Non vogliamo una scuola per disabili visivi, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Letta la proposta Cervellin di aprire una “scuola specialistica” per disabili visivi, sono rimasto sconcertato dalla “debolezza pedagogica” della motivazione data a sostegno dell’iniziativa e, quale esperto che da oltre quarant’anni si occupa di inclusione scolastica di questa tipologia di alunni, non posso tacere.
Se è vero che l’inclusione scolastica dei disabili visivi, così come si è venuta realizzando, presenta alcuni aspetti critici, questo significa solo che essa, così come è, non va, non che il modello inclusivo non sia valido. La proposta Cervellin, nonostante venga presentata solo come una modalità diversa di realizzare l’inclusione scolastica degli alunni disabili visivi, in realtà è falsamente inclusiva: è vero che è prevista l’inclusione in una classe “mista” tra alunni normovedenti ed alunni con disabilità visiva, ma affinché questi ultimi possano frequentare questa scuola dovranno essere sradicati dal contesto famigliare e sociale in cui vivono ed essere “istituzionalizzati”, riprendendo un modello educativo riconosciuto valido nel tempo in cui era stato proposto da Gentile e realizzato (gli anni ‘30), ma che è stato messo in discussione da tutte le recenti teorie pedagogiche. Riproporlo ora significa anche non tener conto che in questi 90 anni la scuola e la società sono profondamente mutate e, per questo semplice fatto, oggi, una simile proposta risulta “fuori dal tempo”. La storia non si ferma, la storia va avanti con noi o senza di noi. Voler tornare a modelli del passato con l’illusione che essi hanno funzionato e quindi funzioneranno anche adesso, vuol dire semplicemente non essere stati capaci di leggere i segni dei tempi.
Cosa poi assolutamente discutibile è quella di voler fare una “scuola specialistica” per soli alunni altrettanto “speciali”, con la sola disabilità visiva. Al di là di questa idea di “selezione preventiva” che richiama ideologie segregazioniste che poco hanno a che fare con l’inclusione, l’autore della proposta sembra conoscere poco le problematiche dello sviluppo socioeducativo del bambino con problemi di vista: egli dovrebbe sapere che, nel bambino non vedente, normodotato alla nascita, ma non educato correttamente nel “pre-scuola” non è difficile assistere al sorgere di “disabilità secondarie”. Oltre che fuori dal tempo il modello proposto risulta essere anche fuori dalla realtà: anche in questo caso si fa riferimento ad un “ disabile visivo ideale” anziché partire da “bambini reali”.
Nel mio contributo “Sostegno o insegnante di sostegno?” pubblicato nelle pagine precedenti, muovendo dall’analisi del come si è venuto realizzando l’inclusione dei disabili visivi e quale sia attualmente lo “stato dell’arte”, ho cercato di chiarire che per una corretta inclusione degli alunni non vedenti e ipovedenti non serve il “docente di sostegno” se non nei primi anni della scuola elementare; servono invece “centri di sostegno” e una figura capace di supportare i docenti titolari nel dare le giuste risposte ai bisogni specifici del disabile visivo.
Su quest’ultimo punto un grosso aiuto verrebbe dal definire il profilo professionale dell’”assistente alla comunicazione” (art. 13 comma C legge 104/92) ed il relativo percorso formativo, obbligando poi le cooperative e gli enti che svolgono il servizio di assistenza scolastica e/o domiciliare a servirsene. Noi nella proposta di legge FAND–FISH sull’inclusione scolastica, i cui principi sono stati tutti recepiti nella legge 107 ed i cui contenuti stiamo cercando di trasferire nell’emanando decreto delegato sull’inclusione, lo abbiamo previsto.
La modalità di realizzazione dell’inclusione degli alunni con disabilità visiva va corretta, non certo attraverso nostalgici quanto dannosi ritorni al passato, ipotizzando “modelli ideali” per “disabili visivi ideali” fuori dal contesto, dal tempo e dalla realtà, ma guardando alla scuola che sarà, attraverso una maggior specializzazione dei docenti ed una maggior consapevolizzazione della scuola sui bisogni specifici dei ciechi e degli ipovedenti, creando le condizioni perché il contesto diventi inclusivo e, a nostro parere, la legge 107 contiene tutti i principi perché ciò possa realizzarsi.
Luciano Paschetta

17 gennaio: Io ti salverò visita guidata al Museo Omero all’insegna della curiosità

Io ti salverò
L’avventurosa vita delle statue tra ritrovamenti, sparizioni e peripezie
Domenica 17 gennaio ore 16,30
Visita guidata al Museo Tattile Statale Omero

ANCONA – Domenica 17 gennaio alle 16,30 al Museo Omero di Ancona una curiosa visita guidata dal titolo “IO TI SALVERO’” ci farà conoscere le mille vicissitudini di alcune delle più famose statue della storia dell’arte, dai marmi del Partenone alla Lupa Capitolina, dalla Pietà di Michelangelo al Minotauro Pentito di De Chirico. Contadini, lord, registi: scopriremo alcuni veri “salvatori dell’arte”, uomini e donne che, con spiriti ed intenti diversi, fra scazzottate e infatuazioni, hanno contribuito alla nostra conoscenza della bellezza. Prenotazione consigliata al tel. 071.2811935 email didattica@museoomero.it, costo 4 euro a partecipante. Gratuito: disabili e loro accompagnatori.

