Servizio Civile: impegno quotidiano e trasmissione emotiva, Carmen De Martinis e Graziella Raffa

Autore: Carmen De Martinis e Graziella Raffa

Giunte quasi al termine di questa nostra esperienza, vogliamo condividere con tutti, ciò che ha arricchito in maniera altruistica, empatica e solidale in nostro bagaglio di vita: il Servizio Civile.
Il Servizio Civile è un’importante occasione di crescita personale per noi giovani, è un’opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, uno strumento prezioso per aiutare le fasce più deboli della società, contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese.
Perché ci ha arricchito in maniera altruistica, empatica e solidale?
ALTRUISMO: indica l’atteggiamento e in comportamento di chi ha la qualità morale di interessarsi al benessere dei propri simili e spinge la gente a donare il proprio tempo anche quando si sa di non poter ricevere nulla di tangibile in cambio; fa riferimento a qualsiasi azione che avvantaggi altre persone, senza che colui che dona l’azione abbia alcun motivo o beneficio.
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio.
Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona,
con amore, di coloro che sono più fragili e che spesso sono
nella periferia del nostro cuore”
(Papa Francesco)

EMPATIA: è la capacità di comprendere in pieno lo stato d’animo dell’altro, sia che si tratti di dolore, che di gioia, quindi “ SENTIRE DENTRO”.
E’ un vedere con gli occhi di un altro, ascoltare con le orecchie di un altro e sentire con il cuore di un altro.
“La più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non giudicare”
(Carl Rogers)

SOLIDARIETA’: è un sentimento che nasce dalla consapevolezza di un’appartenenza comune e dalla condivisione di interessi e di fini;
indica un sentimento di fratellanza universale.
Anche nella nostra Carta Costituzionale si parla dei doveri di solidarietà nell’ART.2, enunciando:

“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo,
sia come singolo, che nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità,
e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”

Attraverso questi tre aspetti, vogliamo trasmettere a chi legge, ciò che ha significato per noi interagire, aiutare, sostenere e guidare persone più deboli, che hanno avuto la capacità di insegnarci cosa significa affrontare la quotidianità con una molteplicità di problematiche, inculcandoci che:
“Le cose importanti della vita non vengono viste con gli occhi, ma sentite col cuore”.
Carmen De Martinis e Graziella Raffa
Volontarie Servizio Civile Nazionale UICI CB

Tante ore di sostegno non garantiscono sempre un’inclusione di qualità, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Caro Gianluca,
con la presente, ti segnalo un interessante articolo del 31 Dicembre 2016 su La Sicilia di Catania, intitolato “Dal giudice per dare un’istruzione a mia figlia autistica”.
Ti sarò grato se vorrai dare a queste mie poche parole diffusione tramite la stampa associativa dell’UICI.
Grato sempre per il lavoro di sensibilizzazione che l’Unione svolge, ti saluto cordialmente e formulo al Presidente Barbuto fervidissimi auguri per il nuovo anno.

Accogliendo di buon grado la richiesta dell’Avv. Nocera della FISH, di seguito riportiamo integralmente la sua lettera e, naturalmente, aspettiamo i sicuramente numerosissimi commenti ed interventi dei nostri lettori su tale “delicata” vicenda:

“Con riferimento all’articolo apparso su La Sicilia di Catania il 31 Dicembre 2016, intitolato “Dal giudice per dare un’istruzione a mia figlia autistica”, debbo sinceramente manifestare il mio pensiero che non concorda col plauso dei più per questa sentenza.
Infatti l’articolo di Carmen Greco ha un incipit condivisibilissimo denunciando l’alternarsi criminale di docenti per il sostegno nel corso dei primi mesi dell’anno scolastico; poi però il resto dell’articolo riguarda la vittoria ottenuta tramite il conseguimento di tante ore di sostegno quante sono le ore di insegnamento; e questo tema, che con la sacrosanta denuncia della discontinuità didattica, non ha nulla ha che fare, non mi trova concorde. Perchè ? Presto detto: l’inclusione scolastica come l’abbiamo voluta e realizzata negli ultimi anni Sessanta e primi Settanta era fondata sul principio che gli alunni con disabilità siano alunni della classe e quindi dei docenti della classe come gli altri alunni. Infatti inizialmente non esistevano i docenti per il sostegno che cominciarono ad operare di fatto alla fine del 75 e poi legalmente con la l.n. 517/77. Il progetto di vita inclusiva era predisposto e realizzato sostanzialmente dai docenti curricolari che non avevano classi affollate e per i quali il Ministero di allora aveva organizzato moltissimi corsi di aggiornamento sulle prime esperienze  ed i primi studi di didattiche inclusive, avviati tra i primi da Andrea Canevaro dell’Università di Bologna.
Purtroppo nei decenni successivi  le classi cominciarono a divenire sempre più affollate , anche con la compresenza di più di un alunno con disabilità ed i corsi di aggiornamento cominciarono a ridursi di numero; contemporaneamente i docenti curricolari, approfittando della crescente presenza di docenti per il sostegno che venivano specializzandosi, cominciarono  a ritrarsi da quegli iniziali interventi didattici, delegandoli sempre più ai docenti per il sostegno. Ciò con l’andar del tempo ha fatto sì che tutta la presa in carico del progetto inclusivo gravasse esclusivamente, specie nelle scuole secondarie sui docenti per il sostegno, siano essi specializzati o meno.
Di conseguenza, quando a causa dei crescenti tagli alla spesa pubblica le ore di sostegno andarono sempre più riducendosi, gli alunni con disabilità venivano abbandonati  sempre più a sè stessi in fondo alla classe o, raggruppati nelle aule di sostegno; tutto ciò ha costituito una palese crescente violazione della lettera e dello spirito  della normativa sull’inclusione scolastica. Di qui le giuste reazioni dei genitori che si sono rivolti sempre più ai giudici per ottenere uncrescente numero di ore di sostegno, sino a pervenire a sentenze , come questa, che ritengono di garantire il diritto all’inclusione, assegnando lo stesso numero di ore di sostegno pari al numero di ore di lezione.
Ciò sta producendo un totale disinteresse dei docenti curricolari per il progetto inclusivo ed una mancata inclusione sostanziale degli alunni con disabilità. Tanto è vero che sempre più i genitori parlano del ” proprio ” docente per il sostegno.
Può darsi che i più giovani ritengano l’attuale situazione e l’attuale sentenza un passo avanti nella conquista del diritto all’inclusione scolastica ; io però  la penso diversamente , poichè ho sperimentato, da minorato della vista, l’inclusione  nel profondo Sud a Gela in Sicilia, negli anni Cinquanta , quando la normativa inclusiva era inesistente anche nella mente del legislatore,  ed ho realizzato tale inclusione solo con i miei docenti curricolari di allora e coi miei compagni di classe, coi quali ancora, a quasi ottant’anni, mi ritrovo a parlare, in forza dell’amicizia nata tra i banchidi scuola e poi all’università.
Mi permetto pertanto, se si vuole accogliere il consiglio di un vecchio, di non brindare a questi falsi successi, ma di battersi per una seria ripresa della formazione iniziale ed in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive; non penso assolutamente a rinunciare alla preziosa figura dei docenti per il sostegno; ma, come dice la loro denominazione , essi debbono essere ” di sostegno  “ai colleghi curricolari ” per l’inclusione tra loro degli alunni con e senza disabilità; oggi , e sfido chiunque a smentirmi, essi sono divenuti i sostituti dei veri artefici dell’inclusione che debbono essere i docenti curricolari. E sentenze come questa, purtroppo rafforzano nelle famiglie, nell’opinione pubblica e,addirittura, negli stessi docenti curricolari, l’idea che più sono le ore di sostegno assegnate, più cresce la qualità dell’inclusione.
Voglio sperare che il piano nazionale di formazione obbligatoria in servizio avviato dal MIUR a seguito della l.n. 107 sulla Buona Scuola, riesca a colmare il vuoto lasciato nella formazione delle didattiche inclusive dei docenti curricolari e gli indicatori di qualità dell’inclusione che l’emanando decreto delegato dovrà individuare  permettano di tornare  a misurare il livello dei valori  iniziali dell’inclusione scolastica  realizzati quotidianamente nelle classi di oggi.”
Salvatore Nocera
Esperto Inclusione scolastica della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)

