Dimmi da dove parti e ti dirò se arrivi!

Autore: Antonio Quatraro

Ho scritto queste righe sotto l’influenza del caldo agostano, ma anche sollecitato dal breve scambio di idee con alcuni amici del nostro Consiglio Nazionale, per alleviare gli effetti della calura agostana.

Cambiare il punto di partenza

È più che comprensibile che chiunque, volendo essere di aiuto alle persone con disabilità, ponga al centro della sua attenzione queste persone, considerandoli sia come individui, sia come gruppi, sia infine nelle varie relazioni interpersonali e con l’ambiente circostante. Così, nel tempo, pensatori, amministratori, filantropi, e gli stessi diretti interessati, hanno studiato le conseguenze derivanti dalla presenza di una disabilità, cercando e ponendo in essere le soluzioni più adatte, in armonia con lo spirito dei tempi e con i valori di volta in volta preminenti.

Così è stato storicamente ed i risultati, per quanto disomogenei e contraddittori, sono sotto gli occhi di tutti.

Però proprio lo studio di queste problematiche ha prodotto una visione più ampia del problema, sintetizzabile nei principi ispiratori di due documenti fondamentali: la convenzione ONU sulle persone con disabilità e la classificazione internazionale del funzionamento (ICF).

Andiamo per ordine:

a) La convenzione ONU si ispira ad alcuni principi fondamentali: “niente su di noi senza di noi”, “non lasciare indietro nessuno”, non discriminazione, promuovere tutte le potenzialità presenti in qualunque persona, ivi comprese le persone con disabilità. La convenzione ONU è l’ultimo risultato di una evoluzione che trova le sue radici nella concezione cristiana del valore della persona e della solidarietà, in opposizione con la distinzione fra liberi e schiavi e con la logica dell'”occhio per occhio”.

b) La classificazione internazionale delle funzioni (ICF) si pone in palese discontinuità con l’idea di classificare le persone in base a ciò che manca, mettendo al centro invece ciò che resta. In questo senso ritroviamo il concetto illuminista della educabilità di qualsiasi persona, in quanto essere umano. Questo dovrebbe aiutarci a cambiare la maniera di considerare i nostri compagni pluriminorati, e a porci il problema di come adeguare i servizi a loro rivolti, primo fra tutti la scuola, in modo tale che anche per loro vi sia un intervento educativo che valorizzi le potenzialità, che vanno ricercate giorno dopo giorno.

Deficit e handicap.

La convenzione ONU e la stessa ICF distinguono deficit e handicap, che non sono affatto la stessa cosa.

Infatti, Deficit indica che qualcosa fa difetto (deficere); nessuno si sogna di lamentarsi perché non abbiamo le ali, eppure aver le ali in sé non sarebbe una cattiva idea, però non sentiamo mai dire “i disabili del volo”, perché le ali non fanno parte del corredo della specie umana; mentre una statura troppo inferiore alla media, o anche troppo superiore, una funzionalità compromessa di parti importanti del nostro corpo (gli arti, o qualche organo di senso ecc.), sono considerati come deficit.

Lo svantaggio invece esprime una inferiorità occasionale o permanente. La parola è di origine inglese: hand in cap (che letteralmente significa “mano nel berretto”); noi potremmo dire “l’asso nella manica” o “il coniglio nel cappello”. Si trattava di un gioco d’azzardo diffuso nel Seicento. Il gioco si basava sul baratto o scambio tra due giocatori di due oggetti di diverso valore; il giocatore che offriva l’oggetto che valeva meno doveva aggiungere a questo la somma di denaro necessaria (nascosta nel cappello naturalmente), per arrivare al valore dell’altro oggetto, così che lo scambio potesse avvenire alla pari. Handicap quindi indica lo svantaggio che viene attribuito in una gara al concorrente che ha maggiori possibilità di successo, per dare a tutti quelli che gareggiano la stessa probabilità di vincere. In questo modo il risultato della gara non è già scontato in partenza.

La convenzione ONU definisce l’handicap, ovvero lo svantaggio, come il risultato di una particolare relazione fra l’individuo e l’ambiente, il che implica la possibilità di ridurre, eliminare o addirittura rovesciare lo svantaggio stesso, o modificando le condizioni individuali (protesi, educazione, interventi economici risarcitori), oppure, e qui è la novità, modificando l’ambiente. E cosa intendiamo con il termine “ambiente”? Intendiamo tutto ciò che circonda la persona, quindi innanzitutto gli altri, le relazioni umane, le forme di comunicazione interpersonale, ma anche gli spazi fisici, gli strumenti che servono per svolgere i compiti legati alla vita quotidiana – esempio: arredi personali e arredi comunitari, elettrodomestici, strumenti di lavoro,), i servizi, ecc. Quindi il deficit permane, ma si riducono le conseguenze negative.

In quanto tale quindi, lo svantaggio può essere modificato nel tempo, in vari modi: il concorrente svantaggiato può attivare strategie di ricupero basate su qualche trovata d’ingegno o sul miglioramento del terreno di gioco, o dello strumento necessario per gareggiare; insomma, mentre il deficit è una condizione permanente, l’handicap è una condizione variabile, in base ai meccanismi compensativi naturali (vedi gli studi nel campo delle neuroscienze), alla educazione ricevuta, alla conformazione dell’ambiente fisico, umano, tecnologico, ecc.

Sulla base di queste considerazioni, venendo all’argomento che ci riguarda in questo momento, ossia la proposta di legge sulle persone con disabilità, proviamo anche noi a mettere al centro non le disabilità, ma le cause che creano o aumentano lo svantaggio e/o le discriminazioni. Come dire: invece di acquistare tanti depuratori quante sono le famiglie, proviamo a distribuire acqua potabile.

Una buona maniera per evitare discriminazioni è non crearne di nuove e, dove è possibile, consiste nel ridure o rimuovere quelle esistenti.

In questo ci può aiutare il lavoro degli ultimi 50 anni in vari settori: l’educazione, le opportunità lavorative, la riduzione delle barriere architettoniche e sensoriali, la consapevolezza che una società più accogliente e più confortevole per noi è anche più competitiva, oltre che più umana e più solidale, e soprattutto, se gli adattamenti che ci riguardano non creano disagio ad altre categorie di utenti, è una società più comoda per tutti e non solo per noi.

