Istruzione – Binomio professionale tra l’educatore tiflologico e il docente per il sostegno didattico, di Marco Condidorio

Per continuare il nostro percorso informativo/formativo, attraverso questi brevi istanti di riflessione su quelle che sono le risorse strumentali, professionali, umane ed economiche, utilizzabili per la progettazione e realizzazione dei percorsi di inclusione scolastica in favore dei nostri alunni/studenti in situazione di cecità assoluta, di ipovisione lieve o grave/o con minorazione aggiuntiva, oggi mi occuperò in questo articolo del binomio educatore-docente per il sostegno didattico.
Non tralasciando mai, però che, il nucleo d’ogni azione didattica ed educativa, di servizio tiflologico, abilitativo riabilitativo, è il fanciullo, l’alunno e lo studente, con la pienezza della personalità, della dignità e del diritto ad essere trattato e di sentirsi prima d’ogni cosa, prima di qualunque azione, anzitutto persona con diritti di cui, dai genitori alle figure professionali della scuola, degli operatori di qualsiasi istituzione, educativa, formativa, riabilitativa, sanitaria, professionale, politica tutti debbono assumere personalmente l’esercizio e la garanzia, a tutela dell’alunno o studente in primis, poi per la famiglia e la scuola.
L’esercizio del diritto, d’ogni diritto, come per il dovere, risulta impossibile nel suo compimento se chi lo esige non sia debitamente dotto in ciò per cui chiede e lotta. Un fanciullo va istruito in tal senso, sino all’età matura in cui giungerà consapevole solo se e soltanto qualora abbia avuto adulti responsabili e dotti.
Qual è il ruolo dell’educatore tiflologico in aula?
Quale la sua origine e in quale documento ne viene previsto l’intervento in favore dell’alunno/studente?
È sempre utile la sua azione educativa?
Quali sono i compiti dell’educatore tiflologico?
Egli può sostituirsi all’azione didattica del docente per il sostegno?
Può svolgere azioni afferenti interventi di assistenza di base?
Queste e molte altre domande di cui ci occupiamo in questo spazio dedicato all’analisi degli interventi educativi in aula e rispetto alla continuità educativa presso il domicilio dell’alunno/studente.
Iniziamo col dire che il docente e l’educatore hanno contratti diversi e, per usare un termine conosciuto ai più, hanno un datore di lavoro differente: il docente è assegnato dall’ufficio scolastico regionale ed è a tutti gli effetti dipendente del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca; il docente per il sostegno didattico, inoltre ha la contitolarità della classe con i colleghi di materia o con le maestre.
Partecipa alla valutazione pari ai colleghi del consiglio di classe.
L’educatore tiflologico o assistente alla comunicazione e per l’autonomia, previsto dall’art.13 com.3 della legge 104/92 è contrattualizzato dall’ente locale, comune, provincia o città metropolitana, dipende dal grado di scuola in cui ci troviamo, non dall’ordine.
Non ha alcun ruolo sulla classe ma, per contratto è affidato esclusivamente all’alunno/studente; il suo datore di lavoro è l’ente locale, Comune, Provincia, l’ambito territoriale o ATS; diversamente dal docente per il sostegno didattico.
Entrambe le figure debbono essere richieste dalla scuola in tempi e con modalità differenti ma, questo sì, con la medesima finalità: contribuire al successo formativo dell’alunno/studente consentendogli cioè di poter esercitare il proprio diritto allo studio usufruendo delle conoscenze, delle competenze e della professionalità di entrambe.
Chi dialoga con la famiglia dell’alunno/studente?
Entrambe le figure professionali ma, e su ciò ci fermiamo un istante, alla luce di un piano condiviso col consiglio di classe e in particolare col docente per il sostegno didattico assegnato all’alunno/studente.
Il dialogo con i genitori è delicato e strategico anche per le finalità didattiche ed educative che ci si è prefissati, riportate proprio nel PEI. La sovrapposizione o peggio la contraddizione di quanto svolto col nostro alunno/studente dall’una piuttosto che dall’altra figura, rischia confusione e determina un certo discredito dannoso, sia per il discente che per l’una o l’altra parte quale componente dinamica del percorso inclusivo.
La relazione professionale tra le due figure è auspicabile in ogni fase di costruzione del percorso scolastico inclusivo in quanto lo stesso viene pensato e progettato in favore del discente e non quale piattaforma sindacale per la rivendicazione di spazi e competenze.
Vi sono docenti sul sostegno didattico che per curriculo e formazione professionale nascono come educatori o assistenti alla comunicazione; viceversa, vi sono educatori tiflologici o assistenti alla comunicazione che per curricolo e formazione professionale avrebbero dovuto essere docenti per il sostegno didattico ma, per ragioni legate al mondo del lavoro, non lo sono.
Quali sono i compiti dell’assistente alla comunicazione e per l’autonomia o dell’educatore tiflologico nel caso di alunni non vedenti, ipovedenti lievi o gravi?
L’educatore, diversamente dal docente assegnato sul sostegno didattico, esercita il compito educativo volto all’acquisizione dell’autonomia da parte del discente in relazione alla conoscenza e all’uso di strumenti, materiali e tecnologie, che gli consentano d’essere, per l’appunto autonomo, indipendente nello studio.
L’autonomia che persegue il docente sul sostegno didattico è invece quella afferente all’acquisizione di un metodo da parte del discente, che lo renda appunto capace di sviluppare una didattica autonoma nello studio fuori dalla classe.
Lo studio autonomo, privilegio oggi per pochi studenti, rappresenta l’esercizio della capacità acquisita di sviluppare un percorso di apprendimento in modo autonomo svincolato da qualsiasi sostegno ma in linea con quanto ha appreso grazie al sostegno didattico; e, autonomo nell’uso dei materiali e delle tecnologie per aver avuto un buon percorso educativo in riferimento agli strumenti per lo studio o l’esercizio.
L’assistente o l’educatore tiflologico possono sostituirsi all’azione didattica del docente curricolare o a quella del docente per il sostegno didattico?
Assolutamente no!
Le competenze debbono essere esercitate dalle singole figure in relazione ai compiti e ruoli per i quali sono titolati a stare in aula, con gli alunni o accanto all’alunno/studente.
Ciò non significa che non vi possa essere un assistente o educatore con competenze didattiche disciplinari o specifiche, afferenti cioè al tipo di disabilità propria del discente; ma, per la serenità dello stesso alunno/studente e di quella della famiglia, al fine di mantenere vivo un dialogo tra professionisti dell’educazione, l’esercizio dei compiti affidati deve essere rispettoso anzitutto degli apprendimenti e dei bisogni educativi propri dell’alunno/studente.
Comportamenti o atteggiamenti troppo rigidi, contrastanti e contraddittori rischiano d’essere lesivi del medesimo diritto all’istruzione e dell’educazione.
