Domenica 19 marzo, ho partecipato insieme alla sezione di Mantova e ad altre città della Lombardia dell’unione ciechi, alla Stramilano. Tra gli ospiti d’onore a questa edizione della manifestazione non competitiva vi erano anche l’atleta paralimpica Giusy Versace e il canoista Rossi. Hanno preso il via da piazza Duomo, in pieno centro Città, migliaia di persone di qualsiasi età, disabili e associazioni che si occupano dell’integrazione degli immigrati in particolare quelli ospitati nella caserma Montello in provincia di Milano. La competizione è partita alle 9.30 da Piazza Duomo e si è disputata su tre distanze rispettivamente 5 km, mezza maratona (10 km) e maratona competitiva (21 km) .
Prima di partire gli organizzatori della Manifestazione hanno fornito a tutti i partecipanti la maglia con la pettorina di colore azzurro, cibi, bevande e un fascicolo dove erano descritte le prove previste, inoltre menzionati i vincitori e le vincitrici delle scorse edizioni, gli interventi delle autorità Locali e Regionali (il sindaco Sala, il presidente della Regione Lombardia Maroni gli Assessori Turismo, Politiche sociali e giovanili, Sport). Al termine della corsa il gruppi dell’unione ciechi si sono recati alla mensa della sede cittadina dell’U.I.C.I. per il pranzo, è per poi spostarsi verso le stazioni milanesi per rientrare nelle rispettive città. è stata una giornata trascorsa nel segno della solidarietà , della socializzazione e dello sport dove l’importante è stato partecipare e non vincere in quanto la maggior parte dei partecipanti non erano né atleti né famosi, ma persone comuni che hanno deciso di mettersi in gioco chi correndo chi camminando prendendo parte alla manifestazione.
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Protagonista, di Gabriele Sacchi
Stefano (figlio): “Meglio essere aquilone…che un patetico pagliaccio”.
Mamma: “Sapevo sarebbe stata dura essere madre”.
Stefano: “Scialla…ora, tu non conti più; dopo tanti fallimenti, sono fiero di me stesso…, dei pensieri più violenti… che traboccano dal cesso”.
Marco (fratellino): “…Ehm…mamma?…Cosa sta dicendo il mio fratellone”?
Stefano: “Tutto bene piccolo…è la mamma che non vuol capire!…Sono forse un delinquente”?
Papà: “Quante volte ti ho detto di non rivolgerti in quel modo a tua madre”?
Marco: “ Stefano non è cattivo, vero papà?…Quando gioco con lui io mi diverto un sacco!
Hai visto come è forte il mio nuovo aereoplanino comandato Stef?”
Mamma: “ Vai in camera tua Marcolino, che la mamma finisce di parlare col fratellone”.
Stefano: “Io non ho niente da dire. Andiamo Marco”?
Papà: “E’ tutta colpa dei suoi amici se è venuto su così. Noi l’abbiamo cresciuto con amore, ma quei compagni…!”
Stefano: “Non parlar male dei miei amici”!
Papà: “Ma sentilo! Ora Giorgio, Cristian e Franco sarebbero santi”.!
Stefano: “Dovete capirlo una volta per tutte: siamo giovani…non possiamo rimanere solo in paese, non ha molto da offrirci, il sociale non ti sballa…e poi…è un impegno.
Ve lo ripeto…siamo giovani”!
Papà, mamma: “Anche noi lo siamo stati”.
Papà: “Ne io e ne tua madre però ci siamo mai permessi di contraddire il volere dei nostri genitori…e sul fatto del sociale…beh”
Mamma: “L’amore l’ho trovato lì”.”.
Stefano: “Si vede proprio che siete vecchi!…l’amore; far del bene agli altri; studiare…m m m…ma goditi la vita”!
Marco: “Stef?…ehi Stef?…corri vieni! Ho fatto decollare l’aereoplanino”!
Papà: “Ragazzo io ti giuro che ce la sto mettendo tutta per aiutarti:
Cellulare; computer; tablet; playstation; la chitarra elettrica nuova di zecca e le sigarette!…
Sì lo sai bene che non sono contento che tu abbia iniziato a fumare, ma ho accettato lo stesso”!
Mamma: “Per quanto mi riguarda mi sono anche iscritta a quel…come si chiama”?
Stefano: “Facebook mamma…è un social network”.
Mamma: “Va be quello…volevo, sentirmi giovane anch’io!
Come fate però a passarci tutte quelle ore”?
Marco: “Gli hai dato un bacetto a quella tua amica sulla foto?
È carina Stef…e quel costume le sta…”
Papà: “Marco!!!…Fila subito in camera e non permetterti mai più di accedere al profilo face book di tuo fratello!!!”
Stefano: ”A a a a a a…hai sentito papà?
Buongustaio il piccoletto”!
Mamma: “Ti darei gli occhi miei, per vedere ciò che non vedi. L’energia, l’allegria, per strapparti ancora sorrisi.
Dirti sì, sempre si e riuscire a farti volare, dove vuoi, dove sai, senza più quel peso sul cuore.
Nasconderti le nuvole… e quell’inverno che ti fa male”.
Stefano:”Me la cantavi sempre prima di mettermi a letto.
Ora però voi…”
Papà:”Noi”?
Marco: “Voi non lo capite”.
Nonna: “Stefano vieni qui: la nonna ti recita una delle sue poesie preferite!
Ama la vita così com’è.
Amala pienamente,senza pretese.
Amala..quando ti amano o quando ti odiano.
Amala , quando nessuno ti capisce, o quando tutti ti comprendono.
Amala , quando tutti ti abbandonano, o quando ti esaltano come un re.
Amala, quando ti rubano tutto, o quando te lo regalano.
Amala, quando ha senso o quando sembra non averlo nemmeno un po’.
Amala, nella piena felicità, o nella solitudine assoluta.
Amala, quando sei forte, o quando ti senti debole.
Amala, quando hai paura, o quando hai una montagna di coraggio.
