Gli Indicatori di qualità dell’inclusione degli alunni/studenti disabili visivi, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Sono pronti gli “Indicatori di qualità” dell’inclusione degli alunni/studenti disabili visivi, elaborati dallo scrivente ed approvati dal Network per l’Inclusione Scolastica (NIS) dell’UICI nella sua ultima seduta. Nel contempo, il Network sta lavorando alacremente sulla predisposizione di un “vademecum” sui servizi e su tutti i punti di riferimento a cui potranno rivolgersi i genitori e gli operatori coinvolti nel processo di inclusione scolastica dei bambini/ragazzi ciechi e/o ipovedenti.
Rammento che nei mesi scorsi sono state predisposte pure le Linee guida dei servizi di supporto e di consulenza educativa e tiflologica e che è in dirittura d’arrivo anche la stesura definitiva dei criteri di valutazione del grado di qualità dell’inclusione degli allievi minorati della vista.
Gli “indicatori di qualità” di seguito elencati rappresentano un documento frutto della sintesi di diverse sensibilità e competenze. Un modello di “esemplare collegialità, di “strategica” unità d’intenti e di logica di “rete”, che è l’idea di fondo che ha ispirato il nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto, quando all’inizio del 2016, ha promosso la nascita del “Network per l’Inclusione Scolastica” (NIS) dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Sforzo collaborativo e spirito di condivisione e d’impegno comune che, a mio modesto avviso, in queste settimane di intenso dibattito al MIUR sulla riforma del sostegno, dovranno animare pure la politica scolastica di tutte le associazioni storiche dei disabili, nell’unico interesse delle persone con disabilità italiane e per farci vincere le difficili sfide della modernità e dell’inclusione scolastica del presente e del futuro.
Nel ringraziare sentitamente per l’enorme passione e per l’eccezionale impegno i miei colleghi del NIS Giancarlo Abba, Vincenzo Bizzi, Michele Borra, Roberta Caldin, Marco Condidorio, Luciano Paschetta, Pietro Piscitelli, Stefano Salmeri e Lorenza Vettor, non mi resta che augurarvi buona lettura.

Indicatori di qualità dell’inclusione scolastica dei disabili visivi:
Il Network per l’Inclusione Scolastica (NIS) — espressione degli Enti: Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, I.Ri.Fo.R e Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” — individua i seguenti “indicatori di qualità per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità visiva”.
Dovranno essere garantiti:

A) L’assegnazione, da parte dello Stato, sin dall’inizio dell’anno scolastico e per il tramite dell’Amministrazione scolastica, dei docenti per il sostegno agli studenti disabili visivi, frequentanti la scuola statale di ogni ordine e grado, per assicurare il loro diritto all’educazione e all’istruzione certificata ai sensi dell’articolo 13 della  legge n.104 del 1992.

B) L’assegnazione agli alunni con disabilità sensoriale, da parte degli Enti locali, del personale dedicato all’assistenza per l’autonomia e per la comunicazione, come previsto dall’articolo 13, comma 3, della legge  n.104 del 1992.

C) L’istituzione da parte del MIUR della figura dell’”esperto in scienze tiflologiche” o, quantomeno, di una figura che possegga competenze di base in tiflopedagogia e tiflodidattica.

D) La qualità della formazione delle figure professionali dell’assistente alla comunicazione dei disabili sensoriali e dell’”esperto in scienze tiflologiche” attraverso la certificazione delle loro competenze, rilasciata dall’Università, dopo la frequenza di appositi master. Tale certificazione delle competenze, con il rilascio dei due rispettivi titoli, costituiscono la “patente abilitante” all’esercizio della loro professione.

E) L’uniformità, su tutto il territorio nazionale, della definizione dei profili professionali del personale destinato all’accompagnamento, alla comunicazione, ed all’assistenza specialistica degli alunni con disabilità visiva (l’assistente all’autonomia ed alla comunicazione e l’esperto in scienze tiflologiche), attraverso l’individuazione di specifici percorsi formativi propedeutici allo svolgimento dei compiti assegnati (punto D).

F) La definizione da parte delle Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado di un Piano Annuale d’Inclusività (PAI) che sia parte integrante del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).

G) L’istituzione da parte del MIUR di uno Sportello di Consulenza Tiflodidattica, presso i CTS esistenti su tutto il territorio nazionale, per fornire informazioni ed assistenza di base agli studenti disabili visivi ed alle loro famiglie.

H) La creazione da parte degli Enti Locali, nell’ambito della programmazione regionale, di un Centro di Consulenza Tiflodidattica (ove possibile per ogni provincia o città metropolitana, o comunque di almeno uno per Regione) in modo da favorire la costituzione di una rete tra tutti gli Enti e le strutture deputati al processo di inclusione scolastica degli studenti minorati della vista del territorio.

I) L’applicazione, da parte degli Enti locali, del Dlgs 30 marzo 2001, n. 165 e della Legge 4 del 9 gennaio 2004 (c.d. Legge Stanca) sull’accessibilità, sulla fruibilità ed usabilità degli strumenti tecnologici e degli spazi fisici delle istituzioni scolastiche.

J) L’efficienza e la qualità del materiale tiflodidattico e tifloinformatico, negli Istituti di ogni ordine e grado, ad uso degli studenti con disabilità visiva, determinato dallo studio di progettazione tiflologica e di realizzazione sostenibile in termini di costo, distribuzione e reperibilità effettuato da un “esperto in scienze tiflologiche”.

K) La periodica manutenzione tecnica del materiale tiflodidattico e delle tecnologie assistive delle scuole di ogni ordine e grado, per assicurarne le condizioni di funzionalità, l’aggiornamento costante e l’efficienza dello stato strutturale.

L) L’obbligo del rilascio da parte del venditore alle scuole, agli Enti locali, alle Asl ed ai privati di una “garanzia”, contenente le seguenti informazioni relative agli strumenti tecnologici, tiflotecnici ed ai sussidi tiflodidattici: costruttore, costo, anno di produzione, eventuale venditore ed ovviamente, anche il libretto delle istruzioni trascritto in formato accessibile. Tale “documento d’identità” delle attrezzature tifloinformatiche e dei sussidi tiflodidattici costituisce il loro certificato di qualità.

M) L’effettuazione di azioni finalizzate all’educazione, formazione ed istruzione dei disabili visivi, che tengano conto della condizione di cecità o di ipovisione, volte al successo formativo ed al processo inclusivo degli studenti minorati della vista sarà specifico e di tipo tiflopedagogico nel metodo e nell’applicazione, ed avrà come certificatore dei risultati l’equipe “tiflopsicopedagogica”.

N) L’obbligo del rispetto da parte delle scuole private “paritarie” della normativa nazionale e delle leggi regionali vigenti in materia di diritto allo studio scolastico degli alunni/studenti con disabilità.

La Federazione “in mostra” al Palaexpo di Roma, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

“SENSI UNICI”: Questo sarà il titolo del prestigioso evento espositivo che la Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi terrà in Roma, presso lo Spazio Fontana del Palazzo delle Esposizioni nel periodo compreso tra il 12 Novembre 2016 ed il 19 Marzo 2017.
Spiega il Presidente Nazionale dell’UICI Mario Barbuto, che è anche Consigliere nazionale della Federazione Pro Ciechi: “Unitamente alla mostra, saranno organizzati e realizzati anche attività didattiche rivolte alle scuole e alle famiglie, laboratori aperti sul tema della scrittura braille e sui libri tattili, nonché tre eventi speciali nei seguenti giorni: il 12 Novembre 2016 (inaugurazione dell’esposizione), il 3 Dicembre 2016 (in occasione della Giornata della disabilità) ed infine il 21 Febbraio 2017 (in coincidenza con la “nostra” Giornata del Braille)”.
Il Palaexpo di Via Nazionale è una sede molto prestigiosa e, di certo, uno degli spazi espositivi più belli di Roma. Nelle sale principali si alternano sempre mostre di altissimo livello. All’interno del Palaexpo c’è una bellissima sezione didattica che da anni porta avanti un programma specifico dedicato prevalentemente al libro per bambini e ragazzi, con esposizioni ed attività per le scuole e per il pubblico.
Questo programma è sviluppato attraverso mostre allestite nello Spazio Fontana (Una bella sala di forma ottagonale), ed attraverso una sala biblioteca dove si conserva una ricca collezione di libri per bambini e ragazzi e dove vengono proposte attività didattiche alle scuole e al pubblico presente.
La sezione didattica del Palaexpo ha fatto richiesta alla Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi di collaborare per allestire una mostra dedicata alla tattilità ed al libro tattile, scegliendo e proponendo una serie di tavole e di libri che presentassero caratteristiche artistiche.
Commenta il Consigliere nazionale della Federazione Gianluca Rapisarda: “In accordo con le referenti della Sezione didattica del Palaexpo Antonella Veracchi e Marcella Tonelli, per la cui sensibilità e disponibilità ringraziamo sentitamente, abbiamo già avviato l’organizzazione degli spazi e del programma di massima dei 4 mesi della mostra.
Naturalmente in fase preliminare avevamo proposto di allestire la nostra mostra “Le Parole della Solidarietà” ma ciò non è stato possibile dal momento che questa aveva già visitato la città di Roma”.
Aggiunge Rodolfo Masto, Presidente della Pro Ciechi: “Questa sarà una vetrina davvero “unica” per noi ed un’occasione molto importante per promuovere la Federazione e le proprie attività, in particolar modo quelle legate alla produzione di un certo tipo di editoria tattile destinata ai ragazzi. Sarà nostro compito sfruttare al meglio ed al massimo questa occasione di visibilità”.
Il Palaexpo si impegna anche ad acquistare tutti i libri tattili disponibili della Federazione ed a versarle inoltre un piccolo contributo di euro 1000.
Tutte le tavole tattili che saranno commissionate e realizzate per l’occasione, verranno poi donate e andranno ad arricchire la mostra itinerante della Federazione Pro Ciechi “A spasso con le dita”
. L’esposizione presenta una selezione di libri e opere tattili nazionali e internazionali e uno speciale allestimento di tavole materiche e operative, che mira a coinvolgere attivamente tutti i pubblici nella lettura aptica dell’opera proponendo esperienze sensoriali e momenti di interazione. Il percorso si snoda attraverso quattro angoli tematici guidando il visitatore nell’affascinante mondo dell’editoria tattile illustrata, partendo dai maestri, coloro che per primi hanno con grande raffinatezza coniugato oggetto-libro, tatto e arte. Dai Pre-libri di Bruno Munari, agli eleganti libri di carta di Katsumi Komagata, fino alla ricerca su astrazione e composizione di Sophie Curtil. Ai protagonisti storici che hanno tracciato la strada seguono giovani artisti, la maggior parte vincitori dell’ultimo concorso di editoria tattile illustrata della Pro Ciechi Tocca a te! 2015, che interpretano in modi differenti tre materiali – la carta, la stoffa e il filo – materie prime nella produzione dei libri tattili e strumenti di indagine di tutti i sensi. I sensi, questi i protagonisti della mostra, ognuno unico e peculiare ma anche correlato a tutti gli altri.
La mostra, a cura del Laboratorio d’arte del Palazzo delle Esposizioni e Scuderie del Quirinale, in collaborazione con la Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi Onlus, è parte del progetto speciale Punti di vista sull’accessibilità all’arte e alla lettura che, attraverso acquisizione bibliografiche, percorsi sensoriali, tavole rotonde e laboratori, vuole costruire una cultura partecipata e condivisa, fatta non di progetti esclusivi, ma inclusivi, perché sinonimo di diversità è ricchezza.
Completa l’iniziativa un ricco calendario di eventi speciali, corsi di formazione e laboratori per scuole e famiglie per promuovere il libro tattile illustrato come strumento prezioso di educazione accessibile a tutti.
Di seguito si riporta il calendario della manifestazione, con gli eventi più significativi della mostra:
MOSTRA
Spazio Fontana-Palazzo delle Esposizioni
Via Milano, 13 Roma
martedì-domenica ore 10-20; venerdì e sabato 10-22.30
ingresso libero

LIBRI
I libri tattili esposti in teca sono consultabili presso lo Scaffale d’arte del Palazzo delle Esposizioni (piano zero, spazio Forum) il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 17.30, gli altri giorni su appuntamento – scaffaledarte@palaexpo.it

EVENTI SPECIALI
sabato 12 novembre
incontro di formazione ore 16.30 (prenotazione obbligatoria a scaffaledarte@palaexpo.it a partire dal 7 novembre)
inaugurazione ore 18.00
ingresso libero

sabato 3 dicembre  • in occasione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità
laboratorio gratuito per grandi e piccoli ore 16.00 (prenotazione obbligatoria a scaffaledarte@palaexpo.it a partire dal 24 novembre)

martedì 21 febbraio •  in occasione della Giornata Nazionale del Braille
“Punti di vista” – Tavola rotonda sull’accessibilità all’arte e alla lettura ore 10.00
ingresso libero fino a esaurimento posti

