Tommaso Daniele Presidente Onorario, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Ho il piacere di comunicare che il Consiglio Nazionale, riunito a Tirrenia il 12/13 aprile u.s., in forma solenne, ha conferito a Tommaso Daniele il titolo di Presidente Onorario

– per l’impegno impareggiabile profuso nel corso degli anni della propria presidenza
– per il miglioramento delle condizioni di vita dei ciechi e degli ipovedenti italiani
– per i risultati ineguagliati conseguiti dall’Unione sotto la sua guida.

Il Presidente Onorario, Tommaso Daniele, avrà facoltà di intervenire, dietro semplice invito, con pieno diritto di parola, alle riunioni degli organi associativi su tutto il territorio nazionale.
Cordiali saluti.
Mario Barbuto
Presidente Nazionale

 

Ordine del Giorno del Consiglio Nazionale Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, p. Il Consiglio Nazionale, Il Presidente Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Il Consiglio Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, riunito in data 12/13 aprile 2014, in merito alla trasmissione televisiva di RAI UNO “L’Arena”, del 6 aprile scorso, condotta dal giornalista Massimo Giletti, protesta vibratamente per le modalità di conduzione, apparse poco chiare e piuttosto superficiali che rischiano di diffondere false informazioni ed errati convincimenti nel pubblico dei telespettatori relativamente ai delicati temi dei cosiddetti “falsi ciechi” e addirittura del diritto a percepire l’indennità di accompagnamento.

Il Consiglio, inoltre, esprime sconcerto e disappunto per le modalità poco professionali con le quali è stata esclusa dalla trasmissione la presidenza nazionale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, cioè la maggiore organizzazione di rappresentanza di ciechi e ipovedenti in Italia, deputata per legge a tutelarne gli interessi morali e materiali.

Il Consiglio, pertanto, chiede che venga ripristinata quanto prima la più corretta informazione sul tema, secondo le finalità di servizio pubblico svolto dalla RAI, offrendo all’Unione e ad altri soggetti che si ritenga utile aggiungere, un adeguato spazio televisivo tramite il quale poter fornire al vasto pubblico   le informazioni più ampie e complete, nel rispetto della dignità di tutti e a tutela di una fascia di cittadini posta oggi sotto accusa nella trasmissione in parola, con una faciloneria tanto semplicistica, quanto inaccettabile.

p. IL CONSIGLIO NAZIONALE
Il Presidente – Mario Barbuto

 

Colpo di scena: sconfessata la linea politica dell’ex presidente dimissionario prof. Daniele in occasione della elezione del nuovo presidente, di Vincenzo D’Alberto e risposta di Mario Barbuto, Presidente Nazionale

Autore: Vincenzo D'Alberto e risposta di Mario Barbuto, Presidente Nazionale

La linea politica e di programmazione decisa dal Congresso Nazionale e che si sarebbe dovuta concludere l’anno prossimo al termine dei 5 anni, è stata praticamente sconfitta e rinnegata dagli stessi Dirigenti che l’avevano scelta e votata Si chiude un 25ennio di storia associativa all’insegna del lungo periodo Daniele e Co. E’ quanto è emerso dal risultato della elezione a Presidente nazionale dell’Unione che ha visto contrapposti l’Avv. Terranova (continuatore della linea programmatica Daniele) e il Dott. Barbuto (oppositore storico della linea Daniele e Unione).
Sta di fatto che la linea è stata minata soprattutto dall’interno della Direzione N. tradendo così lo spirito congressuale e i risultati raggiunti sul piano dell’unità associativa e dei programmi, per mero opportunismo di maniera e di trasformismo.
Si apre un periodo difficile e pieno di incognite sul futuro dell’ Unione, che un primo risultato lo ha già raggiunto: si presenta spaccata all’opinione pubblica. Si ringrazia per l’ospitalità!

Un giovane aspirante Socio Vincenzo D’Alberto
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Caro Vincenzo,
ogni opinione, naturalmente, deve avere diritto di cittadinanza e spazio sui nostri mezzi di comunicazione.

I tuoi argomenti mi offrono l’occasione per chiarire a te, e a eventuali pochi altri, che non esiste alcuna spaccatura della nostra Unione dinanzi all’opinione pubblica.

Abbiamo proceduto secondo le indicazioni statutarie, esattamente come si fece ventotto anni fa, quando fu eletto per la prima volta il presidente Daniele.