Chi dà consulenza circa gli ausili, strumenti o materiali e tecnologie da utilizzare?
Solitamente la consulenza tiflologica riguardo agli strumenti didattici è definita dall’educatore tiflologico o assistente alla comunicazione e per l’autonomia. Ecco perché nel suo curriculo formativo, dunque anche in quello professionale, debbono essere acquisite e specificate le conoscenze e competenze nel campo delle scienze tiflologiche: tiflo-tecnica, tiflo-didattica e tiflo-informatica.
Le figure educative, comprendendo fra queste anche quella dell’assistente alla comunicazione, infelicemente definita così, almeno riguardo agli alunni/studenti ciechi assoluti, ipovedenti lievi o gravi e magari in situazione di ulteriore minorazione aggiuntiva, hanno la possibilità d’essere utilizzati per percorsi educativi extra scolastici, per esempio a casa il pomeriggio; l’importante, non mi stancherò mai di evidenziarlo, sempre e soltanto in linea col programma scolastico in condivisione col docente curricolare e di quello per il sostegno didattico.
La presenza di troppe figure in aula, sul medesimo alunno/studente e nel medesimo istante educativo, determina confusione per tutti, in particolare per il discente; oltre ad un dispendio di risorse umane e professionali che, attorno all’alunno svaniscono.
Diversamente dal docente per il sostegno didattico, il quale si deve relazionare con tutti i colleghi di classe e non, l’educatore tiflologico, o assistente alla comunicazione, deve rapportarsi con il docente per il sostegno, al massimo anche con quello curriculare e lavora esclusivamente con l’alunno per il quale è stato chiamato dalla scuola e per effetto di una programmazione individualizzata riguardante l’alunno o studente.
Qualche volta i genitori confondono le due figure?
Purtroppo sì, la scuola stessa crea confusione e trasmette la stessa alle famiglie dei bambini, alunni e studenti ciechi assoluti, ipovedenti gravi e lievi e/o con minorazioni aggiuntive.
La confusione genera anche l’interpretazione secondo cui le ore di sostegno didattico possono essere distribuite a piacimento, pur di coprire l’intero monte ore di lezione settimanale previsto per quell’anno scolastico.
I bisogni educativi, dei nostri alunni o studenti, spesso lasciamo che vengano trasformati da aule scolastiche in aule di tribunale a danno tutto dei nostri figli, della loro crescita e maturità. Ed invece, quei bisogni educativi, che sono d’ogni alunno o studente, dovrebbero essere l’aula quale habitat naturale per la loro crescita, il loro sviluppo umano e sociale.
In conclusione, l’educatore tiflologico o anche l’assistente alla comunicazione e per l’autonomia, ha compiti di affiancamento alla struttura scolastica durante l’anno di permanenza dell’alunno o studente in situazione di cecità o ipovisione grave o lieve per sostenerlo nei processi educativi di conoscenza e esercizio all’uso dei materiali, degli strumenti e tecnologie utili allo studio.
Questo significa che entrambi possono essere presenti, in quanto l’una non sostituisce l’altra funzione educativa, l’una per la didattica, l’altra per la conoscenza dei materiali e strumenti.
Per esempio l’assistente o educatore, non può avere la responsabilità della classe e conseguentemente non può in alcun momento sostituire il maestro o docente in quanto è a questi ultimi che gli alunni sono affidati. In altri termini, non solo le due figure professionali possono essere compresenti ma il loro impegno deve essere ben definito e devono essere altrettanto chiari i confini dell’intervento didattico da quello specificatamente educativo esercitato dall’educatore tiflologico o assistente alla comunicazione.
Ricordo come l’azione didattica si avvale e integra necessariamente, completandola con quella educativa.
Qual è la sede per pianificare la presenza e l’intervento delle figure quali l’educatore o l’assistente alla comunicazione?
Gli addetti ai lavori conoscono bene il luogo di discussione: è il GLHO, gruppo di lavoro handicap operativo.
Di norma, per utilizzare il lessico caro alla normativa, si riunisce due volte l’anno. L’assistente educativo è previsto dall’articolo 13 della legge 104/92. Il reclutamento, la formazione e la gestione dell’assistente sono, generalmente oggi, compito dell’ente locale: comune, provincia o città metropolitana, ATS.
Tuttavia, corre l’obbligo ricordare che il Dirigente scolastico, oggi più che mai, ha la responsabilità dell’utilizzo dell’educatore nell’ambito dell’organizzazione e della gestione dell’inclusione scolastica, in particolar modo il personale educativo-assistenziale è tenuto ad agire, in momenti collegati e distinti, ma non separati rispetto a momenti specifici del personale docente generalmente può operare sia in presenza che in assenza del personale docente.
Chi redige il programma educativo, diremo tecnico-strumentale e afferente ai materiali didattici per la conoscenza e l’uso da parte del discente?
L’educatore tiflologico o, qualora vi sia, anche l’assistente alla comunicazione e per l’autonomia. Infatti è l’educatore a costruire in accordo con i docenti in classe, un proprio piano di lavoro all’interno del Piano Educativo Individualizzato per l’alunno in situazione di cecità assoluta, ipovedente grave o lieve; deve evitare una gestione puramente assistenziale, per quella c’è il personale dedicato, quello per l’assistenza di base, se prevista perché richiesta dalle condizioni specifiche del discente;
E, qualora il dirigente Scolastico lo ritenga opportuno, l’educatore partecipa attivamente ai lavori di messa a punto del profilo dinamico funzionale e del piano educativo individualizzato;
ovvio che lo stesso debba garantire il massimo di segretezza professionale per tutto quanto si riferisce alle informazioni sull’alunno in situazione di cecità assoluta, di ipovisione lieve o grave e magari con minorazione aggiuntiva.
Con chi deve rapportarsi l’educatore o assistente alla comunicazione?
L’educatore/assistente alla comunicazione deve interagire con le altre figure professionali presenti nell’ambito scolastico: anzitutto, qualora sia presente per esigenze dell’alunno/studente, deve confrontarsi e operare in accordo con l’assistente di base, poi con i docenti curriculari, con il docente per il sostegno didattico, col personale ATA. Tale dialogo inter-professionale e umano va stabilito poi col personale dei servizi del territorio.
In un confronto sano e rispettoso delle parti, con la cooperazione anche dei genitori dell’alunno/studente, deve proporre quanto ritenga utile, opportuno e vantaggioso per l’alunno in situazione di disabilità visiva afferente il percorso inclusivo.
Il suo ruolo gli impone un atteggiamento etico-professionale per cui dovrà mantenere sempre attivo il dialogo e collaborare con la struttura scolastica per ciò che afferisce l’ambito delle attività progettate dalla scuola in cui opera.
Ogni figura dovrebbe poterlo fare ma, certamente l’educatore ha il dovere di formarsi e aggiornare le proprie conoscenze per fortificarle sino a renderle competenze.