Monica Bernacchia
Redazione
MUSEO TATTILE STATALE OMERO
Mole Vanvitelliana
Banchina Giovanni da Chio 28
60121 Ancona
tel. 071 2811935
www.museoomero.it

Partita di calcio a 5 categoria B2/3 Ipovedenti

Giugliano in Campania (NA), 16 gennaio 2016 centro sportivo “ITALIA 90” via San Francesco a Patria
L’A.S.D. NOn ed IpoVEDenti Napoli “NOIVED NAPOLI”, è lieta di comunicare che Sabato 16 gennaio 2016, alle 14, ci sarà l’incontro di calcio a 5 categoria B2/3 Ipovedenti, valevole per l’assegnazione della Super coppa Italiana SS 2014/15.
Tale incontro, che si terrà al centro sportivo “Italia 90” di via San Francesco a Patria Giugliano in Campania (NA), è e deve/vuole essere un’occasione per mettere a conoscenza dell’opinione pubblica tutta, che “lo sport” come afferma il Presidente della citata società sportiva napoletana Rocco De Icco, “non solo, è un’occasione di integrazione tra le più efficaci, ma può e deve anche, nel caso specifico, chiarire e testimoniare la condizione dell’ipovedente: assolutamente non un cieco, ma una persona che ha comunque un deficit visivo più o meno grave, che lo fa essere una persona con disabilità vera, non un falso invalido”!

Per contatti Gianluca Fava (consigliere provinciale ed addetto alla comunicazione U.I.C.I. sezione di Napoli)
recapiti telefonici: 3394867416 081454698
sito internet: www.studiolegalefava.com
blog: blogstudiolegalefava.com
canale youTube: www.youtube.com/user/studiolegalefava
contatto Twitter: AvvGianlucaFava
pagina Facebook: www.facebook.com/pages/Studio-legale-Fava/104741142972161?sk=wall
contatto Skype: avvfava…

Leggibilità grafica – “Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi”, Flavio Fogarolo

Autore: Flavio Fogarolo

Molte persone con difficoltà visiva, non solo ipovedenti in senso stretto ma anche semplicemente anziani o con qualche generico problema di vista, si trovano spesso nella spiacevole situazione di dover decifrare dei testi che risultano per loro inaccessibili.
«È scritto troppo in piccolo, non riesco a leggere» è l’osservazione più frequente.
In realtà il problema della dimensione dei caratteri, pur fastidioso, è quello che in qualche modo si potrebbe anche superare ad esempio semplicemente avvicinando maggiormente il testo agli occhi o ricorrendo a qualche strumento compensativo come delle lenti appropriate o uno dei vari ingranditori elettronici, portatili o da tavolo, attualmente disponibili.
Ma non sempre queste soluzioni funzionano, e non solo a causa della minorazione visiva: a volte la lettura rimane impossibile perché il testo è stato scritto male, con una grafica confusa o inutilmente elaborata, usando colori assolutamente inefficaci, scrivendo su materiali inadatti, che abbagliano o confondono. “Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi” è il sottotitolo che abbiamo dato a una pubblicazione edita qualche anno fa dal Progetto Lettura Agevolata del Comune di Venezia1: se non si riesce a leggere è anche perché qualcuno, spesso solo per fare il creativo, ha aggiunto inutili ostacoli.
Il problema rientra, in generale, nel concetto di leggibilità grafica, ossia nell’insieme di accorgimenti che devono essere adottati per consentire l’accesso alla comunicazione visiva al numero maggiore possibile di persone. Sono principi noti da tempo ai grafici professionisti e pienamente applicati, ad esempio, in campo pubblicitario (nessuno si sognerebbe di progettare un logo commerciale con tratti sfumati, confusi, colori difficilmente percepibili…) eppure spesso del tutto ignorati in altri contesti ove una discutibile ricerca dell’eleganza formale e la creatività fine a sé stessa, unite ad una scarsa attenzione alle esigenze di chi vede poco, danno spesso come risultato una comunicazione grafica che crea enormi problemi a tante persone.
Le conseguenze di questa disattenzione sono molto soggettive e possono andare da un semplice senso di fastidio o affaticamento, anche momentaneo, all’impossibilità totale di fruire dell’informazione. Anche se solo nel secondo caso potremmo parlare di vere “barriere”, in realtà il problema coinvolge a diversi livelli moltissime persone con pesanti conseguenze: un testo che si legge con fatica diventa del tutto illeggibile quando l’illuminazione è carente, quando non ci si può avvicinare per vederlo meglio, se bisogna leggerlo al volo (pensiamo al nome della stazione in metropolitana) o semplicemente se gli occhi sono più affaticati del solito.
Il problema della leggibilità dei testi sta diventando negli ultimi anni sempre più rilevante, anche se ancora molto sottovalutato, per due ordini di motivi: da un lato l’aumento di popolazione, soprattutto anziana, con problemi di vista che non vuole però assolutamente rinunciare ad accedere all’informazione e ai servizi sia tradizionali (come leggere un libro) che innovativi (web e tecnologie, ad esempio), dall’altro le innumerevoli possibilità creative che hanno a disposizione oggi coloro che offrono, sia a livello professionale che amatoriale, comunicazione grafica e che, se mal usate, aumentano a dismisura i problemi. A tutti sarà capitato di strabuzzare gli occhi assistendo, magari dall’ultima fila, a una conferenza illustrata con slide dai colori assurdi, con elaborazioni che vorrebbero essere fantasiose ma che lasciano leggere poco o nulla.
A nessun editore, fortunatamente, è ancora venuta l’idea di stampare dei romanzi usando inchiostro grigio o carta colorata ma, chissà perché, nel web è considerato normale, oltre che molto elegante, proporre pagine con caratteri sfumati e lievi, colori tono su tono adatti forse per una cravatta o un foulard, ma improponibili in un testo destinato alla lettura.
Le regole della leggibilità grafica sono poche e tutto sommato abbastanza semplici.
Ecco, in breve, le principali:
1 – Evitare caratteri troppo piccoli e, tutte le volte che è possibile, dare la possibilità di leggere da vicino (come per un avviso, un orario ferroviario…) o di personalizzare l’ingrandimento (sito web, e-book…).
2 – Evitare i caratteri troppo sottili, inaccessibili a chi vede poco, ma anche quelli troppo grossi perché tendono a riempire i cosiddetti “occhi” delle lettere, ossia gli spazi interni, per cui gli utenti con difficoltà visiva riescono a cogliere bene solo il profilo esterno e confondono, ad esempio, una “o” con una “e”.
3 – Garantire che il testo sia correttamente percepito e distinto dallo sfondo, sia in termini di “luminanza” (chiaro-scuro) che di contrasto cromatico. Alcune coppie di colori sono assolutamente improponibili per tutti, altre creano difficoltà a molte persone.
4 – Attenzione alle elaborazioni grafiche: colori o bordi sfumati, ombreggiature, retinature, caratteri bizzarri… Vanno usate con moderazione e, soprattutto, buon senso e intelligenza, altrimenti diventano una barriera.
5 – Molti problemi nascono dalla sovrapposizione del testo a immagini sottostanti, fotografie, disegni, sfondi grafici di vario tipo. Se non vengono progettate bene, i risultati di queste produzioni sono spesso disastrosi per la leggibilità.
6 – Evitare caratteri troppo vicini tra loro, righe troppo fitte o troppo lunghe. Sconsigliato, se non per titoli o brevissime frasi, il testo centrato perché risulta più difficile capire quando e come si va a capo.
7 – Attenzione anche ai supporti usati e, soprattutto nella segnaletica, anche all’illuminazione: un pannello troppo lucido e riflettente con illuminazione diretta, un supporto trasparente o traslucido, un cartoncino bianco abbagliante…
Da osservare che quasi mai la leggibilità incide sui costi di produzione. Stampare un testo chiaro non costa un centesimo in più di uno confuso e illeggibile, è solo questione di cura e progettazione. Fa eccezione, se vogliamo, il caso di caratteri minuscoli usati a volte per ridurre il numero delle pagine o il formato di una pubblicazione, anche se c’è da chiedersi se un testo che non si può leggere possa davvero costituire un risparmio, o non sia di per sé stesso un inutile spreco.
Immagini e didascalie.
Scegliete voi quelle che ritenete più efficaci, è importante però che conserviate quelle in coppia (1, 2 e 4)

