Sommario rivista “Il Portavoce” n. 9 settembre 2018

Tutti in classe, di Mario Barbuto

Il valore del Servizio Civile, di Mario Barbuto

Christian blind mission Italia onlus intervista il nostro Presidente

I lavori della Direzione nazionale, di Eugenio Saltarel

La nostra Unione nella giuria del Campiello, intervista a Paolo Dunchi

Ad Ascoli Piceno si balla il tango…ad occhi chiusi, di Maria Carbone

Gli uffici delle sezioni di Grosseto e di La Spezia nelle AASSLL di appartenenza, a cura di Maria Carbone ed Eugenio Saltarel

La Via degli Dei, da Bologna a Firenze; come è andata? Scopriamolo con Michele Landolfo

Happy dinner letterario a Cento, ce ne parla Davide Fortini, di Maria Carbone

Attività marinare ad Agrigento, di Eugenio Saltarel

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C N L P – “Da Caporetto a Baghdad”, di Lorenzo Cremonesi

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Da Caporetto a Baghdad”, di Lorenzo Cremonesi – Numero Catalogo: 89588

Che cosa lega Caporetto a Baghdad? Apparentemente poco o nulla, in realtà molto. Questo libro racchiude le cronache, i pensieri, i confronti tra gli eventi bellici avvenuti nel 1914-18 e le situazioni, le problematiche incontrate da un inviato nelle guerre contemporanee. Ci sono le visite ai vecchi campi di battaglia in Francia, Belgio, Germania, sulle Alpi, ma anche i continui rimandi ai conflitti tra Israele e il mondo arabo, assieme agli scenari siriano, iracheno, afghano, libico degli ultimi anni e soprattutto agli episodi salienti delle recenti sfide lanciate dal “Califfato”. Si mette in luce quanto rilevanti siano tutt’ora in Medio Oriente i confini disegnati dalle potenze coloniali dopo la Prima guerra mondiale e l’importanza odierna dei gruppi, ideologie e movimenti che vorrebbero abbatterli per sempre. Una proposta di riflessione sulla guerra, le sue dinamiche, le sue conseguenze, per un pubblico europeo che in generale la vorrebbe rifuggire, ma ne è inevitabilmente circondato, se non coinvolto direttamente.

Per effettuare il download degli audiolibri, gli utenti già registrati possono accedere alla pagina del “Libro parlato online” digitando http://lponline.uicbs.it/

C N L P – “Il corpo e le sue ombre”, di Massimo Cuzzolaro

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Il corpo e le sue ombre”, di Massimo Cuzzolaro – Numero Catalogo: 89598

Teatro di emozioni, veicolo di messaggi intenzionali o involontari, il corpo mostra di noi anche ciò che sfugge al nostro controllo cosciente. È la tela su cui scriviamo messaggi che ci rappresentano, attraverso ornamenti antichi come pitture e tatuaggi o manipolazioni moderne come quelle della chirurgia estetica. Ora irrisolto e tormentato, ora quieto e distratto, il rapporto che ogni essere umano ha con l’immagine fisica di sé ha suscitato l’interesse di neurologi, psichiatri, psicologi, oltre che di artisti e filosofi. Nell’indagare tale rapporto, il libro esplora la tensione fra identità e corpo che cambia, e getta una luce sui disagi e le molte ombre che ne derivano.

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C N L P – “Star wars: sfida alla nuova repubblica”, di Timothy Zhan

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Star wars: sfida alla nuova repubblica”, di Timothy Zhan – Numero Catalogo: 89616

Il condottiero più astuto e spietato dell’Impero morente, il Grande Ammiraglio Thrawn, ha assunto il comando di ciò che rimane della flotta Imperiale e ha lanciato un’imponente campagna tesa alla distruzione della Nuova Repubblica. Intanto, Han e Lando Calrissian sono impegnati in una corsa contro il tempo per scoprire le prove di un tradimento all’interno del più alto Consiglio della Repubblica. Secondo volume della trilogia di Thrawn.

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C N L P – “Dimenticare”, di Peppe Fiore

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Dimenticare”, di Peppe Fiore – Numero Catalogo: 89802

