Il neuro-modulatore a micro-corrente.La tecnologia offre strumenti che consentono agli ipovedenti una migliore qualità della visione, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

Nei giorni scorsi, mi sono recato presso la clinica oculistica dell’ospedale San Paolo di Milano per una visita di controllo al termine della quale l’amico oculista mi ha chiesto se avevo mai sperimentato il trattamento con un nuovo strumento, disponibile presso la struttura ospedaliera, che avrebbe – forse – potuto migliorare il contrasto della mia visione. Mi ha garantito che il trattamento è sicuro al 100%: in alcuni casi ha consentito ai pazienti l’allargamento del campo visivo e sembrerebbe utile anche per prevenire alcune forme di maculopatia.

Da una parte, avendo io uno scotoma centrale e non avendo la macula, ho appurato di essere escluso dalle suddette casistiche; dall’altra parte sono sempre alquanto restio ad effettuare trattamenti sull’unico occhio di cui dispongo nel timore di ricadute negative sul mio già scarso residuo visivo.

Le rassicurazioni del medico mi hanno però convinto ad effettuare ugualmente il trattamento.

Mi è stato applicato un elettrodo sul dorso della mano e un altro sull’occhio interessato che è stato tappato completamente. Il trattamento è durato circa venti minuti, durante i quali vedevo flash luminosi di diversa intensità e frequenza. Inizialmente, l’intensità degli stimoli luminosi era troppo elevata, per cui mi è stata ridotta e da allora l’unico fastidio che ho provato è stato un leggero formicolio alla mano sulla quale era fissato l’elettrodo.

Tolta l’occlusione all’occhio, il mondo mi è apparso improvvisamente in technicolor: la luce era più viva, i contorni degli oggetti più delineati e la ricchezza dei colori era indubbiamente migliore rispetto a prima. Il miglioramento del contrasto, ho notato, ha incrementato anche la qualità della la mia visione notturna, permettendomi una maggiore libertà di movimento in quegli spazi nei quali sovente ho avuto spiacevoli incontri ravvicinati con ostacoli di vario genere (e di cui ho più volte riferito in passato su queste pagine). La durata del effetto benefico, mi hanno detto, varia da patologia a patologia, con un minimo 24 ore dal trattamento; personalmente ho trovato giovamento per oltre 48 ore. Ovviamente il trattamento è ripetibile a piacere.

Lo strumento di cui stiamo parlando si chiama Scyfix 700, ed è un neuro-modulatore a micro-corrente. Da oltre due anni è sul mercato statunitense ed oggi è disponibile anche in Italia. E’ stato progettato per migliorare la qualità della visione delle persone affette da patologie che interessano il tappeto retinico. Per dare un esempio: coloro che sono affetti da glaucoma non possono trarre beneficio dal trattamento, mentre coloro che sono affetti da degenerazione maculare o da retinite pigmentosa etc… etc… sì.

Le prime applicazioni possono svolgersi gratuitamente presso le strutture ospedaliere che dispongono dello strumento, ma successivamente un privato, acquistando direttamente il macchinario, può gestire autonomamente i trattamenti, a casa, calibrando la terapia sulle proprie esigenze e specificità.

Elencati gli aspetti positivi, eccone qualcuno negativo: dopo il trattamento il mio scotoma centrale mi è parso più evidente; mi è stato precisato che durante la terapia a questo problema si può anche ovviare, ma c’è da dire che ciascuno ha strategie proprie per aggirare in autonomia criticità di questa natura; il secondo problema, questo più oggettivo, riguarda il costo dell’apparecchio che è allo stato attuale di 5.000,00 euro. Il costo potrà sembrare elevato, ancorché la spesa sia detraibile con specifica dichiarazione dello specialista (oculista): ognuno di noi potrà fare una personale valutazione sul rapporto costi/benefici.

A questo punto, mi è venuta un’idea futuristica: tutte le nostre sezioni hanno estreme difficoltà ad avvicinare ed associare le persone ipovedenti. Perché non organizzare, presso le nostre sedi, questo tipo di trattamento, con il supporto degli oculisti di fiducia? Il trattamento potrebbe essere svolto a fronte di un piccolo contributo da parte degli interessati, per ammortizzare la spesa iniziale legata all’acquisto del neuro-modulatore.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, si dice, ma valutare questa opportunità può incrementare sensibilmente il numero dei soci. Ad ogni buon conto fornisco di seguito l’e-mail del dott. Leonardo Colombo, medico responsabile dell’ambulatorio per le distrofie retiniche e del dott. Paolo Ferri responsabile dell’ambulatorio di ipovisione e riabilitazione visiva dell’ospedale San Paolo ai quali, chi è interessato, potrà rivolgersi per chiedere ulteriori informazioni circa lo strumento e la terapia: distrofie.retiniche@ao-sanpaolo.it paolo_ferri_r9@libero.it

Ultima informazione: mi è stato riferito che è in arrivo un nuovo marchingegno in grado di aumentare sensibilmente anche l’acuità visiva; se la sperimentazione darà esito positivo, non mancherò di riferirlo. Per ora, resta fantascienza.

