Handimatica l’ICT per la disabilità, di Massimiliano Martines

Autore: Massimiliano Martines

A cadenza biennale Bologna ospita la fiera che è ormai il punto di incontro tra operatori, aziende ed utilizzatori di tecnologia per le disabilità motorie e sensoriali.  Sappiamo tutti quanti e quali passi in avanti la tecnologia ha fatto in questi anni. Da un lato si è resa più user friendly e dall'altro è stata la fucina di soluzioni, il cui scopo è stato ed è quello di rendere accessibile il mondo che ci circonda.
In questa edizione sono stati sottolineati grazie ai diversi convegni e workshop, l'ormai onnipresenza dei dispositivi portatili, che da qualche tempo hanno e stanno sostituendo le postazioni fisse e la necessità di rendere accessibile le risorse web, che in questi anni hanno avuto uno sviluppo tumultuoso. Purtroppo a questa espansione esponenziale del web non ha quasi mai corrisposto una corrispondenza altrettanto positiva in termini di accessibilità ed usabilità.
Interessante anche l'iniziativa della presentazione del sito videoingranditori.org,  http://www.videoingranditori.org/;  in cui il sottoscritto collabora in sinergia con Corrado Siri e Franco Frascolla. Il sito  raccoglie un nutrito database di materiale di lenti e videoingraditori, da tavolo e portatili con le relative schede tecniche, nonché uno spazio dedicato alla APP Android/Apple, che sfruttano la funzione di fotocamera e che permettono di simulare una lente di ingrandimento. 
Davvero opportuna anche l'iniziativa di Universal Access, in cui grazie all'apporto e le competenze di Alessio Lenzi ed Elisabetta Barsotti è stato possibile verificare sul campo le potenzialità del nuovo IOS6, che fra le altre cose integra l'assistente vocale SIRI in lingua italiana. 
Davvero un peccato che questa sia una delle poche iniziative stabili e cadenzate. Ritengo che eventi del genere debbano essere più numerose. Solo in questo modo si potranno palesare le potenzialità che la tecnologia offre alle aziende alle scuole ed ai disabili stessi.   

Massimiliano Martines

Permessi 104, di Raffaele Manzoni

Autore: Raffaele Manzoni

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con interpello n. 24 dell'1.8.2012, ha fornito , in risposta ad interpello presentato dalla  Federambiente (Federazione Italiana Servizi Pubblici Igiene Ambientale), il proprio parere in merito alla problematica concernente le modalità di fruizione del diritto ai tre giorni mensili di permesso ex art. 33, comma 3, L. n. 104/1992.  Il quesito verteva sulla possibilità di riproporzionare il permesso in questione, in base alla prestazione lavorativa effettivamente svolta, qualora il dipendente fruitore dei suddetti permessi abbia legittimamente beneficiato di altre tipologie di permessi o congedi a lui spettanti (quali permesso sindacale, maternità facoltativa, maternità obbligatoria, malattia, congedo straordinario invalidi ecc.
) e si sia, pertanto, assentato dal lavoro nell'arco del mese di riferimento. La Federambiente chiedeva, inoltre, se il dipendente che inoltri istanza di permesso ex L. n. 104/1990 per la prima volta nel corso del mese (ad es. il giorno 19) abbia diritto ad un riproporzionamento del diritto in questione ovvero lo stesso debba essere fruito in misura intera.
Si ricorda che il diritto a tre giorni di permesso mensile ex L. n. 104/1992 spetta al coniuge, parente o affine entro il secondo grado, ovvero entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.
Il Ministero ha ritenuto, nella risposta, nelle ipotesi in cui il dipendente, nel corso del mese, fruisca di altri permessi quali ad esempio permesso sindacale, maternità, malattia ecc., che non sia possibile effettuare  un riproporzionamento del diritto ai permessi ex L. n. 104, in quanto trattasi comunque di assenze "giustificate", riconosciute per legge come diritti spettanti al lavoratore. L'intento di garantire alla persona con disabilità grave una assistenza morale e materiale adeguata, anche attraverso la fruizione, da parte di colui che la assiste, dei permessi mensili di cui all'art. 33, della L. n. 104/1992, non sembra possa subire infatti una menomazione a causa della fruizione di istituti aventi funzione, natura e caratteri diversi.
Il principio sopra enunciato ha trovato, peraltro, conferma nella risposta ad interpello n. 21/2011 – riferita alla problematica relativa al riproporzionamento dei permessi indicati in oggetto in base ai giorni di ferie usufruite nel medesimo mese – proprio in virtù della diversa ratio sottesa agli istituti delle ferie e ai permessi di cui al citato art. 33. Ne consegue che il principio espresso dall'INPS con circ. 128/2003 – richiamata dall'istante – secondo cui viene concesso un giorno di permesso ogni dieci giorni di assistenza continuativa e, per periodi inferiori a dieci giorni, non si ha diritto a nessuna giornata, non sembra trovare applicazione nell'ipotesi prospettata. Viceversa, nella diversa ipotesi in cui il dipendente presenti istanza ex L. n. 104/1992 per la prima volta nel corso del mese (ad esempio nel giorno 19), appare evidentemente possibile operare un riproporzionamento del numero dei giorni mensili di permesso spettanti, in base ai criteri indicati dall'Istituto.
 
Prof . Raffaele Manzoni

 

