Politiche per il Lavoro, di Eugenio Saltarel

Autore: Eugenio Saltarel

 

 

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI sul tema delle Politiche per il Lavoro, elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli,  15-16 novembre 2014),   promosso dal movimento Uicirinnovamento.

 

hanno partecipato alla redazione di questo documento: Marino Tambuscio, Vania Cappi, … Andrea Prantoni e Eugenio Saltarel.  Altri hanno chiesto di aggiungersi al gruppo, ma il tempo non ha consentito di continuarne l’elaborazione.

Il convegno di Napoli ha sostanzialmente recepito i  contenuti proposti dal gruppo di lavoro sulle tematiche inerenti l’occupazione delle persone non e ipovedenti che riporto di seguito.

Nella presente situazione caratterizzata da una crescente disoccupazione, da una crescente precarizzazione del lavoro e dall’esigenza di ridurne i costi con conseguente ricaduta negativa sui lavoratori, il ruolo dell’Unione Italiana ciechi e ipovedenti:
1( deve attivare tutte le risorse disponibili per contrastare questa situazione, in accordo con le altre associazioni di ciechi e di disabili, con le forze sindacali, datoriali e politiche per tutelare anche i ciechi lavoratori, tenendo presente che il loro essere tali, costituisce anche una risorsa per la societàˆ;
2( Condurre in porto la legge di riforma della 113-85 in modo che possa garantire occupazione ai centralinisti telefonici e a quanti sono in possesso dei titoli equipollenti;
3( proporsi a tutti i livelli per l’utilizzo a pieno delle risorse offerte dalla legge 68-99 per il collocamento di persone con problemi di vista in situazioni lavorative non protette dalla legislazione in vigore, sfruttando i rapporti costituiti con le organizzazioni sindacali e datoriali, collaborando alla realizzazione di progetti individuali di inserimento lavorativo con IRiFoR, Biblioteca per ciechi di Monza, Federazione delle Istituzioni per Ciechi e Agenzia per la prevenzione della cecitàˆ;
4( individuare con il mondo della formazione professionale, in collaborazione con gli altri enti collegati all’Unione ciechi, spazi di formazione anche all’interno dei normali corsi resi accessibili alle persone con problemi di vista (esempio: radiofonia, giornalismo, informatica settore amministrativo).

Pari Opportunità, di Giovanni Taverna

Autore: Giovanni Taverna

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI sul tema delle Pari Opportunità nell’Organizzazione, elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.

Il gruppo di lavoro, composto da Giuseppe Marinò, Giovanni Taverna e Massimo Vita, intende affrontare il tema pari opportunità andando anche oltre al classico riferimento di pari opportunità tra generi, riferendolo anche ad altre situazioni che all’interno della organizzazione richiedano un incremento di possibilità per incidere sulla vita associativa.
1 PARI OPPORTUNITA’ DI GENERE
Lo statuto vigente stabilisce già una regola grossolanamente equiparabile alla prescrizione di una quota rosa per i consigli provinciali e nazionale, basata però soltanto sulla presentazione di liste: si propone che tale regola venga estesa anche agli altri livelli associativi, consiglio regionale e direzione nazionale, anche modificando le regole elettive nei casi che lo richiedono: per es. andrebbe modificata la modalità di elezione del consiglio regionale affidandolo in modalità indiretta , cioè convocando per la sua elezione i consiglieri delle varie sezioni territoriali e permettendo quindi l’effettiva presenza di una quota riservata. Poiché la presenza di quote di genere nelle liste non garantisce di per sé la presenza bilanciata di genere negli organi eletti, si dovrebbe altresì modificare tutte le parti regolamentari e statutarie che regolano l’espressione delle preferenze.

Durante la discussione , in particolare per quanto riguarda i consigli regionali emerge la necessità di profonde rivoluzioni nella costituzione di quest’organo; in particolare si ritiene di dover approfondire se nel livello regionale debba prevalere il principio di rappresentanza rispetto al principio di giurisdizione e se esista un modo di tenerli presenti entrambi. In pratica, se prevale il principio territoriale i membri devono essere proporzionatamente divisi sui vari territori provinciali; se prevale il principio di giurisdizione, cioè il compito di indirizzo e controllo sulle realtà provinciali, la rigida proporzionalità su basi territoriali potrebbe addirittura impacciare la funzione di controllo facendo coincidere controllori e controllati. Una via intermedia potrebbe essere salvaguardare il principio di rappresentanza territoriale tramite la presenza dei presidenti provinciali, ma far eleggere gli altri componenti regionali non dalle singole sezioni ma dall’assemblea dei quadri regionali , permettendo di valutare le competenze dei singoli candidati invece della mera provenienza territoriale.
Si propone inoltre che il bilanciamento di genere sia tenuto presente anche nelle nomine dirette negli enti collegati e nelle rappresentanze associative all’interno di istituti paralleli qualora il numero dei nominati lo permetta.