1 In stazione o aeroporto è fondamentale poter consultare gli orari. Non si pretende che tutti siano a misura di ipovedente, basta ce ne sia qualcuno a cui ci si possa avvicinare, non solo quindi tabelloni appesi in altro e inaccessibili per chi vede poco (a destra stazione di Milano, a sinistra stazione di Padova).

2 Non è raro nei musei trovare didascalie quasi mimetizzate, con caratteri piccoli e colori lievi. Assolutamente inaccessibili per chi vede poco, sono di difficile lettura anche per i normali visitatori. (Museo Santa Giulia, Brescia)

Da evitare, soprattutto per segnalazioni importanti come in questo caso, la combinazione testo rosso su sfondo blu. Illeggibile per la maggior parte degli ipovedenti, lo diventano per tutti in caso di condizioni ambientali difficili o di pericolo, come oscurità e fumo. (Stazione Centrale di Bologna).

In molti casi la ricerca dell’eleganza formale va, purtroppo, a scapito della fruibilità dell’informazione, creando nuove e inutili barriere. Le foto rappresentano, prima e dopo, il recente intervento di restyling alle stazioni ferroviarie: il vecchio numero “6” del binario, ben contrastato e di discrete dimensioni, è stato sostituito da un pannello con un numero molto più piccolo e da uno enorme, ma illeggibile, con contrasti grigio-bianco troppo tenui (Stazione Santa Lucia di Venezia).
1 Il volume “Questione di leggibilità – Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi”, a cura di L. Baracco, E. Cunico e F. Fogarolo, si può prelevare gratuitamente dal sito dell’Associazione Lettura Agevolata (www.letturagevolata.it).

La riabilitazione visiva rientrerà mai nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)? Ad oggi, la riabilitazione visiva in Italia resta un’opera incompiuta, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