Amala, non soltanto per i grandi piaceri e le enormi soddisfazioni;
Amala, anche per le piccolissime gioie.
Amala, seppure non ti dà ciò che potrebbe.
Amala, anche se non è come la vorresti.
Amala ,ogni volta che nasci ed ogni volta che stai per morire. Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita”!
Gabriele: “E tu ragazzo…ami davvero questa vita”?
Gabriele Sacchi.
Nell’articolo ci sono riferimenti a canzoni di M. Masini e R. Zero e la trascrizione integrale di un famosissimo messaggio di Madre Teresa di Calcutta, che vuole essere il monito per quanti, come il giovane Stefano, vivono più che la “vita” la “quotidianità”.
Gabriele Sacchi
Il Centro S. Alessio, un vecchio Ente, che si trasforma in speranza per il futuro, di Carlo Carletti
All’inizio degli anni 80, nella veste di Presidente Regionale della nostra Unione, ho iniziato a prospettare l’opportunità di unificare i due Istituti romani dei ciechi, il S. Alessio e l’ospizio Margherita di Savoia per i “ poveri” ciechi, dove ha sede anche quel che resta dell’Istituto Romagnoli. I dirigenti di tali Istituti ormai in gravi difficoltà per il migrare dei ragazzi ciechi nelle scuole comuni, si inventavano di tutto, in concorrenza fra loro, per accaparrarsi le poche rette che si rendevano ancora disponibili. Nel 1987 con l’approvazione della L.R . 8/87, promossa dall’Unione, che ha partecipato attivamente anche alla stesura del testo, venne sancita l’unificazione dei due Enti e fu eseguita una effettiva ricognizione dell’immenso patrimonio immobiliare confluito nel nuovo Ente: Centro Regionale S. Alessio M. di Savoia per ciechi. Nel nuovo Ente ho ricoperto l’incarico, prima di Vice Presidente per quattro anni e poi di Presidente per ulteriori due anni. Furono intraprese nuove attività con la realizzazione di un centro per pluriminorati, corsi per centralinisti, studentato per i ragazzi ciechi che frequentavano le scuole superiori e in particolare l’Università. Fu organizzato un valido servizio di supporto all’inserimento degli studenti nelle scuole comuni, servizio oggi in difficoltà per la minor disponibilità dei finanziamenti. L’immenso patrimonio immobiliare che avrebbe potuto , con le sue rendite, supportare tali servizi , era stato dato in locazione per poche centinaia di lire, solo ai politici, agli amici e agli amici degli amici, tanto che l’Ente ha iniziato a concedere in affitto alcuni appartamenti ai ciechi soltanto nel 1989. Ciò che il Centro S. Alessio incassava dalle locazioni non era sufficiente nemmeno per coprire le spese di gestione e delle tasse. Costatata l’antieconomicità e l’inopportunità di gestire direttamente il patrimonio immobiliare, si è cominciato a pensare e studiare quali potessero essere eventuali altre modalità per gestire con più efficienza il patrimonio stesso. Nel 1994, quando ricoprivo da circa un anno, l’incarico di Presidente dell’Ente, venne approvata dal parlamento la legge che istituiva la possibilità di costituire Fondi Immobiliari chiusi. Allora, alcuni di noi credettero di aver trovato la possibile e giusta soluzione. Con la collaborazione di un grandissimo personaggio, che mi ha onorato della Sua disinteressata amicizia, allora Presidente della Banca Medio Credito Regionale per il Lazio, si cominciò a studiare ogni possibile percorso per la costituzione di un fondo immobiliare chiuso del Centro S.Alessio. Lo studio dell’iter burocratico già in stato avanzato, per la costituzione del Fondo, venne bruscamente interrotto con la mia espulsione dall’Associazione con la conseguente revoca dell’incarico presso il S. Alessio. Ciò che è stato di grave danno per l’Ente e per i ciechi, non è stato tanto la mia espulsione dall’Unione, ma il non aver portato avanti il lavoro avviato per la miglior gestione del Patrimonio. Nel corso degli anni, ad ogni Amministratore che si è susseguito nella gestione dell’Ente , ho sempre, ma inutilmente, prospettato la possibile soluzione di un Fondo immobiliare per la gestione del patrimonio. Soltanto l’attuale Presidente del Centro S. Alessio , Amedeo Piva, ha immediatamente, fin dall’assunzione dell’incarico, condiviso e fatto propria la proposta e si è effettivamente ed efficacemente impegnato per la realizzazione del Fondo Immobiliare del S. Alessio. Dopo 23 anni dal primo approccio con l’argomento, il 6 marzo 2017, i lCentro S. Alessio ha firmato l’affidamento della gestione del Fondo immobiliare alla Soc. Sorgente, vincitrice della gara d’appalto, che non prevede la dismissione del patrimonio, ma la sua valorizzazione. Ora, per il Centro S. Alessio si prospetta un diverso e miglior futuro economico e amministrativo che dovrebbe migliorare ed estendere i servizi assistenziali, riabilitativi, formativi ed educativi in favore delle persone con disabilità visiva in tutto il territorio del Lazio. La correttezza e la trasparenza dei rapporti istaurati tra i rappresentanti dell’Unione, del CPs, i Dirigenti del Centro S. Alessio e la Presidenza della Giunta Regionale del Lazio hanno consentito di superare anche momenti di difficoltà che non sono mancati. Per il futuro, dopo la scelta della costituzione del Fondo Immobiliare, coloro che si appresteranno a gestire il Centro S. Alessio dovranno occuparsi principalmente dei servizi da destinare ai ciechi e agli ipovedenti. Troppo spesso nel passato l’impegno principale dei Dirigenti dell’Ente era rivolto al patrimonio immobiliare. Più volte anche i media hanno evidenziato i vari saccheggi perpetrati a danno del patrimonio dell’Ente e i ciechi rappresentavano, in tale contesto, soltanto un elemento di disturbo per le attività degli Amministratori che in gran numero si sono avvicendati.. Ai dirigenti del Consiglio Regionale