Alcuni giorni fa ho letto questa sconcertante notizia: “VIBO VALENTIA. Va a scuola da otto anni e nessuno dei suoi insegnanti di sostegno conosceva o conosce l’unico sistema di lettura e scrittura che può usare, il Braille.”, e mi sono venute spontanee alcune considerazioni.
Ormai sono pochi coloro che ricordano come si è venuto evolvendo il processo di istruzione dei disabili visivi : ripercorriamone brevemente i momenti principali.
Il processo di scolarizzazione dei disabili visivi è diventato “istituzionale”, ossia i programmi di insegnamento sono stati definiti a livello nazionale, a partire dalla riforma Gentile del 1923 che come noto ha interessato l’intero sistema scolastico e che , con specifica normativa del 1925, si è anche occupata dell’istruzione degli alunni con disabilità visiva e, come vedremo, non in modo emarginante, bensì attraverso un modello formativo “integrato “ante litteram” nelle scuole comuni dei ragazzi non vedenti.
La normativa del 1925 prevedeva che i bambini con disabilità visiva frequentassero nelle scuole elementari speciali, operanti negli istituti per ciechi, solo il primo ciclo della scuola elementare (fino alla terza), mentre dalla quarta elementare i ragazzi proseguivano gli studi prima nelle scuole elementari prossime all’istituto, poi nelle scuole medie della città e così fino al termine della scuola superiore.
In tal modo negli anni Trenta e Quaranta centinaia di giovani disabili visivi hanno frequentato con successo le scuole di tutti, senza la presenza di nessun insegnante di sostegno. I ragazzi con disabilità visiva, verranno poi “costretti” alla frequenza fino in quinta elementare delle scuole speciali, a partire dal 1953 dalla legge che aveva statalizzato le scuole elementari per ciechi e nel 1963, con l’avvento della scuola media unica, grazie ad una interpretazione surrettizia della legge, si trovarono “obbligati” a frequentare la nuova scuola media unica speciale, nata dalla trasformazione delle preesistenti scuole speciali di avviamento professionale annesse agli Istituti per ciechi.
Fu questo il “momento buio” del processo di scolarizzazione dei ragazzi con disabilità visiva, un momento che, senza alcuna motivazione pedagogica, vide protrarsi la loro “chiusura” nelle scuole speciali, dagli iniziali tre anni, per tutti gli otto anni dell’obbligo scolastico e fino alla soglia della scuola superiore. Da questa situazione è partito nel ’68 il movimento dei genitori per il recupero del diritto all’inclusione scolastica dei disabili visivi, un diritto che era stato “scippato” ai loro figli da provvedimenti che erano stati ispirati più dalla necessità di salvaguardare le istituzioni scolastiche, che dalla riflessione tiflopedagogica. Fu così che, un anno prima della legge 517 , nel ’76 con la legge 360, i disabili visivi vinsero la battaglia e “recuperarono” il diritto all’inclusione scolastica nella scuola di tutti.
Un altro momento da analizzare per comprendere l’evoluzione del processo di scolarizzazione dei nostri ragazzi è ciò che avviene in seguito all’emanazione nel 1977 della legge 517. Questa introduce come “strumento” primario per l’integrazione dei ragazzi con disabilità la figura di “sostegno”: un docente che doveva supportare il consiglio di classe nella programmazione didattica inclusiva , figura che, ovviamente, venne richiesta anche là dove vi erano alunni con disabilità visiva , ma a condizionare l’evoluzione del modello di inclusione di qui in poi sarà il “focus” della legge, mirato all’integrazione degli alunni con disabilità intellettiva e ritardi di apprendimento. A questo fine viene organizzata la formazione dei docenti di sostegno , dapprima in modo confuso e disomogeneo, ma, grazie alla presenza nella stragrande maggioranza dei casi di disabili con ritardi di apprendimento, via, via , negli anni ’80 , si veniva affermando una formazione, sì sulle tematiche relative alla disabilità, ma con una impostazione sempre più “generalista” e sempre meno attenta ai bisogni specifici derivanti dalle diverse tipologie di disabilità . E’ così che a fianco dei nostri ragazzi troviamo, sempre più spesso, insegnanti che poco o nulla sanno di tiflopedagogia e tiflodidattica e la cui opera, ispirata ad un “buonismo” protettivo, a volte favorirà addirittura l’isolamento dell’alunno dal contesto della classe.
Nella Scuola superiore , “chiusa” agli alunni con deficit di apprendimento, i nostri ragazzi in quegli anni continuavano a frequentare con successo le lezioni nelle classi comuni integrandosi sia sul piano scolastico, sia su quello della socializzazione, secondo il “vecchio” modello senza alcun docente di sostegno. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 1988, che sanciva il diritto di inclusione scolastica di tutti i disabili in ogni ordine di scuola, anche qui si affermava il modello di inclusione “centrato” sul docente di sostegno e, conseguentemente, a partire dagli anni ’90 anche i disabili visivi iscritti nelle scuole superiori, cosa mai successa fino ad allora, si vedranno affiancare un docente di sostegno ed assisteremo ad una vera e propria “involuzione” del processo di inclusione.
Un’altra causa di involuzione è da ricercarsi anche nella “dispersione” delle competenze tiflopedagogiche e tiflodidattiche: l’istituto Romagnoli di Roma. Senza più il suo fondatore, il grande Augusto Romagnoli prematuramente scomparso nel 1948, è diventato sempre meno autorevole, incapace di continuare ad essere il punto di riferimento per sensibilizzare i “circoli culturali”, l’università e gli intellettuali sulle tematiche dell’educazione e dell’integrazione sociale dei disabili visivi , e dagli anni ’70 , incapace di “leggere il cambiamento”, inizia il suo declino con la progressiva perdita di prestigio, quale centro di ricerca tiflopedagogica, fino a giungere, negli anni ’90 alla sua chiusura di fatto.