LABORATORI
scuole • infanzia e primaria
martedì – venerdì ore 10.00 e 11.30
attività € 80,00 per gruppo classe
prenotazione obbligatoria tel. 848.08.24.08

famiglie • bambini 3 > 6 anni con i genitori
domenica, escluso festivi, dalle 11.00 alle 13.00
attività € 8,00 per bambino
prenotazione consigliata € 1,50 tel. 06 39967500
informazioni
libritattili@prociechi.it
laboratoriodarte@palaexpo.it

Sintesi dei lavori del Network per l’Inclusione del 19 Ottobre 2016, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Il 19 ottobre 2016, alle ore 9.30, presso i locali del Centro di Documentazione Tiflologica della Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita”, in via della Fontanella di Borghese n. 23 a Roma si è riunito il Network per l’Inclusione Scolastica.
Erano presenti: il prof. Vincenzo Bizzi, il prof. Pier Michele Borra, il prof. Marco Condidorio, il prof. Luciano Paschetta, il prof. Pietro Piscitelli, il prof. Gianluca Rapisarda, il prof. Stefano Salmeri e la dott.ssa Lorenza Vettor (su delega della dott.ssa Edda Calligaris).
Assenti giustificati: il prof. Giancarlo Abba e la prof.ssa Roberta Caldin.
Verbalizza il dott. Francesco Giacanelli.
Il prof. Piscitelli ricorda, ad inizio riunione, i punti fondamentali su cui il Network è invitato a lavorare, così come stabiliti nella prima riunione di maggio, e auspica la loro prossima realizzazione. Occorre considerare che il Coordinamento degli Enti, quale organismo da cui è scaturito il Network, potrebbe chiedere prossimamente resoconto dei risultati.
La discussione si sposta sulla realizzazione pratica del Vademecum e sui costi del progetto di formazione. Il Network si trova d’accordo nell’attribuire i costi per la formazione degli operatori al Coordinamento.
Il prof. Paschetta precisa che il Network non ha personalità giuridica e che dunque non può sottoscrivere accordi con Enti locali. Prima di proporre un Protocollo d’Intesa occorre quindi fare chiarezza su chi debba elaborare tale documento. Viene proposta la costituzione di una ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) tra l’UICI e tutti i suoi Enti collegati.
A tale ATI potrebbe essere demandato il compito di occuparsi della Convenzione finale che il Network dovrà stipulare a breve con il MIUR, in modo tale da garantire il controllo sulla qualità della formazione delle due “figure” professionali dell’”educatore alla comunicazione” dei disabili sensoriali e dell’”esperto in scienze tiflologiche”, sulla cui definizione del profilo, il NIS è ormai in dirittura d’arrivo.
A tal proposito, il Network stabilisce che i documenti in fase di elaborazione debbano essere predisposti nella loro versione definitiva entro il 30 novembre p.v.
Si discute quindi sul Vademecum.
Il prof. Bizzi ne ricorda gli scopi e sottolinea l’utilità di corredarlo di immagini. Le famiglie vanno rassicurate.
Viene stabilito che le parti del vademecum vengano approvate sulla lista di discussione. Viene affidato al prof. Borra l’incarico di provvedere a contattare un grafico.
Il prof. Paschetta preparerà una bozza di un Protocollo d’Intesa, senza la premessa – che presupporrebbe la costituzione di una Associazione giuridica – che tratterà la formazione del personale tiflopedagogico.
Il prof. Salmeri, ribadendo come priorità l’istituzione della figura del tiflologo, ricorda il ddl Iori/Santerini, attualmente in discussione al Senato e sottolinea la necessità di curare la qualità della formazione.
La dott.ssa Vettor riporta le attività formative dell’Anfamiv e suggerisce la possibilità di una certificazione di qualità per gli Enti esterni all’UICI.
Alle ore 11,20 entra il prof. Gianluca Rapisarda.
Il prof. Borra riassume la discussione. Si affronta la tematica del rapporto tra la sede centrale dell’I.Ri.Fo.R. e le sedi territoriali.
Il prof. Rapisarda sottolinea come le strutture periferiche abbiano una certa autonomia anche se le nuove disposizioni in materia di accreditamento danno alla sede centrale dell’I.Ri.Fo.R. una certa autorità nella convalida delle attività delle sedi locali e nella certificazione dei loro corsi formativi.
Si passa a discutere il documento sugli “Indicatori di qualità” dell’inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità visiva, elaborato dal prof. Rapisarda. Viene letto una parte del documento e si discute di alcuni suoi punti considerati più significativi.
Successivamente, si tratta l’argomento dei servizi forniti dai diversi Centri di Consulenza tiflodidattica e di quelli che potranno in futuro essere previsti.
Il prof. Piscitelli ribadisce che il Network è un organismo tecnico, che deve mettere in condizione la Presidenza Nazionale e la Commissione Istruzione UICI di migliorare, se possibile, la politica scolastica associativa.
Alle ore 12.45, il prof. Bizzi lascia la riunione.
Alle ore 13.00 si effettua la pausa pranzo.
La riunione riprende alle 14.30. Si continua e termina la lettura e discussione del documento del prof. Rapisarda sugli “Indicatori di qualità” dell’inclusione scolastica dei disabili visivi.
Si stabilisce che il documento verrà rielaborato dallo stesso prof. Rapisarda, con le indicazioni scaturite nella discussione e inviato a tutti i partecipanti per l’approvazione.
Il prof. Borra introduce l’argomento del corso di formazione.
L’idea è quella di coinvolgere in quest’attività di aggiornamento gli operatori tiflologici dei CCT e di altri 7-8 Centri di Consulenza e Supporto per dare vita ad un corso di formazione che abbia la durata di almeno 2-3 giorni.
Il prof. Condidorio suggerisce l’opportunità che alcuni laboratori operativi affianchino le lezioni frontali e propone che siano gli stessi operatori dei CCT a poter suggerire eventuali argomenti di loro interesse.
Il prof. Paschetta illustra alcune proposte per le giornate di formazione, che prevedano relazioni di massimo 20 minuti seguite da momenti di scambio e laboratori. Suggerisce l’opportunità di una lezione introduttiva sulla presentazione del Network.
Il prof. Rapisarda afferma che l’I.Ri.Fo.R. potrebbe farsi carico della certificazione dei partecipanti alla fine del corso. Aggiunge che è da prendere in considerazione anche la somministrazione di un “informale” questionario finale di valutazione.
Per il prof. Salmeri i gruppi di lavoro potrebbero illustrare le loro proposte operative al termine del seminario e gli operatori presentare la loro situazione territoriale.
Viene letto lo schema di progetto del corso di formazione preparato dal prof. Abba. Il Network decide che la proposta verrà rielaborata con le osservazioni scaturite dalla discussione ed inviata sulla lista di discussione per l’approvazione.
Null’altro essendoci da discutere, la riunione termina alle ore 16.00.

 

Concorso Nazionale TOCCA A TE! 2017

La Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi Onlus, la Fondazione Robert Hollman e l’Istituto Serafico per i Sordomuti e Ciechi di Assisi sono lieti di annunciare la quarta edizione del Concorso Nazionale di editoria tattile illustrata TOCCA A TE!

Il concorso è nato nel 2011 per sostenere e promuovere l’editoria tattile su tutto il territorio nazionale.
Luogo d’incontro di tutti gli autori di bozzetti tattili, TOCCA A TE! premierà anche in questa edizione gli album più belli tra quelli in concorso e selezionerà i 5 partecipanti italiani alla XIII Edizione del Concorso Internazionale Typhlo & Tactus, che si svolgerà a Dijon (Francia) dal 27 al 29 Ottobre 2017.

La giuria sarà composta da esperti di disabilità visiva e di letteratura per l’infanzia. Alla Giuria Senior si affiancherà una Giuria Giovani composta da ragazzi ciechi, ipovedenti e vedenti al di sotto dei 18 anni, coordinati da un educatore dell’infanzia.

Le opere devono essere spedite inderogabilmente entro il 31 Maggio 2017.
Sarà il Presidente della Giuria a proclamare i libri vincitori dei premi e quelli insigniti delle menzioni speciali, durante la cerimonia di premiazione aperta al pubblico, domenica 18 giugno 2017 alle ore 11.00 presso l’Istituto Serafico di Assisi. In occasione di questo evento saranno esposte tutte le opere che hanno partecipato al concorso.

Sul sito www.libritattili.prociechi.it troverete tutte le informazioni: bando, modulo di iscrizione e consigli pratici per realizzare il braille. Partecipate numerosi e aiutateci a promuovere questo evento.

In bocca al lupo
Lo staff del TOCCA A TE!