Non riesco a leggere alcun “mero opportunismo” nell’episodio, ma più semplicemente una leale competizione tra due candidati che ha dato un risultato chiaro, consentendo la prosecuzione del cammino intrapreso non già quattro anni fa, ma ben novantaquattro anni or sono, cioè quando l’Unione è stata fondata per difendere e tutelare i diritti dei ciechi italiani.

Chiunque sia e sarà in futuro il presidente e il gruppo dirigente nazionale, nessuno si sognerà mai di venir meno a questo mandato, ricevuto dai padri fondatori e continuato con successo e onore fino a oggi.

Ti ringrazio e ti auguro ogni bene, con l’auspicio che tu abbia, nel frattempo, trasformato il titolo di “aspirante” in socio effettivo.

Se così è, benvenuto nella nostra grande famiglia.

Mario Barbuto
Presidente

UNA BUSSOLA PER ORIENTARSI- Da figli disabili a figli con disabilità, di Katia Caravello

Autore: Katia Caravello

UNA BUSSOLA PER ORIENTARSI
Rubrica per genitori.

Nell’articolo di oggi rifletteremo su come le parole che si utilizzano per definire una data situazione possano avere risvolti inaspettati.
Quando nasce un figlio con una qualsiasi disabilità – o comunque nel momento in cui essa diventa evidente – per il genitore la realtà si modifica in maniera radicale ed irreversibile: quello che ha di fronte non è più il proprio figlio, la persona in quanto tale viene spazzata via e rimane solo un cieco, un ipovedente, un sordo, un paraplegico e via dicendo. Ciò non accade consapevolmente, non avviene per cattiveria o per chissà qual altra attitudine negativa, ma è la conseguenza dello sconcerto e della paura che si provano quando la disabilità irrompe nella vita della famiglia.
Definire il proprio figlio “disabile” significa imprigionarlo in una condizione assai più invalidante di quella conseguente al deficit sensoriale, fisico o cognitivo di cui è portatore. E’ per questo motivo che l’utilizzo dell’espressione “figlio (o persona) con disabilità, invece di “figlio (o persona) disabile”, non è una sottigliezza linguistica, la semplice aggiunta di una preposizione e la sostituzione di un aggettivo con un sostantivo, ma è solo la presa d’atto della situazione. Descrivere il proprio figlio come “persona disabile” è come definirlo utilizzando una sineddoche (figura retorica che si ha quando si usa la parte per il tutto), è come dire “Inghilterra” anziché “Regno Unito” o “scafo” invece di “nave”: è innegabile che la disabilità sia una parte della persona che ne è portatrice (così come l’Inghilterra è una parte del Regno Unito e lo scafo della nave), ma non deve essere l’unico elemento che la identifica.
Utilizzare l’espressione “figlio con disabilità” significa andare oltre, accettare il deficit del proprio bambino/ragazzo, riconoscendogli lo status di persona al di là di esso; contrariamente, egli imparerà a leggere la realtà che lo circonda attraverso la lente della disabilità, attribuendo ad essa il potere di pervadere ed influenzare ogni aspetto della sua vita.