Dove si può trovare riparo da se stessi? Un uomo che cerca nel silenzio una pace impossibile. La bellezza del bosco intorno a lui che sembra respirare, e decidere il destino delle persone. La malinconica umanità del litorale laziale, tra piccoli delinquenti nostalgici e case mangiate dalla salsedine. Dimenticare è un romanzo di solitudine e d’amore, spirituale e romantico. Un noir dei sentimenti, che dà corpo e voce alla paura piú indicibile scoprire che il nemico ha la tua stessa faccia. Peppe Fiore è nato a Napoli nel 1981 e vive a Roma, dove affianca alla scrittura di romanzi la professione di sceneggiatore. Ha pubblicato, fra gli altri libri, La futura classe dirigente (minimum fax 2009) e Nessuno è indispensabile (Einaudi 2012). Dopo aver lavorato per tutta la vita in un lido balneare di Fiumicino, Daniele si è ritirato da un giorno all’altro in un paesino sperduto dell’alto Lazio, dove ha preso in gestione il bar fatiscente di una stazione sciistica abbandonata in mezzo al bosco. La piccola comunità di Trecase lo accoglie senza diffidenza ma col silenzioso sospetto che stia scappando da qualcosa. Ciò che nessuno può sapere, è che il suo nemico ha la sua stessa faccia. Si dice che da quelle parti un orso abbia ucciso una ragazza. Il bosco tace, e guarda quest’uomo rimettere a nuovo il locale mentre cerca di rimettere a nuovo se stesso. Quando una donna entra nella sua vita, inizia una storia d’amore calda e adulta: l’esistenza prende un ritmo accettabile, il passato sembra aver ormai rallentato la sua rincorsa. Ma un giorno il nipote il figlio di suo fratello lo viene a cercare. Sono passati tredici anni, e per Daniele è arrivato il momento di tornare con lui al Lido Esperanza. Dimenticare è la storia di un segreto lungo una vita. È la storia di un mistero senza nome che aleggia sul bosco, attraverso le fronde dei faggi che ogni notte sembrano «ripetere le voci dei morti». Non c’è redenzione in queste pagine, ma non c’è condanna. Peppe Fiore ha scritto un romanzo su cosa significa smarrirsi e poi ritrovarsi, raccontando quello che ognuno di noi ha dentro: «una bestia addormentata, sempre con un occhio chiuso e l’altro aperto».

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Rubrica di SlashRadio “Chiedi al presidente”, di Mario Barbuto

Il prossimo appuntamento con questa nostra rubrica di dialogo diretto è fissato per Mercoledì 26 settembre dalle 16.30 alle 17.30, su SlashRadio.
Durante la trasmissione, nel mio ruolo di Presidente Nazionale, risponderò in diretta a tutte le domande che gli ascoltatori vorranno rivolgermi, su tutti gli argomenti che riguardano la vita associativa.
Le domande, come al solito, saranno libere, dirette e senza filtri e potranno toccare tutti gli aspetti della nostra attività associativa e tutti i temi concernenti la vita dei ciechi e degli ipovedenti italiani.
Le modalità di contatto per indirizzare le domande o intervenire in trasmissione, sono:

– email, all’indirizzo
chiedialpresidente@uiciechi.it

– modulo web, all’indirizzo
http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp

– telefono, durante la diretta, ai numeri
06 6998-8353 / 06 6791-758

Vi attendo numerosi, nonostante il momento ancora di ferie per qualcuno, per continuare il nostro meraviglioso dialogo mensile.
Per ascoltare SlashRadio sarà sufficiente digitare la stringa:
http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp

Tecnologia e tifloinformatica: la tecnologia assistiva come supporto alla didattica inclusiva – prima parte, di Franco Lisi

Il titolo orienta in modo chiaro il focus di questo pezzo: la tecnologia sta alla didattica come la tifloinformatica sta alla didattica inclusiva; questa è la proporzione che cercherò di indagare nel ragionamento che segue. Partiamo dal primo estremo: la tecnologia.
Non ci siamo stancati di ripetere che questa società dell’informazione, della “tecno-lo-crazia”, porta con sé grandi, grandissime contraddizioni. Per buona sorte esistono sempre gli opposti: come il freddo trova il suo contrario nel caldo, l’ingiusto è bilanciato dal giusto, al disonesto corrisponde l’onesto, così, tecnologicamente parlando, gli effetti dell’ecumenico diluvio di bits mescolano ed alternano aspetti di diverso segno: eccesso, esasperazione, frenesia, volatilità, spreco, impigrimento, dipendenza, discriminazione, esclusione; ancora: abbondanza, precisione, efficacia, opportunità, qualità, utilità, condivisione, inclusione. Parole, e-mail, documenti, animazioni, comandi, popolano display di ogni tipo: schermi di computer, di palmari, di smartphone, di tablet, di barre braille, invadono dalla mattina alla sera le nostre giornate illudendoci di tessere nuove relazioni umane, mettendo spesso di fatto in discussione quelle poche che si danno per scontate di avere.
Il mondo della scuola, naturalmente, non è immune da questa pervasività e ne rimane a sua volta largamente contaminato, tant’è che i più disparati dispositivi tecnologici costituiscono ormai l’estensione dei banchi di classe. E’ solo di una ventina d’anni fa la dichiarazione di Bill Gates che nel 1994 sentenziava: “Verrà un giorno, e non è molto lontano, in cui potremo concludere affari, studiare, conoscere il mondo e le sue culture, assistere a importanti spettacoli, stringere amicizie, visitare i negozi del quartiere e mostrare fotografie a parenti lontani, tutto senza muoverci dalla scrivania o dalla poltrona;” proseguiva: “lasciando l’ufficio o l’aula scolastica, non ci staccheremo dalla rete in quanto il computer sarà più di un oggetto da portare con noi o di uno strumento da acquistare: sarà il nostro passaporto per una nuova vita mediatica”.