Verso il congresso delle idee e delle novità, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Le assemblee pre-congressuali si sono concluse e sarebbe interessante che si sviluppasse un dibattito sui contenuti che da esse sono emersi se ne sono emersi.

Io devo dire che dall’assemblea del centro Italia non ho colto spunti rilevanti neppure dai due candidati alla presidenza nazionale.

Se non vado errato, le affermazioni più degne di nota ci sono state sulle regole statutarie e poi su come si dovrebbe sviluppare il congresso nazionale.

Il presidente nazionale ha detto con chiarezza cosa vede nel futuro della nostra associazione e soprattutto ha chiarito come si dovrebbe svolgere, a suo avviso, il prossimo congresso di Chianciano.

Io vorrei esprimere un auspicio per il futuro della nostra Unione:

andare al congresso con la candidatura di Mario che si unisce alle due che già conosciamo.

Parlo di unione perché io non vedo tre candidature che si fanno la lotta ma tre candidature che propongano ai delegati tre modelli associativi sui quali aprire un sereno dibattito.

Penso che sui grandi temi come l’Unità associativa non ci siano differenze ma, almeno a me, piacerebbe sapere come vedono il futuro organizzativo dell’associazione coloro che si candidano a dirigerla.

Cosa pensano sui temi del lavoro e dell’integrazione scolastica?

Cosa pensano di fare per regolarizzare la vita associativa e semplificare le regole?

Molti altri sarebbero i temi da discutere ma forse sarei troppo prolisso e per tanto concludo chiedendo a Mario di sciogliere la sua riserva e lanciare una sfida non ai suoi competitor ma al futuro che sta davanti alla nostra associazione.

Spero che con Mario ci saranno donne e uomini di qualità che sappiano portare avanti le sfide difficili che troveremo sia al nostro interno che nella società civile.

Oltre a Mario, invito le donne e i giovani a farsi avanti senza timore perché solo chi sa portare avanti la forza delle idee può contribuire al successo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

 

Milano-Nuovo corso di Fitwalking: la camminata sportiva adatta a tutti.

Autore: Francesco Cusati

Per rimettersi in forma in modo allegro e semplice, per trascorrere qualche ora all’aperto tra gli alberi anche a Milano, per affrontare gli spaghetti della cena con la coscienza a posto…. ecco il nuovo corso di  FITWALKING!

Il nostro GSD, in collaborazione con “AllegramenteWalking”,  propone questo nuovo metodo  di allenamento per  un’estate  agile e in forma, adatto a tutte le capacità.

In 5 lezioni di circa un’ora e un quarto l’una, impareremo le tecniche da istruttori specializzati, a trovare il ritmo più adatto a noi, a ritrovare il nostro tono muscolare, divertendoci!

L’appuntamento è ai tornelli  MM di Palestro  alle 18,15, nei giorni

2, 9, 10, 13 e 16 luglio, per poi recarci ai giardini di Porta Venezia tutti insieme e cominciare la lezione alle  ore 18,30.

Attenzione perchè i posti non sono tantissimi!

I costi dell’iscrizione, per i nostri soci,  sono di  60,00  euro per il corso più 18,00  euro per l’iscrizione all’associazione  “AllegramenteWalking” e le assicurazioni.

E non imbrogliate perchè alla fine ci sarà anche il test finale di capacità aerobica con tanto di cardiofrequenzimetro!

Per info e adesioni rivolgetevi entro il 29 giugno a Francesco Cusati: 3287766360, francesco.cusati@fastwebnet.it.

