Guida e istruzioni alla comprensione delle prove invalsi: chiarimenti sul lavoro valore sociale didattico ed educativo, di Marco Condidorio

Autore: Marco Condidorio

Care amiche e cari amici,

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti sta programmando un incontro col Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per chiarire alcuni punti della prossima attività dell’istituto Invalsi che, nel quadro delle iniziative afferenti i programmi ministeriali, svolgerà le prove invalsi appunto, che coinvolgeranno anche gli alunni/studenti ciechi e/o ipovedenti.
Ora, poiché sono state scritte e dette molte cose su queste prove invalsi, tra cui alcune sono lontane da una idea di inclusione, sia dell’unione che dello stesso MIUR; altre assolutamente non vere, abbiamo pensato di scrivere il presente comunicato al fine di fare quel po’ di chiarezza utile a tranquillizzare genitori, insegnanti e gli stessi alunni/studenti.
Ogni alunno e studente cieco assoluto e/o ipovedente ha pieno diritto di partecipazione alle prove INVALSI e di svolgere le stesse con gli strumenti e gli ausili tecnologici necessari a soddisfare la sua partecipazione alle prove che, sono somministrate per tutti gli alunni/studenti attraverso la piattaforma CBT (computer based testing).
Per capire meglio:
Ma cosa sono le prove invalsi e il loro giudizio valutativo che ne deriva:
le prove INVALSI sono test di valutazione rivolti agli alunni di scuola primaria (secondo e quinto anno); agli studenti di secondaria di primo grado (terzo anno) e delle scuole secondarie di secondo grado (per le classi seconde e quinte).
Attenzione: sono esami proposti a livello nazionale e servono a valutare il grado di preparazione degli studenti nonché il livello dei vari istituti, per fornire informazioni di tipo statistico al MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca).
Ed ecco il primo chiarimento essenziale per comprendere che, poiché trattasi di prove nazionali, le procedure di svolgimento e valutazione debbono tenere conto di taluni parametri uguali per tutti, perché ogni singola prova sia valida e per la stessa venga quindi rilasciato un giudizio che si traduce nella certificazione delle competenze.
Vediamo a tal fine a cosa corrisponde l’acronimo INVALSI: Istituto Nazionale per la valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione.
Si sottolinea che le prove INVALSI risultano si obbligatorie ai fini dell’ammissione all’esame di stato conclusivo del primo ciclo e per l’anno scolastico 2018/2019 anche per l’esame di maturità; tuttavia le stesse non influiscono sulle valutazioni scolastiche dell’alunno e dello studente.
Vediamo ora le novità introdotte da INVALSI per l’anno scolastico 2017/2018:

La valutazione:
E’ questo il tema su cui, in questi giorni, è esplosa la diatriba mediatica che ha visto al centro del dibattito l’esclusione/discriminazione degli alunni e degli studenti ciechi e ipovedenti.
Si chiarisce sin da subito che tale discriminazione persiste non a causa di argomenti addotti e tuttavia non veri, ma per ragioni ancora purtroppo strettamente legate al tema dell’accessibilità e della fruibilità delle piattaforme ove si svolgono le prove somministrate agli alunni.
Fino al 2017 le prove INVALSI non concorrevano in alcun modo sulla valutazione del percorso scolastico degli studenti (in altri termini non attribuivano alcun voto) ad eccezione delle prove INVALSI di terza media, le quali facevano parte dell’Esame di Stato della scuola secondaria di primo grado.
Dall’anno scolastico 2017-2018 anche le prove INVALSI di terza media avranno finalità puramente statistiche: non faranno più parte dell’Esame di Stato, per tale ragione verranno anticipate nel corso dell’anno.

Le aree disciplinari interessate:
dall’anno scolastico 2017/2018 le prove INVALSI 2018 per la classe quinta della primaria e per la classe terza della secondaria di primo grado riguarderanno Italiano, Matematica e Inglese.
Si precisa che le prove INVALSI saranno obbligatorie per l’anno scolastico 2018/2019 per le classi quinte della secondaria di secondo grado; tuttavia, ribadiamo come detto sopra che le stesse non concorrono alla valutazione finale dell’esame di maturità.
Gli elementi discriminanti si confermano, non tanto riguardo alla partecipazione degli alunni /studenti disabili alla prova di valutazione nazionale ma per il fatto che tale partecipazione non incida sulla valutazione complessiva della classe e di quella della scuola, dunque di quella nazionale.
Su questo potremmo aprire un dibattito di carattere metodologico e conseguentemente politico, tuttavia questa non è né la sede e né l’occasione.
Sarà cura del Coordinatore della Commissione Nazionale per l’istruzione e la formazione, quale rappresentante dell’UICI farlo nelle sedi più opportune, come per esempio l’Osservatorio e i tavoli tecnici istituiti dal MIUR; e che, sempre in riferimento alla partecipazione, i nostri alunni/studenti debbono affrontare le prove invalsi sulla piattaforma CBT che, per i ciechi e gli ipovedenti non risulta pienamente accessibile e dunque nemmeno fruibile.
Dal REGOLAMENTO INVALSI emanato il 19 febbraio u.s. che nulla ha che fare se non in riferimento al tema generale della certificazione delle competenze in merito alle conoscenze e competenze, afferma quanto segue:
Ai sensi dell’art. 11 del D. Lgs. 62/2017 l’attribuzione di misure dispensative/compensative è riservata solo a:
1. allievi con disabilità certificata ai sensi della legge n. 104/1992 (art. 11, comma 4 del D. Lgs. 62/2017), di seguito DVA (Diversamente Abili);
2. allievi con disturbi specifici di apprendimento certificati ai sensi della legge n.170/2010 (art. 11, comma 9 del D. Lgs. 62/2017), di seguito DSA;
Tutte le altre tipologie di allievi con Bisogni educativi speciali (BES) svolgono le prove INVALSI computer based (CBT) standard, SENZA alcuna misura dispensativa/compensativa.
L’attribuzione di misure dispensative/compensative è competenza e responsabilità del Dirigente scolastico che prevede alla loro indicazione nell’Elenco studenti elettronico in stretta e formale coerenza con quanto previsto dal PEI per i DVA e dal PDP per i DSA.