La storia delle invenzioni umane è ricca di episodi che dimostrano come una soluzione pensata per una categoria di persone svantaggiate, si è rivelata utilissima per tutti. Antonio Meucci ebbe l’idea del telefono perché sua moglie aveva un importante deficit uditivo; eppure i sordi sono quelli che usano il telefono meno di tutti. La prima macchina dattilografica fu ideata dal tipografo veneziano Francesco Rampazetto (secolo XVI), che voleva consentire ai ciechi di comunicare fra loro e con gli altri, mediante un marchingegno provvisto di tasti che produceva caratteri comuni incisi.

Allora possiamo valorizzare alcune idee che sono state le nostre bandiere:

1. la progettazione pluriesigenziale, almeno dei prodotti, delle tecnologie e dei servizi che ricevono finanziamenti pubblici, oppure che sono sottoposti alla approvazione e/o omologazione di Autorità pubbliche, nazionali e/o europee.

Fin dagli anni ‘2000 infatti si è venuto affermando il concetto di “design for all”, ossia progettazione per tutti, sempre nella misura del possibile.

Proviamo a pensare a quanti problemi potrebbero trovare soluzioni accettabili senza penalizzare questo o quel gruppo di utenti. Tali soluzioni peraltro renderebbero più confortevoli spazi e servizi, costituendo inoltre un fattore di competitività (es. turismo accessibile); ma soprattutto aumenterebbero il confort ambientale, renderebbero realmente esercitabile il diritto alle autonomie ad alla libera scelta. Ridurrebbero il bisogno di aiuti esterni e in molti casi le risorse finanziarie che tali aiuti spesso richiedono. In altre parole, favorire le autonomie e la “vita indipendente”, può diventare un risparmio per la collettività, oltre che avvicinare i cittadini alle Istituzioni.

Alcuni esempi:

cartelli stradali di forma arrotondata, ben visibili anche per pedoni ipovedenti (brevettati ma mai adottati dai Comuni);

orari di mezzi pubblici, insegne pubbliche, numeri civici, segnalazioni di pubblica utilità ad elevata leggibilità per persone ipovedenti e facilmente rilevabili grazie a sistemi quali letismart.

Standard costruttivi per veicoli elettrici (inclusi monopattini) che tengano conto di utenti con disabilità visive;

software per i rapporti con la P A e per ogni altro servizio rivolto alla generalità dei cittadini (comunicazione e informazione, turismo e spettacolo (quindi anche audiodescrizioni), commercio elettronico, per usi professionali (registri per gli insegnanti, cartelle sanitarie per i professionisti con disabilità visiva. finirla una volta per tutte con il vezzo di scrivere leggi e linee guida per poi incorniciarle e perfezionarle senza mai darsi la pena di applicarle e di farle applicare. Un paese si può considerare civile non quando ha oltre 700 mila leggi, ma quando applica quelle poche che sono necessarie.

porre rimedio poi istituendo un ministero apposito è come spegnere l’incendio andando sul posto con un cero acceso al santo protettore del fuoco.

Veniamo dunque al testo della bozza di proposta.

Per fortuna si tratta solo di una bozza, però, se il buon giorno si vede dal mattino ….

La Legge contiene una ottima analisi delle norme vigenti e una prospettiva a dir poco lusinghiera. Ad essere pignoli si può notare qualche frettolosità, nel fare copia e incolla. “convenciòn” per indicare la convenzione ONU; qualche concordanza da rivedere, ma la svista che dà davvero all’occhio (sit venia verbis), è l’ultima riga, dove si trova una perla di saggezza nell’amministrare le risorse pubbliche. Infatti, la rivoluzione che si propone è davvero epocale, perché … udite udite! è gratis, ossia non costa nulla alla pubblica amministrazione.

Gli estensori forse erano un po’ distratti, o hanno scritto questa bozza prima che si cominciasse a parlare del fondo europeo per le riforme.

Però c’è tempo per emendare!

E questo sarà uno dei nostri compiti per l’immediato futuro.

Antonio Quatraro

Pubblicato il 24/08/2021

Video conferenze “spesso irrealizzabili per non vedenti”

Autore: Sipontina Prencipe

Chi l’ha detto che i non vedenti non possono realizzare le video conferenze? Gli scettici, quelli che creano i muri. Fare diretta per i non vedenti non è assolutamente un tabù, vi do chiara testimonianza in questo articolo. Tante sono state le esperienze che mi hanno portato allo show vero e proprio.

Quando avevo 16 anni chiesi a mio cugino di parlare con i collaboratori di una radio, per un eventuale provino. L’ho fatto e non vi nascondo che ero molto emozionata. L’esito negativo non mi è stato comunicato personalmente, ma a mio cugino; avrei preferito che me lo dicessero in faccia. A 23 anni ne ho fatto un altro, per un’altra radio e mi hanno detto che avrei ricevuto una risposta dopo due settimane. Ho chiamato ma, per prendermi in giro dicevano: “Non si sa ancora nulla del tuo provino”. Vi chiederete senz’altro: come hai saputo l’esito? Rispondo subito. Direi in maniera brutale! Un giorno di carnevale andai a cantare in una piazza di Manfredonia e, prima che io facessi l’esibizione, hanno comunicato pubblicamente i vincitori. L’atteggiamento denotava una mancanza di rispetto nei confronti miei e dei perdenti. Ovvio, sono rimasta delusa per le sconfitte ma non mi sono fermata perché negli anni successivi ho condotto, anche se per poco tempo, programmi radiofonici in diretta radio e in audio conferenza.

Dal 2017 al 2021 ho trasmesso programmi su Twitter, utilizzando Periscope che consentiva le trasmissioni in audio conferenza. Le mie trasmissioni erano prevalentemente sportive ma dedicavo spazio anche ad altri eventi. Ogni volta che invitavo gli ospiti mandavo la telefonata in diretta, mettendo il viva voce al telefono di mia madre, perché col mio si sarebbe bloccata la diretta.