Comunicazione per nuova APP accessibile di Trenitalia, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Sono contento di aver potuto  constatare e, conseguentemente, potervi informare che grazie al canale aperto con il settore IT di Trenitalia, il Gruppo OSI di UICI ha tempestivamente segnalato i problemi di accessibilità ed usabilità dell’APP per IOS ottenendo la formazione di un gruppo di lavoro bilaterale con i tecnici di Trenitalia, al fine di evitare qualunque problema di inaccessibilità.
Il gruppo OSI di UICI monitorerà e collaborerà in maniera costante affinché anche i servizi erogati attraverso i canali web possano raggiungere e mantenere la completa accessibilità ed usabilità.  Già a partire dal mese scorso quanti normalmente si servono delle applicazioni di Trenitalia per utilizzarne i servizi rispetto ad orari e prenotazioni, avranno potuto notare come queste siano state nuovamente aggiornate e rese utilizzabili anche dalle persone con problemi di vista.
Si è trattato di un risultato ottenuto con molta celerità e che fa ben sperare per il prossimo futuro grazie appunto alla collaborazione che si è instaurata fra i componenti del gruppo OSI che con notevole entusiasmo e bravura seguono questa ed altre attività sull’accessibilità e RFI  che ringrazio per la disponibilità.
E’ anche frutto di soddisfazione rilevare come all’ottenimento di questi risultati abbia contribuito la collaborazione tra il gruppo OSI e la commissione per l’Autonomia e la Vita Indipendente.  Al fine di rendere questi risultati sempre più concreti ed operativi, chiedo anche a quanti sono interessati di segnalarci eventuali disfunzioni che si verificassero dopo il nostro intervento nei confronti dei siti e delle applicazioni di cui il gruppo Osi si occupa di volta in volta.
Grazie a tutti e ancora un complimento a tutti gli operatori e i volontari che sono intervenuti in questa specifica situazione.

Questionario per Armadio Smart, per ipovedenti e non vedenti

Un gruppo di ricercatori della Facoltà di Ingegneria Gestionale dell’Università di Pisa ha predisposto un questionario per avere un riscontro sull’utilità di un “Armadio Smart”, al fine di verificare se e quanto possa essere utile ai disabili visivi.

Per aiutare questo pool di sperimentatori, facendo loro verificare se l’idea che hanno avuto è rispondente alle effettive esigenze dei disabili visivi, basta compilare un apposito questionario, preparato da loro e reso disponibile alla seguente pagina: https://docs.google.com/forms/d/11SBfF4Ulf-azp5RuhD1Xg9tM8zQc9yF3Niwa7T1CHGU/viewform?edit_requested=true

La compilazione del form è molto semplice, per cui, chi desiderasse rendersi utile, può utilizzare il link sopra indicato per collegarsi alla pagina e compilarlo. In questa stessa pagina, inoltre, è possibile trovare la descrizione e l’ideazione del progetto.