 

Allievi DVA (certificati ai sensi della legge n. 104/1992)
La certificazione di competenza INVALSI (art. 9, comma 3, lettera f del D. Lgs. 62/2017) è rilasciata solo nel caso in cui l’allievo svolga la prova INVALSI CBT con l’eventuale indicazione di una o più delle seguenti misure compensative:
– donatore di voce
– tempo aggiuntivo
La certificazione di competenza INVALSI (art. 9, comma 3, lettera f del D. Lgs. 62/2017) non è rilasciata nei casi di esonero o lo svolgimento in formato per sordi o Braille di una o più prove INVALSI.
Riporto la nota 2936 del 20.02.2017 emanata da MIUR:
2. Prove INVALSI per alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento (DSA)
e rilascio della certificazione delle competenze
Nei prossimi giorni le scuole dovranno indicare nell’area riservata al Dirigente scolastico
per quali alunne e alunni sono previsti eventuali strumenti compensativi o misure dispensative, in base a quanto disposto dall’articolo 11 del decreto legislativo n. 62/2017.
Ai sensi del richiamato articolo 11 gli strumenti compensativi e/o le misure dispensative
sono riservati soltanto alle alunne e agli alunni con disabilità certificata ai sensi della legge n. 104/1992
o con disturbi specifici di apprendimento certificati ai sensi della legge
n. 170/2010, in coerenza con quanto previsto, rispettivamente, dal PEI o dal PDP.
Per le alunne e gli alunni con disabilità il consiglio di classe può prevedere adeguati
strumenti compensativi e/o misure dispensative per lo svolgimento delle prove INVALSI e, ove non fossero sufficienti, predisporre specifici adattamenti della prova –che sarà esclusivamente cartacea – ovvero l’esonero da una o più prove.
Per le alunne e gli alunni con DSA sono previsti strumenti compensativi, se indicati nel
PDP e abitualmente utilizzati nel percorso scolastico.
Se la certificazione di disturbo specifico di apprendimento prevede la dispensa dalla prova scritta
relativa alle lingue straniere, ovvero l’esonero dall’insegnamento delle lingue straniere,
la prova INVALSI di lingua inglese non sarà sostenuta.
Si richiama l’attenzione dei Dirigenti scolastici affinché esercitino la massima attenzione
nell’attribuzione delle predette misure dispensative o degli strumenti compensativi, anche in
considerazione del loro riflesso sulla certificazione delle competenze rilasciata all’INVALSI
ai sensi dell’art. 9, comma 3, lettera f) del decreto legislativo n. 62/2017.
Si fa infatti presente che gli alunni dispensati da una o più prove INVALSI, o che sostengono una o
più prove differenziate in forma cartacea, secondo quanto previsto dal consiglio di classe,
non riceveranno la relativa certificazione delle competenze da parte di INVALSI.
In tali casi, sarà cura del consiglio di classe integrare, in sede di scrutinio finale, l
a certificazione delle competenze rilasciata dalla scuola con puntuali elementi di informazione.
Si ricorda inoltre che le alunne e gli alunni con bisogni educativi speciali non certificati né ai sensi
della legge n. 104/1992 (alunni con disabilità) né ai sensi della Legge n. 170/2010 (alunni con disturbi specifici di apprendimento), svolgono le prove INVALSI standard al computer senza
strumenti compensativi.
La scuola può predisporre proprie prove per gli allievi DVA in formato cartaceo o elettronico (su piattaforma della scuola) i cui dati NON devono essere trasmessi a INVALSI.

Ciò perché, come detto sopra le prove invalsi sono nazionali e dunque, come in un concorso i ciechi e gli ipovedenti debbono utilizzare gli strumenti digitali per lo svolgimento delle prove o, qualora sia previsto al più un assistente che scriva per loro il testo in nero con la penna, affinchè la prova resti anonima e non sia riconoscibile, lo stesso accade per le suddette prove invalsi.
Ecco che allora gli argomenti a cui facciamo riferimento e riteniamo essere inesistenti sono: la convinzione secondo cui il divieto all’uso del codice Braille, in versione cartacea rappresenti la discriminazione nei confronti dell’alunno o dello studente cieco e/o ipovedente riguardo all’ottenimento della certificazione delle competenze; cioè falso, perché l’alunno cieco o ipovedente ottiene la certificazione pari ai compagni se lo svolgimento della prova non inficia la procedura della prova medesima, che deve svolgersi rigorosamente sulla piattaforma CBT come detto sopra. D’altro canto, quando entriamo in cabina elettorale o quando poniamo la nostra firma su un qualsiasi documento dobbiamo utilizzare rigorosamente la penna.

Non è un “NO” al Codice Braille, ma il richiamo all’applicazione di una procedura condivisa a cui tutti debbono attenersi se vogliamo che le prove siano valutabili secondo una procedura, quale schema di valutazione nazionale.

La scuola, come già scritto sopra, può decidere per una prova differenziata che, dal punto di vista della valutazione dell’alunno/studente è pienamente valida e assume tutto il valore didattico ed educativo ai fini della crescita del discente.

L’UICI ha ottenuto grandi risultati per la tutela e l’esercizio del diritto da parte dell’alunno/studente d’essere valutato, certificato secondo le sue attitudini, l’acquisizione di conoscenze e competenze, vedasi articolo 11 del decreto legislativo 62/17 più volte richiamato nel presente comunicato.

 

Il Ministero della Pubblica Istruzione di cui l’INVALSI è parte mai potrebbe impedire ad uno alunno/studente di partecipare ai progetti di valutazione, in relazione a quelle che sono le sue possibilità, attitudini, conoscenze e competenze e di poter esercitare il diritto ad essere valutato con gli strumenti e le tecnologie più consone (Art. 11 D.Lgs 62/2017).

Uno studente/alunno ha il pieno diritto di vedersi certificate conoscenze e competenze.

Dall’altro canto però, l’INVALSI non può certificare ciò che in qualche modo, pur avendo un valore in termini di giudizio scolastico, esuli dalle prove di valutazione nazionale per il fatto stesso che la prova differisce da quella nazionale per non essere stata svolta direttamente sulla piattaforma.

