Il neuro-modulatore a micro-corrente.La tecnologia offre strumenti che consentono agli ipovedenti una migliore qualità della visione, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

Nei giorni scorsi, mi sono recato presso la clinica oculistica dell’ospedale San Paolo di Milano per una visita di controllo al termine della quale l’amico oculista mi ha chiesto se avevo mai sperimentato il trattamento con un nuovo strumento, disponibile presso la struttura ospedaliera, che avrebbe – forse – potuto migliorare il contrasto della mia visione. Mi ha garantito che il trattamento è sicuro al 100%: in alcuni casi ha consentito ai pazienti l’allargamento del campo visivo e sembrerebbe utile anche per prevenire alcune forme di maculopatia.

Da una parte, avendo io uno scotoma centrale e non avendo la macula, ho appurato di essere escluso dalle suddette casistiche; dall’altra parte sono sempre alquanto restio ad effettuare trattamenti sull’unico occhio di cui dispongo nel timore di ricadute negative sul mio già scarso residuo visivo.

Le rassicurazioni del medico mi hanno però convinto ad effettuare ugualmente il trattamento.

Mi è stato applicato un elettrodo sul dorso della mano e un altro sull’occhio interessato che è stato tappato completamente. Il trattamento è durato circa venti minuti, durante i quali vedevo flash luminosi di diversa intensità e frequenza. Inizialmente, l’intensità degli stimoli luminosi era troppo elevata, per cui mi è stata ridotta e da allora l’unico fastidio che ho provato è stato un leggero formicolio alla mano sulla quale era fissato l’elettrodo.

Tolta l’occlusione all’occhio, il mondo mi è apparso improvvisamente in technicolor: la luce era più viva, i contorni degli oggetti più delineati e la ricchezza dei colori era indubbiamente migliore rispetto a prima. Il miglioramento del contrasto, ho notato, ha incrementato anche la qualità della la mia visione notturna, permettendomi una maggiore libertà di movimento in quegli spazi nei quali sovente ho avuto spiacevoli incontri ravvicinati con ostacoli di vario genere (e di cui ho più volte riferito in passato su queste pagine). La durata del effetto benefico, mi hanno detto, varia da patologia a patologia, con un minimo 24 ore dal trattamento; personalmente ho trovato giovamento per oltre 48 ore. Ovviamente il trattamento è ripetibile a piacere.

Lo strumento di cui stiamo parlando si chiama Scyfix 700, ed è un neuro-modulatore a micro-corrente. Da oltre due anni è sul mercato statunitense ed oggi è disponibile anche in Italia. E’ stato progettato per migliorare la qualità della visione delle persone affette da patologie che interessano il tappeto retinico. Per dare un esempio: coloro che sono affetti da glaucoma non possono trarre beneficio dal trattamento, mentre coloro che sono affetti da degenerazione maculare o da retinite pigmentosa etc… etc… sì.

Le prime applicazioni possono svolgersi gratuitamente presso le strutture ospedaliere che dispongono dello strumento, ma successivamente un privato, acquistando direttamente il macchinario, può gestire autonomamente i trattamenti, a casa, calibrando la terapia sulle proprie esigenze e specificità.

Elencati gli aspetti positivi, eccone qualcuno negativo: dopo il trattamento il mio scotoma centrale mi è parso più evidente; mi è stato precisato che durante la terapia a questo problema si può anche ovviare, ma c’è da dire che ciascuno ha strategie proprie per aggirare in autonomia criticità di questa natura; il secondo problema, questo più oggettivo, riguarda il costo dell’apparecchio che è allo stato attuale di 5.000,00 euro. Il costo potrà sembrare elevato, ancorché la spesa sia detraibile con specifica dichiarazione dello specialista (oculista): ognuno di noi potrà fare una personale valutazione sul rapporto costi/benefici.

A questo punto, mi è venuta un’idea futuristica: tutte le nostre sezioni hanno estreme difficoltà ad avvicinare ed associare le persone ipovedenti. Perché non organizzare, presso le nostre sedi, questo tipo di trattamento, con il supporto degli oculisti di fiducia? Il trattamento potrebbe essere svolto a fronte di un piccolo contributo da parte degli interessati, per ammortizzare la spesa iniziale legata all’acquisto del neuro-modulatore.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, si dice, ma valutare questa opportunità può incrementare sensibilmente il numero dei soci. Ad ogni buon conto fornisco di seguito l’e-mail del dott. Leonardo Colombo, medico responsabile dell’ambulatorio per le distrofie retiniche e del dott. Paolo Ferri responsabile dell’ambulatorio di ipovisione e riabilitazione visiva dell’ospedale San Paolo ai quali, chi è interessato, potrà rivolgersi per chiedere ulteriori informazioni circa lo strumento e la terapia: distrofie.retiniche@ao-sanpaolo.it paolo_ferri_r9@libero.it

Ultima informazione: mi è stato riferito che è in arrivo un nuovo marchingegno in grado di aumentare sensibilmente anche l’acuità visiva; se la sperimentazione darà esito positivo, non mancherò di riferirlo. Per ora, resta fantascienza.

Chromevox: Screen-reader per Google Chrome e accessibilità

Chromevox: Screen-reader per Google Chrome e accessibilità.

 

Anche se  le leggi ci sono, non ci spieghiamo per quale motivo, ancora oggi, ci sono tanti ignoranti in materia di accessibilità. Eppure, dopo tanto impegno profuso per far capire a tutti i nostri problemi per l’utilizzo delle nuove tecnologie, ci è difficile credere che questa ignoranza si ostenti in buona fede.

 

Lo devo dire per forza, anche perché Dovremmo essere tutti uguali davanti alle leggi, ma praticamente non lo siamo. Si può anche pensare di fare a meno, per esempio di un sito ludico, di un software che non serve per cose importanti, ma quando si tratta di lavoro, si dovrebbe essere tutti concordi e tutti dovrebbero pensare a fare accessibilità, per consentire ai disabili visivi che lavorano di poter lavorare con serenità e con profitto. Ma niente di tutto ciò.

 

La cosa che più colpisce, quando fai presente i problemi, ancora oggi cercano di farti sentire non adeguato, non capace di usare gli strumenti assistivi, insomma, un continuo giustificarsi con arroganza e menefreghismo, addossando al disabile la colpa di tutto quello che non riesce a fare.

 

Eppure è così semplice e basterebbe rispettare quelle poche regole che sono dettate dalla legge 4/2004 detta anche legge Stanca.

 

Forse leggendo il titolo di questo articolo, a questo punto qualcuno si chiederà per quale motivo sto parlando di accessibilità e non del plug-in che è in pratica uno screen-reader locale, interno al solo browser Google Chrome.