Ho dedicato alcuni speciali all’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, invitando presidenti e consiglieri delle varie sedi; è stato un grande onore per me avere in trasmissione il Presidente dell’UICI Nazionale Mario Barbuto. A marzo 2021 l’applicazione Periscope è stata chiusa. Mi sono preoccupata e chiesta: “Come farò a trasmettere, visto che non ci sono sistemi di audio e video conferenza accessibili per i ciechi?”. Poi ho sperimentato un nuovo sistema di video conferenza: Stream Yard che utilizzo dal 12 aprile. In realtà lo conoscevo già, perché mi ospitavano spesso nei programmi radiofonici; i conduttori mi mandavano il link ed entravo nello studio virtuale. Ora con Stream Yard sono io l’organizzatrice della video conferenza e trasmetto o su Facebook o Youtube. Mi sembra di stare in uno studio vero, una sensazione che, giorno dopo giorno, mi dà tante soddisfazioni. Anche qui i programmi trattano argomenti d vario genere. Qualche giorno prima della puntata mando via e-mail agli ospiti il link per accedere a Stream Yard con le relative istruzioni. Quando ho deciso di utilizzare il sistema di video conferenza citato non tutti erano d’accordo. Dicevano: “Non capiamo perché devi per forza apparire in video!”. Col passare del tempo hanno visto che sui social ottenevo tante visualizzazioni. Silenzio totale. Creare autonomamente una tv sul web è per me la grande conquista; ho superato l’ostacolo che tutti credevano insormontabile.

Non tutti i sistemi di video conferenza sono accessibili per non vedenti ed ipovedenti, ma quello che sto utilizzando è completamente accessibile, vi assicuro. Certo, in un primo momento ci vuole il vedente che sistema l’inquadratura dell’immagine prima della messa in onda. Quando in video conferenza ci sono più di 2 persone bisogna digitare il comando per allargare la schermata. Non è difficile, il cieco può farlo tranquillamente. Mi piacerebbe raccontare su Slash Radio Web la mia esperienza di cui vi ho parlato. Il messaggio che vorrei fosse recepito da tutti è: “Immergetevi nell’atmosfera dello studio virtuale Respirerete un’ebrezza nuova che, nessuno vi ha mai fatto provare precedentemente. Prima o poi sarete impeccabili nell’organizzazione di un programma in video conferenza”.

Enna – GSD UIC Fucà, bellissimi risultati per una splendida stagione

Autore: Anna Buccheri

Lo sport è vita, disciplina, sacrificio, amicizia, solidarietà, sano agonismo, altruismo. Lo sport è fatto di persone, di sfide, di confronto.

Il GSD UIC Fucà di Enna ha molto lavorato e costruito nel tempo e quest’anno ha raccolto i meritati frutti di impegno, abnegazione e fatica.

Nello Showdown si sono registrati una maggiore partecipazione e un significativo apporto di nuove leve. Diversi sono i giovani che si sono avvicinati alla disciplina in attesa di avere l’età per gareggiare. La Sezione territoriale UICI di Enna ha tre tavoli di Showdown. Le soddisfazioni arrivate quest’anno sono state: passaggio dalla Promozione alla serie C di Filippo Domenico Dinaro, atleta di spessore, che dopo alcune sconfitte aveva lasciato e quest’anno ha ritrovato la giusta motivazione; Luca Bernabei ha cominciato l’attività sportiva tra gennaio e febbraio 2021 e quindi si è potuto allenare poco, ciononostante è arrivato quarto in Promozione; Dario La Paglia è passato dalla serie C alla serie B; Lorenza Sebastiana Scuto è stata promossa dalla serie B alla serie A ed è stata convocata in Nazionale.

Il coach Marta Zocco ha voluto sottolineare che gli atleti sono preparati anche e soprattutto psicologicamente oltre che tecnicamente, hanno imparato a controllare la respirazione, a fermarsi un attimo, a fare esercizi di consapevolezza per un sano equilibrio mente/corpo. Tutto è iniziato tre anni fa con la costruzione di un clima di fiducia fondato sull’affidarsi e sul prendersi cura reciproci.

Risultato ancora più prestigioso è venuto dal Torball. Ernesto Ingarao, vice-Presidente del GSD UIC Fucà di Enna, ha dichiarato che, dopo 35 anni, è stata una vera emozione arrivare in serie A, premio dei sacrifici fatti in allenamento, soddisfazione e gioia condivise dal tecnico Liborio Navarra, che nel suo medagliere aveva già due precedenti promozioni in serie B: una nel 2004 e un’altra nel 2008. Ha vinto la tenacia e si sono raccolti i frutti di un allenamento costante, regolare, continuo.

Nella prima e nella seconda giornata del Girone B è andata un po’ male perché era la prima partita da titolare per Dario La Paglia e la squadra non aveva ancora il giusto amalgama, la giusta sinergia. Nell’ultima giornata di Campionato sono state vinte le partite sia di andata che di ritorno.

Gli allenamenti sono stati condotti con l’Augusta che era rimasto privo del campo. È stata quindi necessaria una serie di accordi e di autorizzazioni, di espletamenti burocratici anche a livello assicurativo rispetto alla tutela dell’incolumità degli atleti in palestra. Si è creato un rapporto di amicizia con tutta la squadra, con il Presidente Sebastiano Patania e con il tecnico Giuseppe Blandino.

In occasione della Coppa Italia (prima fase del Girone B), a gennaio di quest’anno, prima manifestazione federale, svoltasi ad Enna, l’Augusta alla proclamazione del Consiglio dei Presidenti (in cui è generalmente eletto il Presidente della squadra organizzatrice) ha consegnato il gagliardetto vinto nella stagione precedente 2019/2020 al GSD UIC Fucà di Enna.

Dario La Paglia Presidente del GSD UIC Fucà di Enna, per il biennio 2019/2020-2020/2021, ha rilevato che negli ultimi due anni la squadra è cresciuta sia a livello di gioco sia a livello tecnico piazzandosi al secondo posto nel Campionato italiano di Serie B e conquistando la meritata promozione in Serie A: «Lo sport è anche un modo per fare sbloccare gli atleti e spinge ad osare sempre di più, a superare i propri limiti», ha sottolineato.