Negli anni ’70 e ’80, mentre l’Unione Italiana dei Ciechi manteneva una posizione di “attesa” e contradditoria verso l’inclusione, la Federazione delle istituzioni pro ciechi, refrattaria al processo di integrazione, si era chiusa sempre più in se stessa diventando sempre più autoreferenziale, rimanendo anch’essa ai margini del movimento di rinnovamento culturale e scientifico della psicopedagogia che in quel periodo caratterizzava le università italiane.
Questa “assenza” della tiflologia nel dibattito psicopedagogico in corso e il numero proporzionalmente “insignificante” di disabili visivi in rapporto alla totalità dei disabili, inseriti nei vari ordini di scuola (circa il 2%), fa crescere l’idea della formazione polivalente e della necessità di superare le specializzazioni dei docenti di sostegno e sarà in questo clima culturale che verranno definiti i principi fondanti della legge quadro 104 del 1992, dove l’attenzione alle specificità per ciechi e sordi viene demandata all’“assistenza alla comunicazione”, senza però che venissero definiti né il profilo professionale , né il percorso formativo degli assistenti alla comunicazione con l’inevitabile conseguenza che anche questi ruoli furono affidati ad educatori privi di competenze specifiche.
Sarà solo nel Convegno di Taormina del 1992 che l’unione Italiana dei Ciechi, superati i precedenti tentennamenti, indicherà nel modello di inclusione la modalità di scolarizzazione dei disabili visivi e inviterà gli istituti a diventare centri erogatori di servizi a sostegno dell’integrazione scolastica. Fu questa una svolta importante anche se giunta in ritardo e se sarà realizzata in modo disomogeneo dalle varie realtà, perché significava prendere consapevolezza dell’importanza di recuperare l’esperienza tiflopedagogica delle nostre istituzioni per metterla a servizio del processo di inclusione.
Oggi, constatato il livello assolutamente insoddisfacente dell’inclusione scolastica dei ragazzi con disabilità visiva, partendo proprio da queste riflessioni sulla “nostra storia”, dobbiamo trovare il coraggio di andare oltre, il coraggio di dire che ai nostri ragazzi questo modello che è passato a fornire da meno di 13 ore medie settimanali dei primi anni ’90 , le attuali 25 ore medie settimanali di sostegno, e che, come tale ha degli elevatissimi costi, non è servito a garantire ai nostri ragazzi una positiva frequenza delle scuole, né a favorire una loro reale inclusione sociale. Dobbiamo trovare il coraggio di dire ai genitori che il rapporto uno a uno non serve a migliorare la qualità dell’inclusione dei propri figli e che è dimostrato che non è l’aumento delle ore di sostegno ad elevare il livello dell’inclusione. Dobbiamo trovare il coraggio di dire che dopo i primi anni della scuola primaria non serve un modello di inclusione imperniato sull’affiancamento di un insegnante di sostegno ma serve un modello incentrato su “servizi” di sostegno in grado di mettere i ragazzi nelle condizioni di seguire autonomamente le lezioni dei docenti titolari. Dobbiamo trovare il coraggio di proporre un modello che tenga presente che per garantire il successo scolastico di un alunno con disabilità visiva, non serve il docente di sostegno, ma serve un sostegno che non sottragga l’allievo all’insegnamento dei docenti titolari, ma fornisca loro le condizioni perché essi riescano ad interagire positivamente con lui. Dobbiamo trovare il coraggio di dire che per l’inclusione scolastica di un disabile visivo Serve un sostegno alla scuola che fornisca i libri di testo in braille, ingranditi o accessibili; serve un sostegno per insegnare l’uso del pc con le periferiche assistive al momento giusto; serve un sostegno per una educazione all’autonomia personale , di lavoro e di movimento per rendere capaci gli alunni con disabilità visiva ad essere sempre più autonomi negli spostamenti e nel lavoro didattico; serve un sostegno per illustrare ai docenti titolari l’uso degli strumenti e dei sussidi didattici specifici; serve un sostegno con specifiche competenze per rendere efficaci gli insegnamenti di discipline particolari quali l’educazione musicale ed artistica .
E’ questo tipo di sostegno che ha permesso ai nostri ragazzi in passato di frequentare autonomamente e con successo la scuola di tutti senza docenti di sostegno, ed è questi servizi che l’Unione e gli “enti collegati” , facendo squadra e lavorando ad un comune progetto, dovrebbero fornire per i nostri ragazzi.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario pensare ad una loro federazione che possa diventare un’ autority delle scienze tiflopedagogiche capace di essere: il luogo della ricerca, del rilancio, della diffusione e della formazione tiflopedagogica e tiflodidattica e di essere un riferimento autorevole per scuole ed università sulle metodologie e gli strumenti per l’inclusione scolastica dei disabili visivi.
Un sogno? Forse, ma ,…”Se a sognare sei solo, il sogno resta un sogno, ma se a sognare siamo in tanti, il sogno può diventare realtà.”.
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“Basilicata. Una terra da scoprire”: una guida per disabili visivi
Una Basilicata inclusiva per vedere oltre. Un turismo accessibile per non vedenti ed ipovedenti che punti al superamento delle barriere percettive a partire dallo strumento principale e più tradizionale per scoprire una destinazione: la guida. Nasce così “Basilicata. Una terra da scoprire”, prodotto editoriale fresco di stampa e frutto di un accordo di cooperazione tra Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata e Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) – sezione lucana, che sarà presentato ufficialmente alla Mostra “Facciamoci vedere” allestita in occasione del XXIII congresso Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti in programma a Chianciano Terme i prossimi 6 e 7 novembre.
I contenuti di promozione e comunicazione turistica sono resi fruibili attraverso linguaggio braille, caratteri grandi e audioguide, valido supporto tattile e uditivo in situazioni di cecità e ipovisione che pregiudicano mobilità e capacità di orientamento spaziale con conseguenti problemi nella fruizione delle risorse territoriali regionali. Itinerari di “avvicinamento”, che includono una breve esposizione storica del sito, la descrizione del paesaggio e degli elementi presenti (manufatti, architetture, musei, ecc.), guidano l’esplorazione e integrano l’informazione rendendola accessibile e favorendo il consolidamento della relazione tra narrazione ed esperienza concreta. La prima sezione della guida comprende estratti di pubblicazioni a cura dell’Apt; la seconda racchiude “Esperienze di viaggio raccontate da chi non vede o vede poco” di proprietà dell’UICI.