 

Ed è anche vero, ma questo plug-in, ha molta attinenza con un problema avuto dagli insegnanti che devono usare i registri on-line che inizialmente non erano completamente accessibili.

 

Ormai siamo al secondo anno che nelle scuole si parla di registri digitali, in pratica registri on-line, e i docenti di ogni ordine e grado li devono usare per quel processo di informatizzazione che si sta applicando a tutta la pubblica amministrazione, compresa la scuola.

 

Il primo anno è stato di prova e, durante tale periodo, gli insegnanti e noi della Commissione OSI chiamati in causa, abbiamo avuto modo di evidenziare tutti i problemi di accessibilità incontrati. Di tutti i problemi rilevati e verificati, ne sono state informate le ditte che vendono questi software usati dalle scuole, soprattutto quelle ditte che vendono i registri previsti per le piattaforme più utilizzate.

 

Per  il secondo anno, l’utilizzo dei registri on-line è stato obbligatorio, ma i registri, tranne uno che viene anche usato poco, non sono ancora completamente accessibili, anche se le varie ditte hanno apportato la maggior parte delle modifiche di accessibilità richieste.

 

L’unica cosa positiva in questa problematica affrontata, è proprio la scoperta di questo plug-in: Chromevox, una sorte di screen-reader che funziona solo all’interno del browser Google Chrome.

 

In verità Google Chrome lo possiamo anche utilizzare con i normali screen-reader, per esempio Jaws o NVDA e funziona molto bene, ma questo plug-in, pur non essendo un vero screen-reader utilizzabile come i veri lettori di schermo, all’interno di Google Chrome, ci consente di leggere correttamente i siti quando sono programmati in tecnologia ARIA.

 

La scoperta di questo plug-in l’hanno fatta i tecnici della società ARGO Software sulla propria piattaforma , quando hanno programmato i loro registri con la tecnologia ARIA e si sono resi conto che con i normali screen-reader non era possibile gestire quasi nulla. Però, una volta trovato questo plug-in è risultato tutto abbastanza semplice e, per le cose programmate in modo completo, tutte le operazioni da eseguire risultano tutte accessibili.

 

Ancora oggi i registri non sono completamente accessibili, e le varie ditte ci stanno lavorando, ma questa è tutta un’altra cosa. La Commissione OSI sta continuando a seguire il problema molto da vicino e non demorde.

 

Ma veniamo a questo software che può dare una mano quando siamo sui siti programmati in tecnologia ARIA. Questo plug-in, paragonabile abbastanza ad uno screen-reader,  funzionante ovviamente  solo all’interno di Google Chrome, non è difficile da installare, mentre non è tanto semplice impostarne la lingua italiana se non si ha abbastanza dimestichezza nell’usare questo browser di navigazione con lo screen-reader Jaws o con altro screen-reader.

 

Ecco di seguito spiegato come attivare questo plug-in nel browser Google Chrome e come impostarne la lingua italiana.

 

Installazione di Chromevox.

 

Per installare Chromevox dobbiamo avere installata una versione abbastanza recente di Google Chrome. Attualmente è disponibile la versione 42 ed il file per la sua installazione è disponibile tra i software del mese di questo giornale, versione su CdRom.

 

Una volta installato Google Chrome, fare come segue:

 

Avviare il software Google Chrome, dando invio sull’icona che trovate sul desktop.

 

Appena si apre la schermata principale, premere control più L, scrivere Chromevox e premere invio.

 

Dalla lista dei link che Google Chrome ha trovato, selezionate il link per andare al sito del plug-in Chromevox. Dovreste trovare direttamente il link per installare lo screen-reader. In ogni caso sul sito in lingua inglese di Chromevox, trovate il link per eseguire l’installazione del plug-in.

 

Una volta installato Chromevox, al riavvio del browser Google Chrome, comincerà a parlare la sintesi con voce femminile e in lingua inglese. Questa è la prova pratica che Chromevox è stato installato e che sta funzionando.

 

Essendo attivate due sintesi, quella dello screen-reader che si usa abitualmente e quella di Chromevox, per chi non è avvezzo a problemi del genere, può avere molta difficoltà ad ascoltare, quindi, se non riesce proprio a capire, meglio se si fa aiutare da un vedente.

 

Come impostare la lingua italiana in Chromevox.

 

Essendo un componente aggiuntivo di Google Chrome, per impostare la lingua italiana in Chromevox, dobbiamo entrare nella gestione di tali componenti, quindi, faremo come segue:

 

Premere alt per aprire i menu e premere freccia su fino ad altri strumenti, sottomenu.

 

Premere freccia destra e poi freccia giù. Siamo sulla voce estensioni e premere invio.

 

Si apre la gestione delle estensioni. Con freccia giù, portarsi sul link opzioni che si trova dopo la scritta “Chromevox dare voce a Chrome”, e premere invio.

 

Con il tasto tab, raggiungere la casella combinata “Modifica la voce scegliendo una delle opzioni che seguono, casella combinata, English”. Siccome non si capisce bene la lettura di due sintesi in simultanea, soprattutto per chi non comprende bene le lingue, spostarsi prima con freccia giù, e poi premendo tab e shift più tab, farsi leggere da Jaws o altro screen-reader quale lingua è stata scelta. Se si riesce ad avere calma, premendo freccia giù e si aspetta si arriva sulla voce della casella combinata “Google in italiano”.

 

Con tab e shift più tab, si passa su tutti gli altri campi e si possono leggere tutti i comandi che sono possibili, tra cui si può scegliere anche il tipo di set di comandi.

 

Chiudere Google Chrome e riaprirlo per verificare che tutto funzioni, quindi, aprire un sito ed accertarsi che la sintesi di Chromevox parli in italiano.

 

Una volta impostato lo screen-reader Chromevox in italiano, ad ogni avvio la voce femminile parlerà, per cui, se si volessero fare delle prove, bisogna per lo meno copiarsi tutti i comandi che sono possibili con questo screen-reader ed usarli all’interno di Google Chrome. Ovviamente, per non avere problemi di interferenza tra le sintesi, è utile scaricare Jaws o altro screen-reader, prima o dopo aver avviato Google Chrome.

 

Per poter copiare i comandi di Chromevox si può virtualizzare la finestra e si fa un copia ed incolla dalla finestra virtualizzata ad un documento di testo.

 

Se si sceglie la terza modalità di set di comandi da tastiera, per disattivare/attivare Chromevox, il comando è alt più shift più F4.

 

Nunziante Esposito

nunziante.esposito@uiciechi.it

 

Milano-Nuovo corso di Fitwalking: la camminata sportiva adatta a tutti.