E’ un fatto di cronaca che in Italia vengano progettate strutture che poi non trovano mai utilizzo, restando incomplete e abbandonate, con un notevole sperpero di risorse. Per noi cittadini, è difficile ipotizzare altre cause che non siano riconducibili all’incuria e alla superficialità degli amministratori. In una parola: stupidità. Anche per quanto ci riguarda, nel nostro piccolo, stiamo assistendo a qualcosa di analogo. Vi spiego.
L’art. 26 della legge n.833 del 1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, prevedeva che a carico delle nascenti Unità Socio-Sanitarie Locali ci fosse la riabilitazione sensoriale; le nostre leggi sono spesso lungimiranti e ineccepibili, ma come afferma il proverbio, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E la burocrazia.
La riabilitazione sensoriale, infatti, è rimasta per molti anni solo sulla carta, finché, grazie alle pressioni della nostra Unione, nel 1997, con la legge n. 284, non vennero stanziati 5.000 milioni delle vecchie lire per la creazione e il potenziamento dei cosiddetti Centri di Educazione e Riabilitazione Visiva per Ipovedenti.
All’epoca, nel mondo occidentale, la riabilitazione visiva era ormai un fatto consolidato da circa un ventennio: come al solito, malgrado l’enunciazione del principio nella sopracitata legge n. 833, siamo arrivati tra gli ultimi. Fu sempre l’Unione, per prima, ad organizzare corsi specifici per formare i riabilitatori, sotto lo sguardo diffidente e scettico del mondo accademico.
Gli stanziamenti di cui alla legge n.284, sono stati regolarmente erogati dalle Regioni fino al 2013 per un importo complessivo di 80 miliardi di lire in sedici anni, su per giù pari ad attuali 41 milioni di euro. Dal 2013 l’importo è stato ridotto a circa 400 mila euro annui.
Ancorché i predetti stanziamenti, in molte realtà, siano stati utilizzati per impegni socio-assistenziali che non avevano nulla a che fare con la riabilitazione visiva, le risorse utilizzate per la creazione o il potenziamento dei Centri di Riabilitazione Visiva sono state notevoli: gli enti interessati hanno presentato numerosi progetti alle rispettive amministrazioni regionali; queste ultime hanno provveduto a concedere l’accreditamento e lo stanziamento delle risorse indicate nei preventivi per l’acquisizione della strumentazione destinata ai nascenti servizi.
Eccoci però giunti all’anello finale della catena: i centri nascevano ed erano dotati di strumentazione all’avanguardia, ma a mancare era una cosa fondamentale: la remunerazione degli addetti ai lavori, gli oculisti, i riabiliatori e il resto del personale. Ecco quindi la nostra opera incompiuta: somme importanti stanziate per il processo riabilitativo ed il materiale relativo sottoutilizzato per mancanza di fondi finalizzati all’attività e alla gestione ordinaria dei centri.
Questo è il quadro della situazione attuale. Ora, ciò che potrebbe sbloccarlo, è l’inclusione della riabilitazione visiva all’interno delle tariffe ambulatoriali (il cosiddetto LEA, Livelli Essenziali di Assistenza); ciò eviterebbe a tutte le strutture che oggi agiscono in convenzione con le ASL di arrabattarsi con modalità improprie per riuscire a sopravvivere.
Soprattutto grazie alle pressioni costanti della nostra IAPB e del Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Riabilitazione Visiva, dopo vari incontri tra i Centri di Riabilitazione e il Ministero della Salute, sembra che il problema sia in via di soluzione. Dico sembra perché a data odierna la situazione non è chiara: in un primo momento, la riabilitazione pareva essere stata inclusa nel LEA, poi no; però a dicembre una funzionaria del Ministero della Salute ci diede conferma dell’inclusione, e del fatto che il decreto relativo al LEA sarebbe stato pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale. A tutt’oggi però non ce n’è traccia. Nemmeno il sottoscritto è riuscito ad avere la certezza che l’iter del provvedimento sia giunto a conclusione.
Torno a ribadire che notevoli risorse sono state stanziate, e che il materiale acquisito è sovente giacente presso le strutture o sottoutilizzato. Un’opera incompiuta, insomma.
Nei giorni scorsi, il Ministero della Saluto ha reso pubblica la relazione annuale al Parlamento relativa alla legge 284/97, un documento che descrive tutte le attività istituzionali messe in campo, durante l’anno, riconducibili alla gestione della prevenzione dell’ipovisione e della cecità.
E’ lo stesso Ministero, nelle conclusioni, a evidenziare la situazione di criticità del sistema, affermando: “Fintanto che le stesse attività di riabilitazione visiva non saranno ricomprese nei LEA, sicuramente la riduzione dei finanziamenti ai Centri, con drastica contrazione dell’erogazione dei fondi negli ultimi anni, sarà un forte elemento di criticità in quanto i Centri di Riabilitazione visiva, come richiesto dalla normativa, programmano tutte le attività sulla base dei finanziamenti che ricevono. Il taglio delle risorse quindi potrà impattare sulle prestazioni erogate e sui servizi offerti ai disabili visivi, in contrasto proprio con quanto richiesto a tutti gli Stati membri dall’OMS e dalla Convenzione ONU sui diritti dei disabili […]”
Dal 1978, anno di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale ad oggi sono trascorsi 38 anni (ripeto: 38!). Forse al 50° anniversario potremmo brindare alla conclusione della vicenda.
Mentre scrivo queste righe mi sovviene una battuta di Albert Einstein: “Esistono due cose infinite: una è l’universo, l’altra è la stupidità umana. Per quanto riguarda l’universo la questione è alquanto incerta…”.

Serie A Torball: i risultati della 4^ giornata

Si sono giocate stamane a Monza e a Reggio Calabria le partite valide per la quarta giornata del campionato di serie A di Torball maschile. A Monza l’Asd Omero Bergamo, che ieri aveva fatto bottino pieno, conquista altri sette punti portando a 19 il totale in due giorni di gare. I lombardi salgono al primo posto nella classifica generale scavalcando il Colosimo “A” che totalizza 15 punti. In Calabria, dopo i 7 punti conquistati ieri, l’Asd Reggina ne colleziona altri 10 (3 successi e 1 pareggio in 4
partite) salendo al terzo posto in graduatoria davanti al Gsd Non Vedenti Trento.
I risultati della 3^ e della 4^ giornata

Reggio Calabria – sabato 9 gennaio 2016

GSD Colosimo A vs ASD Reggina UIC Onlus 5-7 ASD Augusta NO.VE. vs GSD Colosimo B 2-2 ASD Olimpic Paideia Sporting vs Teramo Non Vedenti ASD 3-1 GSD Colosimo B vs ASD Reggina UIC Onlus 2-5 Teramo Non Vedenti ASD vs ASD Augusta NO.VE. 5-1 GSD Colosimo A vs ASD OlimpicPaideiaSporting 3-0 ASD Reggina UIC Onlus vs Teramo Non Vedenti ASD 3-7 ASD Augusta NO.VE. vs GSD Colosimo A 7-4
ASD OlimpicPaideiaSporting vs GSD Colosimo B 5-2
Teramo Non Vedenti ASD vs GSD Colosimo A 1-3 ASD Reggina UIC Onlus vs ASD OlimpicPaideiaSporting 2-2
Monza – sabato 9 gennaio 2016