Un po’ per gioco e molto per davvero, di Tommaso Daniele

Autore: Tommaso Daniele

Carissimi,

 è appena calato il sipario sulla manifestazione di mercoledì 31 ottobre, organizzata dalla rete di associazioni "Cresce il welfare, cresce l'Italia", un importante evento da archiviare senz'altro con il segno più.
È stato bello, infatti, sfidare la pioggia e trovarsi lì tutti insieme: le associazioni che si riconoscono nella Fand e nella Fish e le numerose sigle sindacali che hanno a cuore le sorti dello stato sociale, sempre meno sociale e sempre più forte con i deboli e debole con i forti, come testimonia l'azzeramento quasi totale dei fondi relativi al sociale, alla non autosufficienza, all'occupazione dei disabili, al servizio civile volontario ed il carattere punitivo delle nuove tabelle di valutazione della disabilità, in particolare nei confronti degli invalidi civili.
È stato bello essere lì e gridare tutti insieme: "Basta con le prepotenze, basta con le ingiustizie, basta con l'affondare sempre più il coltello nelle ferite di chi deve combattere ogni giorno per evitare l'esclusione sociale!".
È stato bello perché, finalmente, sta passando il messaggio che uniti si vice, divisi si perde.
È triste usare i verbi "vincere" e "perdere" nei confronti del Governo e del Parlamento, istituiti per provvedere al benessere dei cittadini e, in particolare, per garantire le pari opportunità ai più deboli, come si deduce da una lettura, anche distratta, degli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione del nostro Paese. E ancora triste è stato aver dovuto constatare che la maggior parte del peso della manovra economica, prevista dalla Legge di Stabilità 2013, verteva particolarmente su una spesa sociale già ridotta all'osso, come dimostrano i dati relativi alla spesa sociale in Europa forniti dall'ISTAT, secondo i quali l'Italia è all'ultimo posto.
Dunque, ancora una volta la fonte a cui attingere a piene mani, l'acqua salvifica necessaria per risanare i conti del nostro Paese, era il mondo della disabilità, con l'assoggettamento all'IRPEF delle pensioni e delle indennità degli invalidi civili, di guerra e per servizio; con una forte diminuzione delle detrazioni e delle deduzioni e con un altrettanto forte aumento dell'IVA al 10% per quei prodotti e quei servizi per i quali veniva applicato il 4%.
Questa volta i Partiti politici, di maggioranza e di minoranza, sono insorti ed hanno imposto o stanno per imporre nella Legge di Stabilità, che sta movendo i primi passi, sostanziali modifiche, che se portate avanti riducono, almeno in parte, i danni.
Dunque, questa volta i Partiti sono insorti, ma viene spontanea la domanda: lo hanno fatto per senso di responsabilità o perché il prossimo aprile si va a votare?
"Qualche volta a pensare male si indovina". Infatti i disabili e le loro famiglie costituiscono pur sempre un importante serbatoio di voti, che può far pendere la bilancia da una parte o dall'altra. Se dobbiamo dar credito all'aforisma andreottiano, siamo autorizzati a pensare che, passate le elezioni, il nuovo Governo, tecnico o politico che sia, ci imporrà la stessa ricetta che ora siamo riusciti a scongiurare proprio per l'imminenza delle elezioni.
È ormai opinione diffusa in Europa – e forse in tutto l'occidente – che una delle principali cause della crisi economica risieda nello stato sociale; un lusso che non ci possiamo più permettere.
Proprio in questi giorni il candidato repubblicano alla carica di Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che se mai vincesse Obama, l'America farebbe la fine dell'Italia, proprio perché Obama ha tentato di dar vita a qualcosa di sociale nel proprio Paese. L'attacco allo stato sociale, che in Italia ha avuto il suo momento clou nel periodo della lotta ai falsi invalidi, è destinato a durare; poco importa se il risultato di una tale politica sarà un'emarginazione, un'esclusione sociale dei più deboli.
Non possiamo starcene con le mani in mano sulla riva del fiume ad aspettare che un così perverso disegno giunga a compimento e si affermi una visione del mondo diversa dal solidarismo: il fiore all'occhiello della civiltà mediterranea.
Dobbiamo adottare delle contromisure, innalzare delle barriere a difesa della nostra dignità e dei diritti conquistati in tanti anni di dure lotte e di enormi sacrifici; dobbiamo farlo in nome delle garanzie presenti nella Costituzione del nostro Paese, nella legislazione europea, nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.
Occorre un diverso approccio strategico, dobbiamo condizionare la politica o fare politica noi stessi, dal momento che i Partiti non ci rappresentano e non tutelano i nostri interessi di parte. Abbiamo due straordinarie occasioni: l'elezioni del prossimo aprile in Italia e il rinnovo del Parlamento europeo nel 2014. Nella prospettiva di questo evento, la Commissione Europea ha dichiarato il 2013 anno della cittadinanza attiva europea per celebrare il XX anniversario dell'inserimento del concetto di cittadinanza attiva nel Trattato di Maastricht. Il concetto di cittadinanza attiva coincide con quello di democrazia e richiede la partecipazione attiva ai processi decisionali della comunità nella quale si vive in  materia di cultura, sviluppo compatibile, non discriminazione, inclusione delle minoranze etniche, disabilità, parità di genere; espressioni, queste, del complesso dei valori che caratterizza il nostro Continente.
Se vogliamo condizionare i Partiti in occasione delle elezioni in Italia e in Europa dobbiamo esercitare il nostro diritto-dovere di cittadini attivi e pretendere di dare il nostro contributo nello scrivere il progetto politico dei Partiti, chiedendo anche ampie garanzie sulle pari opportunità.
Partendo dal concetto che uniti si vince e divisi si perde, è necessario che tutte le Associazioni di disabili, facenti parte e non di Fand e Fish, elaborino una piattaforma rivendicativa comune e la presentino ai Partiti più importanti, sottoscrivendo accordi che contengono precise clausole di salvaguardia degli interessi decifrabili; chiedendo anche di inserire nelle loro liste candidati disabili, sempre che siano disponibili persone valide. Ove non fosse possibile coinvolgere tutti, si farà con chi ci sta. Nell'ipotesi estrema che non si realizzasse nessun tipo di aggregazione, l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti dovrà elaborare la propria piattaforma rivendicativa ed entrare in contatto con i candidati del proprio collegio chiedendo garanzie e promettendo sostegno.
Occorre entrare nell'ordine di idee che la vita è tutta una partita di dare e avere, che ci piaccia o no.
Negli ultimi anni ho registrato un'eccessiva distanza tra noi e la politica e questo ha fatto ricadere sulle spalle di pochi il peso delle rivendicazioni associative.
Prima di concludere queste mie riflessioni sui nostri rapporti con la politica, voglio rendervi partecipi di un'idea che da un po' di tempo mi frulla per la testa; ve ne parlo un po' per gioco e molto per davvero.
I Partiti tradizionali sono in grande affanno, il loro indice di gradimento è sceso ai minimi storici. Il movimento della protesta assorbe solo in parte il numero dei delusi e degli scontenti. Nell'ultima competizione elettorale in Sicilia gli astenuti hanno raggiunto  quasi il 50%, la tutela dei più deboli è all'anno zero; ho la sensazione che ci sia lo spazio per tentare qualcosa di nuovo; ad esempio una lista civica che metta insieme l'Italia della solidarietà, il mondo del volontariato, i disabili, i poveri, i disoccupati che, insieme alle loro famiglie, costituiscono un enorme bacino di potenziali elettori.
Sarebbe una bella avventura, una bella scommessa, chissà, forse un grande salto di qualità e di responsabilità; un atto di arroganza che ci avvicinerebbe sempre di più al traguardo delle pari opportunità.
Sarebbe bello smettere di porgere l'altra guancia, di andare con il cappello in mano a chiedere il rispetto dei nostri diritti.
Forse è un sogno, ma ho sempre saputo che un sogno rimane tale se a sognare è uno solo, ma se diventiamo tanti quel sogno diventa realtà. Forse è un'utopia, ma sappiamo anche che le strade della storia sono costellate di grandi utopie. Sgombriamo subito il terreno da possibili equivoci: non sono mosso da ambizioni personali. La mia età, il mio impegno di Presidente Nazionale dell'Unione, a cui non intendo rinunciare per i prossimi tre anni, non me lo consentirebbero. Tuttavia, qualora questa idea che ho esposto, un po' per gioco e molto per davvero, dovesse incontrare un minimo di consenso, ne sarei contento.
C'è un'altra cosa da chiarire: l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti è e rimane apartitica. Chiunque dovesse far parte dell'ipotetica lista civica, lo farebbe a titolo personale, come ogni altro cittadino italiano.
Non vi ho neppure accennato alla montagna di problemi e difficoltà che dovremmo superare qualora tentassimo di attuare una così pazza idea. Rinuncereste prima di cominciare, perdereste prima di combattere e a me non piace perdere senza combattere.
Dunque una pazza idea, che innegabilmente ha qualcosa di rivoluzionario e di logico insieme, proposta da me, che rivoluzionario non sono, fa certamente scandalo; ma si sa che assai spesso la rivoluzione è figlia dell'altrui prepotenza.
Io credo che la nostra classe politica, arroccata nella cittadella del potere, all'ombra del privilegio, voglia far pagare ai più deboli il prezzo della drammatica crisi economica che attraversa il nostro pianeta.
Di fronte ad una così eclatante manifestazione di egoismo e di arroganza, non si può che ripetere, come un ex Presidente della Repubblica: "No, io non ci sto!".