I disabili visivi non vogliono la “scuola speciale”, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Nei mesi scorsi è stato pubblicato sul Giornale on line e sui “Corrieri” dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti un mio “pezzo” dal titolo “Scuola speciale per bambini ciechi? No, Grazie.”.
In tale articolo, a nome del c.d.a. della Federazione Pro Ciechi, rivolgevo i ringraziamenti più sentiti e fervidi al nostro collega Claudio Cassinelli, Presidente del “glorioso” Chiossone di Genova, per la decisione presa dal “suo” Istituto di fuoriuscire dalla Fondazione Guderzo, dopo l’annuncio da parte della medesima Fondazione di voler realizzare a breve una scuola “speciale” per bambini ciechi.
In questi giorni, poi, ho letto sulle prestigiose pagine di “Superando” che, ad un anno dalla pubblicazione del libro “L’attrazione speciale” di Giovanni Merlo, proprio su di esso e sulle ragioni ivi esposte che indurrebbero alcune famiglie di ragazzi con disabilità a scegliere le scuole speciali per i propri figli, saranno centrati anche alcuni imminenti incontri promossi in Lombardia e nelle Marche.
Premetto subito che il progetto di ripristinare le “scuole speciali” è ritenuto da noi della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi un “pericoloso” ritorno al passato e soprattutto una falsa soluzione ed un inganno rispetto ai reali bisogni educativi ed al corretto percorso di crescita di cui necessitano i “ragazzi ciechi” nella scuola di tutti.
Pur tuttavia, a quasi quarant’anni dal varo della Legge 517 del 1977 che ha avviato in Italia il sistema scolastico ”inclusivo, non va comunque sottaciuto il fatto che sono ancora tante le carenze e deficienze che caratterizzano il sostegno degli alunni disabili visivi e disabili in generale.
Di fronte a tali criticità, l’UICI ed i suoi Enti collegati non sono stati a guardare e si sono invece adoperati con tutte le loro energie e le risorse economiche disponibili per dar vita a “centri di servizio”a supporto della scuola “comune”.
Trattasi dei cosiddetti “centri di consulenza tiflodidattica” (c.c.t.), istituiti dalla Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi e dalla Biblioteca italiana per i ciechi “Regina Margherita” ai sensi della legge 284 del 1997. I c.c.t. oggi sono 17, sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e si prefiggono il compito di fornire consulenza tiflodidattica e di far conoscere gli strumenti ed i materiali tiflodidattici agli insegnanti di sostegno, agli operatori scolastici, ai genitori ed agli alunni della scuola di ogni ordine e grado.
A dire il vero, vi sono altresì le “famose” u.t.c. (unità territoriali di coordinamento), che costituiscono delle strutture regionali di coordinamento tra i c.c.t., i centri autonomi rispetto ai nostri centri di consulenza tiflodidattica, le sezioni provinciali dell’UICI, le ASP e gli Uffici scolastici provinciali e regionali, ossia tra tutte le Agenzie che operano nel territorio a sostegno dell’integrazione scolastica degli studenti minorati della vista.
Dunque, il “vero” problema del sostegno degli alunni/studenti disabili visivi in Italia non sta nella mancanza di “centri di supporto” alla scuola, che ci sono e sono anche parecchi, quanto piuttosto nella totale assenza di una loro “visione d’insieme” e di un loro fattivo e sinergico collegamento, elementi che sarebbero al contrario indispensabili per un proficuo processo di inclusione dei nostri ragazzi nella scuola di tutti.
Anzi, io sono fortemente persuaso che proprio tale assoluta “scolleganza” in materia di politica scolastica tra l’Unione Ciechi ed Ipovedenti ed i suoi enti collegati sia stata la causa principale del nostro attuale “male scolastico” e cioè dell’inadeguata e precaria preparazione e formazione degli operatori che, a vario titolo, si occupano del sostegno degli studenti non vedenti ed ipovedenti.
Consapevole di ciò, il Coordinamento degli Enti collegati dell’UICI, su proposta del Presidente nazionale Mario Barbuto, ha recentemente deliberato di costituire un “Network per l’Inclusione Scolastica (NIS) tra l’Unione Ciechi ed Ipovedenti, tutti i c.c.t. della Federazione Pro Ciechi e quelli della B.I.C. e l’I.Ri.Fo.R., nella convinzione di dover coinvolgere in questo nuovo “organismo” anche i CTS periferici del MIUR, per una loro effettiva ed efficace “messa in rete” al servizio dell’inclusione scolastica dei ragazzi minorati della vista (al riguardo, rimando ad un mio recente articolo pubblicato su questo giornale).
Il “lungimirante” ed ambizioso progetto dell’UICI è quello di pervenire entro i primi mesi dell’anno nuovo alla sottoscrizione di una Convenzione con il MIUR, perché il NIS venga riconosciuto ufficialmente dal Ministero, configurandosi come una vera e propria ”Authority della Tiflologia”.
Il “Network” rappresenta uno strumento “tecnico” al servizio dell’UICI, costituito da un “board” (gruppo di lavoro) molto snello, composto da alcuni esperti del settore ed aperto anche ai contributi del mondo della ricerca e dell’Università, ed è deputato prioritariamente a definire il percorso formativo ed il profilo professionale dei “famosi” assistenti alla comunicazione (di cui all’art 13 comma 3 della legge 104 del 1992) e dei veri e propri “convitati di pietra” del sostegno degli alunni minorati della vista e cioè i Tiflologi.
Oggi, infatti, la “figura” del Tiflologo non esiste per legge e non dispone di un suo apposito albo professionale, così come, d’altra parte, molti assistenti alla comunicazione sono improvvisati e sono privi di un’idonea preparazione.
Pertanto, con la nascita del “Network per l’Inclusione”, s’intende garantire agli assistenti alla comunicazione degli alunni disabili sensoriali ed ai Tiflologi “diritto di cittadinanza”, un’idonea formazione ed una “vera” e concreta spendibilità del loro titolo, potendo finalmente far impegnare le Regioni (a cui compete l’assistenza scolastica e/o domiciliare) ad “obbligare” gli enti e le cooperative che erogano tale servizio ad avvalersi di educatori finalmente ed adeguatamente specializzati sulla disabilità visiva.
Altro tema caldo è quello della modesta preparazione e dell’indifferibile ed ineludibile necessità di una maggiore specializzazione dei docenti di sostegno italiani. Infatti, come detto sopra, nonostante siano trascorsi quasi quarant’anni dalla “sacrosanta” legge 517, tante sono ancora le ambiguità e le precarietà che connotano il sistema del sostegno in Italia.
Mi riferisco ovviamente all’ambiguità e precarietà del “ruolo” del sostegno. L’insegnante di sostegno ha l’obbligo di restare sul sostegno solo per cinque anni, tra l’altro non necessariamente nella stessa scuola, e non fa parte dell’organico di diritto delle istituzioni scolastiche, ma di un organico provinciale. Tale suo “non ruolo” è il fattore determinante che favorisce la provvisorietà ed occasionalità della scelta degli insegnanti di sostegno, che preferiscono “fuggire” presto da questa “ibrida” classe di concorso per passare invece nei ruoli ordinari di docenza. Tutto ciò naturalmente provoca scarsa motivazione, poco interesse all’aggiornamento da parte dei docenti di sostegno e gravissime ripercussioni per la continuità didattica per i nostri ragazzi.
Di ambiguità e precarietà si può parlare anche relativamente alla funzione dell’insegnante di sostegno. Da uomo della scuola, mi è abbastanza chiaro come i docenti di sostegno non abbiano ancora ben compreso se la loro funzione sia quella di insegnare la disciplina agli alunni privi della vista e verificare i loro apprendimenti in aule (tra l’altro troppo spesso isolate dalle altre, con la creazione delle tristemente note “aule del sostegno”) o piuttosto quella di supportare il consiglio di classe e l’intero contesto scolastico a progettare modelli e percorsi inclusivi a favore dei ragazzi disabili visivi.
Infine, l’ultima e più dannosa ambiguità e precarietà che caratterizza il sistema inclusivo italiano è l’inadeguata e scadente preparazione e formazione dei docenti di sostegno. Dagli opinabili, (seppur apprezzabili) Corsi polivalenti, si è infatti passati accorsi contraddistinti dall’eccessiva genericità, dall’essere quindi “generalisti” e poco attenti alle specificità e specialità di ciascuna singola disabilità.
Ora, malgrado tali evidenti e strutturali criticità e carenze del “sistema”, io non credo che togliere il sostegno agli alunni minorati della vista e disabili in generale sia la “panacea” ed il rimedio giusto. Infatti, nonostante tutto, il nostro sistema inclusivo ci viene invidiato un po’ dappertutto e specialmente in Europa, dove ad es. in Germania esistono ancora le scuole “speciali” per ciechi ed in Francia il cosiddetto “sistema misto” non “vince” e convince.
L’attuale sistema scolastico “inclusivo” italiano non va spazzato via od eliminato tout court, rifugiandosi magari nelle facili scorciatoie delle scuole speciali, va invece riordinato e riformato. E di questo, secondo quanto riferitoci dal Dott. Ciambrone nel corso dell’ultima seduta del consiglio d’amministrazione della Federazione Pro Ciechi, si sta discutendo in queste settimane in sede ministeriale a proposito dei vari decreti attuativi della legge de “La Buona Scuola”, anche tenendo conto della famosa proposta di legge 2444 della Fand e della Fish sul sostegno e sull’inclusività.
Tale proposta di legge, che noi della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi condividiamo in toto, lo rammento, prevede le seguenti significative novità sul sostegno:
l’obbligo di un semestre di formazione universitaria iniziale per tutti i futuri docenti curricolari; l’obbligo di una apposita nuova specializzazione dei futuri docenti per il sostegno di durata triennale, successiva ad una laurea triennale come avviene per tutti; l’obbligo dell’aggiornamento in servizio sia dei dirigenti scolastici, sia dei docenti curricolari e per il sostegno, che per i collaboratori scolastici e per gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione; l’obbligo di alcune ore mensili di programmazione congiunta di tutti i docenti, come da sempre avviene per i docenti di scuola dell’infanzia e primaria e  sino ad oggi assente per i docenti di scuola secondaria; la costituzione di appositi ruoli per il sostegno, distinti per ordine di scuole, dai quali si può uscire solo per passaggio di cattedra.
Due sono, infatti, i punti qualificanti su cui dobbiamo insistere in queste settimane di “intenso” dibattito al MIUR sulla riforma del sostegno e cioè: una formazione di base sulla disabilità in generale di tutti i docenti disciplinari e la maggiore specializzazione dei docenti di sostegno con la creazione di un’apposita loro classe di concorso e di un loro “specifico” ruolo.
La formazione di base sulle più disparate tematiche della disabilità di tutti gli insegnanti curricolari è infatti fondamentale per evitare il perverso e fin troppo frequente meccanismo scolastico della “delega” dell’alunno disabile e dunque anche minorato della vista al solo docente di sostegno, perché in realtà del processo di inclusione si deve far carico l’intero “contesto”.
A tal proposito, “sfruttando” il comma 124 della Legge 107, che ha finalmente trasformato l’aggiornamento degli insegnanti in “obbligatorio, permanente e strutturale” (e l’imminente avvio del piano di formazione dei docenti sembrerebbe suffragarlo) ed “approfittando della “carta del prof”, le sedi locali dell’I.Ri.Fo.R. dell’UICI, magari integrandosi con la rete dei CTS e CTI provinciali, stanno per attivare diversi corsi formativi per fornire ai docenti curricolari e di sostegno un’adeguata preparazione di base sulla disabilità visiva.
Invece, la maggiore specializzazione dell’insegnante di sostegno e la costituzione di un suo ruolo “ordinario” potrà finalmente dotarlo di quelle competenze pedagogiche, didattiche, tecniche e metodologiche (nel caso della cecità e dell’ipovisione ad esempio, la conoscenza della Tiflodidattica, della Tifloinformatica e del Braille), capaci di “trasformarlo” in un progettista ed attuatore di modelli inclusivi, volti a rendere efficaci gli insegnamenti e gli apprendimenti degli studenti privi della vista in un ambiente veramente “accogliente”.
Per quanto finora argomentato, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e tutti i suoi Enti collegati ritengono che togliere gli alunni disabili visivi dalla scuola “normale” possa lasciare il tempo che trova.
Un errore imperdonabile della Pedagogia moderna è quello di pensare che, dopo la 517 del 1977, l’inclusione scolastica e l’educazione speciale si elidano reciprocamente, piuttosto che integrarsi tra loro.
La nostra soluzione è invece quella di potenziare l’attuale sistema di inclusione scolastica, definendo una volta per tutte i profili delle figure professionali dell’assistente alla comunicazione e del tiflologo e creando una rete tra tutti i “centri di supporto” al sistema scolastico del sostegno (vedasi la costituzione del NIS) e, soprattutto, un ruolo “specifico” del sostegno nella scuola di tutti e di ciascuno.
Solo così potranno essere fugate le tentazioni di ritorni anacronistici alle scuole speciali, garantendo veramente accoglienza ed inclusione a tutti gli alunni con disabilità visiva.

Il Centro polifunzionale per ciechi pluridisabili è ora più vicino, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Cari amici,
è con grande soddisfazione ed immensa gioia che vi comunico che, da mercoledì 12 Ottobre 2016, la Federazione nazionale delle Istituzioni pro Ciechi ha finalmente completato il trasloco nei nuovi locali dell’immobile di Via Pollio 10.
Infatti, in occasione della nostra Assemblea Federale tenutasi lo scorso 12 Ottobre, abbiamo inaugurato ufficialmente la nostra nuova “casa”. Ora non possiamo più indugiare e per il nostro Segretario Arch. Fenici si prospetta un “bel” periodo di rilievi e di contatti per la realizzazione dell’opera da noi più agognata, e cioè del nostro Centro nazionale polifunzionale per ciechi pluriminorati.
Come più volte ribadito dal Presidente Rodolfo Masto e dal nostro Presidente Nazionale dell’UICI Mario Barbuto, da ora in poi, ultimato il trasferimento della Federazione dall’edificio di via Mirri nella nuova sede di via Pollio, l’obiettivo primario è l’allestimento in tempi brevi del Centro polifunzionale di cui sopra.
A tal proposito, sarebbe troppo lungo e triste rammentarvi in questo mio scritto le tante sofferenze ed umiliazioni che la nostra Unione e la Federazione hanno dovuto subire da dieci anni a questa parte per dare vita al “famoso” Centro per ciechi pluriminorati di Roma.
E tutto ciò a causa delle ostilità delle altre associazioni di minorati della vista e delle incomprensioni della politica e della burocrazia deputata ad erogare il finanziamento della Legge 278 alla Pro Ciechi.
Ma finalmente, la forza, l’autorevolezza e la caparbietà dell’UICI e della Federazione, più unite che mai in tale nobile causa, hanno trionfato, vincendo una battaglia che, diciamolo francamente, anche a molti di noi pareva perduta.
Ora invece, con l’apertura ufficiale dello spazioso immobile di Via Pollio 10 in Roma (circa 3500 metri quadri con terrazzo, cortili esterni e giardino), avvenuta lo scorso 12 Ottobre, per la Federazione tutte le “peripezie” e vicissitudini degli anni scorsi sembrano ormai acqua passata e sono alle nostre spalle, permettendoci di “guardare” al Centro non più come ad un sogno od ad un’”idea platonica”, ma come ad una “realtà” concreta, che tutti noi potremo toccare con mano in tempi molto rapidi.
Chi come noi si confronta ogni giorno con i tanti problemi, a volte irrisolvibili, dei nostri fratelli meno fortunati pluridisabili, conoscendo i drammi personali e la solitudine delle loro famiglie, mai come questa volta vive la consapevolezza di non poter fallire.
Dopo tanti anni d’attesa non ce lo perdonerebbe la storia e, soprattutto, non ce lo perdoneremmo noi stessi.
Le attese sono tante e non saranno certo soddisfatte soltanto dall’avvenuto trasloco e dal conseguente riposizionamento di laboratori ed uffici che, seppur necessari ed urgenti, costituivano solo una piccola parte del sogno “visionario” da realizzare.
Infatti, un Centro polifunzionale di alta specializzazione per la riabilitazione dei ciechi con disabilità aggiuntive è questo il nostro vero ed unico obiettivo! Un Istituto specialistico di innovazione per l’assistenza dei nostri “fratelli” più sfortunati ciechi con disabilità plurime, che, proprio per tali sue caratteristiche, non ha precedenti in Italia e che si porrà addirittura all’avanguardia rispetto alle analoghe strutture che operano già nel resto del mondo.
Al riguardo, noi del CDA della Federazione abbiamo già provveduto a costituire un Comitato tecnico scientifico di alto profilo (che coinvolge pure la FAND e la FISH), che ci supporti nella creazione di un Centro polifunzionale innovativo, che dia, così come dice la legge 278, un ruolo di assoluta rilevanza alla ricerca.
In tal senso, sarà utile il confronto con tutte le Istituzioni federate alla Pro Ciechi ed in primo piano con quelle del territorio, così come sarà strategico il ruolo dell’Unione per favorire il rapporto con le Università e gli Istituti nazionali di Ricerca.
Altrettanto “centrale” sarà il rapporto di collaborazione e l’unità d’intenti che saremo in grado di costruire con tutte quelle realtà ed organizzazioni (in primis La Lega del Filo doro) che, nel corso degli anni, hanno saputo guadagnare e conquistare tanta credibilità nel settore della cura delle persone con pluridisabilità. A loro non dovremo guardare con sospetto, invidia e gelosia, ma al contrario con atteggiamento di disponibilità al dialogo ed allo scambio di conoscenze e competenze, nell’assoluta convinzione che solo il confronto costruttivo, il rispetto reciproco e la condivisione possono contribuire alla crescita ed alle pari opportunità dei ciechi pluriminorati.
A noi “nuovi” dirigenti della Federazione e dell’UICI spettano dunque la grande responsabilità e la sapiente regia di un Centro polifunzionale che si ponga come “punto d’eccellenza” scientifico ed operativo a livello nazionale ed internazionale, foriero di speranza, luce e diritti per i ciechi pluridisabili italiani, in sintonia con le più importanti “conquiste di civiltà” ottenute dall’Unione negli ultimi decenni.
Amiche ed amici, qui si fa la Storia dei ciechi!