GSD Non e Semivedenti Bolzano vs ASD Omero Bergamo A 1-5
ASD AS L’Aquilone vs ASD Ciechi Brianza 1-5
GSD Non Vedenti Trento Onlus vs ASD Pol. UICI Torino Onlus 8-0
ASD Ciechi Brianza vs GSD Non e Semivedenti Bolzano 4-4
ASD Pol. UICI Torino Onlus vs ASD AS L’Aquilone 7-2
ASD Omero Bergamo A vs GSD Non Vedenti Trento Onlus 1-0
ASD Pol. UICI Torino Onlus vs GSD Non e Semived. Bolzano 3-2
ASD AS L’Aquilone vs ASD Omero Bergamo A 2-10
GSD Non Vedenti Trento Onlus vs ASD Ciechi Brianza 6-5
ASD Omero Bergamo A vs ASD Pol. UICI Torino Onlus 4-2
GSD Non e Semived. Bolzano vs GSD Non Vedenti Trento Onl. 4-3

Reggio Calabria – domenica 10 gennaio 2016

ASD Reggina UIC Onlus vs GSD Colosimo A 5-1 GSD Colosimo B vs ASD Augusta NO.VE. 2-10 Teramo Non Vedenti ASD vs ASD Ol. Paideia Sporting 1-8 ASD Reggina UIC Onlus vs GSD Colosimo B 3-3 ASD Augusta NO.VE. vs Teramo Non Vedenti ASD 3-3 ASD Ol. Paideia Sporting vs GSD Colosimo A 1-7 Teramo Non Vedenti ASD vs ASD Reggina UIC Onlus 4-7 GSD Colosimo A vs ASD Augusta NO.VE. 6-4 GSD Colosimo B vs ASD Ol. Paideia Sporting 3-3 GSD Colosimo A vs Teramo Non Vedenti ASD 6-1 ASD Ol. Paideia Sporting vs ASD Reggina UIC Onlus 5-0

Monza – domenica 10 gennaio 2016

ASD Omero Bergamo A vs GSD Non e Semivedenti Bolzano 2-1 ASD Ciechi Brianza vs ASD AS L’Aquilone 4-4 ASD Pol. UICI Torino Onlus vs Gsd Non Ved. Trento Onlus 1-3 GSD Non e Semivedenti Bolzano vs ASD Ciechi Brianza 2-3 ASD AS L’Aquilone vs ASD Pol. UICI Torino Onlus 3-10 GSD Non Vedenti Trento Onlus vs ASD Omero Bergamo A 1-1 GSD Non e Semived. Bolzano vs ASD Pol. UICI Torino 6-2 ASD Omero Bergamo A vs ASD AS L’Aquilone 12-2 ASD Ciechi Brianza vs GSD Non Vedenti Trento Onlus 2-6 ASD Pol. UICI Torino Onlus vs ASD Omero Bergamo A 6-4 GSD Non Vedenti Trento vs GSD Non e Semived. Bolzano 6-3

Classifica generale sub judice

ASD. OMERO BERGAMO A 36
GSD. COLOSIMO A 35
A.S.D. UICI REGGINA 32
GSD. NV. TRENTO 31
GSD. NV. BOLZANO 26
GSD. OLIMPIA PAIDEIA 18
A.S.D. AUGUSTA NO.VE 17
ASD. TERAMO NV. 16
GSD. COLOSIMO B 14
GSD. CIECHI BRIANZA 14
POL. UICI TORINO 12
ASD. L’AQUILONE 1

Istruzione – Voci dall’Osservatorio per l’inclusione scolastica del Miur. Il primo giorno di Osservatorio…, di Marco Condidorio

Autore: Marco Condidorio

Abstract: Tra le criticità cui l’inclusione scolastica deve il proprio insuccesso, va individuata nella formazione inadeguata e sommaria degli insegnanti per il sostegno, causa programmi universitari privi di finalità didattiche e operative, lontani dagli ambienti ove lo studente in situazione di disabilità affronta in solitudine il proprio percorso scolastico. Risultato, l’inclusione si presenta come insuccesso formativo, nessuno degli attori, preposti per l’attuazione della normativa in materia di inclusione scolastica e dei processi ha competenze specifiche né sa cosa significhi valutare, certificare gli obiettivi dell’autonomia e degli apprendimenti disciplinari.

Marco Condidorio

 

Pochi attimi per potersi ambientare; esplorare l’ambiente, capirne gli spazi e le persone attorno al grande tavolo; sedersi lì, dove Ministri della Repubblica italiana e Sottosegretari della Pubblica istruzione hanno fatta la storia della nostra scuola; dove direttori e funzionari hanno scritte le fatidiche O.M. e le C.M. In quella sala, denominata “ Sala dei Ministri” sono nate leggi come la 118, norma a favore dei mutilati ed invalidi civili di cui cito in particolare gli articoli:  27 e 28 che trattano rispettivamente della eliminazione delle barriere architettoniche e degli  edifici di nuova costruzione e dell’obbligo d’istruzione che deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica salvo i casi in cui il soggetto sia affetto da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tali gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l’apprendimento o l’inserimento nelle predette classi normali, a cui seguono negli anni alcune iniziative che danno origine al  processo di scolarizzazione, nella scuola pubblica di tutti, per tutti, degli alunni disabili; tale percorso legislativo culminerà con la scrittura da parte del legislatore della famigerata 517 del 1977, legge con cui lo Stato italiano decretava la chiusura definitiva delle scuole speciali.