Anche al cospetto di questa moltitudine di condizionamenti, si misura quindi inevitabilmente l’integrazione sociale e l’inclusione scolastica dei ciechi. Sì, persino il modo di fare scuola fa slalom entro questo percorso obbligato, sbandando un po’ qua e un po’ là, tenendo talvolta a stento la corsia; perché non è possibile neppure in tale ambito prescindere da ciò che è tecnologico: ogni interazione è basata sulla varietà delle fonti, sulla trasmissione di immagini/video mediante l’utilizzo di proiettori, enormi schermi ad alta risoluzione, sofisticate lavagne elettroniche; ne consegue che la comunicazione verbale e paraverbale, ormai relegate rispettivamente al 7% e al 38%, perdono di valore, diminuiscono di efficacia e di incisività. La trasmissione degli insegnamenti avviene in prevalenza tramite elementi di comunicazione visivi che oggi costituiscono il restante 55% nel panorama delle relazioni.

Ora, andiamo sull’altro versante della nostra proporzione, l’altro estremo, dove il termine didattica sta a significare, nella sua accezione più stringata, basica ed elementare, la modalità di insegnamento, come faccio scuola, a quale metodo ricorro, di quale strumentazione-mezzo mi servo per insegnare. Qui, la didattica, l’insegnamento appunto, si appoggia sulla strumentazione tecnologica moderna per guadagnare e onorare il proprio scopo che sempre più, a sua volta, privilegia il canale visivo: slide, piattaforme di e-learning e documenti multimediali, peraltro, in gran parte non accessibili.
Fin qui, non incontriamo particolari problemi perché la tecnologia è un mezzo di comunicazione generalmente di facile acquisizione e di agevole apprendimento da parte del ragazzo che vede; questa, implicando semmai strategie e metodologie differenti nel momento dell’erogazione degli insegnamenti, affida agli operatori scolastici la responsabilità di ripensare i contenuti e di rimodulare i programmi. Questioncelle, comunque, che fanno leva sulla preparazione, sull’aggiornamento professionale, sulla passione, sul dovere del singolo docente.
A tal proposito, gli esperti di “cose di scuola” ci dicono che “non è più tempo di lezioni frontali, che il maestro-professore deve alzare il “sedere” dalla cattedra, rimboccarsi le maniche, andare in mezzo alla classe. Il maestro-professore “, continuano, “deve avviare un rapporto-relazione a contatto fisico con i ragazzi, deve stimolare attività ed esercitazioni pratiche all’interno dei gruppetti di lavoro precostituiti”. La riduzione delle distanze tra docente e classe e fra i compagni, ancorché favorisca il coinvolgimento nelle attività di gruppo, la socializzazione, l’intrecciarsi di aumentate relazioni nella collettività degli studenti, maschera il rischio reale che il ragazzo con disabilità continui a rimanere isolato in quanto dotato di strumentazione specifica, esclusiva e, possibilmente, non escludente.
Alcuni esempi del passato ci aiutino ad allontanare lo spettro della “solitudine tecnologica”.
Il picchiettio monotono, costante, distraente della macchina per scrivere induceva, attorno agli anni ’80, il docente di turno a smorzare l’assordante frastuono retrocedendo l’allievo cieco, dapprima dalle file davanti fino all’ultima, per poi girargli il banco verso il muro in fondo, per terminare infine la corsa fuori dall’aula, almeno per il tempo dei compiti in classe. Sempre in quegli anni è memoria uditiva di molti il ronzio dell’optacon che costituiva un vero e proprio tormentone per i compagni più indifferenti e per i docenti più insofferenti. Che cosa non si escogitava nei periodi successivi per “soffocare a morte” lo tsunami delle onde sonore delle stampanti braille di cui erano dotate le nostre ingombranti postazioni informatiche! E’ indelebile l’umiliazione di chi è stato privato del monitor perché “non ti serve, tanto non ci vedi” oppure di chi, in assenza dello screen reader per “indisponibilità di fondi”, ha dovuto cimentarsi sulla tastiera del computer scrivendo al buio alla stregua di come si faceva con la macchina per scrivere tipo Olivetti di molti anni prima. Versioni di sistemi operativi e applicativi obsoleti o non aggiornati, installazioni e configurazioni di software e di ausili di tifloinformatica approssimativi e non personalizzati, la voce roca del compagno sintetizzatore, sono altri pochi esempi di come la presenza di un set di strumentazione tecnologica non gestita, subita o presa a carico con scarsa consapevolezza possano rappresentare e dar luogo ad una sorta di involuzione nel processo inclusivo. Dobbiamo evitare cioè di erigere attorno al ragazzo un muro, una barriera, che stronchi di fatto sul nascere ogni potenziale modalità di relazione, disincentivando persino quella dialogica, unità elementare e fondante della più autentica forma di integrazione sociale.