la nuova sede della Federazione

la nuova sede della Federazione

Il 12 Ottobre sarà inaugurata la nuova sede della Federazione: tanti i progetti in cantiere, di Gianluca Rapisarda

Il prossimo Mercoledì 12 Ottobre la Federazione Nazionale Delle Istituzioni pro Ciechi completerà finalmente il trasloco nei nuovi locali dell’immobile di Via Pollio 10.
Alla presenza del Presidente nazionale dell’Unione Italiana Dei Ciechi e Degli Ipovedenti Mario Barbuto, del Consiglio di amministrazione, del Segretario Generale e dei dipendenti della Pro Ciechi, dei rappresentanti di tutte le Istituzioni federate e soprattutto di tante autorità politiche e civili, in occasione della sua Assemblea Federale che si terrà proprio il 12 Ottobre, la Federazione inaugurerà ufficialmente la sua nuova casa. Adesso non c’è più tempo da perdere e per la Pro Ciechi si preannuncia un periodo intenso e ricco di ambiziosi progetti e di innovative attività, funzionali ai bisogni più disparati delle persone con disabilità visiva di tutte le età.
Commenta il Consigliere della Federazione Pro Ciechi Gianluca Rapisarda: “ La possibilità di poter contare su questi nuovi spazi più adeguati e soprattutto a norma (circa 3500 metri quadri con terrazzo, cortili esterni e giardino) ci mette nelle condizioni di poter aprire il nuovo Centro di Produzione Tiflodidattica alle scuole particolarmente interessate al fantastico mondo dei materiali e dei libri tattili.
Sì, i libri tattili destinati in particolare alla prima infanzia, attività fino a pochi anni fa appannaggio di produzioni estere dove, con determinazione, la Federazione si è gradualmente imposta con opere di riconosciuta qualità anche grazie alla caparbietà e alla competenza dei nostri operatori. Nella nuova sede di via Pollio, infatti, abbiamo in animo di creare uno spazio aperto al pubblico nel quale collezionare le migliori pubblicazioni tattili ufficiali, i migliori bozzetti e copie uniche prodotte in Italia, e tutti i prototipi di libri tattili che ogni due anni partecipano al “nostro” Concorso Nazionale di editoria Tattile illustrata TOCCA A TE!
L’obiettivo è quindi quello di creare una “Biblioteca Nazionale permanente di libri tattili illustrati” per la prima infanzia. Una “tattiloteca” aperta al pubblico, nella quale raccogliere pubblicazioni speciali e dove fare formazione a insegnanti e illustratori circa la grafica accessibile e le sue potenzialità didattiche ed estetiche”.
Aggiunge il Consigliere della Pro Ciechi Michele Borra: Il 12 Ottobre p.v. ci ritroveremo di fatto ad inaugurare questa nuova Sede particolarmente funzionale: gli ampi spazi a disposizione, ci permetteranno di implementare la produzione di sussidi tiflodidattici, buona parte dei quali, è bene ricordarlo, anche in questa circostanza, viene distribuita gratuitamente agli alunni disabili visivi tramite la scuola.
Nei programmi inseriamo la nostra volontà di acquistare nuove strumentazioni tecnologiche che permetteranno di ampliare la gamma dei sussidi già prodotti.
Queste scelte progettuali ci conducono direttamente al tema dell’inclusione scolastica, per il quale la Federazione offre il suo contributo anche attraverso la partecipazione al “Network per l’inclusione” dove, insieme ad altre Istituzioni quali Unione Italiana dei Ciechi ed Ipovedenti, Irifor e la Biblioteca per Ciechi di Monza, cercherà di essere protagonista nelle risposte da dare alle necessità dei nostri ragazzi, alle famiglie e ai diversi attori che intervengono nei processi di formazione.
Rispetto al problema dell’inclusione, la Federazione mantiene fermo il principio della specificità affermando che la crisi economica non può essere l’alibi per derubricare i servizi specifici a meri e generici interventi svuotati del loro valore peculiare, inserendoli nell’alveo indistinto e indefinito dei servizi a favore della disabilità.
Certo, tale visione porta con sé una serie di necessarie innovazioni che contemplino, nel contesto dei più aggiornati orientamenti pedagogici e, per noi, tiflopedagogici, figure professionali specializzate, come ad esempio il tiflologo o tiflopedagogista e figure ad esso correlate come l’educatore professionale in ambito tiflologico.
Tematiche sulle quali il “Network per l’Inclusione Scolastica” (vera e propria invenzione del Presidente dell’UICI Mario Barbuto e di cui la Pro Ciechi è tra i principali cofondatori) sta attivamente operando, cercando tra l’altro un legame più organico e stretto con l’Istituzione Universitaria e facendo comunque tesoro dei saperi acquisiti dall’azione diretta dei nostri Centri di Consulenza, da quelli della Biblioteca e dalle unità tiflologiche degli Istituti che operano su diverse aree del Paese.
In questo contesto, in considerazione del delicato compito che investe i nostri operatori, avvalendoci di questa splendida nostra nuova “casa”, sarà opportuno organizzare per loro un serio ed organico programma di aggiornamento continuo, che li possa mettere nella condizione di affrontare ancora con più elevata professionalità, le diverse problematiche favorendo anche la graduale e concreta omogeneità degli interventi.
Prosegue il Consigliere della Federazione Claudio Cassinelli: “Quest’ampia e confortevole nuova sede ci inorgoglisce e, soprattutto, rappresenta per la Federazione
motivo di rinnovato impegno a recuperare il massimo delle risorse, ricercandole là dove è già nota la sensibilità verso i problemi dei più fragili, masoprattutto, attraverso progetti di valore, credibili, aperti allepeculiarità del territorio come ad esempio, quelli già sperimentati con Fondazione Cariplo e Fondazione Enel Cuore, attivati grazie al progetto dei libri tattili e alla mostra “A spasso con le dita”, che tanto successo hanno riscosso in questi anni.
Nello stesso tempo nuove risorse sono da ricercare grazie a progetti innovativi (Tiflopedia e quelle iniziative legate all’utilizzo sempre più dinamico del web e della tecnologia informatica ed all’applicazione di nuove “app” volte a rendere veloce e immediato l’accesso all’informazione di carattere tiflologico e tiflodidattico)”
Al riguardo, precisa il Vicepresidente della Federazione Hubert Perfler: “In tale prospettiva, uno sguardo all’Europa è indispensabile e sarebbe auspicabile che la Pro Ciechi nel prossimo futuro ricercasse sempre più, rinnovando in questo senso una tradizione, relazioni, collegamenti e collaborazioni con Istituzioni o Organizzazioni similari che negli altri paesi dell’Unione attuano servizi, studi, ricerche sulle problematiche che più ci coinvolgono.
Non sarebbe da escludere la costituzione di un apposito “ufficio esteri” dedicato al rapporto con l’Europa, in sinergia con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti,volto a costruire proficui scambi scientifici, sul piano educativo e tiflopedagogico, nel segno dell’affermazione dei diritti sociali e culturali dei disabili visivi.
Con la volontà, naturalmente, di presentare e ottenere, unitamente a partner italiani e dell’UE, importanti finanziamenti europei, comel’esperienza dell’IstitutoRittmeyer di Trieste ci sta insegnando”.
Spiega il Presidente della Federazione Pro Ciechi Rodolfo Masto: “Al di là delle tante difficoltà che investono il nostro operato in questo momento di delicata transizione, questa inaugurazione è orientata ad anticipare il futuro con l’auspicio di promuovere una maggiore sensibilizzazione e consapevolezza tra i tanti vari attori istituzionali e sociali oggi qui presenti, che hanno la responsabilità costituzionale e morale di realizzare quanto previsto dalla Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità.
È ormai tempo che i sogni e le giuste ambizioni dei cittadini disabili visivi, si concretizzino nel segno di una società che deve ritrovare il coraggio di essere un po’ più visionaria.”
Conclude Mario Barbuto, Presidente nazionale dell’Unione Ciechi ed Ipovedenti: “ La Federazione, dopo aver superato una fase delicatissima, guarda al futuro cercando di dare “corpo e anima” alle tante iniziative assunte. Tra tutte, la concretizzazione di un sogno: il Centro Polifunzionale per pluriminorati previsto dalla Legge 28 dicembre 2005, n. 278 che prenderà gradualmente vita, proprio qui in Via Pollio 10, in adiacenza ai nuovi uffici e laboratori della Federazione.
Quello dei ciechi con disabilità plurime è Un universo di persone che hanno sempre incontrato una attenzione minore di quanto fosse loro dovuto.
Una realtà umana e sociale che dobbiamo abituarci a tenere sempre in cima alle nostre priorità e verso la quale mai potremo dire di aver fatto abbastanza.
L’intenso e congiunto lavoro dell’UICI e della Pro Ciechi che ha sortito l’approvazione da parte del Ministero dell’Interno del nostro progetto di apertura di tale “unico” Centro polifunzionale proprio qui in via Pollio è Un esempio di eccezionale collegialità e collaborazione. Determinazione e reciproca fiducia che ci hanno consentito questo splendido risultato e che ci mostrano la via maestra per il conseguimento dei nostri obiettivi, raggiungibili soltanto attraverso l’unità di intenti nella nostra associazione e il riconoscimento del ruolo guida che L’Unione Ciechi è chiamata a svolgere in materia di minorazione visiva”.

