Esperienza e riflessione di una giovane tirocinante extracurriculare, di Ylenia Vatano

Autore: Ylenia Vatano

Vi racconto una breve storia. Sono una ragazza di 24 anni, mi sono laureata da poco in “Scienze dell’Amministrazione” presso la facoltà Unitelma Sapienza di Roma. Dal 6 marzo scorso sono impegnata in un tirocinio formativo extracurriculare presso la sede territoriale UICI di Vibo Valentia. Questa opportunità è nata dal fatto che esiste una convenzione (stipulata nel 2015) tra l’Ateneo e la Presidenza Nazionale UICI. Sono entusiasta di vivere questa esperienza perché, giorno dopo giorno, mi arricchisco sia sotto il profilo professionale (sto mettendo in pratica tutte le conoscenze acquisite durante la mia formazione universitaria) che sotto il profilo umano. La realtà dell’UICI di Vibo Valentia mi ha colpito da subito e questo perché le persone intorno a me si sono dimostrate cordiali e disponibili, tanto da coinvolgermi immediatamente in tante attività associative. Le ore di tirocinio scorrono velocemente perché mi trovo perfettamente a mio agio: l’aria che si respira all’interno è serena e tranquilla, dove tutti aiutano tutti con il sorriso sulle labbra, soddisfatti di poter essere utili agli altri. Quello che posso dire è che mi sento di far parte di una grande famiglia allargata! Come è già noto in questi giorni, l’aria festosa che si respira in Sezione è stata offuscata da un velo di tristezza: è scomparso prematuramente il Presidente territoriale Giovanni Barberio e questo è motivo di grande dolore per tutti noi. Il Presidente lascia la moglie Francesca e un figlio in tenera età. Anche io sono coinvolta in questa sofferenza perché ho avuto la fortuna di conoscere il Presidente e capisco bene la perdita subita dalla Sezione tutta. Il Presidente mi ha dato da subito la sensazione di un uomo carico di vitalità e con tanta voglia di vivere. Proprio per questo, era una persona benvoluta da tutti, chiunque l’abbia conosciuto lo descrive come un vulcano in azione, pieno di idee, di iniziative e di progetti. Certamente nella sua vita terrena ha lasciato una traccia: una vita spesa al servizio degli altri. Approfitto di questa mia occasione per fare dei ringraziamenti: al mio tutor aziendale Tommaso, a Paolo della segreteria di Vibo Valentia e un ricordo certamente al Presidente Barberio e a tutti quelli che mi hanno sostenuta e consentito di vedere realizzato il sogno di poter applicare nei servizi del terzo settore le mie conoscenze. Sono onorata e orgogliosa di essere il primo caso in Italia a eseguire un tirocinio extracurriculare presso l’UICI e aver dato un’idea a quanti vogliano vivere la mia stessa esperienza, anche in altre sezioni territoriali dell’UICI.
Ylenia Vatano