La grande attesa per la delega sull’inclusione, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Con riferimento alla lettera aperta inviata alla neo ministra Fedeli da numerosi insegnanti di sostegno, recentemente riportata in un articolo del Corriere della sera del 31 Dicembre 2016 dal titolo “Sostegno ai disabili, rivolta dei docenti contro la riforma in arrivo”, mi permetto di esternare ai nostri lettori alcune mie brevi considerazioni.
Innanzitutto, voglio subito precisare che tutte le informazioni finora fornite sulla riforma del sostegno ai disabili a scuola, una delle deleghe al governo previste dalla legge 107, sono solo indiscrezioni, anticipazioni, dichiarazioni. Eppure tali notizie sono state ugualmente sufficienti ad alimentare già forti malumori e tensioni (forse per ora un po’ troppo premature ed ingiustificate) da parte di circa 40 associazioni e decine di sigle di docenti per il sostegno, riunitesi nel gruppo dei cosiddetti “partigiani della scuola pubblica”.
Personalmente, non condivido i contenuti della loro missiva al Ministro, ritenendo invece assolutamente “indifferibile” e necessaria la riforma dell’attuale sistema italiano dell’inclusione scolastica.
A mio modesto avviso, infatti, la riflessione sull’imminente delega sul sostegno non può essere animata dalla voglia di “trincerarsi” nella tutela ad ogni costo dell’esistente o in rimpianti di un passato che poteva essere e che non è stato, come mi pare stiano facendo i promotori della sopraccitata “protesta”. Al contrario, essa deve essere ispirata dalla convinzione che, solo guardando avanti, anche se con “realismo”, si riuscirà finalmente a garantire il migliore futuro possibile all’inclusione scolastica degli alunni/studenti disabili italiani.
Entriamo dunque nel dettaglio delle eventuali criticità che, secondo i “partigiani della scuola pubblica, potrebbero scaturire dalla riforma in arrivo.
Uno dei punti “deboli” della riforma, secondo la loro opinione, sarebbe il cosiddetto «profilo di funzionamento», che dovrebbe servire a definire il numero di ore di assistenza per ogni studente con disabilità, e che, secondo la prima analisi del corpo docente specializzato, rischia di penalizzare fortemente i suoi bisogni, in quanto non terrebbe conto della “diagnosi funzionale” e del Profilo Dinamico Funzionale (PDF).
Al riguardo, mi permetto di osservare che lasciare che la definizione delle necessità di ore per il sostegno sia determinata da una diagnosi, come oggi avviene erroneamente il più delle volte e non dagli interventi didattici del PEI (Piano Educativo Individualizzato) e dunque da un progetto educativo “vero e proprio”, questo sì che è delegare alla sanità la principale prerogativa dell’educazione, quella didefinire i bisogni formativi dell’alunno.
Infatti, un’altra grave lacuna dell’emanando Decreto sull’inclusione, denunciata dagli insegnanti “partigiani” sarebbe il cambiamento di prospettiva per cui il docente per il sostegno diverrebbe una sorta di “tutor” iperspecializzato nell’assistenza ai disabili, ma non necessariamente un insegnante: tale nuovo approccio “paramedico” snaturerebbe la professionalità dell’insegnante di sostegno, collocandolo sullo stesso piano delle figure socio-sanitarie che già operano in contesti non scolastici con il ragazzo disabile.