Tra i doveri dell’assistente alla comunicazione o educatore tiflologico, per il fatto di trovarsi in una struttura educante con funzioni amministrative, deve sottoscrivere quella che si chiama dichiarazione di responsabilità con la quale si impegna a ufficializzare la sua presenza a scuola, quando entra ed esce.
Qualsiasi diatriba tra lui e il docente curriculare piuttosto che con quello per il sostegno didattico, andrebbero risolte di fronte al dirigente scolastico o alla figura strumentale che segue specificatamente l’area, per l’esecuzione del PTOF, piano triennale dell’offerta formativa, il PAI, Piano Annuale per l’Inclusione.
Il bambino, l’alunno o lo studente non sono un puzzle per cui possiamo permetterci di incastrare le tesserine attraverso tutti i tentativi immaginabili e impossibili ma, persone che a pari di tutti gli altri alunni e studenti hanno il diritto di partecipare alla vita scolastica avendo pari opportunità didattiche, educative ed emotive, oltre che affettive.

Beni Culturali – A passeggio nel mondo dell’opera

Museo Tattile Statale Omero, Sala Conferenze
Ingresso libero

Un ciclo di cinque conferenze – ascolto, a cura di Aldo Grassini in collaborazione con gli Amici della Lirica “Franco Corelli” Ancona.

Mercoledì 17 ottobre ore 17
Nel 150o anniversario della morte
Rossini, il suo tempo, la sua opera
Fabio Brisighelli
Rossini e il passaggio tra il vecchio e il nuovo mondo, tra le eredità del melodramma di derivazione barocca e i fermenti del Romanticismo alle porte. La categoria saliente del “buffo” e la vocazione/sperimentazione della musa drammatica negli anni napoletani di libertà compositiva. L’esperienza in terra di Francia; i lunghi anni del silenzio creativo, rotto dai significativi bagliori del “sacro”. Rossini dalla personalità complessa e sfaccettata.

Mercoledì 24 ottobre ore 17
Franco Corelli: una voce fatale
Antonio Luccarini – Daria Della Croce
Immagini, suoni, aneddoti sulla straordinaria parabola artistica di uno dei più grandi tenori del Novecento.
A 15 anni dalla sua scomparsa un omaggio ed un ricordo dalla sua Città che poco lo ricorda.

Mercoledì 7 novembre ore 17
C’è musica e música
Gabriele Cesaretti
La zarzuela e la tradizione musicale spagnola tra XIX e XX secolo. Non chiamatela operetta. La zarzuela spagnola è molto di più che un genere “leggero” per occupare, al contrario, un posto di assoluto rilievo nella tradizione musicale della penisola iberica, al punto da essere addirittura molto popolare e, in tempi recenti, essere entrata anche nel repertorio musicale di cantanti non ispanici.

Mercoledì 21 novembre ore 17
Otello femminicida o vittima?
Aldo Grassini
Ha senso attualizzare l’opera? Otello conserverebbe la sua alta drammaticità se pensassimo a lui come a un uomo del nostro tempo? Un confronto tra l’Otello shakespeariano e quello Verdiano ci rivela che il Moro di Venezia è la vera vittima del genio del male, Iago.

Mercoledì 5 dicembre ore 17
Medea, Norma, Isotta.
La voce di Eros-Thanatos fra catastrofe e redenzione.
Cristiano Veroli
A partire dalla fine del Settecento, il mito di Medea rappresentato nel capolavoro tragico di Euripide ha ispirato, con le sue dilanianti passioni scatenate dal conflitto fra amore e morte, alcuni fra i più alti ingegni del teatro musicale europeo, in particolare Cherubini, Bellini, Wagner. Attraverso le loro opere, Medea rivive nella modernità ma si trasforma anche: il suono della sua voce, dal nero abissale delle origini, si rischiara nella luce mistica della redenzione risalendo dalla barbarie verso la civiltà.

Info
tel 0712811935
email info@museoomero.it

Museo Tattile Statale Omero – Mole Vanvitelliana
Banchina Giovanni da Chio 2 – 60121 Ancona
www.museoomero.it
#museoomero Facebook, Twitter, Instagram, Youtube, Google+

Locandina "A passeggio nel mondo dell'opera"

Locandina “A passeggio nel mondo dell’opera”

Sport – BXC: Alla Roma All blinds il “Trofeo Carlo Morelli – Umberto Calzolari”

Dopo aver conquistato la Coppa Italia, la Roma All blinds si aggiudica il torneo di fine stagione di baseball per ciechi, dedicato a CARLO MORELLI e UMBERTO CALZOLARI, sconfiggendo in finale i Thunder’s Five Milano (2 a 0).
L’altra formazione meneghina, i Lampi, si è fermata nei quarti di finale contro l’Umbria Redskins BXC.
Alla manifestazione, che si è svolta il 13 e 14 ottobre a Bologna, hanno partecipato la Fiorentina BXC, gli Allblinds Roma, il Bologna Cvinta White sox, i Patrini Malnate, la Leonessa Brescia, gli Staranzano BXC, i Thunder’s Five Milano, i Lampi Milano e l’Umbria Redskins BXC.

Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano ONLUS

Comunicato stampa – 16 ottobre: XIII Giornata Nazionale del Cane Guida

16 ottobre – XIII Giornata Nazionale del Cane Guida, ancora molti i casi di discriminazione e di mancata osservazione delle leggi sull’accessibilità nei luoghi aperti al pubblico

In questa giornata, U.I.C.I. si fa portavoce del diritto alla mobilità dei non vedenti e del prezioso compito svolto dai cani guida per consentire alle persone con disabilità visiva di muoversi in autonomia e sicurezza
A Messina U.I.C.I. incontrerà i cittadini per le vie della città dimostrando, con esercitazioni pratiche, perché questi cani sono davvero gli occhi di chi non vede

Roma, 15 ottobre 2018 – “Giro sempre con la legge in tasca, ce l’ho nel portafoglio. Vi si dice chiaramente che con il mio cane guida posso entrare ovunque. Nonostante questo però è una battaglia continua e c’è anche chi mi ha risposto di non essere obbligato a seguire la legge!”.
Una ventina di anni fa, il cinquantenne Biagio, dopo essere diventato cieco a causa di una retinite pigmentosa, ha scelto di farsi affiancare da un cane guida che gli ha cambiato completamente la vita, migliorandone la qualità. Se da una parte Biagio ha raggiunto una buona indipendenza sociale grazie al suo fidato amico, non è sempre facile per entrambi avere accesso libero a tutti i luoghi.
Questo non è purtroppo un caso isolato; in Italia sono ancora troppi i fatti di cronaca in cui il diritto del cane guida di entrare in luoghi pubblici o salire sui mezzi viene negato, limitando la mobilità delle persone cieche e ipovedenti.
“Nonostante in Italia ci siano leggi ben specifiche, esse sono spesso disattese, afferma Mario Barbuto, Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. È infatti utile ricordare che se nel nostro Paese una compagnia di trasporti, il gestore di una struttura ricettiva o di una spiaggia, dicesse no al cane guida, oltre a negare l’accoglienza a un cliente e a essere passibile di multa – (L. n. 34/1974 – Reg. CE n. 1107/2006) – compirebbe un atto di vera e propria discriminazione. Non permettere l’ingresso alla guida a quattro zampe vuol dire lasciare fuori anche la persona che quell’animale accompagna. Apparentemente è il cane che non può entrare, in realtà chi viene rifiutato è un individuo in quanto cieco, come riporta la Legge 67/06, attraverso il concetto di discriminazione indiretta”. Prosegue Barbuto: “Al di là dei regolamenti sarebbe però opportuno che si sviluppasse maggior senso civico e che ciò corrispondesse a un cambiamento culturale per garantire alle persone con disabilità visiva di potersi muovere in maniera più agevole nelle città, in piena libertà per una totale autonomia e inclusione sociale”.