“L’iniziativa – ha spiegato il direttore generale dell’Apt Basilicata, Gianpiero Perri – è rivolta alle categorie di utenti/turisti con disabilità visiva, che in Basilicata, secondo i dati 2014 diffusi dal Ministero della Salute, sono circa 1800, ossia lo 0,31% della popolazione, e costituiscono a vario titolo la domanda di turismo accessibile come destinatarie di azioni dai costi contenuti ma di alto valore sociale. Un turismo per tutti – ha aggiunto – è un obiettivo che le nuove tecnologie rendono possibile raggiungere e, garantendo il soddisfacimento delle necessità di questa fascia della popolazione, si ha un’innegabile ricaduta positiva sul complesso delle attività turistiche”.
Ringraziando il direttore Perri, il presidente dell’UICI Basilicata, Giuseppe Lanzillo, ha precisato che si tratta di un rilevante progetto per favorire un turismo accessibile anche in relazione ai flussi turistici per “Matera 2019” e ha auspicato che tale attenzione diventi la norma e non l’eccezione. “ La guida – ha precisato Lanzillo – vuole essere di stimolo anche per chi è abituato a guardare solo con gli occhi e, magari, si perde la delicatezza del batter d’ali di una farfalla, il risuonare di una campana, il ticchettio di una fontana gocciolante, il profumo delle ginestre e delle acacie. E’ questa – ha concluso – la potenza della fantasia e dell’immaginazione che non è tolta ai ciechi, bensì accresciuta”.
Apt Basilicata
Le mie rimembranze congressuali, di Angelo Mombelli
I nuovi impegni dell’Unione a favore degli Ipovedenti
Da poche ore si è concluso il XXIII Congresso Nazionale della nostra Unione e mi giunge spontaneo ripensare ai quattro giorni trascorsi a Chianciano. Il mio pensiero vola indietro negli anni (tanti… fino a metà degli anni ’70!) quando partecipai al mio primo congresso e stentavo a comprendere i vari risvolti delle strategie che i candidati mettevano in campo per essere vincenti nella contesa.
Tanti congressi sono trascorsi da allora e l’esperienza maturata mi ha fatto meglio comprendere tutti i “dietro le quinte”. Tra l’altro, ho vissuto quest’ultima esperienza non da candidato, ma da invitato: ho potuto quindi seguire le strategie congressuali in veste di spettatore e questo, di certo, è stato divertente.
Ma veniamo ai problemi che riguardano la categoria degli ipovedenti: che cosa è emerso da quest’ultimo congresso? L’intenzione era di proporre una mozione congressuale concisa e con pochi punti, pienamente attuabili nel prossimo quinquennio; le esigenze incombono per dare risposte ad una categoria, gli ipovedenti, che pur a pieno titolo socia dell’Unione è sovente dimenticata dalla nostra dirigenza, perché le problematiche da affrontare sono difficili e le competenze specifiche mancano, anche perché pochi sono gli ipovedenti medio-gravi e lievi iscritti. Se vogliamo chiamarci “Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti” è però gioco forza dedicare attenzione a tutti coloro possono essere, a pieno titolo, soci della nostra associazione, senza discriminazioni.
Mi auguro che le indicazioni fornite dalla mozione congressuale potranno essere di stimolo anche alle nostre strutture periferiche per svolgere iniziative a favore della categoria. E attenzione: le problematiche oggi individuate non vanno considerate totalmente esaustive circa le necessità degli ipovedenti: bisogna aspettarsi che nei cinque anni di questo mandato altre necessità possano emergere. La società è in continuo movimento e ci offre sfide ogni volta nuove da affrontare.
Scorrendo gli elenchi degli eletti, appuro che molti di essi sono alla loro prima esperienza a livello nazionale; mi auguro che il loro entusiasmo da neofiti possa contribuire a risolvere i problemi di natura legislativa che riguardano non solo gli ipovedenti, ma anche i soci storici della nostra Unione. Da queste righe invio a tutti e tutte loro le mie più sincere congratulazioni con l’augurio di essere vincenti nelle battaglie che li attendono nei prossimi anni.
Sport – Il debutto dell’A.S.D. Olympic Beach Tirrenia alla Seconda Edizione dell’omonimo sport
Dalle ore 14:25 di venerdì 30 ottobre alle ore 11:30 di domenica 01 novembre, si è svolta la seconda edizione del torneo di Showdown Olympic Beach, presso l’omonimo centro federale, Olympic Beach Centro Le Torri a Tirrenia.
Tra i 66 atleti di cui, 28 donne e 38 maschi, delle 16 società circa, che hanno aderito, vi è anche la neo nata A.S.D. Olympic Beach Tirrenia che ha debuttato con i suoi 4 atleti, conquistando la ventitreesima e la venticinquesima posizione nella classifica femminile, e la trentesima e trentunesima posizione nella classifica maschile.
In occasione di questo evento e per il suo esordio in questo secondo torneo, la stessa A.S.D. Olympic Beach Tirrenia, ha voluto inaugurare il momento in seconda serata di venerdì, con un piccolo ma significativo rinfresco offerto a tutti i presenti, proprio come input e invito alla socializzazione sportiva e personale tra gli atleti, accompagnatori e qualsivoglia altra persona!
Il trionfo sembra essere davvero senza precedenti in questa edizione per questo sport, dopo le 52 presenze atletiche dello scorso anno, tra maschili e femminili.