Ecco, essere lì; essere uno tra i molti; qualcuno tra pochi o, forse solo un’idea tra le mille che hanno viaggiato attraverso l’Italia dei banchi sgangherati; delle lavagne impolverate di gesso, nelle aule fatiscenti, luoghi provvisori per migliaia di alunni; respirare l’aria densa del tempo, limpida della sua storia, la nostra; essere lì e risentire le voci dei programmi “Gentile”, quelli del “cinquantacinque” e dell’ottantacinque, sino a quelli dei moduli, tanto rivoluzionari e didattici rispetto a quelli del maestro unico, così severi e oramai troppo vetusti; essere lì da adulto col cuore di studente, forse ancora bambino; essere in quel luogo ogni giorno, per tutti questi anni di scuola, oggi “Buona scuola” e pur sempre con tutti i suoi difetti e, perché no, magari con anche qualche pregio, per esempio quello d’essere comunque la scuola di tutti, per tutti, almeno nel principio del dettato legislativo e secondo la stessa Costituzione, argomento questo su cui avremo tempo e modo per dibattere (si leggano gli articoli 3, 34 e 38 senza escludere gli articoli 2 e 4, essenziali per comprendere le ragioni storiche ed evolutive riguardanti la persona in situazione di disabilità e lo stesso ambiente).

Entrare in quel luogo, così importante per storia e stile architettonico, ha suscitato in me un certo fascino nonché imbarazzo; eppure, dopo pochi minuti, ho avuta la sensazione d’essere al posto giusto, forse anche al momento giusto, vedremo!

Accanto a me, oserei dire in posizione di esperto, c’è stato l’amico Luciano Paschetta, referente per la  scuola della Fand Federazione Associazioni Nazionali Disabili.

E comunque, nella sala dei ministri, sono state scritte alcune parti della legge 107 del 13 luglio 2015, conosciuta come “Buona scuola”.

Cosa vuol dire essere componente dell’Osservatorio per l’inclusione scolastica; cos’è questo organismo istituzionale del Ministero per la Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca denominato Osservatorio?

Perché è così importante?

Andiamo per ordine, cos’è l’Osservatorio e di cosa si occupa: ha funzioni e compiti di tipo consultivo su: il monitoraggio del processo per l’integrazione scolastica, allo scopo di sostenere e facilitare l’attuazione degli obiettivi previsti dalla legge 104/92; gli accordi inter-istituzionali per la presa incarico del progetto globale di vita e di integrazione di alunni con disabilità; della piena attuazione del diritto allo studio, formazione degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali; di sperimentazione, innovazione metodologico-didattica e disciplinare; e in ultimo, ma non perché meno importante, anzi, a mio avviso è un poco il nucleo dell’Osservatorio, ha quello di potersi esprimere sulle proposte e i diversi disegni di legge, concernenti ovviamente la scuola, con propri pareri e iniziative, nonché sui regolamenti.

Il 10 agosto di quest’anno la Ministra Giannini firma il Decreto con il quale viene ricostituito l’Osservatorio per l’inclusione scolastica degli alunni disabili.

L’Osservatorio si articola in una consulta delle associazioni e in un comitato tecnico scientifico.

La consulta è composta dalle due federazioni Fand e Fish rappresentate dalle rispettive presidenze nazionali e da ben dodici associazioni federate, di cui sei con la Fand e sei con la Fish; vi sono poi alcune associazioni non federate come Fiaba e l’Associazione italiana dislessia.

Vediamo ora la composizione del comitato tecnico scientifico: i due presidenti delle due federazioni Fand e Fish, che fungono da ponte tra la consulta e lo stesso CTS e dai quattro direttori generali, uno per il personale scolastico, uno per gli ordinamenti, uno per i sistemi informativi e uno per l’Università.

Sono poi presenti docenti, dirigenti scolastici, neuropsichiatri infantili, pedagogisti, il rappresentante del Ministero del Lavoro e quello della Salute.

La novità è che, da quest’anno è presente nella compagine dello stesso CTS il CNUDD (Conferenza Nazionale Universitaria Delegati per la Disabilità).

Si stima che gli alunni frequentanti le università italiane, in situazione di disabilità, siano circa l’uno per cento della popolazione studentesca; per essere concreti, qualcosa come quindicimila persone integrate nei normali percorsi di laurea.

In ultimo, mi sia concesso un cenno all’impianto giuridico, da reputarsi sostanziale, dell’Osservatorio, in particolare quello della consulta e cioè che, per il fatto d’avere come direzione generale, quella dello studente, sia espressione del diritto “soggettivo” dello studente dunque anche di quello in situazione di disabilità , in quanto persona avente diritti e doveri e d’altro canto l’intera struttura quale Osservatorio per l’inclusione degli alunni disabili, pur presieduto dal sottosegretario Davide Faraone è egregiamente diretto dal Dott. Raffaele Ciambrone in qualità di Dirigente Ufficio IV – Disabilità della Direzione Generale per lo Studente, l’integrazione e la partecipazione.

Su cosa abbiamo lavorato in questa prima seduta di insediamento e già operativa?

Per rispondere alla terza ed ultima delle tre domande, desidero sottolineare come lo sviluppo dei lavori abbia riguardato principalmente tre temi cari non soltanto alla nostra Associazione l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e al nostro Istituto I.Ri.fo.R. ma all’intero comparto scuola, a tutto il mondo dell’istruzione e della  formazione ovvero la formazione dei docenti per il sostegno e di quelli curriculari; la continuità didattica e la tutela degli alunni disabili sia in termini di sicurezza scolastica che di utilizzo e di accessibilità degli stessi ambienti.

In sintesi l’intervento del sottoscritto ha riguardato i punti sopra elencati confermando, inoltre, la linea proposta dalle federazioni Fish e Fand alla luce dell’ipotesi legislativa 2444, evidenziando tuttavia che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti intende intervenire riguardo la formazione dei docenti con proposte operative che tengano conto delle specificità legate alla minorazione visiva nonché quelle del plurihandicap ove la cecità sia la disabilità prevalente.

Inoltre, è stato evidenziato come, sia gli ipovedenti che i ciechi assoluti, trovino difficoltà di frequentazione degli ambienti scolastici per le diverse barriere non solo architettoniche ma anche di tipo ambientale come la cattiva illuminazione e l’uso di materiali e superfici non idonee.