Ylenia insieme al segretario sezionale e al dipendente Uici di Vibo Valentia

Ylenia insieme al segretario sezionale e al dipendente Uici di Vibo Valentia

“…nemmeno con un fiore”, di Mattia Gattuso

Autore: Mattia Gattuso

Donne…violenza…giustizia è il titolo della conferenza organizzata dal Gruppo Rotariano Comunitario Sicilia Lux Mundi di Catania, presieduto dal vice questore aggiunto della Polizia di Stato dott.ssa Adriana Muliere, tenuta il 12 marzo 2017 presso il Castello Leucatia di Catania.
L’evento ha visto il coinvolgimento del Rotary Catania Duomo 150 presieduto dal dott. Angelo Alaimo e la condivisione delle Associazioni Città Solidale, Anteas e Dyogene & Athena.
La moderatrice èstata la stessa dott.ssa Muliere mentre i relatori sono stati il dott. Maurizio Catania, grande amico dell’UICI, e fra i relatori, oltre alla dott.ssa Grazia Lizzio, funzionaria della Prefettura di Catania, all’attrice e pittrice Maria Athena Perconti, ho svolto la mia relazione anche io, nella duplice veste di avvocato e di consigliere della sezione provinciale etnea dell’Uici.
Riassumo di seguito il mio intervento.
“…nemmeno con un fiore”
L’argomento che ho trattato, per evidente affinità professionale, è stato quello della giustizia o, purtroppo, dell’ingiustizia che colpisce le donne in generale e quelle disabili in particolare.
Ho dovuto sgombrare subito il campo da equivoci, infatti, facile parlare di parità dei sessi ma la parità si ha quando si parte dallo stesso punto di partenza e, lungo il percorso, si hanno le medesime possibilità.
Invece, checché ne pensino i branditori di parità a parole, la natura ha frapposto un ostacolo naturale alla parità stessa: per natura l’uomo è fisicamente più forte della donna e l’atto di violenza fisica che promana da un uomo è certamente più devastante di quello che può giungere da una donna. Se poi la donna è disabile, ed in particolare priva della vista, le possibilità di difendersi si riducono veramente al lumicino.
Per questo l’uso del termine femminicidio, come specificazione di quello più generico di omicidio, ha una sua ragion d’essere.
Nella mia regione adottiva, la Sicilia, era diffusissima la pratica della cd. Fuitina (il rapimento della donna che andava a convivere con l’uomo), che rappresentava un vero e proprio manifesto pubblicitario di avvenuta consumazione carnale del rapporto, cui doveva obbligatoriamente seguire il matrimonio riparatore.
La Fuitina era, però, un reato plurimo aggravato e continuato consistendo quantomeno di un rapimento, di una violenza sessuale e di una coartazione morale che si protraeva spesso per tutta la vita.
Il più delle volte infatti la Fuitina coinvolgeva donne non consenzienti e spesso minori di età che, dopo essere state “disonorate”, avevano solo la strada del matrimonio per salvaguardarsi dagli strali dell’occhio sociale.
Non bisogna essere dimentichi, e mi rivolgo in particolare ai giovani, che prima del 1976, data di entrata in vigore della riforma del diritto di famiglia, la potestà sui figli era solo patria, essendo riservata solo al padre, e non vi era parità fra marito e moglie.
L’adulterio, previsto nell’art. 559 codice penale, solo nel 1968 fu dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. Perciò se tradiva l’uomo nulla quaestio ma se tradiva la moglie era reato e se l’uomo commetteva il delitto passionale, cioè l’uccisione della donna, e spesso dell’amante, colta in flagrante, scontava una pena attenuata.
Sto parlando di appena 50 anni fa.
L’attuale eco mediatica che hanno i fatti di violenza contro le donne ha di differente, rispetto al passato, la diversa coscienza sociale e la possibilità di diffusione universale delle notizie che è ben differente dal lenzuolo macchiato di sangue appeso davanti alla casa a dimostrazione dell’illibatezza della donna.
Abbiamo dovuto attendere il 2009 affinché il legislatore raccogliesse le istanze della società per l’individuazione di una nuova figura di reato che si occupasse della persecuzione nei confronti delle donne, cosa avvenuta con il D.L. 11/2009, convertito con la legge 38/2009, che ha inserito nel codice penale l’art. 612 bis meglio conosciuto come stalking, dall’inglese to stalk, che significa “fare la posta”.
Al momento della promulgazione, siamo nel 2013, del decreto legge di modifica di una disciplina rivelatasi insufficiente, lo stesso Capo dello Stato ha ritenuto che “il susseguirsi di eventi di gravissima efferatezza in danno di donne e il conseguente allarme sociale che ne è derivato rendono necessari interventi urgenti volti ad inasprire, per finalità dissuasive, il trattamento punitivo degli autori di tali fatti, introducendo, in determinati casi, misure di prevenzione finalizzate alla difesa delle donne e di ogni vittima di violenza domestica”.
Né il codice né la legge forniscono una definizione di femminicidio, sicché è utile adottare le nozioni già esistenti nel linguaggio comune e nella letteratura criminologica.
Dal primo punto di vista pare senz’altro azzeccata la definizione fornita dal più recente Devoto – Oli per cui la parola femminicidio comprende “qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”.
In ambito criminologico, inoltre, la donna è stata individuata come un tipo vittimologico, posto che il femminicidio racchiude “l’insieme di pratiche violente esercitate da un soggetto di sesso maschile in danno di una donna “”.
La reiterazione delle condotte persecutorie, idonee, alternativamente, a cagionare nella vittima un “perdurante e grave stato di ansia o di paura”, a ingenerare un “fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva” ovvero a costringerla ad alterare le “proprie abitudini di vita” rappresentano ciò che caratterizza il reato ed il cui avverarsi integra la fattispecie in parola.
Per quel che concerne poi la particolare aggravante contenuta nell’art. 612 bis c.p. essa si riferisce espressamente anche alle persone portatrici di handicap ex art. 3 legge 104/92 . La norma, però, non fa differenza fra portatori di handicap in situazione di non gravità ex comma 1 e in condizioni di gravità ex comma 3.
Dal punto di vista procedurale la querela, remissibile solo in ambito processuale, può essere proposta entro 6 mesi.
La disciplina prevede anche una tutela anticipata di natura amministrativa che si può attivare tramite ricorso al questore che, fatti i debiti accertamenti, può ammonire il persecutore affinché interrompa i propri comportamenti.
La legislazione svolge il suo compito, cioè fornire ai magistrati gli strumenti per perseguire e condannare coloro che violano la norma ma, il vero cambiamento, deve essere culturale.

Relazione sulla partecipazione alla Stramilano, di Benedetto Dieghi

Autore: Benedetto Dieghi

Domenica 19 marzo, ho partecipato insieme alla sezione di Mantova e ad altre città della Lombardia dell’unione ciechi, alla Stramilano. Tra gli ospiti d’onore a questa edizione della manifestazione non competitiva vi erano anche l’atleta paralimpica Giusy Versace e il canoista Rossi. Hanno preso il via da piazza Duomo, in pieno centro Città, migliaia di persone di qualsiasi età, disabili e associazioni che si occupano dell’integrazione degli immigrati in particolare quelli ospitati nella caserma Montello in provincia di Milano. La competizione è partita alle 9.30 da Piazza Duomo e si è disputata su tre distanze rispettivamente 5 km, mezza maratona (10 km) e maratona competitiva (21 km) .
Prima di partire gli organizzatori della Manifestazione hanno fornito a tutti i partecipanti la maglia con la pettorina di colore azzurro, cibi, bevande e un fascicolo dove erano descritte le prove previste, inoltre menzionati i vincitori e le vincitrici delle scorse edizioni, gli interventi delle autorità Locali e Regionali (il sindaco Sala, il presidente della Regione Lombardia Maroni gli Assessori Turismo, Politiche sociali e giovanili, Sport). Al termine della corsa il gruppi dell’unione ciechi si sono recati alla mensa della sede cittadina dell’U.I.C.I. per il pranzo, è per poi spostarsi verso le stazioni milanesi per rientrare nelle rispettive città. è stata una giornata trascorsa nel segno della solidarietà , della socializzazione e dello sport dove l’importante è stato partecipare e non vincere in quanto la maggior parte dei partecipanti non erano né atleti né famosi, ma persone comuni che hanno deciso di mettersi in gioco chi correndo chi camminando prendendo parte alla manifestazione.