Il venerdì pomeriggio hanno preso il via i primi gironi sia maschili che femminili, permettendo nella giornata di sabato lo svolgimento degli altri incontri fino a raggiungere, nella domenica mattina, dopo aver disputato le partite per i quarti di finale e le semi finali, lo svolgimento delle finali per l’assegnazione del quarto e terzo posto, e in fine, la finalissima per il secondo e primo posto, ovviamente sia per la classifica femminile che per la classifica maschile, concludendo in bellezza l’evento sportivo molto sentito al momento tra i disabili visivi.
E non poteva certo mancare la parte più ambita di tutti gli atleti, ovvero la premiazione con la presenza chiaramente dei politici delle varie associazioni sportive locali di appartenenza!
Segue in calce la classifica finale redatta dalla FISPIC!
L’organizzazione in generale, con i relativi direttori a capo, sia per il team del torneo e soprattutto per il team del centro federale, è stata impeccabile, non ultimo quello arbitrale che se pur facente parte del primo team, è stato superlativo, specialmente da quando a capo di questo, per la seconda volta, c’è un nuovo direttore di giuria nonché già direttore degli stessi arbitri!
Ma a questi ultimi signore e signori, che hanno arbitrato per circa dodici ore giornaliere nella giornata di sabato oltre il pomeriggio di venerdì e la mattina della domenica, cosa gli va detto? Cosa gli va riconosciuto? Cosa gli va dimostrato? Quanto meno un vero, grande e sincero sentito e pubblico ringraziamento da parte di tutti nessuno escluso, io credo, o no? Anche il servizio di controllo e info del tabellone delle partite e dei gironi che è iniziato il venerdì, fino alla domenica pomeriggio, quando si è fatta l’ora degli accompagnamenti con i transfert degli atleti, da e verso le stazioni ferroviarie e l’aeroporto, come già per il venerdì, ha tenuto botta alla grande, nonostante le mille difficoltà che non mancano mai e i mille cambiamenti dell’ultimo istante!
L’Olympic Beach Centro Le Torri, nonché lo stesso centro federale dello Showdown, che oltre a preoccuparsi dell’organizzazione per il secondo torneo, ha dovuto in primis occuparsi anche di tutta la gestione dei pernottamenti, dei pranzi e delle cene e tutto quanto vi è attorno, per la riuscita al meglio dell’evento, con tutto il suo personale che è stato eccezionale come sempre!
A dimostrazione di ciò, è il fatto che il successo si è ripetuto anche quest’anno, superando la scorsa edizione con 52 atleti, mentre quest’anno erano 66, più tutti gli accompagnatori ed operatori dell’evento! Un particolare grazie affettuoso e sentito, va a tutto il personale che ha ruotato intorno alla reception, il bar, la sala da pranzo, cucina e non ultimo il personale dei piani delle camere.
Per l’A.S.D. Olympic Beach Tirrenia
Luigi Loglisci
Segue il breve riassunto e la classifica femminile e maschile scritta dalla FISPIC il giorno successivo sul proprio sito!
Si è concluso oggi a Tirrenia il 2° Torneo nazionale individuale “Olympic Beach” di Showdown. I favoriti della vigilia sono riusciti a conquistare l’ambìta competizione. Infatti, in campo femminile ha trionfato Chiara Di Liddo. L’atleta dell’Asd Uic Bari, quarta ai Mondiali IBSA di Seul, nella finalissima ha battuto Maria Pia Sarli della Polisportiva UICI Torino. Tra i maschi successo di Marco Ferrigno. L’atleta dell’Asd P.A.T. Bologna, vincitore della medaglia d’argento a Seul, ha avuto la meglio di Luca Liberali (Gsd non vedenti Milano) in una finale molto combattuta.
Risultati fase finale
Quarti di finale donne 1° set, 2° set, 3° set Di Liddo-De Fazio 11-0, 12-2 Zini-Buttiglione 9-11, 12-8, 4-11 Buttitta-Sarli 11-3, 5-12, 9-11 Mauro-De Nuzzo 11-7, 12-9
Semifinale donne 1° set, 2° set, 3° set
Di Liddo-Mauro 9-12, 11-5, 12-5 Buttiglione-Sarli 9-11, 7-11
Finale 3°/4° posto donne 1° set, 2° set, 3° set
Mauro-Buttiglione 12-2, 4-11, 12-3
Finale 1°/2° posto donne 1° set, 2° set, 3° set
Di Liddo-Sarli 11-3,12-0, 11-0
Quarti di finale uomini 1° set, 2° set, 3° set Ferrigno-Russo 11-4, 11-2 Santini F- Scarso 7-11, 10-12 Liberali-Abate 11-8, 6-11, 11-0 Massola-Leo 6-12, 5-12
Semifinale uomini 1° set, 2° set, 3° set
Ferrigno-Leo 12-10, 12-10 Scarso-Liberali 2-11, 3-12
Finale 3°/4° posto uomini 1° set, 2° set, 3° set
Leo-Scarso 10-12, 12-5, 9-12
Finale 1°/2° posto uomini 1° set, 2° set, 3° set
Ferrigno-Liberali 11-6, 8-12, 15-13, 11-5
Classifiche Finali
Donne
1 Di Liddo
2 Sarli
3 Mauro
4 Buttiglione
5 De Nuzzo
6 Buttitta
7 Zini
8 De Fazio
9 Pontiroli
10 Balbo
11 Passero
12 Fabbri
13 Stabile
14 Canino
15 Cavallaro
16 Tranchina
17 Punzo
18 Nobile
19 Folino
20 Pitrelli
21 Casaro
22 Da Pozzo
23 Carota
24 Rossi
25 Mignani
26 Tumino
27 Andrighetti
28 Capitanio
Uomini
1 Ferrigno
2 Liberali
3 Scarso
4 Leo
5 Massola
6 Abate
7 Russo
8 Santini F
9 Furioni
10 Iorio
11 Garay
12 Cimini
13 De Rosa
14 Cesena
15 Battaglia
16 Avataneo
17 Carrai
18 Mongelli
19 Greci
20 Barazzetta
21 Pricoco
22 Ragusa
23 Santini R
24 Piantoni
25 Buelloni
26 Bazzano
27 Miceli
28 Camodeca
29 Schirru
30 Loglisci
31 Sicchiero
32 Giorgio
33 Giglio
34 Cecilioni
35 Mingione
36 Falcier
37 Iammarino
38 Ros
Stato dell’arte sui registri scolastici on-line, a fine anno 2015 dopo l’inizio dell’anno scolastico 2015/2016, e breve storia, di Nunziante Esposito
Sono ormai passati più di due mesi da quando è iniziato l’anno scolastico, ma questa volta non abbiamo avuto le solite email di protesta che negli ultimi due anni avevamo avuto dai tanti insegnanti disabili visivi che hanno dovuto iniziare ad usare obbligatoriamente i registri digitali on-line.
