Fare dell’Italia un Paese che accoglie i cani guida per ciechi, sarà possibile?, di Elena Ferroni

Autore: Elena Ferroni

Un recente comunicato stampa della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) pubblicato sul giornale on line dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus, porta in primo piano le difficoltà di accesso ad alcuni alberghi, in cui si sono imbattute persone non vedenti con il loro cane guida. Leggendone il contenuto, riflettevo su quanta libertà di movimento regali a chi non vede la presenza di un cane opportunamente addestrato, su quanto lasci l’amaro in bocca trovarsi di fronte al rifiuto verso questi animali e soprattutto, su come si possa far capire il loro ruolo a chi non Sa. Queste domande sono diventate per me ancor più rilevanti, perché da qualche settimana la direzione nazionale U.I.C.I., mi ha assegnato l’incarico di coordinare la commissione nazionale che si occuperà proprio di tale tema. Dunque dovrò guidare un gruppo di persone che avrà l’importante Compito di proporre linee di indirizzo per l’azione, in questo specifico settore, nei prossimi cinque anni.
E allora pensando all’Italia, pur con alcune differenze territoriali, credo di poter dire che vivo in un paese poco abituato a vedere in giro cani guida per ciechi, poco informato sul tema e spesso anche distratto. Un paese in cui non si Sa distinguere tra cane guida e cane da compagnia, che non è a conoscenza che il cane guida ha una funzione importantissima che va rispettata, per esempio spostandosi per lasciare libero il passaggio, non disturbandolo mentre lavora, evitando di accarezzarlo e attirare la sua attenzione.
Se penso invece a ciò che vorrei, mi piacerebbe vivere in un’Italia in cui un cieco che si muove quotidianamente affiancato dalla sua guida a quattro zampe non incontri divieti sul suo cammino. Non trovi ostacoli ad entrare in un ristorante o in un supermercato, a prendere un taxi, un autobus o un aereo, in cui si possa recare tranquillo a fare una visita medica, sul suo posto di lavoro o in un luogo di vacanza. Vorrei che non ci fosse sempre bisogno di spiegare che il cane guida può entrare, ripetendo in ogni situazione di disinformazione o peggio rifiuto, che c’è una legge che lo consente dal 1974, come fosse un disco rotto.
A partire quindi dalla nuova commissione nazionale U.I.C.I. dedicata ai cani guida, che verrà nominata insieme a tutte le altre a fine mese dalla direzione dell’associazione, mi farò promotrice e punto di riferimento nel delineare obiettivi chiari, che abbiano il preciso scopo di ridurre lo scarto che c’è tra l’Italia di adesso e il paese accogliente che vorremmo. Mi aspetto inoltre di esser circondata da persone volenterose che mi aiuteranno a portare avanti le proposte scaturite dai lavori del XXIII Congresso Nazionale e mi impegnerò in prima persona perché queste non restino solo belle parole scritte sulla carta. Obiettivi prioritari da tenere in considerazione saranno una incisiva sensibilizzazione sul territorio riguardante il prezioso ruolo del cane guida e un’informazione capillare ai dirigenti dell’associazione riguardo a questo tema, che merita senza dubbio tutta la nostra attenzione.
Appena sarà individuata la squadra di persone insieme alla quale lavorare, ricordando che c’è tempo fino al 15 gennaio per inviare la propria candidatura a far parte delle commissioni, mi auguro che questo nuovo gruppo che avrò la fortuna di coordinare saprà fare del suo meglio, perché la libertà di movimento del cieco con il cane guida sia una realtà universalmente conosciuta e scontata, piuttosto che un diritto da rivendicare con le unghie e con i denti.

Elena Ferroni