Napoli- ARTE SENZA BARRIERE A PALAZZO ZEVALLOS,di Giuseppe Biasco

Autore: Giuseppe Biasco

Giovedì 18 Giugno si è tenuta una importante manifestazione a Palazzo Zevallos Di Stigliano in Via Roma a Napoli.  Il prestigioso palazzo napoletano,che fino a qualche anno fa era la sede della banca commerciale,oggi ospita una importante collezione d’arte in cui risalta la meravigliosa tela del Caravaggio che ritrae Sant’Orsola. Nel magnifico salone,attrezzato per ospitare convegni ed eventi,si è svolta la manifestazione: “l’Arte senza barriere”,in cui la direzione del palazzo ha presentato un percorso tattile utile a rendere accessibile gran parte della collezione  ai disabili visivi. Sono intervenuti a portare le loro testimonianze il Professor Alessandro Pepino dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, responsabile del centro Sinapsi, la struttura che rende accessibile l’università e sostiene i percorsi di studio dei disabili; Clementina Gily, professoressa di educazione all’immagine, l’architetto Renata Picone, docente di Restauro Architettonico. I lavori sono stati aperti dall’intervento tenuto dal dottor De Nunzio, direttore del palazzo Zevallos, che ha illustrato la complessità e la semplicità al tempo stesso del percorso tattile attrezzato per rendere fruibile anche ai privi di vista le meravigliose opere conservate nel palazzo. La professoressa Gily è intervenuta per ribadire l’importanza culturale che assume la fruizione per immagini delle opere d’arte mentre la professoressa Picone ha illustrato il complesso lavoro svolto negli scavi di Pompei per rendere accessibile ai disabili quell’ importante monumento. Per l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti  sono intervenuti il dottor Giuseppe Biasco e  la professoressa Silvana Piscopo, che ha portato il saluto del  consiglio della sezione di Napoli,ribadendo quanta importanza dà l’associazione alla possibilità di accedere alla cultura attraverso percorsi tattili e sensoriali. Nel suo intervento Giuseppe Biasco ha ricordato il decennale impegno che l’UICI ha sviluppato per sensibilizzare le istituzioni culturali della città per rendere accessibile i loro patrimoni a tutti i disabili ed a quelli con minorazione della vista in particolare. A giudizio dell’UICI di Napoli l’apertura di un nuovo spazio espositivo a disposizione dei non vedenti è un ulteriore arricchimento delle potenzialità culturali e sociali del nostro territorio. Al dibattito è seguita una visita bendata alle opere esposte,per far godere a tutti le nuove attrezzature tattili della collezione di palazzo Zevallos.

Ancona-IL RINASCIMENTO OLTRE L’IMMAGINE

Autore: Redazionale

Ancona, Museo Tattile Statale Omero, Mole Vanvitelliana 4 luglio – 4 ottobre 2015 Inaugurazione sabato 4 luglio ore 19 ANCONA –  Donatello, Verrocchio, Della Robbia, Veronese, Giambologna: “IL RINASCIMENTO OLTRE L’IMMAGINE” è una mostra unica per il valore delle opere e l’eccezionale esperienza fruitiva. Da sabato 4 luglio, con inaugurazione alle ore 19, alla Mole Vanvitelliana di Ancona, promossa e organizzata dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona e dal Museo Privato Bellini di Firenze, questa esposizione propone opere originali di grandi maestri del Rinascimento, appartenenti alla famiglia Bellini, dinastia di collezionisti fiorentini da più di sei secoli. Dall’incontro tra Aldo Grassini, presidente del Museo Omero, e Luigi Bellini ha preso avvio il progetto di creare uno spazio dove rivivere quel periodo di ineguagliato splendore. Una mostra con preziosi lavori rinascimentali e con valore aggiunto: la possibilità di percepirli oltre l’immagine, utilizzando tutti i sensi in un allestimento, a cura di Massimiliano Trubbiani, che prevede profumi e musiche del tempo, e lascia alla mano la possibilità di toccare quei marmi, quei bronzi, quei legni, quelle terrecotte, aggiungendo emozioni ad emozioni. Da non perdere, per la prima volta ad Ancona, gli inediti giovanili di Donatello, “Madonna con Bambino”, terracotta policroma caratterizzata da una forte espressività dei volti, tipica dell’artista agli esordi, e di Verrocchio, “Testa di Cristo”, terracotta dal grande pathos nell’espressione dolente del Cristo, molto in voga nell’iconografia europea a partire dalla seconda metà del XIV secolo. Da ammirare anche le candide ceramiche della famiglia Della Robbia, l’iconico “San Giovannino Benedicente” e la leggiadra “Dovizia”; la “Coppia di Putti” di Baccio Bandinelli. Senza tralasciare la tela di Paolo Veronese “Trasfigurazione di Cristo”. In esposizione anche opere più antiche, come un rarissimo Cristo benedicente del XII secolo in legno policromo. Il catalogo, in vendita in mostra e nelle librerie Feltrinelli, ha immagini e dettagliate schede tecniche di tutte le opere con interventi di Aldo Grassini e Luigi Bellini, di cui riportiamo alcune note. “Ventuno sculture e quattro tele possono darci uno spaccato della luminosa civiltà che, muovendo dall’Italia, conquistò i popoli d’Europa e fissò i canoni estetici di un’età che ha esaltato la bellezza. Ciò è stato possibile grazie all’incontro con un personaggio d’altri tempi: quel Luigi Bellini che possiede una tale collezione di capolavori, raccolti dalla sua famiglia nell’arco di sei secoli, da farci ricordare nel suo palazzo quattrocentesco di Firenze i fasti di un’epoca lontana, quando l’opulenza si sposava alla bellezza e il potere amava esprimersi nel fulgore delle arti belle” – commenta Grassini. Luigi Bellini sottolinea l’importanza dell’avvio di un progetto totalmente innovativo: “Dopo essermi confrontato con Aldo Grassini, abbiamo insieme sentito la necessità impellente di ridurre le distanze che separano l’arte e gli uomini, avvicinando le persone alle Opere d’Arte, innescando tra essi la possibilità di un dialogo con tutti e cinque i sensi. Sentire l’Opera: questo è diventato il fil rouge che ci ha spinti a collaborare ad un comune progetto. Tutti devono avere la possibilità di sentire le Opere d’Arte e venire scossi dalle vibrazioni che lo scalpello per lo scultore o il pennello per il pittore vi hanno lasciato impresse. Tutti, soprattutto chi vive un disagio che gli impedisce di goderne la visione fattiva ma può figurarsi quella intellettiva e emozionale.” La mostra è promossa dal Museo Tattile  Statale Omero e dal Museo Privato Bellini, sotto l’alto patronato UNIPAX, in collaborazione con l’Associazione Per il Museo Omero Tattile Statale Omero ONLUS, il Comune di Ancona, Servizio Civile Regionale, Garanzia Giovani. INFO MOSTRA MUSEO TATTILE STATALE OMERO Mole Vanvitelliana Banchina Giovanni da Chio 28 – 60121 Ancona tel. 071 2811935 – sito vocale 800 20 22 20 www.museoomero.itinfo@museoomero.it Orario apertura 4 luglio – 15 settembre 2015 dal martedì al venerdì 18 – 22, sabato e domenica 10 – 13 / 18 – 22 16 settembre –  4 ottobre 2015 dal martedì al venerdì 16 – 19, domenica 10 – 13 / 16 – 19 apertura straordinaria su prenotazione per gruppi chiuso: lunedì e 15 agosto. Ingresso intero: 6 € ridotto: 5 € over 65 anni e gruppi di minimo 10 persone ridottissimo: 3 € dai 6 ai 19 anni, studenti universitari gratuito: dai 0 ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, disabili e rispettivi accompagnatori Servizi educativi Visite guidate per gruppi e scuole a cura dei Servizi Educativi del Museo Tattile Statale Omero. Prenotazione obbligatoria. Costo di 3 euro a persona, escluse scuole, disabili e rispettivi accompagnatori. Didascalia immagini Giovanni Della Robbia, San Giovannino benedicente (1469 – 1530) Giovanni Della Robbia, Dovizia (1469 – 1529) Donna con colomba, Giuseppe Maria Crespi (1665 – 1747) Ufficio Stampa Museo Tattile Statale Omero Monica Bernacchia – Gabriella Papini tel. 071 2811935 – monica.bernacchia@museoomero.it tel. 071200648 –  3475080306 – 3338358071 info@gabriellapapini.com Ufficio Stampa Museo Privato Bellini Dolores Cabras Tel. +39 055 214031 –  museoluigibellini@gmail.com

