Intervista a Nunziante Esposito, di Angela Pimpinella

Questa intervista è stata chiesta a Nunziante Esposito, Consigliere nazionale UICI, da Angela, per pubblicarla sul giornale “Voce Nostra”, a beneficio di tutti i sordociechi italiani ed i vedenti che seguono questa rivista.

Angela: Personalmente ti conosco, ma per il lettori di questo giornale ti chiederei di presentarti, perché non so se tutti ti conoscono e sanno quello che fai.
Nunziante: Ti descrivo a grosse linee la vita vissuta da vedente fino a 43 anni e ti descrivo a tappe circostanziate gli ultimi 23 anni da cieco assoluto. Per prima cosa ti dico che ho già compiuti i 65 anni e non mi pare vero di averli, anche se non è tanto il sentirseli gli anni addosso, ma è piuttosto la vita che te li fa pesare.
Diplomato Perito Elettrotecnico all’ITIS “G. Marconi” di Torre Annunziata (NA) nel 1970, Alpino nella Quarta Brigata Orobica di Merano (BZ) 1971-72, terminato il servizio militare fui assunto in una ditta di impianti nell’Alfa Sud di Pomigliano D’Arco (NA) dove costruimmo tutti gli impianti a catena per la produzione delle auto. Poi in seguito alle lotte sindacali di fine anni ’60/inizio anni ’70 fui assorbito nel 1975 dall’alfa Romeo. La storia ci insegna che a metà anni ’80 l’Alfa Romeo fu ceduta dallo stato alla FIAT Auto, per cui ho smesso di lavorare per la perdita della vista nel 1993 da dipendente FIAT.
Ho sempre lavorato sugli impianti industriali a catena già allora comandati con circuiti elettronici di fabbricazione tedesca (per la precisione della Siemens), impianti che in quel periodo erano usati anche dalle Ferrovie dello Stato. Nel frattempo ad inizio anni ’80 cominciarono ad arrivare nelle industrie i primi calcolatori a controllo numerico, i primi robot industriali, macchine automatiche di ogni tipo, insomma, quella evoluzione che poi, piano piano ci ha portato fino ai giorni nostri.
I primi problemi di vista si sono presentati assieme ai computer che, proprio per la peculiarità che hanno, ho quasi immediatamente capito che non li potevo usare e non sapevo come fare. Mi arrampicavo sugli specchi, mettevo la testa dentro al monitor, ma alla fine, come sarà capitato anche ad altri che vivono i miei problemi, mi sono dovuto arrendere all’evidenza.
Una volta lasciato il lavoro, dopo un periodo buio di circa un anno, passato per lo più tra televisore e radio ad ascoltare quanto veniva trasmesso, due amici radioamatori, Mimmo e Valter, mi hanno indicato l’allora Unione Italiana dei Ciechi, mi hanno insegnato il Braille, ma soprattutto mi hanno indicato che in quel periodo, inizio anni ’90, avevano costruito una scatoletta che faceva parlare il computer.
Ricordo ancora quella sera quando me lo dissero: non stavo nei miei panni e facevo domande agli amici di ogni genere sul computer parlante fino a rendermi conto che si era spalancata quella finestra che mi avrebbe riportato alla luce, dandomi quella speranza che sembrava ormai perduta.
Mi misi a letto, ma restai sveglio fino al mattino quando, forse anche con troppa prepotenza, feci svegliare presto anche mia moglie che fortunatamente non batté ciglio, e mi feci accompagnare alla mia ASL.
Non vi dico quanti colloqui, quanti pregiudizi, quanta amarezza nell’affrontare problemi burocratici che ancora oggi, come sappiamo tutti, ci fanno ancora tribolare quando ci occorrono ausili. Fu una lunga battaglia contro i burocrati, chi non li conosce, gente che diceva di capire, ma che non poteva farci nulla e non poteva prendersi la responsabilità di fornire ausili ad una persona non ancora riconosciuta disabile.
Però, forte dell’ostinatezza che mi contraddistingue in tutte le cose che faccio, dopo qualche mese di tribolazioni, riuscii ad ottenere prescrizione per la scatoletta che faceva parlare il computer e per lo scanner per leggere. Per i nostalgici, si trattava della sintesi Audiologic e di uno scanner a colori comandato in Windows 95 con delle routine MS/DOS.
Sembrava aver toccato il cielo con un dito, ma non era così, perché essendo cose nuove, sintesi esterna e scanner a colori, nessuno degli amici che nel frattempo avevo conosciuto mi ha saputo aiutare. C’è voluto un ingegnere della Telecom, mio concittadino, che in una mezz’ora mise in funzione la mia prima macchina parlante.
Ho quasi immediatamente messo in funzione tutte le mie conoscenze per una macchina con sistema operativo che già conoscevo, solo che in quel momento non mi serviva nessuno che mi leggesse lo schermo, perché c’era la sintesi vocale del programma Parla che mi forniva in voce quello che veniva prodotto a schermo.
Non passò molto tempo per allinearmi con le conoscenze da quando iniziai ad usare il mio primo Pentium, perché la passione per queste cose era innata, quindi, ho fatto poca fatica a rimettermi in carreggiata con le evoluzioni che si erano avute in quei 18-20 mesi che erano passati da quando avevo lasciato il lavoro.
Il resto è stato abbastanza semplice. Infatti, con i primi corsi fatti a Roma nella sede IRIFOR, con qualche corso fatto all’università Federico II che aveva ospitato i corsi Zotti, e soprattutto con i corsi che si potevano reperire come tutt’ora sulla rete, ho sempre studiato in base a quello che man mano serviva per poter fare meglio quello che serviva per la mia ed altrui autonomia.
A partire dal 2000, quando ho partecipato per la prima volta ad un lavoro di gruppo, il controllo dei primi siti grafici che ci mettevano in crisi già allora, di tempo ne è passato e di cose ne ho fatte e ne faccio.
Le cose principali che ho fatto te le elenco di seguito:
– Ho partecipato per 15 anni al Gruppo OSI come componente della Commissione OSI.
– Sono stato redattore per 5 anni del giornale di Informatica dell’Unione, il mensile Uiciechi.it, Diretto dal dott. Salvatore Romano, e ne ho assunto la direzione nel 2006. Tuttora sono il Direttore di Uiciechi.it, in attesa di sostituzione o conferma nei prossimi mesi.
Tra i lavori che ho seguito più da vicino all’interno della Commissione OSI sono:
– Accessibilità della firma digitale, culminata l’anno scorso nel dispositivo di firma digitale di Poste Italiane accessibile che ho contribuito personalmente a rendere accessibile per i non vedenti, collaborando con Massimiliano Martines, ipovedente della Commissione OSI che ha fatto il controllo di accessibilità per gli ipovedenti.
– Costruzione di vari siti Internet, tra i quali la sezione del Gruppo OSI ospitata sul sito UICI, (http://www.uiciechi.it/osi/), il sito del blog UICI (http://www.blog.uici.it) e quello del giornale on line (http://giornale.uici.it).
– Altri siti tra cui: quelli delle sezioni Provinciali di Napoli e Perugia, ed i siti Regionali dell’Umbria e della Campania.
Siccome un cieco assoluto non può fare tutto da solo, e parlo ovviamente della grafica dei siti, è bene sapere che mi sono sempre avvalso, per la grafica dei siti, della collaborazione di un vigile del Fuoco molto appassionato di programmazione WEB: il dott. Franco Carinato che collabora da anni con la ex commissione OSI.
Attraverso il giornale Uiciechi.it ho sempre divulgato in questi 15 anni un po’ di informatica di base ed avanzata con dei corsi scritti di mio pugno per aiutare chi è stato meno fortunato di me ad usare il computer. Tra di essi, il Corso da DOS a Windows, il corso per Windows Vista, il corso per Windows 7, e tantissimi articoli che spiegano il funzionamento di software e le procedure semplificate per usarli e, qualche volta, anche qualche spiegazione per Internet e per Facebook.
Al momento, nell’evoluzione che ha avuto la nostra Unione, avendo il Presidente nazionale Mario Barbuto deciso di dare a tutti la possibilità di candidarsi, mi sono proposto e sono stato eletto nel Consiglio Nazionale. Dopo il suo insediamento, la Direzione nazionale in carica, mi ha affidato il coordinamento della Commissione Ausili e Tecnologie, incarico che spero di riuscire ad assolvere come ho fatto per tante altre cose in precedenza e di riuscire a portare avanti le indicazioni che ha dato il Congresso con la risoluzione congressuale.