Personalmente ho avuto il primo contatto con un registro digitale on-line nel 2008, quando ebbi occasione di indicare ai programmatori di Infoschool quali erano i problemi di accessibilità di quel registro, uno di quelli usati nelle scuole italiane, quando l’insegnante Daniela Floriduz mi fece partecipe dei suoi problemi di accessibilità del lavoro che era chiamata a fare con un applicativo Web che doveva cominciare ad usare in via sperimentale.
I problemi generali e seri di questo tipo sono iniziati nella primavera del 2012, quando, quasi a fine anno scolastico, nelle scuole italiane è arrivata la prima circolare del Ministero della Pubblica Istruzione (MIUR) con la quale si informavano gli insegnanti del prossimo uso obbligatorio dei registri digitali on-line. Ovviamente, i primi a preoccuparsi sono stati gli insegnanti disabili visivi, perché, utilizzando tecnologia assistiva nell’utilizzo del computer e dei nuovi dispositivi touch-screen che da poco stavamo cominciando ad usare anche noi, avevano intuito immediatamente quale potesse essere il problema immediato da affrontare: l’inaccessibilità di questi software.
Siamo stati interpellati ed investiti come commissione OSI di questo problema e ce ne siamo occupati io come non vedente e Massimiliano Martines come ipovedente, facendo da filtro tra gli insegnanti ed i responsabili delle società di questi software. In sostanza, sono stati da noi analizzati i software più comunemente usati e per i quali avevamo avuto le prime email di segnalazione.
I software analizzati e che abbiamo seguìto da vicino per tre anni e fino alla loro totale accessibilità, sono:
– Nuvola di Madisoft.
– ScuolaNext di Argo software.
– Infoschool di Biblioteca Spaggiari.
– RE su piattaforma AXIOS.
Per il primo registro sopra indicato, non abbiamo dovuto fornire nessuna indicazione in quanto questo registro, essendo stato programmato in USA, dove se non si rispetta l’accessibilità non è facile avere i permessi per vendere un prodotto, è risultato completamente accessibile. Unico neo, se lo si può chiamare così, è una schermata nella quale per poter scaricare i file delle circolari che emette la scuola, c’è bisogno di usare il cursore simulato del mouse. Insomma, una sciocchezza. Comunque, anche questo piccolo problema è stato segnalato ed è stato risolto in brevissimo tempo.
Per il registro Scuola Next di ARGO Software, ad oggi non ci sono più problemi ed il software proposto è completamente accessibile. Inoltre, c’è da dire che noi della Commissione OSI non abbiamo partecipato direttamente ai test, perché fin dall’inizio i contatti diretti con i tecnici di questa software house non li abbiamo mai avuti. Inoltre, quando li ho cercati, molto probabilmente per qualche frainteso mai chiarito, non è stato possibile dialogare direttamente con loro. Addirittura, mi sono preso anche dell’arrogante dal responsabile della programmazione, ma non importa, alla fine quello che è importante è solo il risultato raggiunto: totale accessibilità.
Comunque, per due anni, il lavoro di test è stato eseguito dalla Commissione OSI ugualmente, anche se in modo indiretto e seguendo via Skype una insegnante che usava i registri .
Il primo approccio con ARGO Software lo abbiamo avuto tramite un insegnante di Bergamo, Alessandro Ricotta, e la Commissione OSI ha potuto recapitare loro il test che attestava l’inaccessibilità totale del loro prodotto Scuola Next.
Successivamente, come suddetto, i test è stato possibile farli tramite l’insegnante Maria Rosaria Falco che si era rivolta a me per avere un aiuto a capire se era possibile aggirare, tramite comandi particolari di Jaws i problemi che aveva il software.
Ad un certo punto ci si è messo anche qualcuno a peggiorare i rapporti con i tecnici di ARGO, dando per accessibile anche quello che oggettivamente non era accessibile.
Faccio una parentesi molto importante per chi è demandato a fare il lavoro che facciamo noi della Commissione OSI, un lavoro di puro volontariato.
Anche se a queste cose ci sono abituato da 15 anni di attività di test che ho sempre fatto con cura, con passione e soprattutto con la competenza che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti mi ha fatto acquisire con dei corsi appositi, mi sono anche dovuto subire delle offese da parte di chi ha combinato questo pasticcio. Che dire: più si è ignoranti in materia e più si cerca di ostentare la preparazione che non si possiede.
Meglio lasciar perdere, tanto non è la prima volta e non sarà l’ultima che un disabile visivo ha un comportamento simile. Purtroppo, non se ne rendono conto, altrimenti non sarebbe mai avvenuta una cosa del genere.
La lungimiranza del presidente nazionale Tommaso Daniele, nel lontano 2001 impose di costituire un gruppo di esperti capaci di tenere i contatti con i programmatori Web e mirava ad evitare proprio questo tipo di problema che si ripresenta ogni tanto, insomma, una sorta di filtro tra chi rileva i problemi ed i programmatori. Purtroppo, ed è difficile da far capire, quando uno di noi da per accessibile quello che accessibile non è, chi si trova dall’altra parte a risolvere i problemi che gli vengono sottoposti, gli viene fornito la certificazione di un disabile visivo e non si rende conto che il problema non lo ha ancora risolto.
