Nella scuola forse manca la voce degli studenti, di Carlo Carletti

Autore: Carlo Carletti

Considero importante il dibattito in atto sull’organizzazione scolastica, sul ruolo degli insegnanti curriculari, di sostegno e di altre figure professionali per una migliore inclusione dei ragazzi ciechi e ipovedenti nella scuola di tutti. Pur consapevole di non possedere adeguati titoli di studio e le necessarie competenze per affrontare tali impegnativi argomenti, sulla base di ormai 53 anni di vita associativa, provo ad esprimere il mio pensiero, chiedendo anticipatamente scusa per eventuali castronerie. I resoconti pubblicati dal dott. Rapisarda, offrono la conoscenza degli argomenti trattati nelle riunioni che esperti del settore, hanno tenuto più volte nell’arco dell’anno nel tentativo di individuare le migliori soluzioni da prospettare agli organi istituzionali competenti. Il resoconto della riunione del 15 giugno u.s., mi è sembrato fornire un percorso teorico, ma un po’ confuso sulle competenze e sui ruoli delle figure, professionali, sicuramente troppe, che dovrebbero accogliere e sostenere le attività degli studenti con disabilità visiva. Sorprende che tali esperti, non abbiano valutato alcuni aspetti pratici volti ad assicurare il pieno diritto allo studio e il miglior apprendimento scolastico degli studenti. Credo, infatti, che insieme alle problematiche pedagogiche e alla professionalità degli operatori, siano importanti anche i materiali didattici speciali e i libri di testo che dovrebbero essere forniti in tempi utili, al fine di non compromettere l’apprendimento scolastico, in particolare dei bambini delle prime classi elementari. L’assenza di tali elementi, non consente agli operatori scolastici, anche se preparati, di svolgere compiutamente le loro attività. Se gli esperti dell’UICI, continuano a volare alto, tanto alto, tralasciando gli argomenti pratici, considerati essenziali dagli ambienti scolastici, dalle loro famiglie e dagli studenti, questi non riusciranno a sentirli attuali e vicini alle loro problematiche. Nell’assolvere il ruolo di dirigente di Sezione ho potuto costatare che i fanciulli con disabilità visiva, quando hanno la fortuna di trovare nei tempi giusti gli strumenti pratici e la competente assistenza di un operatore scolastico, superano indenni la scuola elementare, risultano preparati all’uso del braille e delle più avanzate tecnologie. Conseguono la piena consapevolezza di sé e delle problematiche che dovranno affrontare. Spesso risultano molto autonomi ed anche più maturi dei loro coetanei vedenti. Nel proseguo degli studi, sono più impegnati nel raggiungere gli obiettivi, tanto che quelli che si diplomano, spesso risultano essere fra i migliori degli istituti scolastici che frequentano. In questi giorni ho incontrato un genitore di un ragazzo ora diciottenne, trasferitosi da circa 7 anni a Boston, prioritariamente con la speranza, risultata vana, di poter curare una retinite del figlio, il quale mi ha raccontato che quando ancora il ragazzo possedeva un residuo visivo, tutti i testi gli venivano ingranditi con l’uso di strumenti elettronici e nulla è mai stato stampato a caratteri ingranditi sulla carta come avveniva in Italia. Poi quando ha perso completamente la vista, avendo imparato molto bene l’uso del computer, legge il tutto con la sintesi vocale e la barra Braille e quasi nulla di cartaceo gli viene stampato. Mi ha riferito inoltre che è stato assistito da persone specializzate, appartenenti ad una specifica Fondazione solo fino al conseguimento dell’autonomia, mediante l’uso delle più avanzate tecnologie. Mi è parso di capire che mentre in altre parti del mondo si opera per la soluzione dei problemi puntando sulla autonomia dei disabili visivi mediante interventi di qualità, nel nostro bel paese dobbiamo fare speranza su una improbabile e futura preparazione degli insegnanti di sostegno, su possibili altre figure professionali, sull’ormai storico e romantico ruolo della BIC e sui centri di trascrizione. Alcune volte, nella tanto famigerata scuola, mi capita anche di vedere operatori scolastici consigliare, essi stessi, l’uso del video ingranditore o del tablet per l’ingrandimento dei testi scolastici e l’uso del computer con barra braille e sintesi vocale che, però, raramente trovano chi può insegnarne l’uso agli studenti, specie se abitano nei comuni più lontani dal capoluogo. Dal momento che non si può fare alcun affidamento, in tempi brevi, sulla preparazione degli insegnanti di sostegno, potrebbe essere utile puntare sugli assistenti alla comunicazione che l’IRIFOR potrebbe meglio professionalizzare, anche perché, questi, potrebbero offrire maggiore continuità. Qualche esperto del settore, mi ha confermato che con i costi degli ingrandimenti cartacei e delle stampe in braille dei testi, si potrebbero coprire quelli della preparazione digitale dei testi stessi, la fornitura delle attrezzature informatiche e il loro insegnamento all’uso. Ho letto sul giornale UICI online, una rassicurante nota del dott. Rapisarda, diretta agli operatori dei vari CCT, evidentemente preoccupati per il nuovo che avanza. Posso comprendere il tutto, se ciò non significhi rimanere fermi sull’attuale stato delle cose. Sarebbe quanto mai opportuno poterne leggere anche altra, altrettanto rassicurante e impegnativa diretta alle famiglie dei fanciulli ciechi e agli studenti. La situazione è in evoluzione e gli esperti che dirigono le varie strutture dell’UICI o che studiano da tempo le problematiche del settore, appaiono in difficoltà nell’offrire concrete soluzioni per il prossimo futuro agli studenti ciechi. Penso che potrebbe essere forse opportuno rendere partecipi della soluzione dei problemi della scuola anche gli stessi studenti ciechi, per sentire anche la loro opinione sulle loro effettive necessità. Penso che gli studenti conoscano le attuali problematiche della scuola tanto da consentire loro di partecipare a confronti alla pari con gli esperti dell’UICI, che spesso hanno vissuto l’ambiente scolastico in tempi non attuali e dal solo punto di vista dei docenti . Considero, pertanto utile, che l’UICI possa cogliere l’occasione per costituire la Consulta Nazionale degli Studenti, per coinvolgerli e renderli responsabili delle problematiche che si trovano ad affrontare. L’UICI, da questo momento di difficoltà, potrebbe trarre l’occasione per rilanciare il proprio futuro dando fiducia e speranza proprio ai giovani i quali sono coloro che meglio lo potrebbero rappresentare.