Ascoli e Fermo: Torball- Campionato Nazionale di serie B, Redazionale

Autore: Redazionale

Sabato e Domenica si sono disputati a Campobasso e a Monza le gare valevoli per la  3 e 4  giornata di campionato di serie B di Torball.
In Molise i padroni di casa del GSD Olimpia Paideia (Campobasso) hanno ottenuto 18 punti conservando la vetta della classifica. Alle spalle dei molisani c’è l’ASD L’Aquilone L’Aquila che conquista gli stessi punti (18) mantenendo invariato il distacco dalla prima della classe. Ottimo invece il cammino della nostra Polisportiva Picena non vedenti che nei due turni ha collezionato lo stesso punteggio delle battistrada, raggiungendo un meritato 5 posto in classifica.
Bene Latina (13 punti), insoddisfacenti le performance del Perugia Torball e, soprattutto, quelle dell’ASD Ciociaria e dell’USSCRD Capitanata Foggia che perdono terreno.
A Monza, invece, splendido exploit del Gsd Ciechi Brianza (Monza) che, grazie ai 20 punti conquistati, sale al terzo posto raggiungendo l’Asd Real Vesuviana (Avellino) a quota 36. Buone le prestazioni dell’ASD Omero Bergamo          (17 punti) che ora occupa la quarta posizione con 30 punti totali. Deludenti le gare delle due sarde: 5 punti sia per L’Asd Tigers che per l’Asd Sas Po Cagliari. Primi 2 punti per l’ASD Pat Bologna che resta comunque fanalino di coda.
“ I ringraziamenti vanno a tutti i ragazzi che come sempre chiamati in causa hanno risposto con grinta e tenacia che da sempre gli contraddistingue” (l’anello mancante è qua) le parole a caldo del tecnico Palumbieri –
Orgoglioso di allenare questo stupendo gruppo che prima di tutto mette in piano l’amicizia fraterna ……….
Un ringraziamento va soprattutto a chi permette tutto ciò: (in ordine alfabetico):
Ares Mc Cain di San Benedetto del Tronto; Fainplast; Fondazione Simona Orlini e l’Unione Italiana Ciechi sezione interprovinciale Ascoli – Fermo.-
Classifica generale
G.S.D. OLIMPIA PAIDEIA: 42
A.S.D. L’AQUILONE: 39
A.S.D. REAL VESUVIANA: 36
G.S.D. CIECHI BRIANZA: 36
A.S.D. OMERO BERGAMO: 30
POL. PICENA NV: 28
A.S.D. CIOCIARIA NV: 20
U.S.S.C.R. CAP. FOGGIA: 18
POL. U.I.C. NUOVA LATINA: 17
A.S.D. SAS PO CAGLIARI: 15
A.S.D. PERUGIA TORBALL: 12
A.S.D. TIGERS CAGLIARI: 12
A.S.D. PAT BOLOGNA: 2

Anziani e Politiche Intergenerazionali, di Angelo Fiocco

Autore: Angelo Fiocco

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI in tema di Anziani e Politiche Intergenerazionali, elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.

All’elaborazione del presente documento hanno partecipato: Graziella Zuccarato, Franca Secci e Angelo Fiocco.

Che le persone over 60 con deficit visivo costituiscano la maggioranza dei ciechi e degli ipovedenti è noto da tempo, come lo è il fatto che la proporzione è destinata a crescere con l’aumentare dell’aspettativa di vita. Ciò autorizza a formulare tre considerazioni sostanziali:
1. in futuro si renderanno sempre più necessari interventi di ordine socio-assistenziale che, oltre al mantenimento del benessere psicofisico individuale, pongano attenzione alle esigenze connesse alle specificità di questo deficit;
2. poiché, allo stato delle cose, le istituzioni pubbliche faticano a trovare risposte soddisfacenti a dette esigenze, le associazioni e il terzo settore sono e saranno chiamati ad elaborare forme di supporto capaci di integrarsi con quelle eventualmente attuate dai servizi territoriali e di sopperire alle carenze istituzionali laddove esse si riscontrino.

Chi coordina da anni i soggiorni estivi per anziani organizzati dall’U.I.C.I. osserva che, sebbene il maggior numero dei partecipanti risieda in famiglia, essi collocano al primo posto tra i disagi avvertiti il senso di solitudine e di isolamento vissuti nella quotidianità e che il malessere che ne deriva è destinato a condizionare enormemente l’invecchiare di quanti non vedono o vedono male, determinando ricadute negative sull’autostima e, alla lunga, sulle motivazioni a vivere.
Iniziative quali quelle appena menzionate sono indubbiamente lodevoli, perciò vanno a nostro avviso incoraggiate e sostenute secondo criteri di priorità, tuttavia dobbiamo essere consapevoli che esse rappresentano una “goccia” nell’oceano dei bisogni e che occorre inventare dei percorsi di aiuto e di autoaiuto basati sulla continuità, anche avvalendosi della consulenza di specialisti.