Quando avviene un qui pro quo del genere, quando si interviene come Commissione OSI, organo costituito per questi rapporti dall’Unione, è molto difficile poi far capire il contrario di quello che gli hanno già certificato con imperizia e incompetenza.
Poi, la conseguenza logica è quella di avere una discussione, e certe volte anche accesa, quando non ti ignorano e se ne fregano di apportare le modifiche che vengono chieste.
Terminata la parentesi, ora è facile dire che fortunatamente per gli insegnanti, questa ultima cosa non è avvenuta e alla fine ARGO ha prodotto un software innovativo, completamente accessibile ed usabile, per cui, vanno fatti i complimenti ai programmatori che sono riusciti a produrre l’accessibilità per il loro prodotto.
Con il computer, tale software si usa con Google Chrome, assistiti da uno screen-reader costituito da un plug-in apposito che funziona solo con questo browser. Inoltre, si può usare anche agevolmente con Mozilla Firefox assistito da Jaws. come risultato finale un ottimo lavoro.
Va dato merito inoltre che, anche se hanno creato un applicativo apposito, usabile con Google Chrome nel quale deve essere installato un plug-in particolare, una sorta di screen-reader apposito per questo browser, hanno risolto il problema in modo molto brillante.
Per quanto riguarda invece i device touch-screen, con questi dispositivi si viene assistiti in modo molto adeguato nell’uso del software con uno screen-reader apposito e preinstallato sui dispositivi stessi.
Il lavoro è stato fatto così bene, ne ho avuto notizia in questi giorni dalla professoressa Maria Rosaria Falco, che un disabile visivo riesce ad usare questo registro digitale on-line in modo molto semplice, tanto che il disabile visivo può tranquillamente aiutare anche qualche vedente non molto preparato nell’uso di questi tipi di software Web.
Per i registri Infoschool della Biblioteca Spaggiari, problemi seri non ne sono stati riscontrati sin dall’inizio dei test e sono stati riscontrate inaccessibili solo le tabelle dei registri, risultate inaccessibili con lo screen-reader Jaws.
Messe a posto le tabelle, in questo inizio anno scolastico ho avuto notizia che anche i piccoli problemi di usabilità ed un solo problema di accessibilità sono stati completamente risolti. Anche con questa società abbiamo concluso con un risultato pieno e soddisfacente con una accessibilità totale.
Infine, ultimo, ma non ultimo, soprattutto per la disponibilità totale dei responsabili della AXIOS e del programmatore, RE di AXIOS è completamente accessibile. Infatti, ad inizio anno è stato risolto l’ultimo problema segnalato dagli insegnanti per cui anche a questa società gli va dato merito di aver messo a disposizione un prodotto completamente accessibile.
E’ vero che abbiamo impiegato quasi due anni, assieme agli insegnanti, per poter avere i 4 registri digitali on-line completamente accessibili, ma questo non dipende certamente da noi, perché, fino a quando in Italia la legge sull’accessibilità non impone sanzioni o divieti di vendita quando i prodotti non rispettano la legge, nemmeno le software house si preoccuperanno e non avranno nessun interesse a mettere in commercio prodotti accessibili.
Non lo so se per qualcuna delle tre società ARGO, Biblioteca Spaggiari o per AXIOS sarà capitato, ma tante volte capita anche di non essere a conoscenza dei problemi che si creano ai disabili visivi quando si mette in commercio un software non accessibile.
Intanto, per questo motivo l’Unione ha messo in campo la Commissione OSI, un gruppo di esperti che riesce quasi sempre a dare quel supporto tecnico necessario ai programmatori che se ne avvalgono, per far comprendere i problemi dei disabili visivi e mettere i programmatori in condizione di risolvere i problemi rilevati con i test che vengono eseguiti con le tecnologie assistive più utilizzate.
Come è avvenuto per la firma digitale di Poste Italiane, anche per questi registri e per più di tre anni, ho fatto io i test per i non vedenti, mentre per gli ipovedenti ha fatto i test Massimiliano Martines, lavoro eseguito come componenti della Commissione OSI.
Nelle ultime settimane, come è avvenuto per tanto tempo per i problemi, ho avuto contatti via telefono o via email con gli insegnanti che abbiamo seguito durante i test di accessibilità ed usabilità dei registri sopra indicati ed ho avuto la conferma che al momento abbiamo la piena accessibilità sul campo di questi 4 registri scolastici on-line.
Mi auguro che da parte delle software house si ponga in futuro attenzione a mantenere i registri con l’accessibilità attuale, perché, da parte degli organi associativi avverrà la solita divulgazione di questo risultato ottenuto, rendendo edotti anche i dirigenti scolastici di questo risultato raggiunto, in modo che faranno attenzione a non acquistare software inaccessibile, soprattutto se nella scuola insegnano docenti disabili visivi.
Però, l’esperienza mi fa dire che sicuramente è meglio se si fa un passa parola tra i docenti, in modo che tutti conoscono lo stato dell’arte e intervengono qualora il dirigente scolastico decidesse di acquistare software sconosciuti ed inaccessibili.
Da parte nostra, l’attenzione della Commissione OSI sarà massima come sempre e, restando vigili, raccoglieremo eventuali informazioni da parte dei docenti che vivono i problemi di accessibilità sul campo.