Rinasce la “figura” del tiflologo, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Nell’acceso dibattito attualmente in corso sulla figura del “tiflologo”, la confusione sul suo ruolo e sulla sua funzione regna ancora sovrana. Infatti, dopo il declino dell’Istituto Romagnoli (unica scuola nazionale di metodo per gli educatori dei ciechi e degli ipovedenti) e la mancata attuazione della legge 69 del 2000, che ne avrebbe finanziato la riapertura e rinascita, vi è un assoluto bisogno di definire il profilo professionale ed il percorso formativo dei Tiflologi italiani. Paghiamo cioè lo scotto della mancanza di una vera e propria “generazione” di esperti in Tiflologia, a cui occorre porre necessariamente rimedio. La soluzione può e deve consistere solo nell'”istituzionalizzazione” di una nuova figura professionale che, salvaguardando e sanando le conoscenze e competenze acquisite in questi anni dai preziosissimi operatori degli Istituti dei ciechi e dei Centri di consulenza Tiflodidattica della Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi e della Biblioteca per i ciechi “Regina Margherita”, possa essere più al passo con i tempi e possedere una formazione più adeguata ed idonea a promuovere il processo di inclusione degli alunni/studenti disabili visivi del terzo millennio. Perché ciò avvenga, però, il problema della funzione del “tiflologo”, strettamente legato alla tematica dell’inclusione scolastica dei ragazzi ciechi, non deve essere considerato, come spesso sento in giro, una questione “oziosa”, od un “gioco” di pochi pedagogisti sfaccendati, collocati fuori dalla realtà quotidiana e dalla storia. La Tiflologia non è, infatti, una scienza per pochi eletti, è invece un capitolo “importante” della più vasta Pedagogia. Ecco perché, oggi, il tema dell’integrazione scolastica degli allievi minorati della vista non appartiene più, come avveniva nel passato, solo a chi non vede ed alle loro famiglie, ma richiede al contrario interventi oculati ed accorti da parte dell’intera collettività. Per tutte queste ragioni, sono assolutamente convinto della possibilità del rilancio della Tiflologia. Le sue prospettive di rinvigorimento e rinverdimento, a mio modesto avviso, dal punto di vista pedagogico, sussistono per almeno due ordini di riflessioni. Innanzitutto, perché dalla Didattica “speciale” e dalla Tiflopedagogia non si può prescindere neppure da quando con la 517 del 1977 l’educazione dei disabili visivi si svolge nelle scuole di “tutti”. Un imperdonabile errore di una parte della Pedagogia moderna sta proprio nel pensare che l’inclusione e l’educazione “speciale” si elidano reciprocamente piuttosto che integrarsi tra loro. In secondo luogo, io ritengo che i Centri di consulenza tiflodidattica (CCT) e gli Istituti dei ciechi, riorganizzandosi, possano costituire dei “fondamentali” centri di risorse per l’erogazione dei servizi tiflodidattici e tiflopedagogici in favore delle persone con disabilità visiva. Dunque, il “vero” problema del sostegno degli alunni minorati della vista italiani non è tanto da ricercarsi nella mancanza di centri di “supporto” al loro processo di inclusione, che già esistono, quanto piuttosto nell’assoluta assenza di una loro visione d’insieme e di un loro sinergico e fattivo collegamento, indispensabili invece al successo formativo dei ragazzi non vedenti. Consapevole di ciò, il lungimirante Presidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Mario Barbuto, nella riunione del Coordinamento degli Enti collegati all’UICI dello scorso 30 Gennaio, ha fortemente voluto la costituzione del cosiddetto “Network per l’Inclusione Scolastica (NIS), a cui è stata affidata la responsabilità di coordinare ed integrare tutti i servizi tiflodidattici e tiflopedagogici degli Enti collegati all’Unione Ciechi ed Ipovedenti, di definirne le Linee guida (già pronte )e gli indicatori di qualità (in dirittura d’arrivo) e, soprattutto, di sciogliere il “rebus” dell’inquadramento professionale del tiflologo. Trattasi di un nobile compito, ma alquanto arduo, poiché il profilo del Tiflologo è difficilmente “definibile”, in quanto egli possiede competenze certamente e principalmente pedagogiche, ma anche psicologiche, sociologiche, educative ed informatiche. Le proposte del Network dell’Inclusione dell’UICI dovranno essere quindi sostenibili nella realtà, necessariamente di qualità e rispondenti al requisito dell’urgenza, al fine di garantire comunque al più presto strumenti e supporti idonei agli studenti disabili visivi, alle loro famiglie ed alle scuole. Per l’individuazione dei “luoghi” del sostegno dei minorati della vista, il NIS ha proceduto alla definizione di una struttura a tre livelli, costituita in primis dai CTS, deputati a fornire le informazioni su dove trovare e reperire le risorse del sostegno, in seconda battuta dai CCT della Federazione Pro Ciechi e della Biblioteca di Monza che hanno il compito di fornire le indicazioni di base sugli strumenti e sui sussidi tiflodidattici, per il gioco, il tempo libero e l’autonomia ed infine gli Istituti dei ciechi, a cui deve essere destinata la presa in carico globale dei disabili visivi di tutte le età (bambino, ragazzo, adulto, anziano), avendo cura di progettare, realizzare e monitorare l’intero loro progetto di vita.

Per quanto concerne la definizione del profilo professionale e del percorso formativo degli “operatori” del sostegno degli alunni/studenti con disabilità visiva, il Network dell’Inclusione Scolastica ha ipotizzato un modello formativo che si articola su due differenti gradi di livelli successivi. La “figura” professionale di 1° livello è rappresentata dall’”Educatore alla comunicazione” dei disabili sensoriali (alias “assistente alla comunicazione”, di cui all’art 13 comma 3 della 104 del 92 e la cui definizione è prevista dalla legge de La Buona Scuola). Trattasi di un operatore con un ruolo ed una funzione tecnico-strumentale, che possiede conoscenze di base di Tiflopedagogia e di didattica inclusiva. Tale titolo viene rilasciato in seguito alla frequenza di un master universitario di 1° livello di 1500 ore, al quale potranno accedere tutti coloro che sono in possesso di una laurea triennale di qualunque tipo. L’I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI è in frenetiche trattative con lo IUSVE (Istituto Universitario Salesiano di Venezia) per stipulare un’apposita convenzione ed avviare un’offerta formativa volta alla preparazione di tale operatore di 1° livello, che sia davvero efficace e di qualità. Gli attuali “assistenti alla comunicazione” (ex art 13 comma 3 della 104 del 1992) che già operano nel settore, infatti, a causa di una preparazione e formazione spesso lacunosa e carente, non si sono ancora radicati su tutto il territorio nazionale come “operatori” del sostegno dei disabili sensoriali, ed inoltre, la mancata definizione del loro ruolo (nonostante la 107) fa si che gli Enti locali e le cooperative, che dovrebbero assumerli ed aggiornarli, sovente non lo facciano e, se lo fanno, li impiegano in condizioni di precarietà “funzionale” ed economica. La “figura” professionale di 2° livello è invece più “specifica”, ed è costituita dal “pedagogista esperto in scienze tiflologiche”. A differenza dell’”educatore alla comunicazione”, tale operatore di 2° livello del sostegno dei ragazzi minorati della vista elabora, realizza e monitora l’intero progetto di vita dei disabili visivi, anche con disabilità aggiuntive, di tutte le età. Il titolo di “pedagogista esperto in scienze tiflologiche” viene conseguito dopo la frequenza di un master universitario di 2° livello di 1500 ore, di cui almeno 300 teorico-laboratoriali in presenza e circa un centinaio in modalità FAD “sincrona” (chatroom, o classe virtuale). A tale master universitario potranno accedere gli “educatori alla comunicazione” di cui sopra, i laureati in scienze dell’educazione e scienze della formazione, gli educatori professionali, gli insegnanti curricolari e di sostegno e, soprattutto, a loro scelta, gli operatori tiflologici degli Istituti dei ciechi e dei Centri di consulenza tiflodidattica, che in tal modo avrebbero un’importante ed imperdibile opportunità di aggiornamento professionale. In particolar modo, per questi ultimi professionisti, l’accesso a tale master di 2° livello garantirebbe la validazione della loro esperienza lavorativa pregressa, con il riconoscimento dei relativi crediti formativi da parte del CTS del corso. Fatte queste dovute precisazioni formative per sgombrare il campo da possibili equivoci e malintesi sul reale operato del “Network”, seguono alcune mie considerazioni sull’eventuale spendibilità dei due titoli professionali sopramenzionati.

La potenzialità di occupazione dell’”educatore alla comunicazione” è sicuramente abbastanza alta, valutabile e stimabile in almeno 9000 unità, tanti quanti sono gli allievi disabili sensoriali (4000 non vedenti e 5000 non udenti), frequentanti i 10000 plessi delle oltre 8000 istituzioni scolastiche italiane. Invece, per quanto attiene l’occupabilità del “pedagogista esperto in scienze tiflologiche”, possiamo realisticamente prevedere una presenza di almeno un “tempo pieno” per provincia nei vari CTS (al cui interno sarebbe auspicabile l’apertura di uno “sportello” tiflologico), di una unità negli Istituti dei ciechi e nei CCT della Federazione Pro Ciechi e della Biblioteca “Regina Margherita”, dove continuerebbero a lavorare gli operatori tiflologici ivi attualmente impiegati con il valore aggiunto dell’aggiornamento professionale grazie alla frequenza del master, ed infine in numero variabile e flessibile nelle scuole che, avendo rafforzato la loro autonomia ai sensi della Legge 107, potrebbero dotarsi all’occorrenza anche di esperti in scienze tiflologiche, quali “figure” di supporto ai vari Organi collegiali (Collegio Docenti e Consiglio di classe) nella progettazione e nello svolgimento di attività curricolari ed extracurricolari veramente “inclusive” e funzionali ai reali bisogni educativi “speciali” degli alunni con disabilità visiva. Ma ciò non basta. Infatti, occorre che le due “figure” da noi individuate siano riconosciute ufficialmente dal “sistema” e che siano appetibili ed attraenti sul piano della successiva occupabilità. Diversamente la nostra proposta formativa potrebbe andare deserta, costringendoci a ridimensionarne la qualità, ad aprirla ad ogni laurea in ingresso ed a ridurne il numero di ore in presenza, a scapito cioè della sua efficacia didattica. Fortunatamente, alcuni recenti eventi favorevoli sembrano “avvicinare” l’ambizioso obiettivo del NIS e rendere l’inclusione scolastica dei ragazzi ciechi ed ipovedenti un po’ meno idea “platonica” ed un po’ più realtà concreta ed alla nostra portata di mano. In primo luogo mi riferisco all’attivazione dell’innovativo master in Typhlology Skiilled Educator (esperto in scienze tiflologiche), autorizzato dal Presidente dell’UICI Mario Barbuto, patrocinato dall’I.Ri.Fo.R. ed organizzato in convenzione con l’UNIMOL di Campobasso. La speranza è che tale iniziativa formativa, da esperienza pilota nel Molise, possa diventare il modello di riferimento per tutti gli Atenei italiani. Altrettanto “epocale e rivoluzionaria” ci sembra l’assegnazione della prima cattedra universitaria di Tiflologia presso l’UNIMOL al Prof Marco Condidorio, Coordinatore della Commissione Istruzione dell’Unione Ciechi ed Ipovedenti, avvenuta qualche giorno fa. Ed infine, ultimamente, come non citare la presentazione al Senato da parte degli esperti del “Network” di un emendamento alla proposta di legge da poco approvata alla Camera che ha istituito ufficialmente le “figure” dell’Educatore socio pedagogico e del Pedagogista. Le modifiche presentate a Palazzo Madama vanno nella direzione di armonizzare ed incardinare le proposte formative del Network all’interno della legge di cui sopra. Il sogno del NIS dell’UICI è quello di sottoscrivere quanto prima una convenzione con il MIUR per godere finalmente di una certa autorevolezza nel mondo scientifico ed universitario, essere riconosciuto ufficialmente anche dal sistema di istruzione italiano ed accreditarsi con il Ministero di viale Trastevere come Organismo di riferimento per la formazione degli operatori del sostegno degli studenti minorati della vista. Solo così, il “Network per l’Inclusione potrà “muoversi” ed adoperarsi con la Conferenza unificata perché “imponga” alle Regioni (competenti in materia di assistenza scolastica e postscolastica ai sensi dell’art 1 comma 947 della 208 del 2015) l’assunzione all’interno delle cooperative che gestiscono tale servizio dell’”educatore alla comunicazione” e del “pedagogista esperto in scienze tiflologiche” quali “figure” professionali necessarie per il sostegno e l’inclusione degli allievi ciechi ed ipovedenti. In definitiva, con tali mie riflessioni, ho voluto “testimoniare” l’importanza della nascita del Network per l’Inclusione Scolastica che, lungi dai “falsi” problemi posti da alcune domande polemiche e retoriche che circolano da un po’ di tempo nei nostri ambienti associativi, non vuole assolutamente essere un doppione della Commissione Istruzione della nostra Unione, né tanto meno sovrapporvisi o contrapporvisi. Non commettiamo cortesemente il medesimo errore in cui caddero alcuni di noi, quando nel lontano 1997 sono stati fondati i nostri Centri di consulenza tiflodidattica. Infatti, oggi c’è qualcuno dei nostri soci e dirigenti, che considererebbe i CCT della Federazione e della BIC delle “superfetazioni” od addirittura delle strutture conflittuali al nostro glorioso sodalizio? O piuttosto, è ormai sotto gli occhi di tutti, ed anche dei nostri che forse a volte sono un po’ sospettosi e preoccupati dalle novità, che i Centri di consulenza tiflodidattica costituiscono realtà “strategiche” e parte integrante ed insostituibile della nostra politica associativa in materia di istruzione? Ed allora, almeno stavolta non facciamoci prendere dalla foga e vincere da “inutili” paure e plaudiamo e guardiamo invece alla grande ed avveniristica “invenzione”  del Presidente Mario Barbuto del “Network”, quale prezioso strumento tecnico-scientifico a disposizione ed al servizio dell’Unione per fugare finalmente tentativi anacronistici di ritorno al passato ed alle scuole “speciali”, per garantire un più concreto e proficuo processo di inclusione agli alunni/studenti con disabilità visiva e, soprattutto, per far risplendere la “luce” della Tiflologia in Italia.