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha lavoarto alacremente in questi ultimi due anni e mezzo al fine di tutelare

il diritto allo studio che resta per noi prioritario nell’agenda dei lavori associativi;e sino all’approvazione dei fatidici decreti dal n. 59 al 66 del 13 aprile 2017 abbiamo cooperato con le altre associazioni , i dirigenti del MIUR e la classe politica del Senato e della Camera perchè tale diritto potesse essere rappresentato e sancito in ogni passaggio dei decreti afferenti la vita scolastica, ivi compresi gli istanti di valutazione del singolo alunno nello specifico, ai fini della s carriera scolastica e dunque del suo stesso successo formativo.

Ogni interpretazione e stortura successiva ai decreti in applicazione degli stessi, ma appartenente ad altre aree della scuola, come quella dell’INVALSI, ad oggi prescindono dall’azione politica nonchè tecnica dell’associazione che ancora deve acere la sua parte chiave nei prossimi lavori dei tavoli tecnici istituiti dal MIUR tramite i lavori dell’Osservatorio permante per l’inclusione scolastica.

La nostra Associazione ci stiamo impegnando a lavorare su tre direttrici che riteniamo strategiche per l’esercizio al diritto allo studio, anche in ambiente valutativo nazionale (nello specifico, PROVE INVALSI) e per la costruzione di percorsi di educazione e di istruzione afferenti le attitudini e gli apprendimenti degli alunni ciechi e ipovedenti e di quelli in situazioni di pluridisabilità:

1. l’autonomia del discente nella lettura e nello svolgimento delle prove INVALSI: accessibilità e fruibilità;

2. Tempestiva segnalazione da parte dei dirigenti scolastici agli uffici competente della presenza di alunni con disabilità, che non li penalizzi.

3. Chiarimenti in merito alla certificazione degli alunni Ciechi e/o Ipovedenti in relazione al PEI e all’eventuale assenza della certificazione 104.

Il presente comunicato non vuole essere esaustivo dell’intera complessità della materia ma ha lo scopo di fare chiarezza sulla partecipazione degli studenti ciechi ed ipovedenti riguardo al loro diritto di poter svolgere le prove INVALSI alla pari dei compagni vedenti secondo le modalità e le procedure stabilite dai Regolamenti di INVALSI e di poter così ottenere la certificazione delle conoscenze e delle competenze; ciò perché non è venuto meno il diritto dello studente di partecipare alle prove INVALSI e di conseguire la certificazione prevista delle competenze; ma, semmai è a rischio la partecipazione qualora gli strumenti messi a disposizione dell’alunno cieco e/o ipovedente non dialoghino sufficientemente con la piattaforma CBT tramite cui le prove INVALSI vengono somministrate a tutti gli alunni.

 

Acea – Maratona di Roma 2018

L’Associazione Italiana Fisioterapisti del Lazio, A.I.FI-Lazio, sarà presente con la propria postazione presso l’area riservata al soccorso degli atleti maratoneti che parteciperanno all’evento sportivo, Maratona di Roma – 8 aprile 2018.
Saranno presenti oltre 100 volontari tra professionisti affermati, docenti dei corsi di laurea in Fisioterapia e studenti.
Tra questi, nelle sei edizioni precedenti, hanno preso parte i Fisioterapisti e Massofisioterapisti non vedenti, onorando con il loro operato l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti; vi invitiamo a partecipare a questa esperienza unica nel suo genere anche in questa occasione.
Per questa edizione auspichiamo una presenza più folta dei Professionisti non vedenti ed ipovedenti!
La circostanza vorrà essere un’occasione per condividere il valore del nostro lavoro riabilitativo nello sport come nelle attività che svolgiamo nel quotidiano; per i futuri colleghi che frequentano l’università potrebbe essere una esperienza sul campo dove produrre ragionamenti valutativi funzionali, contribuendo al successo degli atleti nelle loro performance sul campo!
I Fisioterapisti, i Massofisioterapisti e gli Studenti di Fisioterapia non vedenti ed ipovedenti che volessero prendere parte all’evento possono rivolgersi per ulteriori informazioni dal collega Alfio Pulvirenti, Coordinatore CTSR LAZIO UICI Fisioterapisti e Massofisioterapisti, scrivendo al seguente indirizzo: alfiopulvirenti2009@live.it , entro e non oltre il 15 marzo in modo da consentire l’eventuale sistemazione logistica e l’organizzazione negli spostamenti.

 

 