Angela: in cosa consiste il dispositivo di Firma Digitale e a cosa serve?
Nunziante: Il dispositivo di Firma digitale consiste in una pennetta USB, del tipo di quelle che contengono anche l’alloggiamento di una SIM-CARD come per quelle pennette che ci consentono di collegare un Pc ad Internet.
La SIM-CARD è il CIP che contiene i dati personali dell’utente che acquista il dispositivo, quali seriale, dati personali di identità compreso il codice fiscale, la registrazione al sito che fornisce il servizio, l’iscrizione al registro nazionale delle firme digitali, eccetera, insomma, tutti dati personali ed inconfutabili.
La firma digitale non serve se si va in un Ufficio Postale e si deve firmare la ricevuta, oppure se si va in Comune per un atto notorio e chiedono la firma in calce al documento che il funzionario del Comune deve sottoscrivere. Per queste cose, va bene la firma autografa che si appone nel punto in cui ci viene indicato dal funzionario che ci fa firmare.
Sicuramente la firma digitale in futuro la useremo per tutto, anche per le cose indicate sopra, e non credo che passeranno tanti anni prima che ciò avvenga. Però, si può usare già ora per tutte le transazioni, contratti, rogiti, tutti gli atti amministrativi e in tutti quei casi pubblici e privati dove occorre che due o più persone sottoscrivono un documento unico che stabilisce delle regole o dei patti da rispettare. Per esempio, tutti i rapporti tra le nostre sezioni UICI e la PA, devono, già oggi, essere firmati digitalmente.

Angela: Il dispositivo di Firma Digitale è già disponibile alla vendita? Se si, come si acquista e quanto costa?
Nunziante: Il dispositivo per la firma digitale è già acquistabile con due modalità: Sul sito di Poste http://www.poste.it
Questa modalità di acquisto prevede la registrazione al sito di Poste. In pratica si fa una comune registrazione al sito, dopodiché si può acquistare direttamente on line PosteKey con carta di credito. La procedura di acquisto, prevede di loggarsi come utente di Poste registrato, di compilare il contratto di acquisto direttamente on line e di pagare tramite carta di credito. Ultimata la procedura, alla email che viene richiesta in fase di compilazione del contratto, viene inviato un file PDF con il contratto precompilato da stampare. Una volta ricevuto tale contratto, lo si deve stampare in duplice copia e firmare i due documenti davanti al funzionario di Poste Italiane, al momento del ritiro del dispositivo. Assieme alla duplice copia del contratto, si devono consegnare anche una fotocopia della tessera di identità ed una fotocopia del codice fiscale.
Al momento del ritiro del dispositivo, ci viene consegnata la pendrive e a parte la Sim-Card con i dati. Inoltre, ancora a parte ed in un secondo momento, anche la busta cieca che contiene PIN, PUK, codice di Blocco e Codice di Sblocco.
Presso gli sportelli abilitati alla vendita di questo importante strumento per la nostra autonomia.
La procedura presso gli sportelli abilitati è alquanto semplificata, anche se in pratica viene eseguita la stessa procedura che si effettua on line. Infatti, la differenza sta nel fatto che tutta la compilazione del contratto la esegue l’impiegato postale preposto alla vendita, utilizzando le indicazioni che rileva dai documenti personali della persona che acquista il dispositivo.
Agli sportelli dove ci si rivolge, nel caso capitasse che non ne sanno ancora nulla, si deve parlare con il direttore e gli si deve dire di documentarsi presso gli uffici centrali di Roma. Inoltre, non c’è alcun bisogno di parlare di Dispositivo di Firma Digitale Accessibile, in quanto il software previsto è unico. Per la versione del software che si usa con Windows, è già disponibile sul sito di Poste la versione completamente accessibile.
Per il tipo di dispositivo, trattasi di quello su pendrive che si chiama PosteKey, corredato di software FirmaOK. Costa 72 euro per i primi tre anni, mentre si paga di meno per i rinnovi successivi, come per tutti i dispositivi di questo tipo. Al momento della consegna, assieme al dispositivo, viene rilasciata copia del contratto firmato e timbrato.

Angela: sai che i sordociechi utilizzano il display braille, quindi, possono utilizzare ugualmente il software di questo dispositivo, e quindi, usare la firma digitale?
Nunziante: personalmente non utilizzando un display braille, ho dovuto far verificare da chi utilizza questo dispositivo collegato al computer. Uno dei miei collaboratori del giornale Uiciechi.it, Giuseppe De Cola, già in possesso del dispositivo di firma digitale PosteKey di Poste Italiane, ha eseguito la verifica con il display braille, per accertare che il software fosse accessibile e per verificare che si potesse firmare in piena autonomia un documento digitale, anche senza avere l’assistenza in voce.
Dalla verifica effettuata, risulta tutto accessibile utilizzando normalmente la tastiera del computer ed il display braille in combinazione per poter leggere quello che viene prodotto a schermo.
Nel controllo minuzioso effettuato, è stato rilevato un solo problema che, però, può essere superato agevolmente: si tratta della verifica di un file firmato.
La verifica della validità di una firma apposta su un documento, si può effettuare sia tramite una pagina Internet messa a disposizione da uno dei gestori dei dispositivi di firma digitale, sia direttamente con il software FirmaOK.
Quando si effettua tramite Internet, per esempio si può usare la pagina di Infocert: https://www.firma.infocert.it/utenti/verifica.php non ci sono problemi per la verifica e la lettura dei dati di firma.
Quando invece si usa il software FirmaOK, con il display Braille, sul campo dove sono indicati tutti i dati di chi ha firmato il documento, non è possibile leggere i dati direttamente a schermo.
Però, essendo possibile salvare in un file PDF le indicazioni sui dati della firma apposta ad un documento, opzione prevista dal software, il problema viene risolto agevolmente e in piena autonomia. Infatti, quando si vuole controllare un file firmato, direttamente con il software FirmaOK, Prima si salva il file PDF con i dati di firma e poi lo si va a leggere sul disco con Acrobat Reader che non comporta problemi nella lettura tramite il display Braille.