Infine, ho presentato il Master universitario in Educatore Tiflology Assistant promosso e sostenuto dall’ I.Ri.Fo.R. nazionale in collaborazione con l’I.Ri.Fo.R.  Molise, l’Unimol (Università degli Studi del Molise) e dalla presidenza nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti come progetto pilota per la formazione anche di futuri insegnanti per il sostegno; , a tal fine, dunque, in merito a quanto appena detto desidero precisare quanto segue:  il Ministero ha istituiti cinque tavoli di lavoro per la discussione dei nove punti della delega, di questi alcuni sono accorpati e discussi attorno ad un medesimo tavolo.  Vediamo quelli relativi al primo tavolo tecnico: il primo gruppo tratta della promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità; del ruolo  e della formazione iniziale dei docenti (da intendersi, qui,  di quelli per il sostegno); la continuità didattica.

In breve, il Governo ha convocato cinque “gruppi operativi”  per lavorare attorno a 9 argomenti che raggruppano i vari punti per i quali è necessario predisporre i decreti delegati attuativi della L.107/2015. Ne cito solo alcuni: l’inclusione degli allievi con disabilità; il sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni; la revisione dei percorsi di istruzione professionale; la formazione iniziale dei docenti e l’accesso all’insegnamento.

In qualità di componente dell’Osservatorio delegato in rappresentanza del Presidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, desidero evidenziare l’importanza che riveste la presenza della stessa UICI all’interno di un organo istituzionale di così alto valore politico, poiché è in tale sede che la nostra Associazione in modo democratico e collegiale, pur dialettico,  può dibattere su temi più caldi quali: l’istruzione , la formazione e l’inclusione scolastica degli alunni non vedenti assoluti e di quelli ipovedenti gravi e con disabilità aggiunte. La formazione dei docenti curricolari e per il sostegno, per proporne non solo il percorso universitario, ma il riconoscimento giuridico circa la specificità, superando lo steccato della formazione di base, per noi generica e insidiosa.

Il nostro Presidente nazionale Mario Barbuto, ha voluto e creduto moltissimo nell’istituzione di un gruppo di lavoro quale è quello, oggi, della Direzione nazionale, puntando l’accento proprio sui temi dell’istruzione e della formazione; temi questi a cui sarà bene che siano affiancati da quello del lavoro, dell’informazione e della comunicazione.

La Commissione Istruzione e Formazione della nostra Associazione, di cui la Direzione nazionale mi ha affidato l’alta responsabilità operativa ed associativa, ha di fronte a sé una strada aperta, certo non scevra di insidie di carattere politico, talvolta persino di tipo ideologico, ostacoli non da aggirare bensì da comprendere, sino a trasformarli in punti di forza, magari giungendo, dopo un confronto dialettico, ad una sintesi dai risvolti positivi, umanamente accoglibili e condivisibili come, per esempio,  una normativa equa, solidale e paritaria. In tutto ciò è indispensabile il concorso di tutti, dell’intero mondo associativo e civile, delle istituzioni e dello Stato.

Marco Condidorio

Sport – Goalball, a Bologna raduno dell’under 22

È iniziato ieri e si concluderà oggi a Bologna il raduno promozionale per la costituzione della squadra italiana di Goalball Under 22. Sono sette i ragazzi che hanno aderito al progetto, tutti di età compresa tra i 13 e i 19 anni: Mair Christian, Mair Peter e Plaikner Armin del Gsd NV Bolzano, Praticò Giuseppe dell’Asd Reggina UIC, Pretta Alessandro dell’Asd NV Tigers Cagliari, Vitale Mattia dell’Asd Olimpic Paideia Sporting Campobasso e Carozza Giuseppe  del Gsd Colosimo Napoli. Un grande risultato per l’iniziativa voluta fortemente dalla Fispic che punta alla valorizzazione dei giovani intenzionati a praticare questo sport. Ieri sono state introdotte le regole del Goalball e questa mattina si è svolto lo stage agli ordini di Francesco Gaddari, Responsabile Tecnico Nazionale Goalball, e del Preparatore Atletico Dario Merelli. Il raduno si è tenuto presso la palestra Corticella di via Shakespeare a  Bologna e l’organizzazione è stata curata in modo impeccabile dal Delegato Regionale FISPIC Emilia-Romagna, Fabrizio Petrillo. Si tratta del primo stage della Fispic dedicato esclusivamente ai giovani. L’evento rientra nella serie di misure, approvate dal Consiglio Federale, atte a promuovere la pratica sportiva tra le persone con deficit visivo di età inferiore a 22 anni. Un’occasione importante per i nostri ragazzi, utilissima anche per l’integrazione e la socializzazione.

Entusiasta il presidente della Fispic, Sandro Di Girolamo. “Finalmente inizia un percorso nuovo – ha detto Di Girolamo – che mette al primo posto i giovani. L’iniziativa punta al ringiovanimento delle nazionali e a dare nuova linfa alle società. Abbiamo iniziato con il Goalball e proseguiremo con le altre discipline. Vedere i ragazzi divertirsi e appassionarsi a questo sport è una grandissima soddisfazione anche per il sottoscritto che attualmente ricopre la carica di presidente, ma che in passato è stato per tanti anni un atleta”.

Reggio Emilia – Parte la sfida di SoundSight per aiutare i ciechi: servono 250 mila euro

Il software nato al CERN che permetterà alle persone non vedenti di allenare il proprio udito per percepire e identificare gli oggetti, fino a poter muoversi in autonomia. Da domani, Lunedì 21 Dicembre, parte la campagna crowdfunding di SoundSight Training su Kickstarter: servono 250 mila euro.