Prove INVALSI e Concorsi inaccessibili? Il Miur ci convochi subito, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Con il presente contributo, chi scrive prende spunto da un recente articolo di Flavio Fogarolo pubblicato qualche giorno fa sulle pagine del Giornale Superando, con il titolo “INVALSI: Strane sigle e assai poca accessibilità”, nel quale l’amico autore pone l’accento ed evidenzia i gravi problemi di accessibilità per gli alunni ciechi e ipovedenti delle prossime prove INVALSI per la terza classe della scuola superiore di primo grado.
Infatti, come esplicitato nella nota del Miur del 20 febbraio u.s. n. 2936 sull’Invalsi e nel predetto articolo di Flavio Fogarolo, lo scrivente conferma che quest’anno, per le alunne e gli alunni frequentanti la terza classe della secondaria di primo grado e di seconda classe del secondo grado le prove INVALSI sono proposte su computer (CBT – Computer Based Test).
Sempre nella succitata nota del Miur, si fa presente che, per gli allievi ciechi delle terze classi della scuola secondaria di primo grado, lo svolgimento delle prove INVALSI avverrà somministrando loro obbligatoriamente la versione cartacea in braille delle stesse.
Fin qui tutto normale, per un tiflologo come il sottoscritto che, tra l’altro, in ogni istante della sua attività professionale, non si stanca e stancherà mai di sottolineare l’insostituibilità del metodo di letto-scrittura Braille come inprescindibile strumento d’integrazione e, soprattutto, la sua straordinaria “attualità” per i disabili visivi, anche nella nostra società digitale.
Purtuttavia, le intenzioni del Ministero non paiono andare verso tale “virtuosa” direzione di promozione di un’effettiva (e non solo “sbandierata”) inclusione scolastica degli alunni non vedenti. Ne è prova il fatto che, nel regolamento INVALSI del 20 febbraio u.s. di cui sopra, si legge infatti: «La certificazione di competenza INVALSI (articolo 9, comma 3, lettera f del Decreto Legislativo 62/17) non è rilasciata nei casi di esonero o lo svolgimento in formato per sordi o Braille di una o più prove INVALSI».
Come dire che siamo di fronte ad un inaccettabile paradosso: da un lato, con il recente Decreto legislativo n. 66 del 2017 il Miur “declama” ( evidentemente soltanto sulla carta) il ruolo strategico dell’inclusione scolastica “per tutti e per ciascuno”, definendola come il “valore fondante” e l’”assunto culturale” della scuola italiana ma dall’altro, per un assurdo controsenso, per gli studenti ciechi che dovranno effettuare le prove INVALSI solo in forma cartacea in braille (e che, tra l’altro, con semplici e non dispendiosi accorgimenti tifloinformatici, potrebbero svolgerle pure al PC), l’Invalsi non rilascerà la certificazione di competenza prevista per legge.
A tale gravissimo “danno” si aggiunga poi anche la beffa che, invece, gli alunni ipovedenti dovranno svolgere le prove INVALSI al computer ma, da nostri test semplicemente informali ed “a posteriori” condotti sulla piattaforma on line dell’INVALSI (poiché L’Istituto non ci ha mai convocato ufficialmente per un confronto diretto e per testarne ex ante l’accessibilità) pare che esse non siano adeguatamente accessibili a chi ha una disabilità visiva in termini di possibilità di ingrandimento. Senza trascurare che, considerato lelevato impegno e le complesse strategie operative che lo svolgimento delle prove INVALSI in braille per i non vedenti ed al PC per gli ipovedenti richiederà, mi sembrerebbe quantomeno opportuno concedere loro del tempo aggiuntivo rispetto all’ora e 30 minuti prevista dalla sopramenzionata nota del Miur.
Al riguardo, chi scrive ritiene pleonastico rammentare all’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione (INVALSI) che l’Unione Italiana dei Ciechi e degliIpovedenti ed i suoi Enti collegati dispongono del preziosissimo e validissimo strumento operativo del Gruppo Osservatori Siti Internet (Gruppo OSI) che, anche in casi come quello in questione relativo all’accessibilità delle prove INVALSI, varrebbe la pena coinvolgere per assicurare un’autentica ed efficace loro “resa accessibile” agli allievi disabili visivi, evitando sprechi inutili e soluzioni ministeriali inidonee e contraddittorie per l’utenza e e garantendo che il diritto all’accessibilità pure digitale sancita dall’art 9 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità non resti “lettera morta” od una mera enunciazione di principio.
Siamo infatti preocuppati che, anche alla luce del fatto che le prove INVALSI sono ormai diventate requisito d’ammissione all’Esame di Stato conclusivo del I° e del ° ciclo ai sensi del D. Lgs n. 62/17, il mancato rilascio della certificazione delle competenze per gli allievi non vedenti che effettueranno le prove INVALSI nella versione cartacea in braille ed i problemi di accessibilità per quelle che saranno somministrate al computer agli studenti ipovedenti possano costituire un pericoloso ritorno al passato ed un clamoroso dietro-front del Miur, rispetto a quel “cambio di paradigma” sull’inclusione scolastica, previsto dall’art 24 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Pertanto, l’auspicio è che, di fronte ad un uso sempre più “generalizzato” di prove computerizzate da parte del Miur non solo per gli studenti (anche le imminenti prossime procedure concorsuali per docenti e per dirigenti scolastici saranno totalmente ed esclusivamente computer based) il nuovo Ministro che verrà dalle elezioni del 4 marzo u.s. profonda ogni sforzo al fine di aprire immediatamente un tavolo “tecnico” con l’UICI ed i suoi Enti collegati, al fine di conseguire insieme concreti e tangibili obiettivi di “accessibilità di tutte le piattaforme digitali del Ministero dell’Istruzione, nell’unico e superiore interesse delle persone con disabilità visiva.

Un week-end di atletica leggera, nuoto e showdown

Dal 3 al 4 marzo si svolgerà, a Brescia, il XII Campionato Italiano Assoluto Invernale di Nuoto Paralimpico (vasca 50 m).
Tra i presenti anche la nostra giovane nuotatrice Martina Rabbolini (categoria S11 – non vedenti) che si cimenterà nelle seguenti gare:
– 100 dorso
– 100 rana
IMPIANTO GARA:
Centro Natatorio Palasystema:
Via Rodi–
25100 Brescia
Nel week-end si svolgerà inoltre, a Silvi Marina (TE) dal 2 al 4 marzo, la seconda tappa del campionato di serie A di Showdown.
Parteciperanno i nostri soci Sonia Tranchina e Giuseppe Cesena accompagnati dal tecnico Pietro Rossetti.
Sabato 3 marzo, a Padova, si terrà un Meeting di atletica leggera paralimpica.
La nostra socia Gaia Rizzi, con la guida Marco Cambianica, parteciperà ai 60 e ai 200 metri.

 

Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano ONLUS
Via Vivaio, 7
20122 Milano
tel/fax: +390276004839
Email: info@gsdnonvedentimilano.org
Web: www.gsdnonvedentimilano.org
twitter: https://twitter.com/Gsdnvmilano
Facebook: https://www.facebook.com/GSDNONVEDENTIMILANO

 

Parco Durazzo Pallavicini per i non vedenti

Domenica 8 aprile alle ore 15:00
nel Parco Durazzo Pallavicini a Genova Pegli
vincitore del primo premio nel 2017 per il Parco più bello d’Italia
Visita guidata dedicata a persone non vedenti. Aperta a tutti.

Suoni, profumi, passi, tatto, racconto.
Visita il Parco più bello d’Italia.
Un itinerario inaspettato e ricco di significati nascosti.
Dedicato a tutte le persone che non vedono con gli occhi.

“Alla ricerca della meraviglia… che è in noi!”