In proposito, vorrei rappresentare agli amici docenti in “rivolta” che, proprio per porre finalmente rimedio alla precarietà di ruolo e funzione degli insegnanti per il sostegno, sulla base delle notizie finora trapelate, tramite la delega sull’inclusione, si andrebbe finalmente nella direzione di una loro formazione iniziale e continua, con specificità profonde e una conoscenza adeguata delle esigenze degli alunni disabili. Dunque, altro che non insegnanti od addirittura figure “medicalizzate”. Essi dovrebbero essere invece insegnanti “universali”, ma con una specializzazione sui temi dell’inclusione e sulle singole disabilità. Essi,quindi, assurgerebbero finalmente ad un ruolo ben definito e sarebbero in possesso di competenze pedagogiche, didattiche e metodologiche capaci di renderli un “supporto” efficace ai docenti curricolari ed agli Organi Collegiali nella progettazione, realizzazione, monitoraggio e valutazione di un’offerta formativa realmente “inclusiva”.
In particolare, per tutti i gradi di istruzione, per poter insegnare sul posto di sostegno, dovrebbe essere obbligatorio conseguire 120 crediti formativi universitari sull’inclusione scolastica (oggi si diventa docenti di sostegno con soli 60 Cfu, ovvero 1 anno di specializzazione).
Tutti i futuri docenti di ogni ordine e grado dovrebbero avere inoltre, nel loro percorso di formazione iniziale, crediti riguardanti le metodologie per l’inclusione.
Ma nel mirino degli insegnanti specializzati in subbuglio c’è anche la mobilità della riforma della Buona scuola, «che ha lasciato ben 50 mila studenti senza docente specializzato sul sostegno.
Su tale aspetto specifico, per dovere di cronaca, mi corre l’obbligo chiarire che tali procedure di mobilità non hanno nulla a che fare con la prossima riforma del sostegno.
Infatti, esse sono state l’errata soluzione adottata dal precedente Ministro Giannini, a seguito delle tantissime non ammissioni dell’ultimo concorso e dell’enorme domanda di insegnanti di sostegno (circa 120.000 in servizio di cui circa il 60% di ruolo), che hanno letteralmente mandato in tilt il sistema scolastico territoriale. Si ricordi in proposito la nota Protocollo n. 24306 del 1° settembre 2016, che recita testualmente: «In caso di esaurimento degli elenchi degli insegnanti di sostegno compresi nelle graduatorie ad esaurimento, i posti eventualmente residuati sono assegnati dai dirigenti scolastici delle scuole in cui esistono le disponibilità, utilizzando gli elenchi tratti dalle graduatorie di circolo e d’istituto, di prima, seconda e terza fascia».
Migliaia di cattedre di sostegno sono state perciò affidate a docenti senza alcun tipo di specializzazione, costringendo così le famiglie di persone con disabilità a ricorrere sempre più spesso ai giudici per dare un’istruzione ai loro figli.
Per la verità, contro queste “ambiguità” del sistema, pare che l’obiettivo “dichiarato” dell’emanando Decreto delegato sull’inclusione sia, oltre che quello di garantire una formazione specifica universitaria ai futuri insegnanti per il sostegno ed una maggiore specializzazione sulle singole disabilità a tutti i docenti attualmente in servizio (attraverso il “famoso” Piano Triennale di Formazione obbligatoria), anche e soprattutto quello di assicurare la continuità del diritto allo studio degli allievi disabili, facendo sì che gli stessi abbiano lo stesso docente per il sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione. Quindi il medesimo insegnante per il sostegno per i 5 anni di scuola primaria, per i 3 anni di scuola secondaria di I grado e per i 5 anni della scuola secondaria di II grado.
Pertanto, la continuità didattica si dovrebbe realizzare attraverso quattro ruoli per il sostegno (infanzia, primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado), in cui bisognerà permanere prima di transitare sul posto comune
Infine, i docenti “partigiani della scuola pubblica” lamentano che, senza aumentare le ore di sostegno (ne servirebbero almeno 18 a settimana), gli alunni/studenti con disabilità non avranno mai la possibilità di apprendere come gli altri.