La disabilità pone evidentemente ed innegabilmente dei limiti, ma il pericolo di far coincidere la parte con il tutto-quindi il figlio con la sua disabilità-è quello di portare i genitori ad essere iperansiosi ed iperprotettivi, ossia eccessivamente preoccupati per l’incolumità fisica ed emotiva del figlio e, conseguentemente, il figlio una persona insicura, che non si sente in grado di fare nulla, che non si cimenta in attività nuove perché ha paura di farsi male e/o di vivere un fallimento, una persona eccessivamente egocentrica e con una bassa tolleranza alla frustrazione.
Pur essendo vero che la disabilità pone delle limitazioni nella capacità di compiere delle attività nel modo e nell’ampiezza considerati normali per un essere umano, non bisogna fare l’errore di negarla o anche solo di ignorarla. Vivere rifiutando di ammettere che il proprio figlio ha dei limiti nello svolgere alcune azioni o presenta delle anomalie nel proprio comportamento non lo aiuta, ma anzi lo espone a rischi e a frustrazioni inutili; il genitore che respinge o ignora il problema fisico o psichico del proprio figlio tenderà ad essere ipercritico-notando ed ingigantendo gli errori da lui commessi, senza mai accorgersi, incentivare o rinforzare i comportamenti positivi-o perfezionista-considerando sbagliato tutto ciò che non è perfetto al 100%, con il risultato che il bambino/ragazzo crescerà con un basso livello di autostima, avendo paura di essere disapprovato, con la convinzione di valere qualcosa e di essere degno dell’affetto altrui solo se eccelle in tutto quello che fa e, soprattutto, considerando una catastrofe la possibilità di sbagliare.
La disabilità non va negata ma accettata, solo così sarà possibile riconoscere, come è giusto che sia, al proprio figlio pregi e difetti, capacità e limiti, gratificandolo o punendolo in base all’adeguatezza del suo comportamento (questo fa sì che il figlio non tenda, per non rischiare di deludere i genitori, a delegare ed affidare completamente ad essi la tutela della propria cura e sicurezza e non sia passivo nei confronti di tutto ciò che lo circonda).
Concedetemi di concludere questo articolo parlando più da persona con disabilità che da psicoterapeuta. La disabilità non è certo una bella cosa, la vita è sicuramente più complicata, ma è anche una fonte di grandi soddisfazioni quando, magari dopo diversi tentativi e anche qualche fallimento, si riescono a superare con successo le sfide quotidiane. Trovo inoltre che l’aver bisogno, almeno in alcuni casi, dell’aiuto degli altri dia anche l’occasione per rendersi conto che il mondo non è popolato solo da brutte persone, che disprezzano il prossimo e che pensano solo a se stesse, ma che, al contrario, ve ne sono tante altre (a parer mio la maggioranza) pronte ad aiutare chi è in difficoltà: riempie il cuore ricevere aiuto da perfetti sconosciuti, che a volte fanno tenerezza tanto sono imbarazzati ed impacciati perché non sanno come aiutarti e magari lo fanno in maniera goffa, ma con un’autentica voglia di essere utili.
Dico ai genitori: educate i vostri figli ad apprezzare le piccole cose, a ridere anche dei propri ed altrui piccoli disastri… e vedrete che cresceranno nutrendo fiducia in sé, essendo capaci di affrontare le difficoltà ed avranno una vita serena, appagante e piena di tanti bei momenti.

Dott.ssa Katia Caravello
Psicologa-Psicoterapeuta. Opera in Lombardia nell’area della disabilità visiva, lavorando con ragazzi ciechi e ipovedenti e con i genitori. Componente del Gruppo di Lavoro per il Sostegno Psicologico ai Genitori dei ragazzi ciechi e ipovedenti.
e-mail: caravello.katia@gmail.com

 

l’U.I.C.I. insieme al MiBACT per garantire l’accesso alla cultura ai ciechi e agli ipovedenti, Redazionale

Autore: Redazionale

Il Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS, Mario Barbuto e il Direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del MiBACT, Anna Maria Buzzi, hanno sottoscritto, il 9 aprile, un Protocollo d’Intesa finalizzato a promuovere e monitorare attività di studio e ricerca, nonché interventi tangibili nel settore dell’educazione al patrimonio culturale, della pedagogia del patrimonio, della didattica speciale e dell’accessibilità. Ciascuna delle Parti metterà a disposizione il proprio bagaglio di competenza ed esperienza nel settore.

“La sottoscrizione del Protocollo d’Intesa con la Direzione Generale del MiBACT – ha detto Mario Barbuto – è motivo di particolare soddisfazione perché giunge a meno di un mese dalla mia nomina a Presidente dell’U.I.C.I.. Sono consapevole che ci aspettano dure battaglie di civiltà per affermare il diritto di accesso alla cultura dei ciechi e degli ipovedenti. Mi hanno tuttavia confortato l’impegno e la vicinanza assicurati dal Direttore generale che si è messa a disposizione per pianificare insieme, nei tempi più brevi possibili, modalità e tempi degli interventi atti ad assicurare pari opportunità nell’accesso ai luoghi della cultura statali”.

“Il Protocollo – ha detto Anna Maria Buzzi – è una nuova importante assunzione di responsabilità in un settore che da anni ci vede impegnati come Ministero. Ad esso seguirà una serie di iniziative concrete che, grazie al documento che oggi abbiamo sottoscritto, saranno messe a sistema per una maggiore efficacia e incisività nel favorire l’accessibilità dei luoghi della cultura su scala locale e nazionale. La Direzione Generale, attraverso il Centro per i servizi educativi del museo e del territorio, sarà in prima linea in questa importante operazione culturale, sociale e di civiltà”.

Roma, 9 aprile 2014

Massimo Giletti- Un Naso Lungo Da Pinocchio -Comunicato Stampa, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

UNIONE ITALIANA CIECHI E IPOVEDENTI – PRESIDENZA NAZIONALE

Questa Presidenza Nazionale esprime profondo rammarico e vivo sconcerto per le modalità con le quali è stata organizzata la trasmissione televisiva “L’ARENA” condotta da Massimo Giletti e andata in scena ieri, domenica 6 aprile 2014.