L’inclusione scolastica dei disabili non può, in ogni caso, prescindere dall’apparato tecnologico, indispensabile per il compimento pieno della sua realizzazione e quando allora si accosta il termine inclusione alle parole didattica e tecnologia è opportuno fare una brusca frenata per proporre qualche ulteriore spunto di riflessione.
Molte delle persone ipovedenti e non vedenti, 285 milioni nel mondo di cui 19 milioni sotto i 15 anni, non hanno ancora ricevuto soluzioni efficaci dai dispositivi tecnologici sviluppati finora. Mentre gli educatori sanno generalmente individuare le tecniche più congeniali per far comprendere al gruppo-classe ciò che stanno insegnando, le cose cambiano quando di contro introduciamo ausili specifici che aiutano a declinare e a veicolare gli insegnamenti rispondenti alle necessità dei singoli. Per l’insegnamento della scrittura ad esempio, se per l’uso della penna si applicano strategie didattiche ormai consolidate, per quanto concerne l’insegnamento della scrittura mediante il codice braille occorre avvalersi del necessario apparato strumentale e di una didattica specifica che deve essere in possesso del formatore perché questi trasferisca le tecnicalità in modo efficace e in tempi adeguati; parimenti, lo stesso dicasi relativamente al differente rapporto con la didattica che si evidenzia nell’introduzione della tecnologia: una cosa è l’insegnamento dell’uso del computer per tutti gli allievi, diverso è l’insegnamento del computer dotato di tecnologia assistiva. Se operazioni quali la condivisione del materiale, l’autonomia nella manipolazione di documenti, nella produzione di file, nella navigazione in internet, risultano essere attività di facile svolgimento per l’allievo che vede, per i nostri ragazzi, come per il braille, occorre sviluppare i prerequisiti e le giuste condizioni per poi impostare un percorso d’insegnamento della materia che abbia ragionevole possibilità di soddisfazione per il docente e per il discente. Prima di essere mezzo (uno strumento, un canale attraverso cui far transitare i contenuti), l’uso della tecnologia per chi non vede è un fine, un obiettivo da perseguire con determinazione, impegno e avvedutezza; quindi, valutarla, accertarne il grado di accessibilità, analizzare il contesto, concordare e scegliere le soluzioni tecnologiche più idonee alle caratteristiche del ragazzo, adeguarla al fine delle esigenze scolastiche, acquisirla (comprarla), individuare tempi e luoghi per la proposta didattica, installarla, configurarla, insegnarla, mantenerla aggiornata: questo non è il gioco dell’oca (butto i dadi, c’è un finanziamento e qualcosa succederà), è tutto molto più serio, giochiamo sulla pelle dei nostri ragazzi. Ciò richiede non solo energie, sforzi, passione, competenze specifiche negli operatori, ma anche una compartecipazione consapevole, proattività da parte dell’allievo nell’intero processo; parliamo di insegnare una materia aggiuntiva: prima di essere tramite, un ponte, la tecnologia assistiva è uno scopo, un obiettivo da pianificare e da conseguire.

Indubbiamente, l’ultimo quarantennio è stato caratterizzato da una sete di innovazione tecnologica che ha interessato anche il mondo della disabilità; nel nostro ragionamento, ogni cieco è stato, suo malgrado, bersagliato da corsi lampo di alfabetizzazione informatica e in qualche modo destinatario di una postazione tecnologicamente attrezzata; non importava perché, non importava con quale tecnologia o con quale applicativo e con quali risultati: erogare formazione, questo l’imperativo!
Ciò che è stato ed è oggi ancora di forte criticità, e al riguardo non sono stati fatti significativi passi avanti, è l’assenza pressoché totale della “tiflo-info-didattica”: per quale scopo insegnare? cosa insegnare? con quale ausilio insegnare? come insegnare? In poche parole, dobbiamo scongiurare un altro rischio, peraltro verificatosi troppo spesso, quello cioè di istruire sommariamente l’allievo con disabilità visiva senza renderlo in realtà autonomo nell’uso quotidiano della strumentazione informatica, inducendolo a rinunciare al suo utilizzo. Occorre evitare di trasformare il computer in un’automobile impossibile da guidare!