Angela: previsto qualche corso per poter apprendere l’utilizzo di questo software per poter gestire in autonomia il dispositivo di Firma digitale?
Nunziante: poiché al momento è già obbligatorio firmare tutti i documenti di atti amministrativi tra la dirigenza della nostra associazione e la Pubblica Amministrazione, al momento è urgente informare e formare tutti i dirigenti associativi per consentire loro di utilizzare tale dispositivo all’occorrenza. A tale scopo, il Presidente Nazionale mi ha dato mandato di trasmettere a tutta la dirigenza associativa l’utilizzo di questo dispositivo e di formare per ogni regione, uno per ogni provincia, una figura tecnica che sia poi in grado di divulgare l’utilizzo del software anche tra i disabili visivi interessati all’utilizzo del dispositivo di firma digitale.
Sto contattando tutti i Presidenti Regionali per concordare con loro l’organizzazione di incontri mirati a farmi svolgere il compito che mi è stato affidato.
Al momento è stato già stabilito un incontro per il 16 Gennaio a Napoli per la dirigenza UICI e responsabili Ausili e Tecnologie della Campania, quello per il 30 Gennaio per la dirigenza e per i responsabili di Ausili e tecnologie della toscana e quello del 13 Febbraio a Bologna per le regioni di Emilia Romagna e Marche.
Prossimamente sarà anche programmata una trasmissione su SlashRadio per divulgare per tutti quelle informazioni tecniche giuridiche che completeranno l’informazione e la formazione per essere a conoscenza anche di questo aspetto dell’utilizzo della Firma Digitale.

Angela: ti ringrazio per quanto ci hai spiegato e ti auguro buon lavoro.