Un lungo e costoso percorso di addestramento
Un cane guida prima di diventare tale ed essere affidato al suo nuovo padrone, deve compiere un articolato percorso di addestramento, da parte di personale specializzato, della durata di oltre un anno e dimostrare di avere il carattere idoneo per poter svolgere questo delicato e importante compito. Al termine del percorso viene sottoposto anche a test caratteriali e attitudinali per valutarne le reazioni, portando il cane in mezzo al traffico, mezzi pubblici e luoghi affollati per testarne le capacità. Solo il soggetto ritenuto idoneo potrà poi essere affidato a una persona con disabilità visiva.
È evidente che tutto ciò ha dei costi molto elevati, quantificabili in molte migliaia di euro per singolo cane, la cui formazione non sarebbe possibile senza l’aiuto di enti benefici che sostengono le relative scuole.
Va inoltre ricordato che in Italia sono cinque le scuole abilitate alla formazione del cane guida – il Servizio Cani Guida dei Lions a Limbiate (MI), la Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi a Scandicci (FI), l’Associazione Puppy Walker di Selvazzano (PD), il Centro Regionale Helen Keller di Messina e il Centro di Addestramento Cani Guida di Campagnano (RM) dell’Associazione Nazionale Privi della Vista e Ipovedenti.

Messina per la Giornata del Cane Guida
A Messina U.I.C.I. organizza un evento che vedrà la partecipazione dei propri rappresentanti istituzionali e soprattutto delle persone cieche e ipovedenti con il loro amici a quattro zampe:
Programma della giornata
9.00 – Accoglienza dei partecipanti in Piazza dell’Unione Europea
9.30 – Saluto delle autorità presso il Salone delle Bandiere del Comune di Messina
10.00 – Dibattito sul ruolo dei cani guida e sul servizio offerto ai ciechi; introduce Mario Barbuto, Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
11.30 – Passeggiata dei partecipanti all’evento con i cani guida e i bastoni bianchi da Via Garibaldi lato mare fino alla Prefettura
12.15 – Incontro con il S.E. Dott.ssa Maria Carmela Librizzi, Prefetto di Messina;
13.00 – Raduno dei partecipanti presso il Centro Regionale “Helen Keller” – Scuola Cani Guida per Ciechi, sito in Via Tremonti – Fondo Cardia

L’Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti ETS – APS è un ente morale con personalità giuridica di diritto privato, cui la legge e lo statuto affidano la rappresentanza e la tutela degli interessi morali e materiali dei non vedenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni. L’Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti ETS – APS ha per scopo l’integrazione dei non vedenti nella società, perseguendo l’unità della categoria. Per il raggiungimento dei suoi fini l’Unione ha anche creato strumenti operativi per sopperire alla mancanza di adeguati servizi sociali dello Stato e degli altri enti pubblici. In particolare vanno ricordati il Centro Nazionale del Libro Parlato, il Centro Ricerca Scientifica, l’I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione), l’Agenzia per la Tutela dei Diritti e l’Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie per l’autonomia dei ciechi e degli ipovedenti. L’Unione ha anche istituito la Sezione Italiana della Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità. L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti fa parte, quale membro fondatore, della Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità (FAND). Per un approfondimento consultate le specifiche sezioni all’interno del nostro sito – www.uiciechi.it

Riferimenti per i Media
Imageware | +39 02700251
Alessandra Pigoni – apigoni@imageware.it
Andrea Spaziani – aspaziani@imageware.it

Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti
Katia Caravello – katia.caravello@uiciechi.it
Componente Direzione Nazionale UICI Relazioni Esterne

Il Professore, di Valter Calò

Una lunga chiacchierata con una persona a molti di voi sconosciuta, che per la sua costanza e dedizione, ma soprattutto per i risultati che ha raggiunto, illumina la nostra categoria di Persone con disabilità visiva. Persa la vista a 13 anni, imperterrito continua a perseguire i suoi obiettivi. I genitori hanno sempre creduto in lui, lo hanno sempre incoraggiato a rapportarsi e confrontarsi con il mondo.

A ogni mia domanda, il Prof. Massimo Morelli risponde con tranquillità e professionalità, riflettendo sempre prima di parlare. Voce importante, serena; soprattutto delinea una personalità consapevole, sicura di se, delle sue possibilità e dei suoi limiti.
Da “La voce d’Italia ” (2015), giornale italiano di New York, estrapolo un concetto importante da una intervista al Prof. Morelli:
“Fondamentale è il rispetto delle regole, avere la reale sensazione che nessuno possa superarti se non ne ha i meriti. Non devono esistere domande di carattere personale né pregiudizi. Dobbiamo essere giudicati solo per le nostre capacità e meriti. Quindi, se si ha un handicap, non devi essere discriminato, solo così si possono avere possibilità di crescere e dimostrare il proprio valore”.
Link: https://voce.com.ve/2015/07/02/119241/morelli-meritocrazia-e-rispetto-delle-regole-queste-le-grandi-differenze/

Massimo Morelli
Docente Professore Ordinario, Dipartimento di Scienze sociali e politiche, Università Bocconi Milano.
Note biografiche
Degree in Economics and Social Sciences (summa cum laude) all’Università Bocconi University nel 1991. Relatore Professore Mario Monti;
Dottorato in Economia Politica all’Università di Pavia, 1995;
Ph.D. in Economics Harvard University, 1996.
Curriculum Accademico
Professor of Political Science, Bocconi University, since 2014;
Professor of Political Science and Economics, Columbia University, since 2007;
Fellow Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research (IGIER);
Research Associate National Bureau of Economic Research; Visitor Einaudi Institute for Economics and Finance;
Part-time Professor of Economics at the European University Institute, 2009-11;
Associate Professor of Economics and Political Science at the Ohio State University (2004-07).
Aree di interesse scientifico
Game theory, mechanism design, political economy, governance institutions, development economics, behavioral and public economics, comparative politics and international relations.
Link: https://www.sdabocconi.it/it/faculty/morelli-massimo