dell’UICI del Lazio, che unitariamente, come non mai, hanno condiviso e portato avanti tale scelta, ora compete la gravosa responsabilità di vigilare e operare per il conseguimento degli obiettivi che ci siamo prefissi. L’Unione dovrà cogliere ogni possibile occasione per rendere consapevoli tutte le persone con disabilità visiva del l’effettivo patrimonio di cui, tramite la rappresentanza dell’UICI, possono disporre per meglio affrontare le loro problematiche. Tanto per avere una idea più precisa sull’argomento, appare opportuno evidenziare che il Centro S. Alessio, nei prossimi giorni, farà confluire nel Fondo Immobiliare, il suo Patrimonio valutato catastalmente circa 240 milioni di euro, che a livello di mercato potrebbe avere un valore effettivo almeno triplicato. Da alcune ricerche, risulterebbe che la rendita dei Fondi immobiliari oscillerebbe tra un minimo del 2% e un massimo del 3,5%. Per il Centro S. Alessio il solo 2%, rappresenterebbe almeno il doppio delle attuali entrate derivanti dal Patrimonio. Ulteriori liquidità, utili per la ristrutturazione ed eventuali diverse destinazioni d’uso degli immobili dell’Ente, potrebbe essere conseguita con la partecipazione al Fondo Immobiliare , con una quota non superiore al 20%, da parte dell’INVIMIT, una società pubblica finanziata dal Ministero dell’economia e finanze . Oggi, oltre alla speranza di prospettive migliori, abbiamo la certezza che con tale difficile e complicata operazione è stata evitata anche la possibile, se non certa implosione del Centro S. Alessio, per le gravissime condizioni debitorie in cui versa. Personalmente ritengo di potermi considerare soddisfatto per aver potuto contribuire a questo positivo e forse, per i ciechi, storico risultato. Per tutto questo, sento di dover esprimere un sentimento di gratitudine ai componenti del Consiglio dell’UICI del Lazio, del CPS, al Presidente e al Direttore Generale del Centro S. Alessio e alla Presidenza della Giunta Regionale del Lazio che ha creduto e sostenuto l’iniziativa del Fondo immobiliare, un percorso del tutto nuovo e sperimentale per una IPAB, che potrebbe rappresentare un esempio al quale altri Enti simili potrebbero fare riferimento.
“Ladri di cosa? di carrozzelle”!, di Patrizia Onori
Sanremo 2017, quinta ed ultima serata sabato 11 febbraio.
Come ho fatto per tutte le altre 4 serate, anche quel sabato sera ho acceso la TV selezionando dal telecomando il primo canale Rai per seguire l’ultima serata del festival di Sanremo, sono le 21 circa e la serata di Rai 1 ha finalmente inizio.
Emozioni, aspettative e pronostici per i vincitori della serata finale del festival riempivano la mia mente, quando Carlo Conti da inizio allo spettacolo ed immediatamente, presenta i primi super ospiti di tale serata.
Non appena da Carlo viene pronunciato il nome del gruppo musicale che deve esibirsi, un brivido mi assale, dato che il gruppo non mi è affatto sconosciuto, poichè si tratta dei “Ladri Di Carrozzelle”.
Con grande interesse e particolare entusiasmo, ascolto la canzone intitolata “Stravedo Per La Vita” e mi immedesimo nel gruppo formato prevalentemente da persone disabili dato che anch’io ho una disabilità visiva.
Purtroppo il brano giunge al termine ed il gruppo, dopo aver salutato il presentatore, pian piano scompare dalla scena ed io continuo con interesse a seguire la trasmissione.
Seguo la serata fino alla fine ma nel frattempo, penso a come poter fare per contattare i primi super ospiti dello spettacolo e a come poter formulare loro un invito telefonico con me ed il mio gruppo di amici.
E’ stato più semplice di quanto pensassi, infatti, la mattina dopo, attraverso il social network facebook, invio un messaggio rivolto al gestore della pagina riguardante il gruppo musicale.
Mi viene immediatamente risposto con l’invio dell’indirizzo mail del Leader del gruppo, Paolo Falessi ed istantaneamente gli invio l’invito a partecipare ad una delle serate telefoniche da me coordinate.
Apro dopo qualche minuto la mail, non ci credo, Paolo Falessi ha risposto positivamente al mio invito ringraziandomi con assoluta semplicità ed umiltà.
Dato che ho chiesto al leader la possibilità di far intervenire anche qualcuno degli appartenenti al gruppo, durante la serata telefonica svoltasi venerdì 24 febbraio 2017, sono intervenuti oltre al leader Paolo Falessi, anche due tra i 5 cantanti appartenenti al complesso musicale, Tiziana Civitani e Lorenzo Carrarini.
Così, anche quella meravigliosa serata telefonica ha avuto inizio ed io insieme al mio gruppo di amici, abbiamo avuto la gioia e la fortuna di socializzare e di familiarizzare con i tre intervenuti.
Loro ci hanno raccontato ognuno le proprie storie e le proprie esperienze di vita, inizia Lorenzo Carrarini, ragazzo non vedente di 17 anni il quale ci racconta emozionato la sua storia, ci afferma inoltre che grazie alla musica è riuscito ad esprimersi in modo diverso e ad aprirsi agli altri in maniera migliore, poi Tiziana Civitani di 32 anni in carrozzina ci racconta del suo primo approccio con il gruppo musicale e di come dopo qualche tempo per problemi di salute abbia purtroppo dovuto separarsene per alcuni anni ma anche di come per caso qualche mese fa, abbia avuto di nuovo la possibilità di reinserirsi tra loro e ci esprime la sua gioia per tutto ciò, infine, Paolo Falessi, coordinatore del gruppo, persona senza alcuna disabilità, ci racconta con estrema normalità e semplicità la sua voglia di essere a capo di questo insieme di belle persone ed amici in prevalenza formato da soggetti affetti da disabilità di vario genere e di come lui, e gli altri componenti normodotati, riescano ad approcciarsi con loro con assoluta normalità.