2 PARI OPPORTUNITA’ PER LE MINORANZE
Se è vero che anche qui lo statuto prevede certe regole in materia di tutela delle minoranze è altrettanto vero che tali regole si sono dimostrate spesso facilmente aggirabili pur rispettando la lettera della norma; si tratta quindi di rendere ineludibili tali regole tramite alcuni semplici meccanismi regolamentari o statutari:
– Omogeinizzare tutte le procedure elettive, utilizzando le stesse norme per tutti i livelli associativi; in pratica, elezione diretta del presidente provinciale direttamente nelle assemblee provinciali, presentazione obbligatoria ad ogni livello di liste che comprendano il presidente e i membri del consiglio che lo sostengono. Per le sezioni per esempio si dovrebbero presentare due o più liste che indichiino il presidente e la maggioranza dei consiglieri a lui collegati, non più liste comprendenti solo i consiglieri candidati in numero pari al numero di consiglieri previsto.

Si propone di rendere maggiormente stringenti le incompatibilità di carica tra i vari livelli gerarchici interni all’associazione e negli enti collegati, al fine di mobilitare il massimo delle forze presenti nell’associazione.

Durante la discussione di questo punto viene sollevata ancora una volta l’opportunità che alcuni ravvedono nel considerare l’incompatibilità come un principio non assoluto ma che va anche contemperato con eccezioni in casi di particolare difficoltà, in specie nelle realtà più periferiche. Comunque si condivide che le incompatibilità assolute restino valide per i livelli apicali nazionali e regionali di uici e delle associazioni in qualche modo collegate e degli istituti emanati da uici, almeno per quanto riguarda presidenze e consigli, e la presenza reciproca sia soltanto quella eventualmente prevista negli statuti. specifici.

Prevenzione e Ipovisione, di Maurizio Albanese

Autore: Maurizio Albanese

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI sui temi della Prevenzione e dell’Ipovisione , elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.
Prima di iniziare è giusto precisare, che al gruppo di lavoro sull’ipovisione proposto dal Coordinamento in occasione del Convegno programmatico di Napoli, si è iscritta unicamente la dott.ssa Linda Legname. Perciò le presenti note rispecchiano le valutazioni di due sole persone, pertanto non pretendono di essere altro che un contributo al dibattito. Certi che da esso possano scaturire indicazioni più precise, esaurienti e, comunque, condivise.
Come punto di partenza abbiamo esaminato la situazione attuale nelle nostre sezioni con riferimento agli ipovedenti, e abbiamo anche esaminato le conclusioni del 22° Congresso Nazionale, ossia la mozione specifica.

Situazione attuale.
La situazione attuale ci è apparsa complessa e drammatica. L’Unione, qualche Congresso fa, ha voluto cambiare la sua denominazione diventando “UICI”, includendo così gli ipovedenti, che sono ormai diventati soci effettivi con il limite dei tre decimi. In questo modo, il nostro ex Presidente Nazionale, scriveva ai politici e diceva di parlare per conto di più di un milione di Ciechi ed Ipovedenti. Peccato che dall’estensione di questi numeri non ne sia venuto un solo euro in più di contributo. E, peccato ancor più grave, le nostre sezioni, e in generale l’Unione non hanno saputo tirar fuori una politica che potesse far acquisire un’identità sociale agli ipovedenti e attrarre gli stessi verso la nostra Unione. Non dobbiamo scandalizzarci se per le strade siamo presi per imbranati e dai funzionari dell’inps per falsi ciechi, finora sì e sempre parlato di cecità e siamo stati noi stessi ad abituare la collettività a non identificarci e a non far comprendere le nostre difficoltà.
Dati recenti parlano che negli ultimi anni il numero dei ciechi è notevolmente diminuito, mentre è in rapida crescita il numero delle persone ipovedenti. La nostra Unione cosa ha fatto e cosa si propone di fare per dare maggiori risposte agli ipovedenti? Dovremmo relazionarci con le commissioni mediche, con le commissioni INPS, con Trenitalia, con gli i webmaster, con le ASP, con le scuole, seguire la legge 284, rendere accessibili i nostri giornali e i siti culturali..solo per iniziare!!!