Si segnalano le iniziative accessibili dei Musei aderenti alla BIENNALE ARTEINSIEME 2015 – VI edizione

Autore: Redazionale

SABATO 27 GIUGNO ore 15.30

Museo del Balì, Saltara (PU)

ABILMENTE, LA SCIENZA TRA LE MANI

Il Museo di Scienza del Balì organizza per sabato 27 giugno una giornata dedicata interamente ai disabili visivi, con l’obbiettivo di rendere accessibile la cultura scientifica. Saranno proposte la visita tattile della collezione, un planetario ed una sfida di enigmi.

Durante la visita guidata “Mani in azione” la scienza si potrà toccare con mano per approcciarsi ad essa con una sensibilità diversa ma sempre curiosa e affascinante!

Per far scoprire il cielo ai non-vedenti è stato ideato un planetario ad hoc: “Stelle da toccare”. Dopo aver scoperto le costellazioni grazie a dei disegni in rilievo e ad un astrolabio tattile, si potranno sentire i suoni provenienti dal nostro Universo. Curiosi di ascoltare il suono del Big Bang?

Sarà anche allestita una stanza con degli “Enigmi improbabili” da risolvere ed, alla fine della giornata, verrà premiata la squadra che ha risolto più enigmi.

Evento in collaborazione con la sezione UICI di Pesaro e Urbino.

Destinatari: ipovedenti, non vedenti.

http://www.museodelbali.it/it/news-ed-eventi/abilmente-scienza-le-mani

 

MARTEDI’ 30 GIUGNO ore 10

Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli (TO) CON ALTRI OCCHI — SPECIALE SUMMER SCHOOL in occasione della Summer School 2015 il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli proporrà una giornata di formazione teorico-pratica incentrata sull’esperienza di una visita tattile e sulle riflessioni metodologiche correlate.