La terza considerazione di cui in premessa riguarda le persone a tutt’oggi impegnate da quasi una vita nella dirigenza Associativa: esse non sono immuni dalle limitazioni che l’invecchiamento esercita su tutti gli individui, tra le quali figura il modificarsi più o meno sensibile della percezione del sé in relazione al corpo sociale di appartenenza.
A fronte di tale constatazione e della necessità che l’Unione riacquisisca le energie e l’autorevolezza dei tempi migliori, il riferimento alle politiche intergenerazionali ci pare ragionevole. Certo il tema impone approfondimenti assai più ampi di queste scarne riflessioni, nondimeno l’ipotesi da cui riteniamo si debba partire è che i dirigenti meno giovani, fermo restando il loro diritto-dovere di rendersi utili, comincino a trasmettere nei fatti ai più giovani le tante competenze accumulate durante la militanza nell’Associazione, incoraggino questi ultimi ad assumere in prima persona responsabilità precise e li affianchino con la loro esperienza, continuando così a rendere comunque servizio ai ciechi e agli ipovedenti.

Anziani: Riscopriamo il Braille, di Cesare Barca

Autore: Cesare Barca

L’intensa attività svolta dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti per favorire la conoscenza e l’assoluta importanza della scrittura e lettura utilizzando il  metodo Braille sta producendo effetti positivi sempre più concreti nell’ambito sociale in genere e particolarmente per tutti coloro che, in forme e attività differenti, si dedicano attivamente e professionalmente alla cultura scolastica e all’abbattimento delle barriere culturali, le peggiori  tra le numerose difficoltà che incontriamo nel   promuovere il sospirato processo inclusivo.

Malgrado l’impegno  posto in questo ambito vi sono ancora numerose resistenze proprio da parte degli stessi disabili visivi che ritengono erroneamente che l’utilizzo dell’informatica renda inutile l’apprendimento del metodo braille. Sono   ben lontano dal negare l’enorme importanza di saper ricavare nozioni e indicazioni attraverso il computer grazie alla sintesi vocale, ma non posso tacere sulla necessità di far propria la conoscenza in genere e, in particolare di quella di carattere letterario, scientifico e musicale in modo diretto attraverso l’utilizzo di testi braille.

I nostri polpastrelli, lo sappiamo bene, colgono direttamente le informazioni

tattili e le trasportano alla sfera cerebrale che le fa proprie consentendoci quel processo di immedesimazione che la voce sintetica e neppure quella umana può procurarci.

Ma volendo  trascurare ogni altra riflessione sappiamo ormai quanto il metodo Braille sia utile proprio all’interno del mondo informatico, un mondo con cui si integra perfettamente senza sovrapporsi consentendo, piuttosto,di

Migliorarne e facilitarne  l’utilizzo.

Di particolare rilievo è il ruolo che da molti anni svolge in questo settore la Biblioteca italiana per i Ciechi di Monza diretta dal Prof. Pietro Piscitelli, un nostro amico che viene da una  lusinghiera  docenza e presidenza scolastica, particolarmente impegnato nello sviluppo concreto delle diverse realtà socio scolastiche che divengono sempre più pressanti e impegnative nell’urgenza di promuovere la formazione culturale in generale e di quanto necessitano i nostri ragazzi durante i loro percorsi di studio.

Sarà proprio il Prof. Piscitelli, perciò, che ci intratterrà sull’attività della biblioteca di Monza e sulla opportunità di non perdere le occasioni culturali che la stessa biblioteca continua a produrre per tutti  noi, qualunque sia il personale livello e interesse culturale.

L’incontro è fissato per mercoledì prossimo 21 gennaio  nella nostra sala telefonica alle ore 18.

Sarà un momento di riscoperta per molti, una miniera di notizie preziose in cui discendere per risalire felici di essere stati arricchiti di un nuovo corredo di informazioni  e di conoscenze  che ci permetteranno di appagare la nostra sete di sapere  attingendo ad una sorgente da cui scaturisce continuamente un’acqua gradevolmente  dissetante.

Come sempre per conoscere il pin di accesso alla sala 98 90 50 potrete rivolgervi a me , a Nunziante Esposito e a Pino Servidio.

Vi aspetto, non sarete delusi.

 

Cesare Barca

 

Cesare Barca: email cesarebarca@alice.it tel.329 20 50 972

Nunziante Esposito: email Nunziante.esposito@alice.it     tel. 349 672 33 51

Pino Servidio: email Giuseppe.servidio@alice.it   tel.335 80 82 002

Be My Eyes – la nuova app per aiutare i ciechi a “vedere” ha bisogno di volontari vedenti, di Manuela Esposito

Autore: Manuela Esposito

L’Associazione Danese dei Ciechi (DAB) ha realizzato un’applicazione chiamata “Be My Eyes” che mette  in contatto le persone non vedenti con una rete di assistenti volontari tramite un collegamento audiovideo dal vivo su iPhone e iPad.