Un’altra speranza del GSD UIC Fucà di Enna, che è già una certezza, è Cristian Tranchita, 18 anni, judoka che ha trovato nello sport una possibilità di avere e dare fiducia: al gruppo e dal gruppo; a se stesso. Cristian è cintura nera primo DAN.

Riassumendo, gli eventi organizzati quest’anno nonostante il Covid, grazie alla FISPIC che ha predisposto i necessari protocolli di sicurezza, sono stati: Coppa Italia, prima fase Girone B di Torball; Serie A, quinta e sesta giornata Campionato italiano di Torball; Serie B, quinta e sesta giornata Campionato italiano di Torball.

Le tre manifestazioni, tutte di alto livello, si sono svolte al Palazzetto dello Sport di Enna bassa.

Sponsor ufficiali del GSD UIC Fucà di Enna, a conferma di uno stretto, proficuo e significativo radicamento sul territorio ennese e di reciprocità, sono: Or.me.va di Enna, Officina Ortopedica del dott. Biagio Mendolia, figlio del dott. Filippo Mendolia, medico sportivo che ha presenziato a tutte le manifestazioni; Antica Farmacia Henna, che ha fornito le bende oftalmiche per tutti gli eventi;  UICI Sezione territoriale di Enna, per i volontari del Servizio Civile; La tana dei golosi dei fratelli Vigneri di Enna;  R.U.E.M., Riparazione Utensili Elettrici e Meccanici di Roberto La Paglia, Enna, che in occasione del rinnovamento del campo di Torball ha fornito i reggifuni e fatto le saldature, inoltre ha provveduto alla pulizia e alla nebulizzazione per la sanificazione anti-Covid; ONVGI, Organizzazione Nazionale Volontari Giubbe d’Italia di Agira che ha fornito il pulmino per i transfer aeroporto di Catania/Enna e Enna/aeroporto per gli atleti anche delle squadre ospiti, mentre Filippo Campagna ha curato la telecronaca delle partite di Torball avendo la FISPIC accordato il permesso in modo che anche chi non poteva essere presente avesse la possibilità di seguire la partita della squadra; Comune di Enna, per la concessione gratuita della palestra del Palazzetto dello Sport sia per gli eventi sia per gli allenamenti ogni sabato per tutta la stagione sportiva (Responsabile comunale per la palestra, Enzo Arena); Azienda Olivicola Di Gregorio, Enna, per contributi economici; Tipografia Nerd Enna che ha concesso il 50% di sconto su stampa locandine, loghi sulle maglie, cartelloni per norme di sicurezza.

Il CIP, Centro Italiano Paralimpico, che ha sede a Palermo, ha assicurato il proprio supporto a tutte le società siciliane per la ripartenza post-Covid; è stato presente per le manifestazioni sia della Serie A sia della Serie B. Per la Serie A sono intervenuti il Presidente Regionale CIP dott. Mussoni; il Direttore Tecnico Regionale CIP Bentivegna; il Rappresentante Atleti Regionali CIP Ciprì. Per la Serie A e la Serie B hanno presenziato: il Membro della Giunta Regionale Pregadio di Enna; il Commissario Nazionale Fispic, Consigliere Nazionale FISPIC e Presidente UICI Sezione territoriale di Enna, Santino Di Gregorio.   

Santino Di Gregorio esprime soddisfazione per i risultati e per i successi registrati dall’unica realtà sportiva per i non vedenti e per gli ipovedenti di Enna, espressione della locale Sezione territoriale UICI di Enna che dal 1984, anno di fondazione del GSD intitolato a Giuseppe Fucà ex-Presidente Nazionale UICI, si è sempre prodigata per promuovere, sostenere e organizzare ogni iniziativa sportiva che avesse per i non vedenti e per gli ipovedenti di Enna la finalità di dare l’opportunità di conoscere le varie discipline e di scegliere se praticarle o meno. In tale prospettiva ogni non vedente e ipovedente ennese ha avuto l’opportunità di sperimentare varie discipline sportive. Rimane il forte impegno per l’UICI di Enna nel supportare l’attività sportiva per i non vedenti e per gli ipovedenti ennesi che avranno modo di esprimere le loro potenzialità tecnico-agonistiche e di coltivare i valori di amicizia, solidarietà e fratellanza tipici dello sport per un futuro costruito sull’unità e sulla partecipazione condivisa.

Anna Buccheri

Pubblicato il 06/07/2021.

Salerno – Anche le donne non vedenti si truccano

Autore: Arianna De Lisa

Incontro online sul make up con Lucia Esposito

Il giorno 26 maggio 2021  alle ore 17:30 il comitato giovani dell’Uici di Salerno  ha organizzato su piattaforma Zoom l’incontro riguardante il make up, in collaborazione con il comitato donne.

La riunione ha avuto una durata di  due ore, alla quale  hanno partecipato molti soci.

La coordinatrice Arianna De Lisa ha presentato poi la relatrice Lucia Esposito, nostra amica non vedente, che ci ha illustrato tanti consigli utili per truccarsi.  In questo campo, ci aiuta molto la memoria tattile,  anche nel make up oltre ai pennelli, si possono usare anche le mani.

La relatrice Lucia Esposito  ha illustrato poi i seguenti punti:

1 tecniche realizzazione base trucco;

2 tecniche trucco occhi: tipologie di ombretto, matita, mascara e applicazione;

3 tecniche per valorizzare guance e zigomi;

4 applicazione matita labbra e rossetto.

Non sono mancate le domande e le curiosità da parte dei partecipanti, dato che è un argomento interessante e stimolante.

Caro collega

Racconto sul cane guida premiato al Concorso internazionale “Speciale infanzia 2021” indetto dall’Associazione Marel di Roma

Caro collega,

lo so che può sembrare strano sentirsi chiamare così da un cane, ma io non sono un cane qualunque…

Io sono un cane guida.