Relativamente a quest’ultimo punto, a mio modesto avviso, il problema non sta nel numero di ore di sostegno (che stante così la situazione nell’attuale sistema educativo e formativo italiano è comunque importante), ma è quello di capire se, con la futura delega sull’inclusione ci sarà un’effettivo” cambiamento qualitativo.
Infatti, come riportato da uno studio diffuso dall’ISTAT qualche settimana fa, gli alunni italiani con disabilità che hanno frequentato le scuole primarie e secondarie nell’anno scolastico 2015-2016 sono stati 155.971, mentre gli insegnanti per il sostegno sono arrivati a quota 82.000, uno ogni due alunni disabili.
Eppure, nonostante assistiamo ad una crescita esponenziale del numero degli insegnanti specializzati, l’equazione “più sostegno = più inclusione” sembra non funzionare affatto nel presente “sistema d’istruzione” italiano.
Allo stato attuale, siamo effettivamente ancora costretti ad imbatterci il più delle volte in educatori e docenti con un’inappropriata preparazione ed una formazione inadeguata ad assicurare un’inclusione scolastica di qualità ai ragazzi con disabilità del terzo Millennio.
Il messaggio della “normale” Didattica inclusiva stenta ancora a decollare nella scuola italiana e ci scontriamo di sovente con interventi didattici inclusivi esclusivamente “episodici” e che hanno soltanto il carattere dell’urgenza e dell’emergenza e non del “contesto”.
Voglio dire che la sola assegnazione dell’insegnante di sostegno (anche con un numero congruo di ore) agli alunni/studenti con disabilità non è sufficiente a garantire il loro successo scolastico e formativo, se non affiancata da un contesto veramente “inclusivo”.
La nomina del docente per il sostegno con un numero adeguato di ore, seppur rappresentando un “sacrosanto” diritto assolutamente esigibile dai nostri ragazzi e dalle loro famiglie, da sola rischia di essere quasi inutile e di ripetere le “distorsioni” e gli sbagli dell’attuale modello dell’inclusione scolastica, che hanno finito per provocare i “deprecabili” fenomeni della “deresponsabilizzazione” dei docenti curricolari rispetto ai loro alunni con disabilità e la perversa “delega” al solo collega di sostegno dei loro insegnamenti e delle loro valutazioni.
Soltanto se la prossima delega sull’inclusione promuoverà l’organizzazione di un “contesto” veramente accogliente ed inclusivo, dove si “sfrutti” al meglio l’”organico potenziato” e dove il Piano Annuale per l’Inclusività (PAI) sia parte integrante della progettazione, della didattica e della valutazione delle Istituzioni scolastiche italiane e, dunque, anche dei loro Piani Triennali dell’Offerta Formativa, si potranno realisticamente garantire per ogni allievo quelle condizioni di “pari opportunità” nel raggiungimento del massimo “possibile” dei traguardi individualizzati e personalizzati d’istruzione, tanto decantate dalla recente normativa italiana sull’autonomia scolastica.
Ai “partigiani della scuola pubblica” io suggerirei invece di puntare il dito contro l’unico “sesquipedale” errore strategico della futura delega sull’inclusione che mi sembra essere, senza timore di essere smentito, il totale mancato concreto coinvolgimento delle associazioni di e per persone con disabilità, delle loro famiglie e, soprattutto dei docenti per il sostegno nel suo iter di emanazione. Il mio auspicio è che il nuovo Ministro Fedeli assuma un atteggiamento più “partecipativo” ed ascolti di più chi questi problemi li vive quotidianamente sul campo.
Tuttavia, tale importante traguardo potrà essere perseguito, se si abbandoneranno finalmente posizioni preconcette di piccolo “cabotaggio”, nella consapevolezza che solo la collaborazione ed il confronto aperto tra tutte le parti interessate potranno rendere la via “inclusiva intrapresa dalla scuola italiana già quarant’anni fala strada maestra per l’educazione e l’istruzione di tutti e di ciascuno.