 

IL PRESIDENTE NAZIONALE
Prof. Tommaso Daniele

“Viva l’Italia” – Intervista a Massimiliano Bruno, di Luisa Bartolucci

Autore: Luisa Bartolucci

È uscita la nuova commedia di Massimiliano Bruno: "Viva l'Italia".
Di tutto rispetto il cast degli attori, tra i quali ricordiamo Michele Placido, Raoul Bova, Alessandro Gassman, Ambra Angiolini e Rocco Papaleo.
"Viva l'Italia" sarà presente nelle sale italiane in più di 500 copie. Intento di Massimiliano Bruno è mostrare, nella sua seconda opera da regista, l'Italia attuale, quella reduce dal berlusconismo, in cui il lavoro è carente per tutti, ma in modo particolare per i giovani, un'Italia che si manifesta come un Paese in cui la meritocrazia è divenuta ormai una vaga idea, di cui poco si conosce.
Con Massimiliano abbiamo avuto la fortuna di trascorrere alcune ore realizzando, tra le altre cose, l'intervista che segue.
D. Quello con Massimiliano Bruno è per noi un gradito incontro. Abbiamo conosciuto l'attore, sceneggiatore e regista diversi anni or sono, proprio negli uffici dell'Unione Italiana dei ciechi e degli Ipovedenti. Cosa facevi allora Massimiliano? Vuoi raccontarlo tu?
R. In primo luogo voglio esprimere la mia più sincera gioia di essere oggi insieme a voi. Nel lontano settembre del 1997 io facevo l'obbiettore di coscienza, avevo scelto di non fare il militare, ritenevo fosse più utile dare il proprio apporto in attività di carattere sociale. È stato così che mi sono ritrovato presso la sede centrale dell'Unione Italiana dei Ciechi.
Mi auguro di aver dato un valido apporto.benché io fossi un po' un fannullone…
D. Non lo sei mai stato, infatti, grazie alla tua presenza presso di noi, tra le altre cose hanno visto la luce alcuni validi filmati…
R. Sì, è vero. Realizzammo ad esempio "Non così ma così", facemmo tre filmati per l'Unione Italiana dei Ciechi e poi ho fatto davvero molte altre cose: registrazioni di testi, duplicazioni di riviste e libri, predisposizione delle etichette Braille per le allora audiocassette. Mi sono avvicinato a questo mondo. Per me è stata un'esperienza estremamente formativa, positiva, ho compreso che la vostra è davvero una grossa organizzazione. Allora ero molto giovane, torno qui oggi dopo diversi anni, rivedo gli stessi uffici, le stesse persone, rincontro te… è un tuffo al cuore per quanto mi riguarda…
D. Già allora ti dedicavi al teatro, svolgevi già in quei tempi una intensa attività artistica. Come si è evoluta poi la tua carriera. Vuoi tracciare per i nostri lettori il tuo percorso, fatto davvero di numerosi successi. La tua è, peraltro, una personalità poliedrica, sei attore, ma anche sceneggiatore, autore di famosi programmi televisivi, di fiction, di testi per comici affermati, scrivi per il teatro e sei anche regista.
R. Ho iniziato nei piccoli teatri romani, alla fine degli anni '80, facevo delle piccole cose. Nella mia compagnia c'erano attori come Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Sergio Zecca, Valerio Aprea, lo stesso Valerio Mastandrea, insomma eravamo un gruppo di ragazzi che facevano piccole cose nei piccoli teatri. Da allora ho realizzato ben due spettacoli in coppia con Paola Cortellesi; la fortuna ha voluto che Paola abbia fatto una carriera splendida a livello televisivo, poiché fu presa dapprima da Gianni Boncompagni, per fare una trasmissione che si chiamava Macao e quindi dalla Gialappa's Band per fare "Mai dire goal". Io sono diventato il suo autore, quindi ho virato la mia carriera di attore su quella di autore, ho iniziato a scrivere per le fiction televisive, ho scritto molte cose, ad esempio "Non ho l'età", "I Cesaroni "; ho scritto programmi televisivi: "Quelli che il calcio" nell'edizione condotta da Simona Ventura, scrivevo i testi per Max Giusti, quando faceva le diverse imitazioni io ero uno dei suoi autori, insieme al grande Riccardo Cassini. Ho scritto anche diversi programmi per LA7. Al principio degli anni 2000 mi sono avvicinato al cinema ed ho avuto un esordio fortunato come autore, ho scritto la sceneggiatura di "Notte prima degli esami", che fu un grosso successo, per la regia di Fausto Brizzi. Si è trattato di un film che ha fatto epoca, ha vinto anche il David di Donatello come migliore opera prima.
Ho firmato anche la sceneggiatura del seguito "Notte prima degli esami oggi" e, sempre per Brizzi, ho scritto "Ex", che era un film sulle storie d'amore finite, è stata quindi la volta di "Maschi contro femmine" e "Femmine contro maschi". Ho quindi pensato di dovermi emancipare e provare la via della regia, ho esordito quale regista di cinema con un film dal titolo "Nessuno mi può giudicare", scritto sempre da me insieme ad Edoardo Falcone, con protagonista Paola Cortellesi, che è la mia amica da vent'anni, con la quale ci siamo ritrovati anche nel cinema. Nel cast vi erano anche un grande Rocco Papaleo, Raoul Bova, che era il bello del film. È un film che è andato molto bene, sia al botteghino che come critiche. Con "Nessuno mi può giudicare" ho vinto il Nastro d'Argento come miglior commedia, ormai due anni or sono, ciò mi ha consentito di fare il mio secondo film, "Viva l'Italia", dal 25 ottobre al cinema. Anche in questo caso mi sono trovato ad avere un grande cast, infatti ho avuto la fortuna di lavorare con attori del calibro di Michele Placido, Alessandro Gassman, Rocco Papaleo, Raoul Bova, Ambra Angiolini ed anche con una grande del passato come Isa Barzizza, che ha recitato nelle grandi commedie di Totò. Nel film vi è anche Maurizio Mattioli. Si tratta di una commedia molto divertente, ma anche amara, sulla situazione del nostro Paese. Ogni tanto, Luisa, ho fatto anche l'attore, poiché mi diverto anche a fare l'attore.
D. In quali fiction, ad esempio, vogliamo ricordarlo?
R. Ho fatto, a parte diverse cose in televisione insieme a Paola Cortellesi, quali "Nessun dorma", trasmissione satirica in cui interpretavo personaggi buffi, una serie televisiva "La omicidi", con Massimo Ghini, in cui ero il suo braccio destro e, ad un certo punto, mi sparavano pure; nell'ultima puntata mi hanno sparato, però mi sono salvato. Ho lavorato anche ne "L'Ispettore Coliandro", scritta da Carlo Lucarelli. Si trattava di gialli molto sofisticati, carini e divertenti, ambientati in una Bologna multietnica. Interpretavo un agente di polizia, Borromini, ed avevo uno spiccato accento calabrese. Ho quindi fatto una serie televisiva per Sky dal titolo "Boris", che è diventata un piccolo cult tra gli amanti di Sky, perché era la storia di questa troupe scalcinata di una fiction televisiva che si chiamava "Gli occhi del cuore". Io interpretavo un cabarettista becero, Nando Martellone.
D. Un più o meno velato riferimento al famoso telecronista di calcio?
R. Esattamente. Il nome del personaggio era ispirato proprio a lui. Ho fatto anche un po' di cinema, nel senso che ho recitato in qualche mio film, in "Maschi contro femmine", ho interpretato uno psicologo un poco sui generis, che offendeva i pazienti, insomma mi sono divertito. Però chiaramente la mia strada è quella della regia e della sceneggiatura.
D. Come ci si pone per iniziare a scrivere una sceneggiatura? Quanto è complesso e cosa ti piace di questo lavoro?
R. Beh, io sono una persona molto curiosa, a cui piace molto parlare con le persone, ascoltare la radio, guardare la TV, leggere il giornale, i libri, andare a teatro, al cinema, insomma vivere pienamente il tempo in cui ci troviamo. Questo mi facilita nel lavoro. Quando qualcosa mi colpisce, immediatamente mi viene un'idea per un film. Così come è stato per "Notte prima degli esami", che parlava dell'esame di maturità ma anche degli anni '80. Mi sembrava maturo nel 2005 parlare degli anni '80, come del resto negli anni '80 fu fatto da chi realizzò "Sapore di mare", che era incentrato sugli anni '60.
D. Ti sei forse anche ispirato alla canzone di Antonello Venditti, o non ci hai pensato affatto?