Eh sì, anch’io guido, ma non quei giganteschi mezzi di trasporto che guidate voi e nemmeno le auto, ma una sola persona che si chiama Francesca. Lei ha perso la vista da qualche anno a causa di un incidente e da qualche mese ha fatto richiesta ed ottenuto dalla scuola Lions Club un cane guida.  Eccomi! Sono Penni, il cane guida di Francesca. La nostra scuola ci forma grazie alle lezioni molto professionali di vari istruttori, solo grazie alle donazioni. Solo così i disabili della vista, possono  vivere più serenamente la quotidianità. Noi siamo per loro indispensabili e fieri di aiutarli. Sono molti gli ostacoli che un “non vedente” deve affrontare ogni giorno e noi possiamo dar loro un aiuto concreto ed essere di supporto ogni momento. Francesca si fida di me, è lei a decidere il percorso da fare dandomi comandi ben precisi. Come conducenti io e te abbiamo molte responsabilità, anche se diverse: mentre tu devi fare attenzione al traffico, a come frenare per non far cadere i passeggeri come birilli, a non chiudere le porte troppo presto e così via, io devo fermarmi ad ogni scalino per permettere a Francesca di salire o scendere, farle evitare tutti gli ostacoli che incrociamo durante il cammino, accompagnarla a fare la spesa, portandola davanti al negozio richiesto. Ti confido che il mio negozio preferito è la panetteria, adoro il profumo del pane!  Di solito mi viene dato un premio speciale, ma sempre troppo piccolo però! Il pane non è cibo buono per cani, peccato! Un’altra cosa importante che devo fare durante il mio lavoro è di accompagnare Francesca all’autobus quando deve andare a lavorare ed è proprio per questo che ti scrivo, per chiedere la tua collaborazione, dato che non è per niente facile per me fare la guida di un non vedente sui mezzi pubblici. Vorrei che tu potessi aiutarci, ne sarei davvero felice, perché basterebbero due semplici ma importanti regole da seguire:

N. 1 Saper riconoscere la maniglia piuttosto vistosa di un cane guida alla quale è agganciata una pettorina.

Capisco che oggigiorno ci sono tanti cani a seguito dei viaggiatori ma noi diversamente da loro non abbiamo l’obbligo di indossare la museruola. Pertanto il segreto per riconoscerci è la maniglia che i disabili visivi  impugnano con la mano sinistra. Quindi quando ti capita di vedere una maniglia agganciata ad una pettorina sposta un momento lo sguardo e vedrai un cane guida: siamo noi “colleghi”.

N. 2 Una volta riconosciuto il cane guida, alla fermata dell’autobus, sarebbe opportuno che il conducente si fermasse davanti al disabile visivo.

Solitamente ci trovi in corrispondenza della palina della fermata dell’autobus. Peccato però che noi cani guida non sempre veniamo notati dai conducenti e la porta del bus, di salita anteriore, rimane chiusa, pertanto dobbiamo utilizzare quella centrale dove entrano tutti i passeggeri. Questo comporta un disagio non indifferente per il disabile visivo che richiede sempre un’attenzione particolare. Se invece ci fosse la possibilità di salire dalla porta anteriore sarebbe tutto più semplice e qualora ci fosse bisogno di chiedere informazioni sul numero del bus che stai guidando possiamo salire tranquilli. Allo stesso tempo sarà possibile per te avvisarci quando scendere. Sappiamo bene che dall’inizio della pandemia è possibile salire solo dalla porta centrale del mezzo pubblico ma per i non vedenti si potrebbe fare un’eccezione,  al fine di  proteggerli da tutti coloro che per la fretta potrebbero trovarsi il cane guida davanti e creare ostacolo al passaggio o manifestare una reazione di paura per chi non ha familiarità con i cani. Tutto questo non perché noi cani guida vogliamo essere privilegiati come conducenti ma piuttosto perché non tutti conoscono il nostro ruolo di assistenza ai disabili visivi e ancor di più non sanno che siamo docili e non aggressivi. Noi siamo cani ben addestrati. Sarebbe bello poter vedere sugli autobus e in giro per le città dei manifesti che educano il cittadino da questo punto di vista. I bambini potrebbero imparare a conoscerci sin da piccoli e la società sarebbe più pronta ad accoglierci in tutti i contesti sociali come gli alberghi, i bar, i ristoranti e altro.  Noi cani guida, come dice la legge, dovremmo avere accesso libero a tutti i luoghi aperti al pubblico ma la maggior parte delle persone non ci conosce ancora. Ecco perché ti chiedo di aiutarci ad intervenire in nostro favore ora che sai come noi cani guida lavoriamo. Tu conosci bene il tuo compito di guida e sai com’è importante portare le persone a destinazione: a scuola, ai posti di lavoro, dal dottore, a vedere la città, come fanno i turisti. Sai, caro collega, io sono molto affascinato del tuo ruolo e sinceramente per me è proprio uno spasso ogni volta vederti guidare…

Credo di aver detto tutto, spero che d’ora in avanti collaboreremo per semplificare il lavoro di entrambi e poi chissà… Magari un giorno faremo uno scambio: io guiderò l’autobus e tu il mio bipede, così ci confronteremo con nuove esperienze.

Un caro saluto e a presto, con fiducia,

                                                                                                                 Penni e Francesca

Pubblicato il 15/06/2021.

Buone notizie per la cura dei nostri animali

Autore: Valter Calò

Il Ministro Speranza ha annunciato la notizia con Decreto 14 aprile 2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale (GU n.120 del 21-5-2021).

“Uso in deroga di medicinali per uso umano per animali non destinati alla produzione di alimenti”.

Cosa vuol dire “uso in deroga” di farmaci umani per gli animali?

Il medico veterinario è tenuto a prescrivere soltanto farmaci veterinari specie-specifici, ma il decreto legislativo del 2006 disciplinava già alcune deroghe a questa norma.

Cosa dice il decreto del 2006?

Ove non esistano medicinali veterinari autorizzati per curare una determinata affezione di specie animale, il veterinario può, in via eccezionale o in deroga al decreto, trattare l’animale con un farmaco autorizzato in Italia per l’uso su un’altra specie animale, ovvero in mancanza di un farmaco veterinario, può essere prescritto un farmaco per uso umano.