Benedetto Dieghi

Benedetto Dieghi

Protagonista, di Gabriele Sacchi

Autore: Gabriele Sacchi

Stefano (figlio): “Meglio essere aquilone…che un patetico pagliaccio”.
Mamma: “Sapevo sarebbe stata dura essere madre”.
Stefano: “Scialla…ora, tu non conti più; dopo tanti fallimenti, sono fiero di me stesso…, dei pensieri più violenti… che traboccano dal cesso”.
Marco (fratellino): “…Ehm…mamma?…Cosa sta dicendo il mio fratellone”?
Stefano: “Tutto bene piccolo…è la mamma che non vuol capire!…Sono forse un delinquente”?
Papà: “Quante volte ti ho detto di non rivolgerti in quel modo a tua madre”?
Marco: “ Stefano non è cattivo, vero papà?…Quando gioco con lui io mi diverto un sacco!
Hai visto come è forte il mio nuovo aereoplanino comandato Stef?”
Mamma: “ Vai in camera tua Marcolino, che la mamma finisce di parlare col fratellone”.
Stefano: “Io non ho niente da dire. Andiamo Marco”?
Papà: “E’ tutta colpa dei suoi amici se è venuto su così. Noi l’abbiamo cresciuto con amore, ma quei compagni…!”
Stefano: “Non parlar male dei miei amici”!
Papà: “Ma sentilo! Ora Giorgio, Cristian e Franco sarebbero santi”.!
Stefano: “Dovete capirlo una volta per tutte: siamo giovani…non possiamo rimanere solo in paese, non ha molto da offrirci, il sociale non ti sballa…e poi…è un impegno.
Ve lo ripeto…siamo giovani”!
Papà, mamma: “Anche noi lo siamo stati”.
Papà: “Ne io e ne tua madre però ci siamo mai permessi di contraddire il volere dei nostri genitori…e sul fatto del sociale…beh”
Mamma: “L’amore l’ho trovato lì”.”.
Stefano: “Si vede proprio che siete vecchi!…l’amore; far del bene agli altri; studiare…m m m…ma goditi la vita”!
Marco: “Stef?…ehi Stef?…corri vieni! Ho fatto decollare l’aereoplanino”!
Papà: “Ragazzo io ti giuro che ce la sto mettendo tutta per aiutarti:
Cellulare; computer; tablet; playstation; la chitarra elettrica nuova di zecca e le sigarette!…
Sì lo sai bene che non sono contento che tu abbia iniziato a fumare, ma ho accettato lo stesso”!
Mamma: “Per quanto mi riguarda mi sono anche iscritta a quel…come si chiama”?
Stefano: “Facebook mamma…è un social network”.
Mamma: “Va be quello…volevo, sentirmi giovane anch’io!
Come fate però a passarci tutte quelle ore”?
Marco: “Gli hai dato un bacetto a quella tua amica sulla foto?
È carina Stef…e quel costume le sta…”
Papà: “Marco!!!…Fila subito in camera e non permetterti mai più di accedere al profilo face book di tuo fratello!!!”
Stefano: ”A a a a a a…hai sentito papà?
Buongustaio il piccoletto”!
Mamma: “Ti darei gli occhi miei, per vedere ciò che non vedi. L’energia, l’allegria, per strapparti ancora sorrisi.
Dirti sì, sempre si e riuscire a farti volare, dove vuoi, dove sai, senza più quel peso sul cuore.
Nasconderti le nuvole… e quell’inverno che ti fa male”.
Stefano:”Me la cantavi sempre prima di mettermi a letto.
Ora però voi…”
Papà:”Noi”?
Marco: “Voi non lo capite”.
Nonna: “Stefano vieni qui: la nonna ti recita una delle sue poesie preferite!
Ama la vita così com’è.
Amala pienamente,senza pretese.
Amala..quando ti amano o quando ti odiano.
Amala , quando nessuno ti capisce, o quando tutti ti comprendono.
Amala , quando tutti ti abbandonano, o quando ti esaltano come un re.
Amala, quando ti rubano tutto, o quando te lo regalano.

Amala, quando ha senso o quando sembra non averlo nemmeno un po’.
Amala, nella piena felicità, o nella solitudine assoluta.

Amala, quando sei forte, o quando ti senti debole.

Amala, quando hai paura, o quando hai una montagna di coraggio.

Amala, non soltanto per i grandi piaceri e le enormi soddisfazioni;
Amala, anche per le piccolissime gioie.
Amala, seppure non ti dà ciò che potrebbe.

Amala, anche se non è come la vorresti.
Amala ,ogni volta che nasci ed ogni volta che stai per morire. Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita”!
Gabriele: “E tu ragazzo…ami davvero questa vita”?
Gabriele Sacchi.
Nell’articolo ci sono riferimenti a canzoni di M. Masini e R. Zero e la trascrizione integrale di un famosissimo messaggio di Madre Teresa di Calcutta, che vuole essere il monito per quanti, come il giovane Stefano, vivono più che la “vita” la “quotidianità”.

Gabriele Sacchi

Il Centro S. Alessio, un vecchio Ente, che si trasforma in speranza per il futuro, di Carlo Carletti

