusione sociale, che apre opportunità per una vita viva, variegata, grondante cittadinanza attiva, la cui celebrazione oggi, con questo confronto tra le voci di Puglia e Calabria, tra le scuole di queste due Regioni, ci lascia un bel messaggio di cooperazione”, ha asseverato Rosa Barone, assessore al welfare  della Regione Puglia, messaggio “che  dovrebbe essere d’insegnamento per la politica su come fare squadra” ha aggiunto Vincenzo Di Gregorio, consigliere regionale pugliese, è nato proprio per questo, per non lasciare nessuno indietro: “questo sistema di letto scrittura – ha spiegato Giancarlo Abba – va considerato dal punto di vista pedagogico ed educativo, come elemento determinante nell’ambito scolastico, ove permette a chi non vede di apprendere e interagire analogamente agli altri e di risultare, quindi, decisivo nella crescita intellettuale”. Una considerazione, questa, a cui Abba ha accompagnato una riflessione: “spesso si sente dire «i bambini ciechi possono andare a scuola». Ecco, questo verbo, “possono”, non mi piace, perché i bambini non «possono» bensì devono andare a scuola, dove hanno il diritto di ricevere e accrescere nel miglior modo possibile il proprio bagaglio culturale e la propria personalità, lasciando libero sfogo all’intelligenza, all’intuito”, a quei fattori che ben si confanno alla natura del sistema braille, che “nasce da un’azione intelligente, da un’intuizione di un giovane che, partendo da un codice militare, ha costruito un codice, un alfabeto basato su una logica rigorosa”. Ovviamente, fondamentale è il ruolo degli insegnanti, “che devono essere in possesso di un’adeguata preparazione riguardo al braille, la cui conoscenza generalizzata, in particolare da parte di chi insegna,  fa sì che esso non diventi qualcosa di marginale ma che, al contrario, consolidi la sua posizione di centralità nella dimensione culturale; e poiché si sta nel mondo attraverso la dimensione culturale, il braille pone la bambina e il bambino cieco al centro del mondo”. Del resto, le bambine e i bambini ciechi hanno tutto per costruirsi un futuro di felicità e gratificazioni, personali e professionali: “C’è, infatti, un’abilità specifica, non un’abilità diversa; c’è l’abilità di decifrare i puntini, di scrivere col punteruolo, di digitare la dattilo braille, di adoperare gli strumenti informatici o digitali, tutte azioni che sono analoghe a quelle che, da vedente, compie chi usa la penna, chi scrive al computer, chi si destreggia col telefonino. Insomma – ha concluso Abba – , promuovere, insegnare, conoscere il braille è un attestato di riconoscimento” per coloro i quali saranno a pieno titolo e con pieni diritti cittadini del domani. “Sì – ha aggiunto Franco Lisi – è proprio così: il braille è qualcosa di unico, è l’unico codice di letto scrittura per i non vedenti che fa costruire relazioni umane alla pari; e, quando si legge e scrive come gli altri, si entra nell’alveo della vera inclusione”, in senso universalistico. Sì, questo sistema apre veramente, le porte dell’universo, di tale dimensione assoluta che abbiamo incontrato tante volte in queste righe; questo sistema, “che – come ha sintetizzato Lapietra  – uniforma le varietà di grafie, che, con logica matematica, parla non agli occhi ma al tatto e che col tatto avvicina tantissimo le sensazioni di chi non vede a quelle che percepiscono coloro i quali hanno a disposizione il senso visivo”, è veramente il presupposto di un nuovo mondo, di un mondo migliore, quello che l’UICI da centouno anni cerca di costruire, in sinergia con le altre associazioni e con le istituzioni. Una sinergia che in Calabria e Puglia ha permesso di raggiungere risultati lusinghieri e, fino a pochi anni fa, impensabili: “con l’UICI la collaborazione è proficua – ha, al riguardo affermato il dottor Francesco Forliano, Dirigente Tecnico Coordinatore presso l’Ufficio scolastico regionale della Puglia -; il nostro compito è supportare attività Unione e dare sussidi