Autore: Francesco Cusati

Per rimettersi in forma in modo allegro e semplice, per trascorrere qualche ora all’aperto tra gli alberi anche a Milano, per affrontare gli spaghetti della cena con la coscienza a posto…. ecco il nuovo corso di  FITWALKING!

Il nostro GSD, in collaborazione con “AllegramenteWalking”,  propone questo nuovo metodo  di allenamento per  un’estate  agile e in forma, adatto a tutte le capacità.

In 5 lezioni di circa un’ora e un quarto l’una, impareremo le tecniche da istruttori specializzati, a trovare il ritmo più adatto a noi, a ritrovare il nostro tono muscolare, divertendoci!

L’appuntamento è ai tornelli  MM di Palestro  alle 18,15, nei giorni

2, 9, 10, 13 e 16 luglio, per poi recarci ai giardini di Porta Venezia tutti insieme e cominciare la lezione alle  ore 18,30.

Attenzione perchè i posti non sono tantissimi!

I costi dell’iscrizione, per i nostri soci,  sono di  60,00  euro per il corso più 18,00  euro per l’iscrizione all’associazione  “AllegramenteWalking” e le assicurazioni.

E non imbrogliate perchè alla fine ci sarà anche il test finale di capacità aerobica con tanto di cardiofrequenzimetro!

Per info e adesioni rivolgetevi entro il 29 giugno a Francesco Cusati: 3287766360, francesco.cusati@fastwebnet.it.

Ancona-IL RINASCIMENTO OLTRE L’IMMAGINE

Autore: Redazionale

Ancona, Museo Tattile Statale Omero, Mole Vanvitelliana 4 luglio – 4 ottobre 2015 Inaugurazione sabato 4 luglio ore 19 ANCONA –  Donatello, Verrocchio, Della Robbia, Veronese, Giambologna: “IL RINASCIMENTO OLTRE L’IMMAGINE” è una mostra unica per il valore delle opere e l’eccezionale esperienza fruitiva. Da sabato 4 luglio, con inaugurazione alle ore 19, alla Mole Vanvitelliana di Ancona, promossa e organizzata dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona e dal Museo Privato Bellini di Firenze, questa esposizione propone opere originali di grandi maestri del Rinascimento, appartenenti alla famiglia Bellini, dinastia di collezionisti fiorentini da più di sei secoli. Dall’incontro tra Aldo Grassini, presidente del Museo Omero, e Luigi Bellini ha preso avvio il progetto di creare uno spazio dove rivivere quel periodo di ineguagliato splendore. Una mostra con preziosi lavori rinascimentali e con valore aggiunto: la possibilità di percepirli oltre l’immagine, utilizzando tutti i sensi in un allestimento, a cura di Massimiliano Trubbiani, che prevede profumi e musiche del tempo, e lascia alla mano la possibilità di toccare quei marmi, quei bronzi, quei legni, quelle terrecotte, aggiungendo emozioni ad emozioni. Da non perdere, per la prima volta ad Ancona, gli inediti giovanili di Donatello, “Madonna con Bambino”, terracotta policroma caratterizzata da una forte espressività dei volti, tipica dell’artista agli esordi, e di Verrocchio, “Testa di Cristo”, terracotta dal grande pathos nell’espressione dolente del Cristo, molto in voga nell’iconografia europea a partire dalla seconda metà del XIV secolo. Da ammirare anche le candide ceramiche della famiglia Della Robbia, l’iconico “San Giovannino Benedicente” e la leggiadra “Dovizia”; la “Coppia di Putti” di Baccio Bandinelli. Senza tralasciare la tela di Paolo Veronese “Trasfigurazione di Cristo”. In esposizione anche opere più antiche, come un rarissimo Cristo benedicente del XII secolo in legno policromo. Il catalogo, in vendita in mostra e nelle librerie Feltrinelli, ha immagini e dettagliate schede tecniche di tutte le opere con interventi di Aldo Grassini e Luigi Bellini, di cui riportiamo alcune note. “Ventuno sculture e quattro tele possono darci uno spaccato della luminosa civiltà che, muovendo dall’Italia, conquistò i popoli d’Europa e fissò i canoni estetici di un’età che ha esaltato la bellezza. Ciò è stato possibile grazie all’incontro con un personaggio d’altri tempi: quel Luigi Bellini che possiede una tale collezione di capolavori, raccolti dalla sua famiglia nell’arco di sei secoli, da farci ricordare nel suo palazzo quattrocentesco di Firenze i fasti di un’epoca lontana, quando l’opulenza si sposava alla bellezza e il potere amava esprimersi nel fulgore delle arti belle” – commenta Grassini. Luigi Bellini sottolinea l’importanza dell’avvio di un progetto totalmente innovativo: “Dopo essermi confrontato con Aldo Grassini, abbiamo insieme sentito la necessità impellente di ridurre le distanze che separano l’arte e gli uomini, avvicinando le persone alle Opere d’Arte, innescando tra essi la possibilità di un dialogo con tutti e cinque i sensi. Sentire l’Opera: questo è diventato il fil rouge che ci ha spinti a collaborare ad un comune progetto. Tutti devono avere la possibilità di sentire le Opere d’Arte e venire scossi dalle vibrazioni che lo scalpello per lo scultore o il pennello per il pittore vi hanno lasciato impresse. Tutti, soprattutto chi vive un disagio che gli impedisce di goderne la visione fattiva ma può figurarsi quella intellettiva e emozionale.” La mostra è promossa dal Museo Tattile  Statale Omero e dal Museo Privato Bellini, sotto l’alto patronato UNIPAX, in collaborazione con l’Associazione Per il Museo Omero Tattile Statale Omero ONLUS, il Comune di Ancona, Servizio Civile Regionale, Garanzia Giovani. INFO MOSTRA MUSEO TATTILE STATALE OMERO Mole Vanvitelliana Banchina Giovanni da Chio 28 – 60121 Ancona tel. 071 2811935 – sito vocale 800 20 22 20 www.museoomero.itinfo@museoomero.it Orario apertura 4 luglio – 15 settembre 2015 dal martedì al venerdì 18 – 22, sabato e domenica 10 – 13 / 18 – 22 16 settembre –  4 ottobre 2015 dal martedì al venerdì 16 – 19, domenica 10 – 13 / 16 – 19 apertura straordinaria su prenotazione per gruppi chiuso: lunedì e 15 agosto. Ingresso intero: 6 € ridotto: 5 € over 65 anni e gruppi di minimo 10 persone ridottissimo: 3 € dai 6 ai 19 anni, studenti universitari gratuito: dai 0 ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, disabili e rispettivi accompagnatori Servizi educativi Visite guidate per gruppi e scuole a cura dei Servizi Educativi del Museo Tattile Statale Omero. Prenotazione obbligatoria. Costo di 3 euro a persona, escluse scuole, disabili e rispettivi accompagnatori. Didascalia immagini Giovanni Della Robbia, San Giovannino benedicente (1469 – 1530) Giovanni Della Robbia, Dovizia (1469 – 1529) Donna con colomba, Giuseppe Maria Crespi (1665 – 1747) Ufficio Stampa Museo Tattile Statale Omero Monica Bernacchia – Gabriella Papini tel. 071 2811935 – monica.bernacchia@museoomero.it tel. 071200648 –  3475080306 – 3338358071 info@gabriellapapini.com Ufficio Stampa Museo Privato Bellini Dolores Cabras Tel. +39 055 214031 –  museoluigibellini@gmail.com