Autore: Carlo Carletti

All’inizio degli anni 80, nella veste di Presidente Regionale della nostra Unione, ho iniziato a prospettare l’opportunità di unificare i due Istituti romani dei ciechi, il S. Alessio e l’ospizio Margherita di Savoia per i “ poveri” ciechi, dove ha sede anche quel che resta dell’Istituto Romagnoli. I dirigenti di tali Istituti ormai in gravi difficoltà per il migrare dei ragazzi ciechi nelle scuole comuni, si inventavano di tutto, in concorrenza fra loro, per accaparrarsi le poche rette che si rendevano ancora disponibili. Nel 1987 con l’approvazione della L.R . 8/87, promossa dall’Unione, che ha partecipato attivamente anche alla stesura del testo, venne sancita l’unificazione dei due Enti e fu eseguita una effettiva ricognizione dell’immenso patrimonio immobiliare confluito nel nuovo Ente: Centro Regionale S. Alessio M. di Savoia per ciechi. Nel nuovo Ente ho ricoperto l’incarico, prima di Vice Presidente per quattro anni e poi di Presidente per ulteriori due anni. Furono intraprese nuove attività con la realizzazione di un centro per pluriminorati, corsi per centralinisti, studentato per i ragazzi ciechi che frequentavano le scuole superiori e in particolare l’Università. Fu organizzato un valido servizio di supporto all’inserimento degli studenti nelle scuole comuni, servizio oggi in difficoltà per la minor disponibilità dei finanziamenti. L’immenso patrimonio immobiliare che avrebbe potuto , con le sue rendite, supportare tali servizi , era stato dato in locazione per poche centinaia di lire, solo ai politici, agli amici e agli amici degli amici, tanto che l’Ente ha iniziato a concedere in affitto alcuni appartamenti ai ciechi soltanto nel 1989. Ciò che il Centro S. Alessio incassava dalle locazioni non era sufficiente nemmeno per coprire le spese di gestione e delle tasse. Costatata l’antieconomicità e l’inopportunità di gestire direttamente il patrimonio immobiliare, si è cominciato a pensare e studiare quali potessero essere eventuali altre modalità per gestire con più efficienza il patrimonio stesso. Nel 1994, quando ricoprivo da circa un anno, l’incarico di Presidente dell’Ente, venne approvata dal parlamento la legge che istituiva la possibilità di costituire Fondi Immobiliari chiusi. Allora, alcuni di noi credettero di aver trovato la possibile e giusta soluzione. Con la collaborazione di un grandissimo personaggio, che mi ha onorato della Sua disinteressata amicizia, allora Presidente della Banca Medio Credito Regionale per il Lazio, si cominciò a studiare ogni possibile percorso per la costituzione di un fondo immobiliare chiuso del Centro S.Alessio. Lo studio dell’iter burocratico già in stato avanzato, per la costituzione del Fondo, venne bruscamente interrotto con la mia espulsione dall’Associazione con la conseguente revoca dell’incarico presso il S. Alessio. Ciò che è stato di grave danno per l’Ente e per i ciechi, non è stato tanto la mia espulsione dall’Unione, ma il non aver portato avanti il lavoro avviato per la miglior gestione del Patrimonio. Nel corso degli anni, ad ogni Amministratore che si è susseguito nella gestione dell’Ente , ho sempre, ma inutilmente, prospettato la possibile soluzione di un Fondo immobiliare per la gestione del patrimonio. Soltanto l’attuale Presidente del Centro S. Alessio , Amedeo Piva, ha immediatamente, fin dall’assunzione dell’incarico, condiviso e fatto propria la proposta e si è effettivamente ed efficacemente impegnato per la realizzazione del Fondo Immobiliare del S. Alessio. Dopo 23 anni dal primo approccio con l’argomento, il 6 marzo 2017, i lCentro S. Alessio ha firmato l’affidamento della gestione del Fondo immobiliare alla Soc. Sorgente, vincitrice della gara d’appalto, che non prevede la dismissione del patrimonio, ma la sua valorizzazione. Ora, per il Centro S. Alessio si prospetta un diverso e miglior futuro economico e amministrativo che dovrebbe migliorare ed estendere i servizi assistenziali, riabilitativi, formativi ed educativi in favore delle persone con disabilità visiva in tutto il territorio del Lazio. La correttezza e la trasparenza dei rapporti istaurati tra i rappresentanti dell’Unione, del CPs, i Dirigenti del Centro S. Alessio e la Presidenza della Giunta Regionale del Lazio hanno consentito di superare anche momenti di difficoltà che non sono mancati. Per il futuro, dopo la scelta della costituzione del Fondo Immobiliare, coloro che si appresteranno a gestire il Centro S. Alessio dovranno occuparsi principalmente dei servizi da destinare ai ciechi e agli ipovedenti. Troppo spesso nel passato l’impegno principale dei Dirigenti dell’Ente era rivolto al patrimonio immobiliare. Più volte anche i media hanno evidenziato i vari saccheggi perpetrati a danno del patrimonio dell’Ente e i ciechi rappresentavano, in tale contesto, soltanto un elemento di disturbo per le attività degli Amministratori che in gran numero si sono avvicendati.. Ai dirigenti del Consiglio Regionale dell’UICI del Lazio, che unitariamente, come non mai, hanno condiviso e portato avanti tale scelta, ora compete la gravosa responsabilità di vigilare e operare per il conseguimento degli obiettivi che ci siamo prefissi. L’Unione dovrà cogliere ogni possibile occasione per rendere consapevoli tutte le persone con disabilità visiva del l’effettivo patrimonio di cui, tramite la rappresentanza dell’UICI, possono disporre per meglio affrontare le loro problematiche. Tanto per avere una idea più precisa sull’argomento, appare opportuno evidenziare che il Centro S. Alessio, nei prossimi giorni, farà confluire nel Fondo Immobiliare, il suo Patrimonio valutato catastalmente circa 240 milioni di euro, che a livello di mercato potrebbe avere un valore effettivo almeno triplicato. Da alcune ricerche, risulterebbe che la rendita dei Fondi immobiliari oscillerebbe tra un minimo del 2% e un massimo del 3,5%. Per il Centro S. Alessio il solo 2%,  rappresenterebbe almeno il doppio delle attuali entrate derivanti dal Patrimonio. Ulteriori liquidità, utili per la ristrutturazione ed eventuali diverse destinazioni d’uso degli immobili dell’Ente, potrebbe essere conseguita con la partecipazione al Fondo Immobiliare , con una quota non superiore al 20%, da parte dell’INVIMIT, una società pubblica finanziata dal Ministero dell’economia e finanze . Oggi, oltre alla speranza di prospettive migliori, abbiamo la certezza che con tale difficile e complicata operazione è stata evitata anche la possibile, se non certa implosione del Centro S. Alessio, per le gravissime condizioni debitorie in cui versa. Personalmente ritengo di potermi considerare soddisfatto per aver potuto contribuire a questo positivo e forse, per i ciechi, storico risultato. Per tutto questo, sento di dover esprimere un sentimento di gratitudine ai componenti del Consiglio dell’UICI del Lazio, del CPS, al Presidente e al Direttore Generale del Centro S. Alessio e alla Presidenza della Giunta Regionale del Lazio che ha creduto e sostenuto l’iniziativa del Fondo immobiliare, un percorso del tutto nuovo e sperimentale per una IPAB, che potrebbe rappresentare un esempio al quale altri Enti simili potrebbero fare riferimento.