Ci cantano alcuni stralci tratti dai loro brani, qualcuno tra questi racconta storie serie di attualità e qualcun altro, esprime con ironia la disabilità mostrando alla collettività come si riesca a vivere con allegria nonostante le serie difficoltà che a volte la vita presenta.
Serata bella, divertente e soprattutto costruttiva e molto significativa, dato che abbiamo conosciuto un valido complesso musicale e principalmente, abbiamo avuto la gioia di conoscere persone straordinariamente umili nonostante la loro notorietà.
“Quante sono le domande che rimangono nel vuoto” recita una parte della strofa tratta dalla canzone dei “Ladri Di Carrozzelle” intitolata “Stravedo per la vita”, affermo che anche noi disabili, con il nostro piccolo renderci utili per gli altri, cerchiamo nell’amore la forza che determina un significativo valore alla nostra vita trovando spesso nella musica quel senso di autonomia che ci fa sentire unici e principalmente, liberi!
Grazie al complesso denominato “I Ladri Di Carrozzelle” per averci concesso la possibilità di essere per due ore tra loro e per averci fatto sentire per due ore come loro dei “LADRI, di carrozzelle”!
Attenzione alla truffa: su Internet è sempre in agguato!, di Nunziante Esposito
Attenzione! E per queste cose, lo dovete essere più del solito, mi raccomando!
E’ vero che la rete è pericolosa per tutti, ma per noi disabili della vista, lo è ancora di più. I motivi sono tanti, ma quello principale è legato tante volte anche alla inaccessibilità del web.
Fino a ieri, pensavo fosse solo questo il motivo per il quale bisognava essere attenti. Mai avrei pensato che da un disabile della vista o, meglio dire, da uno che si spaccia per tale, si potesse essere truffati.
Ecco perché dobbiamo fare attenzione!
Come è mia abitudine, non lo dico per indurre ad aver paura, ma solo per cercare di non farvi avere un regalo come quello che hanno fatto all’amica che mi ha recapitato questo scritto che segue e che è molto eloquente.
Ecco la lettera che mi ha inviato Maria:
Cari amici.
Vi chiedo un attimo di attenzione, in quanto è necessario mettervi al corrente di una mia spiacevole esperienza, affinché non accada anche a voi.
Mi chiamo Maria, sono non vedente, e lavoro come centralinista.
Ero interessata all’acquisto di un i-phone anche vecchio modello, poiché incerta sulla mia dimestichezza col touch.
Ebbene, tramite la fonomatica dell’Associazione Disabili visivi, un amico venne a conoscenza di un tale, a nome Paolo Masi, che vendeva un i-phone 5S al costo di 160 Euro.
Messami al corrente di questa faccenda, ho contattato il venditore: una persona molto garbata, anche dotata di una certa sensibilità, o almeno, questa fu la mia errata impressione.
Pare che questo signore, ripeto il nome, Paolo Masi, sia di Pisa o Firenze, o forse Prato: di certo, aveva uno spiccato accento toscano, molto simpatico per altro. Tra un discorso e l’altro però, mi fece capire che non si trovava più in Toscana per vari motivi, ma comunque, per farla breve, ci siamo accordati.
Io gli avrei versato un bonifico bancario, e lui, mi avrebbe immediatamente spedito l’i-phone, garantendo fornirmi anche il numero di tracciabilità del pacco.
Effettuato il pagamento però, il signor Masi si è dileguato nel nulla: cellulare sempre spento, e nessuna risposta alle mie mail.
Così, ho cominciato a sospettare qualcosa di poco chiaro, ma ancora speravo ricevere quanto richiesto: abile era stato quel tipo: mi aveva detto, tra le altre cose, aver problemi di salute, e quindi, far la spola tra casa e ospedale.
Pensando che stesse poco bene, ho atteso, ma nel frattempo, ho provato a cercare tramite google, un suo eventuale profilo Facebook.
Quale non è stata la mia sorpresa, quando, invece che il profilo, come primo risultato ho trovato: “Non inviate soldi a Paolo Masi, truffatore.”.
Incollo di seguito gli indirizzi di due siti, dove potrete personalmente leggere il curriculum di questa degna persona.
http://www.chi-chiama.it/elenco-telefonico/38/992/492/08/
http://denunceinrete.blogspot.it/2012/03/siti-truffa.html
Ha postato annunci su ebay, su subito.it, tutti con la stessa tattica: vendita di cellulari o varia oggettistica, a costi contenuti e quasi nuovi con garanzia inclusa.
Solo allora ho capito di essere stata truffata, e, la prima cosa che ho fatto, è stata avvisare la segreteria della fonomatica, affinché estromettessero questa persona.
Mi è stato risposto che avrebbero potuto intraprendere tale azione solo di fronte ad una concreta documentazione.
Ed è per questo che ho sporto denuncia al comando Carabinieri: so che non riavrò indietro quanto versato, né il prodotto concordato, ma l’ho fatto perché almeno, non toccasse ad altri la mia stessa sorte.
Questo scritto, non viene da un desiderio di vendetta, bensì di giustizia e senso del dovere: tacendo, darei a questa persona la possibilità di agire ancora indisturbata, e di continuare con i suoi poco onesti affari.
Grazie per l’attenzione, e occhio amici: non siate eccessivamente fiduciosi come me, anche perché, a prescindere dal danno economico al quale, in fin dei conti, c’è rimedio, vi è quello interiore che è ben peggiore: perdere fiducia nel prossimo, sentirsi avviliti e ingannati, non fa bene alla salute.
Un caro saluto,
Maria
Al di là che ho omesso di indicare il cognome di Maria per ovvi motivi, vi esorto ad acquistare on-line solo da siti sicuri e di comprovata fiducia.
Prima di inviare soldi a sconosciuti, fate la ricerca in rete prima di acquistare e non la fate dopo, quando è troppo tardi, perché il Paolo Masi di turno non manca mai!
