Autore: Massimo Vita
L’Istituto crede profondamente nella
necessità di favorire la cultura tiflologica per migliorare l’integrazione
scolastica e sociale dei nostri ragazzi e per questo ha dato vita a due
iniziative:
Una convenzione con Erickson Italia e un libro su Mario Mazzeo. Della prima parlerò in un apposito articolo.
Il libro curato da Marco Mazzeo e Ersilia Bosco, rispettivamente figlio e moglie di Mario, si compone dei suoi scritti principali. Il volume uscirà entro fine settembre e sarà ufficialmenmte presentato al cconvegno Erickson di novembre a Rimini. Il volume sarà disponibile in cartaceo, CD audio, ibook, a caratteri ingranditi e in braille.
Per ricordare chi era questo amico, riporto qui di seguito il ricordo che di lui scrisse un altro grande amico dell’integrazione scolastica e dirigente associativo: Enzo Tioli. Chiudo con un ricordo che di Mario fece una famiglia da lui seguita. Per sapere quando uscirà il volume tenete
sotto controllo il nostro sito e i nostri social oltre che la stampa
associativa.
Spero che
tutti sapremo diffondere questo libro affinchè cresca la cultura
dell’integrazione scolastica.
RICORDO DI MARIO MAZZEO
Con la drammatica scomparsa di Mario Mazzeo,
la tiflologia italiana perde, senza ombra di dubbio, uno dei suoi massimi
cultori: l’uomo che, negli ultimi quindici anni, con maggior impegno, assiduità
ed efficacia, si è prodigato per diffonderla, per spiegarla, per darle una
connotazione di grande calore umano. Con l’improvvisa scomparsa di Mario
Mazzeo, “Tiflologia per l’integrazione”, perde uno dei suoi più validi e
preziosi collaboratori.
Con la scomparsa di Mario Mazzeo noi tutti
perdiamo un amico carissimo, sempre disponibile ad ascoltare, a comprendere, ad
aiutare…
Mario aveva soltanto 54 anni e stava attraversando quella fase dell’esistenza nella
quale i grandi intellettuali riescono a dare il meglio di sé. Ne dà sicura
testimonianza l’eccezionale mole di lavoro che egli riusciva a svolgere, benché
da qualche anno fosse afflitto da un male che gli imponeva inaudite sofferenze,
sopportate con stoica serenità.
Dopo la cessazione dei corsi di
specializzazione, presso l’Istituto “A. Romagnoli”, dove egli era stato
apprezzato docente, Mario, quasi presagisse di poter disporre di poco tempo
ancora, aveva moltiplicato i suoi impegni.
Svolgeva attività di libero professionista,
a Roma, come psicologo.
Le sue collaborazioni con riviste
specializzate sui problemi dell’handicap non si contano.
Da anni, provvedeva gratuitamente alla
redazione di “Gennariello”, il glorioso mensile che, fin dal 1925, accompagna i
bambini ciechi e che egli era riuscito a far amare anche dagli adulti.
Prestava opera di consulenza psicopedagogica
a molte sezioni provinciali dell’Unione Italiana dei Ciechi, assumendo
direttamente la cura di casi
particolarmente gravi e complessi.
Il contributo che Mario ha dato, fino
all’ultimo, ai gruppi speciali di lavoro ed alle commissioni dell’Unione è
risultato sempre determinante.
Parlatore affascinante, Mario era
richiestissimo, come docente nei corsi di specializzazione e di alta
qualificazione per gli insegnanti, come relatore nei convegni, come
conferenziere. La chiarezza dei concetti, fondata su di una preparazione vasta
e profonda, la vivacità dell’esposizione, il caldo senso di umana simpatia che
egli sapeva suscitare, trasformavano sistematicamente gli incontri con lui in
occasioni per l’approfondimento ed il chiarimento anche dei problemi più
delicati. Inevitabilmente, al termine di ogni incontro, Mario riusciva a
conquistarsi una nuova nutrita schiera
di ammiratori.
Dedicò un’attenzione particolarissima ai
problemi formativi ed esistenziali degli ipovedenti, per i quali suggeriva
possibili soluzioni, sulla base dei propri vissuti personali, rivisitati alla
luce di una sicura dottrina.