Sebbene la tifloinformatica, terzo termine preso in esame nella proporzione, vanti una lunga esperienza ed una corposa letteratura, chi ha vissuto l’evoluzione della tecnologia assistiva di questi anni, in qualità di istruttore o di utente, sa che nei corsi di informatica vengono proposte solo alcune delle numerose combinazioni H/W e S/W dell’intero ricco panorama disponibile.
Le trasformazioni sociali conseguenti alla pervasività tecnologica richiedono competenze digitali per lo più solo di prima alfabetizzazione per un coinvolgimento attivo nel processo di cambiamento in atto. Prova ne è che l’accelerazione della diffusione della tecnologia in ogni ambito della nostra vita (nelle istituzioni scolastiche, nel mondo del lavoro, nei servizi pubblici) è stata favorita dall’abbattimento dei costi e dalla semplificazione dell’interfaccia utente. Due elementi che, per un verso, hanno permesso indistintamente ad ogni cittadino di possedere un dispositivo tecnologico, dall’altro, hanno impedito di fatto ad una significativa fascia di potenziali utenti di fruirne direttamente e in modo proficuo. Infatti, disegnare interfacce amichevoli di facile comprensione e di immediato dominio significa, quasi sempre, esaltare il senso della vista; significa, quasi sempre, progettare aprioristicamente solo per una determinata categoria di utilizzatori; significa, quasi sempre, creare a posteriori il fenomeno del digital divide. Poter acquistare con relativa facilità qualsiasi oggetto a valenza tecnologica non equivale automaticamente ad averne piena padronanza. Progettare strumentazione accessibile comporta, fin dal momento dell’ideazione, porre attenzione ed analisi particolari relativamente alle interazioni tra i fruitori e il device, alle modalità di attivazione e di controllo di ciascuna funzione, al livello di usabilità dei dispositivi in ciascun loro aspetto. Più persone saranno messe nelle condizioni di “manipolare” e trarre un qualche beneficio dalle prestazioni del prodotto, maggiore sarà la sua divulgazione nel mercato globale e minore sarà il gap (o divario) tecnologico, vale a dire la distanza qualitativa e anche quantitativa di sviluppo tecnologico esistente fra paesi, fra categorie di persone, fra settori di attività diversi.
Accatastare tuttavia materiale tifloinformatico sul banco di scuola in mancanza di un progetto compiuto può risultare motivo di ansia, frustrazione e suscitare senso di inadeguatezza nell’allievo disabile. A fin di bene e in buona fede, si rincorrono tutti i contributi disponibili per accappararsi questo o quell’ausilio senza che a monte sia stata effettuata una qualsiasi valutazione qualitativa circostanziata. La scelta degli ausili di tecnologia assistiva deve essere ricompresa nell’ambito di un’analisi complessiva che tenga conto della coerenza dell’usabilità della strumentazione individuata in rapporto al grado di accessibilità del sistema tecnologico integrato e al progetto formativo da realizzare. Un display braille, un OCR, un software per la matematica nasconderanno un vero e proprio spreco di danari se inseriti all’interno di una infrastruttura telematica sviluppata attorno a videoproiettori, filmati, slide e apparecchiature non accessibili! L’inutilità sarà certamente conseguente in assenza di competenze tiflotecniche e tiflotecnologiche capaci di integrare e adattare tecnologie differenti, ma anche di massimizzare e veicolare flussi di informazioni per lo scopo prefissato. I risultati attesi, inerenti ad un’effettiva inclusione e agli obiettivi formativi predeterminati, saranno scarsi, deludenti, erroneamente fatti ricadere sull’incolpevole studente con disabilità.
Quanto più vi sarà convergenza fra i molteplici adiacenti fronti interessati e coinvolti, tanto più si raggiungerà il maggiore grado di accessibilità:
a) l’oggettività delle regole dettate dalla normativa vigente dovrà essere conosciuta, condivisa, fatta propria e applicata dai progettisti e dagli sviluppatori di tecnologia, dai formatori e da tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di comunicazione e sono responsabili della distribuzione dell’informazione;
b) le competenze tiflotecniche, tifloinformatiche e tiflologiche dovranno ritrovare nella preparazione dell’esperto docente di informatica la capacità di leggere, interpretare e codificare l’ineludibile soggettività che sussiste nel rapporto tra fruitore e usabilità dello specifico strumento tecnologico;
c) la promozione, la pubblicità, la scheda tecnica di assemblaggio della componentistica e il manuale utente di un qualsiasi dispositivo, dovranno muovere da valutazioni e da validazioni fondate su metodi scientifici di rilevazione di accessibilità e usabilità.
Spero, mi auguro, sono convinto che in particolare per quest’ultimo aspetto la nostra Associazione e le strutture collegate sapranno sostenere sui versanti tecnico e politico un percorso che condurrà alla formalizzazione di un sistema di certificazione normato e autorevole.
La stretta collaborazione con le autorità competenti, con i produttori, i fornitori e gli stakeholders caratterizzerà una prospettiva che nel prossimo futuro consentirà di varcare nuove frontiere ed esplorare sorprendenti scenari nelle interazioni uomo-macchina-disabilità.

Per tracciare ulteriormente il perimetro entro il quale si articola il nostro ragionamento attorno all’accessibilità, alla tifloinformatica, alla tiflo-info-didattica e alla didattica inclusiva, occorre prendere in considerazione altre determinanti variabili. In effetti, la definizione dei programmi dei percorsi formativi di informatica di una qualsivoglia tipologia rivolti ai ciechi e agli ipovedenti, volendo naturalmente generalizzare, è influenzata da interferenze esterne non trascurabili. Vediamo schematicamente alcuni elementi utili per la progettazione di un corso.