R. Sì sì, sicuramente la canzone di Venditti mi è parsa un gran titolo ed inoltre l'abbiamo proprio utilizzata nel film giacché abbiamo chiamato i personaggi proprio con quei nomi. Ricordi? "Claudia non tremare, non ti posso far male…" Il personaggio femminile, interpretato da Cristiana Capotondi, l'abbiamo chiamata così, Claudia. Anche l'attualità mi colpisce molto: ad esempio "Nessuno mi può giudicare" parla di una escort e, un paio di anni fa, questo mi sembrava un argomento molto caldo… Mi piace stare attento a quanto accade, per poter poi descrivere il Paese a modo mio, sempre con comicità ovviamente.
D. Generalmente quando scrivi e dove scrivi?
R. Ho cambiato diversi posti: di solito beh, posso scrivere anche a casa, ma la cosa migliore secondo me è avere un metodo, quindi uscire la mattina, andare in uno studio, adesso ho uno studio, lavorare, perché la scrittura è sì creatività, però è anche metodo. È indispensabile stare dieci ore al giorno davanti al computer, produrre molto, in modo tale che si possa anche gettare nel cestino quel materiale che non va bene.
Bisogna dunque lavorare tanto ed avere una qualità, quella, cioè, di essere poco indulgenti con se stessi, avere il coraggio di dire, quando hai scritto una cosa che non va bene, "non va bene, debbo migliorarla". È per questa ragione che è necessario lavorare molto, perché probabilmente, il 90% di ciò che produci in quel mese di lavoro finisce per non essere idoneo, il 10% che va bene lo tieni e, dopo quattro, cinque, sei mesi di lavoro, hai tirato fuori un bel film.
D. Preferisci scrivere da solo o lavori anche insieme ad altri?
R. Per il cinema preferisco scrivere insieme ad altri, perché credo sia fondamentale quella fase che si chiama brainstorming in cui si chiacchiera, magari per un paio di mesi, insieme agli altri collaboratori; ho scritto tanti film con Fausto Brizzi e Marco Martani, adesso sto scrivendo con Edoardo Falcone. Essere almeno in due ti dà quella forza per cambiare idea, ti aiuta a creare gag divertenti. Per il teatro, invece, scrivo da solo, poiché scrivo cose sicuramente divertenti, ma più intime, più meditate. È come scrivere un libro, per me, il teatro. Ho bisogno di scrivere la sera, di avere quale sottofondo il mio Chet Baker, piuttosto che Tom Waits, insomma musica che mi piace e che nel contempo mi rilassa.
Ultimamente sto anche scoprendo musicisti più giovani…. metto queste cose che mi rilassano, viaggio con il cervello. Abito in un posto che è un po' fuori mano, ma estremamente creativo, visto che la finestra di fronte alla quale lavoro affaccia sul parco di Veio, ho quindi questa meravigliosa boscaglia che mi ispira moltissimo. Sullo sfondo vedo la Castelluccia, che è questo quartierino che si illumina di notte, insomma mi piace molto stare a casa e scrivere di notte per il teatro, cosa che purtroppo faccio raramente, poiché, al cinema pagano e a teatro no. Dunque scrivo più per il cinema e scrivo di giorno.
D. Quando scrivi già immagini quali attori reciteranno quanto vai scrivendo e in qualche modo commisuri ciò che componi ed i ruoli agli attori che ne saranno gli interpreti o ti astrai totalmente e ci pensi in un secondo momento?
R. Sono stato fino ad ora molto fortunato rispetto a questo argomento, poiché ho sempre avuto prima l'idea degli attori che dovevano interpretare quei ruoli, anche perché in teatro spesso scrivo per me e quando non ho scritto per me stesso sapevo quali attori avrebbero interpretato quelle parti, penso a Paola Cortellesi, a Rolando Ravello… sapevo che avrei scritto per loro. Quest'anno arriva a Roma un mio spettacolo dal titolo "Ti ricordi di me?" con Ambra Angiolini ed Edoardo Leo ed è una cosa che ho cucito addosso a loro. Quando si scrive per il cinema è un poco più complesso sapere prima chi sono gli attori. Nel caso dei film che ho scritto per Brizzi non sapevamo chi avrebbe interpretato quelle parti, mentre quando ho scritto "Nessuno mi può giudicare" sapevo che pretendevo che l'attrice fosse Paola Cortellesi, questa è l'unica richiesta che ho fatto alla mia produzione e l'ho avuta. Questo film, invece, l'ho scritto pensando ad alcuni attori e, invece, me ne sono ritrovati altri.
D. Ti hanno piacevolmente sorpreso o sei rimasto deluso?
R. No no, sono piacevolmente sorpreso ed ho scoperto che gli attori che ho preso per questo film sono migliori di quanto pensassi. In questo mio nuovo film "Viva l'Italia" c'è un Alessandro Gassman strepitoso, Michele Placido che credo non sia mai stato così bravo in nessun altro film come in questo, lui che già è un attore straordinario, Ambra Angiolini, Raoul Bova, insomma, a volte ti sorprendono…
D. È veramente una brava attrice Ambra Angiolini?
R. Ambra, lo vedrete, in questo film è una attrice molto brava ed è una attrice anche comica, nel senso che nel film fa molto ridere; credo che forse sia il personaggio che fa più ridere nel mio film. Interpreta una attrice "cagna", con la zeppola, con quella particolare esse. Ha un padre politico che l'ha raccomandata e lei lavora moltissimo, ma non è in grado…
È come se mi mettessero a giocare a calcio con la nazionale italiana, io, che peso 100 kg, sicuramente non sarei un bravo centravanti. Lei in questo film interpreta questa attrice non brava che con questa esse dice "state a sentire", tutti la odiano, è molto buffa, divertente. Nel film, ovviamente, avrà poi un cambiamento, una presa di coscienza, muterà, migliorerà.
D. È preferibile fare il regista di un film che si è anche scritto o è più interessante quando il film è stato pensato e sceneggiato da altri?
R. Per ora ti dico che io i film li scrivo da solo, quindi non riesco a concepire l'idea di fare la regia di un film che non sia scritto da me; però, però… in futuro non si può mai dire, ad esempio Clint Eastwood, un grande attore, mentre scriveva un suo film ha ricevuto una sceneggiatura così, giunta sulla scrivania del suo ufficio, si intitolava Gran Torino, ed era una sceneggiatura scritta da altri. Lui l'ha letta, se ne è innamorato ed ha deciso di mollare letteralmente il film al quale stava lavorando ed ha detto "voglio fare questo". Fece questo film che, se non erro, gli fruttò anche candidature all'Oscar. Era un gran film.
D. L'attore italiano che ti piace di più e quello straniero…
R. Tra gli stranieri mi piace molto Javier Bardem, l'attore spagnolo, credo sia in questo momento a livello internazionale l'attore che mi emoziona di più. Un film come "Mare dentro" è qualcosa che davvero mi è rimasto nell'animo, nel cuore, inoltre lui è davvero bravo. È un attore che riesce a lavorare in Francia, in Spagna, negli stati Uniti, è estremamente poliedrico. Se parliamo di attori americani trovo più difficoltà a rispondere, nel senso che trovo difficoltà proprio sui film americani: vi sono divi che fanno dei film talmente lontani dalla nostra cultura, trovo davvero difficoltà, inoltre è anche difficile capire se ti piace un attore quando lo senti doppiato, ma non in lingua originale. Vi sono, però, taluni attori che sanno sempre sorprenderti, e sono i divi che conosciamo così. In Italia abbiamo tantissimi bravi attori. Ritengo sia pure arrivato il momento di staccarci da questa mentalità un po' esterofila da un lato, ma anche conservatrice secondo la quale eh, certo una volta c'erano Mastroianni, Sordi, adesso basta: abbiamo Pierfrancesco Favino, Elio Germano, un sacco di attori bravi, che hanno la stessa "identica" dignità di Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni ed altri. Il nostro problema è che si tende sempre a dire che prima era meglio. È un po' come quando noi quarantenni diciamo: quando eravamo piccoli… non come sti ragazzetti di vent'anni che non capiscono nulla. Purtroppo i ventenni di oggi faranno altrettanto tra vent'anni! Credo che sia tempo di smetterla con considerazioni di questo genere. Così come è tempo di smetterla di dire la grande commedia all'italiana…. sì, ok, c'è stata, negli anni '50 '60 '70, vi è stata la grande commedia all'Italiana: adesso vi è un tipo di commedia sicuramente più superficiale, che, però, è un tipo di commedia. Secondo me sta per tornare in voga una sorta di commedia sociale italiana e bisognerà, per me, dire, la Nuova Commedia Italiana, senza fare paragoni di sorta con la vecchia commedia. In questo panorama (e rispondo alla tua domanda) uno come Pierfrancesco Favino, ad esempio, è un grande attore, così come lo è Elio Germano. Vi sono anche grandi attori che stanno migliorando, Valerio Mastandrea visto recentemente in tanti film, indubbiamente, è un attore molto migliorato. Kim Rossi Stuart è un bravissimo attore. Tra le attrici abbiamo personalità che ti emozionano sempre come Vittoria Mezzogiorno, Margherita Buy, secondo me vi è un panorama artistico italiano a livello di attori, molto farcito di talenti. Forse sugli autori ed i registi siamo più in difficoltà… Non ci sono grandissimi sceneggiatori in Italia rispetto agli anni precedenti e si incontrano difficoltà; forse si è un po' annacquata la creatività con la fiction, con i film americani, un pochino pecchiamo di originalità, dobbiamo rimboccarci le maniche.