 

Be My Eyes rende la vita più facile ai non vedenti, collegandoli con assistenti vedenti attraverso un’app per smartphone; questo permette ai non vedenti di eseguire grandi e piccoli compiti e ai vedenti di avere la gioia di aiutare qualcun altro in modo semplice e informale. Ci vuole solo un minuto per scegliere la lattina giusta dallo scaffale, guardare la data di scadenza sul latte o trovare la cosa giusta da mangiare nel frigo – se si ha una buona vista – ma per gli individui con problemi visivi anche i compiti più semplici a casa propria possono spesso diventare una grande sfida. Attraverso una videochiamata l’applicazione Be My Eyes offre alle persone non vedenti la possibilità di chiedere aiuto a  un volontario vedente per le attività che richiedono una buona vista. La persona cieca “prende a prestito” gli occhi del volontario attraverso il suo smartphone. L’assistente vedente è in grado di vedere e descrivere ciò che il non vedente gli mostra filmandolo con la videocamera dello smartphone. In questo modo, sono in grado di risolvere insieme il problema con cui il non vedente si confronta. Per ulteriori informazioni è opportuno visitare il sito: http://bemyeyes.org/.

 

L’applicazione è stata lanciata giovedì 15 gennaio  alle 12.00 e da quel momento è disponibile negli AppStore di tutto il mondo. Be My Eyes è stato realizzato senza fini di lucro e i costi dello sviluppo sono stati  sostenuti dalla DAB.

 

Il servizio può essere fornito in diverse lingue, tra cui l’italiano, ma questo dipende ovviamente dalla disponibilità di volontari vedenti che parlino la nostra lingua; è importante dunque diffondere il più possibile la notizia dell’esistenza di quest’applicazione per sensibilizzare i potenziali volontari a partecipare all’iniziativa.

 

Per aderire all’iniziativa come non vedente o volontario vedente si può scaricare l’app dal sito http://bemyeyes.org/ (requisito minimo di età: 17 anni). Per diffondere la notizia sull’esistenza dell’app si possono ri-twittare i seguenti tweet:

https://twitter.com/UICIesteri/status/555721947271942144 (in italiano)

https://twitter.com/euroblind/status/555722239422001156 (in inglese)

o condividere il seguente post su facebook:

https://www.facebook.com/uici.ufficioesteri

 

Politiche per il Lavoro, di Eugenio Saltarel

Autore: Eugenio Saltarel

 

 

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI sul tema delle Politiche per il Lavoro, elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli,  15-16 novembre 2014),   promosso dal movimento Uicirinnovamento.

 

hanno partecipato alla redazione di questo documento: Marino Tambuscio, Vania Cappi, … Andrea Prantoni e Eugenio Saltarel.  Altri hanno chiesto di aggiungersi al gruppo, ma il tempo non ha consentito di continuarne l’elaborazione.

Il convegno di Napoli ha sostanzialmente recepito i  contenuti proposti dal gruppo di lavoro sulle tematiche inerenti l’occupazione delle persone non e ipovedenti che riporto di seguito.

Nella presente situazione caratterizzata da una crescente disoccupazione, da una crescente precarizzazione del lavoro e dall’esigenza di ridurne i costi con conseguente ricaduta negativa sui lavoratori, il ruolo dell’Unione Italiana ciechi e ipovedenti:
1( deve attivare tutte le risorse disponibili per contrastare questa situazione, in accordo con le altre associazioni di ciechi e di disabili, con le forze sindacali, datoriali e politiche per tutelare anche i ciechi lavoratori, tenendo presente che il loro essere tali, costituisce anche una risorsa per la societàˆ;
2( Condurre in porto la legge di riforma della 113-85 in modo che possa garantire occupazione ai centralinisti telefonici e a quanti sono in possesso dei titoli equipollenti;
3( proporsi a tutti i livelli per l’utilizzo a pieno delle risorse offerte dalla legge 68-99 per il collocamento di persone con problemi di vista in situazioni lavorative non protette dalla legislazione in vigore, sfruttando i rapporti costituiti con le organizzazioni sindacali e datoriali, collaborando alla realizzazione di progetti individuali di inserimento lavorativo con IRiFoR, Biblioteca per ciechi di Monza, Federazione delle Istituzioni per Ciechi e Agenzia per la prevenzione della cecitàˆ;
4( individuare con il mondo della formazione professionale, in collaborazione con gli altri enti collegati all’Unione ciechi, spazi di formazione anche all’interno dei normali corsi resi accessibili alle persone con problemi di vista (esempio: radiofonia, giornalismo, informatica settore amministrativo).

Pari Opportunità, di Giovanni Taverna

Autore: Giovanni Taverna

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI sul tema delle Pari Opportunità nell’Organizzazione, elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.