Per info e prenotazioni:
010 853 1544
info@villadurazzopallavicini
328 4222168
(Lidia Schichter)

Locandina dell'evento

Locandina dell’evento

Commissione NAL – Programmatrici e programmatori, dove siete?, di Valter Calò

Autore: Valter Calò

Nel 1979, grazie ad una fortunata collaborazione dell’Istituto Cavazza di Bologna, ASPI e IBM, ha avuto inizio una nuova ed interessante esperienza nell’ambito della formazione professionale per la preparazione dei programmatori elettronici non vedenti ed il loro inserimento nel mondo del lavoro. Purtroppo il programmatore è una nostra attività lavorativa che sta scomparendo. Proprio così, e non stiamo parlando dell’ombrellaio che tirava il carretto e passava via dopo via ad aggiustare gli ombrelli o dell’arrotino, professioni sono scomparse già da parecchi anni! A scomparire in un mondo informatizzato e accelerato da tecnologie basate su programmi, è la professione del programmatore svolta ottimamente dai disabili visivi.
Inizia il tutto con l’impegno di due ragazzi del Cavazza, che in diversi anni hanno formato circa 200 giovani, quasi tutti indirizzati verso questa splendida professione. Alcuni di loro hanno fatto anche strada collocandosi in posizioni dirigenziali.
Chi erano i due ragazzi? Mario Barbuto, attuale Presidente Nazionale UICI e Salvatore Romano direttore generale Nazionale UICI, certo che ne hanno fatta di strada… Bravi ragazzi!!!
Durante un simposio a Verona, organizzato da Roberta Mancini, sono stato invitato a relazionare sulle nuove attività che la mia Commissione NAL sta elaborando e proponendo. Alla fine del mio intervento si è aperto un dibattito con il pubblico ed ecco che chiede la parola Giovanna Perbellini che mi chiede come mai il Programmatore non venga più proposto come lavoro per disabili visivi.
Inizia così un lungo colloquio tra me e Giovanna alla fine del quale le propongo una intervista.
E così pronti via, mettetevi comodi e troverete tante risposte e idee.
L’intervista è stata fatta telefonicamente.

Pronto Giovanna, hai tempo per rispondere ad un po’ di domande?
Sono le 17:30 e Giovanna è appena tornata dal lavoro. Si mette comoda e accetta molto volentieri di fare quattro chiacchiere con noi.
Giovanna Perbellini di Verona, per chi la vuole contattare la trovate su FB.
buona lettura
Valter