Altro suggerimento, non vi fidate mai di telefonini e pretendete un numero di rete fissa, soprattutto quando si acquista da privati e non da negozi. Non è che si sia preservati da truffe, ma è già più difficile.
Altro consiglio che mi sento di dare: sono tanti i dispositivi usati che si vendono che è molto facile trovarne nella zona dove vivete. Questo vi consente di incontrare il venditore, verificare la merce e, se è il caso, acquistare.
Se acquistate da una ditta o negozio che sia, prima di inviare soldi, assicuratevi che ci sia l’iscrizione alla Camera di Commercio.
Se questi controlli non sapete come farli, fatevi aiutare da qualche amico più esperto.
Occhio gente, occhio! Fatevi furbi e cercate prima e non dopo.
Auguro a tutti di non dover vivere la disavventura di Maria.
Nunziante Esposito
“Un concerto, uno spettacolo”!, di Patrizia Onori
Il tutto è nato attraverso una serata telefonica, quando grazie ad un amico appartenente al gruppo da me coordinato, conosco l’insegnante ed artista Lina Senese.
Ho chiesto immediatamente a Lina se volesse trascorrere due ore in audioconferenza telefonica insieme a me ed al mio gruppo per raccontarci la sua storia e la sua esperienza di donna e di artista e soprattutto, per conoscere e condividere con lei, le sue sensazioni e le sue emozioni.
Ha istantaneamente accettato il mio invito, così ecco giungere la serata in compagnia di Lina da noi tanto attesa.
Al telefono, lei ci racconta e si racconta, lasciando trasparire in noi la gioia di ascoltarla e la meraviglia di farci comprendere la bellezza e la grandezza della sua anima.
Pasqualina Senese, insegnante di francese, ad un certo punto della sua vita diventa cieca e, dopo momenti di buio fisico ed interiore, riesce a trovare un senso alla sua vita scoprendosi anche una cantante dotata di meravigliose qualità canore.
Ci racconta inoltre, che alcune canzoni napoletane vengono tradotte da lei anche in lingua francese e ci canta attraverso il telefono alcuni stralci di tali canzoni lasciandoci a bocca aperta per il piacere di ascoltare la sua voce e per la felicità di aver invitato telefonicamente un’artista così raffinata.
Alla fine dell’audioconferenza, mi invita al suo concerto che si terrà il giorno martedì 14 febbraio 2017 presso il teatro “Ariston” di Gaeta alle ore 21 e con piacere, accetto l’invito.
Infatti, martedì 14 febbraio scorso, insieme al mio accompagnatore, a mia madre ed al mio amico Tommaso Luna, parto da Latina e raggiungo il teatro “Ariston” di Gaeta e, dopo qualche momento di attesa, ci vengono consegnati i biglietti che ci attribuiscono i posti in platea.
Ci sediamo e, dopo circa un quarto d’ora parte il concerto, il quale si rivela essere anche un vero e proprio spettacolo.
Lina Senese accompagnata dai sei musicisti, ha cantato brani napoletani e brani in lingua francese ed ha regalato a tali canzoni momenti di spettacolo, dato che per ognuna di queste, ha praticamente svolto una vera e propria sceneggiatura attraverso movimenti del viso e del corpo, gli straordinari abiti indossati tra le varie canzoni, il meraviglioso balletto di una ballerina e per ognuno dei brani, la sorprendente recita di un attore professionista.
Io ed il mio amico Tommaso entrambi completamente non vedenti, siamo rimasti compiaciuti da tutto ciò, anche perchè abbiamo avuto la fortuna di poter percepire le sensazioni visive grazie alle dettagliate descrizioni di mia madre la quale attraverso i suoi occhi, ci ha comunicato quei suggestivi ed emozionanti momenti.
Alla fine del concerto, salgono sul palco le ragazze studenti nell”istituto presso il quale insegna la lingua francese la nostra artista e, la stessa, viene completamente invasa da bellissimi mazzi di fiori.
Lina, emozionata, ideando un fuori programma, ha cantato una canzone in lingua francese insieme alle sue alunne regalandoci attimi davvero toccanti.
Uscendo dal teatro, per avere un ricordo indelebile della serata, abbiamo acquistato l’ultimo cd di Lina Senese contenente dieci canzoni in napoletano e le stesse in francese, l’album si intitola “La Mia Doppia Anima” e devo affermare che Lina oltre ad essere una donna deliziosa, possiede una straordinaria meraviglia interiore.
Gli applausi scroscianti del pubblico, degli alunni del Liceo Cicerone e di tutte le autorità presenti, sono stato il giusto coronamento di qualcosa di veramente splendido.
Durante il nostro ritorno a Latina, in macchina abbiamo commentato la straordinaria serata trascorsa ed abbiamo dichiarato di aver vissuto un bel momento di aggregazione e di condivisione nella quale è stata messa ancora una volta in evidenza la grande capacità di noi ciechi di riprogrammare la nostra vita quando accade qualcosa che potrebbe erroneamente considerarsi irreparabile.
Il mondo della cecità talvolta può sembrare buio ma attraverso una sognante serata come quella che vi ho raccontato, possiamo renderlo assolutamente luminoso.
Grazie a te, Lina!
Patrizia Onori
Un’equipe “tiflopsicopedagogica” a supporto degli alunni con disabilità sensoriali, di Gianluca Rapisarda
Con il presente contributo, vorrei entrare nel merito della recentissima polemica “scoppiata” tra la Sen. Enza Blundo e l’Associazione degli insegnanti di sostegno “AsIS”, la Consulta Nazionale Docenti Sostegno e l’Unione docenti di sostegno in via di estinzione, a proposito della presentazione nei giorni scorsi da parte della Senatrice “pentastellata” aquilana di una proposta di legge volta a formalizzare la figura del “Pedagogista professionale”, inserendola nelle scuole di ogni ordine e grado.