e ausili per eliminare ogni barriera e introdurre facilitatori, setting d’aula adeguati, formare operatori qualificati a seguire i nostri ragazzi, ad adoperare i sussidi e cogliere le infinite potenzialità che offre l’integrazione tra il braille e l’informatica, di cui si è diffusamente parlato poco fa”; un settore d’azione, questo, ove si innesta “la rete dei servizi messi a disposizione e dei sussidi previsti, a livello scolastico, anche dall’Ente Regionale – ha specificato la dottoressa Laura Liddo dirigente dipartimento welfare della Regione Puglia – per i disabili della vista, con la collaborazione dell’UICI, volti a valorizzare le varie peculiarità”. “Peculiarità che oggi – ha argomentato Annamaria Palummo – si sono espresse nelle relazioni e negli interventi degli ospiti che hanno onorato questa iniziativa e, soprattutto, nella gioia, nella vivacità, nell’innocenza, nell’intelligenza che ci hanno regalato le bimbe e i bimbi che hanno impreziosito questi attimi passati insieme; quella che si va a concludere è stata un’iniziativa molto significativa sotto il profilo della sensibilizzazione e della divulgazione; un’iniziativa da replicare, come hanno già auspicato i tanti amici che hanno parlato prima di me. In queste tre ore passate insieme abbiamo, innanzitutto, avuto il palesamento, che qui è stato verbale ma che ogni giorno è fattuale, della relazione che si dispiega con gli operatori e organismi che lavorano con i nostri alunni non vedenti e ipovedenti. Oggi, in questa nostra iniziativa congiunta, che ha avuto un carattere sperimentale, è emersa, attraverso gli interventi e le domande delle studentesse e degli studenti, la necessità di competenza da parte delle scuole; necessità che ci spinge a cercare l’interazione con le scuole anche per il futuro, in altre occasioni, e con i luoghi ove è conservata e sedimentata la materia del braille, come il Museo di Milano, avvicinando il mondo dell’educazione anche agli ambiti e alle pratiche più articolate, più ostiche, che, con applicazione, dedizione e metodo possono essere affrontate con profitto dai nostri ragazzi non vedenti. E, poi, oggi abbiamo fatto qualcosa di nuovo: abbiamo coniugato due esperienze, abbiamo fatto lavorare insieme due organismi regionali della nostra Unione; una collaborazione che ha dato luogo a un incontro storico, da cui, lo reitero, è emersa la richiesta, da parte delle scuole, di formalizzare un sapere e pure una pratica, un metodo per sistematizzare, contestualmente alla realtà dei non vedenti e della società nella sua interezza – di cui tutti, ricordiamocelo, vedenti e non vedenti, facciamo parte – un modo di lavorare e vivere che dia la giusta rilevanza a ogni specificità. Specificità, ovvero unicità, assecondando la quale non si sbaglia mai; del resto, per raggiungere le nostre mete basta abbandonarsi a quello che si sente, a quello che si è dentro; anche quando si legge il braille occorre lasciarsi andare, in quel caso abbandonandosi al tatto. Certo, da vedente è difficile fare ciò … Però, se proviamo ad abbandonarci al nostro naturale istinto di stare insieme, che poi è un sentimento, possiamo condividere la percezione della magia, che esce dai puntini, che esce da noi stessi, che entra in noi stessi”. “Ora – ha concluso Chiara Calisi – abbiamo più spunti, rispetto a ieri, più idee, anche più entusiasmo per dare spazio, per porre nella giusta luce la quotidianità di chi, attraverso l’insegnamento e l’apprendimento del braille, abbatte ogni giorno il buio e, con esso, tutte le barriere che si frappongo fra noi e la pienezza della vita. Oggi abbiamo saputo cogliere l’occasione per fare un bel passo, soprattutto culturale, verso l’autonomia e l’integrazione; certamente ce ne saranno altre, ce ne dovranno essere altre, perché ogni occasione è utile per apprendere, per migliorare, per crescere, insieme, tutti insieme”. E per guardare lontano, per volare verso l’infinità delle opportunità che l’Universo può dare.