V: Buon giorno Giovanna, iniziamo subito a conoscerti, raccontaci brevemente la tua carriera lavorativa come programmatrice e il tuo percorso di studio.
G: Io sono ipovedente, già dai primi anni di vita. Quando è arrivato il momento di iniziare la scuola, mio padre non volle mandarmi in un istituto per disabili visivi, cosi mi iscrisse alla scuola pubblica. Anni fa non c’erano insegnanti di sostegno e gli ausili che ci sono adesso, perciò devo ammettere che ebbi parecchie difficoltà. Alle elementari devo ringraziare la maestra, persona eccezionale, che mi seguì in tutto il mio primo percorso formativo e le amiche che mi aiutarono.
Alle scuole medie ebbi ancora più difficoltà, non c’erano gli ausili di oggi come sintesi vocali e ingranditori, usavo una lente di ingrandimento per i testi più piccoli che mi aiutava abbastanza, ma era macchinoso e la lettura non sempre facile per le distorsioni della lente stessa. Uguali problemi li ho riscontrati alle superiori, devo dire che non conoscevo l’ UICI, forse, proprio per questo motivo, le difficoltà furono maggiori!
Mi sono diplomata con la maturità magistrale e subito dopo ho conosciuto il Presidente UICI di allora Luigi Gelmini, che mi ha consigliata e indirizzata ad iscrivermi al corso di Programmatrice. Ho subito approfondito questa opportunità, ma purtroppo sono arrivata tardi, le iscrizioni al corso erano chiuse. Dovevo aspettare un anno per il nuovo corso e allora Gelmini, mi consigliò un corso per centralinisti a Brescia.
Il corso era fatto molto bene e per questo è risultato facile e interessante, tra l’altro imparai il Braille.
A fine corso sostenni l’esame di abilitazione a Roma, per poter essere inserita nell’Albo dei Centralinisti. Passato l’anno, andai al Cavazza per poter accedere al corso per diventare Programmatrice, feci e superai
il test di ammissione.
V: Come ti sei trovata a Bologna? Parlaci del corso Programmatori
G: Il corso aveva la durata di un anno scolastico, quindi lungo e molto impegnativo. Gli insegnanti veramente molto bravi e disponibili, tutto il materiale didattico, come dispense in nero e braille preparate dagli assistenti ASPHI, Hardware e Software fornito da IBM. Mi sono dovuta impegnare molto durante tutto l’anno anche perché erano tutte materie nuove. Alla fine del corso abbiamo sostenuto un esame finale e ci è stato rilasciato un attestato. Il corso è stato organizzato e gestito molto bene e parecchie grandi società guardavano allo sviluppo del progetto e apprendimento degli studenti con molto interesse. Società come IBM, Cassa di Risparmio, Assicurazioni, Istituti di Credito, Montedison, Alfa Romeo e altri. A chiusura corso fu organizzata una cena con i corsisti, gli insegnanti, gli organizzatori e gli sponsor, già in questa occasione ci furono i primi contatti per possibili assunzioni.
V: Il tuo primo lavoro come programmatrice quale è stato, ma soprattutto raccontaci i primi giorni di lavoro e come ti sei trovata.
G: Sono stata contattata subito da un rappresentante della Cassa di Risparmio che mi ha invitata ad un colloquio, e questo è stato il mio primo lavoro. All’inizio tutto molto difficile, ho riscontrato molta differenza tra l’ambiente scolastico e quello lavorativo, devo anche dire che il corso mi ha aiutato tantissimo, per fortuna e sono stata inserita in un ottimo ambiente di lavoro, dove tutti i colleghi mi hanno aiutata. Lo standard lavorativo e organizzativo era molto diverso, ma avevo buone basi e mi sono solo dovuta adeguare.
V: Adesso sei in Unicredit che ha inglobato la Cassa di Risparmio, insomma da un Istituto di Credito a rilevanza locale sei passata ad un gruppo internazionale, raccontaci un po’ l’evoluzione del tuo lavoro.
G: Come dici tu eravamo un’impresa a carattere locale, cosi i programmi e le procedure le facevamo noi. Una volta assorbiti da Unicredit ci siamo dovuti adeguare ai loro standard lavorativi e quindi per tutti è iniziato un periodo di transizione e chi conosceva bene l’inglese è stato avviato a gestioni internazionali delle problematiche di nostra competenza, infatti in quel periodo Unicredit ha iniziato fortemente ad espandersi in Germania, Austria e Repubblica Ceca, per poi entrare anche nel mercato Russo.
V: Giovanna fammi capire bene, hai iniziato come programmatrice e poi…come si è sviluppato il tuo lavoro?
G: Non è stato facile ma da programmatori interni alla Cassa di Risparmio abbiamo dovuto iniziare a collaborare con le società esterne che si occupavano di software, cosi chiamate software house, Successivamente quando queste società sviluppavano progetti per conto del nostro business, noi programmatori siamo stati posizionati come filtro tra i Call Center e la Software house, il primo è un back office che filtra le chiamate e risolve i primi problemi, poi interveniamo noi. Le nostre competenze sono diventate quelle di risolvere le problematiche dei clienti finali o filiali e agenzie di Unicredit, intervenendo sui software e segnalando eventuali disservizi o malfunzionamenti, specialmente sui nuovi sistemi operativi, non solo in Italia ma anche all’estero, quindi è diventato più un lavoro di assistenza e manutenzione del software.
V: ok, sei stata chiara, ma fammi un esempio concreto
G: Come dicevo, la maggior parte dei problemi nasce con i nuovi pacchetti di software e ci possono essere dei problemi di diversa natura, noi li esaminiamo e li segnaliamo a chi li ha prodotti, affinchè vengano corretti, oppure spesso succede che vengono commessi degli errori, per una non completa conoscenza del prodotto, da parte dei colleghi di filiale che inviano dei tickets e noi dobbiamo controllare le procedure e correggere le anomalie o indicare ai colleghi la giusta operatività.
V: La professione di programmatore tra i disabili visivi la riproporresti?
G: Assolutamente Si, si può riproporre, Anche in una software house, all’interno del nostro ambiente ci possono essere possibilità come: Gestore delle procedure, nelle Architetture di progetti o analista funzionale che è un esperto che analizza come deve essere sviluppato un progetto. Per questo compito però credo sia più facile per un ipovedente: confesso da ipovedente la mia ignoranza nel gestire una sintesi vocale o la barra braille, quindi non saprei dare un parere veritiero sulle difficoltà di un non vedente a ricoprire queste mansioni
V: Giovanna, secondo te è possibile fare carriera nella tua professione?
G: Direi proprio di si, infatti una mia collega ipovedente è diventata responsabile di architettura di progetti con 15 collaboratori che coordina senza problemi, anche lei aveva fatto il corso al Cavazza di Bologna.
V: Per la formazione di un nostro giovane, cosa consiglieresti di studiare?
G: Difficile parlare per gli altri, sono scelte molto soggettive, poi come ho detto sopra io potrei parlare solo per gli ipovedenti, in quanto non conosco e non utilizzo sintesi vocali o barre Braille. Sicuramente un ipovedente se è interessato all’informatica può avere possibilità di lavoro, cosi anche un non vedente, ma in entrambi i casi devono essere molto determinati, sia durante gli studi, sia nella ricerca di un lavoro.
V: Va bene, però non vorrei creare troppe aspettative, in quanto tu hai fatto un corso sostenuto e ideato dal Cavazza, come sai il mondo del lavoro è molto difficile e ci sono parecchi pregiudizi, ma ti chiedo come si potrebbe inquadrare al giorno d’oggi un disabile visivo con una specializzazione come la tua?
G: Valter, credo che ci possa essere ancora questa possibilità come programmatore, magari di linguaggio tipo il java o una figura come centralinista avanzato con padronanza di lingue e di una materia, potrebbe essere una prospettiva possibile, anche in altri settori, ad esempio: Il nuovo progetto di Unicredit, ha trasformato disabili visivi centralinisti in addetti back office di primo livello per il Recupero Crediti. Si tratta non solo di rispondere o chiamare i clienti al telefono, ma interagiscono direttamente con il cliente, trovando soluzioni, credo che questa sia una opportunità interessante di impiego in diversi settori lavorativi. Non dimentichiamoci che i ragazzi di oggi sono nati digitali ed interagiscono tranquillamente con parecchi dispositivi diventati accessibili. Bisogna essere disponibili a cambiare, ad imparare ad usare nuovi prodotti, ad essere flessibili altrimenti si rimare fuori e poi si rischia di essere messi da parte! Questa tipologia di lavoro alcune volte è molto stressante, ma da anche parecchie soddisfazioni in quanto si lavora alla pari di persone che ci vedono benissimo, quindi psicologicamente ti senti inclusa a tutti gli effetti, senza dimenticare che questo è uno dei modi migliori per farci conoscere e la conoscenza abbatte i pregiudizi.
V: Se tu fossi al posto mio come coordinatore di una Commissione Nazionale per le nuove attività lavorative, che suggerimenti daresti ad un giovane?
G: Fammi pensare, beh credo che tutti i lavori legati all’ascolto debbano essere presi in considerazione, come traduttori oppure call center professionali, in ogni caso penso sia importantissimo per i giovani studiare una seconda lingua e chiaramente metterei l’inglese come priorità e tutte le altre come terze lingue. Personalmente conosco una persona che ha aperto partita IVA e da casa fa traduzioni, se posso consiglierei ai giovani di specializzarsi in un settore specifico per le traduzioni, come ad esempio il settore farmaceutico o alimentare e altri. Questo è un lavoro che un disabile visivo può tranquillamente fare.
V: Puoi raccontarci i due momenti della tua vita, il più bello e il più brutto?
G: Il momento più bello è stato il mio matrimonio, un po’ la realizzazione di un sogno che ricorreva in me fin da bimba, ma metto sullo stesso livello la nascita dei miei due figli, Elisa e Simone. Un altro bellissimo momento è stato quando mi hanno assunta alla Cassa di Risparmio come programmatrice, una immensa felicità poter coronare anni di studio e finalizzare gli obiettivi, pensa che è stato il mio primo e ultimo lavoro, non ho mai cambiato! Tra i momenti brutti della mia vita, sicuramente quando avevo 14 anni ed è morto mio papà, è stata una grande mancanza non averlo vicino in tanti momenti difficili e belli della mia vita. Un altro momento molto brutto è stato quando mia figlia si è ammalata di tumore, aveva solo 6 anni, credo di aver passato giorni e notti molto difficili, dove veramente non sai cosa pensare ma sia io che Elisa abbiamo trovato una grande forza interiore per combattere questa battaglia. Dalla malattia mia figlia è guarita fortunatamente e questa esperienza vissuta insieme ci ha unito tantissimo.
V: Come vivi la tua disabilità visiva?
G: Valter ti confesso, in questi anni molto bene, ho avuto problemi quando ero giovane, oltre che con la scuola come ho detto prima, chiaramente i problemi più difficili allora, sono stati con i ragazzi, avevo difficoltà di interpormi e di identificarmi con me stessa, insomma credo i soliti problemi delle diciottenni. Poi questo periodo è passato e chiaramente era accentuato dalla mia ipovisione. La mobilità mi dà un po’ di problemi la sera o in determinate situazioni di luce, diversamente mi muovo ancora autonomamente, non uso il bastone bianco, anche se alcune volte mi sarebbe molto utile per essere identificata dagli altri, come biciclette e auto elettriche o persone distratte.
V: Giovanna in cucina, so che sei una brava cuoca. Se mi invitassi a cena cosa prepareresti?
G: Il mio piatto forte sono le lasagne al forno o il risotto con il tastasal che è un piatto tipico Veronese, che non ti spiego, ma devi venire a casa mia a provarlo, poi spezzatino e polenta, per finire ti preparo una torta di mele.
V: Giovanna dimmi, hai difficoltà in cucina?
G: In genere no, solo quando ci sono ricette scritte molto piccole devo usare la lente di ingrandimento o chiedere aiuto ad altri, oppure se devo pesare gli ingredienti, un particolare che mi fa sorridere è che mi scotto quasi tutti i giorni.
V: invece di programmatrice, che lavoro ti sarebbe piaciuto fare?
G: Fossi stata vedente, mi sarebbe piaciuto fare la hostess in una compagnia aerea, mi piace moltissimo viaggiare, come ipovedente sono felicissima del mio lavoro dovessi trovarne uno alternativo sarebbe bello lavorare in una agenzia di viaggi, magari dedicata a persone con disabilità.
V: trovi la lampada di Aladino, eccola qua, esprimi tre desideri.
G: Il primo, girare il mondo.
Il secondo, la felicità dei miei figli.
Il terzo, realizzare alcuni sogni che ho nel cassetto, chiaramente non li dico.
V: Giovanna ti ringrazio per questa piacevole chiacchierata, sei una persona fantastica, spero tanto che i tuoi desideri si realizzino tutti.
G: Grazie Valter è stato bello e piacevole parlare con te, ma posso farti nuovamente una domanda alla quale non hai risposto?
V: Certo Giovanna, ma veramente non ricordo a cosa ti riferisci?
G: Su su dai, non fare finta di niente.. allora, quando vieni a mangiare a casa mia?