A detta delle Associazioni dei docenti per il sostegno, se tale PDL fosse approvata, una devastante “bufera” si abbatterebbe sui 137 mila insegnanti specializzati italiani.
Il Disegno di Legge a firma della senatrice M5S prevede all’art. 8 che dall’a.s. 2019/2020 il Ministero dell’Istruzione “darà vita a un piano straordinario di immissioni in ruolo al fine di garantire in TUTTI gli Ambiti Territoriali la presenza di ALMENO un “pedagogista grafologo con multicompetenza” per ciascuna istituzione scolastica”.
Secondo gli insegnanti di sostegno, il pacchetto di proposte avanzato dalla Senatrice Blundo costituisce una vera è propria “bomba ad orologeria”, pronta ad esplodere in un settore già di per sé molto “lacunoso”.
Occorre rispetto per il sentire di ognuno, ma ritengo di non condividere le perplessità ed i facili “allarmismi” dei docenti per il sostegno, pronunciandomi al contrario a favore della proposta della Sen. aquilana del Movimento 5 Stelle. Anzi, approfitto dell’occasione per permettermi di rammentare a lei ed a tutte le altre forze politiche presenti al Senato che, a Palazzo Madama, è stata ultimamente depositata pure una PDL finalizzata al recepimento del Disegno di Legge C2656 varato dalla Camera nel Giugno del 2016, istitutivo delle figure dell’Educatore socio pedagogico e del Pedagogista, al quale il Network per l’Inclusione Scolastica (NIS) dell’UICI ha proposto recentemente un emendamento mirante all’istituzionalizzazione dei due “profili” dell’Educatore alla comunicazione per gli alunni disabili sensoriali e del “Tiflopedagogista” od “Esperto in scienze tiflologiche”.
Pertanto, l’appello che rivolgiamo accoratamente in questa sede alla Senatrice “pentastellata” Enza Blundo e naturalmente pure agli altri partiti è che la condivisibile proposta di “incardinare” la figura del “pedagogista professionale” nel sistema formativo ed educativo italiano, venga giustamente estesa anche ai sopraccitati “educatore alla comunicazione” ed all’”esperto in scienze tiflologiche”.
Mi preme sottolineare che, con tale nostra richiesta, non vogliamo assolutamente creare ulteriore confusione nel già “caotico e frastagliato modello inclusivo italiano, contrapponendo e sovrapponendo nuove figure professionali agli insegnanti specializzati attualmente in servizio. Il nostro principale scopo è, al contrario, fare un po’ di ordine nel settore del sostegno e di renderlo più omogeneo ed uniforme, facendo uscire fuori dal limbo della precarietà di ruolo, di funzione ed economica, operatori quali appunto il “pedagogista professionale e, soprattutto, gli “assistenti alla comunicazione” (ex art 13 comma 3 della legge 104 del 1992) ed i “Tiflologi”, che già da tempo lavorano a favore del processo di inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità, ma senza un effettivo “riconoscimento giuridico”. Per queste due “figure” professionali, tra l’altro, si sta finalmente pensando pure ad una “specifica” formazione universitaria, attraverso appositi Master di I° e II° livello.
Immagino già le “levate di scudi” ed i commenti “inferociti” degli insegnanti per il sostegno di ruolo, dopo la lettura di questo mio articolo. Essi grideranno certamente allo scandalo, paventando per loro scenari “apocalittici” e prospettando il rischio della perdita dei loro posti di lavoro e la possibilità dello scoppio di un’autolesionistica “guerra tra poveri” in quanto, se “inquadrati” nel sistema scolastico italiano, il Pedagogista professionale, l’Educatore alla comunicazione e l’Esperto in scienze tiflologiche dovranno contendersi con loro gli esigui posti dell’organico di sostegno delle scuole.
A tali loro preventivabili preoccupazioni e scontate reazioni allarmate, mi basterà replicare che la medesima Senatrice Enza Blundo ha rassicurato che l’eventuale immissione in ruolo del pedagogista professionale non è assolutamente finalizzata alla copertura dei posti di sostegno già esistenti.
Al riguardo voglio aggiungere, informando di ciò anche la Senatrice aquilana, che pure l’”istituzionalizzazione” da parte del MIUR delle due figure dell’educatore alla comunicazione e del tiflopedagogista, proposto dal NIS dell’UICI, non cozzerebbe affatto con le attività attualmente svolte dai docenti specializzati nelle singole Istituzioni scolastiche.
Essi, infatti, insieme ovviamente al pedagogista professionale ed allo psicologo comporrebbero una “equipe tiflopsicopedagogica” molto qualificata di “supervisori”, con il compito di coordinare e supportare (e certamente non di sostituire o contrastare) la progettazione degli interventi metodologici dei docenti per il sostegno che, pertanto, risulterebbero in tal modo valorizzati e rafforzati nella loro “specificità” didattico-educativa.
Al Pedagogista professionale, all’Educatore alla comunicazione ed al Tiflologo, insomma, non competerebbero né l’insegnamento disciplinare, né la verifica degli apprendimenti dell’alunno con disabilità, ma il dovere di supportare i docenti curricolari e e per il sostegno, il Consiglio di Classe e l’intero contesto, suggerendo metodologie e indicazioni didattiche ed educative appropriate, oltreché fornendo gli strumenti volti a rendere efficaci ed “inclusivi” gli insegnamenti, sia pur nei limiti consentiti dalla disabilità dell’alunno.
Le ragioni delle attuali carenze del sistema del sostegno italiano non derivano certo dalla proposta della Senatrice Enza Blundo o da quella del NIS dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di riconoscere finalmente ed ufficialmente i profili dell’”educatore alla comunicazione” e del ”Tiflologo”, ma vanno ricercate senza dubbio altrove.