Prevenzione della cecità.
Naturalmente, dobbiamo avvalerci per promuovere un’efficiente politica preventiva delle competenze e dei centri specializzati realizzati dall Agenzia, diffondere i suoi materiali illustrativi, organizzare tramite i camper attrezzati visite preventive nelle scuole, nelle piazze. Ma dovremmo anche:
Costituire dei Centri attrezzati per la prevenzione, o convenzionarsi con i centri esistenti nel territorio, per far fare dei controlli a costi accessibili;
Dovremmo interagire con centri e organizzazioni territoriali che in loco si occupano del recupero e del trapianto di retine;
Dovremmo, ove possibile, collaborare con altre associazioni che, ancor prima di noi, si sono occupati d’ipovedenza grave, media e lieve, per realizzare interventi sinergici;
Dovremmo seguire con attenzione, e consigliare i nostri associati per compiere eventuali trattamenti complessi all’estero o in centri specializzati nel nostro paese;
Dovremmo essere presenti e vigili, per seguire e informare correttamente sugli studi avanzati e sul mondo della ricerca, visto che, da qualche anno l’opinione pubblica è in attesa di “occhi bionici” e rimedi miracolistici che diano la vista ai ciechi.
Riteniamo che in questi ambiti, in cui l’Unione è assente, occorrerebbe acquisire, controllare, stimolare, e fare filtro sull’informazione. I continui scoop danno in sparizione la cecità, e immaginano che fra qualche anno guideremo le macchine con i sistemi satellitari.
Per gli i
povedenti
Tralasciando ora l’aspetto specificamente sanitario, dobbiamo chiederci: cosa può indurre gli ipovedenti ad associarsi con noi?
Una corretta informazione sociale perché la società come affermato prima sconosce i gravi problemi che vive l’ipovedente, che, dai ciechi è visto come vedente, e dai vedenti come cieco;
Utilizzare al meglio il proprio residuo visivo, tramite la riabilitazione;
Investire maggiormente sui centri di riabilitazione visiva e diramarli in tutto il territorio nazionale;
Presenza massiccia in ogni settore della società di persone competenti che sappiano aprire un dialogo attivo con le varie istituzioni sociali, perché l’ipovedente trovi condizioni favorevoli, nel processo educativo, nella deambulazione, nell’abbattimento delle barriere architettoniche, nella fruizione della cultura, e del tempo libero;
Esaminare la condizione di accesso al lavoro, per realizzare le condizioni migliori sul piano legislativo e del riadattamento delle strutture;
Incentivare e orientare i giovani ipovedenti a scegliere percorsi formativi che li conducano a realizzare le proprie aspirazioni;
Aprire nelle sezioni sportelli di ascolto che diano voce alle problematiche psicologiche che l’ipovisione comporta.
Questi aspetti, sviluppati coerentemente in questo Convegno e all’interno dell’associazione, potrebbero portare alla proposta in Congresso di una politica mirata, e, forse, le nostre porte, si aprirebbero davvero a un gruppo di cittadini che, finora non ci ha scelto, se non occasionalmente e per conseguire vantaggi contingenti.

Istruzione: Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del prossimo congresso nazionale dell’UICI, di F. Fratta, G. Iorio, L. Legname, S. Maugeri, S. Pasquini, S. Piscopo, P. Re e G. Rapisarda

Autore: F. Fratta, G. Iorio, L. Legname, S. Maugeri, S. Pasquini, S. Piscopo, P. Re e G. Rapisarda

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del prossimo congresso nazionale dell’UICI sui temi dell’Istruzione e della Cultura, elaborate nel convegno “XXIII congresso dell’UICI: Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.
I punti che seguono vogliono essere essenzialmente una messa a fuoco di quelli che ai convenuti a Napoli nei giorni 15 e 16 novembre scorsi sono parsi i principali problemi in materia di istruzione e di accesso alla cultura dei ciechi e degli ipovedenti, nonché un insieme di proposte utili ad affrontarli.
Il gruppo di lavoro che ha predisposto la bozza per la discussione svoltasi durante il convegno stesso era costituito da: Francesco Fratta, Gennaro Iorio, Linda Legname, Salvatore Maugeri, Silvano Pasquini, Silvana Piscopo, Peppino Re e Gianluca Rapisarda.
Il testo che segue è il tentativo di raccogliere e sintetizzare le diverse sollecitazioni provenienti dai contributi apportati sia in sede di gruppo di lavoro, sia in sede di dibattito, partecipato ed approfondito, svoltosi durante il convegno.