La faziosità e la superficialità con le quali Giletti aveva già affrontato in passato l’argomento dei “falsi ciechi” ci erano note.

Oggi però dobbiamo aggiungere una nuova perla al ricco curriculum di Giletti: la falsità.

Da giorni, infatti, questa presidenza era stata invitata a partecipare alla trasmissione in parola per domenica 6  aprile; salvo ricevere, giovedì 3 aprile,  una telefonata dalla redazione RAI di Giletti, con la quale ci veniva comunicato uno spostamento ad altra data.

Con sorpresa, invece, la trasmissione è andata in onda e forse qualcuno avrà potuto notare come il naso di Giletti si fosse già allungato un po’, a causa della bugia che ci era stata detta al solo scopo, dobbiamo ritenere, di lasciar fuori l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti da un confronto che il nostro valente conduttore ha sempre inteso condurre a senso unico e a modo suo.

Ci domandiamo se i dirigenti RAI, reputano forse opportuno trattare un argomento come “i falsi ciechi” tenendo fuori, intenzionalmente, la più grande e rappresentativa associazione di categoria. L’unica, per legge e per rappresentatività, ad avere il Diritto di essere interpellata e ascoltata sul tema, per portare all’attenzione del grande pubblico la voce vera degli interessati.

Con pacata fermezza, questa Presidenza Nazionale chiede alla RAI un sollecito atto riparatore che permetta di trattare il delicato argomento dei “falsi ciechi” nel modo più corretto, a tutela delle persone coinvolte e nell’interesse di una informazione completa, come è legittimo attendersi da un servizio pubblico.

Al signor Giletti, l’invito a non essere “falso” per il futuro, pena l’allungamento del suo naso, con grave danno per la sua immagine televisiva.

‘Conversazioni d’arte’ ‘Cinque passi nella scultura, dall’antico al contemporaneo’ – Dalla scultura arcaica alla scultura classica 8 Aprile 2014 – ore 15.30-18.00, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

I settori Informazione e Comunicazione, Stampa Sonora e Libro Parlato, in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale – Servizio II – Centro per i Servizi Educativi del Museo e del Territorio e dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi, nell’ambito del nuovo ciclo di trasmissioni on-line sul tema: “Cinque passi nella scultura, dall’antico al contemporaneo”, organizzano per martedì 8 aprile, con inizio alle ore 15,30 e termine alle ore 18.00, un incontro dal titolo “Dalla scultura arcaica alla scultura classica”.
Si tratta di un nuovo ciclo di trasmissioni attraverso il quale ci si propone di raccontare, mediante l’analisi di indiscussi capolavori, le tappe fondamentali della scultura dalle prime espressioni arcaiche tendenti al raggiungimento di una rappresentazione a tutto tondo della figura umana fino all’abbandono stesso della forma o alla sua totale rivisitazione in chiave contemporanea.
Le prime due puntate saranno dedicate alla scultura antica: la prima incentrata sul periodo arcaico (VII-VI sec. a.C.) e classico (V-IV sec. a.C.), la seconda su quello ellenistico (III-I sec. a.C.) e romano.
La descrizione delle sculture più note tra cui il Discobolo di Mirone, i Bronzi di Riace, il Pugilatore in riposo, l’Augusto di Via Labicana e la lettura di brani tratti dagli scritti di autori antichi come Pausania e Plinio il Vecchio, saranno i principali strumenti per narrare lo sviluppo tecnico ed artistico della rappresentazione scultorea, lasciando emergere al contempo i valori estetici e formali che furono alla base della civiltà classica.
Nel focus della trasmissione, riservato alla presentazione di percorsi culturali e museali accessibili anche alle persone con disabilità visiva, si presenterà l’offerta del Polo museale della città di Roma.
Alla trasmissione, condotta da Luisa Bartolucci, prenderanno parte Francesca Licordari, della soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, Michele Di Monte, della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma ed Elisabetta Borgia del Centro per i servizi educativi del museo e del territorio, Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale – MiBACT.
Gli ascoltatori potranno scegliere diverse modalità di intervento: tramite telefono contattando durante la diretta i numeri 06.69988353, 066791758 o inviando e-mail, anche nei giorni precedenti la trasmissione, all’indirizzo diretta@uiciechi.it o ancora compilando l’apposito form della rubrica “Parla con l’Unione”.
Per collegarsi sarà sufficiente digitare la seguente stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp.
Il contenuto delle trasmissioni potrà essere riascoltato sul sito di S’ed on line all’indirizzo www.sed.beniculturali.it, sul sito della Direzione Generale per la Valorizzazione www.valorizzazione.beniculturali.it e sul sito dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti all’indirizzo www.uiciechi.it/ArchivioMultimediale nonché in podcast tramite il nuovo portale giornale.uici.it.
Vi attendiamo numerosi!
Si pregano le strutture in indirizzo di dare la massima diffusione alla presente circolare e di favorire nelle sezioni la creazione di folti gruppi di ascolto.