Un saluto a tutti da Giovanna e Valter.

Foto di Giovanna davanti al computer

Foto di Giovanna davanti al computer

Beni Culturali – Centro Diego Fabbri: 4 marzo, prossimo spettacolo audiodescritto

Si segnala il prossimo appuntamento di Teatro No Limits, le audiodescrizioni di spettacoli teatrali realizzate dal Centro Diego Fabbri di Forlì.

Domenica 4 Marzo
presso Teatro Diego Fabbri di Forlì, ore 16.00

Il giuramento
di Claudio Fava

regia di Ninni Bruschetta

Le teste si possono tagliare o contare. Il regime fascista, nelle università italiane, scelse entrambe le soluzioni. Di teste ne contò 1238. Dodici furono quelle che tagliò. Eroi per caso di un’Italia civile a cui era rimasta solo quell’estrema risorsa di dignità: il diritto ad un rifiuto. Accadeva il 13 novembre 1931.
Il testo teatrale racconta di uno di loro: Mario Carrara, medico legale in un tempo ancora abituato a censire gli uomini e le anime con l’algida geometria di Cesare Lombroso: fronte, ossa, sguardo, fiato, pelle… Attorno a lui corre l’Italietta conformista dei primi anni del fascio.
Nella propria storia raccoglie i pensieri e i gesti di tutti, l’incapacità della menzogna, il rigore illuminista del sapere, la noia per liturgie del fascismo. Ma anche l’intuizione sul destino del Paese, sul modo in cui furbizie e conformismi avrebbero trasformato l’Italia di quegli anni in una terra senza libertà e senza decenza.

Ingresso omaggio non vedenti e ipovedenti
Ingresso ridotto accompagnatori

Importante:
Per predisporre il servizio di audiodescrizione è necessario sapere in anticipo il numero dei partecipanti all’iniziativa.
Per questo motivo vi invitiamo a prenotare al più presto il vostro posto con audiodescrizione, almeno 48 ore prima della data di spettacolo.
Questo ci darà modo di poter organizzare il tutto nel migliore dei modi.
Grazie!

Nel caso non vi fossero prenotazioni il servizio di audiodescrizione non verrà realizzato.

Info – Prenotazioni
Centro Diego Fabbri
TEL 0543/30244
E-MAIL: info@centrodiegofabbri.it
SITO: www.centrodiegofabbri.it

Sport – Comunicato stampa: L’IBSA nomina Massimo Sanapo Presidente del Sottocomitato Showdown

Grande soddisfazione per la Fispic che vedrà per i prossimi 4 anni un proprio rappresentante all’interno dell’IBSA, (International Blind Sport Federation), l’organizzazione internazionale che promuove la pratica sportiva tra i non vedenti e gli ipovedenti, membro del Comitato paralimpico internazionale (IPC). Si tratta di Massimo Sanapo, direttore sportivo della disciplina dello Showdown che la scorsa settimana è stato nominato presidente del sottocomitato di Showdown dell’IBSA. “È un risultato straordinario per la nostra Federazione”, ha detto il presidente della Fispic Sandro Di Girolamo, “siamo davvero orgogliosi di aver ricevuto questo incarico dal più importante organo internazionale per lo sport paralimpico che si occupa di non vedenti e ipovedenti. Nella convinzione che l’IBSA abbia fatto un’ottima scelta, rivolgiamo a Massimo Sanapo le nostre congratulazioni e gli auguriamo di svolgere un buon lavoro”.