D. Hai citato le fiction. tanto per pensare al passato: un tempo la televisione di stato produceva dei grandi ed importanti sceneggiati televisivi di un certo spessore. Oggi il panorama delle produzioni televisive anche tratte da romanzi è assai diverso. A cosa imputare questo divario con il passato?
R. Gli sceneggiatori sino a trenta-quaranta anni fa non avevano fatto una scuola di sceneggiatura. Oggi gli sceneggiatori provengono da scuole, o da letture di libri, per cui hanno in mente la divisione della storia in tre atti, che deve essere strutturata in un certo modo; ci siamo uniformati ad un format, quindi hai degli editor, quando lavori per Mediaset, o per la RAI, che sono molto legati al format. Il pubblico ha appreso il format, quindi, tu stessa, mediamente, saprai, che quando al principio di una fiction vedi un uomo ed una donna che non si stanno simpatici già capisci o capirai piano piano che loro si conosceranno ed innamoreranno.
Vi sono dei must, dei target, che non vengono superati. A volte, però, ci riusciamo. Io ho anche visto delle belle fiction negli anni scorsi, mi ricordo di essermi emozionato molto nel guardare quella dedicata a Borsellino, vi sono cose fatte bene. Purtroppo credo che chi dirige la fiction a grandi livelli, abbia un po' meno stima del pubblico, rispetto a quella che, invece, nutriamo noi autori. Quindi sei un po' portato a scrivere in un certo modo. Mi ricordo che proprio in una grande rete televisiva, durante una conferenza una persona importante, che poi è divenuta Presidente del Consiglio, disse che dovevamo scrivere le fiction pensando che il pubblico medio era simile ad un bambino di undici anni, del sud,che andava male a scuola. Per costoro il popolo televisivo era dunque da paragonarsi ad un bambino undicenne del sud che andava male a scuola, dunque,secondo loro, un poco ignorante.
D. Date queste premesse: come valuti il livello della televisione italiana?
R. Ha il livello adatto ad un bimbo di undici anni. Il livello è basso poiché, politicamente, si è voluto questo. È un disegno ben preciso mantenere basso il livello culturale della popolazione. se tieni basso il livello culturale, annichilisci anche la mente delle persone ed è più semplice compiere manipolazioni ed indurre la gente a votare quello che, più o meno, si vuole. Di fatto chi ha preso il potere è stato un personaggio che è apparso più degli altri. Apparire significa essere, per qualcuno che è, se così si può dire, più semplice; votare una persona che appare di più, che conosci con nome e cognome, che magari ha fatto passare un'immagine di sé vincente, per taluni è preferibile, piuttosto che votare qualcuno che si conosce meno, che ha minor visibilità. Dietro alla cultura vi è sempre un disegno politico. Il livello culturale, in Italia, si è abbassato rispetto a trent'anni fa, ma anche a livello di censura. una volta, negli anni '70 si potevano dire in televisione delle cose che adesso non si possono più dire, poiché ti censurano.
D. Ovviamente chi è a ciò preposto fa sembrare che così non è…
R. Ma lo è. Loro per propaganda dicono che non è così, ma uno come Beppe Grillo ne ha pagato le conseguenze; Grillo è uno che è uscito fuori dalla televisione perché diceva certe cose, poi per sua "Tigna personale", secondo me, adesso, poiché dal mio punto di vista vive nel rancore, cerca ora politicamente di realizzare il suo sogno: andare al posto di quelli che lo hanno cacciato trent'anni fa. Questo è tutto un gioco di potere: la cultura purtroppo è l'arma in più per cercare di vivere in un Paese più civile possibile. Se loro te la nascondono, facendoti vedere il più possibile "Il grande fratello", "L'Isola dei famosi", "Amici", trasmissioni in cui, signore di cinquant'anni vanno lì a dire la loro sulle corna del marito si finisce per essere annichiliti con stupidaggini. Tu quel tempo che potresti dedicare alla lettura di un grande classico, di Shakespeare, piuttosto che alla visione di un bel film di Michelangelo Antonioni, lo dedichi alla visione di una cosa stupida, la stupidità è contagiosa, quindi vedere una cosa stupida rende meno intelligenti e, se ci si fa vincere si perde.
D. I cosiddetti talent, inoltre, fanno passare l'idea che basti davvero poco per diventare famosi…
R. Lo so, spesso questi ragazzi sono quasi dei cloni, che durano una stagione. Mi parlava un amico discografico di un ragazzo che ha vinto Sanremo pochissimo tempo fa e che è già finito. Eppure ha vinto Sanremo, due o tre anni fa. Tentano di spingerlo, senza grandi esiti. Si tratta di fenomeni che il pubblico percepisce televisivamente ma l'anno dopo ne vuole subito degli altri. Questo per la produzione è anche estremamente vincente, perché una cosa è fare una trasmissione in cui hai, ad esempio, otto attori famosi che devi pagare, altro è realizzare un programma in cui i ragazzi non vengono pagati, li fai diventare dei divi, l'anno successivo non tornano, ma ne prendi degli altri. Il pubblico è ormai abituato: vede quello che vince "X factor" dopo un po' passa. Tra questi, ogni due o tre anni, può anche uscire uno che resti, si pensi a Noemi. Ma per una Noemi vi sono che so io 150 altri ragazzi che hanno partecipato a quella trasmissione e non lavorano. Si tratta dunque di trasmissioni un poco illusorie. Io in generale  credo che debba esservi quel tipo di trasmissione, però mi devi dare egualmente anche degli approfondimenti su altro: ben vengano, infatti, le trasmissioni che facevano sui libri, su un certo tipo di musica, oppure Saviano. Occorre dare tutto, offrire la possibilità di scegliere. Bella la trasmissione di Fabio Fazio, bella la trasmissione che conduceva Serena Dandini, che oltre a portare sul suo divano un attore famoso, portava anche un premio Nobel. Occorre far comprendere al pubblico che esiste tutto un mondo. È necessario far passare alle persone l'idea democratica che contiamo qualcosa e che, comunque, all'interno del Paese, possiamo avere un peso, perché siamo il 99% delle persone, siamo coloro che possono cambiare le cose. Ma in realtà se tu stesso comunichi che tanto le cose non le puoi cambiare, la gente finisce per crederci e non le cambia.
D. Hai fatto cenno al tuo ultimo film, a cosa altro stai lavorando?
R. Principalmente ho lavorato al film, mi piacerebbe tornare a lavorare per l'Unione Italiana dei Ciechi.
D. Lo farai presto infatti.
R. Sì, vi è un progetto per una cosa da realizzare insieme. Ne stiamo parlando, mi auguro di poter realizzare qualcosa per voi. Per il resto il film e a teatro vi è questa tourneè di uno spettacolo da me scritto, inoltre sto già lavorando alla scrittura di un nuovo film.
D. Puoi anticiparci qualcosa? No naturalmente.
R. No, ancora non posso, altrimenti, come dire, mi tagliano le gambe! Non lo posso ancora dire, debbo lavorarci per poterlo poi presentare alla mia produttrice e capire se le piace l'idea. Già con "Viva l'Italia" mi ha concesso di realizzare una commedia sociale, molto scomoda ma anche divertente. Il film è uno spaccato divertente del malcostume del nostro Paese dove si scherza ma… In qualche modo si presenta una fotografia dell'Italia piuttosto amara.
D. A chi ti senti di consigliare in modo particolare la visione di "Viva l'Italia"?
R. Alle persone che sono indecise su chi votare a marzo prossimo.
Massimiliano Bruno ci saluta con una promessa: non solo lavorare con noi al progetto di due filmati, ma realizzare proprio insieme a lui, la versione audiodescritta per i non vedenti di "Viva l'Italia", di cui egli stesso redigerà e leggerà il commento.
Luisa Bartolucci