Beni Culturali – Rinvio Spettacolo dei Burattini del 6 Gennaio 2017

Felice Zappalorto, Cuntadì
Museo Tattile Statale Omero Ancona
Con grande dispiacere il Museo Tattile Statale Omero si vede costretto ad annullare lo spettacolo dei burattini dal titolo “Felice Zappalorto, cuntadì”, in programma il 6 gennaio per causa di condizioni climatiche avverse.
L’appuntamento con il Teatrino Pellidò sarà posticipato a data da concordare.
Ci scusiamo ulteriormente per l’inconveniente.

Beni culturali – La magia dei burattini al Museo Omero

Felice Zappalorto, cuntadì
Befana con spettaccolo di burattini
Museo Tattile Statale Omero Ancona
venerdi 6 gennaio ore 17

Il 6 gennaio alle ore 17 , venerdì della Befana, la magia del teatrino di burattini sbarca al Museo Tattile Statale Omero di Ancona con il Teatrino Pellidò e un magnifico spettacolo dal titolo Felice Zappalorto, cuntadì. “ Felice è proprio felice di fare il suo lavoro. Lui lavora in campagna, coltiva un bellissimo orto e le sue verdure sono così buone che quando le porta al mercato tutti vogliono comprarle. Sarà che Felice ha visto sin da piccolo coltivare l’orto, sarà per merito della cura e delle parole carine che rivolge alle piante, sarà che Felice è bravo a fare il contadino ed ama la terra ed il suo lavoro. Felice coltiva anche un campo più grande, dove cresce il grano, che porta al mulino, e che diventa farina. Felice sa fare il pane, i grissini e i biscotti ma lui dice che non è merito suo ma del sole e della Natura! ” Così il giovane e bravo Vincenzo Di Maio, che non solo è l’autore di questo racconto inedito ma anche il creatore dei suoi burattini, cui dà vita infilandoli nelle mani nello scenario del mitico Bruter Teatret, una baracca o castello. Appuntamento per tutti i bambini (consigliato da 4 a 10 anni) alle ore 17 al Museo Omero. È gradita la prenotazione (telefono 071 28 11 93 5 e-mail didattica@museoomero.it). Costo: 4,00 euro a persona; gratuito: bambini 0 – 4 anni, disabili e rispettivi accompagnatori.

I risultati del week-end

Ad Ancona, si è svolta nel week-end la prima prova di qualificazione ai Campionati Italiani di scherma non vedenti.
Ilaria Granata è giunta seconda, Ilaria Vermi terza e Franca Crispo quinta.
In campo maschile Pietro Palumbo si è piazzato terzo, Giuseppe Rizzi ha raggiunto i quarti di finale e Matteo Comi si è fermato agli ottavi.
La seconda prova di qualificazione è prevista a Roma il 19 marzo 2017.
Per quanto riguarda il nuoto, la nostra nuotatrice Martina Rabbolini non ha potuto prendere parte al “7° Meeting Internazionale di Brescia” che si è svolto domenica 18 dicembre.
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I primi passi del Comitato dal 21 settembre, di Giovanni Cacelliere