*****

1) – Rimessa in discussione della politica tesa ad incrementare il sostegno scolastico, poiché tale incremento, esteso a partire dal ’92 anche alle superiori, non ha portato ad un elevamento del livello di istruzione dei nostri ragazzi, accompagnandosi anzi spesso a ingiustificate riduzioni di obiettivi e a sopravvalutazione dei risultati conseguiti, o addirittura ad esoneri (vedi ad es. educazione fisica o disegno), e traducendosi spesso, per altro verso, più in fattore di ostacolo anziché di potenziamento dell’autonomia degli alunni. Dunque il sostegno scolastico dovrebbe venire nel suo complesso sostanzialmente riqualificato, accentuando da un lato fortemente il suo ruolo di complementarietà e di supporto all’interno del consiglio di classe, il quale deve assumersi per parte sua in pieno e nella sua totalità la responsabilità di un valido percorso di inclusione, e d’altro canto riducendo progressivamente l’apporto del sostegno stesso con l’avanzare negli studi dell’alunno e il consolidamento dei risultati sia sul piano del profitto, sia su quello delle relazioni con il gruppo class e il contesto scolastico.
2) Necessità, quindi, di intervenire sulla formazione degli insegnanti di sostegno, per molti aspetti oggi carente sul versante tiflologico, sia con una maggiore articolazione territoriale dell’I.RI.FO.R., che metta il nostro Istituto in grado di intervenire rapidamente ed efficacemente tramite qualificate consulenze ad enti, insegnanti e famiglie (estendendo tra l’altro e, possibilmente portandola a regime nel prossimo futuro, la sperimentazione in corso denominata TIFLOWEBHELP ), sia impegnando le I.RI.FO.R. territoriali stesse a individuare ed inviare, da un lato i propri consulenti presso i CTS (centri territoriali di supporto), dall’altro a stipulare convenzioni con le facoltà universitarie di Scienze della formazione, per migliorare la preparazione di coloro che si avviano ad essere insegnanti di sostegno. E’ chiaro che per poter realizzare tali propositi occorre a monte un’azione sinergica tra Irifor, Federazione pro Ciechi e Biblioteca nazionale, anche, tra l’altro, proprio per formare adeguatamente ed aggiornare continuamente i nostri consulenti tiflologi.
3) Urge condurre una approfondita ricerca sui modi e le strategie per rendere utilmente frequentabili almeno alcuni (quali?) corsi di formazione professionale, allo scopo di mettere gli alunni ciechi in condizione di fruire efficacemente degli insegnamenti pratici delle materie professionalizzanti, in modo da poter poi spendere realmente la qualifica acquisita sul mercato del lavoro.
4) All’uopo, è necessario far conferire all’I.RI.FOR una funzione pubblicamente riconosciuta, per poter assegnare in proprio legale titolarità agli attestati da esso rilasciati; o, in subordine, per essere parte attiva nelle Commissioni d’esame degli Istituti pubblici, abilitati al rilascio del titolo d’idoneità, utile all’esercizio delle diverse professioni, individuate come possibili da svolgere, anche in situazione di handicap visivo.
5) Adoperarsi affinché venga creato e, conseguentemente, riconosciuto, il profilo professionale dell’assistente alla comunicazione, allo scopo di promuovere un più efficace intervento volto alla effettiva e piena inclusione scolastica degli studenti ciechi e ipovedenti.
6) Manca a tutt’oggi – e sarebbe strumento di estrema utilità – una mappatura degli studenti ciechi, territorio per territorio, che fornisca anche dati sulle loro scelte di studio dopo la scuola dell’obbligo.
7) Ridefinire meglio e tendere ad uniformare i criteri d’intervento del sostegno extrascolastico, anche nell’ottica di una formazione complessiva dei giovani ciechi e ipovedenti, con particolare attenzione alla loro capacità di organizzarsi in autonomia sempre maggiore sia lo studio che la vita pratica e relazionale.
8) Oltre all’impegno per rendere accessibili e pienamente fruibili i siti e gli eventi di interesse culturale, nonché i prodotti editoriali, è necessario impegnarsi per offrire specie a giovani e giovanissimi, sia a scuola che fuori di essa, occasioni ed opportunità di sperimentare materiali e strumenti di varie discipline artistiche, anche attraverso i numerosi laboratori offerti dai servizi educativi dei musei.
9) Creare a livello nazionale un qualificato gruppo di ricerca per l’individuazione di criteri il più possibile efficaci ed uniformi e di linee guida per la creazione dei vari supporti utilizzati nella fruizione di siti ed opere di valore culturale (piantine, mappe, disegni in rilievo, audiodescrizioni, ecc.), al fine di evitare e far evitare la produzione e la posa, con i costi relativi, di supporti spesso inutili quando non addirittura fuorvianti.
10) Arricchire ed aggiornare l’offerta dei materiali tiflodidattici da parte della federazione pro Ciechi, specie per ciò che concerne quelli dedicati agli ipovedenti, offerta che risulta al momento al quanto modesta.
11) Promuovere al più presto un convegno nazionale di studio che discuta il ruolo della Biblioteca per ciechi di Monza nell’era dell’editoria elettronica, nell’ottica di una ridefinizione e di una conseguente riorganizzazione dei servizi che essa deve essere in grado di offrire per rispondere alle nuove esigenze dei lettori, e in primo luogo a quelle di studenti ed insegnanti ciechi e ipovedenti.