Quindi era già possibile, ma solo in casi eccezionali e regolamentati, che il veterinario prescrivesse un farmaco umano.

Durante l’esame della manovra finanziaria negli ultimi giorni di dicembre 2020, la Commissione Bilancio ha approvato l’emendamento con l’inserimento di un articolo aggiuntivo nel decreto legislativo 193/2006.

Cosa cambia con la modifica al decreto del 2006?

Come scritto, finora la prescrizione di un farmaco umano per l’uso veterinario è stata circoscritta all’assenza di un farmaco veterinario che contenga il principio attivo necessario. Esistono in commercio farmaci umani e veterinari che contengono lo stesso principio attivo come antibiotici, antiinfiammatori, alcuni antiepilettici, farmaci per disfunzioni cardiache ecc.

Qual è la differenza tra farmaci uso umano e uso veterinario?

Impensabile ma vero, solo ed esclusivamente il prezzo del farmaco stesso, il farmaco ad uso veterinario è molto più caro di quello ad uso umano.

Alcuni esempi:

L’antibiotico Amoxicillina nella sua versione di farmaco generico a uso umano costa poco più di 3,00 € per 12 compresse da 1 grammo (quindi 12 grammi di principio attivo), l’equivalente veterinario, costa 23,70 € per la confezione da 10 compresse da 500 mg (quindi 5 grammi di principio attivo).

Il Fenobarbital, un antiepilettico a uso veterinario, ha un costo di circa 12,00 € per 60 compresse da 60 mg, l’equivalente per uso umano ha un prezzo sotto i 2,00 €. Una differenza molto consistente se si pensa che si tratta di un farmaco che l’animale deve prendere a vita, e non solo per un periodo limitato.

Cosa succede con questa modifica al decreto?

Quello che è successo con i farmaci ad uso umano quando sono stati introdotti i farmaci generici, si sono abbassati i costi delle terapie, così che anche i nostri amici fidati potranno essere curati con una spesa molto inferiore, facendo risparmiare parecchi soldi ai proprietari.

Tanti nostri soci mi avevano contattato rimarcando proprio questo problema, ovvero proprietari di animali d’affezione e cani guida, tutti affetti da patologie croniche, per continuare a sostenere e dare benessere ai loro animali dovevano sottoporli a somministrazioni continue di farmaci molto costosi mettendoli spesso in difficoltà economica.

Il fine di questo aggiustamento normativo è proprio quello di diminuire il costo della terapia.

Semplifichiamo, sperando di fare chiarezza al decreto che è stato appena approvato:

Il medico veterinario è il professionista sanitario autorizzato già dall’ordinamento nazionale a prescrivere, in via esclusiva e sotto la sua responsabilità, un medicinale per uso umano autorizzato, (ai sensi della direttiva 2001/83/CE o del regolamento (CE) n. 726/2004).

Con questo decreto 2021, il medicinale per uso umano potrà essere prescritto sulla base della miglior convenienza economica per l’acquirente per il trattamento dell’animale in cura e di cui l’acquirente sia proprietario o detentore e comunque soltanto a condizione che tale medicinale contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario indicato per il trattamento dell’animale in cura.

Le disposizioni del presente decreto non trovano applicazione nei casi di un medicinale ad uso umano contenente sostanze antibiotiche di importanza critica per la salute umana e di sostanze antibiotiche non autorizzate ad uso veterinario.

Il medico veterinario verifica che il medicinale ad uso umano, da destinarsi alla terapia di animali da affezione non sia inserito nella lista dei farmaci temporaneamente carenti pubblicata sul portale istituzionale dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).

Concludendo, il veterinario può prescrivere un farmaco ad uso umano, ma non incondizionatamente, viste le limitazioni sopra riportate, con la finalità di abbassare il costo terapeutico, diminuendo così la spesa per il proprietario o detentore dell’animale, permettendo quindi di prescrivere il farmaco umano qualora il suo prezzo sia più basso di quello veterinario e non solo se il farmaco non esiste tra i farmaci ad uso veterinario, come veniva enunciato dal decreto del 2006.

Attenzione: sarà sempre il medico veterinario a valutare la tipologia del farmaco da prescrivere, considerate però che i cani vanno da un peso di 1 Kg fino a 100 Kg, quindi il veterinario dovrà fare molta attenzione alla posologia onde evitare eventuali iper- o ipo- dosaggio.

Mi permetto di darvi un consiglio, quando il vostro veterinario ha eseguito tutti gli accertamenti per arrivare ad una diagnosi e si sta apprestando a formulare l’atto più importante della visita, ovvero la terapia, chiedete se possibile, in base a quanto soprascritto che venga formulata una terapia farmacologica per uso umano qualora ci sia una notevole differenza di prezzo.

Una carezza ai vostri animali e un saluto a tutti voi.

Calò dr. Valter

Pubblicato il 09/06/2021.

Monza Brianza – Il Roseto abbatte le barriere

Autore: Barbara Apicella

Un percorso riservato ai visitatori ciechi e ipovedenti

Il profumo inebria il semplice passaggio: travolti dalla fragranza di bellissime rose che, con i loro delicati colori, regalano una passeggiata indimenticabile.

Un’esperienza unica che adesso sarà tangibile anche per le persone con disabilità visiva: giovedì 3 giugno nel Roseto della Villa Reale di Monza è stato inaugurato il percorso tattile riservato a ciechi e ipovedenti.

Il progetto, finanziato dall’Inner Wheel Monza e realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana della Rosa e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Monza e Brianza, ha visto la realizzazione di una mappa tattile all’ingresso del Roseto su cui le persone con disabilità visiva possono conoscere la planimetria e la storia del roseto, e l’individuazione delle 15 tappe previste per il percorso di visita. Sulla mappa c’è anche un QR  code che rimanda a un testo che può essere riprodotto con un normale smartphone, con una App di sintesi vocale. I testi forniscono informazioni sul Roseto e sulla sua storia e hanno una descrizione delle 15 rose selezionate.

I testi sono in inglese e in italiano, consentendo così di allargare la conoscenza delle rose e del Roseto anche ai visitatori stranieri.