Bene iniziamo, mettetevi comodi, due chiacchiere con “il Professore”.
V: Tra i nostri lettori ci sono tanti ipovedenti e non vedenti. Prof. Morelli, può descriversi affinché possano farsi un’immagine della sua persona.
M: Ho 53 anni, compiuti il 18 settembre, sono alto 2,11 m. Sono affetto dalla sindrome di Marfan, una malattia genetica che colpisce il tessuto connettivo, con evidente gigantismo, abbastanza robusto. Sono completamente pelato, alcune mie foto mi riportano con i capelli, ma ultimamente li ho persi tutti. Diversamente non ho altri segni particolari da evidenziare.
V: Professore ci può spiegare di cosa si occupa in questi giorni e qual è il suo compito in questa prestigiosa Università Italiana?
M: Sono Professore Ordinario nel Triennio e in un Master. Nel corso della triennale, insegno materie come Relazioni Internazionali, con tematiche riguardanti la teoria dei conflitti, come emergono i conflitti civili interstatali, come si possono razionalizzare purtroppo fenomeni storici come il genocidio, spiegare l’uso della violenza nella storia e nel presente, risoluzione dei conflitti, potenziamento della pratica della mediazione tra parti in conflitto, mentre la parte finale del corso riguarda le relazioni internazionali più “pacifiche”, la costruzione dell’Unione Europea, così come l’unione fiscale e l’unione politica, il funzionamento dell’Unione Europea. L’ultimo tema del corso affronto la tematica, molto attuale, come le migrazioni dei popoli.
Nel corso di Master invece insegno la teoria dei giochi per capire non solo le problematiche conflittuali ma anche capire la partecipazione strategica al voto. Il comportamento strategico dei burocrati nei loro comitati decisionali e il comportamento dei burocrati, all’interno della struttura di uno Stato. Ci sono dei comportamenti non solo dettati dalle preferenze di voto, esiste sempre il modo per applicare la teoria dei giochi. Attualmente il tema di ricerca che va per la maggiore, tra noi economisti politici è “il populismo”; Il populismo è un atteggiamento culturale politico che risalta genericamente il popolo, sulla base di un forte sospetto nei confronti della democrazia rappresentativa. Studiamo come si arriva ad avere nelle democrazie una crescita del populismo sia da destra che da sinistra, quali potrebbero essere le conseguenze del populismo nelle grandi potenze economiche, poiché nei paesi piccoli o intermedi possono avere più o meno valenza, soprattutto nelle dinamiche interne del paese, mentre una politica populista degli USA può avere effetti molto più rilevanti. Ad esempio se la caratteristica principale dovesse essere un protezionismo estremo, o American first, si creerebbe un effetto domino o a catena su moltissime altre Nazioni; si verrebbero a formare conflitti determinati dal venir meno di un grande partner, abituato ad assorbire le esportazioni di tanti paesi. Ci sono fenomeni a livello mondiale che stanno insorgendo, come Erdogan Presidente della Turchia, Modi Presidente in India, Imran Khan primo Ministro in Pakistan, così come in Indonesia, Malesia e Tailandia, non pensiamo siano fenomeni solamente europei come Austria, Spagna, Francia con Marine Le Pen, Danimarca e la conosciuta Brexit, e chiaramente Italia. Questi fenomeni vanno studiati, vanno analizzati. Bisogna capire qual è il mal di pancia comune tra tutte le Nazioni che ho sopracitato; esiste sicuramente un fattore comune che determina questa trasformazione che è in atto, da questo cambiamento ci saranno delle conseguenze che noi esperti in Economia Politica siamo chiamati a interpretare e prevedere. Il tema di cui mi occupo come ricercatore, da circa una decina di anni è la teoria dei conflitti.
Nota: potete trovare un approfondimento su questo link: https://www.knowledge.unibocconi.it/notizia.php?idArt=17727
V: Dopo 22 anni passati negli USA rientrando in Italia quali sono state le sue prime impressioni?
M: Dall’America, sono tornato a Milano, quindi non ho risentito molto del passaggio, anche se mi è chiaro che ci sono realtà diverse e situazioni più difficili sul territorio nazionale. Pensando però alla sua domanda, mi viene istintivamente da riflettere, su quel giorno che da studente sono partito per l’America e il mio ritorno in Italia da Professore. Ho ben chiare queste due immagini, separate da un lasso di tempo abbastanza lungo, trovo un cambiamento enorme tra quel giorno che iniziai una nuova avventura in America, e adesso che sono tornato da professore. Oggi la Bocconi è una Università internazionale con studenti provenienti da tutto il mondo. La prima cosa che mi viene in mente è che all’interno dell’Università si parla in Inglese come normale linguaggio di comunicazione; questo cambiamento lo reputo un’ottima evoluzione. La mobilità a Milano è migliorata tantissimo: sintesi vocali su tram, autobus, metro.
Avevo 13 anni nel ’78 quando ho perso la vista e per 14 anni, fino al ’92, non ho mai usato il bastone bianco, per difficoltà psicologiche. Cercavo di dissimulare la cecità, avevo gli occhiali neri alla Stevie Wonder. Questo freno psicologico tra l’altro è scomparso improvvisamente e deliberatamente quando sono arrivato in America. In ogni caso è difficile valutare obiettivamente, dopo 22 anni. Ci sono stati cambiamenti radicali della città, ma non solo; anch’io come persona sono cambiato molto.
V: Matematica. Lei è vincitore di un progetto sulla matematica, ERC (European Research Council) advanced. Solo 3 italiani lo hanno vinto. La matematica è una componente fondamentale nei suoi studi accademici e sappiamo delle numerose difficoltà che gli studenti incontrano; vediamo come le ha risolte. Su questa tematica ho delle sottodomande….
V, 1: Come sono organizzate le università americane?
M: In America si usava la coordinazione dei centri simili al libro parlato. Quando sono partito, in Italia il libro parlato non era organizzato ma distribuito in maniera frammentata su tutto il territorio senza una coordinazione Nazionale, gli studenti richiedevano un testo e il LP lo preparava senza coordinazione fra le varie strutture e senza un piano di studi adeguato, ovvero non c’era mai nulla di disponibile a meno che non fosse stato richiesto da uno studente. In America invece c’era una organizzazione che si chiamava Recording for the blind & dislexic (RFB&D) mentre adesso si chiama Learning Ally di Princeton, una organizzazione molto grande; ogni qualvolta che uno studente richiedeva un libro loro fornivano un lettore e un assistente che controllava mentre il lettore leggeva, e interrompeva ogni volta che la lettura non veniva fatta bene, quindi un prodotto di alta qualità.
La matematica non veniva trattata diversamente dalle altre materie, sceglievamo dei volontari che ci aiutavano. Nell’audioteca erano presenti più di 100000 testi e trovavo molti testi di utilità per lo studio mentre quelli che non erano presenti li facevo fare. Aspettando che il libro arrivasse avevo una disponibilità di 5000 dollari all’anno da spendere per farmi leggere i testi da altri studenti, questa era una borsa di studio annuale, dedicata a studenti con disabilità visiva. Il PC l’ho iniziato ad usare nel ’93 al secondo anno di dottorato ad Harvard, il primo anno tutto su audiocassette e con lettura diretta con un assistente pagato con questa borsa di studio dedicata; all’Università del Michigan avevano molte sale computer, in poco tempo la hi technolgy è cresciuta e ha invaso gli Atenei Americani. Adesso con il computer è tutto più facile, troviamo tutto lì.
V, 2: Come legge e scrive testi contenenti formule?
M: Lì dovevo trovare un assistente bravo quindi tutto a voce e poi dovevo fissare concetti e formule ordinandole, ma soprattutto configurandole mentalmente. Adesso si è passati dalle cassette ai libri digitalizzati e con un software dedicato tipo Daisy, si può interagire facilmente con il testo, apponendo marker oppure saltando da un paragrafo all’altro velocemente. Attualmente il software giapponese Infty, trasforma il pdf in un file di testo. Se il testo matematico è troppo complicato, o le formule sono difficili, solo con l’audio non si riesce ad interagire bene, allora mi aiuto con la barra Braille. Personalmente io lavoro al 99% con file audio, sono abituato così. La sera, se leggo un articolo senza formule faccio fatica a rimanere sveglio, la matematica mi aiuta a rimanere concentrato.