Il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli è stato il primo dipartimento museale a avviare percorsi specifici di avvicinamento all’arte contemporanea per non vedenti e ipovedenti, in collaborazione con l’UICI: il progetto sperimentale “Con altri occhi” è il frutto di 10 anni di ricerche ed esperienze condivise all’insegna dell’accessibilità totale del Museo.

La giornata di formazione rientra nel programma di iniziative della Biennale ArteInsieme promossa dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona.

A cura di Francesco Fratta dell’U.I.C.I. e Brunella Manzardo del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli.

Destinatari: giornata di formazione aperta a tutti, vedenti e non.

http://www.castellodirivoli.org/dipartimento-educazione

 

MARTEDI’ 30 GIUGNO ore 18

MACC – Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone (CT) ITINERARIO DI VISITA PER NON VEDENTI NEL MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA  DI CALTAGIRONE

 

Martedì 30 giugno alle ore 18, il Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone (MACC) organizza una visita per non vedenti potranno toccare alcune opere appositamente scelte per le loro caratteristiche volumetriche e materiche, nello stesso tempo ascoltando la descrizione di esse detta dal Direttore del MACC, e studiata per evidenziare le qualità percepibili senza l’uso della vista. Con questo progetto il MACC rientra nel programma “Biennale ArteInsieme — cultura e culture senza barriere”, Patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, soggetto capofila il Museo Tattile Statale Omero di Ancona.

In tale realizzazione indispensabile ed entusiastica è stata la collaborazione delle Associazioni caltagironesi:  Movimento Apostolico Ciechi (MAC), e  Istituto per lo Sviluppo delle Potenzialità Apprenditive e Relazionali (ISPAR).

Destinatari: ipovedenti, non vedenti.

http://www.comune.caltagirone.ct.it

 

MUSEI ACCESSIBILI

Per visionare tutte le attività accessibili promosse nei mesi di giugno e luglio dai Musei italiani aderenti  alla Biennale ArteInsieme clicca nel seguente link:

http://www.museoomero.it/main?p=adesioni-arteinsieme-musei-2015

Napoli-L’UNIONE ITALIANA CIECHI TUTELERA’ IL MARTUSCELLI

Autore: Redazionale

Comunicato stampa

Come è noto, l’Istituto Per ciechi Domenico Martuscelli di Napoli sta vivendo una gravissima crisi economico-finanziaria che nei giorni scorsi, a seguito di una ispezione, ha spinto il MIUR ad azzerare il Consiglio di Amministrazione e nominare un commissario straordinario, che possa risanare i bilanci e dare nuova linfa alla struttura. La Sezione di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, avendo ben presente l’enorme patrimonio immobiliare di cui dispone il Martuscelli a partire dallo storico edificio con l’annesso parco sito al Vomero, ma soprattutto l’importanza che ha avuto l’Istituto per l’educazione di migliaia di non vedenti ed ipovedenti provenienti da tutta l’Italia meridionale, è pronta ad affiancare il MIUR, la Direzione Scolastica Regionale e il Commissario Straordinario al fine di individuare strategie che possano rilanciare le attività e i servizi che la struttura può offrire ai disabili visivi. L’integrazione  nelle scuole comuni per i non vedenti e gli ipovedenti, afferma il Presidente Sezionale Mario Mirabile, non cancella l’estrema utilità di strutture educative come il Martuscelli che, se adeguatamente riconvertito,  può diventare un centro di eccellenza per il supporto alle scuole ove sono inseriti disabili visivi, un centro per il recupero delle abilità residue dei minorati visivi di tutte le età, un centro diurno di accoglienza e riabilitazione per disabili visivi con minorazioni aggiuntive; un centro per lo svolgimento di attività multisensoriali che possano coinvolgere tutta la cittadinanza. Questi sono soltanto alcuni esempi delle molteplici attività che potranno essere messe in campo con un dialogo proficuo tra tutte le istituzioni. Sicuramente nella gestione dell’Istituto sono stati commessi degli errori, ma – continua Mirabile – adesso è il momento di pensare in tempi brevi alla soluzione dei problemi: al pagamento degli stipendi arretrati ai dipendenti che, pur non essendo pagati, hanno assicurato indispensabili servizi agli utenti, e all’approntamento di un piano che possa consentire di onorare tutti i debiti. L’Unione, come già sta facendo da tempo, vigilerà sul giusto utilizzo del patrimonio e sul rispetto della mission dell’istituto.