Ascoli Piceno: Torball: la “Picena non vedenti” inizia il campionato, di Marco Piergallini

Autore: Marco Piergallini

Sabato 13 e Domenica 14 Dicembre, si è giocata presso il palazzetto dello sport Monticelli di Ascoli Piceno, la prima giornata del campionato nazionale di Torball serie B, organizzata dalla Picena non vedenti.
Oltre alla compagine ascolana, hanno preso parte all’evento altre 5 squadre provenienti da tutta la penisola: ASD Omero Bergamo, Ciechi Brianza, Olimpic Paideia Sporting Campobasso, Capitanata Foggia e ASD PAT Bologna.
I ragazzi della Picena, guidati da mister Giovanni Palumbieri, hanno alternato buone prestazioni ad altre meno buone, totalizzando in tutto 7 punti.
“Alcune assenze ed il poco allenamento dovuto alla distanza geografica e soprattutto agli impegni di studio e di lavoro da parte dei ragazzi ci hanno penalizzato”, ha commentato Palumbieri. “Tuttavia siamo sicuri che in futuro sapremo fare di meglio e dimostreremo il nostro valore già dalla prossima giornata in programma a Campobasso il 24/25 Gennaio”.
Impeccabile invece, è stata come al solito l’organizzazione dell’evento, che ha ricevuto i complimenti anche della FISPIC (Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi) e delle diverse autorità presenti: il vicesindaco di Ascoli Piceno Donatella Ferretti, il presidente della camera del consiglio comunale Marco Fioravanti, il consigliere comunale Attilio Lattanzi, il presidente del Comitato Italiano Paralimpico delle Marche Luca Savoiardi ed il delegato provinciale del Coni Armando De Vincentiis.
Grande soddisfazione per la riuscita dell’evento, si legge anche nelle parole del neopresidente Marco Piergallini:
“Siamo molto soddisfatti dell’organizzazione di questa giornata di campionato. Non è la prima volta che la federazione si rivolge a noi per chiederci di organizzare eventi del genere. Questo significa che la nostra società ha lavorato benissimo in questi anni e lo sta continuando a fare.
Mi preme ringraziare chi ha reso possibile tutto ciò conclude Piergallini: la nostra società i suoi membri e tutti i volontari, l’unione italiana dei ciechi ed ipovedenti di Ascoli Piceno, l’amministrazione comunale di Ascoli, la fondazione Simona Orlini e le aziende Fainplast ed Ares McCain.
Il Presidente Marco Piergallini
La Polisportiva “Picena non vedenti” augura a tutti voi
Buone festesport01FOTO Torball

Istruzione: Qualità dell’inclusione per una scuola di qualità, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Il 3 dicembre a Palazzo Chigi, come noto, si è tenuta la celebrazione della giornata internazionale del disabile ed ,in quella occasione , sono stato chiamato quale referente FAND per l’istruzione ,ad un breve intervento: ne riporto di seguito i contenuti salienti.

