Il Centro S. Alessio, un vecchio Ente, che si trasforma in speranza per il futuro, di Carlo Carletti

Autore: Carlo Carletti

All’inizio degli anni 80, nella veste di Presidente Regionale della nostra Unione, ho iniziato a prospettare l’opportunità di unificare i due Istituti romani dei ciechi, il S. Alessio e l’ospizio Margherita di Savoia per i “ poveri” ciechi, dove ha sede anche quel che resta dell’Istituto Romagnoli. I dirigenti di tali Istituti ormai in gravi difficoltà per il migrare dei ragazzi ciechi nelle scuole comuni, si inventavano di tutto, in concorrenza fra loro, per accaparrarsi le poche rette che si rendevano ancora disponibili. Nel 1987 con l’approvazione della L.R . 8/87, promossa dall’Unione, che ha partecipato attivamente anche alla stesura del testo, venne sancita l’unificazione dei due Enti e fu eseguita una effettiva ricognizione dell’immenso patrimonio immobiliare confluito nel nuovo Ente: Centro Regionale S. Alessio M. di Savoia per ciechi. Nel nuovo Ente ho ricoperto l’incarico, prima di Vice Presidente per quattro anni e poi di Presidente per ulteriori due anni. Furono intraprese nuove attività con la realizzazione di un centro per pluriminorati, corsi per centralinisti, studentato per i ragazzi ciechi che frequentavano le scuole superiori e in particolare l’Università. Fu organizzato un valido servizio di supporto all’inserimento degli studenti nelle scuole comuni, servizio oggi in difficoltà per la minor disponibilità dei finanziamenti. L’immenso patrimonio immobiliare che avrebbe potuto , con le sue rendite, supportare tali servizi , era stato dato in locazione per poche centinaia di lire, solo ai politici, agli amici e agli amici degli amici, tanto che l’Ente ha iniziato a concedere in affitto alcuni appartamenti ai ciechi soltanto nel 1989. Ciò che il Centro S. Alessio incassava dalle locazioni non era sufficiente nemmeno per coprire le spese di gestione e delle tasse. Costatata l’antieconomicità e l’inopportunità di gestire direttamente il patrimonio immobiliare, si è cominciato a pensare e studiare quali potessero essere eventuali altre modalità per gestire con più efficienza il patrimonio stesso. Nel 1994, quando ricoprivo da circa un anno, l’incarico di Presidente dell’Ente, venne approvata dal parlamento la legge che istituiva la possibilità di costituire Fondi Immobiliari chiusi. Allora, alcuni di noi credettero di aver trovato la possibile e giusta soluzione. Con la collaborazione di un grandissimo personaggio, che mi ha onorato della Sua disinteressata amicizia, allora Presidente della Banca Medio Credito Regionale per il Lazio, si cominciò a studiare ogni possibile percorso per la costituzione di un fondo immobiliare chiuso del Centro S.Alessio. Lo studio dell’iter burocratico già in stato avanzato, per la costituzione del Fondo, venne bruscamente interrotto con la mia espulsione dall’Associazione con la conseguente revoca dell’incarico presso il S. Alessio. Ciò che è stato di grave danno per l’Ente e per i ciechi, non è stato tanto la mia espulsione dall’Unione, ma il non aver portato avanti il lavoro avviato per la miglior gestione del Patrimonio. Nel corso degli anni, ad ogni Amministratore che si è susseguito nella gestione dell’Ente , ho sempre, ma inutilmente, prospettato la possibile soluzione di un Fondo immobiliare per la gestione del patrimonio. Soltanto l’attuale Presidente del Centro S. Alessio , Amedeo Piva, ha immediatamente, fin dall’assunzione dell’incarico, condiviso e fatto propria la proposta e si è effettivamente ed efficacemente impegnato per la realizzazione del Fondo Immobiliare del S. Alessio. Dopo 23 anni dal primo approccio con l’argomento, il 6 marzo 2017, i lCentro S. Alessio ha firmato l’affidamento della gestione del Fondo immobiliare alla Soc. Sorgente, vincitrice della gara d’appalto, che non prevede la dismissione del patrimonio, ma la sua valorizzazione. Ora, per il Centro S. Alessio si prospetta un diverso e miglior futuro economico e amministrativo che dovrebbe migliorare ed estendere i servizi assistenziali, riabilitativi, formativi ed educativi in favore delle persone con disabilità visiva in tutto il territorio del Lazio. La correttezza e la trasparenza dei rapporti istaurati tra i rappresentanti dell’Unione, del CPs, i Dirigenti del Centro S. Alessio e la Presidenza della Giunta Regionale del Lazio hanno consentito di superare anche momenti di difficoltà che non sono mancati. Per il futuro, dopo la scelta della costituzione del Fondo Immobiliare, coloro che si appresteranno a gestire il Centro S. Alessio dovranno occuparsi principalmente dei servizi da destinare ai ciechi e agli ipovedenti. Troppo spesso nel passato l’impegno principale dei Dirigenti dell’Ente era rivolto al patrimonio immobiliare. Più volte anche i media hanno evidenziato i vari saccheggi perpetrati a danno del patrimonio dell’Ente e i ciechi rappresentavano, in tale contesto, soltanto un elemento di disturbo per le attività degli Amministratori che in gran numero si sono avvicendati.. Ai dirigenti del Consiglio Regionale dell’UICI del Lazio, che unitariamente, come non mai, hanno condiviso e portato avanti tale scelta, ora compete la gravosa responsabilità di vigilare e operare per il conseguimento degli obiettivi che ci siamo prefissi. L’Unione dovrà cogliere ogni possibile occasione per rendere consapevoli tutte le persone con disabilità visiva del l’effettivo patrimonio di cui, tramite la rappresentanza dell’UICI, possono disporre per meglio affrontare le loro problematiche. Tanto per avere una idea più precisa sull’argomento, appare opportuno evidenziare che il Centro S. Alessio, nei prossimi giorni, farà confluire nel Fondo Immobiliare, il suo Patrimonio valutato catastalmente circa 240 milioni di euro, che a livello di mercato potrebbe avere un valore effettivo almeno triplicato. Da alcune ricerche, risulterebbe che la rendita dei Fondi immobiliari oscillerebbe tra un minimo del 2% e un massimo del 3,5%. Per il Centro S. Alessio il solo 2%,  rappresenterebbe almeno il doppio delle attuali entrate derivanti dal Patrimonio. Ulteriori liquidità, utili per la ristrutturazione ed eventuali diverse destinazioni d’uso degli immobili dell’Ente, potrebbe essere conseguita con la partecipazione al Fondo Immobiliare , con una quota non superiore al 20%, da parte dell’INVIMIT, una società pubblica finanziata dal Ministero dell’economia e finanze . Oggi, oltre alla speranza di prospettive migliori, abbiamo la certezza che con tale difficile e complicata operazione è stata evitata anche la possibile, se non certa implosione del Centro S. Alessio, per le gravissime condizioni debitorie in cui versa. Personalmente ritengo di potermi considerare soddisfatto per aver potuto contribuire a questo positivo e forse, per i ciechi, storico risultato. Per tutto questo, sento di dover esprimere un sentimento di gratitudine ai componenti del Consiglio dell’UICI del Lazio, del CPS, al Presidente e al Direttore Generale del Centro S. Alessio e alla Presidenza della Giunta Regionale del Lazio che ha creduto e sostenuto l’iniziativa del Fondo immobiliare, un percorso del tutto nuovo e sperimentale per una IPAB, che potrebbe rappresentare un esempio al quale altri Enti simili potrebbero fare riferimento.