Angela Pimpinella

La Commissione OSI è morta?, di Nunziante Esposito

Autore: Nunziante Esposito

Tante persone mi stanno telefonando perché, avendo notato che nella circolare del Presidente Nazionale Mario Barbuto non c’è la Commissione OSI, mi pongono questa domanda. La risposta è senz’altro no.
Premessa.
Per chi ci conosce da tanti anni, sa anche che siamo rimasti i soliti e restiamo a disposizione per le esigenze associative, perché come tecnici dell’accessibilità siamo stati formati proprio per questo motivo.
Con le ultime vicende associative, Congresso, elezione dei componenti la Direzione Nazionale e gli incarichi ai coordinatori delle varie Commissioni Nazionali, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti ha avuto un bel rinnovo nei suoi dirigenti e non solo.
Infatti, uno dei cambiamenti è proprio l’eliminazione della Commissione OSI come tale, ma è stata trasformata in Gruppo OSI, un gruppo tecnico con la possibilità di inserire al suo interno persone preparate sui controlli di accessibilità dei siti e dei software.
Oltre a cambiare nome che è stato trasformato da Commissione OSI in Gruppo OSI, è stato cambiato anche il coordinatore. Infatti, il coordinamento di tale Gruppo è stato affidato al componente la Direzione Nazionale Sig. Vincenzo Zoccano che riorganizzerà il Gruppo OSI secondo le direttive ricevute.
Mi è venuta voglia di scrivere una breve storia a grosse linee per questa Commissione speciale, se vogliamo un po’ strana e fuori dai canoni associativi, perché dalla sua costituzione ne ho fatto parte, dedicando al lavoro fatto nei quindici anni di durata, tutta quella attenzione e quella passione che serve per le cose importanti per la nostra autonomia.
In sostanza sono molto orgoglioso di aver fatto parte per tanti anni di questo gruppo di tecnici e, interpretando sicuramente anche il pensiero degli altri, penso che saranno orgogliosi anche tutti gli altri per averne fatto parte.
Ciò premesso, spero di non annoiarvi con un po’ di storia associativa. Si, proprio storia associativa, visto che questa commissione ha scritto una bella pagina per l’accessibilità dei siti Internet e non solo. infatti, gli ultimi traguardi già raggiunti sono il software accessibile per il dispositivo di Firma Digitale di Poste Italiane ed i quattro registri digitali on-line per gli insegnanti nelle scuole di ogni ordine e grado. Inoltre, tra non molto, è previsto per il 15 Gennaio la prima apertura ai dipendenti, abbiamo quasi concluso il lavoro per il sito di EsseLunga che a metà dicembre dell’anno scorso stavamo ancora lavorando io e Massimiliano Martines, ipovedente della ex Commissione.
Ma vediamo come abbiamo iniziato e come abbiamo portato avanti il lavoro che ci ha sempre entusiasmato fin dall’inizio, quando Internet che diventava grafico era una novità e con i nuovi screen-reader siamo partiti come Donchisciotte contro i mulini al vento.
E, manco a dirlo, tante persone, anche all’interno della nostra associazione, non ci hanno mai considerati utili alla causa accessibilità, anzi, il più delle volte ci hanno anche contrastato. Ma non importa, tanto sono poi i risultati che mettono in evidenza il lavoro svolto per 15 anni. Forse avremmo dovuto lavorare molto meno ad aiutare tanti tecnici programmatori a fare accessibilità e avremmo dovuto fare più pubblicità multimediale per far conoscere il nostro lavoro che, per lo più è stato fatto in sordina e senza enfasi.
Purtroppo, proprio perché si tratta del Web, solo evidenziando attraverso le pagine internet certe cose si riesce a far rumore e a farsi considerare all’improvviso esperti di accessibilità, devo convenire che l’errore commesso è stato quello di mancata pubblicità idonea all’importanza dell’argomento e del lavoro che è stato fatto .
Però, nel frattempo abbiamo fatto concretamente tantissima divulgazione teorica e pratica dell’accessibilità dei siti e dei software Web e non ci siamo limitati solo a creare un sito con il quale mettere alla berlina chi non faceva accessibilità. Il sito lo abbiamo sempre avuto ed è ancora in funzione e lo sarà fino a quando non lo chiuderemo: http://www.uiciechi.it/osi/ e non contiene nemmeno tutto il lavoro fatto negli anni: un sito serio che ha mostrato a tanti webmaster cosa non fare per impedire ai ciechi e agli ipovedenti di usufruire del Web. Abbiamo sbagliato, dovevamo fare una semplice pagina dove evidenziare i buoni ed i cattivi e, secondo alcuni, avremmo fatto meglio ed avremmo ottenuto più risultati. Ma, rimanendo concreti come lo siamo sempre stati, vediamo negli anni cosa è stato fatto.
Anche se non sembra essere passato tanto tempo, sono passati ben 15 anni ed i componenti, io compreso, abbiamo tutti un bel gruzzolo di anni in più.
Un altro motivo per cui sto scrivendo questa breve storia è per testimoniare a tanti giovani il lavoro fatto in tanti anni, perché non è farsi fare un sito, fare un sondaggio, fare reclami stupidi all’agenzia dell’accessibilità che si risolvono i problemi. Tanti anni mi hanno insegnato che se non si affrontano i problemi in modo adeguato con chi ha la possibilità di nascondersi dietro al dito, non si arriva da nessuna parte. Infatti, basta che un Webmaster può addurre problemi di sicurezza e si è fregati in partenza se non sappiamo come indurlo a fare accessibilità.
Quando nel 2000 fummo chiamati dal Presidente di allora, Prof. Tommaso Daniele, demmo la disponibilità a fare dei test ai siti più di 40 persone e dopo qualche incontro preliminare per organizzare il lavoro, facemmo i test ai siti che scegliemmo noi stessi di testare.
Ricordo che in questi incontri preparatori, quando ci si consultava tra noi, quasi nessuno aveva La linea ISDN che consentiva di viaggiare a 64 bit al secondo e usavamo tutti i modem che promettevano 36 K bit al secondo, ma quasi mai raggiungevano tali velocità.
Ragazzi, come è cambiata la nostra vita, ormai siamo pressoché sempre connessi e quasi sempre usiamo la banda larga e qualche volta quella larghissima.
Terminati i test che facemmo con tanta cura e passione con le attrezzature che avevamo, quasi mai completamente adeguate al lavoro da fare, venne organizzato il convegno di Palermo nel mese di Aprile del 2001.
In quella occasione, quando i responsabili della Pubblica Amministrazione chiesero al nostro Presidente di avere un Gruppo di persone contenuto con cui interloquire ed avere un certo filtraggio delle richieste di accessibilità, il Prof. Tommaso Daniele ci invitò a partecipare a tale Gruppo che inizialmente fu chiamato Gruppo di contatto. Tra le persone che alzarono la mano, furono scelti: Gaetano Contestabile, Giuseppe Fornaro, Nunziante Esposito, Massimiliano Martines e Massimo Vettoretti.
Dopo pochi mesi, chiedemmo ed ottenemmo di fare un corso per imparare l’HTML riferito all’accessibilità ed il dott. Salvatore Romano che ci coordinava, ci fece organizzare un corso adeguato ad apprendere cognizioni di accessibilità che in quel periodo cominciavano a essere richieste per consentire a tutti di usufruire di quello che offriva Internet.
A Roma, per la partecipazione al corso che si tenne nella sede IRIFOR di allora, dei cinque componenti scelti al Convegno di Palermo, ne arrivarono solo quattro, perché nel frattempo il componente Massimo Vettoretti decise di non partecipare ne al corso, ne al Gruppo. Tanto per darne notizia, fu nel 2001 che fu costruito l’attuale sito http://www.uiciechi.it/ e fu proprio l’ingegnere Lorenzo Foti che lo stava costruendo a farci il corso.
Dopo poco tempo la Direzione nazionale decise di modificare il Gruppo di contatto in Commissione OSI e fummo invitati a Roma a partecipare alla prima riunione di Commissione con la quale stabilimmo assieme al dott. Salvatore Romano come iniziare a lavorare per l’accessibilità.
Inizialmente avevamo molte richieste di partecipazione ai convegni nei quali dovevamo parlare di accessibilità, ma devo dire che erano altri tempi ed i rapporti tra noi e la sede centrale erano soggetti a timbri, protocolli e lungaggini varie, nonché alle decisioni della Direzione Nazionale e il permesso per partecipare al convegno arrivava quasi sempre dopo che il convegno era terminato.
Migliorati questi rapporti, i quattro componenti della Commissione OSI cominciarono a partecipare ai convegni, riportando i problemi che cominciavamo ad avere nella navigazione dei siti a causa della grafica spinta che si cominciava ad inserire nelle pagine HTML.
Le manifestazioni che si svolgevano sul territorio nazionale erano tante per cui si andava a parlare di accessibilità a turno. Tra i convegni più importanti, abbiamo partecipato a quelli del Web-it che si tenevano a Padova, a quelli che si tenevano alla fiera di Milano e tanti altri in giro per l’Italia, per parlare di accessibilità pressoché ovunque, perché non c’era un convegno al quale non eravamo invitati.
Quando nel 2004 fu approvata la legge 4/2004, chiamata anche “Legge Stanca”, sembrava aver risolto tutti i problemi per l’accessibilità dei siti e non solo. Praticamente ci eravamo solo illusi, per non aver fatto i conti con una legge che, non sanzionando praticamente nessuno, ne tantomeno obbligava a fare accessibilità se i siti venivano fatti in casa, praticamente, è stata fino ad un paio di anni fa completamente inutile. Non è che ora ci protegge, ma dopo aver adeguato i decreti attuativi, abbiamo l’agenzia dell’accessibilità che interviene e, quando si tratta di siti pubblici, obbliga a fare accessibilità secondo la legge.
Dopo i primi cinque anni, sollecitato da tante parti, il Presidente Daniele integrò un quinto componente della commissione con un consigliere della sezione di Roma Alessandro Baldi, e due nostri conoscenti, Nicola Ferrando e Luca Davanzo, che frequentavano assieme a noi l’unica lista tecnica esistente per i disabili visivi: UicTech.
Quando si è insediata la nuova Commissione OSI, decidemmo con il dott. Salvatore Romano di allargare le attività di cui ci dovevamo occupare, per cui è stato creata la pagina Osservatorio Siti Internet, http://www.uiciechi.it/osi/, venne creata la lista di Yahoogroups, uic-helpexpress, venne avviato il servizio telefonico su numero verde, e decidemmo anche di dividerci i compiti per lavorare meglio producendo test di accessibilità per chiunque ce li chiedeva.
Di lavori ne abbiamo fatti tanti, basta guardare sul sito OSI, e, tra essi ne abbiamo seguiti alcuni di una certa importanza per l’autonomia dei ciechi e degli ipovedenti italiani. Tra quelli che ricordo di più, anche perché li ho seguiti personalmente assieme agli altri componenti della commissione, mi fa piacere ricordare:
– Partecipazione al Gruppo IRIFOR per la firma digitale accessibile, quella ottenuta da Infocert e che non ci hanno più aggiornata e che non possiamo più usare.
– Accessibilità dei dispositivi ATM di Poste Italiane, che, ufficiosamente ho saputo che sono ancora in costruzione.
– Accessibilità dei bancomat parlanti che tante banche stanno usando da anni.
– Accessibilità degli ATM a guida vocale degli uffici postali, lavoro terminato ed in fase di attuazione su tutto il territorio.
– Accessibilità dei siti del Governo, della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
– Accessibilità di tanti siti e, grazie al nostro contributo assieme a quello di altre associazioni, abbiamo contribuito a rendere più accessibile il Web in generale.
– Accessibilità dei CMS, che abbiamo contribuito a renderli più accessibili, collaborando con programmatori Web che in quel periodo lavoravano nelle comunità di sviluppo di Plone, WordPres, Drupal e Joombla, i più diffusi CMS del Web.
– Personalmente ho personalizzato il CMS ItCms Vigile con il quale ho programmato i siti UICI di Napoli e della Campania.
Negli ultimi cinque anni i lavori si sono un po’ rallentati, forse perché siamo ancora aumentati di numero o forse perché qualche componente del gruppo si era impegnato per altre cose associative, o perché qualcuno si era scocciato, o perché qualcun altro riteneva questo gruppo inutile, alla fine solo perché la passione per l’accessibilità era ed è innata in alcuni di noi, forse abbiamo ottenuto i risultati migliori.
Infine, proprio mentre la commissione OSI terminava il suo mandato come commissione, abbiamo avuto la fortuna di ottenere i risultati migliori e proprio quando personalmente non me lo sarei più aspettato.
Le attività, al momento del Congresso cessate quasi completamente, sono state portate avanti fino a metà Dicembre, concludendo nell’ultimo anno tre importantissimi lavori:
– 4 registri scolastici accessibili: Spaggiari, ARGO, AXIOS e Nuvola.
– Firma Digitale di Poste Italiane Accessibile.
– Sito di e-commerce EsseLunga accessibile.
Chiuso il 2015 con questi importanti risultati, rimasti quasi tutti nel Gruppo OSI, siamo in attesa che il coordinatore del gruppo ci faccia conoscere gli altri componenti che si aggiungeranno a noi e che ci dia le direttive per continuare il lavoro che la Direzione Nazionale ed il Presidente Mario barbuto hanno previsto per questo gruppo di tecnici.
Quindi, tirando le conclusioni, la Commissione OSI non è affatto morta, anzi, si è rinnovata, si è rinforzata e continuerà a lavorare per rimanere a guardia della cosa più importante che dobbiamo superare in questo momento: l’accessibilità che non è più quella dei soli siti Internet. Infatti, il discorso accessibilità riguarda sempre ed anche i siti Internet, ma non riguardando più solo i siti, c’è bisogno di stare all’erta per quella individuata in tutte le cose che la rivoluzione tecnologica in atto già da qualche anno ci ha fatto temere, mettendoci in crisi esistenziale, con il rischio di farci restare esclusi da questo processo di rinnovamento epocale che vede tutti i dispositivi interconnessi in rete.