Bologna-Docenti di sostegno di ruolo e più preparati per il futuro dell’inclusione- di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Tenutosi a Bologna giovedì 18, al Dipartimento di Scienze dell’educazione il convegno “Disabilità e formazione degli insegnanti specializzati: lo stato dell’arte e gli scenari possibili”, si è concluso nel pomeriggio, con una tavola rotonda sulla PDL presentata da FAND e FISH che propone, alla luce dell’esperienza di questi anni, alcune innovazioni nel processo di inclusione ed il cui contenuto dovrebbe essere ripreso in uno dei decreti delegati previsti dalla legge sulla Buona scuola. “Dopo 40 anni dall’inizio di questo processo di inclusione è il momento di tracciare una riga e chiederci cosa vogliamo per il futuro, senza farci intrappolare dal presente – ha detto il nostro presidente Mario Barbuto, presente  alla tavola rotonda, in rappresentanza di Fish e Fand. Le disabilità non vanno livellate ma trattate caso per caso, per questo servono percorsi più attenti alla specificità delle persone”. Sostenendo la linea delle due federazioni secondo le quali alla figura di sostegno va assegnata una specifica classe di concorso e richieste maggiori competenze specifiche. “Se il mio insegnante di sostegno non conosce il braille, mi renderà analfabeta” ha puntualizzato Barbuto.

Il convegno, nel suo insieme, è stato ricco di riflessioni interessanti, anche se le tensioni attualmente presenti tra i docenti hanno più volte spostato il focus degli interventi della sala sulla contestazione alla DDL sulla Buona scuola.

Personalmente avrei voluto sapere dai docenti se oltre a dire di no a qualsiasi riforma e ha chiedere, come sempre, l’aumento delle ore di sostegno avessero e quali fossero le loro proposte utili a migliorare il loro servizio a sostegno degli alunni disabili.

La sensazione complessiva che ho ricavato dal dibattito è che, tutti siamo d’accordo che il modello di inclusione, valido come principio, così come si è venuto realizzando, al di là di “isole felici” mediamente ha però dato modesti risultati sul piano della reale inclusione scolastica e sociale dei disabili. I vari interventi hanno inoltre confermato che:

l’impegno economico richiesto dall’attuale organizzazione per il sostegno è difficilmente sostenibile nel tempo; l’aumento delle ore di sostegno non è direttamente proporzionale al miglioramento del processo di inclusione; l’efficacia del modello aumenta con l’aumentare delle competenze generali e specifiche dei docenti curriculari e di sostegno; il contesto spesso non è inclusivo (a mio parere lo è meno di 40 anni fa quando abbiamo avviato i primi inserimenti).

Occorre partire dall’esame della “verità effettuale” dei risultati di quarant’anni del processo di inclusione, non vastano le eccezioni come quella, estremamente positiva, presentata nel suo intervento dal prof. Bagni presidente del CIDI, (quanti sono i docenti di scuola superiore che agiscono come lui?). Fossimo stati all’avvio della sperimentazione dell’inclusione scolastica il suo avrebbe potuto essere un esempio importante di buona prassi, oggi, dopo oltre 40 anni dai primi inserimenti, è stata solo la conferma della bontà del principio di inclusione e la dimostrazione della possibilità della sua concreta realizzazione ma nel contempo esso rappresenta la conferma del fallimento di un sistema che ha inserito i ragazzi con disabilità nella scuola di tutti, ma poi non è stato capace a elaborare un modello (pur possibile) perché essi potessero essere “inclusi”.

La proposta di legge FAND-FISH, prefigura la costituzione del ruolo di sostegno specializzato, facendo uscire questa figura dall'”ambiguità” e dalla “precarietà” del ruolo (i docenti di sostegno non fanno parte dell’organico della scuola in cui operano, ma di un organico provinciale) e della funzione (docenti esperti della didattica disciplinare o docenti di supporto al docente della disciplina per l’attuazione di una didattica inclusiva?).

Da questa precarietà ed ambiguità, nascono: la considerazione dei docenti di sostegno come insegnanti di serie B e la scelta del sostegno quasi mai come scelta definitiva, ma come scelta di ripiego in attesa di un ruolo ed una funzione meglio definiti. Forse la nostra proposta non risolverà tutti i problemi: il futuro ce lo dirà, ma una cosa è certa l’attuale situazione non li ha risolti in quarant’anni ed allora “errare humanum est, perseverare…”.

Per questo, riteniamo utile l’avvio di un tavolo tecnico paritetico per un sereno confronto tra i pedagogisti che agiscono “a monte” del processo di inclusione, i DS che hanno la responsabilità della sua attuazione e ne sono i garanti dei risultati, i docenti che agiscono nel processo e le nostre federazioni che del processo sono “a valle” e ne “verificano” quotidianamente i risultati, sulle persone con disabilità.

In ogni caso, ringrazio gli organizzatori del convegno per l’occasione di confronto fornita, solo con il confronto diretto si possono comprendere le ragioni dell’altro.