Fabio Ulivastri, atleta di equitazione paralimpica

Autore: Carmen Morrone

Fabio Ulivastri, 46 anni, atleta di equitazione paralimpica, in pochi mesi ha collezionato due primati. È stato il primo atleta non vedente a entrare in una classifica regionale di una gara della FISE-federazione italiana sport equestri. È stato il primo a testare l’innovativa chatter box, un ausilio considerato rivoluzionario nel campo della equitazione per persone con disabilità. Anche il primo traguardo è stato reso possibile grazie a un’innovazione tecnologica a dimostrazione del fatto che quando l’high tech si coniuga con la tradizione si raggiungono nuove conquiste in fatto di pari opportunità e di autonomia. In questa intervista Fabio Ulivastri racconta l’esperienza che sta facendo grazie al Centro equestre fiorentino, al suo cavallo Indagato di Gallura e alla sua allenatrice Francesca Gentile.

 

Fabio Ulivastri si vuole presentare?

Ho 46 anni, sono di Firenze. Lavoro come operatore telefonico nel settore pubblico. Sono cieco a seguito di un glaucoma. Sino all’età di 18 anni ero vedente.

Di quale primato ci vuole parlare, per primo?

Quello relativo alla gara di san Rossore che si è tenuta lo scorso ottobre. Si trattava di un percorso endurance di 30 km, vale a dire una competizione di resistenza e non di velocità.  Si può fare il paragone con l’atletica leggera: l’endurance è una gara di fondo, come una maratona. La gara rappresenta una tappa importante per tutto lo sport equestre paralimpico perché per la prima volta un cavaliere non vedente è entrato in classifica. Ho sempre partecipato a competizioni della Federazione ma fuori gara, questa volta invece ero in concorso come gli altri cavalieri, che erano tutti normodotati. Un esordio reso possibile grazie all’allenamento che grazie a uno speciale cappello è diventato di alta qualità.

Il cappello è uno dei suoi ausili high tech. Ce ne vuole parlare?

È un classico caschetto da equitazione a cui è stata aggiunta una radio ricevente. La parte trasmittente è indossata dall’istruttore. Questo ha innovato il modo di insegnare equitazione alle persone non vedenti.

Senza il radio-cappello come avviene l’insegnamento?

L’istruttore, nelle prime fasi, sta sempre al tuo fianco e poi comincia a precederti e ti indica il percorso passo dopo passo.

Con il radio-cappello, invece cosa accade?

Che l’istruttore può stare anche a distanza e non importa dove e ti dà le indicazioni. Non c’è il problema di sentire la sua voce.

Dove ha trovato questo cappello?

Lo ha realizzato una ditta italiana. A volte cerchiamo in tutto il mondo e poi si scopre che anche a casa nostra, dietro l’angolo come si dice, ci sono eccellenze.  Ci sono imprenditori, come Lelia Polini di Kep Italia, sono capaci di accettare nuove sfide.

Il secondo primato, invece in cosa consiste?

Il centro ippico fiorentino è l’unico al mondo ad essersi dotato della chatter box e io lo sto sperimentando da alcuni mesi. Letteralmente chatter box significa scatola chiacchierante perché una voce emette delle parole, delle lettere dell’alfabeto a cui corrisponde un tratto di un percorso. Serve per orientarsi nel campo di allenamento. Ad esempio se la box emette la lettera A significa che la scatola ha rilevato che davanti a cavallo e cavaliere c’è il lato corto del campo di allenamento.

Questo è possibile per un sistema di sensori capaci di rilevare un riferimento a una distanza massima di 5-6 metri e di segnalarne presenza e distanza con opportuni messaggi vocali, che consente agli atleti ciechi di cavalcare in autonomia. In questo momento la chatter box funziona all’interno di un’area di 20×40 metri che è il campo regolare in cui ci si allena. Questo perché in questa area sono posizionati i riferimenti che i sensori possono cogliere. Fra qualche tempo, questo dispositivo potrà essere utilizzato su aree più vaste.

La chatter box emette suoni. Il cavallo come reagisce?

All’inizio è stato curioso. Sicuramente si sarà chiesto: ma chi sta parlando? Poi ha dovuto capire che a un certo suono corrispondeva un mio comando. Dopo qualche ora si adattato benissimo.

Chi ha inventato la chatter box?

Anche in questo caso è made in Italy. È stata ideata e assemblata da Emanuele Ricciardi del Centro ipovisione di Firenze. Lo spunto per arrivare alla chatter box è stato il sistema di sensori che facilitano le manovre di parcheggio dell’automobile. Tuttavia i componenti esistenti non erano adatti e quindi ne sono stati ideati di nuovi.  Sono stati realizzati sensori e una scheda audio speciali. La chatter box ha richiesto molto tempo e molta competenza tecnica. Alla fine è uscito un prototipo di buona qualità.

Quanto costa?

Attorno ai 3mila euro. Per questo la chatter box che sto usando è stata donata dai taxisti di Firenze. Mi conoscono, sono un loro storico cliente e hanno fatto una colletta. Non finirò mai di ringraziarli.

Sempre a proposito di tecnologia. In occasione della gara di San Rossore hanno utilizzato la telemetria. A quale scopo?

Per la prima volta è stata introdotta la telemetria per la misurazione di alcuni parametri del cavallo che poi saranno studiati e analizzati dall’allenatore e dagli allevatori.

La telemetria, sappiamo, è un sistema usato nello sport, ad esempio per monitorare la frequenza cardiaca di una persona durante l’allenamento grazie alla fascia cardiaca indossata che trasmette i dati a un ricevitore grande come un orologio. Si tratta di una modalità wireless e quindi non limita il movimento. Il sistema offre dati in tempo reale fornendo una valutazione immediata della performance.

Ci parli del suo cavallo.