Nunziante Esposito
nunziante.esposito@uiciechi.it
Oasiadi 2015: Sport è vita! Quando la disabilità incontra lo sport, di Beatrice Ferrazzano e Marta D’Agostino
Quando la Responsabile del Centro di Consulenza Tiflodidattica di Foggia (Federazione Nazionale Istituzioni pro Ciechi) ha ricevuto l’invito dall’associazione “A un passo da te” di partecipare alla manifestazione delle Oasiadi, lì per lì ha quasi cestinato la mail, pensando non avesse abbastanza tempo per occuparsi della cosa. Poi proprio in quel momento è accaduto che dinnanzi ai sui occhi si materializzassero i volti di tutti quei genitori che nel corso degli anni avevano condiviso con lei la tristezza di vedere rifiutati i propri figli da ogni palestra perché non “adeguatamente attrezzate”, e al tempo stesso riecheggiassero nelle sue orecchie le voci dei ragazzi ciechi che tante volte le avevano raccontato di essere rimasti in classe con l’insegnante di sostegno, mentre i compagni partecipavano ai giochi della gioventù ed era evidente che non immaginavano neppure cosa fossero questi giochi della gioventù. E allora si è detta perché no? Questo è un treno che non bisognava lasciar passare, a quell’invito bisognava rispondere, e si è messa al lavoro con la sezione UICI di Foggia, sapendo di trovare fiducia e sostegno, costruiti in 15 anni di collaborazione, per organizzare ogni cosa. Ed è così che è nata questa coinvolgente esperienza.
Sabato 17 ottobre 2015 presso il campo Coni di Foggia si è svolta la seconda edizione di Oasiadi, evento sportivo patrocinato da Coni, Unicef, CIP (Comitato Italiano Paralimpico), FISDIR (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale), FIS (Federazione Italiana Scherma), Caritas, CUS e tanti tantissimi altri sponsor ed organizzato dall’Associazione “A un passo da te Onlus” con la partecipazione della Cooperativa Sociale “Cammina con noi”.
Le mini olimpiadi foggiane, intendono diffondere e promuovere la cultura della disabilità e dell’integrazione attraverso il mondo dell’atletica, e sabato mattina hanno visto la partecipazione di moltissimi ragazzi disabili di Foggia e provincia insieme alle loro associazioni.
Tra le finalità perseguite vi sono state:
diffondere e promuovere la cultura della disabilità e dell’integrazione e riconoscerne i diritti
promuovere e favorire esperienze finalizzate alla socializzazione e alla gratificazione attraverso lo sport
migliorare la qualità della vita dei disabili attraverso lo sport e prevenire le condizioni di isolamento ed emarginazione sociale
incentivare a svolgere attività sportiva come forma di crescita, psicomotoria e sociale
creare e far conoscere le reti sociali e le risorse associative del territorio.
Tra i partecipanti anche 8 ragazzi dell’Unione italiana ciechi ed ipovedenti di Foggia accompagnati da alcune educatrici della cooperativa sociale “Louis Braille”.
I ragazzi hanno potuto cimentarsi in più discipline sportive come corsa, salto in lungo, lancio del vortex sperimentando come lo sport è vita. Infatti nello sport ciò che conta è esprimersi, superare i propri limiti e le proprie paure riuscendo a conoscere se stessi, il proprio corpo e le proprie capacità. I sorrisi e l’entusiasmo dei ragazzi quella mattina ne sono stati la conferma.
I ragazzi guidati e accolti da istruttori federati sono stati guidati e accompagnati nelle varie discipline sportive con competenza e preparazione, suscitando l’entusiasmo dei ragazzi che è proseguito per tutto il resto della manifestazione.
L’evento è stata inoltre occasione per socializzare, confrontarsi, crescere e quindi fare squadra anche con gli stessi genitori e parenti dei ragazzi poiché dal confronto nasce la forza e la volontà per credere che tutto è possibile.
Tra le testimonianze e le emozioni raccolte dell’evento ci piace riportare quella di Teresa che sulla sua pagina facebook scrive:
“Oasiadi 2015 al coni di Foggia è stata un’esperienza incredibile!!! Non credevo che avrei fatto attività sportive come la gara di velocità, o il lancio del vortex o il salto in lungo!!!! Non ve ne dovete fregare di un fico secco se dite che i sogni non si realizzano, non lasciateli andare, non importa niente se sono grandi o piccoli!!!!! Un ringraziamento particolare va al mio papi che mi ha permesso di partecipare a questa manifestazione importante!!!!! Bisogna essere liberi di fare quello che ci realizza, perché lo sport è vita!!!! W lo sport!!!!!”
Quindi care Istituzioni, Associazioni, Genitori, Parenti e Ragazzi forza in squadra. E prendendo in prestito uno dei più bei aforismi di Gandhi facciamo in modo di “DIVENTARE IL CAMBIAMENTO CHE VOGLIAMO VEDERE!!!!!”
Sport – Mondiali Paralimpici di atletica leggera di Doha: i risultati dei 100 T11 femminile
Nelle batterie dei 100 T11 (non vedenti) femminile di ieri, 27 ottobre, Arjola Dedaj (guida: Sara Leidi. ) è giunta terza con il tempo di 14:20, non riuscendo purtroppo a conquistare la semifinale.
Arjola chiuderà la sua avventura iridata giovedì 29 ottobre con il salto in lungo T11.
Per seguire le gare:
Www.paralympic.org
www.abilitychannel.tv
www.raisport.rai.it
Sintesi tv alle ore 24:20 Ogni giorno su rai sport 1.
Sito ufficiale dei Mondiali di Doha 2015: http://www.paralympic.org/doha-2015/schedule-results
Una grande avventura, di Cesare Barca
Incontro nella sala virtuale della Commissione nazionale anziani.
Questo titolo potrebbe indurci a ripercorrere il ricordo di romanzi dei secoli scorsi intrisi di sorprese, di eventi straordinari imprevedibili, di racconti fantastici: niente di tutto questo. Qui vogliamo trattare di un avvenimento certamente straordinario, ma decisamente reale e potremo addirittura conoscerlo nella sua integrità nella narrazione che ne farà l’autore, proprio colui che ha vissuto realmente questa incredibile avventura, Alessandro Bordini. È un giovane trentenne che già da bambino amava e praticava lo sport, una persona libera e sorridente che ama socializzare e vivere positivamente le proprie giornate. Operaio attento al proprio lavoro dedicava i momenti liberi allo sport praticando, tra l’altro, la discesa sciistica, lo snowboard e il paracadutismo. All’età di 24 anni un atterraggio sbagliato gli fa perdere completamente la vista. La situazione era certamente pesante, ma Alessandro non accetta di rinchiudersi nella rinuncia: riemerge la sua sete di conoscenza, il suo impulso a vivere fino in fondo ogni momento della sua giornata e, forse proprio a causa della sua cecità, sente prorompente il bisogno di conoscere la realtà che pulsa all’esterno, le città, le persone che riversano per ogni dove le proprie speranze e la loro presenza. Alessandro avverte pulsare dentro una vitalità repressa che necessita di trovare spazi e realizzazioni appaganti e prende la sua decisione: “Faccio il giro del mondo”.