Mario Barbuto
Presidente Nazionale

Intervista a Mario Barbuto, Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, di Luca Ajroldi

Autore: Luca Ajroldi

D.: Presidente, qual è stato il suo primo pensiero dopo l’elezione?

R.: L’enorme responsabilità di gestire un’associazione così grande e così importante.

D.: Questo le ha fatto paura?

R.: No, non mi ha fatto paura. Però è stato un pensiero che mi ha dato il senso della responsabilità. Diventare il Presidente di questa grande associazione che vive da 95 anni e che ha accumulato valori, acquisito obiettivi, conquistato traguardi che abbiamo il dovere prima di tutto di tutelare per poi, possibilmente, spostare l’asticella ancora un po’ più in là.

D.: Presidente quale sarà la Sua parola d’ordine?

R.: Le parole d’ordine saranno tre: efficacia, efficienza, risultati.

D.: Qual è il cammino che si è proposto di portare avanti per l’Unione Italiana Ciechi e ipovedenti in una situazione oggettivamente di grande crisi come quella che stiamo vivendo oggi in Italia, con politiche che spesso infieriscono sempre di più sulla pelle dei più deboli?

R.: L’obiettivo generale è garantire, sempre di più, il diritto di cittadinanza alle persone non vedenti ed alle persone ipovedenti per renderli pari tra pari, cittadini con la loro dignità come tutti i cittadini. Sembra l’affermazione di una banalità, che la nostra Costituzione già riconosce, ma ancora, oggi troppo spesso, ciò non avviene nella vita quotidiana. La nostra Unione vive e funziona perché può contare su 50.000 iscritti e ha sezioni in tutto il territorio nazionale; molte di queste sezioni però oggi sono in difficoltà per ragioni anche finanziarie e noi le vogliamo aiutare.
Inoltre, capisco bene che occorre allargare anche l’orizzonte delle possibili risorse economiche, che non possono più dipendere solamente dall’intervento pubblico ma che devono incrementarsi anche con azioni diverse, come il 5×1000, la raccolta fondi, la partecipazione a progetti europei. Il tutto ovviamente deve essere finalizzato alla creazione di una sempre maggiore opportunità di servizi, da quelli più classici ma fondamentali, quali l’istruzione, la possibilità di lavorare e di avere diritto a una vita dignitosa dopo il lavoro per le persone anziane, ma anche la possibilità di avere accesso a sempre nuovi strumenti tecnologici per comunicare.

D.: Non ha il timore che l’avanzare della tecnologia, in realtà emargini il non vedente invece di aiutarlo a crescere?

R.: No, non credo ci possa essere questo rischio, anche se è vero che molte soluzioni tecnologiche non sono progettate secondo i canoni dell’accessibilità. Faccio solo un esempio, la radio: il semplice apparecchio radiofonico, che per tanti decenni è stato uno degli amici più fedeli delle persone non vedenti e ipovedenti, oggi, per funzionare, ha spesso modalità di gestione totalmente digitali, con display a sfioramento; ed è vero, questo ne rende molto più complicato il suo utilizzo. Basterebbe però aggiungere una piccola sintesi vocale per guidare il non vedente o l’ipovedente e il problema sarebbe facilmente risolto. Questo è già stato fatto per esempio negli ascensori, è già stato fatto sulle scatole delle medicine con le diciture in braille, perché non si deve fare anche per la radio e altri elettrodomestici di uso quotidiano?
In ogni caso alla tecnologia dobbiamo molto. Pensiamo soltanto al fatto che oggi le persone non vedenti e ipovedenti possono leggere, regolarmente ed autonomamente, tutta la stampa quotidiana; mentre 20 anni fa, o forse anche solo 10, ne erano invece totalmente esclusi.

D.: Il Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti davanti al problema dei falsi ciechi. Cosa intende fare?