Si chiama Indagato di Gallura. Facciamo coppia da due anni. È un cavallo arabo che ha fatto molte gare di galoppo, ha partecipato anche a un palio di Siena. È vispo, veloce, obbediente.  Come cavallo di razza araba ha delle caratteristiche adatte per l’endurance. Proprio perché nativo di zone molto calde, geneticamente, possiede una capacità di raffreddare i polmoni molto alta. Se non fosse così, nel deserto finirebbe per bruciarsi i polmoni. Un’altra sua peculiarità riguarda il filtro per la sabbia che, naturalmente, ha nel naso. E poi Indagato di Gallura, sa che sono cieco. Non so come abbia fatto a capirlo. Ma lo sa.

Ci spieghi…

Con me è protettivo. È come se sapesse che non ci vedo. Quando c’è un ostacolo rallenta e lo evita senza darmi segnali di nervosismo. Non è una mia sensazione, chi può vedere  conferma questi suoi comportamenti.

La sua specialità è l’endurance, ci vuole spiegare in cosa consiste?

Le competizioni, come si diceva, consistono in corse di resistenza su percorsi di varia natura e un chilometraggio che varia dai 30 ai 160 km. Una delle peculiarità della disciplina è l’attenzione alla salute del cavallo. Ogni tot km, infatti, l’animale viene sottoposto al controllo del battito cardiaco e di altri parametri che permettono di valutare se le condizioni del cavallo sono idonee per il prosieguo della competizione. Qualora uno di questi fosse fuori norma il cavallo verrebbe eliminato dalla corsa. L’endurance è uno sport equestre diffuso. In Italia si svolgono gare molto importanti che riscuotono l’interesse di personaggi di spicco del mondo arabo. Sappiamo che i mass media parlano solo di calcio…

Quante persone non vedenti fanno endurance in Italia?

Fra ipovedenti e non vedenti saremo cinque o sei.

Come mai così poche?

L’equitazione è uno sport impegnativo.

Costoso?

Questo è un po’ un mito da sfatare. I centri ippici fanno abbonamenti. Insomma non è uno sport per ricchi, come si sente dire. È impegnativo soprattutto per gli spostamenti. Nel mio caso, ci si sposta sempre in quattro: io e l’atleta guida e i rispettivi cavalli. Il mezzo che stiamo usando sembra un piccolo autobus. Parlare di questo sport, spero aiuti a rendere sensibili anche le aziende che potrebbero diventare sponsor, che potrebbero aiutare qualche persona disabile a intraprendere o continuare questo sport. Chi volesse provare può contattare il Centro equestre fiorentino o la Fise e saprà dove trovare istruttori all’altezza. Io sono stato molto fortunato a incontrare Francesca Gentile, Istruttore Federale, specializzata in Riabilitazione Equestre.

Quando ha cominciato a fare equitazione?

Ho iniziato a interessarmene cinque anni fa. Stavo cercando qualche attività che potessi svolgere come sport e all’aria aperta. Allo stesso tempo mi piacciono molto gli animali. Così sono stato al Centro equestre fiorentino per curiosità.

Qual è stata la prima impressione a salire a cavallo?

Prima di arrivare a quello ce ne è voluto. Intanto il cavallo è grande e grosso.  Nel mio caso c’è stato un percorso di avvicinamento. In ogni caso, il Centro conta istruttori molto preparati anche per chi ha una disabilità e vuole fare equitazione. Questo mi ha permesso di sentirmi a mio agio. Di non sentirmi esposto a rischi. Avvertivo, infatti, che tutto veniva svolto in sicurezza. E in allegria. Il clima era sempre giocoso e festoso.

Mai fatto sport prima?

Si. Mi piaceva sciare. Sino a che ho potuto vedere ho sempre sciato. Mai fatto equitazione.

Quante volte si allena?

Due o tre volte a settimana. Ogni sessione dura almeno due ore e mezza. Inoltre c’è la preparazione del cavallo prima e alla fine dell’allenamento.

Come ci arriva al centro equestre?

In due modi. Il primo è con i mezzi pubblici. C’è una tramvia.  Il secondo grazie agli accompagnatori messi a disposizione dai servizi sociali del comune per persone non vedenti.

Vive a Firenze. Come trova la città in fatto di accessibilità?

Meglio Roma di Firenze. Meglio Bologna di Firenze. Firenze, ad esempio, possiede marciapiedi troppo stretti. È vero è una città storica, ma perché non ci sono i percorsi pedonali tattili? Volevo rivolgere la domanda a Matteo Renzi quando era il mio sindaco, ma non mi ha mai ricevuto. Con Dario Nardella, invece, si è istaurato un dialogo. Vedremo che accadrà.

Prossimi appuntamenti agonistici?

Il 24 agosto, sempre a san Rossore. Un percorso di 30 km, fra dune di sabbia e boschi. E poi mi piacerebbe poter fare gare all’estero.

Le Paralimpiadi ad esempio?

No. No. O meglio, magari. L’endurance non è disciplina paralimpica, lo è invece il dressage. Sta cominciando a farsi strada un movimento che vuole portare anche l’endurance ai Giochi. Lo scorso giugno, l’esperienza che il centro equestre fiorentino sta facendo con me è stata portata a un importante convegno mondiale sugli sport equestri. È stato realizzato un video durante alcuni allenamenti ed è stato mostrato ai vertici delle federazioni partecipanti. Lo sport, come si diceva, è diffuso e alla portata di tutti. Scommetto che fra qualche anno sarà disciplina paralimpica. Sarebbe fantastico poter prendere parte alla prima edizione dell’endurance nei Giochi. Sarebbe un altro primato.

 

51 MUSEI PER L’ACCESSIBILITA’

Autore: Grassini Aldo

La sesta edizione 2015 della Biennale Arteinsieme, promossa dal Museo Tattile Statale Omero, vede una straordinaria adesione dei musei italiani.

Sono 51 quelli che, dal nord al sud della Penisola, con il loro impegno e le loro azioni, si pongono come esempio e modello da seguire, diffondendo e amplificando il messaggio per cui rendere TUTTI partecipi della straordinaria cultura del nostro Paese è un dovere che non può più essere disatteso e donare la gioia e l’emozione dell’arte e della bellezza alle persone con disabilità è una missione possibile.

I Musei aderenti promuovono, nel periodo maggio – luglio 2015, attività finalizzate a superare ogni barriera e discriminazione e a favorire la più ampia partecipazione del pubblico con disabilità. Le iniziative sono pubblicate nel sito del Museo Omero al link http://www.museoomero.it/main?p=adesioni-arteinsieme-musei-2015&idLang=3

Ai musei va il nostro sentito ringraziamento.

La Biennale Arteinsieme 2015 – Cultura e culture senza barriere, è promossa da TACTUS – Centro per le Arti contemporanee, la Multisensorialità e l’Interculturalità del Museo Tattile Statale Omero, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, lo Sferisterio – Macerata Opera Festival, l’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche.