1. Scopo della proposta formativa:
formazione di base; formazione avanzata; formazione mirata a specifici argomenti (ausili hardware o software); formazione specificatamente funzionale ad apprendimenti di altre discipline.
2. Destinatari della proposta formativa:
corso individuale; corso di gruppo; allievi in età scolare, lavorativa, adulti (tempo libero).
3. Disponibilità di risorse economiche:
assenza di finanziamento; finanziamento pubblico; finanziamento privati; corso finanziato dagli iscritti.
4. Disponibilità di risorse umane:
qualifica/esperienza del docente; presenza del co-docente/tutor; docente vedente, ipovedente o cieco.
5. Scelta degli argomenti:
argomenti programmati dagli organizzatori della proposta formativa, suggeriti dall’allievo/i dettati dalle circostanze (durata della formazione, disponibilità del materiale necessario, prerequisiti riscontrati).
6. Scelta della tecnologia:
tipologia aula; caratteristiche allievi (ipovedenti, ciechi assoluti, gruppo misto); obiettivi formativi.
7. Durata del percorso formativo:
disponibilità del personale, degli allievi, dello spazio-aula; tipologia e complessità degli argomenti in programma; budget economico disponibile; tempistica dettata dalle regole del bando pubblico.
8. Verifica dei prerequisiti d’ingresso:
allievo ipovedente, cieco; possesso del codice braille; conoscenza degli elementi di base degli argomenti del corso.
9. Selezione dei candidati:
verifica dei requisiti per la partecipazione al corso.
10. Fine secondario:
socializzazione; sensibilizzazione.

Se l’esperienza maturata nel campo tifloinformatico ci incoraggia ad accertare con ragionevole consapevolezza le competenze di base indispensabili per il profilo del docente di informatica, resta da colmare l’enorme lacuna concernente la definizione del minimo comune denominatore volto ad attribuire ai corsi un valore aggiunto, un marchio di qualità: non solo quanti e quali argomenti vengono proposti in rapporto ad un dato tempo, ma con quali metodologie, con quali strategie didattiche vengono affrontate le lezioni. Quindi: perché fare? quando fare? cosa fare? come fare?
Le risposte sono necessarie, ma prima dobbiamo metterci d’accordo sulle domande. Di seguito, ancora alcuni quesiti che possono far comprendere meglio la delicatezza e il grado di complessità dell’argomento oggetto di analisi.
Qual è il profilo del tifloinformatico? Chi è autorizzato a fare la scuola guida e a rilasciare la patente? Basta il buon senso, l’intuito, l’esperienza personale per orientarsi e, soprattutto, orientare altri nella scelta fra ciò che è utile e ciò che è spreco o superfluo? Quali sono le competenze di chi intendiamo riconoscere e abilitare ad impartire con autorevolezza buoni consigli ed efficaci insegnamenti? Un ingegnere? Un sistemista? Un esperto di tecnologia assistiva, di accessibilità oppure di didattica informatica, di didattica generale o speciale? Come insegnare la tifloinformatica? Il professionista ci aspettiamo che sia in possesso di un’accertata cultura tiflologica, tiflopedagogica? E’ bene che conosca la didattica dell’insegnamento del braille e avere propri i concetti di aptica per proporre in modo opportuno esplicative mappe in rilievo? Deve conoscere il percorso di insegnamento della tastiera, il significato dei tasti funzione dei display braille, l’utilizzo approfondito degli screen-reader? Vediamo in questa figura un tiflologo specializzato in questioni tecnologiche oppure un informatico specializzato in questioni tiflologiche o più precisamente tiflopedagogiche? Quando e come introdurre il codice braille nei percorsi di alfabetizzazione informatica? Proponiamo un metodo basato su un apprendimento mnemonico e meccanico che trascuri il contesto oppure concettuale e logico che tenga conto della descrizione di finestre, titoli, icone, non tralasciando di nominare elementi e simboli grafici visivi e che si avvalga del supporto di tavole in rilievo per arricchire le esercitazioni e fissare le immagini? La tiflo-info-didattica è altro dalla tiflologia oppure è l’altra faccia della medesima medaglia? Nel porre l’obiettivo didattico, ci si deve strettamente attenere alla trattazione dell’argomento oggetto dell’insegnamento (un sistema operativo, un applicativo, una funzione) oppure finalizzarlo alla comprensione di un altro insegnamento?
E’ necessario, poi, indagare con successivi interrogativi l’altro versante: l’allievo. Quali i prerequisiti necessari per un approccio corretto ed efficace all’avventura tecnologica? Vi è un’età in cui incominciare? Da quali prerequisiti partire?

Stiamo vivendo, tiflologicamente parlando, momenti delicati. Si ha la percezione, peraltro, che i venti stiano cambiando di direzione. La didattica inclusiva richiede incontrovertibilmente anche risposte quantitative: è necessario conoscere piani, regole, tempistiche, oltreché riferimenti economici certi. Elementi meramente burocratici-amministrativi dovrebbero essere comunque in subordine e conseguenti ad aspetti concettuali e teorico-pratici, i quali devono invece essere anteposti e fungere da guida. Dobbiamo far tesoro di un’esperienza di quasi quarant’anni di integrazione scolastica che per una simpatica coincidenza corrisponde più o meno ad altrettanti di tecnologia assistiva.