R.: Le cose da fare sono poche ma importanti. La prima: perseguire realmente coloro che abusano della condizione di cecità, ricordando però che se esiste un “falso cieco” esiste anche una commissione pubblica che lo ha classificato come cieco; quindi per estirpare il fenomeno dei falsi invalidi, il concetto di falsità andrebbe esteso e non limitato solo alla sola persona che percepisce indebitamente l’emolumento.
Secondo, occorre formare le forze dell’ordine affinché quando debbano compiere delle indagini relativamente ai falsi ciechi lo possano fare con cognizione di causa. Capita talvolta di leggere nei verbali che “la tal persona è sicuramente un falso cieco perché sta utilizzando un iPhone”: certamente chi ha scritto il verbale non sa che cosa un non vedente può fare con un iPhone.
Il terzo aspetto che io ritengo fondamentale riguarda la necessità di sviluppare una campagna di informazione che permetta davvero di far conoscere ai cittadini che cosa una persona cieca o ipovedente sia in grado di fare e come lo possa fare. Un cieco è quella persona che vive in mezzo a tutti noi, che si muove da solo, che sa camminare per strada, sa riconoscere il portone di casa sua e ci sa entrare, sa aprire la porta di casa, sa piantare un ombrellone sulla sabbia. Questi che faccio, sono tutti esempi riportati nei verbali delle forze dell’ordine e nei media a dimostrazione del fatto che una persona fosse un “falso cieco”. Ecco, se gli esempi del falso cieco sono questi, siamo fuori strada, perché queste cose i ciechi le fanno, qualcuno fa anche qualche cosa di più “pazzo”. Per esempio io stesso, quando ero un pochino più giovane, andavo in bicicletta, in strade non troppo trafficate, con un amico che mi teneva la mano sulla spalla. Cerchiamo quindi di capire bene che cosa vogliamo comunicare: chi sono i ciechi e che cosa possono fare; non siamo neppure dei fenomeni, anche se a volte ci presentano come tali solo perché, appunto, siamo in grado di utilizzare un iPhone!

D.: Beh alcuni campioni sportivi, secondo me, sono veramente dei fenomeni.

R.: Ma perché appunto sono dei campioni sportivi, non perché sono ciechi! Come è un fenomeno il mio amico Andrea Bocelli, che è un fenomeno della canzone e della lirica, però la cosa non dipende dalla sua disabilità.

D.: Lo è a prescindere!

R.: Certo, è un fenomeno a prescindere, come lo era Pavarotti, come lo è Carreras, come lo sono altri, con le loro normalità, le loro mediocrità, le loro eccellenze e le loro capacità.
Siamo un pochino stanchi – e in questo sto pensando anche alla politica – di quello che si sente dire, per esempio, quando si parla di taglio della spesa pubblica. Va bene, facciamo le valutazioni che si devono fare e tagliamo la spesa pubblica. Però per favore basta con questa storia delle spese improduttive per le persone con disabilità; le persone con disabilità sono persone con la loro dignità. Molte di queste spese, cosiddette improduttive, in realtà servono per garantire loro un’adeguata formazione; questo consentirà poi di trovare un lavoro, e lavorando diventeranno produttivi e pagheranno le tasse come tutti gli altri; dall’altro lato queste spese garantiscono l’accesso alle forniture tecnologiche consentendo loro di muoversi in modo autonomo, studiare, svolgere lavori un po’ più complessi di quelli che oggi fanno. Significa anche, per coloro che si trovano già nella terza età e in una condizione di difficoltà effettiva, avere quell’atteggiamento di riconoscenza e attenzione verso le persone più in difficoltà della nostra società. E questo non riguarda solo i ciechi, ma tutte quelle persone che, per ragioni fisiche o legate a malattie, all’età o anche per ragioni infortunistiche o semplicemente perché non hanno dei redditi elevati, si trovano in condizioni di disagio economico.
Li vogliamo buttare nella spazzatura tutti quanti? Continuiamo a chiamarle spese improduttive? Io non credo sia questo l’approccio corretto.
Se vogliamo parlare degli sprechi, è facile fare demagogia, dalle macchine di rappresentanza, i mille onorevoli, e così via… ma io credo davvero sia demagogia, e alla fine si tratterebbe comunque di piccoli risparmi, diciamoci la verità, anche se a volte stride un po’ vedere quello che si fa utilizzando i fondi del gruppo politico regionale, dall’acquisto della casa in campagna, fino ad arrivare alla biancheria e ai prodotti di bellezza…

D.: O alle feste romane….