Network per l’inclusione: ecco le Linee guida, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Sono pronte le Linee guida dei servizi di supporto e di consulenza educativa e tiflologica elaborate ed approvate dal nostro Network per l’inclusione nella seduta del 12 Luglio u.s. Nel contempo, il Network sta lavorando alacremente sulla predisposizione di un “vademecum” sui servizi e su tutti i punti di riferimento a cui potranno rivolgersi i genitori e gli operatori coinvolti nel processo di inclusione scolastica dei bambini/ragazzi ciechi e/o ipovedenti.
Le Linee guida di seguito elencate rappresentano un documento frutto della sintesi di diverse sensibilità e competenze. Un modello di “esemplare collegialità, di “strategica” unità d’intenti e di logica di “rete”, che è l’idea di fondo che ha ispirato il nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto quando si è “inventato” il “Network per l’inclusione”, e che dovrà animare l’intera nostra politica associativa del presente e del futuro, nell’unico interesse dei disabili visivi italiani e per farci vincere le difficili sfide della modernità e dell’inclusione scolastica.
Nel ringraziare sentitamente per l’enorme passione e per l’eccezionale impegno i miei colleghi Prof. Michele Borra, Luciano Paschetta, Pietro Piscitelli, Giancarlo Abba, Marco Condidorio, Vincenzo Bizzi e Roberta Caldin, non mi resta che augurarvi buona lettura.

Linee guida dei servizi di supporto e consulenza educativa e tiflologica.

Nel presente documento sono indicati i punti fondamentali intorno ai quali
dovrebbe articolarsi un servizio di supporto (qui chiamato di CONSULENZA)
Tiflologico, esercitato dalla figura professionale del tiflologo/tiflopedagogista.
L’articolazione delle varie sezioni risponde, da un lato alla domanda circa i
bisogni educativi del bambino/ragazzo disabile visivo, dall’altro all’apparato tecnico, tecnologico, didattico e strumentale (istituti, Centri, ecc) di cui il tiflologo si avvale per il suo intervento.
Ruolo imprescindibile è rappresentato dai nostri Centri (CCT) senza i quali, anche il miglior tiflologo, non potrebbe esprimere al meglio la sua professionalità a favore degli alunni minorati della vista. È anzi opportuno ribadire, proprio nella logica di una riconsiderazione dei nostri Centri di eccellenza, che solo la specificità tiflopedagogica supportata (anche) da un sistema didattico, tecnico- strumentale e tecnologico, rappresentato dalle nostre realtà, può GARANTIRE l’efficacia della imprescindibilità dell’ intervento professionale altamente specializzato di cui trattiamo, capace cioè di dare risposte plurali ai diversi aspetti, bisogni, esigenze espresse, nella loro unicità, dalla persona con disabilità visiva (bambino, ragazzo, adulto).
SERVIZIO CONSULENZA TIFLOPEDAGOGICO
Il tiflologo e i bisogni educativi del bambino/ragazzo disabile visivo
Servizio di Consulenza tiflologica, tiflopedagogica (d’ora in poi SCTp) rivolto a disabili visivi in età evolutiva e giovani, è finalizzato alla loro piena inclusione educativa, formativa, sociale e culturale.

Ragioni del SCTp
Il SCTp pone ll’esigenza di realizzare concretamente l’idea di inclusione. Inclusione è una di quelle parole che ha, ormai da qualche anno, una posizione consolidata in ambito sociale, educativo e culturale.
È una parola che fa parte del lessico di diversi ambienti, ma è nella scuola che trova la sua massima “utilizzazione”.
L’obiettivo del SCTp è la realizzazione pratica, la traduzione del concetto di inclusione in atti concreti che si configurino come progetto percorso educativo che ponga il bambino/ragazzo cieco e/o ipovedente nella condizione di poter accedere, con gli strumenti che gli sono propri, ai curricoli dei diversi ordini e gradi del sistema scolastico italiano.
L’intento parte da una concezione di fiducia verso le potenzialità dell’individuo per migliorare se stesso.
Anche chi manca totalmente o parzialmente della vista deve poter mettere in gioco, ovvero deve avere l’opportunità e il supporto necessario per mettere in campo, tutte le sue potenzialità e avviare un percorso concreto di crescita, di sviluppo, cognitivo, relazionale e umano.
Nell’alveo di quanto elaborato nel passato e, soprattutto oggi, a quarant’anni dalle prime esperienze di integrazione, dalle nostre Istituzioni, che trovano nell’educazione, nella formazione, e nella riabilitazione, la radice, l’asse portante del loro agire, dobbiamo affermare l’esigenza di porci come centri che studiano e ricercano, in un confronto costante con la realtà, le strade dell’offerta delle opportunità per i disabili visivi per il raggiungimento di obiettivi, e per dare soddisfazione alle aspirazioni personali in un itinerario condiviso con le famiglie.
Il disegno dell’inclusione non è solo un buon intendimento privo di proposte, si traduce per le nostre Istituzioni , in una serie di servizi, di azioni, di attenzioni, di presenza nei momenti fondamentali della vita formativa per le persone cieche e ipovedenti (e che liberamente intendono avvalersi dei servizi offerti). Azioni che debbono insistere su tutto l’anno scolastico e non solo per iniziative, ancorché valide, episodiche e prive di continuità.

L’inclusione (scolastica e non solo) va continuamente supportata: senza apporti culturali, strategie a valenza tiflologica e servizi specifici collaterali non vive.
La realtà educativa dei non vedenti e ipovedenti richiama obbligatoriamente ed inderogabilmente la specificità. L’apparato scientifico che sottende l’area è carico di conoscenze, metodologie, didattiche peculiari frutto della storia e della ricerca educativa riferita alla realtà di chi non vede.
Elementi di configurazione di un SCTp

Un servizio che centri l’obiettivo primario garantendo diverse tipologie di intervento che nel loro insieme debbono costituire un corpus unico di azioni mirate all’inclusione

Una concezione di servizio che va nella direzione della complessità e non della parcellizzazione della persona che non vede in età evolutiva.
Persona che non è spezzettata, ma considerata nella sua unitarietà rispetto ai supporti che vengono proposti. In tal senso la figura del tiflologo è “unificante”: nel contesto delle diverse entità che intervengono sul disabile visivo, egli ha la funzione di contribuire alla sintesi, soprattutto nei confronti della famiglia che, spesso, rischia di subire la parcellizzazione degli interventi stessi.
Un servizio dunque, che vada incontro, innanzitutto, alle esigenze del bambino/ragazzo, della famiglia, della scuola e del territorio.
Ogni SCTp dovrebbe prevedere un Centro di riferimento sul territorio ( Istituti, Centri Cons.za TD – Bic e Fed – UICI ecc *) in grado di mettere a disposizione :
Un patrimonio didattico e tecnologico innovativo per disabili visivi, con competenze mirate all’informazione e alla formazione nell’area della IT; la fornitura di sussidi didattici in rilievo e ingranditi (ciechi e ipovedenti) coerenti con i curricoli scolastici, i testi in braille, i percorsi didattici per l’informatica (tifloinformatica)
risorse umane, costituite da un gruppo qualificato di esperti (tiflologi e tifloinformatici) capaci di offrire know how di alta professionalità negli ambiti pedagogici e dei saperi tiflologici.
Un servizio che risponda al criterio di efficienza ed efficacia delle azioni intraprese:

Efficienza per quanto concerne la continuità e regolarità dell’intervento, la garanzia della qualità delle risorse messe a disposizione.

Efficacia per quanto concerne la pertinenza degli interventi centrati su metodologie e strategie didattiche di intervento a valenza tiflologica
Le leve strategiche su cui punta il servizio sono:
il sistema famiglia
il sistema scuola-formazione
il sistema territorio

A) Il Sistema famiglia
Offrire ai genitori e alla famiglia nel loro insieme, nella gestione del bambino/ragazzo disabile visivo, un aiuto concreto.
Nella concezione che considera la famiglia risorsa fondamentale per la crescita del bambino, l’intervento specialistico si propone di sollecitare, coinvolgere, aiutare i genitori – partendo dalle loro esigenze – ad affrontare la realtà evolutiva del loro figlio disabile visivo, (basti pensare alle autonomie personali, premessa indispensabile per ogni percorso di integrazione) con particolare attenzione alla fascia d’età 0-3.

La prima Consulenza tiflologica offre alla famiglia e al bambino accoglienza, supporto attraverso proposte e suggerimenti tiflopedagogici che rendano i genitori consapevoli di essere i primi protagonisti nell’educazione del proprio figlio, consapevoli delle loro modalità educative, delle loro potenzialità e risorse inducendo in loro cambiamenti positivi e duraturi nel tempo.

Il tiflologo aiuta ed accompagna i genitori a riconoscere i comportamenti, intesi come messaggi evolutivi, del loro bambino e a dare risposte educative adeguate.
Il servizio si articola attraverso la presa in carico del bambino e della sua famiglia presso il Centro e successivamente nelle strutture educative del territorio di residenza, con interventi centrati alla valorizzazione dello stesso e delle sue potenzialità, unitamente alla sua presentazione, con la specificità che lo caratterizza: esclusiva ma non escludente.
Un’azione che sostenga e protegga la famiglia dal senso di disorientamento che può investirla.

Centro e Famiglia
La famiglia può essere considerata la prima interprete dei bisogni del bambino disabile visivo esprimendo un supporto informale, nello stesso tempo però, il ruolo di “interprete” non può essere lasciato alla sola gestione genitoriale (della madre in genere) ma deve essere supportato, sostenuto, accompagnato da un supporto formale, di servizi offerti dal territorio. Dalla figura del tiflologo nello specifico ( inteso come educatore esperto che agisce collateralmente a un Centro che esprime un SCTp) il quale ha il compito di suggerire, indicare e orientare i genitori a cogliere i bisogni che il bambino esprime e le sollecitazioni che bisogna attivare, non tanto e solo i bisogni di bambino in quanto tale ma soprattutto anche come bambino che non vede o vede male. Un bambino che non tende, subito e spontaneamente, verso la padronanza dell’ambiente da un lato e dall’altro rischia di soffrire più del bambino vedente la crisi derivante dal normale allontanamento della madre.
In prima istanza il tiflologo, nel contesto del SCTp collabora con la famiglia affinchè:
l’aspetto relazionale e dell’affettività
l’aspetto della comunicazione
l’aspetto ludico/motorio
l’aspetto dello sviluppo del linguaggio collaterale a quello della tattilità (esplorazione)
vengano tenuti presenti e sollecitati nella quotidianità della vita domestica, preparando i genitori ad essere mediatori nello stimolare il piccolo a interpretare i segnali ambientali non percepiti dalla vista.
Elementi che necessitano di precisi interventi tiflopedagogici ( aree educative-abilitative-riabilitative) vissuti in condivisione con la famiglia nella dimensione dello spazio e del tempo unitamente a quella dell’affettività.
Considerazioni similari, non per questo meno specifiche, il Servizio rivolge al bambino ipovedente che “vede il mondo” ma, in base alla tipologia di deficit visivo, lo vede male, distorto, impreciso e come fonte di insicurezza.
Nel percorso di crescita del bambino/ragazzo si rivela fondamentale il ruolo della famiglia che, accolta dal Servizio tiflologico, viene presa in carico usufruendo di:

una guida continua nel tempo, che permetta alla famiglia di apprendere modalità educative adeguate in costante divenire con il crescere del bambino/ragazzo;
incontri di condivisione con altre famiglie intorno a problematiche comuni;
incontri tra ragazzi/ ragazze che vivono la stessa condizione;
condivisione del Progetto Educativo riferito al bambino e ulteriore condivisione anche alla luce del PEI;
un piano di consulenza periodica a domicilio;
fornitura ( o suggerimenti per) di materiali didattici e ludici specifici e presentazione di attività da svolgere nell’ambito familiare;
azione personalizzata intesa come supporto, da parte del tiflologo, nell’ambito dell’attività di autonomia motoria e personale già attuata a scuola.
Sostenere la famiglia nel processo di evoluzione emotivo-affettiva del proprio figlio aiutandola alla socialità, alla apertura agli altri, al contatto con le diverse realtà dell’ambiente di vita, alle realtà di tipo aggregativo. (vacanze, gruppi sportivi, campi scuola)

B) Il Sistema scuola/formazione
Il servizio ha come scopo quello di trasferire nelle realtà delle istituzioni educative il patrimonio che appartiene alla cultura pedagogica dei disabili visivi affinché lo “stare a scuola”, per chi non vede, non sia una “giustapposizione fisica” ma reale momento formativo e di inclusione.
Attuare interventi tenendo conto delle nuove esigenze e dei cambiamenti normativi: la riforma de la Buona Scuola, l’autonomia della stessa, i curricoli formativi.
Non ultimo il confronto con gli insegnanti che debbono imparare a considerare la specificità metodologica per chi non vede, non come un elemento estraneo al loro operare, ma come una attenzione alle differenze in una scuola che non è più quella dell’uniformità.
Cosa occorre fare perché l’esperienza affettiva, scolastica, sociale di chi non vede sia valida, proficua e occasione di crescita psicologica, relazionale e cognitiva nonché occasione di sviluppo e di acquisizione dell’autonomia personale? Ancora, per meglio specificare: cosa bisogna fare per insegnare al bambino/ragazzo disabile visivo, dall’infanzia alla scuola superiore, a stare a scuola e nella società, alla pari degli altri, unitamente alla specificità che lo caratterizza?