“Ladri di cosa? di carrozzelle”!, di Patrizia Onori

Autore: Patrizia Onori

Sanremo 2017, quinta ed ultima serata sabato 11 febbraio.
Come ho fatto per tutte le altre 4 serate, anche quel sabato sera ho acceso la TV selezionando dal telecomando il primo canale Rai per seguire l’ultima serata del festival di Sanremo, sono le 21 circa e la serata di Rai 1 ha finalmente inizio.
Emozioni, aspettative e pronostici per i vincitori della serata finale del festival riempivano la mia mente, quando Carlo Conti da inizio allo spettacolo ed immediatamente, presenta i primi super ospiti di tale serata.
Non appena da Carlo viene pronunciato il nome del gruppo musicale che deve esibirsi, un brivido mi assale, dato che il gruppo non mi è affatto sconosciuto, poichè si tratta dei “Ladri Di Carrozzelle”.
Con grande interesse e particolare entusiasmo, ascolto la canzone intitolata “Stravedo Per La Vita” e mi immedesimo nel gruppo formato prevalentemente da persone disabili dato che anch’io ho una disabilità visiva.
Purtroppo il brano giunge al termine ed il gruppo, dopo aver salutato il presentatore, pian piano scompare dalla scena ed io continuo con interesse a seguire la trasmissione.
Seguo la serata fino alla fine ma nel frattempo, penso a come poter fare per contattare i primi super ospiti dello spettacolo e a come poter formulare loro un invito telefonico con me ed il mio gruppo di amici.
E’ stato più semplice di quanto pensassi, infatti, la mattina dopo, attraverso il social network facebook, invio un messaggio rivolto al gestore della pagina riguardante il gruppo musicale.
Mi viene immediatamente risposto con l’invio dell’indirizzo mail del Leader del gruppo, Paolo Falessi ed istantaneamente gli invio l’invito a partecipare ad una delle serate telefoniche da me coordinate.
Apro dopo qualche minuto la mail, non ci credo, Paolo Falessi ha risposto positivamente al mio invito ringraziandomi con assoluta semplicità ed umiltà.
Dato che ho chiesto al leader la possibilità di far intervenire anche qualcuno degli appartenenti al gruppo, durante la serata telefonica svoltasi venerdì 24 febbraio 2017, sono intervenuti oltre al leader Paolo Falessi, anche due tra i 5 cantanti appartenenti al complesso musicale, Tiziana Civitani e Lorenzo Carrarini.
Così, anche quella meravigliosa serata telefonica ha avuto inizio ed io insieme al mio gruppo di amici, abbiamo avuto la gioia e la fortuna di socializzare e di familiarizzare con i tre intervenuti.
Loro ci hanno raccontato ognuno le proprie storie e le proprie esperienze di vita, inizia Lorenzo Carrarini, ragazzo non vedente di 17 anni il quale ci racconta emozionato la sua storia, ci afferma inoltre che grazie alla musica è riuscito ad esprimersi in modo diverso e ad aprirsi agli altri in maniera migliore, poi Tiziana Civitani di 32 anni in carrozzina ci racconta del suo primo approccio con il gruppo musicale e di come dopo qualche tempo per problemi di salute abbia purtroppo dovuto separarsene per alcuni anni ma anche di come per caso qualche mese fa, abbia avuto di nuovo la possibilità di reinserirsi tra loro e ci esprime la sua gioia per tutto ciò, infine, Paolo Falessi, coordinatore del gruppo, persona senza alcuna disabilità, ci racconta con estrema normalità e semplicità la sua voglia di essere a capo di questo insieme di belle persone ed amici in prevalenza formato da soggetti affetti da disabilità di vario genere e di come lui, e gli altri componenti normodotati, riescano ad approcciarsi con loro con assoluta normalità.
Ci cantano alcuni stralci tratti dai loro brani, qualcuno tra questi racconta storie serie di attualità e qualcun altro, esprime con ironia la disabilità mostrando alla collettività come si riesca a vivere con allegria nonostante le serie difficoltà che a volte la vita presenta.
Serata bella, divertente e soprattutto costruttiva e molto significativa, dato che abbiamo conosciuto un valido complesso musicale e principalmente, abbiamo avuto la gioia di conoscere persone straordinariamente umili nonostante la loro notorietà.
“Quante sono le domande che rimangono nel vuoto” recita una parte della strofa tratta dalla canzone dei “Ladri Di Carrozzelle” intitolata “Stravedo per la vita”, affermo che anche noi disabili, con il nostro piccolo renderci utili per gli altri, cerchiamo nell’amore la forza che determina un significativo valore alla nostra vita trovando spesso nella musica quel senso di autonomia che ci fa sentire unici e principalmente, liberi!
Grazie al complesso denominato “I Ladri Di Carrozzelle” per averci concesso la possibilità di essere per due ore tra loro e per averci fatto sentire per due ore come loro dei “LADRI, di carrozzelle”!

Attenzione alla truffa: su Internet è sempre in agguato!, di Nunziante Esposito

Attenzione! E per queste cose, lo dovete essere più del solito, mi raccomando!
E’ vero che la rete è pericolosa per tutti, ma per noi disabili della vista, lo è ancora di più. I motivi sono tanti, ma quello principale è legato tante volte anche alla inaccessibilità del web.
Fino a ieri, pensavo fosse solo questo il motivo per il quale bisognava essere attenti. Mai avrei pensato che da un disabile della vista o, meglio dire, da uno che si spaccia per tale, si potesse essere truffati.
Ecco perché dobbiamo fare attenzione!
Come è mia abitudine,  non lo dico per indurre ad aver paura, ma solo per cercare di non farvi avere un regalo come quello che hanno fatto all’amica che mi ha recapitato questo scritto che segue e che è molto eloquente.
Ecco la lettera che mi ha inviato Maria:

Cari amici.
Vi chiedo un attimo di attenzione, in quanto è necessario mettervi al corrente di una mia spiacevole esperienza, affinché non accada anche a voi.
Mi chiamo Maria, sono non vedente, e lavoro come centralinista.
Ero interessata all’acquisto di un i-phone anche vecchio modello, poiché incerta sulla mia dimestichezza col touch.
Ebbene, tramite la fonomatica dell’Associazione Disabili visivi, un amico venne a conoscenza di un tale, a nome Paolo Masi, che vendeva un i-phone 5S al costo di 160 Euro.
Messami al corrente di questa faccenda, ho contattato il venditore: una persona molto garbata, anche dotata di una certa sensibilità, o almeno, questa fu la mia errata impressione.
Pare che questo signore, ripeto il nome, Paolo Masi, sia di Pisa o Firenze, o forse Prato: di certo, aveva uno spiccato accento toscano, molto simpatico per altro. Tra un discorso e l’altro però, mi fece capire che non si trovava più in Toscana per vari motivi, ma comunque, per farla breve, ci siamo accordati.
Io gli avrei versato un bonifico bancario, e lui, mi avrebbe immediatamente spedito l’i-phone, garantendo fornirmi anche il numero di tracciabilità del pacco.
Effettuato il pagamento però, il signor Masi si è dileguato nel nulla: cellulare sempre spento, e nessuna risposta alle mie mail.
Così, ho cominciato a sospettare qualcosa di poco chiaro, ma ancora speravo ricevere quanto richiesto: abile era stato quel tipo: mi aveva detto, tra le altre cose, aver problemi di salute, e quindi, far la spola tra casa e ospedale.
Pensando che stesse poco bene, ho atteso, ma nel frattempo, ho provato a cercare tramite google, un suo eventuale profilo Facebook.
Quale non è stata la mia sorpresa, quando, invece che il profilo, come primo risultato ho trovato: “Non inviate soldi a Paolo Masi, truffatore.”.
Incollo di seguito gli indirizzi di due siti, dove potrete personalmente leggere il curriculum di questa degna persona.
http://www.chi-chiama.it/elenco-telefonico/38/992/492/08/
http://denunceinrete.blogspot.it/2012/03/siti-truffa.html
Ha postato annunci su ebay, su subito.it, tutti con la stessa tattica: vendita di cellulari o varia oggettistica, a costi contenuti e quasi nuovi con garanzia inclusa.
Solo allora ho capito di essere stata truffata, e, la prima cosa che ho fatto, è stata avvisare la segreteria della fonomatica, affinché estromettessero questa persona.
Mi è stato risposto che avrebbero potuto intraprendere tale azione solo di fronte ad una concreta documentazione.
Ed è per questo che ho sporto denuncia al comando Carabinieri: so che non riavrò indietro quanto versato, né il prodotto concordato, ma l’ho fatto perché almeno, non toccasse ad altri la mia stessa sorte.
Questo scritto, non viene da un desiderio di vendetta, bensì di giustizia e senso del dovere: tacendo, darei a questa persona la possibilità di agire ancora indisturbata, e di continuare con i suoi poco onesti affari.
Grazie per l’attenzione, e occhio amici: non siate eccessivamente fiduciosi come me, anche perché, a prescindere dal danno economico al quale, in fin dei conti, c’è rimedio, vi è quello interiore che è ben peggiore: perdere fiducia nel prossimo, sentirsi avviliti e ingannati, non fa bene alla salute.
Un caro saluto,
Maria

Al di là che ho omesso di indicare il cognome di Maria per ovvi motivi, vi esorto ad acquistare on-line solo da siti sicuri e di comprovata fiducia.
Prima di inviare soldi a sconosciuti, fate la ricerca in rete prima di acquistare e non la fate dopo, quando è troppo tardi, perché il Paolo Masi di turno non manca mai!
Altro suggerimento, non vi fidate mai di telefonini e pretendete un numero di rete fissa, soprattutto quando si acquista da privati e non da negozi. Non è che si sia preservati da truffe, ma è già più difficile.
Altro consiglio che mi sento di dare: sono tanti i dispositivi usati che si vendono che è molto facile trovarne nella zona dove vivete. Questo vi consente di incontrare il venditore, verificare la merce e, se è il caso, acquistare.
Se acquistate da una ditta o negozio che sia, prima di inviare soldi, assicuratevi che ci sia l’iscrizione alla Camera di Commercio.
Se questi controlli non sapete come farli, fatevi aiutare da qualche amico più esperto.
Occhio gente, occhio! Fatevi furbi e cercate prima e non dopo.
Auguro a tutti di non dover vivere la disavventura di Maria.
Nunziante Esposito

“Un concerto, uno spettacolo”!, di Patrizia Onori

Autore: Patrizia Onori

Il tutto è nato attraverso una serata telefonica, quando grazie ad un amico appartenente al gruppo da me coordinato, conosco l’insegnante ed artista Lina Senese.
Ho chiesto immediatamente a Lina se volesse trascorrere due ore in audioconferenza telefonica insieme a me ed al mio gruppo per raccontarci la sua storia e la sua esperienza di donna e di artista e soprattutto, per conoscere e condividere con lei, le sue sensazioni e le sue emozioni.
Ha istantaneamente accettato il mio invito, così ecco giungere la serata in compagnia di Lina da noi tanto attesa.
Al telefono, lei ci racconta e si racconta, lasciando trasparire in noi la gioia di ascoltarla e la meraviglia di farci comprendere la bellezza e la grandezza della sua anima.
Pasqualina Senese, insegnante di francese, ad un certo punto della sua vita diventa cieca e, dopo momenti di buio fisico ed interiore, riesce a trovare un senso alla sua vita scoprendosi anche una cantante dotata di meravigliose qualità canore.
Ci racconta inoltre, che alcune canzoni napoletane vengono tradotte da lei anche in lingua francese e ci canta attraverso il telefono alcuni stralci di tali canzoni lasciandoci a bocca aperta per il piacere di ascoltare la sua voce e per la felicità di aver invitato telefonicamente un’artista così raffinata.
Alla fine dell’audioconferenza, mi invita al suo concerto che si terrà il giorno martedì 14 febbraio 2017 presso il teatro “Ariston” di Gaeta alle ore 21 e con piacere, accetto l’invito.
Infatti, martedì 14 febbraio scorso, insieme al mio accompagnatore, a mia madre ed al mio amico Tommaso Luna, parto da Latina e raggiungo il teatro “Ariston” di Gaeta e, dopo qualche momento di attesa, ci vengono consegnati i biglietti che ci attribuiscono i posti in platea.
Ci sediamo e, dopo circa un quarto d’ora parte il concerto, il quale si rivela essere anche un vero e proprio spettacolo.
Lina Senese accompagnata dai sei musicisti, ha cantato brani napoletani e brani in lingua francese ed ha regalato a tali canzoni momenti di spettacolo, dato che per ognuna di queste, ha praticamente svolto una vera e propria sceneggiatura attraverso movimenti del viso e del corpo, gli straordinari abiti indossati tra le varie canzoni, il meraviglioso balletto di una ballerina e per ognuno dei brani, la sorprendente recita di un attore professionista.
Io ed il mio amico Tommaso entrambi completamente non vedenti, siamo rimasti compiaciuti da tutto ciò, anche perchè abbiamo avuto la fortuna di poter percepire le sensazioni visive grazie alle dettagliate descrizioni di mia madre la quale attraverso i suoi occhi, ci ha comunicato quei suggestivi ed emozionanti momenti.
Alla fine del concerto, salgono sul palco le ragazze studenti nell”istituto presso il quale insegna la lingua francese la nostra artista e, la stessa, viene completamente invasa da bellissimi mazzi di fiori.
Lina, emozionata, ideando un fuori programma, ha cantato una canzone in lingua francese insieme alle sue alunne regalandoci attimi davvero toccanti.
Uscendo dal teatro, per avere un ricordo indelebile della serata, abbiamo acquistato l’ultimo cd di Lina Senese contenente dieci canzoni in napoletano e le stesse in francese, l’album si intitola “La Mia Doppia Anima” e devo affermare che Lina oltre ad essere una donna deliziosa, possiede una straordinaria meraviglia interiore.
Gli applausi scroscianti del pubblico, degli alunni del Liceo Cicerone e di tutte le autorità presenti, sono stato il giusto coronamento di qualcosa di veramente splendido.
Durante il nostro ritorno a Latina, in macchina abbiamo commentato la straordinaria serata trascorsa ed abbiamo dichiarato di aver vissuto un bel momento di aggregazione e di condivisione nella quale è stata messa ancora una volta in evidenza la grande capacità di noi ciechi di riprogrammare la nostra vita quando accade qualcosa che potrebbe erroneamente considerarsi irreparabile.
Il mondo della cecità talvolta può sembrare buio ma attraverso una sognante serata come quella che vi ho raccontato, possiamo renderlo assolutamente luminoso.
Grazie a te, Lina!
Patrizia Onori