La qualità dell’inclusione non può che realizzarsi in una scuola di qualità, per questo riteniamo importante che il governo abbia voluto celebrare la giornata del 3 dicembre in questa sede che ospita la Presidenza del Consiglio dei ministri, alla presenza del Ministro dell’istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini , del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle Politiche sociali, Luigi Bobba e il Sottosegretario di Stato all’Istruzione, Università e Ricerca, Davide Faraone a dimostrazione che l’impegno per una “Buona scuola” è la premessa per una “buona inclusione” e l’autorevole intervento che il Presidente del Consiglio ha voluto fare qui oggi , ha rafforzato questo impegno.
Oggi l’inclusione scolastica non è più in discussione , è un dato acquisito , ciò di cui occorre parlare è la validità del modello così come si è venuto realizzando. L’inclusione scolastica per realizzarsi ha bisogno di un “contesto inclusivo” che metta al centro del processo educativo l’allievo, ciascun allievo . Per questo, abbiamo sempre sostenuto che il fallimento di una inclusione è la “cartina di tornasole” che indica che il lavoro didattico applicato in quella classe non è di qualità, non è attento ai bisogni del singolo, non è una didattica efficace per sviluppare le capacità e le potenzialità degli allievi che la frequentano. E’ per questo che come federazioni delle associazioni di disabili, noi FAND e FISH abbiamo sostenuto la validità della, tanto vituperata, direttiva sui BES, essa infatti ponendo al centro dell’attenzione del lavoro didattico i bisogni educativi individuali, richiama i docenti ad una didattica di qualità attenta ai bisogni di tutti. Per questo abbiamo visto con favore l’impegno del Ministro Giannini di inserire la nostra proposta di legge, mirata, a rivedere ed aggiornare alcuni aspetti del processo di inclusione sanciti dalla legge 104 , nel futuro disegno di legge per la “Buona scuola” e oggi chiediamo all’INVALSI di non dimenticare di inserire nella valutazione del “sistema scuola” indicatori di qualità dell’inclusione, che non potranno non essere coerenti con gli altri indicatori mirati a valutare la qualità dell’istruzione. Non è certo una scuola di qualità quella che non consente agli allievi con disabilità di accedere autonomamente alle aule ed agli altri locali della scuola, né è una scuola di qualità quella che non fornisce ai suoi allievi con disabilità visiva libri di testo informatici ed e-book non accessibili agli screen reader e che fornisce ai docenti non vedenti registri elettronici altrettanto inaccessibili. Ogni istituto scolastico deve diventare “accogliente”: dobbiamo liberarci dalla “deriva giudiziaria” che attraverso l’imposizione di rapporti di sostegno 1/1 od addirittura 2/1, crede ed illude le famiglie che in questo modo si risolva ogni problema e si garantisca così il successo dell’inclusione . A nulla serve aumentare le ore di sostegno se poi l’alunno con disabilità viene portato “nell’aula di sostegno”, locale, che se pur illegale, è presente in molte scuole, così come a nulla servirà aumentare le ore di sostegno ad un alunno con disabilità visiva , se poi il docente di sostegno non conosce il braille o l’uso delle tecnologie assistive, né è in grado di educare il ragazzo al lavoro autonomo. In riferimento agli allievi con disabilità visiva inseriti nelle varie classi, siamo passati in vent’anni da una media di 12,9 ore di sostegno settimanali (a scuola +domicilio) nell’a.s. 1991/92 a 25,1 ore medie settimanali nell’a.s. 2011/12, senza che ciò abbia prodotto alcun miglioramento sul processo di apprendimento ed , addirittura, con effetti negativi nello sviluppo di capacità relazionali e di socializzazione, nell’autonomia personale , di movimento e di lavoro.
La qualità dell’inclusione si migliora solo uscendo dalla logica del sostegno quale garante del processo di apprendimento del disabile, ma riaffermando che responsabili dell’apprendimento sono i docenti titolari i quali, se pur con l’ausilio del sostegno devono attuare una didattica di qualità attenta alle “diversità”. Non può definirsi di qualità un sistema scolastico che “disperde” ancora oggi il 17% degli allievi nel corso della scuola dell’obbligo ed il 26/27% al termine della secondaria.
In questi anni abbiamo assistito ad un lento declino della scuola italiana, che le statistiche collocano in posti sempre più arretrati nelle varie valutazioni degli apprendimenti e questo non già, come sostiene qualcuno, a causa della presenza dei disabili inseriti nelle classi comuni, ma se mai questo declino è coinciso con la diminuzione dell’attenzione del “sistema” ai bisogni dei disabili. Per questo abbiamo apprezzato l’impegno del governo che nel mettere al centro dell’azione governativa la scuola, ha voluto inserire in quel contesto le nostre proposte per il miglioramento del processo di inclusione: una inclusione di qualità si realizza solo in una scuola di qualità ed è in questa scuola che i “diversi” lungi dall’essere un problema diventano una risorsa per la realizzazione della “buona scuola”.

Anziani: Buon Natale, di Cesare Barca

Autore: Cesare Barca

Sappiamo tutti quanto il giorno dedicato al Natale sia vissuto in tutto il mondo con modalità e usanze differenti legate alle specifiche situazioni climatiche, storiche e sociali e sono personalmente convinto che spalancando il nostro cuore per lasciarci amare questa ricorrenza rappresenti per ciascuno un momento palpitante di rigenerazione
Proprio per questo sarà con noi, nella sala telefonica 98 90 50 dell’Unione, sala coordinata dalla Commissione anziani, il Vescovo emerito di Savona e Noli Monsignor Vittorio Lupi.
L’incontro è fissato per lunedì 22 dicembre alle ore 17,30 e avremo modo di fare nostro il suo pensiero augurale e la sua breve riflessione sul valore fondamentale dell’augurio che in questa circostanza si è soliti scambiarsi.
Sarà mezz’ora di serenità e di affettuosa apertura collettiva, una occasione a cui tutti siamo invitati a prendere parte per portare, oltretutto, quello che interiormente avvertiamo in questa meravigliosa circostanza.