Nella attuale scuola che vede ormai come dato consolidato l’inserimento degli allievi disabili, e tra questi quelli visivi, è ancora necessario suggerire agli insegnanti i percorsi metodologico-didattici specifici che tengano conto della peculiarità dei bisogni formativi del cieco e dell’ipovedente unitamente alla esigenza di partecipare, alla pari degli altri, allo sviluppo dei curricoli dei vari ordini di scuola (comprese le tematiche e le operatività introdotte dalla innovazione tecnologica, curate nell’ambito dell’area tifloinformatica).
Perché il metodo di approccio a un problema, al nostro problema, sia efficace occorre che sia dinamico, capace di agire nella quotidianità del fare scuola per prescrivere soluzioni o indicare strategie, far conoscere strumenti, portare materiali.
Occorre tenere sempre in forte evidenza cosa si può offrire, a chi e come. Il Tiflologo entra nella scuola con una specifica professionalità. Per quanto concerne la realtà dell’età evolutiva dei disabili visivi, le nostre strutture si debbono presentare come strutture in grado di dare risposte a seconda delle diverse tipologie di bisogni partendo dalla realtà individuale dei soggetti richiedenti.

CONSIDERAZIONE 1: la scuola per le sue specifiche caratteristiche organizzative e contrattuali non può in maniera costante muoversi verso i centri specializzati. È il centro specializzato che, in determinati momenti, si muove verso il territorio in cui la scuola è ubicata senza escludere, ovviamente, tutte le forme di contatto e comunicazione contemplate dal mondo tecnologico.
CONSIDERAZIONE 2: prioritaria importanza per il SCTp assumono le risorse strumentali, tecnologiche, e di apparato presenti nella sede che eroga il servizio quali: il settore libri di testo, il settore materiali didattici, il settore tecnologia assistiva.

Centro e SCTp RICERCA TIFLOPEDAGOGICA PER LA DISABILITÀ VISIVA NELL’ETÀ EVOLUTIVA
Il SCTp mantiene un confronto costante e dialettico fra le agenzie educative, famiglia e scuola e i servizi riabilitativi e il territorio.

La “mission” del Centro si pone come obiettivo la crescita armonica, globale e felice del bambino gravemente disabile visivo e la sua piena integrazione sociale e culturale aiutando e guidando i genitori, i riabilitatori, gli educatori, a conoscere e a comprendere la sua organizzazione mentale e psicologica; scoprire le risorse della percezione tattile e sviluppare le potenzialità visive residue, (dati forniti dagli oftalmologi e/o ortottisti) per garantire al bambino, sul piano educativo, una positiva e costruttiva relazione con il mondo, fornendo contemporaneamente gli aiuti e le proposte necessarie per potenziare le sue capacità globali.

Obiettivo primario del servizio è quello di offrire a tutte le componenti coinvolte nel processo educativo del disabile visivo la possibilità di conoscere e acquisire strategie, metodologie, tecniche e materiali indispensabili per rispondere correttamente ai bisogni che il soggetto presenta, soprattutto quello fondamentale dell’istruzione. Senza interventi specifici, legati ai saperi tiflopedagogici, il cieco e l’ipovedente grave non possono fare un percorso scolastico alla pari degli altri.
Azioni
Il servizio, attraverso il tiflfologo, attua:
valutazione tiflopedagogica e intervento di abilitazione educativa e riabilitativa precoce;
consulenza tiflopedagogica diretta alle famiglie, alle strutture educative, agli organismi territoriali, sia presso la nostra sede che negli ambienti di vita del bambino/ragazzo;
interventi di supporto agli insegnanti ed educatori con attenzione alla trasferibilità delle tecniche e delle metodologie tiflodidattiche più adeguate per il disabile visivo;
compilazione della Diagnosi Funzionale, in collaborazione con i servizi scolastici e territoriali, nell’ambito della stesura del Progetto Educativo Individualizzato;
il supporto tiflologico agli assistenti alla comunicazione che interagiscono con i servizi sociali comunali e altri servizi territoriali per la predisposizione, quando è necessario, di progetti personalizzati.
fornitura dei materiali didattici specifici per disabili visivi, dei testi trascritti in braille e a caratteri ingranditi personalizzati o su supporto digitale, in base alle caratteristiche individuali.
Supporto tifloinformatico (vedi capitolo dedicato)
CENTRO E SCTp : ATTIVITÀ DI VALUTAZIONE TIFLOPEDAGOGICA E INTERVENTO DI ABILITAZIONE EDUCATIVA NELL’INFANZIA

Il Centro attua una valutazione tiflopedagogica partendo dal principio che i primi anni di vita del bambino sono fondamentali per lo sviluppo delle funzioni neuropsicologiche necessarie per una armonica crescita intellettiva, affettiva, relazionale e comunicativa.

Infatti la qualità e la quantità degli stimoli, che arrivano al bambino attraverso i canali sensoriali, promuovono e condizionano, in gran parte, il processo maturativo e, nel medesimo tempo, accrescono nuove capacità che gli permettono di elaborare le informazioni dell’ambiente circostante, aiutandolo a stabilire e a strutturare le prime relazioni con il mondo con particolare attenzione alla fascia d’età 0 – 3 anni.

La grave disabilità visiva priva il bambino di una serie importante di stimolazioni, ciò può alterare il ritmo della sua crescita e modificare il processo di sviluppo, rendendo più difficoltoso il dialogo tra il bambino e il suo ambiente.

Il suo positivo sviluppo è in relazione diretta con la qualità e la ricchezza delle proposte educative, con le esperienze sistematiche che riceve dalla famiglia, dall’ambiente e dalle prime strutture educative.

Quando un canale di informazione, importante come la vista, viene a mancare è fondamentale offrire un intervento educativo precoce che compensi il bambino delle carenze derivate dalla mancanza o dalla ridotta percezione visiva, faciliti il processo di conoscenza e limiti l’insorgere dei possibili effetti secondari della minorazione.

Nella certezza che precoci, tempestivi e mirati interventi pedagogici esercitino una influenza decisiva sui futuri percorsi di crescita del bambino, il servizio di consulenza ha l’obiettivo fondamentale di favorire, fin dalla prima infanzia, lo sviluppo del bambino e la sua crescita ponendo come centralità la dimensione educativa nella sua globalità, e individuando le strategie in grado di dare risposta ai bisogni che presenta nelle diverse situazioni di vita quotidiana (l’autonomia, il primo orientamento, la conoscenza della realtà ecc.)

Il Servizio di Consulenza si articola in fasi che sono strettamente interdipendenti.

La prima fase vede la presa in carico del bambino e della sua famiglia presso il Centro attraverso:
una Valutazione Tiflopedagogica dinamica centrata sull’analisi e l’approfondimento del Potenziale di Apprendimento del bambino, con interventi educativi interattivi anche alla presenza dei genitori.
Nel contesto di attività stimolo il bambino viene osservato e valutato:
nell’area della comunicazione e della relazione
nell’area psicomotoria
nell’area cognitiva in situazioni di problem-solving
nell’area dell’autonomia, in attività di vita quotidiana.

Il tiflologo in situazione di osservazione,ha competenza per indicare:
in base al residuo visivo del bambino, percorsi didattici visuo-percettivi, per una attività che accresca l’ “imparare a vedere” (per bambini ipovedenti)
un recupero plurifunzionale per un’attivazione plurisensoriale per l’imparare a toccare, ad ascoltare ecc;
percorsi metodologici per la promozione dell’autonomia quotidiana (in base all’età);
interventi nel settore dell’orientamento e della mobilità partendo, nella fase iniziale, dall’autonomia nel contesto di una pedagogia del movimento;

Il tiflologo, in base ad una analisi psicopedagogica, e ad una lettura anamnestica dei dati, elabora la stesura degli obiettivi educativi e di apprendimento (abilità e competenze) in relazione alle diverse età e tipologie di curricolo scolastico.

L’osservazione, l’intervento diretto nelle diverse dimensioni proposte, uniti alla storia e alle informazioni raccolte nel colloquio con i genitori, garantiscono una valutazione e un intervento specifico unico come unico è il bambino che è accolto nel nostro Centro.
ecc)

Centro e Territorio – Scuola e Istituzioni educative
Il secondo momento riguarda la consulenza in situazione, l’informazione sul territorio, per la nostra parte di competenza, ai diversi servizi riabilitativi, agli educatori e agli insegnanti direttamente presso la loro struttura, volte a dare avvio al lavoro di rete territoriale in situazione.
Questo momento prevede una “fase preparatoria” rivolta alla scuola a sostegno dei genitori e si concretizza attraverso:
colloquio con la famiglia in merito alla scelta della scuola e se necessario l’accompagnamento nel percorso d’iscrizione, soprattutto nei delicati passaggi di ordine e grado di scuola
riunioni informative con le strutture che avranno iscritto il bambino per la cura del passaggio, o per il primo ingresso, nella nuova struttura scolastica
presentazione del bambino alla scuola di competenza e conoscenza diretta dal punto di vista fisico degli ambienti per una veloce e consapevole autonomia negli spazi.

L’intervento di consulenza diretta presso la singola struttura educativa continua durante l’intero anno scolastico.
Il Tiflologo:
programma periodiche e sistematiche osservazioni del bambino/ragazzo condotte in classe sia durante lo svolgimento delle normali attività, sia in situazioni di interazione con adulti e compagni;
(La quantificazione degli interventi tiflologici è dettata dalla singola situazione collateralmente al progetto educativo).
attua interventi col bambino/ragazzo stesso in funzione dimostrativa per gli insegnanti, relativi alle sue modalità di conoscenza, al suo processo di apprendimento, alle tecniche di orientamento e mobilità, all’uso di strumenti e delle tecniche di rappresentazione (es. l’insegnamento del braille linguistico e matematico, la lettura delle mappe tattili, le tecniche per l’autonomia ecc..).
collabora alla stesura collegiale del Progetto educativo con gli obiettivi specifici nelle diverse aree e discipline.
analizza e individua con gli insegnanti la trasferibilità dei contenuti previsti nella programmazione di classe e ricerca soluzioni didattiche recepibili anche dal bambino/ragazzo con disabilità visiva (come il cieco e l’ipovedente possono affrontare le diverse materie scolastiche).
conduce con i docenti e con i genitori momenti di verifica sull’acquisizione delle competenze previste nel Progetto Educativo e dell’acquisizione di tecniche operative specifiche.
Negli incontri periodici promuove con i docenti:
l’analisi e la discussione sulle variabili emerse dall’osservazione e dall’ intervento diretto sul piano cognitivo, relazionale e dell’autonomia;
l’aggiornamento degli obiettivi stesi nel Progetto Educativo Individualizzato;
l’approfondimento di nuovi percorsi didattici e l’utilizzo di materiali specifici;
l’introduzione delle nuove tecnologie informatiche (in base alle capacità individuali);
incontri programmati per una ri-valutazione periodica.

C) Il Sistema territorio
La complessità del problema comporta l’attenzione alla realtà ambientale nella quale il bambino/ragazzo che non vede vive ed è inserito, ad altri operatori che in qualche misura intervengono (per esempio per la dimensione clinica, o riabilitativa o socio-assistenziale) nel processo di integrazione.
Tale impostazione metodologica si sforza di considerare il SCTp nella dimensione della presa in carico intesa come “sistema”, e considerare il bambino/ragazzo nella sua complessità cognitiva relazionale, sociale, in più contesti.
Le leve strategiche sopraccitate sono fattori discriminanti in grado di tenere conto dell’alta specificità del problema.
Anche qui, il problema è affrontato da un’equipe di esperti pedagogisti della disabilità visiva composta, tra gli altri, dal tiflologo (per la formazione del tiflologo vedi documenti presentati dal network)

Centro e unità territoriali
Il Tiflologo collabora per gli aspetti non strettamente educativi, con i servizi territoriali e collabora con le Equipe di riferimento attraverso:
la relazione con le strutture riabilitative e delle ASL per la stesura (se richiesta) della parte competente della Diagnosi Funzionale;
il coordinamento in situazioni particolari (soprattutto come aiuto alla famiglia) fra i diversi interventi pluridisciplinari;
la sensibilizzazione presso i Centri di aggregazione territoriale a supporto delle attività extra scolastiche in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti;
la sensibilizzazione per garantire una buona comunicazione tra i genitori e le diverse realtà territoriali;