Un’equipe “tiflopsicopedagogica” a supporto degli alunni con disabilità sensoriali, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Con il presente contributo, vorrei entrare nel merito della recentissima polemica “scoppiata” tra la Sen. Enza Blundo e l’Associazione degli insegnanti di sostegno “AsIS”, la Consulta Nazionale Docenti Sostegno e l’Unione docenti di sostegno in via di estinzione, a proposito della presentazione nei giorni scorsi da parte della Senatrice “pentastellata” aquilana di una proposta di legge volta a formalizzare la figura del “Pedagogista professionale”, inserendola nelle scuole di ogni ordine e grado.
A detta delle Associazioni dei docenti per il sostegno, se tale PDL fosse approvata, una devastante “bufera” si abbatterebbe sui 137 mila insegnanti specializzati italiani.
Il Disegno di Legge a firma della senatrice M5S prevede all’art. 8 che dall’a.s. 2019/2020 il Ministero dell’Istruzione “darà vita a un piano straordinario di immissioni in ruolo al fine di garantire in TUTTI gli Ambiti Territoriali la presenza di ALMENO un “pedagogista grafologo con multicompetenza” per ciascuna istituzione scolastica”.
Secondo gli insegnanti di sostegno, il pacchetto di proposte avanzato dalla Senatrice Blundo costituisce una vera è propria “bomba ad orologeria”, pronta ad esplodere in un settore già di per sé molto “lacunoso”.
Occorre rispetto per il sentire di ognuno, ma ritengo di non condividere le perplessità ed i facili “allarmismi” dei docenti per il sostegno, pronunciandomi al contrario a favore della proposta della Sen. aquilana del Movimento 5 Stelle. Anzi, approfitto dell’occasione per permettermi di rammentare a lei ed a tutte le altre forze politiche presenti al Senato che, a Palazzo Madama, è stata ultimamente depositata pure una PDL finalizzata al recepimento del Disegno di Legge C2656 varato dalla Camera nel Giugno del 2016, istitutivo delle figure dell’Educatore socio pedagogico e del Pedagogista, al quale il Network per l’Inclusione Scolastica (NIS) dell’UICI ha proposto recentemente un emendamento mirante all’istituzionalizzazione dei due “profili” dell’Educatore alla comunicazione per gli alunni disabili sensoriali e del “Tiflopedagogista” od “Esperto in scienze tiflologiche”.
Pertanto, l’appello che rivolgiamo accoratamente in questa sede alla Senatrice “pentastellata” Enza Blundo e naturalmente pure agli altri partiti è che la condivisibile proposta di “incardinare” la figura del “pedagogista professionale” nel sistema formativo ed educativo italiano, venga giustamente estesa anche ai sopraccitati “educatore alla comunicazione” ed all’”esperto in scienze tiflologiche”.
Mi preme sottolineare che, con tale nostra richiesta, non vogliamo assolutamente creare ulteriore confusione nel già “caotico e frastagliato modello inclusivo italiano, contrapponendo e sovrapponendo nuove figure professionali agli insegnanti specializzati attualmente in servizio. Il nostro principale scopo è, al contrario, fare un po’ di ordine nel settore del sostegno e di renderlo più omogeneo ed uniforme, facendo uscire fuori dal limbo della precarietà di ruolo, di funzione ed economica, operatori quali appunto il “pedagogista professionale e, soprattutto, gli “assistenti alla comunicazione” (ex art 13 comma 3 della legge 104 del 1992) ed i “Tiflologi”, che già da tempo lavorano a favore del processo di inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità, ma senza un effettivo “riconoscimento giuridico”. Per queste due “figure” professionali, tra l’altro, si sta finalmente pensando pure ad una “specifica” formazione universitaria, attraverso appositi Master di I° e II° livello.
Immagino già le “levate di scudi” ed i commenti “inferociti” degli insegnanti per il sostegno di ruolo, dopo la lettura di questo mio articolo. Essi grideranno certamente allo scandalo, paventando per loro scenari “apocalittici” e prospettando il rischio della perdita dei loro posti di lavoro e la possibilità dello scoppio di un’autolesionistica “guerra tra poveri” in quanto, se “inquadrati” nel sistema scolastico italiano, il Pedagogista professionale, l’Educatore alla comunicazione e l’Esperto in scienze tiflologiche dovranno contendersi con loro gli esigui posti dell’organico di sostegno delle scuole.
A tali loro preventivabili preoccupazioni e scontate reazioni allarmate, mi basterà replicare che la medesima Senatrice Enza Blundo ha rassicurato che l’eventuale immissione  in ruolo del pedagogista professionale non è assolutamente finalizzata alla copertura dei posti di sostegno già esistenti.
Al riguardo voglio aggiungere, informando di ciò anche la Senatrice aquilana, che pure l’”istituzionalizzazione” da parte del MIUR delle due figure dell’educatore alla comunicazione e del tiflopedagogista, proposto dal NIS dell’UICI, non cozzerebbe affatto con le attività attualmente svolte dai docenti specializzati nelle singole Istituzioni scolastiche.
Essi, infatti, insieme ovviamente al pedagogista professionale ed allo psicologo comporrebbero una “equipe tiflopsicopedagogica” molto qualificata di “supervisori”, con il compito di coordinare e supportare (e certamente non di sostituire o contrastare) la progettazione degli interventi metodologici dei docenti per il sostegno che, pertanto, risulterebbero in tal modo valorizzati e rafforzati nella loro “specificità” didattico-educativa.
Al Pedagogista professionale, all’Educatore alla comunicazione ed al Tiflologo, insomma, non competerebbero né l’insegnamento disciplinare, né la verifica degli apprendimenti dell’alunno con disabilità, ma il dovere di supportare i docenti curricolari e e per il sostegno, il Consiglio di Classe e l’intero contesto, suggerendo metodologie e indicazioni didattiche ed educative appropriate, oltreché fornendo gli strumenti volti a rendere efficaci ed “inclusivi” gli insegnamenti, sia pur nei limiti consentiti dalla disabilità dell’alunno.
Le ragioni delle attuali carenze del sistema del sostegno italiano non derivano certo dalla proposta della Senatrice Enza Blundo o da quella del NIS dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di riconoscere finalmente ed ufficialmente i profili dell’”educatore alla comunicazione” e del ”Tiflologo”, ma vanno ricercate senza dubbio altrove.
Da quarant’anni siamo ormai a fianco delle famiglie nel seguire l’evoluzione dell’inclusione scolastica e da loro ci arrivano queste forti richieste: maggiore specializzazione dei docenti di sostegno in servizio, formazione specifica iniziale dei futuri insegnanti per il sostegno, no alla delega al docente di sostegno, grazie ad un aggiornamento continuo ed obbligatorio di tutto il personale scolastico sulle tematiche della Pedagogia speciale e della Didattica inclusiva, e maggiore continuità del sostegno stesso. È dal cercare di comprendere le cause di questi punti di debolezza del processo e di dar loro una concreta risposta che sono arrivate in questi giorni di dibattito parlamentare le nostre proposte “sostenibili” di modifica al “neonato” schema di Decreto sull’inclusione del Governo, concordate tra l’altro con la FAND e la FISH.
Le odierne criticità del sostegno italiano hanno piuttosto un carattere endemico (quest’anno la mancanza di cattedre si è avvicinata al 50%), con almeno 100mila alunni con disabilità costretti a cambiare il docente specializzato a causa degli “irrisori” posti in organico di diritto e dell’atavica assenza di un serio e “lungimirante” piano di stabilizzazione e di assunzione da parte del Ministero dell’Istruzione, che non ne vuole proprio sapere di investire e programmare in modo strutturale nel settore dell’inclusione scolastica.
Mi sembrerebbe veramente strano che i docenti di sostegno non fossero consapevoli di tali reali problematiche del nostro sistema inclusivo. Se fosse così, mi verrebbe da dire che c’è indubbiamente una vera e propria frattura tra chi opera professionalmente nel mondo della scuola e chi invece ne usufruisce come utente. Una frattura che va assolutamente ricomposta.
La professione del docente è infatti prioritariamente una “mission” educativa, che non deve essere animata solo dalla legittima difesa del proprio posto di lavoro, ma anche e soprattutto dalla tutela del superiore benessere e del “sacrosanto” diritto allo studio di tutti e di ciascuno.