R.: Certo, le feste e le cene. Anche se purtroppo questo non basta a salvare la spesa pubblica.

D.: Però ne salva la moralità…

R.: Certo, sicuramente darebbe più dignità e credibilità a chi deve proporre di tagliare le spese per gli altri, perché è sicuramente più accettabile tagliare la spesa pubblica se chi lo propone ha già cominciato a tagliare le sue, di spese pubbliche.
Facciamo attenzione però. Per quanto riguarda l’accertamento dell’invalidità, l’Inps dal 2009 al 2012 ha compiuto 800.000 accertamenti sulle persone che già riscuotevano la pensione, spendendo oltre 30 milioni di euro. Da queste indagini, in prima istanza, è emerso che circa il 25% di queste persone non ne avevano diritto ed è stata revocata loro la pensione, con enormi e ovvie sofferenze. Poi queste persone hanno fatto ricorso e l’Inps ha dovuto sostenere altri costi, anche per pagare gli avvocati, e le altre spese legali.
Di questi ricorsi ne ha persi il 97%. Alla fine, delle 800.000 persone sulle quali sono state svolte le indagini, solo il 3% è risultato essere un falso invalido, stiamo parlando di quattro o cinquemila persone su 800.000, ripetiamolo…
Se vogliamo risparmiare e si vogliono veramente razionalizzare le spese, lo dobbiamo fare tagliando davvero gli sprechi, la demagogia non serve a nulla.

D: Presidente, grazie e buon lavoro.

Luca Ajroldi

Genitorialità e figli con disabilità visiva in età adolescenziale, di Giovanna Virga

Autore: Giovanna Virga

Nel numero di oggi ci occuperemo di adolescenza, facendo una panoramica dei compiti evolutivi che i ragazzi devono affrontare in questo periodo della vita, prove rese ancora più difficili dalla presenza di un deficit visivo.