Le targhe poste davanti alle 15 rose selezionate sono scritte in Braille e in caratteri ingranditi (per i visitatori ipovedenti) e raccontano ai visitatori sempre attraverso il QR Code le caratteristiche della rosa. Un progetto che ha visto anche il coinvolgimento degli architetti Michela Vassena e Monica Patrini e dell’esperto di informatica Giuseppe Venuti. La stampa delle targhe e della mappa tattile è stata curata dalla Stamperia Braille di Catania dell’UICI, mentre i supporti per le targhe e delle mappe sono stati realizzati da un fabbro di Monza.

 “La missione dell’Inner Wheel è promuovere con coerenza e determinazione ideali di servizio volontario da offrire alla società in tutti i suoi ambiti: sociale, culturale, umanitario, sia a livello nazionale che internazionale – spiega la Presidente Mara Scotti -. Per mantenere fede a questo impegno abbiamo deciso di far conoscere pienamente a persone con disabilità visiva le meraviglie naturali presenti nel territorio e di porre l’attenzione su un’eccellenza della nostra città: il Roseto della Villa Reale di Monza fondato da Niso Fumagalli, marito di Ester Fumagalli, socia storica dell’Inner Wheel Monza”.

Un progetto reso possibile grazie alla sensibilità e alla disponibilità di Silvano Fumagalli, presidente dell’Associazione italiana della rosa. “Abbiamo aderito con entusiasmo al progetto proposto da Inner Wheel di Monza e abbiamo lavorato con loro e con la sezione di Monza dell’Unione Ciechi per definire gli aspetti tecnici del progetto – spiega -. Nel Roseto Niso Fumagalli sono presenti moltissime varietà di rose, tutte con la loro peculiarità e non è stato facile selezionarne solo 15 per realizzare il percorso. Oltre alle caratteristiche botaniche delle rose selezionate, abbiamo anche cercato di raccontare al visitatore un po’ di storia del Roseto e della nostra Associazione. Il risultato di questo lavoro comune va nella direzione di rendere questo Roseto sempre più fruibile e accessibile a tutti. Permettere a tutti di godere di questa bellezza è sempre stato il sogno di mio padre e di mia madre quando hanno creato questo roseto.”

Entusiasmo all’Unione ciechi di Monza e Brianza. “Uno degli obiettivi dell’UICI è rendere accessibili e fruibili tutti i luoghi della nostra città – commenta Nicola Stilla, commissario Unione ciechi di Monza e Brianza -. Quando una nostra socia ci ha segnalato la volontà della presidente Mara Scotti e la disponibilità del presidente Silvano Fumagalli abbiamo accolto con gioia l’idea e, insieme all’architetto Michela Vassena ci siamo messi subito all’opera. Siamo lieti oggi, alla presenza del Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto,  della Vice Presidente Nazionale UICI Linda Legname, del Presidente dell’Unione Europea dei Ciechi Rodolfo Cattani, del Senatore Massimiliano Romeo, dell’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Monza Desirèe Chiara Merlini, della Presidente del Consiglio Pari Opportunità di Regione Lombardia Letizia Caccavale e dell’Assessore alla Cultura e al Turismo della Comune di Monza Massimiliano Longo,  di inaugurare questo percorso che consentirà alle persone ipo e non vedenti di poter apprezzare la storia, i profumi e le specie delle numerose rose di questo gioiello monzese. Ringrazio l’Inner Wheel, l’Associazione della Rosa, il Presidente e la Vice Presidente Nazionale e tutti i tecnici che hanno collaborato in questa innovativa iniziativa”.

“Una grande gioia per l’Unione italiana ciechi – commenta il presidente nazionale UICI Mario Barbuto -. Un modo per risorgere all’aria aperta. Anni fa era stato organizzato un convegno su come mostrare una rosa a un cieco. Oggi questo diventa realtà. Siamo cittadini in mezzo ai cittadini, chiediamo di accoglierci come portatori di ricchezza. Siamo fiduciosi di intravedere la luce fuori dal tunnel e di tornare a sentire il profumo delle rose”.

Pubblicato il 09/06/2021.

Catania – UICI partecipa all’operazione “mare pulito”

Autore: Simonetta Cormaci

Incorniciata tra la Giornata internazionale dell’ambiente e la giornata internazionale degli oceani si è svolta la prima uscita “post covid” della Sezione UICI di Catania.
Domenica 6 giugno, presso il Lido La risacca di Aci Castello, le socie e i soci giovani della Sezione-in compagnia dei volontari UNIVOC e delle famiglie- hanno assaporato la gioia di una giornata al mare in allegria ma senza dimenticare il rispetto e l’impegno per questo straordinario ambiente marino spesso così bistrattato.
L’attività è nata da un sinergico partenariato: UICI Sezione di Catania, Lions Clun International, Lions Club Catania Mediterraneo, Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, Comune di Catania, Teatro Massimo Bellini, la Format s.r.l., l’associazione sportiva ESA, il Lido La Risacca.
Alla presenza dell’Assessore Regionale alla famiglia e politiche sociali, dei rappresentanti dei Lions e delle autorità marittime, la Presidente Dell’UICI Catania Rita Puglisi, la giornata si è aperta con una breve conferenza in cui sono stati evidenziati il valore sociale, culturale, ambientale dell’evento Poi ci si è abbandonati alla gioia di ritrovarsi insieme tra sole e mare. Se i mesi di lockdown e restrizioni sono stati duri e faticosi per tutti è innegabile che la condizione di disabilità ha acuito ancor di più il senso di solitudine e la frustrazione e quindi il poter ritornare a fare qualcosa insieme è stato molto appagante. L’iniziativa rientrava in un progetto iniziato nel 2018 per promuovere l’inclusione dei disabili visivi attraverso la sensibilizzazione e la conoscenza dell’ambiente Marino dimostrando che tutti possono contribuire alla sua salvaguardia. Allo stesso tempo la giornata è rientrata all’interno dell’operazione Mare Pulito, attività di recupero dei rifiuti da Costa e fondali d’Italia, promossa dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera svolto grazie al contributo di un gruppo locale di diving nelle aree individuate dal progetto Europeo Clean Sea Life.
E così, dopo il piacere di tuffarsi, nuotare, prendere il sole tra una chiacchiera uno scherzo in chiassosa allegria , si è assistito alle immersioni dei sommozzatori che hanno raccolto un bel po’ di rifiuti nei fondali attorno al lido. Successivamente alcuni partecipanti tra cui il Vice Presidente della Sezione UICI Antonio Stoccato, la Consigliera Jenny Cangemi, la Consigliera delegata regionale Rosy Lattuga e alcuni soci hanno contribuito fattivamente differenziando i rifiuti raccolti in legno plastica metalli e così via: gesti concreti e insieme simbolici per manifestare quella cura e interesse che dovremmo sempre avere per il mare e per l’intero ambiente. Si aggiunga che l’ambiente marino, per i disabili visivi e pluridisabili, è un elemento fondamentale perché a mare si scopre la libertà del movimento libero da ostacoli, più fluido, ricco di stimoli olfattivi e sensazioni corporee, per non parlare del valore educativo e riabilitativo.
Dopo il pranzo consumato al lido il gruppo si è sciolto e con i saluti sono arrivate tante espressioni di gradimento e il desiderio di organizzare presto altri momenti di incontro.