PROFESSORI SPECIALIZZATI DI SERIE “A”, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Leggiamo su Repubblica del 21 u.s. l’articolo di Adriano Sofri dal titolo Quei professori di sostegno considerati di Serie B e, dall’esperienza che deriva dall’essere stato un “uomo di scuola” e dall’aver vissuto in questi 40 anni in “prima linea” il processo di integrazione a fianco delle famiglie dei ragazzi con disabilità, ed in stretto contatto con dirigenti e docenti, vogliamo esprimere il nostro motivato dissenso alle critiche che l’autore dell’articolo rivolge alla proposta del sottosegretario Davide Faraone e contenuta nella PDL presentata dalla FAND (Federazione nazionale associazioni disabili) e dalla FISH (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) di istituire una specifica classe di concorso per il sostegno.

Oggi la realtà è che il docente di sostegno deve avere l’abilitazione per una qualsiasi classe di concorso, mentre deve essere “contitolare” per il sostegno con docenti di discipline diverse dalle sue (ad es. un insegnante abilitato in educazione fisica, dovrà fornire il necessario sostegno per l’inclusione dell’alunno con disabilità al docente di matematica o di lettere, piuttosto che a quello di lingue straniere, ecc.). In che cosa si potrà concretizzare la sua “contitolarità”? Come eserciterà il suo ruolo di sostegno nei confronti del collega? Non certo in rapporto alle conoscenze disciplinari, ma unicamente in riferimento alle sue competenze didattiche  e relazionali rispetto alla disabilità dell’alunno. Via via passando dalla scuola primaria, alla secondaria di primo e a quella di secondo grado, dove gli apprendimenti disciplinari diventano sempre più specifici, le difficoltà nello svolgimento di questo suo ruolo di contitolare per il sostegno aumentano e proprio questa difficoltà nel supportare il docente della disciplina nello sviluppare un percorso inclusivo, favorisce la delega dell’alunno disabile da parte degli insegnanti titolari al docente di sostegno ed al suo progressivo isolamento dal contesto della classe e, sempre più spesso, li porta a svolgere le attività didattiche nell’”aula di sostegno”, magari in compagnia degli altri alunni con disabilità dell’istituto.

Questo è ciò che avviene ora e, contrariamente a quello che sostiene Sofri nel suo articolo, non sarà l’istituzione dello specifico ruolo per il sostegno a favorire il meccanismo della delega e la “separazione” dell’“insegnante normale” dall’insegnante speciale”, ma viceversa, come cercherò di spiegare esso contribuirà ad eliminarlo.

Credo che tutti siano d’accordo nel ritenere che per una scuola realmente inclusiva occorra una maggior specializzazione dei docenti, ma credo lo siano altrettanto, nel pensare che non sia possibile una specializzazione di tutti i docenti con la conseguente eliminazione del docente di sostegno.

Da queste osservazioni nascono le proposte contenute nella PDL FAND-FISH che prevede ,per i docenti titolari delle discipline, una formazione di base e continua che li prepari ad un corretto approccio educativo-relazionale con l’alunno con disabilità tale da renderli “capaci” di farsi responsabili dell’insegnamento disciplinare, sia pur con il supporto sul piano metodologico del docente di sostegno, prevedendo però per questi ultimi una specifica specializzazione.

Specializzazione questa che non può essere solo, come avviene ora, “general-generica”, ma deve comprendere anche conoscenze didattiche e competenze tecnico-metodologiche efficaci in riferimento alle specifiche disabilità, solo così la “contitolarità” tra docente di classe e di sostegno potrà essere reale e si potrà sviluppare una progettazione didattica efficace ed inclusiva.

Il ruolo del docente specializzato per il sostegno , esperto in “metamodelli inclusivi” non è quello dell’educatore, né quello del riabilitatore, meno che mai la sua preparazione deve essere di tipo medico-sanitario, come sostiene Sofri nel suo articolo, ma quello di un docente esperto di didattica e docimologia, con specifiche competenze di pedagogia speciale, progettista ed attuatore di percorsi formativi, sviluppati e realizzati in team con i colleghi titolari delle discipline, ma  potrà anche essere quello di “figura obiettivo” e di mediatore didattico per l’inclusione capace di contribuire all’elaborazione di un POF inclusivo e di rendere “accogliente” l’intero contesto.

L’azione didattica per essere efficace necessita di due competenze: quella disciplinare e quella metodologico didattica. Di fronte a “complessità educative” come quelle che possono derivare dalla presenza in classe di un alunno con disabilità, può essere necessaria la contitolarità di più docenti ma perché tale contitolarità sia reale, è necessario che ciascun insegnante sia portatore di specifiche competenze complementari con quelle del collega.

Questa considerazione porta a prevedere la necessità di una classe di concorso che prescinda dal disciplinare, ma si fondi su competenze pedagogiche, metodologiche e didattiche capaci di rendere efficaci ed inclusivi gli insegnamenti disciplinari in presenza di alunni con disabilità.