Pierfrancesco Greco

Pubblicato il 24/02/2022

Enna – La XV Giornata Nazionale del Braille della sezione UICI

Autore: Anna Buccheri

Il 21 febbraio 2022, la sezione UICI di Enna ha celebrato la XV Giornata Nazionale del Braille insieme al Liceo di Scienze Umane “Napoleone Colajanni” della città.

La Dirigente Scolastica del liceo, Prof.ssa Maria Silvia Messina, ha aperto l’incontro, che si è svolto su piattaforma MEET, con i saluti a tutti gli intervenuti e in particolare ai docenti e agli studenti coinvolti tra i quali alcuni in DAD a causa del Covid. Ha quindi ringraziato il Presidente UICI di Enna, Santino Di Gregorio, per aver coinvolto in un evento altamente formativo il Liceo di Scienze Umane su una tematica così importante come il Braille e, oggi, il Braille e le tecnologie.

Anche il Prof. Giuseppe Marino, nel suo ruolo di Collaboratore della Dirigente Scolastica, ha sottolineato l’importanza della giornata che crea l’occasione per promuovere nuove conoscenze capaci di rendere quanto più inclusiva la società.

La vice-Presidente Nazionale UICI, Linda Legname, dopo aver portato i saluti del Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto, ha tracciato un profilo dell’uomo Louis Braille, studente e poi educatore all’Istituto di Parigi, della sua ricerca di un sistema di lettura e scrittura adatto ai disabili visivi, che andò perfezionando fino alla fine dei suoi giorni, sistema che fu riconosciuto solo dopo la sua morte, mentre fu osteggiato quando Braille era in vita.

Il Presidente Di Gregorio ha ringraziato la scuola per l’ospitalità: la Dirigente Scolastica, i Collaboratori della Dirigente Scolastica, i docenti e gli studenti delle due classi quarte direttamente coinvolti, in particolare si è rivolto agli studenti che sono i destinatari privilegiati del messaggio. Ha ringraziato inoltre le operatrici ASACOM, i genitori e i Consiglieri UICI di Enna collegati e ha portato i saluti del Presidente Regionale UICI, Gaetano Minincleri. Ha ricordato la legge che ha istituito la Giornata Nazionale del Braille, la n. 126 del 3 agosto 2007, quindi ha evidenziato l’importanza del sistema Braille, vivo oggi più che mai, oggi che è anche adattato alle nuove tecnologie che risultano complementari e mai alternative. Ha sottolineato la necessità di una preparazione specifica degli insegnanti che accompagnano i bambini e i ragazzi nel loro percorso scolastico e ha fatto rilevare che oggi il Braille ha guadagnato una visibilità sempre più diffusa nel quotidiano: dalle scatole dei farmaci, agli elettrodomestici, all’etichetta di certi prodotti alimentari (come l’acqua Levissima), alle mappe tattili di stazioni, aeroporti e uffici postali. Sollecitato da una domanda del Prof. Marino, il Presidente Di Gregorio ha puntualizzato che il Braille è utilizzato in tutto il mondo inclusi i paesi orientali e che è fondamentale per lo studio delle lingue.

La tiflologa dell’UICI di Enna, Adriana Marta Zocco, ha presentato il codice Braille a partire dal casellino e dalla specularità, la tavoletta, il punteruolo, la dattilobraille, il display Braille, il Braille informatico. Ha mostrato quindi come impugnare il punteruolo, come fissare la carta nella tavoletta e come si scrive. È passata poi a scansionare un testo, tratto dal Gennariello, lo ha corretto,  adattato e stampato in Braille. A questo punto la socia Alba Di Vita, giovane laureata all’Università di Enna Kore in Lingue, ha letto il testo trascritto in Braille, mentre la Dottoressa Zocco faceva vedere in video il testo in nero. 

Ancora su sollecitazione delle domande del Prof. Marino, il Presidente Di Gregorio ha menzionato il cubaritmo, sussidio fondamentale alla scuola primaria, mentre la Dottoressa Zocco dopo aver mostrato in video il cubaritmo ha fornito informazioni sui programmi di matematica che consentono di studiare alla pari dei compagni anche ai ragazzi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

A questo punto della mattinata, come da programma, si è passati alla visione del film Rosso come il cielo del 2005, ispirato alla storia vera di Mirco Mencacci, montatore del suono.

Al film è seguito un dibattito con domande sia degli studenti che delle docenti di Lettere delle due classi, Professoressa Giuseppina Bulgarello e Professoressa Domenica Failla. All’interno del dibattito ha preso forma un progetto: trasformare questa giornata in un primo segmento di un percorso che dalla premiazione dei tre migliori elaborati redatti dagli studenti che oggi hanno partecipato alla giornata il 3 aprile prossimo in occasione dell’Assemblea di primavera dei Soci della Sezione UICI di Enna si concluderà con una visita al Polo Tattile Multimediale di Catania in cui sono ospitati il Museo Tattile Borges, il Bar al buio e il Giardino sensoriale.

L’obiettivo della giornata, che il Presidente Di Gregorio ha perseguito con tenacia e passione, con paziente costruzione e chiarezza di intenti, è quello di dare agli studenti l’idea dell’importanza del Braille e delle opportunità anche lavorative e non solo culturali, sociali e di comunicazione che il codice Braille offre. L’impegno costante e primario della sezione UICI di Enna è infatti rivolto al territorio sul quale opera con azioni di forte impegno civile e si attua principalmente lungo due direttrici: di prevenzione, consulenza e presa in carico con i due ambulatori oculistici di cui uno pediatrico; culturale come costruzione di un modo diverso di guardare alla disabilità al di là di stereotipi e di pregiudizi consolidati mostrando i modi altri che rendono parte del tutto, cittadini tra i cittadini, padri e madri come gli altri, lavoratori come tutti, sportivi e intellettuali.