Il gruppo di lavoro, composto da Giuseppe Marinò, Giovanni Taverna e Massimo Vita, intende affrontare il tema pari opportunità andando anche oltre al classico riferimento di pari opportunità tra generi, riferendolo anche ad altre situazioni che all’interno della organizzazione richiedano un incremento di possibilità per incidere sulla vita associativa.
1 PARI OPPORTUNITA’ DI GENERE
Lo statuto vigente stabilisce già una regola grossolanamente equiparabile alla prescrizione di una quota rosa per i consigli provinciali e nazionale, basata però soltanto sulla presentazione di liste: si propone che tale regola venga estesa anche agli altri livelli associativi, consiglio regionale e direzione nazionale, anche modificando le regole elettive nei casi che lo richiedono: per es. andrebbe modificata la modalità di elezione del consiglio regionale affidandolo in modalità indiretta , cioè convocando per la sua elezione i consiglieri delle varie sezioni territoriali e permettendo quindi l’effettiva presenza di una quota riservata. Poiché la presenza di quote di genere nelle liste non garantisce di per sé la presenza bilanciata di genere negli organi eletti, si dovrebbe altresì modificare tutte le parti regolamentari e statutarie che regolano l’espressione delle preferenze.

Durante la discussione , in particolare per quanto riguarda i consigli regionali emerge la necessità di profonde rivoluzioni nella costituzione di quest’organo; in particolare si ritiene di dover approfondire se nel livello regionale debba prevalere il principio di rappresentanza rispetto al principio di giurisdizione e se esista un modo di tenerli presenti entrambi. In pratica, se prevale il principio territoriale i membri devono essere proporzionatamente divisi sui vari territori provinciali; se prevale il principio di giurisdizione, cioè il compito di indirizzo e controllo sulle realtà provinciali, la rigida proporzionalità su basi territoriali potrebbe addirittura impacciare la funzione di controllo facendo coincidere controllori e controllati. Una via intermedia potrebbe essere salvaguardare il principio di rappresentanza territoriale tramite la presenza dei presidenti provinciali, ma far eleggere gli altri componenti regionali non dalle singole sezioni ma dall’assemblea dei quadri regionali , permettendo di valutare le competenze dei singoli candidati invece della mera provenienza territoriale.
Si propone inoltre che il bilanciamento di genere sia tenuto presente anche nelle nomine dirette negli enti collegati e nelle rappresentanze associative all’interno di istituti paralleli qualora il numero dei nominati lo permetta.

2 PARI OPPORTUNITA’ PER LE MINORANZE
Se è vero che anche qui lo statuto prevede certe regole in materia di tutela delle minoranze è altrettanto vero che tali regole si sono dimostrate spesso facilmente aggirabili pur rispettando la lettera della norma; si tratta quindi di rendere ineludibili tali regole tramite alcuni semplici meccanismi regolamentari o statutari:
– Omogeinizzare tutte le procedure elettive, utilizzando le stesse norme per tutti i livelli associativi; in pratica, elezione diretta del presidente provinciale direttamente nelle assemblee provinciali, presentazione obbligatoria ad ogni livello di liste che comprendano il presidente e i membri del consiglio che lo sostengono. Per le sezioni per esempio si dovrebbero presentare due o più liste che indichiino il presidente e la maggioranza dei consiglieri a lui collegati, non più liste comprendenti solo i consiglieri candidati in numero pari al numero di consiglieri previsto.

Si propone di rendere maggiormente stringenti le incompatibilità di carica tra i vari livelli gerarchici interni all’associazione e negli enti collegati, al fine di mobilitare il massimo delle forze presenti nell’associazione.

Durante la discussione di questo punto viene sollevata ancora una volta l’opportunità che alcuni ravvedono nel considerare l’incompatibilità come un principio non assoluto ma che va anche contemperato con eccezioni in casi di particolare difficoltà, in specie nelle realtà più periferiche. Comunque si condivide che le incompatibilità assolute restino valide per i livelli apicali nazionali e regionali di uici e delle associazioni in qualche modo collegate e degli istituti emanati da uici, almeno per quanto riguarda presidenze e consigli, e la presenza reciproca sia soltanto quella eventualmente prevista negli statuti. specifici.

Prevenzione e Ipovisione, di Maurizio Albanese

Autore: Maurizio Albanese

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI sui temi della Prevenzione e dell’Ipovisione , elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.
Prima di iniziare è giusto precisare, che al gruppo di lavoro sull’ipovisione proposto dal Coordinamento in occasione del Convegno programmatico di Napoli, si è iscritta unicamente la dott.ssa Linda Legname. Perciò le presenti note rispecchiano le valutazioni di due sole persone, pertanto non pretendono di essere altro che un contributo al dibattito. Certi che da esso possano scaturire indicazioni più precise, esaurienti e, comunque, condivise.
Come punto di partenza abbiamo esaminato la situazione attuale nelle nostre sezioni con riferimento agli ipovedenti, e abbiamo anche esaminato le conclusioni del 22° Congresso Nazionale, ossia la mozione specifica.