Nunziante Esposito
nunziante.esposito@uiciechi.it

Pubblicato in OSI

Calcio a 5 b2/3: Pesaro vince la Supercoppa

Un’altra grande soddisfazione per l’Invicta Pesaro che a Giugliano batte l’Asd Non e IpoVEDenti Napoli conquistando la Supercoppa italiana di calcio a 5 categoria B2/3. Finale equilibrata nel primo tempo che termina a reti inviolate, anche se i marchigiani falliscono un calcio di rigore.
Nella ripresa la svolta con la doppietta di Daniele Del Canto e la rete di Daniele Mastracci che fissano il punteggio sul 3-0.
La Fispic si congratula con entrambe le squadre che hanno dato vita ad una gara intensa ed emozionante al centro sportivo “Italia 90” via San Francesco a Patria a Giugliano. Dunque, l’Invicta Pesaro aggiunge un altro trofeo alla propria bacheca che negli ultimi quattro anni si è arricchita con ben 3 scudetti, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe.

Vedere con il suono – progetto “Soundsight Training”

Il 24 gennaio a partire dalle h. 10,00, a Parma, si svolgerà un evento speciale: la prima manifestazione di Scherma per Ciechi e Vedenti.
Non è una novità assoluta; in tante parti d’Italia si fanno da tempo gare integrate, ma questa manifestazione, oltre ad essere la prima sul territorio, avrà un significato particolare: sarà di supporto alla campagna di crowdfunding per il progetto SoundSight Training, che si propone di migliorare la vita dei non vedenti attraverso un software che “allena” il senso dell’udito a riconoscere le eco caratteristiche di ogni ambiente o materiale, permettendo una maggiore autonomia di movimento. Questo software non si sostituisce in alcun modo all’utilissimo lavoro degli istruttori professionisti, ma si propone come strumento didattico innovativo e, soprattutto, utile a chi non ha un insegnante a portata di mano.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, la dottoressa Irene Lanza, co-progettista del software, spiegherà e darà una dimostrazione pratica del funzionamento del SoundSight.
Ore 10.00 Manifestazione di Scherma
PALESTRA “LA FARNESIANA”
Centro Polisportivo “E. NEGRI”
Str.llo Cardani 19 – Parma (zona Campus Universitario)
Atleti Schermidori Non Vedenti e Vedenti di:
Accademia Schermistica Fiorentina
M° Alberto Bruni
A.S.D. Club Scherma la Farnesiana
M° Marco Melli
Al Dse’vod
Maschera di Parma premierà gli Atleti Schermidori

Ore 15.30 Convegno “VEDERE CON IL SUONO” CIRCOLO CULTURALE “G. DELEDDA” – Strada Baganzola 7 – Parma
PROGRAMMA
Saluti Istituzionali
Introduce: A. CONTINI – Medico, Vice Presidente “G. Deledda”
Intervengono:
IRENE LANZA – Co-titolare “Progetto SoundSight Training”
MARCO Manca – Medico, CeRN, Co-titolare “Progetto SoundSight Training” LUCIA CALANDRINO – Unione Italiana Ciechi Firenze
Daniele Ferrari – Gruppo Musicale “THE VINTAGE”
Coordina: ANTONIO G. PIRISI – N.P.I. “G. Deledda”
CON IL PATROCINIO DI:
REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA
BANCO DI SARDEGNA S.p.A. BPER: Gruppo
FASI Federazione Associazioni Sarde in Italia

Fare dell’Italia un Paese che accoglie i cani guida per ciechi, sarà possibile?, di Elena Ferroni

Autore: Elena Ferroni

Un recente comunicato stampa della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) pubblicato sul giornale on line dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus, porta in primo piano le difficoltà di accesso ad alcuni alberghi, in cui si sono imbattute persone non vedenti con il loro cane guida. Leggendone il contenuto, riflettevo su quanta libertà di movimento regali a chi non vede la presenza di un cane opportunamente addestrato, su quanto lasci l’amaro in bocca trovarsi di fronte al rifiuto verso questi animali e soprattutto, su come si possa far capire il loro ruolo a chi non Sa. Queste domande sono diventate per me ancor più rilevanti, perché da qualche settimana la direzione nazionale U.I.C.I., mi ha assegnato l’incarico di coordinare la commissione nazionale che si occuperà proprio di tale tema. Dunque dovrò guidare un gruppo di persone che avrà l’importante Compito di proporre linee di indirizzo per l’azione, in questo specifico settore, nei prossimi cinque anni.
E allora pensando all’Italia, pur con alcune differenze territoriali, credo di poter dire che vivo in un paese poco abituato a vedere in giro cani guida per ciechi, poco informato sul tema e spesso anche distratto. Un paese in cui non si Sa distinguere tra cane guida e cane da compagnia, che non è a conoscenza che il cane guida ha una funzione importantissima che va rispettata, per esempio spostandosi per lasciare libero il passaggio, non disturbandolo mentre lavora, evitando di accarezzarlo e attirare la sua attenzione.
Se penso invece a ciò che vorrei, mi piacerebbe vivere in un’Italia in cui un cieco che si muove quotidianamente affiancato dalla sua guida a quattro zampe non incontri divieti sul suo cammino. Non trovi ostacoli ad entrare in un ristorante o in un supermercato, a prendere un taxi, un autobus o un aereo, in cui si possa recare tranquillo a fare una visita medica, sul suo posto di lavoro o in un luogo di vacanza. Vorrei che non ci fosse sempre bisogno di spiegare che il cane guida può entrare, ripetendo in ogni situazione di disinformazione o peggio rifiuto, che c’è una legge che lo consente dal 1974, come fosse un disco rotto.
A partire quindi dalla nuova commissione nazionale U.I.C.I. dedicata ai cani guida, che verrà nominata insieme a tutte le altre a fine mese dalla direzione dell’associazione, mi farò promotrice e punto di riferimento nel delineare obiettivi chiari, che abbiano il preciso scopo di ridurre lo scarto che c’è tra l’Italia di adesso e il paese accogliente che vorremmo. Mi aspetto inoltre di esser circondata da persone volenterose che mi aiuteranno a portare avanti le proposte scaturite dai lavori del XXIII Congresso Nazionale e mi impegnerò in prima persona perché queste non restino solo belle parole scritte sulla carta. Obiettivi prioritari da tenere in considerazione saranno una incisiva sensibilizzazione sul territorio riguardante il prezioso ruolo del cane guida e un’informazione capillare ai dirigenti dell’associazione riguardo a questo tema, che merita senza dubbio tutta la nostra attenzione.
Appena sarà individuata la squadra di persone insieme alla quale lavorare, ricordando che c’è tempo fino al 15 gennaio per inviare la propria candidatura a far parte delle commissioni, mi auguro che questo nuovo gruppo che avrò la fortuna di coordinare saprà fare del suo meglio, perché la libertà di movimento del cieco con il cane guida sia una realtà universalmente conosciuta e scontata, piuttosto che un diritto da rivendicare con le unghie e con i denti.