Da quarant’anni siamo ormai a fianco delle famiglie nel seguire l’evoluzione dell’inclusione scolastica e da loro ci arrivano queste forti richieste: maggiore specializzazione dei docenti di sostegno in servizio, formazione specifica iniziale dei futuri insegnanti per il sostegno, no alla delega al docente di sostegno, grazie ad un aggiornamento continuo ed obbligatorio di tutto il personale scolastico sulle tematiche della Pedagogia speciale e della Didattica inclusiva, e maggiore continuità del sostegno stesso. È dal cercare di comprendere le cause di questi punti di debolezza del processo e di dar loro una concreta risposta che sono arrivate in questi giorni di dibattito parlamentare le nostre proposte “sostenibili” di modifica al “neonato” schema di Decreto sull’inclusione del Governo, concordate tra l’altro con la FAND e la FISH.
Le odierne criticità del sostegno italiano hanno piuttosto un carattere endemico (quest’anno la mancanza di cattedre si è avvicinata al 50%), con almeno 100mila alunni con disabilità costretti a cambiare il docente specializzato a causa degli “irrisori” posti in organico di diritto e dell’atavica assenza di un serio e “lungimirante” piano di stabilizzazione e di assunzione da parte del Ministero dell’Istruzione, che non ne vuole proprio sapere di investire e programmare in modo strutturale nel settore dell’inclusione scolastica.
Mi sembrerebbe veramente strano che i docenti di sostegno non fossero consapevoli di tali reali problematiche del nostro sistema inclusivo. Se fosse così, mi verrebbe da dire che c’è indubbiamente una vera e propria frattura tra chi opera professionalmente nel mondo della scuola e chi invece ne usufruisce come utente. Una frattura che va assolutamente ricomposta.
La professione del docente è infatti prioritariamente una “mission” educativa, che non deve essere animata solo dalla legittima difesa del proprio posto di lavoro, ma anche e soprattutto dalla tutela del superiore benessere e del “sacrosanto” diritto allo studio di tutti e di ciascuno.
Stereotipi gratuiti, di Giorgio Piccinin
Qualche giorno fa, seguendo in tv la nota trasmissione “Boss in incognito”, sono rimasto basito dall’affermazione di una signora che, raccontando della propria vita, disse che un giorno, portando la spesa ai suoi, ormai anziani, aveva trovato la mamma a terra nel corridoio di casa, con accanto suo padre, divenuto cieco ed incapace in quanto tale di prestarle aiuto. Non è dato di sapere se oltre alla disabilità visiva l’uomo avesse anche altre limitazioni funzionali, tuttavia ciò basta a mio avviso a seminare stereotipi sbagliati e false fotografie sociali sulla nostra condizione. Non mi si venga a dire, a meno che non vi sia dell’altro non esplicitato, che il signore, seppur anziano, non sia stato in grado di raggiungere la propria moglie a terra e, a quel punto, che non abbia potuto o saputo chiamare aiuto o che non sia stato nelle facoltà di soccorrerla in quanto cieco. Ciò è stato anche enfatizzato dalla protagonista della trasmissione, quindi avrà avuto un riscontro mediatico sicuramente più devastante nella mentalità del pubblico.
Sulla base di queste posizioni hai voglia di cercare, giorno dopo giorno, una riabilitazione sociale attraverso messaggi e comportamenti più competitivi. I danni che creano certe affermazioni li sa calcolare solo Dio e tu sei lì a spendere e spenderti in energie inutili per far cambiare testa e modo di pensare alla gente.
Ho chiuso la tv e me ne sono andato a dormire pervaso da pensieri di certo non gentili, rammaricato ulteriormente del fatto che chi raccontava era un primo familiare, non un estraneo e che di conseguenza avrebbe dovuto alimentare ragionamenti meno pietistici e più propositivi.
Libertà negli abissi, di Annaclara Farace
Spesso la condizione di disabile visivo può comportare delle difficoltà negli spostamenti, sensazioni di frustrazione, quando ci si ritrova costretti a dover ricorrere all’aiuto altrui, a far cadere suppellettili o a inciampare in mobili di cui non si conosce la disposizione. Tutte queste emozioni possono fluire via come l’acqua di un torrente in piena con un semplice tuffo nelle profondità marine e per questo c’è uno sport, un po’ più magico degli altri: il diving.
Solitamente si ritiene che uno sport come le immersioni subacquee possa implicare dei limiti notevoli per coloro che non vedono, dal momento che non possono ammirare lo scenario che li circonda oppure non possono percepire attraverso il tatto alcune forme di vita ittica, perché velenose come le murene ecc. Oltretutto, si pone un’altra difficoltà pratica, la comunicazione, che in caso di immersione viene praticata attraverso i gesti. Se il primo è un impedimento fisico che condiziona a prescindere dal contesto in cui ci si trova, il secondo in realtà è un finto problema. Esistono infatti un codice di gesti prestabiliti e convenzionali, che una volta imparati risultano spontanei e, attraverso il semplice contatto con il palmo della mano del proprio istruttore, si può comunicare in maniera facile e immediata. Ovviamente occorre avere una grande fiducia nel proprio coach ma di questo non bisogna preoccuparsi perché le persone che di solito fanno questo tipo di lavoro, sono persone straordinarie, competenti e sensibili. Certamente, ci vuole anche un po’ di fortuna e io l’ho avuta.
Nel 2014, infatti, ho preso il brevetto di livello C della HSA (Handicapped Scuba Association International) ad Ischia con l’istruttore Alessandro Verzetti e da allora ho capito che fare immersioni non solo è il mio sport preferito ma è il mezzo più efficace per ricostituire l’equilibrio dello spirito. È straordinaria la sensazione di libertà che si prova quando si è sospesi nell’acqua, la mano che corre lungo la corda dell’ancora per mantenere il ritmo della discesa verso il fondo.
Molti sport possono comportare delle difficoltà e dei rischio però, e il diving non è da meno: quando si è su una barca o sott’acqua è necessario rimanere totalmente calmi per poter mantenere una respirazione lenta e costante e, in questo modo, non consumare troppo dell’ossigeno presente nella bombola. In questi casi, e in molti altri, la lucidità può fare la differenza! Nasconderei la verità se non vi confessassi che i rischi ci sono, eccome, ma se fatto in sicurezza con le giuste precauzioni può regalare istanti unici.