Situazione attuale.
La situazione attuale ci è apparsa complessa e drammatica. L’Unione, qualche Congresso fa, ha voluto cambiare la sua denominazione diventando “UICI”, includendo così gli ipovedenti, che sono ormai diventati soci effettivi con il limite dei tre decimi. In questo modo, il nostro ex Presidente Nazionale, scriveva ai politici e diceva di parlare per conto di più di un milione di Ciechi ed Ipovedenti. Peccato che dall’estensione di questi numeri non ne sia venuto un solo euro in più di contributo. E, peccato ancor più grave, le nostre sezioni, e in generale l’Unione non hanno saputo tirar fuori una politica che potesse far acquisire un’identità sociale agli ipovedenti e attrarre gli stessi verso la nostra Unione. Non dobbiamo scandalizzarci se per le strade siamo presi per imbranati e dai funzionari dell’inps per falsi ciechi, finora sì e sempre parlato di cecità e siamo stati noi stessi ad abituare la collettività a non identificarci e a non far comprendere le nostre difficoltà.
Dati recenti parlano che negli ultimi anni il numero dei ciechi è notevolmente diminuito, mentre è in rapida crescita il numero delle persone ipovedenti. La nostra Unione cosa ha fatto e cosa si propone di fare per dare maggiori risposte agli ipovedenti? Dovremmo relazionarci con le commissioni mediche, con le commissioni INPS, con Trenitalia, con gli i webmaster, con le ASP, con le scuole, seguire la legge 284, rendere accessibili i nostri giornali e i siti culturali..solo per iniziare!!!

Prevenzione della cecità.
Naturalmente, dobbiamo avvalerci per promuovere un’efficiente politica preventiva delle competenze e dei centri specializzati realizzati dall Agenzia, diffondere i suoi materiali illustrativi, organizzare tramite i camper attrezzati visite preventive nelle scuole, nelle piazze. Ma dovremmo anche:
Costituire dei Centri attrezzati per la prevenzione, o convenzionarsi con i centri esistenti nel territorio, per far fare dei controlli a costi accessibili;
Dovremmo interagire con centri e organizzazioni territoriali che in loco si occupano del recupero e del trapianto di retine;
Dovremmo, ove possibile, collaborare con altre associazioni che, ancor prima di noi, si sono occupati d’ipovedenza grave, media e lieve, per realizzare interventi sinergici;
Dovremmo seguire con attenzione, e consigliare i nostri associati per compiere eventuali trattamenti complessi all’estero o in centri specializzati nel nostro paese;
Dovremmo essere presenti e vigili, per seguire e informare correttamente sugli studi avanzati e sul mondo della ricerca, visto che, da qualche anno l’opinione pubblica è in attesa di “occhi bionici” e rimedi miracolistici che diano la vista ai ciechi.
Riteniamo che in questi ambiti, in cui l’Unione è assente, occorrerebbe acquisire, controllare, stimolare, e fare filtro sull’informazione. I continui scoop danno in sparizione la cecità, e immaginano che fra qualche anno guideremo le macchine con i sistemi satellitari.
Per gli i
povedenti
Tralasciando ora l’aspetto specificamente sanitario, dobbiamo chiederci: cosa può indurre gli ipovedenti ad associarsi con noi?
Una corretta informazione sociale perché la società come affermato prima sconosce i gravi problemi che vive l’ipovedente, che, dai ciechi è visto come vedente, e dai vedenti come cieco;
Utilizzare al meglio il proprio residuo visivo, tramite la riabilitazione;
Investire maggiormente sui centri di riabilitazione visiva e diramarli in tutto il territorio nazionale;
Presenza massiccia in ogni settore della società di persone competenti che sappiano aprire un dialogo attivo con le varie istituzioni sociali, perché l’ipovedente trovi condizioni favorevoli, nel processo educativo, nella deambulazione, nell’abbattimento delle barriere architettoniche, nella fruizione della cultura, e del tempo libero;
Esaminare la condizione di accesso al lavoro, per realizzare le condizioni migliori sul piano legislativo e del riadattamento delle strutture;
Incentivare e orientare i giovani ipovedenti a scegliere percorsi formativi che li conducano a realizzare le proprie aspirazioni;
Aprire nelle sezioni sportelli di ascolto che diano voce alle problematiche psicologiche che l’ipovisione comporta.
Questi aspetti, sviluppati coerentemente in questo Convegno e all’interno dell’associazione, potrebbero portare alla proposta in Congresso di una politica mirata, e, forse, le nostre porte, si aprirebbero davvero a un gruppo di cittadini che, finora non ci ha scelto, se non occasionalmente e per conseguire vantaggi contingenti.