Elena Ferroni

Non vogliamo una scuola per disabili visivi, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Letta la proposta Cervellin di aprire una “scuola specialistica” per disabili visivi, sono rimasto sconcertato dalla “debolezza pedagogica” della motivazione data a sostegno dell’iniziativa e, quale esperto che da oltre quarant’anni si occupa di inclusione scolastica di questa tipologia di alunni, non posso tacere.
Se è vero che l’inclusione scolastica dei disabili visivi, così come si è venuta realizzando, presenta alcuni aspetti critici, questo significa solo che essa, così come è, non va, non che il modello inclusivo non sia valido. La proposta Cervellin, nonostante venga presentata solo come una modalità diversa di realizzare l’inclusione scolastica degli alunni disabili visivi, in realtà è falsamente inclusiva: è vero che è prevista l’inclusione in una classe “mista” tra alunni normovedenti ed alunni con disabilità visiva, ma affinché questi ultimi possano frequentare questa scuola dovranno essere sradicati dal contesto famigliare e sociale in cui vivono ed essere “istituzionalizzati”, riprendendo un modello educativo riconosciuto valido nel tempo in cui era stato proposto da Gentile e realizzato (gli anni ‘30), ma che è stato messo in discussione da tutte le recenti teorie pedagogiche. Riproporlo ora significa anche non tener conto che in questi 90 anni la scuola e la società sono profondamente mutate e, per questo semplice fatto, oggi, una simile proposta risulta “fuori dal tempo”. La storia non si ferma, la storia va avanti con noi o senza di noi. Voler tornare a modelli del passato con l’illusione che essi hanno funzionato e quindi funzioneranno anche adesso, vuol dire semplicemente non essere stati capaci di leggere i segni dei tempi.
Cosa poi assolutamente discutibile è quella di voler fare una “scuola specialistica” per soli alunni altrettanto “speciali”, con la sola disabilità visiva. Al di là di questa idea di “selezione preventiva” che richiama ideologie segregazioniste che poco hanno a che fare con l’inclusione, l’autore della proposta sembra conoscere poco le problematiche dello sviluppo socioeducativo del bambino con problemi di vista: egli dovrebbe sapere che, nel bambino non vedente, normodotato alla nascita, ma non educato correttamente nel “pre-scuola” non è difficile assistere al sorgere di “disabilità secondarie”. Oltre che fuori dal tempo il modello proposto risulta essere anche fuori dalla realtà: anche in questo caso si fa riferimento ad un “ disabile visivo ideale” anziché partire da “bambini reali”.
Nel mio contributo “Sostegno o insegnante di sostegno?” pubblicato nelle pagine precedenti, muovendo dall’analisi del come si è venuto realizzando l’inclusione dei disabili visivi e quale sia attualmente lo “stato dell’arte”, ho cercato di chiarire che per una corretta inclusione degli alunni non vedenti e ipovedenti non serve il “docente di sostegno” se non nei primi anni della scuola elementare; servono invece “centri di sostegno” e una figura capace di supportare i docenti titolari nel dare le giuste risposte ai bisogni specifici del disabile visivo.
Su quest’ultimo punto un grosso aiuto verrebbe dal definire il profilo professionale dell’”assistente alla comunicazione” (art. 13 comma C legge 104/92) ed il relativo percorso formativo, obbligando poi le cooperative e gli enti che svolgono il servizio di assistenza scolastica e/o domiciliare a servirsene. Noi nella proposta di legge FAND–FISH sull’inclusione scolastica, i cui principi sono stati tutti recepiti nella legge 107 ed i cui contenuti stiamo cercando di trasferire nell’emanando decreto delegato sull’inclusione, lo abbiamo previsto.
La modalità di realizzazione dell’inclusione degli alunni con disabilità visiva va corretta, non certo attraverso nostalgici quanto dannosi ritorni al passato, ipotizzando “modelli ideali” per “disabili visivi ideali” fuori dal contesto, dal tempo e dalla realtà, ma guardando alla scuola che sarà, attraverso una maggior specializzazione dei docenti ed una maggior consapevolizzazione della scuola sui bisogni specifici dei ciechi e degli ipovedenti, creando le condizioni perché il contesto diventi inclusivo e, a nostro parere, la legge 107 contiene tutti i principi perché ciò possa realizzarsi.
Luciano Paschetta

17 gennaio: Io ti salverò visita guidata al Museo Omero all’insegna della curiosità

Io ti salverò
L’avventurosa vita delle statue tra ritrovamenti, sparizioni e peripezie
Domenica 17 gennaio ore 16,30
Visita guidata al Museo Tattile Statale Omero

ANCONA – Domenica 17 gennaio alle 16,30 al Museo Omero di Ancona una curiosa visita guidata dal titolo “IO TI SALVERO’” ci farà conoscere le mille vicissitudini di alcune delle più famose statue della storia dell’arte, dai marmi del Partenone alla Lupa Capitolina, dalla Pietà di Michelangelo al Minotauro Pentito di De Chirico. Contadini, lord, registi: scopriremo alcuni veri “salvatori dell’arte”, uomini e donne che, con spiriti ed intenti diversi, fra scazzottate e infatuazioni, hanno contribuito alla nostra conoscenza della bellezza. Prenotazione consigliata al tel. 071.2811935 email didattica@museoomero.it, costo 4 euro a partecipante. Gratuito: disabili e loro accompagnatori.

Monica Bernacchia
Redazione
MUSEO TATTILE STATALE OMERO
Mole Vanvitelliana
Banchina Giovanni da Chio 28
60121 Ancona
tel. 071 2811935
www.museoomero.it

Partita di calcio a 5 categoria B2/3 Ipovedenti

Giugliano in Campania (NA), 16 gennaio 2016 centro sportivo “ITALIA 90” via San Francesco a Patria
L’A.S.D. NOn ed IpoVEDenti Napoli “NOIVED NAPOLI”, è lieta di comunicare che Sabato 16 gennaio 2016, alle 14, ci sarà l’incontro di calcio a 5 categoria B2/3 Ipovedenti, valevole per l’assegnazione della Super coppa Italiana SS 2014/15.
Tale incontro, che si terrà al centro sportivo “Italia 90” di via San Francesco a Patria Giugliano in Campania (NA), è e deve/vuole essere un’occasione per mettere a conoscenza dell’opinione pubblica tutta, che “lo sport” come afferma il Presidente della citata società sportiva napoletana Rocco De Icco, “non solo, è un’occasione di integrazione tra le più efficaci, ma può e deve anche, nel caso specifico, chiarire e testimoniare la condizione dell’ipovedente: assolutamente non un cieco, ma una persona che ha comunque un deficit visivo più o meno grave, che lo fa essere una persona con disabilità vera, non un falso invalido”!