Centro e Tifloinformatica
Il progetto, rivolto a ragazzi con minorazione visiva, ha come scopo la conoscenza e l’utilizzo a scuola della strumentazione informatica e dei software più adeguati.
L’utilizzo del computer persegue l’obiettivo della comunicazione del non vedente nel contesto classe per favorire la fruizione di informazioni e dati, nonché la produzione individuale. La proposta di consulenza tifloinformatica è rivolta oltre che agli alunni anche ai docenti di sostegno e curriculari attraverso l’intervento diretto a scuola nell’ambito del SCTp.
Tutto il settore informatico rappresenta comunque una nuova frontiera, in parte esplorata in parte ancora del tutto da scoprire. Se da un lato sono stati compiuti notevoli progressi per quanto concerne l’accessibilità all’ambiente windows in molte sue funzioni, dall’altro non bastano mai gli sforzi compiuti, attraverso lo studio di nuovi software, per rendere completamente fruibile la macchina e le sue potenzialità da parte del non vedente.
È una nuova frontiera perché apre nuovi spazi, sul piano della comunicazione, in quanto amplia a dismisura la possibilità di dare e ricevere informazioni mettendo i ragazzi disabili visivi in condizione di parità, o almeno nella condizione di accorciare le distanze, con gli altri che disabili non sono.
Il Servizio di Consulenza Tifloinformatica è condotto dal tifloinformatico, esperto di informatica e metodologia didattica relativa alla tecnologia assistiva – periferiche specifiche per non vedenti e ipovedenti che, in collaborazione con la scuola e/o la famiglia abilita il ragazzo all’uso delle strumentazioni ( display braille, del software per l’accesso a windows e delle principali funzioni, ecc)

ATTIVITÀ (alcuni esempi)
intervento del tifloinformatico verso il personale educativo e docente (insegnanti curricolari, di sostegno e/o assistente alla comunicazione) che opera con bambini/ragazzi che utilizzano il P.C.
intervento del tifloinformatico per i bambini, dell’avvio alla alfabetizzazione informatica fino ai moduli avanzati di approfondimento per ragazzi delle scuole superiori

Il percorso formativo informatico si articola in:
Formazione di base
Approccio fisico agli strumenti informatici
Apprendimento mnemonico della tastiera
Programma di scrittura e primi comandi
scrittura testo iniziale
avvio autonomo degli strumenti
scrittura testo avanzata
Diario scolastico

Formazione avanzata
Utilizzo dei dizionari digitali (CD-ROM)
Gestione degli archivi
Le “Risorse del computer”
Creazione cartelle e gestione dei files
Utilizzo delle memorie rimovibili (USB-Disk, CD-ROM, DVD).
Gestione testi scolastici
Introduzione di software specifici per operare sui testi digitali
Utilizzo dello scanner
Accesso autonomo a informazioni su supporto cartaceo
Gestione argomenti matematici
Introduzione di software specifici
Utilizzo di Internet
Posta elettronica – Navigazione – Ricerche in Internet
Download di testi da siti specializzati

A seconda del livello di conoscenza dell’allievo dei diversi ambiti informatici, si seguirà il percorso formativo indicato.
Viene rivolta attenzione anche alla famiglia in quanto, attraverso un’adeguata informazione sulle nuove tecnologie per disabili visivi, può offrire un buon aiuto a casa al proprio figlio che utilizza il P.C.
È auspicabile che il Centro sia dotato di attrezzature con postazioni per non vedenti e ipovedenti in grado di soddisfare tutte le esigenze.
ASSISTENTI ALLA COMUNICAZIONE
Il SCTp che prende in carico il bambino/ragazzo disabile visivo opera, come già accennato, anche con la figura dell’ ”Assistente alla Comunicazione“ al quale debbono essere fornite indicazioni, suggerimenti, metodi per quanto concerne la sua azione di supporto al percorso educativo e di integrazione del soggetto in carico.
L’Assistente alla Comunicazione si trova a collaborare concretamente col tiflologo per condividere finalità e obiettivi. Se all’assistente viene fornita una adeguata informazione sulle fondamentali problematiche pedagogiche che investono chi non vede, sulle didattiche peculiari, oltre, naturalmente, alla conoscenza delle caratteristiche personali del singolo minore in carico, allora sarà un validissimo e importantissimo supporto per il soggetto e per la famiglia.
Formazione Assistenti alla Comunicazione (vedi materiali prodotti da Network).
Tale preparazione può essere fornita solo se si tiene conto della specificità tiflologica, sostenuta da un apparato laboratoriale tiflotecnico, tifloinformatico, tiflodidattico e tiflobibliografico presenti nel loro insieme in un CENTRO.
L’azione SCTp si sviluppa inoltre nella supervisione dell’attività condotta dall’Assistente alla Comunicazione con il disabile visivo al fine di fornire alla famiglia un riscontro costante e condiviso dei traguardi raggiunti, sviluppando di conseguenza un legame, ancora più significativo con il territorio e le diverse opportunità che da esso provengono.
La supervisione inoltre ha lo scopo di mantenere in focus gli obiettivi fissati, ricevere il feed-back del monitoraggio sul singolo, al fine di permettere al tiflologo di definire, in caso di necessità, le nuove strategie più opportune e di presentarle a scuola e/o alla famiglia.
(anche qui si rimanda alla produzione del materiale del network)
Ogni Centro, se non dispone in proprio di tutto il necessario, dovrà essere in rete con altri
Centri in modo tale che l’offerta sul territorio sia omogenea.
Primo esempio
Centro e Servizio Trascrizioni- Braille Caratteri ingranditi e Supporto digitale

– Le ragioni del servizio
Il Centro Trascrizioni Braille e a Caratteri Ingranditi provvede ad una fondamentale esigenza degli studenti con disabilità visiva che frequentano la scuola di tutti: quella di studiare sugli stessi libri di testo utilizzati dai compagni di classe. La condivisione dei contenuti di studio costituisce un fattore importantissimo di integrazione per gli studenti; di questo servizio si avvantaggiano anche gli insegnanti che possono contare su un ausilio da loro conosciuto e comune a tutto il gruppo classe. La famiglia stessa attribuisce al testo in braille o ingrandito un alto valore simbolico oltre che funzionale e pratico.
-I criteri di trascrizione
Le illustrazioni:
I testi braille non contengono illustrazioni, ma le figurazioni in rilievo e/o i materiali didattici tattili relativi ai contenuti dei testi vengono selezionati da cataloghi specifici (Federazione ed Istituzioni federate) e consegnati insieme ai testi a cura del tiflologo che ha in carico l’allievo.

Per quanto riguarda i testi per gli allievi ipovedenti, si tratta di illustrazioni opportunamente adattate, attraverso l’adozione di criteri rappresentativi e grafici specifici,volti a facilitare la percezione e la decodifica delle immagini. Le illustrazioni messe a punto sono personalizzate per dimensione e colore e inserite nei rispettivi testi scolastici.

I formati dei testi
Le modalità del servizio

Secondo esempio: Centro e Sussidi Tiflodidattici

Le ragioni del servizio
Un ruolo di primo piano svolge il Centro unitamente al Materiale Didattico, dedicato ai disabili visivi che frequentano le scuole del territorio: sussidi didattici tattili o visivo-tattili per il gioco, l’apprendimento, lo studio delle discipline. Questo settore risponde all’esigenza espressa da insegnanti, studenti e genitori, che desiderano disporre di un repertorio organico di sussidi didattici da utilizzare nelle quotidiane attività scolastiche oltre che a casa per i “compiti” o per altre attività. Un buon repertorio può contribuire – se non proprio competere – con gli apparati didattici e iconografici così diffusi per i vedenti nelle scuole e con i testi scolastici e sono da considerare fondamentali per lo sviluppo cognitivo e per la comunicazione didattica.

A questa molteplicità di stimoli i ragazzi non vedenti possono partecipare grazie alla percezione tattile. Se opportunamente educata, è efficacissima non solo per la discriminazione di oggetti, spazi e ambienti di vita e per la lettura del Braille, ma anche per il riconoscimento e lo studio di contenuti e figurazioni in rilievo relativi alle diverse discipline scolastiche. Il materiale didattico tattile diventa quindi occasione per esercitare e sviluppare le potenzialità sensopercettive e cognitive dei bambini/ragazzi e contribuisce significativamente a sostenere l’attenzione e la motivazione. Inoltre risponde alle finalità dei curricoli scolastici e può essere inserito nell’ambito delle comuni attività didattiche proposte nelle scuole, favorire un effettivo apprendimento e sviluppo delle conoscenze oltre ad essere strumento “inclusivo”. Per le tipologie di materiale, le tecniche di realizzazione, le modalità del servizio si prega di consultare i cataloghi esistenti / e l’enciclopedia multimediale della Federazione Pro Ciechi Tiflopedia.

Scheda sintetica dei servizi tiflologici:
1) Consulenza tiflopedagogica presso le scuole
2) Consulenza tiflopedagogica presso la famiglia
3) Consulenza tiflopedagogica presso centri specifici del territorio (riabilitativi, aggregati, clinici)
4) Consulenza tiflopedagogica presso strutture territoriali a valenza socio-educativa
5) Consulenza per valutazione tiflopedagogica e intervento educativo nella prima infanzia
6) Consulenza tifloinformatica con l’allievo presso la scuola e/o presso la famiglia
7) Consulenza supporto all’attività dell’Assistente alla Comunicazione
8) Fornitura di materiale didattico in rilievo, all’allievo e alla famiglia, per non vedenti / ingrandito e specifico per ipovedenti
9) Fornitura all’allievo di testi scolastici in braille , a caratteri ingranditi e su supporto informatico per non vedenti e ipovedenti.

I nostri CCT sono “insostituibili” centri di risorse per l’inclusione, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

In merito alla delicata questione della formazione dei professionisti del sostegno degli alunni/studenti con disabilità visiva, che è una delle principali mission che il Presidente Barbuto ha consegnato alla responsabilità del nostro “Network per l’inclusione scolastica, di recente, da più parti sento in giro molteplici e disparate notizie circa il presunto “nebuloso” futuro a cui sarebbero destinati gli eccezionali operatori dei Centri di consulenza tiflodidattica della nostra Federazione e della nostra Biblioteca per i ciechi.
A tal proposito, al fine di fugare ogni sorta di dubbio e di “testimoniare” invece quanto “insostituibili” centri di risorse per l’inclusione siano da noi considerati i nostri CCT, con la breve lettera di seguito riportata, a none di tutto il Network, vorrei rasserenare una volta per tutte gli esperti tiflologici dei nostri Centri di consulenza, anticipando loro che presto saranno coinvolti dal Network in un incontro seminariale appositamente dedicato allo studio ed all’approfondimento della fondamentale matematica in oggetto.
Infatti, è nostro intendimento fare degli atti del suddetto seminario e dei risultati dei suoi lavori la base e la “piattaforma” delle future azioni progettuali ed operative del Network, facendo, laddove ce ne fosse ulteriore bisogno, dell’inclusione scolastica e della formazione degli operatori del sostegno dei nostri ragazzi il centro ed il “nodo” strategico della nostra politica associativa.
Non mi resta altro che ringraziare il nostro Presidente nazionale Mario Barbuto, i Coordinatori del Network Michele Borra e Pietro Piscitelli ed il mio “maestro” Luciano Paschetta per l’enorme sforzo e la passione che stanno profondendo nell’organizzazione del seminario di cui sopra, a beneficio del personale dei nostri Centri di consulenza, ma soprattutto nell’unico superiore interesse dell’inclusione degli alunni/studenti minorati della vista.

Carissime/i,
con la presente, vorrei tranquillizzarvi e consigliarvi di non ascoltare nessuna voce di corridoio e nessuna “cassandra”, che già ce ne sono tante in giro.
Io e tutto il Network teniamo tantissimo alla vostra indiscussa professionalità ed alle vostre notevoli competenze e v’assicuro che stiamo lavorando per cercare di implementarle e migliorarle, altro che minacce e scenari nebulosi per il vostro futuro!
In realtà stiamo adoperandoci per creare far riconoscere finalmente due livelli di figure professionali deputate al sostegno dei minorati della vista e cioè l’educatore alla comunicazione dei disabili sensoriali (alias il “famoso” assistente alla comunicazione previsto dall’art 13 della Legge 104) ed il più “specifico” pedagogista esperto in scienze tiflologiche (alias il “famoso” Tiflologo).
Io ed il Prof. Paschetta abbiamo già delineato il profilo ed il percorso formativo di tali operatori a supporto dell’inclusione dei disabili visivi ed il prossimo passo, già compiuto dal nostro “valoroso” Marco Condidorio, è quello di incardinare questa nostra proposta in un vero e proprio ddl da presentare in Parlamento.
Ma ciò non pregiudica od inficia affatto le competenze già acquisite e la professionalità maturata da voi professionisti dei nostri CCT, che anzi siete ritenuti da parte nostra una risorsa “preziosissima”per il presente ed il futuro dei ragazzi ciechi ed ipovedenti ed ovviamente dei pluriminorati italiani.
Vi prego di far girare tra voi colleghi questo mio messaggio, certamente più attendibile ed affidabile di tante incontrollabili ed infondate “ridde di voci” che circolano ultimamente nel nostro ambiente sul vostro lavoro.
Con stima ed amicizia.
Gianluca Rapisarda