Stereotipi gratuiti, di Giorgio Piccinin

Autore: Giorgio Piccinin

Qualche giorno fa, seguendo in tv la nota trasmissione “Boss in incognito”, sono rimasto basito dall’affermazione di una signora che, raccontando della propria vita, disse che un giorno, portando la spesa ai suoi, ormai anziani, aveva trovato la mamma a terra nel corridoio di casa, con accanto suo padre, divenuto cieco ed incapace in quanto tale di prestarle aiuto. Non è dato di sapere se oltre alla disabilità visiva l’uomo avesse anche altre limitazioni funzionali, tuttavia ciò basta a mio avviso a seminare stereotipi sbagliati e false fotografie sociali sulla nostra condizione. Non mi si venga a dire, a meno che non vi sia dell’altro non esplicitato, che il signore, seppur anziano, non sia stato in grado di raggiungere la propria moglie a terra e, a quel punto, che non abbia potuto o saputo chiamare aiuto o che non sia stato nelle facoltà di soccorrerla in quanto cieco. Ciò è stato anche enfatizzato dalla protagonista della trasmissione, quindi avrà avuto un riscontro mediatico sicuramente più devastante nella mentalità del pubblico.
Sulla base di queste posizioni hai voglia di cercare, giorno dopo giorno, una riabilitazione sociale attraverso messaggi e comportamenti più competitivi. I danni che creano certe affermazioni li sa calcolare solo Dio e tu sei lì a spendere e spenderti in energie inutili per far cambiare testa e modo di pensare alla gente.
Ho chiuso la tv e me ne sono andato a dormire pervaso da pensieri di certo non gentili, rammaricato ulteriormente del fatto che chi raccontava era un primo familiare, non un estraneo e che di conseguenza avrebbe dovuto alimentare ragionamenti meno pietistici e più propositivi.