Siamo chiamati oggi alla messa a punto di un metodo scientifico di validazione di efficacia e di efficienza del rapporto tra tiflo-informatica e didattica inclusiva: ecco l’incognita della nostra proporzione! Qualità dello strumento-mezzo, qualità nella veicolazione dei contenuti, qualità della didattica specifica, qualità nella trasmissione del messaggio. Chi si prende cura di tutto questo? Questa responsabilità non può essere ricompresa nei singoli operatori; non è più tempo degli assoli! Non esiste “Superman”! Occorre operare in team! Dobbiamo avere l’onestà intellettuale di affermare che le competenze necessarie per fare didattica inclusiva con la tiflo-informatica trovano il loro alveo naturale nelle maglie di una rete precostituita sviluppatasi attorno a quegli anelli portanti che hanno tracciato e scritto la storia tiflopedagogica nel nostro paese. Soltanto se proteggiamo, difendiamo, sosteniamo, promuoviamo le nostre strutture che operano in tal senso, a partire dagli Istituti per Ciechi, possiamo trovare o “costruire” le risposte necessarie per garantire un servizio tiflopedagogico che non faccia rimpiangere il passato. Oggi, occorre una convergenza multidisciplinare. Attività di ricerca e di aggiornamento, seminari, veri e propri corsi mirati, valutazioni di dispositivi e di software, attività laboratoriali extra-scolastiche; tutte queste belle cose devono avere fonte, devono muovere da un know-how conquistato e tramandato da chi ci ha preceduto. Affermare il principio della “qualità totale”, concetto oggi tanto caro al moderno mercato imprenditoriale, è il nostro primo dovere, primo obiettivo; ciò significa erogare un servizio utile per rispondere alle reali necessità dei nostri ragazzi e delle loro famiglie.

“Una storia senza nome” di Roberto Andò inaugura la 13a edizione di Cinema senza Barriere

Mercoledì 26 settembre, all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano

Torna Cinema senza Barriere®, la rassegna cinematografica ideata da A.I.A.C.E Milano che consente la visione dei film ai disabili sensoriali (ciechi, ipovedenti e sordi) assieme al normale pubblico. Audiodescrizione e sottotitoli permettono alle persone non vedenti di ricevere maggiori informazioni rispetto ai dialoghi del film. I non udenti potranno cogliere più sfumature grazie alla sottotitolatura integrata con aspetti riguardanti le musiche, i suoni e i rumori.

Il progetto, ideato nel 2005 per la direzione di Eva Schwarzwald e Romano Fattorossi, nato grazie alla collaborazione con ENS (Ente Nazionale Sordi Onlus di Milano) e UIC (Unione dei Ciechi e degli Ipovedenti), ha come scopo quello di riconoscere a tutti il diritto di andare al cinema, non udenti e non vedenti inclusi, quale momento culturale e ludico aperto a tutti.

A dare il via alla tredicesima edizione della rassegna sarà la proiezione di Una storia senza nome di Roberto Andò, mercoledì 26 settembre, alle ore 19.30, presso la Sala Rubino dell’Anteo Palazzo del Cinema di Milano, nell’ambito de le vie del cinema | i film di Venezia a Milano.
Dopo Cuori Puri di Roberto de Paolis e Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini, la collaborazione con la manifestazione promossa da AGIS lombarda si rinnova per il secondo anno consecutivo, consentendo la visione di un film de le vie del cinema anche ai disabili sensoriali.

Il film di Roberto Andò, presentato Fuori Concorso alla 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è interpretato da Micaela Ramazzotti, Laura Morante, Renato Carpentieri, Alessandro Gassmann.

Cinema senza Barriere® ha ampliato le sue attività nel mondo dell’accessibilità ai film, fornendo ai distributori la possibilità di inserire audiocommento e sottotitoli anche nelle successive uscite DVD dei film che vengono proiettati al cinema. Lo ha fatto per Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, premio alla sceneggiatura al Festival di Cannes 2018, ed ora per la futura versione DVD di Una storia senza nome di Roberto Andò. Un modo per riaffermare l’importanza dell’accessibilità culturale.

Si ricorda che Cinema senza Barriere®, mette a disposizione, anche per quest’anno, un apposito kit che consente proiezioni senza barriere anche per brevi periodi ai cinema della Lombardia che ne facciano richiesta ad A.I.A.C.E. Milano.
Parallelamente, Cinema senza Barriere®, porta avanti l’attività di conservazione del proprio archivio, che conta ormai ben 100 titoli.
A.I.A.C.E Milano con Cinema senza Barriere® promuove l’utilizzo dei loghi che indicano l’accessibilità alle proiezioni per persone con disabilità della vista e dell’udito.

Il calendario completo delle proiezioni sarà disponibile su www.mostrainvideo.com

UNA STORIA SENZA NOME DI ROBERTO ANDÒ, 26/9 ORE 19.30, ANTEO PALAZZO DEL CINEMA
Biglietti:
€ 8,00 intero
€ 4,50 disabili e non vedenti/non udenti e accompagnatori. Prenotazione obbligatoria scrivendo a info@agislombarda.it entro martedì 25 settembre, indicando nome e cognome.