Pubblicato l’8/06/2021.

Seconda Edizione del Rally Anch’Io

Il 2 Giugno 2021, Festa Della Repubblica è stata una giornata dalle forti emozioni. Emozioni suscitate, dapprima, dall’ascolto assordante del potente rombo dei motori, poi, dall’occasione offerta dall’ASD Piloti Sipontini ed altri piloti che hanno aderito spontaneamente all’iniziativa di effettuare il percorso della pista di rally a bordo delle auto da competizione. Lanciate ad alta velocità e seguendo il percorso tortuoso, con sgommate e testa coda, il tutto nella massima sicurezza, il cuore batteva alla stessa velocità dell’auto, l’adrenalina saliva, regalando sensazioni che, rimarranno per sempre nella memoria di chi ha fatto questa esperienza. Le stesse emozioni si leggevano negli occhi e sui sorrisi dei piloti e degli organizzatori, perché regalare momenti di gioia a chi ne ha più bisogno, rallegra l’anima.

Sipontina Prencipe, responsabile di zona per il territorio di Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo racconta a caldo l’ebrezza respirata nella manifestazione:

“È la prima volta che vado in una macchina da corsa. Ho fatto il giro sia nella macchina da corsa, che in quella d’epoca. Ho avuto un po’ di paura all’inizio, ma è normale. Lo staff dell’ASD piloti Sipontini, si sono messi a completa disposizione, trasmettendo ai diversamente abili la loro dolcezza. Mi sono divertita tantissimo. Sicuramente, riprenderò questo nuovo treno della vita altre volte.”

Dopo le corse, c’è stato il pranzo, durante il quale, ciascuno, in un clima di allegria, serenità e rilassatezza ha potuto sperimentare la bellezza di fare condivisione e socialità, specialmente dopo il periodo buio che, speriamo esserci buttato alle spalle. Un ringraziamento è d’obbligo per l’Unione Italiana Ciechi ed ipovedenti di Foggia che nella persona di Salvatore Gallo, responsabile sport e tempo libero ed all’infaticabile lavoro organizzativo, ha permesso ai soci di vivere tuttociò.

Sipontina Prencipe

Sipontina Prencipe seduta in macchina al posto del copilota

Pubblicato il 04/06/2021.

Il pedone: razza in via di estinzione

Autore: Sergio Prelato

L’antropologia urbana pre-Covid e post-Covid ha creato una strana anomalia. Il pedone si è estinto o quasi, nella savana e nella giungla della nostra città. Predatori a due ruote hanno raggiunto l’apice della catena della mobilità insostenibile a scapito dei poveri bipedi, che ormai vengono “cacciati” dai nuovi padroni dei marciapiedi: monopattini e bici a flusso libero. Ricapitolando, abbiamo le auto che giustamente utilizzano la strada carrabile, le bici e i monopattini che utilizzano raramente le piste ciclabili e in promiscuità, peraltro illegale. I marciapiedi dei poveri pedoni torinesi, sempre più ammaccati e spaventati dai nuovi velociraptor! Piero e Alberto Angela faranno sicuramente un servizio nei loro documentari.

Si sono osservati monopattini persino nelle stazioni a ridosso dei treni in partenza. Una falsa soluzione ad un vero problema quello dei monopattini e delle bici: alla fine qualcuno ci deve pur rimettere nella catena dei più forti, i più deboli dunque, i pedoni. I pedoni fra tavolini che restringono lo spazio utile, e i nuovi velocipedi ecologici ma pericolosissimi che impediscono ai pedoni di “abbeverarsi” nei bar, svoltare tranquilli, sostare davanti alle vetrine, perché sentono sfrecciare, come pipistrelli impazziti, i nuovi mezzi arroganti e aggressivi che rappresentano la nuova frontiera del disordine urbano, dell’anarchia ciclistica. Senza spazi per sostare, né regole da rispettare, non avendo nemici naturali, i monopattini e le bici a flusso libero liberamente fanno ciò che vogliono come bulletti di città, tra le autorità di polizia municipale che alzano le mani dicendo che non possono fare nulla e la politica che spaccia con faciloneria la pericolosità di questi mezzi silenziosi come la panacea di tutti i mali.

Anche gli automobilisti avrebbero la loro da dire sulle improvvise apparizioni, quasi fantasmagoriche, di corpi verticali che improvvisamente compaiono a sinistra e a destra e davanti alle auto. L’unico mezzo ecologico sicuro e pulito sono le due gambe a flusso libero dei pedoni, che rispettano delle regole ormai segnate da anni di evoluzione urbana. Le bici e i monopattini per non essere nocivi devono avere corsie preferenziali oppure stare su strada, rispettando il codice stradale. Ma la legge del più forte e dell’ottuso nuovo “animale” la fa da padrone. Creare nuove barriere e pericoli non è certo degno di una città come Torino. Alla fine si è creata una “guerra incivile” fra gli abitanti che un tempo erano civili.

Pubblicato il 03/06/2021.