Come sempre per l’ingresso in sala è necessario conoscere il pin di sicurezza e potrete averlo agevolmente telefonando al sottoscritto, agli amici Nunziante Esposito e Pino Servidio.
Cogliamo anche questa occasione per salutarci e manifestare gioiosamente i nostri sentimenti più veri: la semplicità che tutto sommato caratterizza ognuno di noi.
A risentirci, dunque e confidiamo di aver fatto a tutti cosa gradita promuovendo anche questo momento che ci porta verso il termine di questo anno faticoso. Seguono le indicazioni per ottenere il pin di ingresso
Buon Natale a tutti.
Cesare Barca

Cesare Barca email: cesare barca@alice.it tel.329 20 50 972
Pino Servidio email:Giuseppe.servidio@alice.it tel.335 80 82 002
Nunziante Esposito email: nunziante.esposito@alice.it tel.349 67 23 351

Incredibile ma vero- Il femminicidio, di Cesare Barca

Autore: Cesare Barca

Non è facile né tanto meno semplice soffermarsi a riflettere sul femminicidio, un brutto neologismo semantico che vuole indicare tutte quelle sciagurate circostanze in cui una donna viene uccisa da un uomo. Soltanto soffermandoci a riflettere si viene assaliti da un brivido e il sangue si raggela pensando come sia tanto diffuso questo guasto sociale che intende annientare l’identità femminile attraverso l’assoggettamento fisico e psicologico e non ci conforta sapere che tali comportamenti possono scaturire da sovrastrutture ideologiche di matrice patriarcale.
Si tratta dunque di “violenza di genere” inaccettabile, una piaga sociale che deve essere necessariamente sanata non solo attraverso l’istituzione a livello mondiale della giornata contro la violenza sulle donne fissata per il 25 novembre e nemmeno attraverso l’assunzione simbolica del colore arancione per evidenziare la brutalità del fenomeno, ma necessita che anche in Italia si costituisca un osservatorio nazionale che non si limiti a fornire i dati numerici, ma sappia sostenere e incrementare comportamenti sociopolitici utili per combattere questo comportamento disumano.
Certo, la violenza sulle donne esiste da sempre ed è segnalata da un testo inglese del 1801, ma ciò non significa che non sia davvero giunto il momento per scrivere a caratteri cubitali la parola” fine”. In tale direzione esiste la convenzione di Istanbul del 2011 adottata dall’Italia soltanto il 16 luglio 2013, ma per essere vincolante dovranno aderirvi almeno dieci stati europei.
Siamo insomma ancora lontani dalla comprensione reale del fenomeno e dal conseguente raggiungimento delle pari opportunità. Proprio per questo sarà con noi la Dott:ssa Erica Monteneri psicologa, responsabile per la Lombardia quale membro della commissione nazionale che si occupa di superare ogni ostacolo che impedisca il conseguimento della parità giuridica e sociale tra uomo e donna.
La relazione sarà tenuta come sempre nella sala telefonica degli anziani 98 90 50 venerdì 12 novembre alle ore 18.
Sono certo che la proposta sarà favorevolmente accolta dalle donne, ma voglio sperare che siano presenti molti uomini che avvertono l’urgenza inderogabile di conoscere il problema nelle sue pieghe più nascoste e nella sua cruda realtà.

Come è ormai consuetudine per accedere alla sala virtuale telefonica è necessario conoscere il pin di ingresso e per questo siamo a disposizione di quanti vorranno telefonarci o scriverci
Se saremo in molti potremo dimostrare, per così dire, che esiste veramente la possibilità di superare ogni disparità sociale.
Cesare Barca

Email: cesarebarca@alice.it tel.045 83 00 282
Nunziante Esposito email: Nunziante. Esposito@alice.ittel.349 67 23 351
Pino Servidio email: Giuseppe.servidio@alice.it tel.80 82 002

Anziani: Venezia storia, arte e civiltà, di Cesare Barca

Autore: Cesare Barca

“L’economia del sale”.

Se volessimo, anche soltanto per brevi cenni,soffermarci a delineare l’importanza storica, economica e artistica di Venezia dovremmo scrivere pagine e pagine senza tuttavia riuscire a rendere giustizia ad una città che il mondo ci invidia.
Per molti aspetti, infatti, Venezia è unica e rappresenta una testimonianza efficace di civiltà e di democrazia sociale.
Per parlarcene sia pure brevemente sarà con noi il Prof. Antonio Soligon, uno storico appassionato e stimato conferenziere.
Ci introdurrà nella bellezza storica, artistica ed economica di questa nostra città continuamente visitata dal turismo mondiale.
L’incontro è fissato nella sala virtuale 9 8 90 50 della Commissione anziani venerdì 5 dicembre p.v. alle ore 18.
Saremo certamente in molti per non perdere una occasione come questa, un evento pressoché irripetibile.
Con il Prof. Soligon vivremo un mondo che, pur essendo a portata di mano, talora sfugge al nostro interessamento reale e approfondito.

Per accedere alla sala virtuale ci si deve giovare come sempre del sistema tallkyou e per avere il pin di ingresso potete telefonare o scrivere a me, agli amici Nunziante Esposito e Pino Servidio.
Natale si sta approssimando a grandi passi e possiamo farci il regalo di una passeggiata a Venezia: non costa nulla, ma sarà perfettamente guidata.