Istruzione: Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del prossimo congresso nazionale dell’UICI, di F. Fratta, G. Iorio, L. Legname, S. Maugeri, S. Pasquini, S. Piscopo, P. Re e G. Rapisarda

Autore: F. Fratta, G. Iorio, L. Legname, S. Maugeri, S. Pasquini, S. Piscopo, P. Re e G. Rapisarda

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del prossimo congresso nazionale dell’UICI sui temi dell’Istruzione e della Cultura, elaborate nel convegno “XXIII congresso dell’UICI: Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.
I punti che seguono vogliono essere essenzialmente una messa a fuoco di quelli che ai convenuti a Napoli nei giorni 15 e 16 novembre scorsi sono parsi i principali problemi in materia di istruzione e di accesso alla cultura dei ciechi e degli ipovedenti, nonché un insieme di proposte utili ad affrontarli.
Il gruppo di lavoro che ha predisposto la bozza per la discussione svoltasi durante il convegno stesso era costituito da: Francesco Fratta, Gennaro Iorio, Linda Legname, Salvatore Maugeri, Silvano Pasquini, Silvana Piscopo, Peppino Re e Gianluca Rapisarda.
Il testo che segue è il tentativo di raccogliere e sintetizzare le diverse sollecitazioni provenienti dai contributi apportati sia in sede di gruppo di lavoro, sia in sede di dibattito, partecipato ed approfondito, svoltosi durante il convegno.

*****

1) – Rimessa in discussione della politica tesa ad incrementare il sostegno scolastico, poiché tale incremento, esteso a partire dal ’92 anche alle superiori, non ha portato ad un elevamento del livello di istruzione dei nostri ragazzi, accompagnandosi anzi spesso a ingiustificate riduzioni di obiettivi e a sopravvalutazione dei risultati conseguiti, o addirittura ad esoneri (vedi ad es. educazione fisica o disegno), e traducendosi spesso, per altro verso, più in fattore di ostacolo anziché di potenziamento dell’autonomia degli alunni. Dunque il sostegno scolastico dovrebbe venire nel suo complesso sostanzialmente riqualificato, accentuando da un lato fortemente il suo ruolo di complementarietà e di supporto all’interno del consiglio di classe, il quale deve assumersi per parte sua in pieno e nella sua totalità la responsabilità di un valido percorso di inclusione, e d’altro canto riducendo progressivamente l’apporto del sostegno stesso con l’avanzare negli studi dell’alunno e il consolidamento dei risultati sia sul piano del profitto, sia su quello delle relazioni con il gruppo class e il contesto scolastico.
2) Necessità, quindi, di intervenire sulla formazione degli insegnanti di sostegno, per molti aspetti oggi carente sul versante tiflologico, sia con una maggiore articolazione territoriale dell’I.RI.FO.R., che metta il nostro Istituto in grado di intervenire rapidamente ed efficacemente tramite qualificate consulenze ad enti, insegnanti e famiglie (estendendo tra l’altro e, possibilmente portandola a regime nel prossimo futuro, la sperimentazione in corso denominata TIFLOWEBHELP ), sia impegnando le I.RI.FO.R. territoriali stesse a individuare ed inviare, da un lato i propri consulenti presso i CTS (centri territoriali di supporto), dall’altro a stipulare convenzioni con le facoltà universitarie di Scienze della formazione, per migliorare la preparazione di coloro che si avviano ad essere insegnanti di sostegno. E’ chiaro che per poter realizzare tali propositi occorre a monte un’azione sinergica tra Irifor, Federazione pro Ciechi e Biblioteca nazionale, anche, tra l’altro, proprio per formare adeguatamente ed aggiornare continuamente i nostri consulenti tiflologi.
3) Urge condurre una approfondita ricerca sui modi e le strategie per rendere utilmente frequentabili almeno alcuni (quali?) corsi di formazione professionale, allo scopo di mettere gli alunni ciechi in condizione di fruire efficacemente degli insegnamenti pratici delle materie professionalizzanti, in modo da poter poi spendere realmente la qualifica acquisita sul mercato del lavoro.
4) All’uopo, è necessario far conferire all’I.RI.FOR una funzione pubblicamente riconosciuta, per poter assegnare in proprio legale titolarità agli attestati da esso rilasciati; o, in subordine, per essere parte attiva nelle Commissioni d’esame degli Istituti pubblici, abilitati al rilascio del titolo d’idoneità, utile all’esercizio delle diverse professioni, individuate come possibili da svolgere, anche in situazione di handicap visivo.
5) Adoperarsi affinché venga creato e, conseguentemente, riconosciuto, il profilo professionale dell’assistente alla comunicazione, allo scopo di promuovere un più efficace intervento volto alla effettiva e piena inclusione scolastica degli studenti ciechi e ipovedenti.
6) Manca a tutt’oggi – e sarebbe strumento di estrema utilità – una mappatura degli studenti ciechi, territorio per territorio, che fornisca anche dati sulle loro scelte di studio dopo la scuola dell’obbligo.
7) Ridefinire meglio e tendere ad uniformare i criteri d’intervento del sostegno extrascolastico, anche nell’ottica di una formazione complessiva dei giovani ciechi e ipovedenti, con particolare attenzione alla loro capacità di organizzarsi in autonomia sempre maggiore sia lo studio che la vita pratica e relazionale.
8) Oltre all’impegno per rendere accessibili e pienamente fruibili i siti e gli eventi di interesse culturale, nonché i prodotti editoriali, è necessario impegnarsi per offrire specie a giovani e giovanissimi, sia a scuola che fuori di essa, occasioni ed opportunità di sperimentare materiali e strumenti di varie discipline artistiche, anche attraverso i numerosi laboratori offerti dai servizi educativi dei musei.
9) Creare a livello nazionale un qualificato gruppo di ricerca per l’individuazione di criteri il più possibile efficaci ed uniformi e di linee guida per la creazione dei vari supporti utilizzati nella fruizione di siti ed opere di valore culturale (piantine, mappe, disegni in rilievo, audiodescrizioni, ecc.), al fine di evitare e far evitare la produzione e la posa, con i costi relativi, di supporti spesso inutili quando non addirittura fuorvianti.
10) Arricchire ed aggiornare l’offerta dei materiali tiflodidattici da parte della federazione pro Ciechi, specie per ciò che concerne quelli dedicati agli ipovedenti, offerta che risulta al momento al quanto modesta.
11) Promuovere al più presto un convegno nazionale di studio che discuta il ruolo della Biblioteca per ciechi di Monza nell’era dell’editoria elettronica, nell’ottica di una ridefinizione e di una conseguente riorganizzazione dei servizi che essa deve essere in grado di offrire per rispondere alle nuove esigenze dei lettori, e in primo luogo a quelle di studenti ed insegnanti ciechi e ipovedenti.