I testimonial della sesta edizione sono l’artista Giuliano Vangi e il soprano Carmela Remigio.

Info Biennale: http://www.museoomero.it/main?p=arteinsieme-2015&idLang=3

L’elenco completo dei musei:

MADRID Museo Reina Sofia

RIVOLI (TO) Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli

BUSTO ARSIZIO (VA) Museo del Tessile e della Tradizione Industriale

CUNEO Complesso Monumentale di San Francesco – Museo Civico

VENEZIA Museo Archeologico Nazionale

VENEZIA Gallerie dell’Accademia

VENEZIA  Istituto Museo d’Arte Orientale – Polo museale del Veneto

TRENTO MUSE Museo delle Scienze

MILANO Museo Gallerie d’Italia

MILANO Museo del Duomo

MILANO Museo del Risorgimento

MILANO Cenacolo Vinciano

MILANO GAM

BRESCIA Museo di Santa Giulia

FERRARA Pinacoteca Nazionale

FIRENZE Galleria d’Arte Moderna Palazzo Pitti

FIRENZE Museo Marino Marini

PRATO Museo dell’Opera del Duomo

ORVIETO Museo dell’Opera del Duomo (MODO)

PESARO Museo Ex Chiesa della Maddalena

SALTARA (PU) Museo del Balì

GRADARA (PU) Spazio Espositivo Palazzo Rubini Vesin

ANCONA Museo Diocesano “Mons. Cesare Recanatini”

CASTELFIDARDO (AN) Museo Internazionale della Fisarmonica

MORRO D’ALBA (AN) Museo Utensilia

JESI (AN) Museo Diocesano

JESI(AN) Pinacoteca Civica

CORRIDONIA (MC) Casa Museo Filippo Corridoni

MATERA MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea)

ROMA MACRO

ROMA MAXXI

ROMA Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps

ROMA Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese

ROMA Museo Pietro Canonica

ROMA Museo Casina delle Civette

ROMA Museo della Scuola Romana

VELLETRI Musei Civici

BRACCIANO (RM) Museo Civico

ANZIO (RM) Museo Civico Archeologico

NAPOLI Museo Nazionale di Capodimonte

NAPOLI Museo del Tunnel Borbonico

NAPOLI Museo Duca di Martina

NAPOLI Museo Pignatelli

NAPOLI Museo Nazionale di San Martino

NAPOLI Catacombe di San Gennaro

NAPOLI Palazzo Reale

NAPOLI Museo Archeologico

BITONTO (BA) Galleria Nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna”

CALTAGIRONE (CT) Museo d’Arte Contemporanea

PALERMO Galleria d’Arte Moderna

PALERMO Associazione Studio 71

Bologna-Docenti di sostegno di ruolo e più preparati per il futuro dell’inclusione- di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Tenutosi a Bologna giovedì 18, al Dipartimento di Scienze dell’educazione il convegno “Disabilità e formazione degli insegnanti specializzati: lo stato dell’arte e gli scenari possibili”, si è concluso nel pomeriggio, con una tavola rotonda sulla PDL presentata da FAND e FISH che propone, alla luce dell’esperienza di questi anni, alcune innovazioni nel processo di inclusione ed il cui contenuto dovrebbe essere ripreso in uno dei decreti delegati previsti dalla legge sulla Buona scuola. “Dopo 40 anni dall’inizio di questo processo di inclusione è il momento di tracciare una riga e chiederci cosa vogliamo per il futuro, senza farci intrappolare dal presente – ha detto il nostro presidente Mario Barbuto, presente  alla tavola rotonda, in rappresentanza di Fish e Fand. Le disabilità non vanno livellate ma trattate caso per caso, per questo servono percorsi più attenti alla specificità delle persone”. Sostenendo la linea delle due federazioni secondo le quali alla figura di sostegno va assegnata una specifica classe di concorso e richieste maggiori competenze specifiche. “Se il mio insegnante di sostegno non conosce il braille, mi renderà analfabeta” ha puntualizzato Barbuto.

Il convegno, nel suo insieme, è stato ricco di riflessioni interessanti, anche se le tensioni attualmente presenti tra i docenti hanno più volte spostato il focus degli interventi della sala sulla contestazione alla DDL sulla Buona scuola.

Personalmente avrei voluto sapere dai docenti se oltre a dire di no a qualsiasi riforma e ha chiedere, come sempre, l’aumento delle ore di sostegno avessero e quali fossero le loro proposte utili a migliorare il loro servizio a sostegno degli alunni disabili.

La sensazione complessiva che ho ricavato dal dibattito è che, tutti siamo d’accordo che il modello di inclusione, valido come principio, così come si è venuto realizzando, al di là di “isole felici” mediamente ha però dato modesti risultati sul piano della reale inclusione scolastica e sociale dei disabili. I vari interventi hanno inoltre confermato che:

l’impegno economico richiesto dall’attuale organizzazione per il sostegno è difficilmente sostenibile nel tempo; l’aumento delle ore di sostegno non è direttamente proporzionale al miglioramento del processo di inclusione; l’efficacia del modello aumenta con l’aumentare delle competenze generali e specifiche dei docenti curriculari e di sostegno; il contesto spesso non è inclusivo (a mio parere lo è meno di 40 anni fa quando abbiamo avviato i primi inserimenti).

Occorre partire dall’esame della “verità effettuale” dei risultati di quarant’anni del processo di inclusione, non vastano le eccezioni come quella, estremamente positiva, presentata nel suo intervento dal prof. Bagni presidente del CIDI, (quanti sono i docenti di scuola superiore che agiscono come lui?). Fossimo stati all’avvio della sperimentazione dell’inclusione scolastica il suo avrebbe potuto essere un esempio importante di buona prassi, oggi, dopo oltre 40 anni dai primi inserimenti, è stata solo la conferma della bontà del principio di inclusione e la dimostrazione della possibilità della sua concreta realizzazione ma nel contempo esso rappresenta la conferma del fallimento di un sistema che ha inserito i ragazzi con disabilità nella scuola di tutti, ma poi non è stato capace a elaborare un modello (pur possibile) perché essi potessero essere “inclusi”.

La proposta di legge FAND-FISH, prefigura la costituzione del ruolo di sostegno specializzato, facendo uscire questa figura dall'”ambiguità” e dalla “precarietà” del ruolo (i docenti di sostegno non fanno parte dell’organico della scuola in cui operano, ma di un organico provinciale) e della funzione (docenti esperti della didattica disciplinare o docenti di supporto al docente della disciplina per l’attuazione di una didattica inclusiva?).