Autore: Giovanni Cancelliere

Carissimi Colleghi, con l’approssimarsi delle feste natalizie e di fine anno, ritengo doveroso augurare a tutti di trascorrere in serenità il Natale e l’anno nuovo. L’occasione è ghiotta per informare tutti voi sul lavoro che questo Comitato sta svolgendo dal giorno del suo insediamento.
Comprendo le difficoltà, ora che tocca al sottoscritto, che hanno accompagnato i miei predecessori nel raggiungimento degli obbiettivi dichiarati nella mission.
le difficoltà non sono da considerarsi uno scudo da alzare per giustificare gli obbiettivi non raggiunti, bensì un punto di partenza da superare per il loro raggiungimento.
Nella prima seduta del 21 settembre – giorno dell’insediamento – ho dichiarato che il lavoro iniziale che caratterizzerà questo Comitato, sarà di obbiettivi a breve, medio e lungo termine. Il Comitato si è insediato dopo 10 mesi dal Congresso, ciò non potrà essere usato come deterrente giustificativo, ma come stimolo a lavorare più velocemente.
Come molti di voi sapranno stiamo portando a termine, non con poche difficoltà, l’aggiornamento dell’anagrafe degli iscritti Massofisioterapisti e Fisioterapisti della nostra Associazione. La prima indagine venne proposta dal comitato precedente nel 2012. Fare l’aggiornamento è un Lavoro inutile, vista la vicinanza della precedente? Posso assicurarvi che così non è.
In questo aggiornamento, ci sono voci più dettagliate nella scheda individuale; è stata predisposta una nuova scheda individuale che prende in considerazione i non occupati. Questo dato, ci farà comprendere come le dinamiche del lavoro stanno trasformandosi e come poter oggettivare l’intervento della Direzione Nazionale.
Siamo di fronte ad un periodo storico pericoloso, dove le leggi di tutela sono viste come un peso della società, una zavorra alla capacità individuale: niente può essere più autolesionista. Ogni giorno, ognuno di noi si confronta sul luogo di lavoro, con la dura realtà della “diversità”. Ci si deve ricordare che, proprio grazie alle leggi di tutela i disabili visivi sono stati assunti, in assenza delle stesse sarebbe molto più difficile aver un lavoro e quindi l’indipendenza economica.
Il 21 settembre ho dichiarato che mi sarei occupato della situazione dei post 99 – l’anello debole della nostra categoria – anche se, molto deriva dall’incapacità di una classe politica nel colmare una “Vacazio legis” che comporta la comparsa della disoccupazione o la precarietà.
A tal proposito stiamo iniziando un percorso di riordino logico delle leggi che ci riguardano da vicino, che possano farci comprendere lo stato effettivo della situazione, nella complessità della sovrapposizione tra leggi. Tale riordino ci permetterà di stilare un documento di possibili migliorie da presentare alla Direzione Nazionale.
Per contro non possiamo far finta che la professionalità talvolta da noi offerta non si avvicina agli standard qualitativi richiesti dalla sanità contemporanea. Vi sono aziende che, adducendo motivazioni di vario tipo, fanno sì che i colleghi con disabilità visiva eludano la certificazione ECM, creando un danno alla categoria, percepita spesso come assistenzialista.
Formazione vuol dire costi, ma anche stare al passo con gli standard della sanità di oggi: imprescindibile deve essere l’orientamento all’Evidence Based Phisiotheraphy: non possiamo continuare a ringhiare contro coloro che non ci ritengono dei professionisti sanitari se noi non stiamo alle regole dell’aggiornamento continuo in medicina.
Stiamo studiando la possibilità di un corso formativo di valutazione e diagnosi differenziata di terapia manuale a cui legare un’assemblea di categoria.
Mi auguro che tutte le informazioni/richieste che in questi tre mesi ho girato ai Coordinatori Regionali, siano state inviate ai collaboratori provinciali e diffuse agli iscritti. Se ciò non è avvenuto, esorto ogni massofisioterapista, fisioterapista di questa associazione a chiedere incontri ai propri dirigenti di sezione e a chiedere informazioni sul lavoro che ogni Comitato MFT/FT Provinciale sta svolgendo e svolge e così per l’organizzazione sovrastante.
La comunicazione e l’informazione sviluppa interessi e stimoli, senza i quali saremmo relegati alla nicchia in cui tanti vorrebbero relegarci: IO NON CI STO.
Rinnovo gli auguri di buone feste a tutti voi e alle persone a voi più care.
Giovanni CANCELLIERE

Un week-end di nuoto e scherma

La Polisportiva Bresciana No Frontiere Onlus Asd organizzerà il prossimo 18 dicembre 2016 il “7° Meeting Internazionale di Brescia”.
L’evento è riconosciuto dall’IPC swimming.
La manifestazione è aperta agli atleti con disabilità fisica, intellettivo/relazionale e visiva provenienti dall’Italia e da alcune delegazioni straniere.
La nostra giovane nuotatrice Martina Rabbolini parteciperà, nella categoria S11 (non vedenti), alle seguenti gare:
– 100 rana
– 100 stile libero
100 dorso
Impianto gare:
“Centro Natatorio PALASYSTEMA – Piscina Comunale di Via Rodi – Brescia
Sempre domenica 18 dicembre è in programma la prima prova di qualificazione ai Campionati Italiani di scherma non vedenti in programma ad Ancona. Parteciperanno i nostri soci Franca Crispo, Ilaria Granata, Ilaria Vermi, Matteo Comi, Pietro Palumbo e Giuseppe Rizzi.

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