Per contatti Gianluca Fava (consigliere provinciale ed addetto alla comunicazione U.I.C.I. sezione di Napoli)
recapiti telefonici: 3394867416 081454698
sito internet: www.studiolegalefava.com
blog: blogstudiolegalefava.com
canale youTube: www.youtube.com/user/studiolegalefava
contatto Twitter: AvvGianlucaFava
pagina Facebook: www.facebook.com/pages/Studio-legale-Fava/104741142972161?sk=wall
contatto Skype: avvfava…

Leggibilità grafica – “Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi”, Flavio Fogarolo

Autore: Flavio Fogarolo

Molte persone con difficoltà visiva, non solo ipovedenti in senso stretto ma anche semplicemente anziani o con qualche generico problema di vista, si trovano spesso nella spiacevole situazione di dover decifrare dei testi che risultano per loro inaccessibili.
«È scritto troppo in piccolo, non riesco a leggere» è l’osservazione più frequente.
In realtà il problema della dimensione dei caratteri, pur fastidioso, è quello che in qualche modo si potrebbe anche superare ad esempio semplicemente avvicinando maggiormente il testo agli occhi o ricorrendo a qualche strumento compensativo come delle lenti appropriate o uno dei vari ingranditori elettronici, portatili o da tavolo, attualmente disponibili.
Ma non sempre queste soluzioni funzionano, e non solo a causa della minorazione visiva: a volte la lettura rimane impossibile perché il testo è stato scritto male, con una grafica confusa o inutilmente elaborata, usando colori assolutamente inefficaci, scrivendo su materiali inadatti, che abbagliano o confondono. “Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi” è il sottotitolo che abbiamo dato a una pubblicazione edita qualche anno fa dal Progetto Lettura Agevolata del Comune di Venezia1: se non si riesce a leggere è anche perché qualcuno, spesso solo per fare il creativo, ha aggiunto inutili ostacoli.
Il problema rientra, in generale, nel concetto di leggibilità grafica, ossia nell’insieme di accorgimenti che devono essere adottati per consentire l’accesso alla comunicazione visiva al numero maggiore possibile di persone. Sono principi noti da tempo ai grafici professionisti e pienamente applicati, ad esempio, in campo pubblicitario (nessuno si sognerebbe di progettare un logo commerciale con tratti sfumati, confusi, colori difficilmente percepibili…) eppure spesso del tutto ignorati in altri contesti ove una discutibile ricerca dell’eleganza formale e la creatività fine a sé stessa, unite ad una scarsa attenzione alle esigenze di chi vede poco, danno spesso come risultato una comunicazione grafica che crea enormi problemi a tante persone.
Le conseguenze di questa disattenzione sono molto soggettive e possono andare da un semplice senso di fastidio o affaticamento, anche momentaneo, all’impossibilità totale di fruire dell’informazione. Anche se solo nel secondo caso potremmo parlare di vere “barriere”, in realtà il problema coinvolge a diversi livelli moltissime persone con pesanti conseguenze: un testo che si legge con fatica diventa del tutto illeggibile quando l’illuminazione è carente, quando non ci si può avvicinare per vederlo meglio, se bisogna leggerlo al volo (pensiamo al nome della stazione in metropolitana) o semplicemente se gli occhi sono più affaticati del solito.
Il problema della leggibilità dei testi sta diventando negli ultimi anni sempre più rilevante, anche se ancora molto sottovalutato, per due ordini di motivi: da un lato l’aumento di popolazione, soprattutto anziana, con problemi di vista che non vuole però assolutamente rinunciare ad accedere all’informazione e ai servizi sia tradizionali (come leggere un libro) che innovativi (web e tecnologie, ad esempio), dall’altro le innumerevoli possibilità creative che hanno a disposizione oggi coloro che offrono, sia a livello professionale che amatoriale, comunicazione grafica e che, se mal usate, aumentano a dismisura i problemi. A tutti sarà capitato di strabuzzare gli occhi assistendo, magari dall’ultima fila, a una conferenza illustrata con slide dai colori assurdi, con elaborazioni che vorrebbero essere fantasiose ma che lasciano leggere poco o nulla.
A nessun editore, fortunatamente, è ancora venuta l’idea di stampare dei romanzi usando inchiostro grigio o carta colorata ma, chissà perché, nel web è considerato normale, oltre che molto elegante, proporre pagine con caratteri sfumati e lievi, colori tono su tono adatti forse per una cravatta o un foulard, ma improponibili in un testo destinato alla lettura.
Le regole della leggibilità grafica sono poche e tutto sommato abbastanza semplici.
Ecco, in breve, le principali:
1 – Evitare caratteri troppo piccoli e, tutte le volte che è possibile, dare la possibilità di leggere da vicino (come per un avviso, un orario ferroviario…) o di personalizzare l’ingrandimento (sito web, e-book…).
2 – Evitare i caratteri troppo sottili, inaccessibili a chi vede poco, ma anche quelli troppo grossi perché tendono a riempire i cosiddetti “occhi” delle lettere, ossia gli spazi interni, per cui gli utenti con difficoltà visiva riescono a cogliere bene solo il profilo esterno e confondono, ad esempio, una “o” con una “e”.
3 – Garantire che il testo sia correttamente percepito e distinto dallo sfondo, sia in termini di “luminanza” (chiaro-scuro) che di contrasto cromatico. Alcune coppie di colori sono assolutamente improponibili per tutti, altre creano difficoltà a molte persone.
4 – Attenzione alle elaborazioni grafiche: colori o bordi sfumati, ombreggiature, retinature, caratteri bizzarri… Vanno usate con moderazione e, soprattutto, buon senso e intelligenza, altrimenti diventano una barriera.
5 – Molti problemi nascono dalla sovrapposizione del testo a immagini sottostanti, fotografie, disegni, sfondi grafici di vario tipo. Se non vengono progettate bene, i risultati di queste produzioni sono spesso disastrosi per la leggibilità.
6 – Evitare caratteri troppo vicini tra loro, righe troppo fitte o troppo lunghe. Sconsigliato, se non per titoli o brevissime frasi, il testo centrato perché risulta più difficile capire quando e come si va a capo.
7 – Attenzione anche ai supporti usati e, soprattutto nella segnaletica, anche all’illuminazione: un pannello troppo lucido e riflettente con illuminazione diretta, un supporto trasparente o traslucido, un cartoncino bianco abbagliante…
Da osservare che quasi mai la leggibilità incide sui costi di produzione. Stampare un testo chiaro non costa un centesimo in più di uno confuso e illeggibile, è solo questione di cura e progettazione. Fa eccezione, se vogliamo, il caso di caratteri minuscoli usati a volte per ridurre il numero delle pagine o il formato di una pubblicazione, anche se c’è da chiedersi se un testo che non si può leggere possa davvero costituire un risparmio, o non sia di per sé stesso un inutile spreco.
Immagini e didascalie.
Scegliete voi quelle che ritenete più efficaci, è importante però che conserviate quelle in coppia (1, 2 e 4)

1 In stazione o aeroporto è fondamentale poter consultare gli orari. Non si pretende che tutti siano a misura di ipovedente, basta ce ne sia qualcuno a cui ci si possa avvicinare, non solo quindi tabelloni appesi in altro e inaccessibili per chi vede poco (a destra stazione di Milano, a sinistra stazione di Padova).