Da questa precarietà ed ambiguità, nascono: la considerazione dei docenti di sostegno come insegnanti di serie B e la scelta del sostegno quasi mai come scelta definitiva, ma come scelta di ripiego in attesa di un ruolo ed una funzione meglio definiti. Forse la nostra proposta non risolverà tutti i problemi: il futuro ce lo dirà, ma una cosa è certa l’attuale situazione non li ha risolti in quarant’anni ed allora “errare humanum est, perseverare…”.

Per questo, riteniamo utile l’avvio di un tavolo tecnico paritetico per un sereno confronto tra i pedagogisti che agiscono “a monte” del processo di inclusione, i DS che hanno la responsabilità della sua attuazione e ne sono i garanti dei risultati, i docenti che agiscono nel processo e le nostre federazioni che del processo sono “a valle” e ne “verificano” quotidianamente i risultati, sulle persone con disabilità.

In ogni caso, ringrazio gli organizzatori del convegno per l’occasione di confronto fornita, solo con il confronto diretto si possono comprendere le ragioni dell’altro.

“A Day in the Life – The Beatles a Roma 1965/2015”

50 anni dal concerto dei Beatles al Teatro Adriano di Roma (27-28 giugno 1965) -Roma, ISTITUTO CENTRALE BENI SONORI ED AUDIOVISIVI, 26 (ore 16) e il 27 giugno (ore 10,30) 2015, Auditorium ICBSA, Via Michelangeli Caetani 32

L’Istituto Centrale per i beni sonori ed audiovisivi ricorda, con racconti, musica, fotografie e filmati originali integrali, in due incontri nel proprio Auditorium, il 26 e il 27 giugno, i quattro concerti dei Beatles al Teatro Adriano di Roma, con i quali i Fab4 conclusero la loro tournée italiana.
A cinquanta anni di distanza, essi hanno assunto i contorni dilatati e variegati del mito e della leggenda.
Infatti la tournée italiana dei Beatles, svoltasi dal 23 al 28 giugno 1965 fra Milano, Genova e Roma, segnò una svolta nel gusto e nella cultura musicale giovanile di massa nel nostro paese.
I Beatles arrivarono in Italia sull’onda di continui e crescenti successi internazionali non senza, tuttavia, aver dovuto superare perplessità e scetticismi: si consideri il relativo ritardo con cui la loro fama attecchì definitivamente oltreoceano ma anche in Europa.
Tra il 1964 e il 1965 avvenne la loro consacrazione a livello mondiale e il fenomeno, per certi versi elitario dei primi anni, dilagò espandendosi fino a permeare la quasi totalità dell’immaginario e del campo della fruizione musicale di una generazione particolarmente favorita dalla sorte.
Dopo i concerti italiani dei Beatles niente rimase più come prima nel mondo dei teen-agers italiani: crebbero esponenzialmente le vendite di chitarre elettriche e la formazione di gruppi musicali che si ispiravano alla loro musica e alla loro immagine.
I Beatles divennero il riferimento espressivo dei sogni e dei sentimenti giovanili e contemporaneamente si accrebbe e si consolidò la percezione dell’enorme importanza che essi rappresentavano dal punto di vista artistico e dell’evoluzione del linguaggio musicale.
La manifestazione prevede il seguente programma
Venerdì 26 giugno ore 16,00
Incontro con ricordi e testimonianze.
Interventi di
FABRIZIO ZAMPA, giornalista, critico musicale e musicista.
(Con un ricordo della frenesia dei giorni e delle notti romane movimentate dai Beatles e i loro fan)
FELICE LIPERI, giornalista, critico musicale e conduttore radiofonico
(Con un’analisi del costume musicale del periodo) Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ISTITUTO CENTRALE PER I BENI SONORI ED AUDIOVISIVI
Via M. Caetani, 32 – 00186 Roma – Tel 06.68406901 – Fax 06.6865837 – e-mail ic-bsa@beniculturali.it – http://www.icbsa.it

CARLA VISTARINI, scrittrice, autrice televisiva, teatrale e cinematografica, paroliera e musicista, con il racconto “Essere teen-ager nel 1965”).
“THE BEAGLES “, duo musicale formato da Paolo Tirincanti e Guido Verlicchi, si esibiranno nel loro repertorio di brani dei Beatles riarrangiati in chiave acustica.
MITA MEDICI, attrice e cantante
(Con un reading di testi di George Harrison, John Lennon e Paul McCartney).
“THE BEATERS”, storica tribute band dei Fab4, eseguirà dal vivo l’intera scaletta dei 12 brani eseguiti all’Adriano, da Twist and shout a Long tall Sally, con strumenti originali e i classici abiti di scena beatlesiani.
ALBERTO DURAZZI dell’agenzia Dufoto (con la presentazione della sua mostra fotografica “I Beatles a Roma”).
Coordina PAOLO FANTINI, giornalista
Sabato 27 giugno ore 10,30
Incontro con:
GIANNI BISIACH, primo e unico giornalista italiano ad aver intervistato i Beatles nel 1963 per il programma Rai Tv7
ADRIANO MAZZOLETTI, conduttore radiofonico e critico musicale, inviato Rai per la tournée dei Fab4
DARIO SALVATORI, esperto musicale e cultore della musica anni ’60
CLAUDIO SCARPA, Capo redattore della rivista “Nuovo Ciao Amici”
Coordina PAOLO FANTINI, giornalista
In conclusione DANILO REA, autore e pianista jazz, improvviserà su temi beatlesiani.
Nel corso dell’incontro verrà presentata la proiezione di filmati girati al Teatro Adriano fra cui un inedito, per la prima volta in versione integrale, con il discusso “scippo” del berretto di John Lennon.
Ingresso libero fino ad esaurimento della disponibilità con prenotazione obbligatoria
(Due posti max per nominativo)
Prenotazioni: 06 68406946/61
gianfranco.migliaccio@beniculturali.it
roberto.catelli@beniculturali.it

Sport – BXC: Lampi e Thunder’s Five alla conquista della finalissima

Sabato 20 giugno il Campo Leoni di via Bottonelli 70 a Bologna ospiterà le semifinali del XIX Campionato Italiano di baseball per ciechi.
Le due formazioni milanesi, i Lampi e i Thunder’s Five, saranno impegnate, in un doppio incontro di 7 inning, rispettivamente contro il BolognaWSCvinta (alle 16:00 e la Fiorentina BXC (alle 10:30).

La finalissima è prevista, sempre a Bologna, sabato 27 giugno.