Ecco perché la Giornata Nazionale del Braille può aprirsi a sempre nuove modalità di comunicazione e di approcci proprio come il Braille che sa sposare tecnologie e condividerne sperimentazioni senza per questo perdere la propria forza e la propria specificità.

Anna Buccheri

Pubblicato il 23/02/2022

Trento – Giornata Nazionale del Braille

Autore: Giuliano Beltrami

La Giornata nazionale del Braille ha vissuto in Trentino un appuntamento di particolare solennità per almeno un paio di motivi. Primo: un vero parterre de roi è intervenuto nella sede dell’Associazione progresso ciechi. Secondo: l’intitolazione della struttura ad una persona che ha dato molto all’alfabetizzazione informatica dei ciechi, alla loro integrazione nei mondi dell’istruzione e del lavoro grazie alle tecnologie.

Partiamo dalla persona. È Lucia Guderzo, trentina di nascita, veneta d’adozione, scomparsa troppo presto (è sempre troppo presto per lasciare le cose terrene, ma Lucia le ha lasciate davvero troppo presto) undici anni fa. Era l’anima tecnologica e operativa della Tiflosystem, azienda con sede a Piombino Dese (provincia di Padova) specializzata nella commercializzazione delle tecnologie inclusive. Anima che in verità è riuscita a piegare la tecnologia all’umanità: impeccabili le sue assistenze a fianco di utenti ed aziende.

Quale momento migliore per l’intitolazione a Lucia della sede dell’Associazione progresso ciechi? La sala era piena di autorità: assessori della Provincia di Trento, una senatrice, sindaci e vicesindaci, presidenti nazionale ed europeo dell’Unione ciechi, presidente della Lega del Filo d’oro, governatore dei Lions e presidente del Consiglio della Regione Veneto. Qualche spruzzo di retorica non è mancato (d’altra parte è inevitabile in simili avvenimenti), ma non sono mancati i contributi propositivi. In particolare ci piace citare (senza far torto agli altri) l’intervento del presidente nazionale dell’Unione, Mario Barbuto, che dopo aver espresso “la gioia personale ed affettiva di ricordare Lucia”, si è intrattenuto prima sull’importanza di celebrare la giornata in cui ricordiamo il Braille, per poi entrare nel merito delle problematiche dei non vedenti. “Ritengo – ha sottolineato – che ogni luogo in cui vi siano persone non vedenti che lavorano per l’emancipazione e per l’inclusione di ciechi, ipovedenti e persone con ulteriori disabilità sia da presidiare. Oggi ci sarebbero tanti appuntamenti, ma io sono qua, e colgo l’occasione per richiamare l’attenzione sull’eccesso di frammentarietà e divisioni. In questo modo – ha scandito – ci fregano”, tanto per parlare chiaro. In conclusione Barbuto ha sostenuto che “celebriamo questo giorno, ma non si può transigere. Al bambino il secondo giorno di scuola danno in mano una matita e un foglio di carta per scrivere e leggere. Pretendo che ai bambini ciechi sia riservato lo stesso trattamento, perché cinquant’anni fa era così”.

Veniamo agli ospitanti. Borgo Valsugana, ad una quarantina di chilometri da Trento. Qui, come detto, opera l’Associazione progresso ciechi da trent’anni: dal 2010 si è trasferita in questa struttura da 800 metri quadrati. Oggi può contare (grazie all’intervento generoso della Provincia autonoma di Trento) su attrezzature modernissime per la stampa: “le più veloci e performanti del mondo”, ha sprizzato goccioloni d’orgoglio Ferdinando Ceccato, presidente dell’Apc, che ha sottolineato: “Non servono solo risorse economiche, ma anche passione”, offerta da tre lavoratori dipendenti, un collaboratore esterno e venti volontari. Che pubblicano diecimila periodici al mese, una rivista trimestrale, settanta volumi al mese su richiesta dei singoli utenti ciechi, targhe in rilievo e in Braille.

Tutto questo ben di Dio dal 21 febbraio 2022 è intitolato a Lucia Guderzo, ed è un bel messaggio in favore di una persona che era abituata a fare, più che a parlare.

Giuliano Beltrami

Pubblicato il 23/02/2022.