Reso accessibile il servizio di home banking della Banca Popolare di Vicenza, di Nicola Ferrando

Autore: Nicola Ferrando

Abbiamo il piacere di informarvi che la Banca Popolare di Vicenza, istituto cassiere della Sede Centrale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, nono gruppo bancario italiano con più di 650 sportelli diffusi in 12 regioni, ha reso disponibile per tutti i propri clienti ciechi ed ipovedenti che utilizzano il servizio di home banking @time una chiavetta da collegare al computer per confermare le operazioni dispositive. Finora si doveva utilizzare una chiavetta che forniva un codice a sei cifre da digitare sulla tastiera del computer quando richiesto. Si tratta di un sistema chiaramente inutilizzabile da parte dei ciechi e degli ipovedenti. Molte banche hanno già adottato sistemi alternativi per consentire ai disabili visivi l'utilizzo dei servizi di home banking. La Banca Popolare di Vicenza ha scelto di fornire una chiavetta da collegare alla porta USB del computer, con un software di gestione che permette di copiare il codice di sei cifre visualizzato in quel momento ed incollarlo nell'apposito campo del servizio @time.
Per poter richiedere la sostituzione della chiavetta tradizionale con quella per PC è necessario recarsi presso la propria filiale e compilare la relativa domanda.
In caso di problemi, la circolare interna che illustra il nuovo serrvizio è la n. 7798/S.
Il Presidente
(Dott. Nicola Ferrando)

Note di viaggio a proposito dell’Assemblea nazionale dei quadri dirigenti di Tirrenia, di Claudio Romano

Autore: Claudio Romano

Durante il viaggio di ritorno da Tirrenia verso casa, anche in questa circostanza, come probabilmente sarà accaduto ad altri amici, ho cercato di fissare nella mente alcune impressioni relativamente allo svolgimento dell'importante appuntamento associativo che ha visto la presenza dei dirigenti che sul territorio vivono la fatica di rappresentare la categoria.

Non desidero fare qui particolari ragionamenti sul dibattito ma soltanto annotare alcuni pensieri senza pretese di prolungare la discussione che nella sua sede, come giusto che ci fosse, c'è stata.  Eccome che c'è stata.

Ho pensato alla lucida introduzione al dibattito del Presidente che ha offerto importanti spunti  circa le complesse caratteristiche che connotano le crisi del nostro tempo e quello che può fare l'Unione per farvi fronte  richiamando tutti alla necessità di perseguire l'unità associativa.