Cinema senza Barriere® by A.I.A.C.E. Milano
info@mostrainvideo.com // www.mostrainvideo.com // 02 462094

Ufficio stampa Lo Scrittoio
Antonio Pirozzi 339 5238132; ufficiostampa@scrittoio.net
Via Crema, 32 // 20135 Milano // 02 78622290-91
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Cooperativa Irifor del Trentino – Poesia al buio

Per il Premio di Poesia Città di Trento

Mercoledì 26 alle 20.30, all’interno degli eventi organizzati dal Comitato del Premio di Poesia Città di Trento, la Cooperativa Irifor del Trentino (che dal 2008 offre servizi per ciechi e ipovedenti) presso la propria sede di via Malvasia 15 a Trento propone alla cittadinanza “Poesia al buio”, una serata nella più completa oscurità in cui a memoria verranno recitate alcune poesie da parte di poetesse trentine (tra le quali Luisa Gretter Adamoli, Antonia Dalpiaz) e l’intero Sesto Canto dell’Inferno di Dante da parte di Tony Sartori. Si aggiungerà la lettura in braille di altre poesie di poeti trentini (Lilia Slomp Ferrari, Nadia Scappini, e altri). Si tratta di un’iniziativa di sensibilizzazione che si aggiunge agli altri eventi al buio organizzati da Irifor negli anni. Un’esperienza che può far comprendere anche ai vedenti un diverso punto di vista, con maggiore consapevolezza e conoscenza, e al contempo può aiutare a riscoprire il potere degli altri sensi e delle proprie emozioni, gustando la più alta essenza della poesia con il suono e la musicalità.
Il ritrovo per lo spettacolo è previsto alle 20.15 presso la sala rossa al piano terra di Via della Malvasia. Info e prenotazioni 0461/1959595.

Genova – Segreteria telefonica del 24 Settembre 2018

I nostri uffici sono aperti al pubblico lunedì e mercoledì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17.45; martedì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 14.45 .

Entro il 28 settembre i giovani tra i 18 anni e i 28 anni possono presentare domanda per prestare il Servizio Civile volontario presso la nostra Sezione; la domanda può essere spedita tramite raccomandata oppure può essere consegnata a mano presso la Sede di Via Caffaro 6/1 a Genova nell’’orario di apertura al pubblico e fino a Venerdì 28 settembre, giorno in cui la Sede rimarrà straordinariamente aperta fino alle ore 18:00 a tale scopo, oppure via PEC al nostro indirizzo uicgenova@pec.it entro le ore 23:59 sempre del 28 Settembre;

Lunedì 17 Settembre sono ripresi gli incontri del laboratorio teatrale “Ad occhi chiusi” presso la SALA del CAP Circolo dell’Autorità Portuale in Via Ariberto Albertazzi 3R a Genova con cadenza settimanale dalle ore 14:00 alle 16:30. Per maggiori informazioni ed adesioni contattare i Docenti Carola Stagnaro al cellulare numero 347 19 25 902 o Paolo Drago al cellulare numero 340 41 81 308 .
La quota di partecipazione di 60 euro può essere versata presso l’ufficio della Sede di Via Caffaro 6/1 nell’orario di apertura al pubblico .

Martedì 25 settembre 2018 su SlashRadio Eugenio Saltarel relazionerà sui lavori della Direzione Nazionale del 20 settembre scorso; Mercoledì 26 settembre appuntamento con la rubrica “chiedi al Presidente” dalle ore 16:30 alle 17:30; Sabato 29 settembre dalle ore 14:30 e domenica 30 settembre dalle ore 08:30 la diretta online dell’Assemblea Nazionale dei Quadri Dirigenti.

Mercoledì 3 ottobre 2018 alle ore 14:00 presso la Sezione Territoriale di Genova si terrà un incontro dimostrativo a cura dell’ottica Polverini in cui verrà presentato l’ausilio ORCAM; ogni dimostrazione è personale e dura circa 45 minuti pertanto gli interessati possono prenotarsi entro Giovedì 27 Settembre presso la Sezione di Via Caffaro fino esaurimento dei quattro posti disponibili.
Ricordiamo che è comunque sempre possibile provare l’ausilio Orcam per non vedenti ed ipovedenti presso l’Ottica Polverini sita in Piazza Giusti 46R a Genova; per maggiori informazioni contattare l’Ottica Polverini al numero 010 51 47 78 .

Il Consigliere della Sezione Territoriale di Genova Pacifico Mangini, responsabile sezionale del servizio di distribuzione del libro parlato online, raccogliendo un suggerimento della Sede Centrale, propone l’attivazione di un corso per istruire i Soci interessati al download autonomo degli audiolibri.
Gli interessati dovranno risultare iscritti al Centro Nazionale del Libro parlato .
Per prenotazioni e informazioni telefonare alla nostra sede di Genova entro e non oltre il 30 settembre 2018.

A metà ottobre riprenderanno i corsi di alfabetizzazione informatica per sistema operativo Windows e per MAC nonché per smartphone presso la sezione; si invitano gli interessati a comunicare la loro adesione anche telefonicamente presso l’ufficio entro il 5 Ottobre 2018. La quota di partecipazione di 30 euro può essere poi versata presso l’ufficio della Sede di Via Caffaro 6/1 nell’orario di apertura al pubblico .

Ricordiamo l’attività presso la sezione del gruppo di auto mutuo aiuto: per maggiori informazioni ed adesioni alle iniziative sezionali contattare la coordinatrice Beatrice Daziale al numero 340 069 34 55;

Prossimo aggiornamento della segreteria lunedì 1 Ottobre 2018