Ascoli Piceno: Torball: la “Picena non vedenti” inizia il campionato, di Marco Piergallini

Autore: Marco Piergallini

Sabato 13 e Domenica 14 Dicembre, si è giocata presso il palazzetto dello sport Monticelli di Ascoli Piceno, la prima giornata del campionato nazionale di Torball serie B, organizzata dalla Picena non vedenti.
Oltre alla compagine ascolana, hanno preso parte all’evento altre 5 squadre provenienti da tutta la penisola: ASD Omero Bergamo, Ciechi Brianza, Olimpic Paideia Sporting Campobasso, Capitanata Foggia e ASD PAT Bologna.
I ragazzi della Picena, guidati da mister Giovanni Palumbieri, hanno alternato buone prestazioni ad altre meno buone, totalizzando in tutto 7 punti.
“Alcune assenze ed il poco allenamento dovuto alla distanza geografica e soprattutto agli impegni di studio e di lavoro da parte dei ragazzi ci hanno penalizzato”, ha commentato Palumbieri. “Tuttavia siamo sicuri che in futuro sapremo fare di meglio e dimostreremo il nostro valore già dalla prossima giornata in programma a Campobasso il 24/25 Gennaio”.
Impeccabile invece, è stata come al solito l’organizzazione dell’evento, che ha ricevuto i complimenti anche della FISPIC (Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi) e delle diverse autorità presenti: il vicesindaco di Ascoli Piceno Donatella Ferretti, il presidente della camera del consiglio comunale Marco Fioravanti, il consigliere comunale Attilio Lattanzi, il presidente del Comitato Italiano Paralimpico delle Marche Luca Savoiardi ed il delegato provinciale del Coni Armando De Vincentiis.
Grande soddisfazione per la riuscita dell’evento, si legge anche nelle parole del neopresidente Marco Piergallini:
“Siamo molto soddisfatti dell’organizzazione di questa giornata di campionato. Non è la prima volta che la federazione si rivolge a noi per chiederci di organizzare eventi del genere. Questo significa che la nostra società ha lavorato benissimo in questi anni e lo sta continuando a fare.
Mi preme ringraziare chi ha reso possibile tutto ciò conclude Piergallini: la nostra società i suoi membri e tutti i volontari, l’unione italiana dei ciechi ed ipovedenti di Ascoli Piceno, l’amministrazione comunale di Ascoli, la fondazione Simona Orlini e le aziende Fainplast ed Ares McCain.
Il Presidente Marco Piergallini
La Polisportiva “Picena non vedenti” augura a tutti voi
Buone festesport01FOTO Torball

Istruzione: Qualità dell’inclusione per una scuola di qualità, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Il 3 dicembre a Palazzo Chigi, come noto, si è tenuta la celebrazione della giornata internazionale del disabile ed ,in quella occasione , sono stato chiamato quale referente FAND per l’istruzione ,ad un breve intervento: ne riporto di seguito i contenuti salienti.