V, 3: Ha mai usato LaTeX per scrivere documenti contenenti formule?
M: Sì, lo uso abitualmente.
V, 4: Per la statistica usa BrailleR [su libero scritto da Jonathan Godfrey della Massey University (Nuova Zelanda)]?
M: Lo conosco di nome, ma sinceramente io non mi occupo molto di statistiche, il mio lavoro è più improntato sul profilo organizzativo, o l’aspetto matematico teorico. Adesso le tecnologie sono andate avanti e parecchi studenti usano Excel molto bene: io non avendolo imparato quando ero studente mi dedico ad altro, ogni tanto entro in qualche tabella Excel, ma mi ci perdo dentro.
V, 5: Come accede a/redige grafici?
M: I grafici alcuni li facciamo direttamente con LaTeX, altrimenti vengono fatti da un assistente.
V: Quando ha finito il suo percorso formativo quali erano le sue prospettive, le sono arrivate offerte e proposte di lavoro, o pensava già alla carriera di ricercatore e di Professore?
M: Nell’89 quando ho scelto di andare in America prima del dottorato la mia intenzione era di occuparmi di mercati finanziari e di andare a lavorare in una azienda, mentre ero lì ho cambiato idea e mi sono appassionato agli studi di teoria economica, lì ho conosciuto Valiant, un esperto di microeconomia, mi disse che c’era un non vedente spagnolo ad Harvard University Boston, che studiava microeconomia. Quello è stato un punto di svolta nella mia vita.
V: Non ha mai pensato ad un’altra possibilità lavorativa ovvero tornando indietro farebbe un’altra strada o altro percorso formativo?
M: Nella mia famiglia sono tutti imprenditori, ho una buona percezione di cosa significhi questa professione, la mia prima idea era quella di percorrere la stessa strada. Un’altra idea che avevo in testa, partecipare ad una organizzazione per progetti di sviluppo di tecnologie o agricoltura o un’organizzazione dedicata alla sostenibilità dell’ambiente o altri campi, non so come avrei potuto acquisire sufficienti competenze e conoscenze per poterlo fare. Faccio notare che i bivi della vita, dove uno si trova a dover scegliere, esistono anche sulle materie di studio infatti io scelsi l’Università Bocconi solo perché aveva un pensionato attaccato all’università stile Campus all’Americana e per me era molto più facile orientarmi e muovermi senza difficoltà, ma soprattutto perché volevo un minimo di indipendenza. Credo che la passione per la ricerca sarebbe nata anche in altri ambiti Universitari, come ad esempio in agraria penso sia possibile, per una persona con disabilità visiva, un lavoro d’ufficio e ricerca. Se una persona con disabilità visiva si specializza in Scienze Sociali, forse è un po’ più facile, sono lavori d’ufficio e si viaggia meno. Mi sono specializzato in scienze economiche e discipline economiche sociali alla Bocconi, la passione per la ricerca probabilmente sarebbe nata anche in altri ambiti. Ho fatto un colloquio con Mc Kinsey & Company, Società internazionale di consulenza,
una loro domanda per l’assunzione era come potevo risolvere i problemi della mobilità e logistica. Alla Mc Kinsey non mi hanno assunto, forse avevano ragione loro.
V: In ambito lavorativo e della sua formazione quali sono state le sue difficoltà?
M: Credo il primo periodo che mi sono trovato ad insegnare, avevo difficoltà a comprendere e saper come guidare l’attenzione di una classe, per un Professore, non c’è mezzo migliore di comunicare con gli studenti avendo una lavagna e un gesso in mano, capire di aver catturato l’attenzione degli studenti è fondamentale. Ho avuto bisogno di un po’ di tempo ma sono problemi risolvibili, adesso con i lucidi si ovvia alla lavagna così come con i PowerPoint, nel complesso non mi ricordo di avere avuto un problema serio. Mentre qualche problema l’ho avuto quando ho finito il primo livello di formazione e ho provato a cercare consensi nelle persone che conoscevo, un professore famoso di Roma mi suggerì di non fare la carriera accademica, ma eventualmente di andare ad insegnare in qualche liceo, anche il Prof. Monti, mio relatore nell’esame di laurea, mi suggerì di andare a lavorare come ricercatore alla Comit.
Al presidente UICI di Milano chiesi cosa potevo fare, lui mi rispose: “Ma cosa vai a fare all’Università, quando finisci, andrai a guadagnare un paio di cento mila lire in più di un centralinista”, feci altre domande su mie problematiche ed interessi, rimasi senza alcuna risposta. Da quel giorno non ho messo più piede all’UICI di Milano, so che sono cambiate tante cose e mi sono ripromesso di tornare. Una cosa voglio sottolineare, che ho avuto sempre il sostegno e supporto da parte dei miei genitori; un ostacolo, potrebbero essere proprio i genitori che accudiscono in maniera troppo protettiva i figli.
V: Una domanda cattiva, non è mai entrato in competizione con un collega che provava a scavalcarla, usando, come minus, la sua disabilità visiva?
M: In Italia prima di partire per gli USA, avevo questa sensazione, non tanto verso le persone, ma verso l’intera disponibilità del sistema che ritenevo molto bassa. Infatti quando feci il colloquio con Mc Kinsey di Milano, non mi fecero l’offerta di lavoro e magari uno dei motivi era proprio perché non ci vedevo, può darsi che la loro idea sia stata che un non vedente, non potesse fare consulenze, leggere bilanci e documenti velocemente. Nell’ambito della ricerca, sia al dipartimento Europeo che in America, parecchi anni dopo, mi è stato riferito che non sono stato ammesso a dottorati particolari perché avevano paura che
non avrei potuto gestire e reggere lo stress del dottorato, quando me lo hanno riferito si sono resi conto che a quel tempo c’erano ancora molti pregiudizi e spero che dopo il mio passaggio abbiano capito che avevano sbagliato.
V: Potrebbe dare un consiglio ad un giovane disabile visivo, cosa gli indicherebbe o consiglierebbe di studiare?
M: Il consiglio non lo vorrei dare in base al vedere o meno, vorrei considerare esclusivamente quello che è il mercato del lavoro, indicherei le Hi-Technology come possibilità come informatica e le biotecnologie. Insomma noi dobbiamo usare la logica deduttiva nelle materie scientifiche, non dobbiamo farci condizionare dai laboratori, perché quello è solo un passaggio.
V: Approfitto subito del suo ruolo e le chiedo, può darmi un consiglio o una idea per una attività lavorativa da suggerire ai nostri ragazzi?
M: È una bellissima domanda ma su due piedi non riesco a dare una risposta, devo rifletterci sopra ma le giro un po’ la domanda, un invito che mi sento di suggerire è quello di perseguire anche nel tempo libero, ovvero al di fuori di un lavoro o studio, un linguaggio di programmazione come Python, o lingue come il cinese, l’Arabo o russo, in pratica impegnate del tempo per investire su voi stessi. Una conoscenza o formazione che nel tempo libero possa migliorare il livello o qualità della vostra vita in un prossimo futuro. Quindi magari accettare anche un lavoro come il centralinista, ma non fermatevi lì.
V: Insomma ricapitolando o dando un titolo al suo messaggio, formazione e va dove ti porta il cuore!
M: Sì, proprio così, ma mi rendo conto che la domanda che mi ha fatto è molto importante e tecnica, devo pensarci sopra sperando di trovare delle reali possibilità.
V: Come occupa il suo tempo libero?
M: Mi piace molto la musica Jazz, avevo molte soddisfazioni chiaramente in America, a Milano meno, ma mi diverto ugualmente. Pratico per il mio benessere e per il mio piacere molto sport, per tenermi in forma e come si dice “mens sana in corpore sano”.
Nota: Per quanto riguarda lo sport, il Professore si sofferma a lungo: su questa tematica scriverò un secondo articolo.
V: Può mandare un messaggio ai nostri ragazzi?
M: Davanti ai problemi non bisogna assolutamente scoraggiarsi, ma perseguire il proprio obiettivo. Secondo un mio personale calcolo bisogna investire mediamente duemila ore di lavoro prima di dire o meno se si è in grado di saper fare qualsiasi cosa, prima non ti è permesso di dire che non sei capace o non hai talento. Vorrei che passasse il messaggio che il talento conta molto meno, rispetto la volontà di perseguire un obiettivo, ma è necessario molto impegno e costanza.