Solo così potrà venir meno la possibilità della delega: chiarito che gli insegnamenti disciplinari sono di esclusiva competenza del docente di classe, egli non può più delegare la sua funzione di insegnante di fronte all’alunno disabile, ma restano sue la responsabilità dell’apprendimento e della valutazione anche di questo alunno, così come per tutti gli altri.

Sostenere poi, che la figura di uno specializzato in pedagogia speciale, esperto in metamodelli di apprendimento, didattica, metodologie e tecniche per l’insegnamento inclusivo sia “altro” rispetto ad un vero docente, è difficile da sostenere: significherebbe dichiarare non insegnante proprio chi supporta la classe e l’intera scuola, nelle capacità di fornire insegnamenti inclusivi.

La formazione obbligatoria in servizio di tutti i docenti sulle tematiche generali per l’inclusione, la specializzazione dei docenti per il sostegno (che personalmente tornerei a chiamare specializzati) e la creazione della specifica classe di concorso, definiscono con chiarezza i compiti e le competenze dei diversi ruoli dando una nuova dignità al ruolo di sostegno mettendolo al servizio della classe e della scuola per lo sviluppo di un sistema scolastico veramente inclusivo e non al “servizio” del ragazzo con disabilità sostituendosi ai docenti di classe.

Infine ci è difficile comprendere l’affermazione di Sofri circa il fatto che la scelta del sostegno non possa essere una scelta definitiva, ma debba continuare ad essere una scelta “temporanea”, affermazione che potrebbe trovare giustificazione solo nella frustrazione che attualmente può derivare ai docenti di sostegno, spesso impreparati ad assolvere al compito,  quando si vedono emarginati dal contesto dei colleghi, che li considerano più “badanti” che insegnanti e li isolano con il “loro” allievo, cose queste, alle quali il ruolo di sostegno, definendo compiti e competenze, contrariamente a quanto affermato da Sofri, porrà rimedio.

Altra giustificazione della affermazione che l’incarico di sostegno dovrebbe essere non definitivo potrebbe derivare dalla constatazione che, per molti, il fare il docente di sostegno spesso  è stata una scelta “occasionale” quando non “opportunistica”, o un “ripiego” tutte “motivazioni” che poco hanno a che fare con l’“interesse” con il quale, di norma, ci si prepara e si sceglie un lavoro.

Non penso che siano queste le cose che possano far venir meno la convinzione nella validità della nostra proposta di istituire uno specifico ruolo di sostegno.

Una scelta fatta da chi, da sempre, ha creduto e crede nell’inclusione scolastica e sociale dei ragazzi con disabilità, che in questi anni ha operato per difendere la “via italiana” per l’inclusione, e che oggi propone una revisione del modello di inclusione che, fuori da preconcetti ideologici, muovendo unicamente dall’analisi e dalla riflessione critica sui suoi punti di forza e di debolezza, ne migliori l’efficacia e l’efficienza per poter garantire reale pari opportunità nel diritto allo studio ai giovani con disabilità e con professori specializzati di Serie A.

Macerata, Il torball entra nelle scuole maceratesi!

Autore: Redazionale

Nella mattinata di sabato 31 gennaio 2015, la Polisportiva Picena non vedenti di Ascoli Piceno ha tenuto, per la prima volta nella provincia maceratese , una dimostrazione teorico-pratica del gioco del torball, presso l’istituto Comprensivo Don Giovanni Bosco di Tolentino, l’evento è stato proposto dall’istruttrice di orientamento e mobilità Emanuela Storani e organizzato dalla sezione di Macerata dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Per la polisportiva Picena, oltre ai giocatori, erano presenti l’allenatore Giovanni  Palumbieri, il consigliere Francesco Apostoli ed alcuni volontari. Inizialmente, il presidente della “Picena” Marco Piergallini coadiuvato da Emanuela Storani, ha illustrato ai ragazzi della scuola lo svolgimento e le principali regole del gioco del torball. Successivamente, il tecnico Palumbieri insieme ai giocatori ha spiegato sul campo come avviene il gioco con una breve simulazione di una partita. Poi, è stata data a tutti i ragazzi la possibilità di provare questo sport indossando una benda e mettendosi nei panni dei ragazzi non vedenti. Sono state fatte diverse minipartite, con i ragazzi della “Picena” che hanno giocato insieme ai ragazzi della scuola. Si è potuta notare, con enorme soddisfazione da parte di tutti, grande curiosità e moltissima partecipazione da parte dei ragazzi delle due classi che sono state chiamate in causa. Con questa iniziativa l’Unione Ciechi e Ipovedenti di Macerata vuole dare avvio ad una serie di aventi analoghi in altri istituti comprensivi, al fine di far conoscere questo fantastico gioco e chissà, magari per il futuro, creare una nostra squadra provinciale!