Roma, 23 febbraio 2018

Ufficio Stampa
F.I.S.P.I.C. Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi Via Flaminia Nuova n. 830 – 00191 Roma – ITALIA
sito web: http://www.fispic.it
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La FISPIC è la Federazione Sportiva Paralimpica cui il CIP, Comitato Italiano Paralimpico, ha demandato la gestione, l’organizzazione e lo sviluppo dell’attività sportiva per ipovedenti e ciechi. La FISPIC raggruppa le discipline del goalball, del torball, del calcio a 5 B1 e B2/3, dello judo e dello showdown.

Beni Culturali – 3 marzo: Inaugurazione mostra “Il mondo ci chiama – Carlo Urbani e la sua missione”

3 marzo – 2 aprile 2018
Museo Tattile Statale Omero, Ancona
Il Museo Tattile Statale Omero e l’AICU – Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus
vi invitano all’inaugurazione della mostra “IL MONDO CI CHIAMA Carlo Urbani e la sua missione”
sabato 3 marzo alle ore 17

Saluti delle autorità:
Aldo Grassini, Presidente Museo Tattile Statale Omero
Francesco Vintrici, Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus
Sauro Longhi, Rettore Università Politecnica delle Marche
Gianni Genga, direttore generale Inrca
Riccardo Grifoni, collega di Carlo Urbani in Medici senza frontiere

Mostra fotografica e documentaria a cura dell’Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus dedicata al medico di Castelplanio in occasione del 15° anniversario della sua morte (29 marzo 2003).
Un itinerario visivo e tattile tra istantanee scattate dallo stesso Urbani e oggetti di famiglia che ricostruiscono l’avventura umana e scientifica di una straordinaria figura di scienziato e di filantropo, che nel 1999, come presidente di Medici Senza Frontiere, ritirò a Oslo il Premio Nobel per la pace.
Numerose le iniziative in programma fra cui visite guidate dai figli e dalla moglie il 9, 11, 24, 25 marzo alle ore 17.

Con il patrocinio di: Regione Marche, Consiglio Regionale – Assemblea legislativa delle Marche, Comune Ancona, Comune Castelplanio.
In collaborazione con: Università per la pace, Università Politecnica delle Marche, Mobitaly Cucine, Associazione per il Museo Tattile Statale Omero ONLUS, La Mole Ancona, Opera Società Cooperativa, Servizio Civile Nazionale.

INFO
Ingresso libero.
Orario: dal martedì al sabato ore 16-19; domenica e festivi 10-13 e 16-19.
Aperture straordinarie per gruppi e scuole.
Visite guidate su prenotazione: didattica@museoomero.it
Museo Tattile Statale Omero – Mole Vanvitelliana
Banchina Giovanni da Chio 28, Ancona
tel. 0712811935
www.museoomero.it
www.aicu.it
#museoomero (Facebook)

Locandina mostra "Il mondo ci chiama Carlo Urbani e la sua missione"

Locandina mostra “Il mondo ci chiama Carlo Urbani e la sua missione”

Balliamo alla cieca!, di Antonella Improta

 

Molti credono erroneamente che i ciechi non possano ballare… forse questa tesi, è rafforzata dal fatto che si associano spesso al ballo complicate coreografie che in effetti, un non vedente non potrebbe mai riprodurre!! In realtà, nel ballo come in qualsiasi altra attività in cui il vedere non è indispensabile, basta metterci passione e forza di volontà. Sono stati questi, gli elementi che hanno spinto Rosaria de Angelis, socia della sezione UICI di Napoli e componente della commissione Pari Opportunità, a cercare un istruttore disposto ad insegnare i balli latino-americani ai ciechi. “mi è sempre piaciuto ballare” ci racconta Rosaria “lo facevo già da ipovedente, ma avendo la possibilità di seguire i movimenti dell’insegnante non avevo grossi problemi. Una volta persa totalmente la vista, ho deciso di non voler rinunciare alla mia passione!” È così che nasce la collaborazione con la Palestra Work in Progress di Ercolano e con Maria Cascone, che da ottobre insegna i passi della musica latina ad un gruppo di 8 non vedenti, soci della nostra sezione. “quando Rosaria mi ha proposto di far partire un corso di ballo per non vedenti, ho accettato subito!… senza preoccuparmi delle eventuali difficoltà che avrei incontrato” dichiara la nostra Maria, “ho scoperto un mondo dove il vedere non è indispensabile!”; entusiasta di questa nuova iniziativa, Maria afferma che questo corso non sarà una piccola parentesi, ma diventerà un’attività effettiva della palestra in cui lavora. La decisione della prof, sicuramente è stata determinata anche dal vedere i suoi allievi ciechi che con ironia e tanta voglia di fare hanno deciso di sperimentarsi, trascinati dall’entusiasmo e la dinamicità di Rosaria! all’inizio l’idea di ballare mi faceva sentire a disagio, non avendo la possibilità di vedere i movimenti da apprendere, ma grazie all’impegno di Maria e l’Incoraggiamento degli altri adesso per me non è più un problema!” Il ballo rappresenta un momento di evasione dal quotidiano uno spazio che dedico totalmente a me stessa!” “finalmente la prossima estate anch’io potrò inserirmi al villaggio quando faranno i balli di gruppo! ”Queste, le dichiarazioni degli allievi del corso. Il ballo, in questo caso è in primis un’attività che riunisce un gruppo di persone con la voglia di stare insieme e divertirsi, rappresenta anche una modalità che aiuta i ciechi e gli ipovedenti a sciogliersi nei movimenti, che talvolta sono rigidi e impacciati; assumere un portamento corretto e riprendere o cominciare un’attività, che in molti ritenevano di non riuscire a svolgere. Senza contare, che il fine ultimo di questa, come di altre iniziative, è sempre quello di inserirsi ed integrarsi al meglio nel contesto sociale di appartenenza, che spesso considera i disabili in generale persone diverse al massimo da assistere in determinate situazioni con cui si ha difficoltà a relazionarsi e coinvolgere anche in attività banali! Persone fragili, che se magari gli si chiede qualcosa nel modo sbagliato si possono offendere! Ovviamente la società non si può condannare, perché essa stessa è vittima delle dicerie e delle legende metropolitane, ma le attività di sensibilizzazione che vengono svolte nei diversi territori, anche se lentamente e con un po’ di fatica, possono aiutare tutti noi a crescere, indipendentemente dalla nostra storia di vita o dalla presenza di una eventuale disabilità.