Risultati e classifiche
Girone Ovest

1. Lampi Milano punti 13 (6-1-3) – media 650
2. Thunder’s Five Milano 12 (6-0-4) – 600
3. Patrini Malnate 7 (2-3-5) – 350
4. Blue Fire Cus Brescia 5 (2-1-7) – 250
Risultati
15 marzo, Patrini Malnate – Lampi Milano (3 a 11 e 1 a 1);
22 marzo, i Patrini Malnate – Thunder’s Five Milano (non disputata causa maltempo)
28 marzo, Thunder’s Five Milano – Lampi Milano (4 a 7 e 3 a 2)
12 aprile, BlueFire Brescia – I Patrini Malnate (7 a 7 e 7 a 5)
19 aprile, Lampi Milano- BlueFire Cus Brescia (16 a 3 e 7 a 4)
26 aprile, Thunder’s Five Milano -BlueFire Cus Brescia (15 a 10 e 12 a 14)
3 maggio, Thunder’s Five Milano – I Patrini Malnate (8 a 1 e 4 a 2)

Girone Est

1. Fiorentina punti 17 (8-1-1) – media 850
2. BolognaWS-Cvinta 14 (7-0-3) – 700
3. Roma All blinds 10 (5-0-5) – 500
4. Tigers Cagliari 2 (1-0-9) – 100

Risultati
15 marzo, Tigers Cagliari – Roma Allblinds (2 a 7 e 1 a 5);
22 marzo, BolognaWS-Cvinta – Tigers Cagliari (11 a 3 e 9 a 2)
29 marzo, Fiorentina BXC – BolognaWS-Cvinta (8 a 4 e 6 a 7)
12 aprile, Fiorentina BXC – Allblinds Roma (15 a 6 e 9 a 1)
19 aprile, Tigers Cagliari – Fiorentina BXC (3 a 8 e 0 a 9)
26 aprile, BolognaWSCvinta – AllBlinds Roma (1 a 9 e 6 a 15)

Intergirone
10 maggio, Thunder’s Five Milano – BolognaWSCvinta (8 a 15)
a seguire: BolognaWSCvinta – I Patrini Malnate (12 a 4)
A seguire: I Patrini Malnate – Fiorentina BXC (9 a 9)
17 maggio, Lampi Milano – Allblinds Roma (9 a 2)
A seguire: Tigers Cagliari – Lampi Milano (8 a 15)
A seguire: Thunder’s Five Milano – Tigers Cagliari (9 a 5)
24 maggio: Bluefire Cus Brescia – Fiorentina BXC (non disputata causa maltempo)
A seguire: I Patrini Malnate – Allblinds Roma (non disputata causa maltempo)
A seguire: Allblinds Roma – Thunder’s Five Milano (non disputata causa maltempo)
2 giugno: Bluefire Cus Brescia – BolognaWSCvinta (1 a 12)
A seguire: Allblinds Roma – Bluefire Cus Brescia (6 a 0)
A seguire: Lampi Milano – BolognaWSCvinta (2 a 11)
7 giugno: Lampi Milano – Fiorentina BXC (1 a 9)
A seguire: Fiorentina BXC – Thunder’s Five Milano (13 a 4)
7 giugno: Bluefire Cus Brescia – Tigers Cagliari (17 a 18)
A seguire: Tigers Cagliari – I Patrini Malnate (9 a 13)
14 giugno: Allblinds Roma – Thunder’s Five Milano (11 a 12)
A seguire: I Patrini Malnate – Allblinds Roma (14 a 1)
A seguire: Bluefire Cus Brescia – – Fiorentina BXC (11 a 12)

La donna del mistero, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

La sciagurata abitudine di tanti vedenti di non farsi riconoscere in modo adeguato da noi ipovedenti

Qualche giorno fa, mentre mi recavo a compiere una commissione, nel passare davanti al portone del medico di famiglia, venni intercettato, con un roboante “Buongiornooo!”, da una misteriosa signora. Dal suo modo di appellarmi sembrava essere una vecchia conoscenza, ma io non ricordavo per niente quando, come e dove l’avessi conosciuta. Pensai potesse essere una paziente del medico con la quale, in una lontana occasione, durante le lunghe attese in sala d’aspetto, avevo avuto una di quelle anonime conversazioni sui rispettivi stati di salute. Io, ipovedente con un basso residuo visivo, solitamente riesco a distinguere una persona dalla sua conformazione fisica generale, perché i lineamenti del viso risultano sfuocati e non distinguibili; ovviamente, quando conosco bene una persona, mi è sufficiente il saluto per riconoscerla, ma in certi casi questo non basta, ed allora la situazione si fa ostica.
In effetti, è una maledetta, e diffusa, abitudine di molte persone vedenti quella di abbordare noi ciechi ed ipovedenti senza farsi riconoscere chiaramente, supponendo che il loro timbro di voce sia più che sufficiente ad identificarli: mi succede sovente di incontrare persone per strada che conosco e che mi fanno un cenno di cui non mi accorgo, con il risultato di sembrare scortese per non aver restituito il saluto. Mi è capitato nel passato che alcune persone abbiano smesso di salutarmi per questo! E’ decisamente una mancanza di cultura circa i minorati della vista, quella di approcciarsi in maniera sbagliata ad una persona con problemi visivi; per un cieco assoluto la questione non ammette dubbi, ma per chi come me e tanti altri pur avendo un basso residuo visivo, riesce a muoversi in autonomia, la situazione è alquanto antipatica e conduce sovente ad esiti imbarazzanti.
Torniamo alla donna del mistero che incontrai davanti al portone del mio medico: senza attendere una mia risposta, ha iniziato a raccontarmi la storia della sua vita. Ha quarantasette anni, il suo mestiere è quello della parrucchiera, il marito l’ha abbandonata quattro mesi fa perché frequentava una donna più giovane, e la solitudine è per lei insostenibile. Mi ha quindi invitato a bere un caffè da lei e, di fronte al mio diniego (avevo da fare!), mi ha preso sotto braccio trascinandomi all’interno del portone. Dopo avermi accompagnato all’ascensore mi ha riferito che abita al primo piano e che la porta del suo appartamento è quella di centro. Visto il mio recalcitrare mi ha fatto promettere che nel pomeriggio sarei passato a prendere il famoso caffè. Per liberarmene le dissi di sì, e a fatica riuscii a guadagnare la libertà, nonostante lei tentasse di placcarmi davanti all’uscita. Un fatto è certo: ancora oggi, non ho la più pallida idea di chi sia. Di sicuro, la prossima volta che mi recherò dal medico di famiglia, mi farò accompagnare da mia moglie come guardia del corpo. Io, d’altronde, sono come l’arma dei carabinieri: fedele nei secoli!
Qualche giorno dopo, raccontando l’episodio ad un mio caro amico non vedente al quale è rimasta la curiosità di come fosse andata la faccenda del caffè, appreso che alla fine il caffè non l’avevo mai bevuto, mi ha detto che ero tutto scemo e mi ha chiesto se potevo cortesemente fornirgli l’indirizzo della signora…