Confronto interno e rispetto dello statuto

Ho riflettuto sul delicato tema del confronto interno all'Unione che ha visto e non poteva essere diversamente, posizioni ed accenti diversificati; su  questo tema, sono da riscontrare con interesse, opinioni convergenti circa le ormai note incongruenze del sistema elettorale attuale per eleggere il Consiglio Nazionale; un sistema che non ha consentito nel congresso di Chianciano, alla "minoranza", di aver rappresentanti  eletti nel consiglio nazionale.
Un problema questo che a mio avviso, non ha favorito il rapporto tra chi ha vinto e chi ha perso il Congresso.
Chissà se il confronto interno, dopo questa riunione dei quadri, si potrà realizzare come sarebbe "normale" che fosse e come chiesto dall'assemblea, in primo luogo, rispettando lo Statuto.
Chissà se dopo questa assemblea nazionale dei quadri dirigenti, coloro che hanno avuto lo sguardo rivolto all'indietro, riusciranno a guardare avanti……

Integrazione scolastica e accesso al lavoro

Molte le voci che si sono alzate nel corso dell'assemblea per rivendicare integrazione scolastica e lavoro per i ciechi e gli ipovedenti:
testimonianze di oggettive difficoltà, qualche buona prassi, opinioni in ordine alle strade da percorrere, speranze e voglia di continuare a lottare.

Riorganizzazione delle strutture territoriali

Circa il previsto accorpamento delle province, non pochi gli interventi che hanno manifestato preoccupazione per le conseguenze che tale riorganizzazione amministrativa produrrà sulle nostre strutture  territoriali.
Preoccupazioni sacrosante ma perché escludere che a prescindere dalle decisioni governative, la nostra organizzazione, non avesse già la necessità di meglio organizzarsi in periferia?
Intendo dire che la predetta riorganizzazione potrebbe significare una positiva razionalizzazione delle risorse che sono in campo sul territorio affinché ci si debba occupare meno di burocrazia per essere nelle condizioni di offrire più servizi qualificati e dare maggiore tutela a tutti i disabili visivi italiani.

Senso di appartenenza

Da sempre, l'assemblea nazionale dei quadri dirigenti, consente anche ad un discreto osservatore, di misurare "il polso" organizzativo ed umano della nostra articolata e complessa organizzazione.
Un "polso" che senza retorica, ho sentito vivo e consapevole del valore delle pesanti difficoltà dell'oggi ma che ha in sé il condividere un forte e maturo senso di appartenenza; condizione questa per guardare con ragionevole fiducia al futuro.
A dimostrazione della voglia di futuro, l'assemblea ha manifestato la volontà che l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti partecipi con convinta determinazione alla protesta dei cittadini con disabilità del 31 ottobre con la parola d'ordine "cresce il welfare, cresce l'Italia".

Ora, archiviata l'assemblea di Tirrenia, si torna al lavoro ed …… alla lotta.

Claudio Romano

Progetto LIA, di Tommaso Daniele

Autore: Tommaso Daniele

Cari amici,
nell'ambito del Progetto LIA – Libri Italiani Accessibili, curato dall'Associazione Italiana Editori (AIE), con la collaborazione dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, e finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, all'interno del "Fondo in favore dell'editoria per ipovedenti", la nostra associazione, organizza un corso per formatori della durata di 2 giorni.

Alla fine del percorso, saranno tremila i titoli di narrativa e saggistica  completamente accessibili che potranno essere utilizzati da ciechi ed ipovedenti.

Tra i primi editori ad aver aderito possiamo citare: Iperborea, Mondadori, Giunti, Sonda, RCS, Polillo, Minimum Fax, Il Mulino, GeMS, Laterza, Zanichelli, Rubbettino ed E/o edizioni: tutti gli ebook saranno riconoscibili grazie al bollino LIA e potranno essere acquistati sia sulla libreria LIA, online da fine anno, e sia sulle altre librerie online che, nel corso del tempo, aderiranno.

A questo proposito, dovendo poter leggere i libri sui principali dispositivi mobili e da tavolo, si rende necessario formare due persone per ogni regione delle quali almeno uno ipovedente, con l'intenzione di trasferire sul territorio conoscenze e usabilità del libro accessibile.

I prescelti, dovranno essere capaci di utilizzare un personal computer e di avere conoscenza dei dispositivi mobili di Apple e quelli con sistema operativo Android.

Prego quindi i presidenti regionali o eventuali interessati, di far pervenire presso la nostra sede, entro 30 giorni, l'interesse a partecipare, accompagnato da una breve relazione sulle conoscenze degli strumenti di cui sopra.

Un gruppo di lavoro, provvederà a selezionare i nominativi che saranno ritenuti piu' idonei.

Le spese di partecipazione al corso, saranno a carico dell'organizzazione.

Documenti e curricula degli interessati aventi come oggetto: "Progetto Lia, richiesta di partecipazione al corso di formazione", dovranno essere inviati al seguente indirizzo e-mail: centroricercascientifica@uiciechi.it.

Per maggiori dettagli sul progetto, si consiglia di visitare il sito dello stesso all'indirizzo:

www.progettolia.it

Cordiali saluti

Il Presidente Nazionale
Prof. Tommaso Daniele

Non vedenti e ipovedenti: un’intera libreria online per loro, grazie al Progetto LIA, a partire dai libri dei vincitori di Strega e Campiello 2012, Redazionale

Autore: Redazionale

I primi titoli già sotto test (di accessibilità)

Ci sarà il libro di Piperno, vincitore del Premio Strega, in versione accessibile, ma anche il titolo di Carofiglio finalista della cinquina, il libro di Carmine Abate vincitore del Premio Campiello, il bestseller di Gramellini, il Pirata Long John Silver di Björn Larsson, il Pulitzer Jennifer Egan e anche L'eleganza del riccio di Muriel Barbery. Senza dimenticare il dizionario bilingue uomo-animali di Jeffrey Masson e, per i più piccoli, il Premio Andersen Aidan Chambers. Sono solo alcuni dei primi ebook che saranno disponibili a fine anno in versione accessibile anche per ipovedenti e non vedenti grazie al Progetto LIA – Libri Italiani Accessibili, curato dall'Associazione Italiana Editori (AIE), con la collaborazione dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, e finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, all'interno del "Fondo in favore dell'editoria per ipovedenti e non vedenti".

Tremila i titoli di narrativa e saggistica che saranno disponibili a regime, tanto per cominciare. Tra i  primi editori ad aver aderito Iperborea, Mondadori, Giunti, Sonda, RCS, Polillo, Minimum Fax, Il Mulino, GeMS, Laterza, Zanichelli, Rubbettino ed E/o edizioni: tutti gli ebook saranno riconoscibili grazie al bollino LIA e potranno essere acquistati sia sulla libreria LIA, online da fine anno, sia sulle altre librerie online aderenti.

Il progetto si propone infatti di aumentare l'attuale disponibilità sul mercato di ebook in versione accessibile per persone non vedenti e ipovedenti nel rispetto dei diritti degli autori e degli editori. Le ricadute risultano significative se si pensa che in Italia vivono circa 362mila non vedenti e circa un milione e mezzo di ipovedenti (dati Istat 2010) e la tendenza all'invecchiamento della popolazione amplificherà in modo rilevante il problema.

Tutte le informazioni sul progetto sono disponibili sul sito (online in italiano e in inglese)

 HYPERLINK "http://www.progettolia.it"

www.progettolia.it

Il sito, realizzato secondo le normative vigenti in tema di accessibilità, è pienamente accessibile a non vedenti e ipovedenti, che possono navigarvi in maniera autonoma utilizzando le proprie tecnologie assistive come screen reader, display braille e videoingranditori.