I problemi
della cecità sono sempre stati affrontati da lui con chiarezza di vedute e con
grande sensibilità. Egli non ha mai tentato di nasconderne la gravità delle
conseguenze e dei condizionamenti, la cui incidenza risulta più drammatica in
determinate fasi dell’esistenza, come l’infanzia, l’adolescenza e la vecchiaia.
Comunque, sapeva anche indicare prospettive rasserenanti.
Riusciva sempre a far emergere la dimensione
umana dei problemi, dando ai suoi interlocutori (fossero essi giovani ciechi o
genitori di bambini ciechi) la certezza di poter trovare in se stessi le
risorse per superare anche le più difficili situazioni.
La fiducia incrollabile nella forza dello
spirito e la ferma convinzione di non potersi sottrarre al dovere di tener fede
agli impegni hanno condotto Mario Mazzeo
a profondere tutte le sue energie, fino all’ultimo momento.
Mario ci ha lasciato la mattina di giovedì
1° marzo, tornando in aereo da Trieste, dove aveva partecipato ad un incontro
di studio.
Eccezionale è stata la sua vita; degna di un
apostolo è stata la sua fine.
(Enzo Tioli)
I GENITORI RICORDANO MARIO MAZZEO
Ci siamo sempre dati del “lei”, ma ora che
le distanze non hanno più alcun peso, diamoci del “tu”, caro Mario.
Hai percorso negli ultimi anni un cammino
davvero impervio: ho cercato di farti sentire la nostra stima e la nostra
partecipazione alla tua grande sofferenza. Lottare contro un male che ti divora
giorno dopo giorno e vivere comunque intensamente la propria professione fino
alla fine, è qualcosa che solo poche persone sono in grado di fare. Tu lo hai
fatto, Mario! Lo hai fatto e per renderti utile agli altri e per essere utile a
te stesso, per non ripiegarti in uno sterile compatimento o in una angosciante
attesa dell’evolversi della vicenda.
Non so se tu fossi “credente”; certo è che
non ti dispiaceva che io pregassi per te. “Proviamole tutte, professore! Perché
no?” – mi dicesti una volta in proposito tra il serio ed il faceto. Rimasi un
po’ perplesso, ma poi capii che era un modo per sdrammatizzare un po’ la cosa.
Oggi prego il Signore che ti doni la gioia
promessa ai giusti. Perché giusto tu sei stato, per quanto mi risulta dal
conoscerti in tante occasioni. Giusto mi sei apparso nei tuoi discorsi e nel
tuo modo di vivere. Mai presuntuoso, né ricco, né distaccato, sempre e invece
preoccupato di indicarci il corretto percorso per far compiere a Cristina
ulteriori passi avanti e per dare a noi maggiore serenità.
Grazie Mario! Grazie di tutto! Possa ciò che
hai fatto con gratuita disponibilità per noi, in quindici anni di preziosi
incontri da te a Roma o da noi a Foggia, meritarti il gratuito amoroso
abbraccio del Padre che è nei Cieli. Non ch’io abbia validi elementi per
ritenerlo, ma quand’anche la tua speranza in una dimensione ultraterrena fosse
buia come i tuoi occhi di cieco, sono
certo che il Padre ti ha aperto gli occhi e ti ha abbracciato contento di te e
del tuo impegno per i tuoi fratelli.
Hai voluto essere subito “polvere”, senza
attendere la lenta inesorabile dissoluzione, perché sei sempre stato persona
dalla scelta decisa e totale. Per noi sei non
“polvere”, ma presenza viva. Posso assicurarti che il nostro ricordo di te è
più che mai vivo: è Cristina a richiamarti spesso alla nostra memoria; Cristina
con i suoi problemi, con i suoi comportamenti di difficile interpretazione, per
i quali non possiamo più contare sul tuo aiuto. Ma, ricordando e rileggendo le
tue osservazioni, i tuoi consigli, rivedendo con gli occhi della mente il tuo
sorriso benevolo e rassicurante, ci pare di trovare il bandolo della nuova
matassa e di svolgerne il filo un po’ per volta.
Mario, dacci ancora una mano! Facci un gran
favore! Cosa? Beh, chiedi al Signore di guidarci sempre nel nostro cammino e
con la tua preghiera, gradita al Signore, otterrai per noi più di quanto
possiamo sperare!
Un affettuoso abbraccio, caro Mario!
Vito, Maria e Cristina Pacillo