L’idea della studentessa di ingegneria gestionale dell’Università di Modena e Reggio Emilia Irena Lanza di 25 anni arriva alla fase operativa. Irene è il Ceo di Soundsight Training, una start up che si pone un obiettivo che potrebbe davvero rivoluzionare il mondo: dare la vista ai ciechi con il suono, sfruttando una tecnica che può essere adottata da tutti per aumentare la percezione di sé nell’ambiente. In una parola: ecolocalizzazione.
Da domani sarà online la campagna mondiale di crowfunding sulla piattaforma Kickstarter, l’obiettivo di raccogliere i 250 mila euro necessari a sviluppare il prototipo e renderlo accessibile a tutti. Se la campagna andrà a buon fine, dal 2017 il software sarà open source.
Per noi il crowdfunding non è solo un metodo di finanziamento collettivo, ma anche l’occasione di uno sviluppo collettivo, infatti chi donerà potrà diventare uno dei nostri primi utenti e avrà l’occasione di dare la propria opinione e confrontarsi con sviluppatori e designers.
SoundSight Training è una realtà virtuale acustica che simula l’interazione del suono con diversi scenari, dando l’occasione ai non vedenti di imparare come ecolocalizzarsi nello spazio.
Con una donazione di 25€ si riceverà il proprio nome in braille, con 50€ sarà possibile avere un video illustrativo del software SoundSight, con 250€ sarà possibile ricevere una licenza del programma da donare a una scuola o a una associazione di ciechi, con 630€ si potrà scegliere le caratteristiche ambientali del software, 1800€ i tecnici realizzeranno una simulazione dell’ecolocalizazzione su un luogo reale a tua scelta.
Ma non è finita qui, salendo di generosità sarà possibile passare un pomeriggio e andare a cena con tutto il team di SoundSight al CERN di Ginevra o Bologna (3500€) invece con 5000€ si riceverà l’hardware di SoundSight.
Tutte le donazioni sono importanti, sarà possibile donare anche un solo euro e si verrà ringraziati pubblicamente da Sound Training. Ci sarà tempo fino all’8 febbraio 2016 per partecipare a questa campagna di generosità.

Come è nata l’idea, come funziona il software, quando e grazie a chi è stata sviluppata?
“In questo momento lavoriamo su un prototipo dimostrativo già testato da non vedenti – risponde Irene – che può essere utilizzato con un normale computer. Servono due periferiche: cuffie e microfono. Grazie al microfono il non vedente dà un input e ascolta il ritorno dell’eco in base all’ambiente simulato all’interno del software. Il principio è lo stesso del sonar, la tecnica del pipistrello. Allenandosi, anche i vedenti possono migliorare le loro capacità. Chiunque potrebbe imparare ad ecolocalizzarsi in base al suono.
Per sviluppare il software abbiamo lavorato con un gruppo di tre volontari, tutti non vedenti tra cui Cecilia Camellini di Formigine (già campionessa paralimpica di nuoto).
Un risultato straordinario ottenuto in meno di un anno di lavoro. “Grazie all’università, ho potuto frequentare per 6 mesi il corso Cbi (Challenge Based Innovation) de IdeaSquare, Cern insieme a studenti provenienti da università di tutto il mondo. Siamo stati divisi in team. Al mio è stata affidata questa sfida: trovare una soluzione tecnologica per i non vedenti. Durante questa esperienza ho avuto la fortuna di conoscere i miei due attuali compagni di viaggio, Marco Manca (italiano, medico, 36 anni, lavora ancora al Cern) e Henrik Kjeldsen (ingegnere informatico tedesco di 36 anni che lavora a San Francisco), con i quali ho iniziato a lavorare nel febbraio 2015”.
“Ora abbiamo una sfida – prosegue Irene – vogliamo continuare i nostri studi e rendere SoundSight Training reale. Per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna di crowfunding con l’obiettivo di raccogliere 250 mila euro. Su Kickstarter pubblicheremo un nostro video di presentazione girato insieme ai nostri volontari. I soldi serviranno per arrivare in un anno ad avere non più solo un prototipo dimostrativo, ma un prodotto che i non vedenti potranno utilizzare”.
E sulla scelta dell’open source: “Stiamo parlando di uno strumento educativo. Sarebbe sbagliato tenerlo chiuso in uno scrigno e non condividerlo”.
Una scelta che fa onore al team di Soungsight Training. Se diffuso su larga scala, questo software potrebbe davvero aiutare milioni di persone.
Fotografie:
Logo di SoundSight Training: https://drive.google.com/file/d/0B6Phjbi6RJ7WVjVybHl3SFlyTUE/view?usp=sharing
Sessione di test del prototipo: https://drive.google.com/file/d/0B6Phjbi6RJ7WWlp5Q3RyNHFwc0U/view?usp=sharing

Un esempio di uno dei livelli all’interno del prototipo dimostrativo: https://drive.google.com/file/d/0B6Phjbi6RJ7Wd01qVHlUX3ROUkU/view?usp=sharing

Per maggiori informazioni:
Lanza Irene, CEO di SoundSight Training lanzairen@gmail.com – 3490873339
Facebook SoundSight Training

I risultati del “6° MEETING INTERNAZIONALE di nuoto paralimpico DI BRESCIA”

Si è svolto il 20 dicembre 2015, presso La Polisportiva Bresciana No Frontiere Onlus Asd il “6 ° Meeting Internazionale di Brescia”.
All’evento riconosciuto dall’IPC swimming ha partecipato la nostra atleta Martina Rabbolini ottenendo i seguenti risultati:
– 200 misti prima classificata S11 con il tempo di 3.15,20
100 rana prima classificata S11 con il tempo di 1.38,37
100 dorso seconda classificata S11 con il tempo di 1.31,6
Complimentissimi!