Il sito informativo di LIA – per raccontare cosa è e cosa permetterà il progetto -, è solo l'anticipo di quella che poi sarà la vera e propria libreria online integrata con gli attuali processi distributivi utilizzati per la vendita degli ebook: "Il portale LIA – ha spiegato la coordinatrice del progetto, Cristina Mussinelli di AIE – garantirà entro fine anno un modo, all'avanguardia a livello internazionale, per far leggere i libri a tutti e per mettere insieme il mondo editoriale e gli utenti con disabilità visive. Il carattere strategico del progetto sta proprio nell'essere riusciti a coinvolgere e far dialogare tutti i soggetti interessati: questo non tutela a monte solo gli editori ma, grazie al "bollino LIA", costituirà una garanzia di riconoscibilità anche per gli utenti, che potranno acquistare le opere scelte sulle varie librerie che aderiranno al progetto".

Il Presidente Nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Tommaso Daniele, nel confermare l'adesione e collaborazione al progetto LIA ha ribadito: "Il  progetto LIA, che si avvia in modo esemplare alla sua piena realizzazione, consentirà ai disabili visivi l'accesso alle novità editoriali in tempo reale e con una ampiezza finora impensabile".

Milano, ottobre 2012

Per tutte le info sul progetto:
 HYPERLINK "http://www.progettolia.it"
www.progettolia.it

LEGGE DI STABILITA’: NUOVO PESANTE ATTACCO AL TERZO SETTORE, Redazionale

Autore: Redazionale

COMUNICATO STAMPA DEL FORUM TERZO SETTORE
 
Roma 15 ottobre 2012
"Dalle prime anticipazioni, il nuovo provvedimento del Governo, che muove dall'esigenza di pareggiare le finanze pubbliche, rappresenta un ulteriore e insensato attacco a tutto il terzo settore con ricadute gravissime per  la vita dei cittadini più deboli." Così Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore, fortemente preoccupato per le misure contenute nella bozza del testo di Legge di Stabilità 2013.
Tre in particolare gli aspetti preoccupanti – secondo il Forum – che avranno pesantissime ricadute sul non profit italiano: l'aumento dell'Iva per le cooperative sociali che passa dal 4% al 10%, la riduzione delle  detrazioni fiscali e la tassazione delle indennità risarcitorie.
Aumentare l'Iva di 6 punti percentuali sulle cooperative di tipo "A", quelle che si occupano di infanzia, anziani, assistenza domiciliari, disabilità, tossicodipendenza, significa impedire la prosecuzione delle loro attività e minare profondamente il welfare della sussidiarietà, quello che coinvolge le organizzazioni del  privato sociale anche nella realizzazione dei servizi essenziali che le istituzioni pubbliche non sono più in grado di erogare. A fronte di un gettito finanziario di entità assai modesta, il provvedimento porterà ad una ulteriore riduzione dei servizi sociali, costi più elevati, meno posti di lavoro e una crescita del sommerso.
L'abbassamento del tetto massimo per le detrazioni a 3.000 euro all'anno a partire da subito, e quindi con  effetti retroattivi già dal 1 gennaio 2012, da un lato rompe il patto di fiducia tra Stato e cittadini, dall'altro riduce l'entità della riduzione dell'Irpef.
Sale inoltre da 129 a 250 euro la franchigia per le erogazioni liberali a favore delle Onlus con l'effetto di disincentivare le donazioni proprio in un momento in cui ce ne sarebbe maggiore bisogno, proprio per finanziare le attività sociali così colpite dai provvedimenti governativi. La stragrande maggioranza delle donazioni nel nostro paese sono infatti di entità modesta, al di sotto della nuova soglia della franchigia.
Gravissima anche la misura secondo la quale tutte le indennità risarcitorie, assegni di invalidità, indennità di accompagnamento, etc. diventerebbero imponibili ai fini IRPEF per chi ha redditi che superano i 15mila euro. Una situazione paradossale che vedrebbe lo Stato concedere un aiuto, per poi tassarlo.
"Ci troviamo di fronte  – conclude il Portavoce – ad una iniziativa che colpisce ancora una volta le fasce più deboli di cittadini e tutte le attività sociali in spregio al principio di equità più volte proclamato. Di fronte alla numerose manovre finanziarie che si sono succedute ci siamo più volti domandati qual è l'obiettivo di questo Governo. Abbiamo ascoltato alla Conferenza del Volontariato de L'Aquila, il Ministro Fornero sull'importanza delle attività di volontariato nella crisi del nostro sistema di welfare: i provvedimenti varati ieri sembrano andare nella direzione diametralmente opposta. Dobbiamo prendere atto che si vuole demolire quel poco che rimane del nostro welfare e stroncare le organizzazioni sociali  che tanto stanno facendo per il Paese? Chiediamo al Governo di fare retromarcia."
 

COMUNICATO STAMPA FAND, Redazionale

Autore: Redazionale

Mobilitazione FAND:  la Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità aderisce alla manifestazione "Cresce il Welfare, cresce l'Italia"

Il Comitato Esecutivo e l'Assemblea Generale FAND – convocati in riunione straordinaria  il  17 ottobre 2012 per discutere i provvedimenti riguardanti la disabilità  e l'assistenza contenuti nel disegno di Legge di Stabilità- ritengono che tali provvedimenti siano ancora penalizzanti nei confronti di alcune categorie di disabili, come gli invalidi per servizio.
 Pertanto, gli organi FAND hanno deciso di proseguire la mobilitazione dei propri associati ed aderire alla  manifestazione di difesa dello Stato sociale "Cresce il Welfare, cresce l'Italia"  già in programma a Roma per il prossimo 31 ottobre.
Infatti, dopo i continui tagli dei trasferimenti alle Regioni e agli Enti locali e l'ulteriore restrizione della  spesa sanitaria che hanno già causato la diminuzione dei servizi alle persone con disabilità e ai non autosufficienti,  il Governo con alcuni dei provvedimenti contenuti ha di fatto  rimesso in discussione le politiche sociali e i diritti di cittadinanza del nostro Paese.
La FAND, consapevole del forte disagio economico e sociale  vissuto quotidianamente da migliaia di disabili e dalle loro famiglie,  intende condividere gli  obiettivi di maggiore equità  e coesione sociale dichiarati dagli organizzatori della manifestazione prevista per il  31 ottobre.
Pertanto, la Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità, che riunisce ANMIC, ANGLAT, ANMIL, ARPA, ENS, UIC ed UNMS,  parteciperanno con una folta rappresentanza, alla mobilitazione nel segno dell'unità di intenti dell'associazionismo dei disabili di fronte all'emergenza sociale del Paese.
Le associazioni FAND, pur apprezzando il ripensamento del Governo in materia di permessi della Legge 104 e in materia di tassabilità delle pensioni di invalidità, intendono tuttavia difendere e promuovere  le molteplici  necessità del mondo della disabilità in materia di  non autosufficienza,  lavoro, integrazione scolastica, sanità, e riabilitazione  protesica.
Il  salvataggio e la ripresa economica del Paese non possono essere pagati dalla cancellazione del Welfare.