La speranza è l’ultima a morire, di Cesare Barca

Incontro nella nuova sala virtuale telefonica della terza età n.91 65 62mercoledì 17 alle ore 18 con la signora Raffaella Pangrazi.

La speranza è l’ultima a morire e nessuno si permetterebbe di negare questo assioma: la longevità degli anziani e l’attività della scienza sempre +impegnata per sconfiggere ogni possibile malattia ne sono certamente la conferma.
Ci si lamenta spesso delle sciagure che ci sorprendono, della sofferenza e delle numerose forme di disabilità e si cerca con ogni mezzo a nostra disposizione di prevenirle o di superarle.
Sappiamo tutti, infatti, che la perdita della vista rappresenta una calamità gravemente invalidante e l’impegno per prevenirla o superarla è sempre + intenso ed apprezzabile.
Sappiamo, in particolare, quanto sia diffusa la lotta contro le malattie della retina e quanto siano encomiabili gli studi medico-scientifici per prevenirla.
L’avanzamento della robotica ci permette di aprirci a nuovi orizzonti, a produrre nuove speranze, ma non ci propone certezze assolute.
Ecco dunque l’occhio bionico e il lodevole impegno medico-scientifico per ottenere possibili risultati positivi. I giornali hanno parlato diffusamente del primo innesto dell’occhio bionico avvenuto in Italia il 18 gennaio di quest’anno all’ospedale San Raffaele di Milano effettuato dal prof. Conedotti, un intervento durato 11 ore, intervento che ha utilizzato l’innesto di un microcip di qualche millimetro utile per riattivare la retina e restituire la vista a persone affette da cecità assoluta.
Questa prima importante esperienza in Italia è stata vissuta con assoluta consapevolezza dalla signora Rafaella Pangrazi, una signora che a trent’anni aveva perso la vista, sottoponendosi ad un intervento chirurgico decisamente impegnativo.
Trascorso un mese è stato acceso il microchip che, stimolando la retina, dovrebbe consentire di re imparare a vedere. Il risultato non è ancora stato raggiunto anche dopo un secondo intervento e la signora Raffaella ancora non può dire di avere recuperato la vista.
Con ciò non si vuole assolutamente sostenere che l’impegno medico sia stato negativo: vogliamo soltanto dire che il recupero di un minimo di percezione luminosa non ci consente di affermare che, come chiarisce la signora Raffaella, significhi “vedere.
L’esperimento dunque è riuscito? Forse è bene attendere senza crearsi illusioni perché, proprio seguendo le affermazioni di Raffaella che sarà nostra ospite nella sala “parla, un amico ti ascolta” dell’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti mercoledì 17 p.v. alle ore 18, “è doveroso essere prudenti e affrontare la realtà della vita senza crearsi inutili attese. ”.
“Sono esperienze importanti e difficili che, se si vuole viverle,” afferma convintamente la signora Raffaella, “è assolutamente necessario conquistare la consapevolezza che si tratta di una esperienza, non di una certezza. Ritengo pertanto, continua Raffaella, sia indispensabile offrire la propria disponibilità per la sperimentazione: ciò che conta, in queste circostanze, è certamente la determinazione, ma, + ancora la consapevolezza: in questo modo aiuteremo la scienza a raggiungere i risultati sperati evitando di cadere in momenti di sconforto o di vera e propria depressione: dobbiamo favorire la sperimentazione medico-chirurgica, ma senza facili illusioni”.
È ben vero che la speranza è l’ultima a morire, ma è altrettanto vero che la vita è sempre una splendida scommessa.
Come annunciato, chi volesse vivere il contatto diretto con Raffaella potrà intervenire all’incontro nella nostra sala telefonica virtuale formando il n. 91 65 62 e, seguendo la voce guida,entrare poi componendo il pin seguito da cancelletto.
Avremo così modo di raccogliere dalla sua viva voce e dalla sua splendida capacità espositiva il senso reale della esperienza che ha voluto affrontare liberamente, senza illusioni, certa di favorire l’impegno medico-scientifico per il recupero della vista.
È proprio vero, dunque, la speranza è l’ultima a morire, ma è bene sia fondata sulla necessaria consapevolezza.
Chi volesse conoscere il numero del pin e avere utili indicazioni può telefonare al sottoscritto, al coordinatore Ferruccio Zampieri o al responsabile tecnico Nunziante Esposito:
Cesare Barca 329 20 50 972;
Ferruccio Zampieri cell.338 199 79 11;
Nunziante Esposito 349 672 33 51.

Cesare Barca, referente commissione terza età UiCi.

Roma – XIII Giornata Nazionale del cane guida

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – Sezione Territoriale di Roma, informa che il 16 Ottobre p.v., in occasione della XIII Giornata Nazionale del cane guida, organizza i seguenti eventi:

– Trasmissione di spot audio sui nostri amici a quattro zampe, che si potranno ascoltare nelle stazioni metro di Roma;
– Distribuzione del decalogo del cane guida a passanti e rappresentanti delle Istituzioni.

L’evento principale, si svolgerà con una passeggiata dei nostri soci accompagnati da volontari e cani guida, con partenza dalla Nostra sede sita in V. Mentana 2 B, e arrivo alla Scuola Ruggiero Bonghi sita in Via Guicciardini 8, dove incontreremo 200 ragazzi.
Si parlerà direttamente agli studenti, cercando di far comprendere ciò che rappresenta il cane guida per un non vedente.
All’evento saranno presenti anche autorità del Municipio e del Comune, al fine di favorire l’accoglienza verso il cane guida.
Un tema ancor oggi purtroppo sconosciuto a molti.