Diventare sub non significa solo prendere un brevetto, significa acquisire una nuova filosofia di vita, legata al mare, elemento naturale eccezionale che può suscitare stupore, ammirazione e timore.
Il mare infatti ha i suoi tempi e le sue leggi. Va rispettato perché al contempo dà e toglie. Fatale ma stupendo. Cosa meglio del mare può rappresentare il Sublime, di cui tanto si è parlato nella letteratura inglese, dai romanzi gotici ai componimenti romantici di Wordsworth e Coleridge.
Come diceva Edmund Burke: ” [il sublime è] tutto ciò che è caratterizzato da oscurità, difficoltà, magnificenza, dolore, potere terrore e infinito”. Cosa è questo, se non il mare? Qualcosa di immenso, di ineffabile ma al contempo anche oscuro, perché per un vedente che si tuffa da una barca in alto mare è un salto in un blu profondo senza fine, magnifico ma terribile.
Un primo impatto con il diving può mettere ansia: alcune persone si sentono oppresse dalla muta di neoprene, dal GAV, bombola, piombo e tutta l’altra attrezzatura, ma una volta che si è sotto, ogni cosa ritrova il suo posto e il suo equilibrio, tutto ritorna alla perfezione e si crea un silenzio magico, ovattato e non assoluto, che ti fa dolere le orecchie e al contempo ti ammalia con i suoi rumori distanti e ammorbiditi.
Si potrebbe collegare l’attaccamento dell’uomo all’acqua a un istinto primordiale, in quanto l’acqua è l’elemento originale in cui cresciamo come feto nel grembo materno, ma forse il mondo marino riserva e cela qualcosa di più, un potere una forza di attrarre e respingere unica per l’essere umano.
È innegabile ad esempio l’effetto calmante del rumore delle onde che si infrangono sulla battigia o dello sciabordio del riflusso dell’acqua contro gli scogli e le fiancate delle barche, legate agli ormeggi e per questo bisogna sostenere e complimentarsi con tutti quei biologi marini e associazioni che tutelano il mare con la sua flora e fauna. Un patrimonio inestimabile e senza eguali per cui vale la pena di lottare.
Come auspicio lancio la proposta di organizzare molti più corsi e attività connesse agli sport marini e alla conoscenza del mare non solo per i disabili visivi, ma anche per i vedenti, perché il mare insegna a vivere più sereni, dandoci dentro una forza e una stabilità che forse null’altro ci può donare.
Annaclara Farace
Pensiero, di Gabriele Sacchi
“E’ ormai parte della nostra cultura l’abitudine di camminare per strada e recarci nei nostri luoghi di studio/lavoro, concentrati esclusivamente sugli impegni da svolgere durante la giornata e non badando a ciò che accade intorno a noi.
In tal modo, se da un lato siamo sicuramente in grado di essere attori protagonisti di questa runing society, dall’altro perdiamo però la consapevolezza di essere parte di un qualcosa più grande che ci circonda; un qualcosa chiamato universo, un qualcosa costantemente minacciato dalla superbia che ci fa credere perno attorno al quale l’ecosistema deve girare con spirito di sottomissione e del quale ci si può servire, per prelevare risorse (come in un supermercato), sino ad esaurimento scorte”.
Corre felice il bambino nel prato; tutt’intorno sbocciano fiori, mentre dal torrente saltano pesci e sui nidi cantano gli uccelli.
Quanti colori, quanti profumi!
Le stelle danzano in cielo; il vento soffia leggero. viviamo in un mondo che è pura magia; possediamo ricchezze delle quali mai ci accorgiamo:
Dovrebbe bastare questo per capire che siamo speciali!
E tuttavia desiderare, desiderare sempre di più, anche a costo di sopprimere l’altro, ci insegna la moderna società consumista/arrivista. si fa largo dunque l’odio; prende piede la voglia di scontrarsi; tornano le manie di protagonismo e superiorità!
La guerra?
Il cupo rullare dei tamburi è ripreso ormai da giorni; le Potenze mondiali sono costantemente ad un passo dallo scontro; armamenti sempre più terribili lasciano una scia di morte e distruzione, che neppure i moderni scenari apocalittici avrebbero creduto realizzarsi.
Si dice che la storia insegna. Non sono passati poi così tanti anni dalle brutalità ereditate dalla seconda guerra mondiale.
Forse allora la questione è un’altra:
forse a costo di essere i vincitori, i primi, i padroni di tutto, siamo disposti anche ad anientare il Prossimo e sottrargli tutto ciò che gli appartiene?
Che all’apparenza l’umiltà sia segno di debolezza sarà pur vero…quanta gloria se ne ricava però imparando a cogliere le piccole gioie!
“Ma davvero? fammi un esempio!”, mi ha detto un amico qualche giorno fa.
“Stringi la mano della tua ragazza, o quella di uno dei tuoi amici, o dei tuoi familiari! Non è come possedere già tutto, quando hai il loro amore?
È vero…soldi e benessere contribuiscono alla serenità. Siamo sicuri però che così il mondo non si trasformi in un’entità astratta dove a regnare è solo l’apparenza?
Io parto sempre dalla mia storia. Certamente ci sono tanti ostacoli da superare; certamente vedere e girare da solo dappertutto, guidare una macchina, non dover chiedere niente a nessuno l’avrei preferito!
Ci sono comunque tantissime altre cose che nella vita sono belle…alcuni esempi li ho citati sopra.
Coglierle e apprezzarle non è facile, ma forse più per la nostra stupidità, che per una reale difficoltà.
Arrabbiamoci pure, se qualcosa non va! È normale…credo sia anche giusto!
Divenga però parte della nostra cultura la gratitudine per quello che viviamo ed abbiamo, perché è un dono gratuito, perché è di per se la vita un regalo da custodire e non da gettare nel primo bidone della spazzatura che si incontra lungo la strada”.
Gabriele Sacchi