L’adolescenza rappresenta un periodo di passaggio, caratterizzato da profonde trasformazioni di carattere fisico e psicologico, che conducono alla maturità, propria dell’età adulta. L’inizio è facilmente riconoscibile dai cambiamenti corporei che contraddistinguono i nostri ragazzi, la fine è più difficile da individuare, in quanto spesso è sempre più prolungata nel tempo.
Gli obbiettivi da raggiungere, grazie a profondi cambiamenti interiori, sono la strutturazione della personalità, la costruzione di una identità personale e sessuale, l’organizzazione di un immagine di sé, obbiettivi questi, comuni sia ai ragazzi non vedenti che ai loro coetanei vedenti. Questo periodo di separazione dai genitori e di individualizzazione , è più sofferto nei ragazzi non vedenti, in quanto il passaggio all’adolescenza, comporta l’acquisizione di una maggiore autonomia di pensiero, sociale e personale, e l’esperienza di un ambiente non familiare, più ampio e più difficile da controllare.
Se da un lato , i genitori, hanno il desiderio di vedere crescere i propri figli, dall’altro, li preoccupano le difficoltà e i pericoli, proprie di un mondo, difficile da controllare. Per loro, infatti, i figli non sono in grado, in quanto ciechi, di prevedere in modo anticipatorio l’ambiente che li circonda, inoltre, nei genitori riaffiorano i timori che i propri figli possano non farcela ad affrontare questa delicata fase della loro vita, in loro emerge la paura che il proprio figlio in quanto cieco , non possa gestire in modo adeguato la propria sessualità oche la loro figlia cieca, non possa avere una sufficiente capacità attrattiva.
Da un reciproco sguardo passa gran parte della carica attrattiva, l’occhio e lo sguardo sono le principali zone erogene, ma non tutta la carica seduttiva passa attraverso la vista. Anche la melodia di una voce, le parole e i silenzi, sono un buon canale seduttivo. La costruzione dell’identità personale e sessuale segue gli stessi principi fisici e psicologici sia dei ragazzi ciechi , che dei loro coetanei vedenti. Le differenze sono legate alla storia di ogni individuo , alle sue caratteristiche personali e familiari e non sono da attribuire alla cecità in quanto tale, quanto piuttosto al significato che ognuno di noi dà ad essa. IL passaggio dei figli all’età adolescenziale, determina nei genitori , desideri, aspettative, ma anche ansie , paure e preoccupazioni , che spesso ostacolano la formazione di una personalità forte, prolungando il desiderio di dipendenza dei propri figli. I genitori pensano che il loro figlio in quanto cieco , sia più esposto , più sensibile ai pericoli del mondo esterno, e per questo vada protetto. Proteggere i nostri figli è corretto, ma iperproteggerli è un meccanismo di difesa messo in atto dai genitori, che non aiuta i nostri figli a crescere , inibisce e limita la crescita stessa. I genitori non devono allearsi con il desiderio di dipendenza dei figli, prima li aiutano a sperimentare il mondo esterno, imparando ad entrare in relazione con questo, migliore sarà il rapporto con il gruppo dei pari, confrontandosi con esso, infatti, si facilita la formazione dell’immagine di sé .La maturità psichica ,è uno strumento indispensabile che gli adolescenti devono conquistare, grazie al quale è possibile imparare a conoscere le cattive amicizie ei pericoli , in modo da evitarli: il canale visivo è importante in questo percorso di riconoscimento, ma spesso i pericoli si nascondono dietro mentite spoglie, difficilmente riconoscibili, anche per i ragazzi vedenti. Imparare a conoscere le proprie potenzialità, competenze e fare i conti con i propri limiti, questa è un operazione dolorosa, ma necessaria per la crescita. Il dolore che deriva da questo confronto e adattamento interiore con il problema visivo, comporta la presa di coscienza , spesso sofferta, ma questa sofferenza, , non è così terribile, , ma gestibile . I genitori, devono aiutare i propri figli a comprendere che un rifiuto da un gruppo, non deve essere vissuto con solitudine e chiusura in se stessi, ma capire che ci sarà sempre un altro gruppo , un altro ambiente migliore.
Vivere queste esperienze è indispensabile , un occasione di crescita personale , che facilita la costruzione di una personalità capace, di affrontare il conflitto tra vittorie e sconfitte, risorse e limiti, tra ciò che si può fare e ciò che non si può fare a causa della disabilità visiva.
È necessario , pertanto, offrire ai genitori , uno spazio di riflessione e di confronto, nel quale leggere i bisogni e le necessità dei figli adolescenti, nel percorso di costruzione dell’identità personale e sessuale offrendo loro un occasione di crescita nel quale imparare a convivere e ad adattarsi quotidianamente alle conseguenze della disabilità visiva, trovando le opportune strategie per far fronte al conflitto tra desiderio di autonomia dai genitori da una parte, e bisogno di dipendere da questi , dall’altra..
La diversità e le differenze sono un valore da sfruttare e su cui fondare il proprio senso di ’identità ,la disabilità visiva, è solo una parte della personalità dei ragazzi, una sua caratteristica, e non rappresenta la sua totalità :è una parte problematica della sua vita, ma non è l’intera sua esistenza. Occorre lavorare sui punti di forza dei ragazzi, valorizzare le loro risorse, al fine di mettere in atto strategie valide nel processo di strutturazione della propria identità personale e sessuale.

Dott.ssa Giovanna Virga –
Psicologa dell’Equipe socio – medico –psico – pedagogica dell’Istituto dei Ciechi “I. Florio e A. Salamone” di Palermo. Componente del gruppo di lavoro per il Sostegno Psicologico ai Genitori dei ragazzi ciechi e ipovedenti.
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Milano: “Storie di straordinaria normalità” – 22 marzo 2014 – Trasmissione streaming audio, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Il Consiglio Regionale Lombardo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti onlus, in collaborazione con questa Sede Centrale, e l’Istituto dei Ciechi di Milano organizzano un evento dal titolo “Storie di straordinaria normalità “ che avrà luogo presso la Sala Barozzi dell’Istituto dei Ciechi di Milano – sito in Via Vivaio, 7 – sabato 22 marzo, con inizio alle ore 15,30. L’evento si propone di aprire un dibattito su ciò che si considera normale e ciò che non lo è: può una persona non vedente svolgere le più elementari attività quotidiane? O, a causa dei pregiudizi legati alla non conoscenza, sono comportamenti incompatibili con la disabilità visiva?
L’incontro ha lo scopo di far comprendere all’opinione pubblica che quanto ancora per troppi è considerato straordinario, per chi vive la cecità o l’ipovisione rappresenta la quotidianità, la condizione normale di vita.
Durante la manifestazione saranno presentate le due docufiction “Anna” e “Roberto”.
I lavori del convegno verranno trasmessi mediante lo streaming audio di Parla con l’Unione. Per collegarsi allo streaming audio sarà sufficiente digitare la stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp. Ricordiamo che il link diretto è presente nell’home page del sito dell’Unione.

Mario Barbuto