Cesare Barca

Cesarebarca@alice.it tel 045 83 00 282
Nunziate.espositoalice.it tel. 349 67 23 351
Pino Servidio: Giuseppe.servidio@alice.it tel. 335 80 82 002

Giornata contro la violenza sulle donne, Redazionale

Autore: Redazionale

Comunicato EBU
Unione Europea dei Ciechi
comunicato stampa
Parigi, 25 novembre 2104

Il diritto di vivere libere dalla violenza – sapevate che….?

Oggi 25 novembre 2014, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’EBU lancia una campagna di sensibilizzazione a sostegno del diritto delle donne e delle bambine non vedenti a vivere libere dalla violenza.
La violenza contro le donne con disabilità è ancora difficile da monitorare e da affrontare. Questo è in parte dovuto al fatto che le donne con disabilità non appaiono nei campioni  delle ricerche generali sulla relazione tra violenza e genere. Tuttavia, i dati resi disponibili da una ricerca  specifica dimostrano che le donne con disabilità sono soggette a diverse forme di abuso caratterizzate da valori particolarmente elevati: più spesso, più a lungo, in più modi e da parte di più persone.
Lo sapevate che questo vale anche per le donne non vedenti e ipovedenti? Il progetto Daphne, svolto dall’EBU nel 2003, lo ha dimostrato. Oltre alle diverse forme di violenza di genere di cui possono cadere vittima le donne vedenti, le donne cieche e ipovedenti si confrontano anche con la violenza legata alla disabilità. Questi e altri fattori fanno sì che le donne cieche e ipovedenti siano esposte a un rischio altissimo di subire abusi. Essere cieche o ipovedenti significa dover dipendere da altri per ricevere supporto o assistenza in determinate attività; avere una disabilità visiva significa anche avere molte meno possibilità di fuggire, di reagire contro un’aggressione o di trovare aiuto. Alle donne cieche e ipovedenti sono offerte molte meno garanzie per la loro sicurezza e sono meno propense a denunciare gli abusi. A ciò si deve aggiungere che per questo gruppo di persone non esistono né programmi né servizi o, se ci sono, essi risultano estremamente limitati o non accessibili e gli operatori che vi lavorano spesso non sono a conoscenza dei rischi specifici e delle necessità che comporta un deficit visivo.
Questa situazione richiede un intervento da parte di tutti coloro che si occupano di disabilità, di coloro che lavorano nei servizi sanitari, sociali e di altro tipo, della polizia e anche della società nel suo insieme, iniziando con un’azione di sensibilizzazione. Per quelle organizzazioni membro che   non hanno ancora organizzato una campagna di sensibilizzazione sulla violenza legata alla disabilità visiva, l’EBU ha preparato del materiale rivolto agli operatori, alle organizzazioni nazionali dei ciechi e degli ipovedenti e alle donne con disabilità visiva.
La documentazione informativa della campagna è costituita da un volantino e due fascicoli dal titolo “Il diritto di vivere libere dalla violenza”. Il primo fascicolo si propone di sensibilizzare gli operatori dei servizi e dei programmi che aiutano le vittime di violenza. Il miglioramento delle conoscenze  da parte degli operatori riguardo l’elevata vulnerabilità e le esigenze specifiche delle donne con disabilità visiva consente loro di migliorare il loro intervento, proteggendo e assistendo le (potenziali) vittime in modo efficace. Il secondo fascicolo ha lo scopo di sensibilizzare le bambine e le donne con disabilità visiva e le loro organizzazioni sul loro diritto fondamentale a vivere libere dalla violenza.
Entrambi i fascicoli sono uno strumento utile per capire l’importanza di come riconoscere i segni della violenza, cosa si può fare e in che modo aiutare le donne con disabilità visiva tramite la cooperazione con i servizi di sostegno e i programmi di prevenzione. L’EBU esorta le organizzazioni associate e tutti coloro che leggeranno questo messaggio ad aderire a questa campagna e intervenire a sostegno del diritto delle bambine e delle donne con disabilità visiva a vivere libere dalla violenza.
Come?
Scarica i fascicoli e condividi le informazioni pubblicate su http://www.euroblind.org/working-areas/women/#ipack (in inglese)
Per ulteriori informazioni si prega di contattare l’ufficio dell’EBU:  ebu@euroblind.org.
Ricorda: Ogni bambina e donna cieca e ipovedente in Europa ha il diritto di vivere libera dalla violenza e la tua azione può realmente salvare una vita !!
L’Unione Europea dei Ciechi
L’Unione Europea dei Ciechi (EBU) è un’organizzazione europea non governativa e senza scopo di lucro fondata nel 1984. È uno dei sei organismi regionali dell’Unione Mondiale dei Ciechi. Protegge e promuove gli interessi dei non vedenti e degli ipovedenti in Europa. Attualmente opera all’interno di una rete di organizzazioni nazionali dei non vedenti in 44 paesi europei.