La qualità dell’inclusione non può che realizzarsi in una scuola di qualità, per questo riteniamo importante che il governo abbia voluto celebrare la giornata del 3 dicembre in questa sede che ospita la Presidenza del Consiglio dei ministri, alla presenza del Ministro dell’istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini , del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle Politiche sociali, Luigi Bobba e il Sottosegretario di Stato all’Istruzione, Università e Ricerca, Davide Faraone a dimostrazione che l’impegno per una “Buona scuola” è la premessa per una “buona inclusione” e l’autorevole intervento che il Presidente del Consiglio ha voluto fare qui oggi , ha rafforzato questo impegno.
Oggi l’inclusione scolastica non è più in discussione , è un dato acquisito , ciò di cui occorre parlare è la validità del modello così come si è venuto realizzando. L’inclusione scolastica per realizzarsi ha bisogno di un “contesto inclusivo” che metta al centro del processo educativo l’allievo, ciascun allievo . Per questo, abbiamo sempre sostenuto che il fallimento di una inclusione è la “cartina di tornasole” che indica che il lavoro didattico applicato in quella classe non è di qualità, non è attento ai bisogni del singolo, non è una didattica efficace per sviluppare le capacità e le potenzialità degli allievi che la frequentano. E’ per questo che come federazioni delle associazioni di disabili, noi FAND e FISH abbiamo sostenuto la validità della, tanto vituperata, direttiva sui BES, essa infatti ponendo al centro dell’attenzione del lavoro didattico i bisogni educativi individuali, richiama i docenti ad una didattica di qualità attenta ai bisogni di tutti. Per questo abbiamo visto con favore l’impegno del Ministro Giannini di inserire la nostra proposta di legge, mirata, a rivedere ed aggiornare alcuni aspetti del processo di inclusione sanciti dalla legge 104 , nel futuro disegno di legge per la “Buona scuola” e oggi chiediamo all’INVALSI di non dimenticare di inserire nella valutazione del “sistema scuola” indicatori di qualità dell’inclusione, che non potranno non essere coerenti con gli altri indicatori mirati a valutare la qualità dell’istruzione. Non è certo una scuola di qualità quella che non consente agli allievi con disabilità di accedere autonomamente alle aule ed agli altri locali della scuola, né è una scuola di qualità quella che non fornisce ai suoi allievi con disabilità visiva libri di testo informatici ed e-book non accessibili agli screen reader e che fornisce ai docenti non vedenti registri elettronici altrettanto inaccessibili. Ogni istituto scolastico deve diventare “accogliente”: dobbiamo liberarci dalla “deriva giudiziaria” che attraverso l’imposizione di rapporti di sostegno 1/1 od addirittura 2/1, crede ed illude le famiglie che in questo modo si risolva ogni problema e si garantisca così il successo dell’inclusione . A nulla serve aumentare le ore di sostegno se poi l’alunno con disabilità viene portato “nell’aula di sostegno”, locale, che se pur illegale, è presente in molte scuole, così come a nulla servirà aumentare le ore di sostegno ad un alunno con disabilità visiva , se poi il docente di sostegno non conosce il braille o l’uso delle tecnologie assistive, né è in grado di educare il ragazzo al lavoro autonomo. In riferimento agli allievi con disabilità visiva inseriti nelle varie classi, siamo passati in vent’anni da una media di 12,9 ore di sostegno settimanali (a scuola +domicilio) nell’a.s. 1991/92 a 25,1 ore medie settimanali nell’a.s. 2011/12, senza che ciò abbia prodotto alcun miglioramento sul processo di apprendimento ed , addirittura, con effetti negativi nello sviluppo di capacità relazionali e di socializzazione, nell’autonomia personale , di movimento e di lavoro.
La qualità dell’inclusione si migliora solo uscendo dalla logica del sostegno quale garante del processo di apprendimento del disabile, ma riaffermando che responsabili dell’apprendimento sono i docenti titolari i quali, se pur con l’ausilio del sostegno devono attuare una didattica di qualità attenta alle “diversità”. Non può definirsi di qualità un sistema scolastico che “disperde” ancora oggi il 17% degli allievi nel corso della scuola dell’obbligo ed il 26/27% al termine della secondaria.
In questi anni abbiamo assistito ad un lento declino della scuola italiana, che le statistiche collocano in posti sempre più arretrati nelle varie valutazioni degli apprendimenti e questo non già, come sostiene qualcuno, a causa della presenza dei disabili inseriti nelle classi comuni, ma se mai questo declino è coinciso con la diminuzione dell’attenzione del “sistema” ai bisogni dei disabili. Per questo abbiamo apprezzato l’impegno del governo che nel mettere al centro dell’azione governativa la scuola, ha voluto inserire in quel contesto le nostre proposte per il miglioramento del processo di inclusione: una inclusione di qualità si realizza solo in una scuola di qualità ed è in questa scuola che i “diversi” lungi dall’essere un problema diventano una risorsa per la realizzazione della “buona scuola”.