Dobbiamo veramente usare App alternative a Whatsapp?

Autore: Nunziante Esposito

Da quando Whatsapp, proprietà di Facebook, ha informato tutti i suoi utenti che se non accetteranno la nuova privacy, non potranno più usare questa app, siamo in molti a pensare di trasferirci su altri social, abbandonando l’applicazione, quindi, i nostri gruppi.

Quello che ha fatto la proprietà di Facebook non è una bella cosa, ma se ci pensiamo un attimo con calma, possiamo analizzare meglio il tutto e poi decidere il da farsi.

La privacy è una cosa seria e con serietà bisogna analizzarla, quindi, la prima cosa da valutare: ma con tutti i dispositivi che usiamo  connessi ed interconnessi, la nostra privacy non è già compromessa?

Ad una domanda del genere la risposta ce la possiamo dare da soli. Infatti, se ci pensiamo bene, basta fare una ricerca su Amazon, ma anche su Internet con un motore di ricerca, per avere le pagine internet inondate di pubblicità delle cose che abbiamo cercato. E’ praticamente un delirio. Senza parlare delle email di pubblicità mirata che, dopo aver fatto una ricerca, ci vengono inviate tutti i giorni.

Abbiamo diversi mezzi per cercare di bloccare questo tipo di pubblicità:

– Le email le blocchiamo come posta indesiderata se il nostro browser lo consente, oppure le blocchiamo come posta indesiderata da web nel nostro account, ma poi, se non vogliamo magari perdere delle email, siamo costretti a controllare anche la posta indesiderata.

– Per il browser di navigazione, invece,  basta andare nelle opzioni del programma ed impostare le opzioni che ci possono evitare questa pubblicità, bloccandola all’origine, ma se usassimo questo blocco, molti dei siti che visitiamo abitualmente, non si aprirebbero più.

In pratica, dobbiamo cercare dei compromessi che non è facile gestire con semplicità.

Per l’uso di Whatsapp, d’altronde, sottostare alle nuove regole di privacy, significa dare l’autorizzazione alla proprietà di questo social di gestire tutti i nostri dati a suo piacimento.

Questo cambiamento di privacy per i nostri dati, era mormorato sui social da diverso tempo, ma nessuno avrebbe mai immaginato che fosse stata una cosa vera.

Fino a quando non c’è stata la comunicazione ufficiale, tutti abbiamo pensato a dicerie per allarmare gli utenti. Intanto, i dati di Whatsapp che Facebook vende a terzi, dovrebbero servire agli investitori pubblicitari di Facebook a migliorare la pubblicità dei prodotti e dei servizi.

La data prevista per l’applicazione di queste nuove regole di privacy era stata fissata per l’8 Febbraio, ma dopo il putiferio che si è scatenato, è stato rimandato tutto al 15 Maggio 2021. Intanto, per l’Italia, si è già attivato il garante per la privacy e staremo a vedere cosa accadrà.

Nonostante la dirigenza dell’app abbia rassicurato gli utenti, si è creato un movimento di opinioni, molto contrastanti tra loro, e molti utenti stanno valutando, analizzando innanzitutto le app alternative, se vale la pena abbandonare questo social.

Al di la di quello che ognuno deciderà in merito, vediamo di seguito le possibili alternative a questa app di messaggistica istantanea molto usata e, per  noi disabili della vista, molto semplice da utilizzare.

Alcune alternative a Whatsapp si chiamano Signal, Session, Telegram, Threema e Wire, app per la messaggistica istantanea che proteggono ugualmente la nostra privacy. Per noi disabili della vista, in base ad esperienze fatte, possiamo usare sicuramente le app che seguono e che sono accessibili alle tecnologie assistive.

1. Signal. Questa app mette la privacy al primo posto ed ha avuto un inatteso boom di download. Utilizza una forma di crittografia che permette di inviare messaggi non leggibili da altri e di fare chiamate che non si possono ascoltare, nemmeno con le intercettazioni. Inoltre, il numero di cellulare non è collegato all’account, ma viene utilizzato solo per creare una chiave privata utilizzata solo per la registrazione dell’account. Per il suo funzionamento non ci sono problemi e la funzionalità offre messaggi individuali, messaggi di gruppi, chiamate audio e video, messaggi che scompaiono dopo un determinato tempo e, volendo,  di tenere i nostri messaggi personali protetti dagli occhi indiscreti dei familiari.

2. Telegram. Questa app Non è una novità per i disabili visivi: infatti è già largamente usata, sia in ambiente iOS, sia in ambiente Android. Offre delle opzioni che Whatsapp non possiede. Consente di inviare messaggi e di parlare al telefono usando semplicemente un nome utente, senza bisogno di rendere palese il numero di cellulare. L’utente ha diversi vantaggi. Per esempio, consente di condividere file di grandi dimensioni e consente di creare gruppi aperti fino ad un massimo di 200.000 utenti.

Fin dal primo momento della sua creazione, chi l’ha programmata  ha sempre criticato Whatsapp per la sua pericolosità per la privacy, imputando tale pericolosità proprio a Facebook. Però, allo stesso modo di Whatsapp, anche Telegram conserva i metadati in forma non cifrata. Tali dati vengono conservati e riportano per quanto tempo, con chi e da dove abbiamo comunicato. Con Signal, per esempio,  questo non avviene. Però, devo dire che Telegram adotta un approccio di sicurezza, distribuendo le sue chiavi di crittografia. Telegram è stato proibito da Iran e Russia, un motivo per usarlo senza crearsi troppi problemi.

3. Threema. Questa app prende molto sul serio la privacy. Infatti, crittografa tutto, compreso messaggi, file e anche cambiamenti di stato. Tutto anonimo, tanto che non serve nemmeno  l’email o il numero di telefono per l’account. E’ un’app a pagamento, costa 4 Euro, ed è un’applicazione Svizzera, ecco il motivo principale per cui è così protetta. Solo che essendo poco diffusa, è difficile poter usare questa applicazione se gli altri non la utilizzano. Però, se serve un’app per comunicare con una persona specifica, per la sua sicurezza estrema, la possiamo usare.

In conclusione, non conoscendo benissimo le conseguenze per quello che Whatsapp applicherà alla privacy dei suoi utenti, attenderò gli eventi e, nel caso gli interventi di chi ha acquistato i diritti sui nostri dati fossero troppo invasìvi, provvederò a prendere i provvedimenti del caso.

Inoltre, sono certo che, essendo intervenuta l’autorità italiana sulla privacy, qualche soluzione migliorativa l’avremo e potremo usare questa app di messaggistica istantanea con un po’ di tranquillità e di privacy in più, rispetto a quello che tutti temiamo.

Nunziante Esposito, nunziante.esposito@uici.it