2 Non è raro nei musei trovare didascalie quasi mimetizzate, con caratteri piccoli e colori lievi. Assolutamente inaccessibili per chi vede poco, sono di difficile lettura anche per i normali visitatori. (Museo Santa Giulia, Brescia)

Da evitare, soprattutto per segnalazioni importanti come in questo caso, la combinazione testo rosso su sfondo blu. Illeggibile per la maggior parte degli ipovedenti, lo diventano per tutti in caso di condizioni ambientali difficili o di pericolo, come oscurità e fumo. (Stazione Centrale di Bologna).

In molti casi la ricerca dell’eleganza formale va, purtroppo, a scapito della fruibilità dell’informazione, creando nuove e inutili barriere. Le foto rappresentano, prima e dopo, il recente intervento di restyling alle stazioni ferroviarie: il vecchio numero “6” del binario, ben contrastato e di discrete dimensioni, è stato sostituito da un pannello con un numero molto più piccolo e da uno enorme, ma illeggibile, con contrasti grigio-bianco troppo tenui (Stazione Santa Lucia di Venezia).
1 Il volume “Questione di leggibilità – Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi”, a cura di L. Baracco, E. Cunico e F. Fogarolo, si può prelevare gratuitamente dal sito dell’Associazione Lettura Agevolata (www.letturagevolata.it).

La riabilitazione visiva rientrerà mai nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)? Ad oggi, la riabilitazione visiva in Italia resta un’opera incompiuta, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

E’ un fatto di cronaca che in Italia vengano progettate strutture che poi non trovano mai utilizzo, restando incomplete e abbandonate, con un notevole sperpero di risorse. Per noi cittadini, è difficile ipotizzare altre cause che non siano riconducibili all’incuria e alla superficialità degli amministratori. In una parola: stupidità. Anche per quanto ci riguarda, nel nostro piccolo, stiamo assistendo a qualcosa di analogo. Vi spiego.
L’art. 26 della legge n.833 del 1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, prevedeva che a carico delle nascenti Unità Socio-Sanitarie Locali ci fosse la riabilitazione sensoriale; le nostre leggi sono spesso lungimiranti e ineccepibili, ma come afferma il proverbio, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E la burocrazia.
La riabilitazione sensoriale, infatti, è rimasta per molti anni solo sulla carta, finché, grazie alle pressioni della nostra Unione, nel 1997, con la legge n. 284, non vennero stanziati 5.000 milioni delle vecchie lire per la creazione e il potenziamento dei cosiddetti Centri di Educazione e Riabilitazione Visiva per Ipovedenti.
All’epoca, nel mondo occidentale, la riabilitazione visiva era ormai un fatto consolidato da circa un ventennio: come al solito, malgrado l’enunciazione del principio nella sopracitata legge n. 833, siamo arrivati tra gli ultimi. Fu sempre l’Unione, per prima, ad organizzare corsi specifici per formare i riabilitatori, sotto lo sguardo diffidente e scettico del mondo accademico.
Gli stanziamenti di cui alla legge n.284, sono stati regolarmente erogati dalle Regioni fino al 2013 per un importo complessivo di 80 miliardi di lire in sedici anni, su per giù pari ad attuali 41 milioni di euro. Dal 2013 l’importo è stato ridotto a circa 400 mila euro annui.
Ancorché i predetti stanziamenti, in molte realtà, siano stati utilizzati per impegni socio-assistenziali che non avevano nulla a che fare con la riabilitazione visiva, le risorse utilizzate per la creazione o il potenziamento dei Centri di Riabilitazione Visiva sono state notevoli: gli enti interessati hanno presentato numerosi progetti alle rispettive amministrazioni regionali; queste ultime hanno provveduto a concedere l’accreditamento e lo stanziamento delle risorse indicate nei preventivi per l’acquisizione della strumentazione destinata ai nascenti servizi.
Eccoci però giunti all’anello finale della catena: i centri nascevano ed erano dotati di strumentazione all’avanguardia, ma a mancare era una cosa fondamentale: la remunerazione degli addetti ai lavori, gli oculisti, i riabiliatori e il resto del personale. Ecco quindi la nostra opera incompiuta: somme importanti stanziate per il processo riabilitativo ed il materiale relativo sottoutilizzato per mancanza di fondi finalizzati all’attività e alla gestione ordinaria dei centri.
Questo è il quadro della situazione attuale. Ora, ciò che potrebbe sbloccarlo, è l’inclusione della riabilitazione visiva all’interno delle tariffe ambulatoriali (il cosiddetto LEA, Livelli Essenziali di Assistenza); ciò eviterebbe a tutte le strutture che oggi agiscono in convenzione con le ASL di arrabattarsi con modalità improprie per riuscire a sopravvivere.
Soprattutto grazie alle pressioni costanti della nostra IAPB e del Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Riabilitazione Visiva, dopo vari incontri tra i Centri di Riabilitazione e il Ministero della Salute, sembra che il problema sia in via di soluzione. Dico sembra perché a data odierna la situazione non è chiara: in un primo momento, la riabilitazione pareva essere stata inclusa nel LEA, poi no; però a dicembre una funzionaria del Ministero della Salute ci diede conferma dell’inclusione, e del fatto che il decreto relativo al LEA sarebbe stato pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale. A tutt’oggi però non ce n’è traccia. Nemmeno il sottoscritto è riuscito ad avere la certezza che l’iter del provvedimento sia giunto a conclusione.
Torno a ribadire che notevoli risorse sono state stanziate, e che il materiale acquisito è sovente giacente presso le strutture o sottoutilizzato. Un’opera incompiuta, insomma.
Nei giorni scorsi, il Ministero della Saluto ha reso pubblica la relazione annuale al Parlamento relativa alla legge 284/97, un documento che descrive tutte le attività istituzionali messe in campo, durante l’anno, riconducibili alla gestione della prevenzione dell’ipovisione e della cecità.
E’ lo stesso Ministero, nelle conclusioni, a evidenziare la situazione di criticità del sistema, affermando: “Fintanto che le stesse attività di riabilitazione visiva non saranno ricomprese nei LEA, sicuramente la riduzione dei finanziamenti ai Centri, con drastica contrazione dell’erogazione dei fondi negli ultimi anni, sarà un forte elemento di criticità in quanto i Centri di Riabilitazione visiva, come richiesto dalla normativa, programmano tutte le attività sulla base dei finanziamenti che ricevono. Il taglio delle risorse quindi potrà impattare sulle prestazioni erogate e sui servizi offerti ai disabili visivi, in contrasto proprio con quanto richiesto a tutti gli Stati membri dall’OMS e dalla Convenzione ONU sui diritti dei disabili […]”
Dal 1978, anno di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale ad oggi sono trascorsi 38 anni (ripeto: 38!). Forse al 50° anniversario potremmo brindare alla conclusione della vicenda.
Mentre scrivo queste righe mi sovviene una battuta di Albert Einstein: “Esistono due cose infinite: una è l’universo, l’altra è la stupidità umana. Per quanto riguarda l’universo la questione è alquanto incerta…”.