È giunta la primavera, siamo nel mese di aprile del 2013 e Alessandro ha maturato la sua decisione e inizia il suo lungo viaggio in piena autonomia, con una fermezza serena e incrollabile: perché rinunciare e rinchiudersi in se stessi? Il 2 aprile 2013 ha avuto inizio il suo lungo viaggio che lo porterà a visitare cinque continenti e 90 paesi. Viaggiò da solo aiutandosi con il suo bastone e l’iphone. Non fece ricorso ai servizi di accoglienza e di accompagnamento perché ha voluto fortemente dimostrare che, confidando in se stessi e nell’aiuto delle persone che si possono incontrare anche un cieco assoluto può fare il giro del mondo. Non soffermiamoci ora a riflettere e disquisire su una decisione tanto importante di questo giovane colmo di voglia di vivere e di esprimere la propria prorompente fiducia in se stesso e negli altri, in tutti gli altri senza esclusione alcuna. Avremo modo di parlare con lui, di porgergli tutte le nostre domande, di farci narrare le meraviglie di un viaggio che ha dell’incredibile per molti, non per lui.
Ci incontreremo come sempre nella sala virtuale 98 90 50 della Commissione nazionale anziani venerdì 30 alle ore 18. Ho motivo di pensare che saremo in molti perciò non attendete l’ultimo momento per richiedere informazioni per le modalità di ingresso : il sottoscritto, Nunziante Esposito e Pino Servidio vi daranno ogni informazione.
Venite a conoscere Alessandro: sarà bello e corroborante per tutti.
Cesare Barca
Cesare Barca: email cesarebarca@alice.it tel. 329 20 50 972
Nunziante Esposito: nunziante.esposito@alice.it tel. 349 67 23 351
Pino Servidio: email giuseppe.servidio@alice.it tel.335 80 82 002
Savona – Giornata Nazionale del cane guida, di Andrea Bazzano
Venerdì 16 ottobre 2015, in occasione della decima Giornata Nazionale del Cane Guida, l’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti della sezione provinciale di Savona, ha aderito all’iniziativa.
La giornata è stata organizzata grazie alla collaborazione della consigliera Dott.ssa Francesca Auxilia che con il Presidente dell’Associazione savonese Andrea Bazzano, hanno organizzato un incontrato con gli studenti del Liceo Classico Chiabrera Martini di Savona, il quale ha accolto favorevolmente l’iniziativa.
Le classi IV A e 1Cc di codesto Istituto, alla presenza delle rispettive insegnanti, hanno ascoltato con interesse come il cane guida riesca ad essere indispensabile per l’autonomia dei disabili visivi; in particolare il Presidente Bazzano ha raccontato la sua personale esperienza con Teddy, il suo fedelissimo cane guida , presente anche lui in aula.
Agli alunni ed ai loro docenti sono state fornite alcune informazioni in merito all’addestramento nonché alle scuole presenti sul territorio nazionale ed alle leggi che tutelano i cani guida ed i loro proprietari.
L’iniziativa ha avuto successo sia tra i ragazzi sia tra gli insegnanti, si ringrazia a nome dell’Associazione il Liceo Classico Chiabrera Martini per l’ospitalità.
Andrea Bazzano
Irifor Trentino – Prima Giornata provinciale dell’Ipovedente
La Cooperativa Sociale IRIFOR del Trentino Onlus, insieme alla sezione di Trento dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e alla sezione italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia Onlus), istituisce la Prima Giornata provinciale dell’Ipovedente, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulla delicata tematica delle persone, appunto, ipovedenti.
Sabato 24 ottobre si celebra dunque questa prima giornata provinciale in Piazza Duomo, a Trento, dalle 10.00 alle 16.00. Sarà presente l’Unità Mobile Oftalmica della Cooperativa, il camper attrezzato ad ambulatorio oculistico itinerante, che offrirà screening visivi gratuiti, per cui sarà possibile prenotarsi già dalle 10.00 del mattino. La piazza centrale di Trento ospiterà anche il Dark on the Road, la roulotte adibita a bar al buio, per regalare alla popolazione l’esperienza di sorseggiare una bevanda nell’oscurità, sotto la guida di camerieri ciechi e ipovedenti alla scoperta della disabilità visiva e alla riscoperta del potere degli altri sensi. Verrà inoltre predisposto un breve percorso che chiunque potrà fare, con l’ausilio del bastone bianco, utilizzando degli occhiali speciali che simulano le diverse patologie visive e permettono di capire quali difficoltà si trova quotidianamente a dover affrontare un ipovedente. All’interno del gazebo presente in piazza, verrà infine distribuito materiale informativo, fornito dalle realtà trentine e dalla IAPB Italia Onlus.
“Si tratta di una giornata che abbiamo deciso di dedicare all’ipovedente – dichiara il presidente IRIFOR Ferdinando Ceccato – poiché la società spesso non conosce queste patologie, che permettono di fare alcune cose ma ne precludono altre. Mettersi nei panni di chi vive tutti i giorni questa condizione è utile a far capire molte cose”.
Anche Dario Trentini, presidente dell’UICI di Trento, spiega come quest’iniziativa sia davvero importante: “Rappresentiamo l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e sentiamo forte l’esigenza di far conoscere l’ipovisione, nelle sue infinite forme e con le sue peculiarità per trasmettere informazione e permettere ai partecipanti di guardare oltre alla disabilità per comprendere davvero la persona ipovedente”.
Tutta la popolazione è invitata!