Catania – Pranzo d’autunno a Zafferana Etnea: il piacere di stare insieme, di Anna Buccheri

Autore: Anna Buccheri

La Commissione Terza Età dell’UICI di Catania ha organizzato sabato 6 ottobre 2018 un pranzo presso il ristorante Al Monterosso di Zafferana Etnea, paese caratteristico del Parco dell’Etna che si trova a 574 metri sul livello del mare.
La scelta del pranzo piuttosto che di una cena è stata molto felice e ha riscosso un grande successo perché ha dato la possibilità di godere maggiormente di un’occasione di uscita che non ha richiesto un cambio di abitudini o il sacrificio di una giornata come la domenica spesso dedicata tradizionalmente ad impegni familiari. Inoltre si sono registrate l’adesione e la partecipazione di diversi giovani venendosi così a creare un gradevole e insperato clima di scambio e di incontro intergenerazionale che si spera di poter ricreare in altre occasioni e iniziative lasciando spazio ad una condivisione del tempo e dell’allegria (grazie anche all’intrattenimento musicale di Orazio Gianguzzo con la sua fisarmonica) al di là dell’età.
È stato tra l’altro molto bello e gratificante poter condividere l’atmosfera di serenità, piacevolezza e amicizia con i volontari che hanno reso possibile la riuscita della giornata. Sono infatti stati coinvolti (grazie all’impegno della Presidente UICI Prof.ssa Rita Puglisi) dieci ragazzi del Servizio Civile e quattro volontari UNIVOC, che collaborano con la Sezione Territoriale UNIVOC, la cui Presidente è la Sig.ra Carmen Romeo, ormai da così tanto tempo da poterli considerare dei veterani.
La cura dei particolari (dalla scelta del menu a quella del ristorante così ben ubicato), la giornata mite, il ballo, le canzoni, le chiacchierate, la familiarità tra i partecipanti, la disponibilità dei volontari nel più genuino spirito del dono, il dolce offerto alla fine del pranzo dalla Presidente UICI Prof.ssa Rita Puglisi e l’organizzazione curata dalla Coordinatrice della Commissione Terza Età, Sig.ra Carmen Romeo, hanno consentito a tutto il gruppo (formato da 80 persone) di partecipare ad un pranzo di autunno riscaldato e rischiarato dalla gioia dello stare insieme tra amici.

Rimini – Al Museo un percorso speciale per non vedenti

“Sigismondo Pandolfo Malatesta touch. Le pietre raccontano”

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti sezione territoriale di Rimini invita a partecipare ad un suggestivo happening che si terrà domenica 14 ottobre al Museo della Città. ‘Sigismondo Pandolfo Malatesta touch. Le pietre raccontano’.
L’incontro con i partecipanti è alle ore 16.20 presso la Domus del Chirurgo in piazza Ferrari, alle ore 16.30 è previsto l’ingresso al museo. Il percorso tattile, che narra la grande storia del Signore di Rimini, si svilupperà per circa un’ora e mezza tra le sale dedicate alla dinastia malatestiana, dove sono custodite opere preziose. L’evento, rivolto in particolare alle persone con disabilità visiva, sarà un’occasione per conoscere e approfondire la figura di Sigismondo Malatesta, di cui la città ha ospitato le celebrazioni per i 600 anni dalla nascita, 19 giugno 1417, e i 550 dalla morte, avvenuta il 9 ottobre 1468. Coraggioso condottiero, Sigismondo è stato anche un attento mecenate e ha chiamato alla sua corte i più importanti artisti del tempo, oltre a far costruire Castel Sismondo, un monumento innalzato per celebrare il suo potere, e il Tempio Malatestiano.
Sono così le pietre a narrare il suo gusto artistico e la sua storia, a partire dagli stemmi decorati con i simboli malatestiani, come le bande scaccate, l’elefante crestato e la rosa quadripetala. In questa visiva, pensata per un numero di 15 partecipanti, si potranno scoprire anche le iscrizioni in caratteri gotici che si trovavano nei torrioni del castello, i tratti della Rimini di Sigismondo “disegnata” da Agostino di Duccio nel bassorilievo del Tempio di cui il museo custodisce il calco, oltre al ritratto di Sigismondo all’interno di una corona di foglie. Sempre dal Tempio Malatestiano proviene un porta stemma, attribuito ad Agostino di Duccio. Inoltre, si colgono influssi dell’arte nordeuropea nel periodo della signoria malatestiana nella statua di Santa Caterina e in un crocifisso ligneo di forte drammaticità. Completano il quadro dello stile di vita di corte la cassapanca lignea intagliata, unico arredo di Sigismondo conservato fino ad oggi, una ricca esposizione di ceramiche e la raffinata collezione di medaglie coniate per Sigismondo e Isotta.
In particolare si potranno apprezzare tra le opere in mostra: il portaste acefalo di Agostino di Duccio; la cassapanca lignea con stemma di Sigismondo; l’iscrizione con scritta in gotico “Sigismondo Pandolfo” e il tipico schema a quadri oro rossi e bianchi; il calco bassorilievo di Agostino di Duccio con il segno zodiacale di Sigismondo, il cancro, e la rappresentazione della città medievale, proveniente dal Tempio Malatestiano; il calco ritratto di Sigismondo; un elemento architettonico con il simbolo di Roberto Malatesta e la rosa malatestiana; un crocifisso ligneo del xv secolo; la statua di Santa Caterina del xv secolo.
Un vero e proprio viaggio nella storia alla scoperta di cavalieri, dame, fortezze e maestose opere d’arte.

Per Info:
UICI sezione territoriale di Rimini
tel. 0541.29069 il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 12.00 e il martedì e giovedì dalle 15.00 alle 18.30

Forlì-Cesena – Il buio è servito… a tavola

Lunedì 15 ottobre, alle 19.15
Osteria dei Gladiatori, via Aurelio Saffi 55 a Cesena

Sedersi a tavola e degustare dell’ottimo cibo, ma senza poterlo vedere. È infatti una cena al buio quella organizzata dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, sezione di Forlì-Cesena, insieme all’Osteria dei Gladiatori di Cesena. Un evento pensato per sensibilizzare sul tema della cecità e per raccogliere fondi. Le serate in programma sono tre e si tengono sempre il lunedì, nei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Il primo appuntamento è il 15 ottobre alle 19.15, all’Osteria dei Gladiatori, a cui seguiranno le cene del 12 novembre e del 10 dicembre.
Il rumore delle posate, il tintinnare dei bicchieri che si scontrano, il profumo di piatti fumanti e il sapore della tradizione culinaria romagnola. Il tutto avvolto nel buio più completo. Gli ospiti dovranno affidarsi agli altri sensi: tatto, olfatto, gusto e udito sono gli alleati per percepire in modo differente l’ambiente che ci circonda. Sono molteplici le sensazioni offerte dagli altri sensi, ma troppo spesso vengono trascurate perché la vista viene privilegiata. Sedersi a tavola sarà così il modo per lasciare spazio alle emozioni, in un ambiente rilassante e conviviale.
All’Osteria dei Gladiatori verrà preparato un menù con ingredienti a chilometro zero e gli ospiti potranno dedicare particolare attenzione ai sapori genuini e ai profumi dei cibi, lasciando libera la mente di richiamare alla memoria ricordi, volti e luoghi.
Le cene saranno anche un’occasione per sostenere le attività dell’Unione Ciechi, infatti parte dell’incasso della serata sarà devoluto alla sezione di Forlì-Cesena.
Il costo per partecipare all’evento è di 30 euro a persona. I posti sono limitati, è necessaria la prenotazione telefonando all’Osteria dei Gladiatori al numero 389.2068965.